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STAGIONE 2022-2023
TEATRO MANZONI: "LA DOLCE ALA DELLA GIOVINEZZA"
dal 21 marzo al 2 aprile
di TENNESSEE WILLIAMS
Regia, scene e costumi di
PIER LUIGI PIZZI
con ELENA SOFIA RICCI, Gabriele Anagni
La proposta del Teatro della Toscana e di Mariano Anagni di pensare ad un progetto di regia per LA DOLCE ALA DELLA GIOVINEZZA, è stato di grande stimolo e dopo un'attenta lettura, ho accettato, forte del fatto che avrei avuto la presenza nel cast, di Elena Sofia Ricci, nel ruolo della protagonista.
Come d'abitudine il mio progetto comprende l'ambientazione e i vestiti. Williams ha una straordinaria abilità a costruire personaggi femminili al limite del delirio, sul bordo dell'abisso. Alexandra del Lago, star del cinema in declino, non più giovanissima, alcolizzata e depressa, in fuga da quello che crede un insuccesso del suo ultimo film, cerca un rimedio alla solitudine nelle braccia di un gigolò, giovane e bello, un attore fallito in cerca di rilancio, ma destinato ad una triste fine, una volta che ha perduto il suo unico bene, la gioventù. Ma Williams, da grande drammaturgo è capace sempre di stupirci, sovvertendo genialmente il destino della nostra eroina.
Appunti di Pier Luigi Pizzi
Teatro Menotti:
"ANFITRIONE "
Regia e drammaturgia Teresa Ludovico
Musiche M° Michele Jamil Marzella
Eseguite dal vivo da M° Francesco Ludovico
Spazio scenico e luci Vincent Longuemare
Con Michele Cipriani, Irene Grasso, Demi Licata, Alessandro Lussiana, Michele Schiano di Cola, Giovanni Serratore
Dall’antica Tebe a un Sud bollente e schizofrenico, per raccontare un tema contemporaneo nel 206 a.C come ai giorni nostri: il rapporto tra identità e ruolo sociale. È il fil rouge da cui muovevano le vicende di un doppio mondo - umano e divino - nell’Amphitruo di Plauto; in scena al Teatro Menotti il 21 e 22 marzo.
Nella pièce, Giove, dopo essersi trasformato nelle più svariate forme, decide per la prima volta di camuffarsi da uomo, assume le sembianze di Anfitrione e lo allontana da casa per giacere con sua moglie Alcmena, e generare con lei Ercole, il semidio… Da questo preambolo si generano le domande che, come 2000 anni fa
nell’opera del commediografo latino, emergono in scena: chi sono io se non sono io? Quando guardo il mio uguale a me, vedo il mio aspetto, tale e quale, non c’è nulla di più simile a me! Io sono quello che sono sempre stato? Dov’è che sono morto? Dove l’ho perduta la mia persona? Il mio me può essere che io l’abbia lasciato? Che io mi sia dimenticato? Chi è più disgraziato di me? Nessuno mi riconosce più e tutti mi sbeffeggiano a piacere. Non so più chi sono!
E così, con un gioco vorticoso di scambi, di scherzi, di falsi e di malintesi, emerge il duello tra identità e ruolo sociale, nel caos di una coralità multiforme composta dai sei attori in scena - Michele Cipriani, Irene Grasso, Demi Licata, Alessandro Lussiana, Michele Schiano di Cola e Giovanni Serratore - che si muovono sul palco guidati dalle musiche del maestro Michele Jamil Marzella e dalle coreografie di Elisabetta Di Terlizzi. Non a caso fu proprio Plauto a inventare il termine ‘sosia’, non nell’accezione moderna di persone con grande somiglianza fisica, ma in quella di appropriazione dell’identità grazie alla persuasione e all’inganno. Lo spazio scenico e le luci sono curati da Vincent Longuemare.
Chi sono io se non sono io? Quando guardo il mio uguale a me, vedo il mio aspetto, tale e quale, non c’è nulla di più simile a me! Io sono quello che sono sempre stato? Dov’è che sono morto? Dove l’ho perduta la mia persona? Il mio me può essere che io l’abbia lasciato? Che io mi sia dimenticato? Chi è più disgraziato di me? Nessuno mi riconosce più e tutti mi sbeffeggiano a piacere. Non so più chi sono!
Queste sono alcune delle domande che tormentano sia i protagonisti dell’Anfitrione, scritto da Plauto più di 2000 anni fa, che molti di noi oggi. Il doppio, la costruzione di un’identità fittizia, il furto dell’identità, la perdita dell’identità garantita da un ruolo sociale, sono i temi che Plauto ci consegna in una forma nuova, da lui definita tragicommedia, perché gli accadimenti riguardano dei, padroni e schiavi. In essa il sommo Giove, dopo essersi trasformato nelle più svariate forme animali, vegetali, naturali, decide, per la prima volta, di camuffarsi da uomo. Assume le sembianze di Anfitrione, lontano da casa, per potersi accoppiare con sua moglie, la bella Alcmena, e generare con lei il semidio Ercole. Giove-
Anfitrione durante la notte d’amore, lunga come tre notti, racconta ad Alcmena, come se li avesse vissuti personalmente, episodi del viaggio di Anfitrione. Durante il racconto il dio provò, per la prima volta, un’ilarità che poi si premurò di lasciare in dono agli uomini. “Abbandonato il regno delle metamorfosi, si entrava in quello della contraffazione” Incipit Comoedia (R. Calasso). “Aprite gli occhi spettatori, ne vale la pena: Giove e Mercurio fanno la commedia, qui” (Plauto). Da quel momento nelle rappresentazioni teatrali il comico e il tremendo avrebbero convissuto e avrebbero specchiato le nostre vite mortali e imperfette. Dopo Plauto in tanti hanno riscritto l’Anfitrione e ciascuno l’ha fatto cercando di ascoltare gli stimoli e le inquietudini del proprio tempo. Ho provato a farlo anch’io.
Teresa Ludovico
TEATRO REPOWER: "Compagnia della Rancia nuove audizioni per GREASE"

Compagnia della Rancia annuncia audizioni per ruoli e ensemble per il musical GREASE per la stagione 2023/2024.
Le selezioni si terranno al Teatro Repower di Milano i prossimi 17 e 18 aprile; tutte le informazioni e il form per le iscrizioni sono disponibili on line all’indirizzo www.compagniadellarancia.it/audizioni
GREASE, il musical di Jim Jacobs e Warren Casey con la regia di Saverio Marconi è un classico con lo stile di oggi che continua a unire le generazioni in una festa a teatro; dal febbraio 2022, il musical – che dopo Milano (fino al 19 marzo al Teatro Repower) continuerà il fortunato tour fino al 2 aprile tornando in scena a grande richiesta anche a Firenze (Teatro Verdi) e Genova (Politeama Genovese) e ripartirà nuovamente a inizio 2024 - ha collezionato più di 80 repliche tutte sold out per più di 100.000 spettatori, raggiungendo quota 2.000.000 complessivi dal debutto nel 1997.
TEATRO REPOWER: "GREASE"
 
dal 2 al 19 marzo
DI JIM JACOBS E WARREN CASEY
REGIA SAVERIO MARCONILa GREASEMANIA è inarrestabile! Il Teatro Repower, anche nella stagione 2022/2023 ospita GREASE, il musical di Jim Jacobs e Warren Casey, prodotto in Italia da Compagnia della Rancia con la regia di Saverio Marconi. Un classico con lo stile di oggi, che unisce le generazioni, e che rappresenta un appuntamento fisso a grande richiesta nei cartelloni del Teatro Repower, dove ha collezionato, dall’inaugurazione nel 2003, 320.000 spettatori, risultando lo spettacolo più applaudito. La Greasemania è inarrestabile e torna a Milano dopo sold-out in quasi tutte le regioni italiane, in un tour senza soluzione di continuità da febbraio 2022, e 80.000 spettatori che hanno condiviso il loro entusiasmo sui canali social della Compagnia della Rancia commentando “Coinvolgenti, emozionanti, travolgenti!”, “Anni fa sono venuta con le amiche e ieri sera ho portato tutta la famiglia”, “Strepitosi! Grazie per le emozioni e la carica meravigliosa che mi avete dato!”, “Un pomeriggio indimenticabile per tutta la famiglia!”. GREASE Il Musical è una magia coloratissima e luminosa, una festa da condividere con amici e famiglie senza riuscire a restare fermi sulle poltrone ma scatenarsi a ballare sulle note della famosissima colonna sonora: un fenomeno “pop” che conquista tutti grazie a un gruppo di giovani performer pieni di talento ed energia. Protagonisti Simone Sassudelli nel ruolo di Danny Zuko e Francesca Ciavaglia in quello di Sandy, reso indimenticabile da Olivia Newton-John, recentemente scomparsa; insieme a loro l’esplosivo Kenickie (Giorgio Camandona), la ribelle e spigolosa Rizzo (Gea Andreotti), Miss Lynch (Elena Nieri), i T-Birds, le Pink Ladies, gli studenti dell’high school più celebre e un particolarissimo angelo rock. GREASE Il Musical è una macchina da applausi che, dal 1997, ha cambiato il modo di vivere l’esperienza di andare a teatro; un inno all'amicizia, agli amori indimenticabili e assoluti dell'adolescenza, oltre che a un'epoca - gli anni '50 – che oggi come allora rappresentano il simbolo di un mondo spensierato e di una fiducia incrollabile nel futuro. Si vedono tra il pubblico scatenarsi insieme almeno tre generazioni, ognuna innamorata di GREASE per un motivo differente: la nostalgia del mondo perfetto degli anni Cinquanta, i ricordi legati al film campione di incassi del 1978 con John Travolta e Olivia Newton-John e alle indimenticabili canzoni, l’immedesimazione in una storia d’amore senza tempo, tra ciuffi ribelli modellati con la brillantina, giubbotti di pelle e sbarazzine gonne a ruota.
Teatro Lirico Giorgio Gaber "Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere"

con
Debora Villa
da venerdì 3 a domenica 5 marzo 2023
"Tanto tempo fa, i Marziani e le Venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi."
John Grey - Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere
Debora Villa torna in teatro a grande richiesta per affrontare in modo ironico e divertente
le domande che da sempre attanagliano l’uomo e la donna.
Uno spettacolo alla ricerca del dialogo tra due pianeti opposti perché: Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere.
Sin dalla notte dei tempi psicologi, scrittori e avventurieri hanno provato a scardinare i meccanismi relazionali uomo/donna: la letteratura pullula di trattati e libri che provano a spiegare uno dei dogmi per eccellenza: uomo e donna sono diversi.
Ma va? Risponde Debora Villa…
Non solo, ma uomo e donna vengono da due mondi diversi: Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere.
Con questo titolo, nel 1992, lo psicologo John Gray esce
in libreria dando vita ad un best seller di fama mondiale capace di raggiungere, ad oggi, cinquanta milioni di copie vendute.
Il libro si basa su un pensiero tanto semplice quanto efficace: gli uomini e le donne hanno due diversi modi di pensare, di parlare, di amare. I comportamenti di uomini e donne assumono quindi spesso significati diametralmente opposti. Per esempio, tanto l'uomo in determinati momenti della sua giornata ha bisogno di "ritirarsi nella sua caverna", in solitudine, quanto la donna, alle prese con le stesse problematiche del partner, sente di dover condividere i propri sentimenti con gli altri.
Spesso utilizzato in ambito teatrale, Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, arriva per la prima volta in assoluto in una versione tutta al femminile: con sottile ironia Debora Villa prenderà per mano lo spettatore conducendolo ancora una volta nei meandri di dietrologie e psicologie femminili e maschili. Il risultato? 90 minuti di travolgente, irriverente e raffinata comicità che porterà il pubblico ad affrontare un’esilarante terapia di gruppo.
“Uomini e donne impareranno a conoscersi di nuovo "perché – come sostiene Gray- quando si imparano a riconoscere e apprezzare le differenze tra i due sessi, tutto diventa più facile, le incomprensioni svaniscono e i rapporti si rafforzano, e se ci aggiungi una bella risata la terapia è completa. Perché "ridere fa bene: al cuore, all'anima ma soprattutto all'amore".
Debora Villa
Teatro Menotti:
“Maria Maddalena” con Lina Sastri
 dal 28 febbraio al 5 marzo
Produzione Tradizione E Turismo – Centro Di Produzione Teatrale
Da Fuochi Di Marguerite Yourcenar
Messa in scena, regia e interpretazione Lina Sastri
Con Lina Sastri
Con Filippo d’Allio (chitarra, arrangiamenti) Domenico Monda (percussioni)
Collaborazione alla messa in scena Bruno Garofalo
Assistente alla regia e direttore di produzione Costantino Petrone
Durata: 60 minuti
Lina Sastri sarà in scena al Teatro Menotti con il suo “Maria Maddalena”, dal 28 febbraio al 5 marzo. Lo spettacolo è tratto da Fuochi di Marguerite Yourcenar, la regia è firmata dalla stessa Lina Sastri.
Il racconto è appassionato e spietato, come la scrittura magnifica di Marguerite Yourcenar. È un canto poetico in cui prende forma una storia d’amore dolorosa e appassionata.
La storia di una mancanza che segna la vita di Maria Maddalena e la condanna a un destino di solitudine e infelicità, perché segnata da un’eterna ferita d’amore: così la Yourcenar racconta la storia di questa donna che passa dall’amore innocente per Giovanni a quello appassionato per Gesù fino alla dedizione più assoluta.
È un percorso inquietante e profondo nell’anima femminile. In scena con l’attrice interprete di Maddalena, due musicisti evocano musicalmente le atmosfere emozionali del racconto, che prendono corpo grazie alla voce dell’interprete. «È la grande passione di Maria Maddalena per Gesù, che la condanna a un destino di infelicità – spiega Lina Sastri, ma è anche la solitudine del non amato o del respinto o dell’escluso. Porteremo in scena il percorso di un’anima che nasce innocente e, per vendetta, perché vittima di abbandono, cambia il suo destino, o crede di cambiarlo. Ma non ci riuscirà: l’amore e la passione la porteranno comunque di fronte alla ferita insanabile, al doloroso cammino di chi ama ed è abbandonato. Senza scampo»
TEATRO LIRICO - Giorgio Gaber " La Madre di Eva "
Dal 28 febbraio al 2 marzo il Teatro Lirico ‘Giorgio Gaber’ di Milano ospita '𝗟𝗮 𝗠𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗘𝘃𝗮', spettacolo 'di' e 'con' Stefania Rocca liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Ferreri, finalista al premio Strega nel 2018. Una proposta co-prodotta dalla multinazionale dello spettacolo live ‘Stage Entertainment’, da ‘Ora one production’ e ‘Enfiteatro’, che ripercorre la storia di un ragazzo nato in un corpo f emminile in cui si sente prigioniero e intende intraprendere un percorso di transizione per raggiungere finalmente la serenità.
Lo spettacolo è stato presentato al Palazzo Reale di Milano dalla stessa Stefania Rocca e da Matteo Forte, amministratore delegato di Stage Entertainment e direttore dei teatri Lirico e Nazionale. Hanno partecipato anche i due co-protagonisti Bryan Ceotto e Simon Sisti Ajmone (scelti dopo numerosi provini effettuati anche grazie alla piattaforma heArt (www.heart-social.com) e ha portato il suo saluto l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi che ha dichiarato: “Il tema dell’identità, di genere ma non solo, è uno dei terreni su cui, da sempre, si misurano i più grandi protagonisti del teatro. Si tratta di un tema universale che ogni tempo declina in base alle caratteristiche della sua contemporaneità e che, in questo bellissimo spettacolo, Stefania Rocca porta in scena con una doppia valenza: il percorso di chi deve imparare a riconoscere se stesso ma anche quello, a volte ancora più doloroso e complesso, di essere riconosciuto”.
Come mio primo lavoro alla regia teatrale – ha detto Stefania Rocca - ho scelto di portare in scena un dramma classico eppure assolutamente attuale, quello della complessità del rapporto generazionale. La storia di partenza, liberamente ispirato alla ‘madre di Eva’, romanzo di Silvia Ferreri finalista al premio Strega 2018, è quella di un ragazzo nato in un corpo femminile in cui si sente prigioniero che intende percorrere un percorso di transizione e di una madre che non vuole vedere, un po’ per paura e un po’ perché bloccata nel suo desiderio di madre perfetta. È un conflitto generazionale e culturale, due linguaggi che usano parole simili ma con significati differenti come sempre succede tra generazioni diverse. Per questo è una storia senza tempo. Ho scelto di utilizzare diversi linguaggi oltre la messa in scena teatrale per meglio raccontare quei momenti di vissuto che appaiono e scompaiono dalla memoria senza soluzione di continuità a comporre quel puzzle emotivo di due esistenze antitetiche. Portando avanti questo progetto, ho incontrato tanti genitori e tanti ragazzi che stanno affrontando questo percorso, singolare e diverso per ognuno di loro. Alla fine quando un conflitto si ricompone avviene ascoltando il linguaggio del cuore, il solo che ci consente di dare valore alle differenze. In fondo la bellezza è negli occhi di chi guarda".
"Il nostro obiettivo – ha aggiunto Matteo Forte - è quello di fornire al pubblico e alla città un palcoscenico e degli eventi che aiutino a comprendere ed arricchire il dibattito sull’identità di genere, senza dimenticare che noi facciamo teatro e quindi la chiave che abbiamo deciso di utilizzare è più vicina all’intrattenimento seppur con la grande attenzione e sensibilità con la quale la regista ha costruito lo spettacolo".
Forte poi ha ripercorso le settimane di preparazione dello spettacolo, giorni densi e ricchi di incontri che hanno permesso di comprendere davvero la complessità dell’argomento.
“Abbiamo incontrato – ha raccontato - moltissimi rappresentati di associazioni e istituzioni che si occupano di aiutare i figl* e i genitori che si sono trovati a gestire situazioni inaspettate, dolorose e rivelatrici come quelle di accompagnare un figl* in un percorso di transizione. La ricchezza che da uomo e genitore ho tratto da questi incontri non ha prezzo, abbiamo trovato ‘eroi’ dell’ascolto, dell’empatia e dell’amore incondizionato che avrebbero molto da insegnare a tutti”.
"Anche per questo – ha concluso Forte - Stage Entertainment, da sempre impegnata nella creazione delle migliori condizioni professionali e di mercato grazie alle quali i differenti talenti artistici possano essere integrati al meglio, ha ormai da anni nel proprio DNA la centralità di tutti i temi EDI (equality diversity and inclusion). L’integrazione dei talenti passa attraverso l’integrazione e la valorizzazione delle differenze, questa è la visione con la quale realizziamo i nostri spettacoli in tutto il mondo e questi sono i valori che ci hanno immediatamente convinto a co-produrre La Madre di Eva. Riteniamo infatti che creare le condizioni non solo in azienda, ma per chi come noi ha uno scopo sociale nell’esercizio della propria attività, anche nel mercato affinché temi di grande attualità e rilevanza possano essere prima conosciuti dal grande pubblico e poi dibattuti e compresi".
Dopo Milano, la Madre di Eva approderà a Roma e in particolare al Teatro Parioli il 27 e il 28 marzo e l’11 e il 12 aprile presso il Parco della Musica.
TEATRO FILODRAMMATICI : "
Ritratto di Dora M."
Dal 21 al 26 febbraio 2023
con Ginestra Paladino
Regia:
Francesco Frongia
Una produzione Teatro Filodrammatici di Milano / Fondazione Teatro Due di Parma.
La pièce ruota attorno alla figura di Dora Maar, musa di Picasso, che ha attraversato tutto il ‘900 (era nata a Parigi nel 1907 e a Parigi morirà 90 anni dopo nel 1997) e che, nella prima metà della sua vita, è stata sempre vicina al cuore della Parigi artistica e culturale dell’epoca, in quel momento magico e irripetibile in cui la città era il centro del mondo.
La sua carriera fotografica fu breve, ma intensa: si colloca fra il 1931 e il 1937, anno in cui, spinta da Picasso, abbandonò la fotografia per la pittura, dopo aver testimoniato con una serie di storici scatti la creazione di Guernica. Questo passaggio dalla fotografia, un’arte che Dora padroneggiava con maestria, alla pittura, in cui non arriverà mai a superare una faticosa mediocrità, è uno dei momenti che delineano un percorso esistenziale segnato da brusche cesure e dolorosi cambi di rotta. Al momento dell’incontro con Pablo, Dora è una donna realizzata, dalla bellezza fiammeggiante. Picasso la vede per la prima volta in un ristorante mentre gioca con un affilato coltello e conserverà per tutta la vita il suo guanto di pizzo nero sporco di sangue, reliquia del loro colpo di fulmine. Dora era stata l’amante di Bataille, amica di Eluard, di Prévert, di Bunuel. Le sue foto testimoniavano la Parigi proletaria dell’epoca, erano foto poetiche e politiche nello stesso tempo che ritraevano gli abitanti della cosidetta “Zone”, una sorta di bidonville ai confini della città, o, a Barcellona, il popolo della Boqueria, il suo impegno politico coincideva con la sua appartenenza al gruppo dei surrealisti, di cui era un’esponente non secondaria.
Cinque anni dopo, alla fine della sua relazione con Picasso, che la lascia per la più giovane Francoise Gilot, Dora è una donna spezzata, che si aggira nuda nell’androne di casa sua, in preda a una crisi psicotica. Fu soccorsa, curata e accudita da Jacques Lacan e da sua moglie Sylvia Bataille e trovò due strade per superare l’abbandono: la pittura e la religione. Dopo un breve periodo “mondano” in compagnia di Marie Laure de Noailles, in cui frequentò Cocteau, Balthus, Lucien Freud, Alice Toklas, Dora Maar poco a poco si chiuse in un’esistenza fatta di meditazione, di preghiera e di solitudine, una clausura misteriosa che durò quasi cinquant’anni e in cui nessuno fu mai ammesso.
Sono queste tre immagini di donna così lontane fra loro che affascinano, incuriosiscono e appassionano. Dora Maar raggiante musa dei surrealisti, la donna che gioca coi coltelli, Dora Maar, la donna che piange nei ritratti di Picasso, annientata da un amore assoluto, Dora Maar la reclusa, la mistica piegata nel corpo dall’artrosi, ma sempre più raffinata nello spirito.
Ginestra Paladino ha lanciato una provocazione che Fabrizio Sinisi ha raccolto per costruire questo trittico: tre facce, tre maschere, tre stazioni di un percorso esistenziale unico, lontani da qualsiasi tentazione di biopic, più vicini all’idea di una sorta di melologo in cui la musica di Carlo Boccadoro – un musicista che ha l’esperienza teatrale e la versatilità per “dipingere” questi ritratti musicali – accompagna la voce di Dora, immersa nel flusso di immagini che creeremo per lei, attraverso le tre tappe della sua lunga vita.
TEATRO MANZONI:
" AMANTI "
UNA COMMEDIA SCRITTA E DIRETTA DA
IVAN COTRONEO
Con FABRIZIA SACCHI,
ORSETTA DE ROSSI
Dal 14 al 26 febbraio 2023
È settembre. Claudia e Giulio si incontrano per la prima volta davanti a un ascensore, nell’atrio di un palazzo borghese. Le porte si aprono. Lei sta andando via, lui deve salire. Ma Claudia si accorge di avere dimenticato un fazzoletto su, e risale con Giulio. L’appartamento al quale sono diretti è lo stesso: scoprono infatti solo ora che entrambi frequentano la stessa analista, la dottoressa Gilda Cioffi, psicoterapeuta specializzata in problemi di coppia. Hanno l’appuntamento settimanale con la dottoressa ogni mercoledì: alle 15 lei, alle 16 lui. Si presentano stringendosi la mano. È il loro primo contatto fisico.
Due mesi dopo ritroviamo Claudia e Giulio in una stanza d’albergo. Stanno facendo l’amore. Sono diventati amanti. Entrambi sposati, Giulio con moglie e tre figli, Claudia con un marito più giovane di lei con il quale sta cercando di avere un bambino, si vedono regolarmente e clandestinamente per stare insieme. E si dicono che è solo sesso, avventura, evasione. Che non fanno male a nessuno. Che quello spazio non c’entra davvero con le loro vite reali. Ma può essere davvero così quando due persone si incontrano ripetutamente e pretendono di controllare sesso e amore?
Amanti segue la storia della relazione di Giulio e Claudia, intervallando i loro incontri in albergo con i dialoghi che ciascuno dei due ha con la dottoressa Cioffi, la quale ovviamente ignora che i suoi due problematici pazienti hanno una relazione tra di loro. Così la loro storia si dipana fra gli incontri a letto, e le verità o le menzogne che contemporaneamente raccontano alla dottoressa, dalla quale vanno da soli o insieme ai rispettivi partner, Laura e Roberto. Una progressione temporale fatta di equivoci, imbrogli, passi falsi, finte presentazioni, menzogne, incasinamenti, prudenza, e anche guai evitati per miracolo.
Fino a quando qualcosa stravolge tutti gli equilibri.
TEATRO SAN BABILA: "
ORGASMO E PREGIUDIZIO "
di Diego Ruiz e Fiona Bettanini
Regia: Pino Ammendola e Nicola Pistoia
Date: dal 17 al 19 febbraio
In scena al Teatro San Babila Orgasmo e pregiudizio la commedia che ha debuttato per la prima volta nel 1999 e da allora ha collezionato più di 1500 repliche solo in Italia e il suo successo sembra inarrestabile.
Rappresentato ininterrottamente da 15 anni anche a Praga, poi a Londra, Bruxelles, Buenos Aires ha divertito trasversalmente tutte le generazioni, migliaia di spettatori senza limiti di età e nonostante siano passati tutti questi anni, gli argomenti trattati sono invariati di forza e attualità.
Tutti curiosi di spiare una coppia di amici costretta a condividere il letto di un Motel.
Da quel letto non scenderanno mai, ma su quel letto affronteranno le loro più intime paure, le reciproche curiosità, le debolezze mai ammesse, finendo col confessarsi segreti e tabù mai rivelati prima.
Un confronto aperto tra l’universo femminile e quello maschile che, senza volgarità, permette allo spettatore di fugare finalmente i propri dubbi sull’altro sesso e dare una risposta alle domande che non ha mai avuto il coraggio di fare.
Teatro Repower: “Piccole donne”
Per il secondo anno consecutivo in Italia la Compagnia dell'Alba porta in scena un nuovo Family Entertainment: “Piccole donne - il Musical di Broadway", avvalendosi della co-produzione del TSA - Teatro Stabile d’Abruzzo. Il musical sarà in scena al Teatro Repower dal 24 al 26 febbraio.
“Piccole donne - il Musical di Broadway" è un adattamento del celebre romanzo di Luisa May Alcott che fin dalla sua pubblicazione nel 1868 è stato uno straordinario successo. Considerato uno dei capolavori assoluti della letteratura per ragazzi è un romanzo senza tempo, una storia adatta al pubblico di ogni età che ha avuto innumerevoli trasposizioni cinematografiche e che ora la Compagnia dell’Alba presenta nella versione musicale di Broadway grazie ad uno speciale accordo con Music Theatre International.
Lo spettacolo, con protagonista Sutton Foster, ha debuttato al Virginia Theatre di Broadway il 23 gennaio 2005, a seguito di ben 55 anteprime, collezionando diverse nomination ai Tony Award, al Drama Desk Award e all’Outer Critics Circle Award dello stesso anno. Successivamente è stato presentato in tour in 30 città negli Stati Uniti, toccando anche San Diego e Washington DC, mentre altre produzioni hanno preso vita in Australia, Austria, Germania e Gran Bretagna. Il libretto del musical è di Allan Knee, le musiche di Jason Howland, le liriche di Mindi Dickstein.
La versione italiana è curata da Gianfranco Vergoni, le scene sono di Gabriele Moreschi, illuminate dal light designer Valerio Tiberi. La direzione musicale è di Gabriele de Guglielmo, mentre la regia e le coreografie sono di Fabrizio Angelini.
Il musical, come il romanzo, racconta le storie delle quattro sorelle March (Meg, la saggia, Beth, il tesoro di casa, Amy, la perfetta piccola dama, e in particolare Josephine, detta Jo, maschiaccio di casa e aspirante scrittrice) che nella seconda metà dell’800 vivono insieme alla loro mamma a Concord, nel Massachusetts, mentre il loro babbo è lontano, cappellano dell'esercito dell'Unione durante la guerra civile americana.
Le loro vite, questa volta in musica, si intrecciano con quelle di altri coloriti personaggi: il professor Bhaer, la zia March, il giovane Laurie con il signor Laurence, suo nonno, e il suo tutore, John Brooke. "Piccole donne" sarà proprio il titolo del romanzo che Jo scriverà sulla storia della sua famiglia e dei suoi amici e che verrà pubblicato da un grande editore. Un musical che, come consuetudine della Compagnia, sarà cantato interamente dal vivo.
Questo il cast: Jo - Edilge Di Stefano, Fritz Bhaer - Fabrizio Angelini, John Brooke - Gabriele de Guglielmo, Meg - Alberta Cipriani, Beth - Giulia Rubino, Amy - Claudia Mancini, Mamy - Carolina Ciampoli, Zia March - Laura Del Ciotto; con Giancarlo Teodori - Mr Laurence e con Flavio Gismondi – Laurie.
Teatro Menotti: “Il Giardino dei
Ciliegi”
Dall’8 al 26 febbraio, in Prima Nazionale, debutta la nuova produzione del Teatro Menotti “Il Giardino dei Ciliegi” di Anton Cechov, regia e adattamento di Rosario Lisma, con Milvia Marigliano, Rosario Lisma, Giovanni Franzoni, Eleonora Giovanardi, Tano Mongelli, Dalila Reas. E con la partecipazione in voce di Roberto Herlitzka.
Il Giardino dei Ciliegi è l’ultimo lavoro di un Cechov malato e vicino alla morte; eppure, mai così attaccato alla vita. Intesa come respiro, anima del mondo e speranza nel futuro.
“Nell’uomo muore tutto ciò che è legato ai cinque sensi – scrive nei suoi Quaderni – Quel che sta oltre è probabilmente enorme, inimmaginabile, sublime e sopravvive”.
Nella sua ultima “commedia” - perché così egli la definì e la intese - egli esprime ancora più lucidamente la sua riflessione sulla goffa incapacità di vivere degli esseri umani. Il loro strabismo esistenziale sulla propria anima. Ljuba e suo fratello Gaev, un tempo lieti, da bambini, tornano nell’età matura nel luogo simbolo della loro felicità appassita, la stanza chiamata ancora “dei bambini” da cui si intravede il loro giardino dei ciliegi, un tempo motivo di vanto e orgoglio in tutto il distretto.
TEATRO MANZONI:
" Il padre della sposa " dal 31 gennaio
di Caroline Francke
Regia Gianluca Guidi
con Martina Difonte,
Marcella Lattuca
Roberto M. Iannone, Marcella Lattuca,Roberto M. Iannone
Scene e costumi Carlo De Marino
Musiche Gianluca Guidi
Luci Umile Vainieri
Giovanni è un imprenditore e padre di famiglia, la cui bella e giovane figlia sta per convolare a nozze. La ragazza sta per sposare il rampollo di una ricca famiglia, ma l’imminente matrimonio, con annessi caotici preparativi, avrà un effetto straniante sul povero padre. In cuor suo l’uomo non vuole accettare il fatto che la figlia sia ormai una donna e il solo pensiero di lasciare l’adorata fanciulla nelle mani di uno sconosciuto lo fa impazzire. A peggiorare le cose ci si metterà il prezzo esorbitante del matrimonio, nonché l’invasione casalinga di un eccentrico e costosissimo organizzatore di matrimoni, che sceglierà di organizzare il ricevimento proprio in casa. Tutto ciò porterà l’uomo ad assumere bizzarri atteggiamenti facendo preoccupare tutto il parentado, nonostante il sostegno della moglie Michelle. Il padre della sposa, di cui saranno strepitosi mattatori Gianfranco Jannuzzo e Barbara De Rossi, qui guidati da Gianluca Guidi, si presenta come una divertente comedy piena di gag e momenti coinvolgenti, animata da situazioni tenere e divertenti.
TEATRO CARCANO: "
Oylem Goylem " con/di
Moni Ovadia
dal 2 al 5 febbraio
scritto diretto  e interpretato da Moni Ovadia.
Oylem Goylem è un vero e proprio fenomeno epocale che in qualche misura ha modificato il tessuto culturale del nostro Paese. Uno spettacolo di straordinaria tensione etica ed espressiva in cui l’eccellente affabulatore Moni Ovadia, con i bravi musicisti della sua Orchestra, sa unire esilarante comicità, pietà e protesta civile.
La lingua, la musica, e la cultura Yiddish, quell’inafferrabile miscuglio di tedesco, ebraico, polacco, russo, ucraino e romeno, la condizione universale dell’Ebreo errante, il suo essere senza patria sempre e comunque, sono al centro di “Oylem Goylem”. Si potrebbe dire che lo spettacolo ha la forma classica del cabaret comunemente inteso. Alterna infatti brani musicali e canti a storielle, aneddoti, citazioni che la comprovata abilità dell’intrattenitore sa rendere gustosamente vivaci. Ma la curiosità dello spettacolo sta nel fatto di essere interamente dedicato a quella parte della cultura ebraica di cui lo Yiddish è la lingua e il Klezmer la musica.
Moni Ovadia e i suoi musicisti danno vita a una rappresentazione basata sul ritmo, sull’autoironia, sull’alternanza continua di toni e di registri linguistici, dal canto alla musica; una grande carrellata di umorismo e chiacchiere, battute fulminanti e citazioni dotte, scherzi e una musica che fa incontrare il canto liturgico con le sonorità zingare. Uno spettacolo che “sa di steppa e retrobotteghe, di strade e sinagoghe”. Tutto questo è ciò che Moni Ovadia chiama il “suono dell’esilio, la musica della dispersione”: in una parola della diaspora.. La Moni Ovadia Stage Orchestra si rifà alla tradizione della musica klezmer nell’incrocio di stili, nell’alternanza continua dei toni e degli umori che la pervadono, dal canto dolente e monocorde che fa rivivere il clima di preghiera della sinagoga all’esplosiva festosità di canzoni e ballate composte per le occasioni liete.
“Oylem Goylem” è un esempio di come in uno spettacolo di centoventi minuti si possono fondere umorismo e tradizione, intelligenza colta e gusto popolare in una formula linguisticamente internazionale.
TEATRO MANZONI:
"IL GIAGUARO MI GUARDA STORTO" (10 - 22 gennaio)
Ritorno sui palchi dei teatri piena di desideri, racconti e interrogativi. Il primo desiderio è quello di ritrovarvi, scambiaresguardi con ogni spettatrice e con ogni spettatore seduto in platea dalla prima all’ultima fila, nessuno escluso, per scoprire chi siamo diventati dopo questa assenza epocale.
Dai racconti d’infanzia alla difficile relazione che abbiamo con l’attesa, dalla perplessità nei confronti degli animali umani alla stima per le formiche, il filo conduttore sarà il desiderio, stupore vitale che accende sogni, infuoca cuori e libera movimento.
Durante il nostro incontro potrete danzare con me, guardare in silenzio, fare domande o dare risposte. Potrete anche chiudere gli occhi, ascoltare le mie parole come fossero una ninna nanna e addormentarvi, l’importante è non smettere di sognare e tenere gli occhi ben aperti una volta fuori dal teatro. Teresa ManninoI Legnanesi ad Assago

Inaugurato stasera ad Assago lo spettacolo dei Legnanesi :"Liberi di sognare" al teatro Repower. Un successo di pubblico con la bravura solita della compagnia dialettale di Legnano. Un ritorno molto atteso e applaudito.
Milano 29 Dice.bre 2022 Achille Guzzardella
TEATRO SAN BABILA: "COLTO IN FLAGRANTE"
La Compagnia del Teatro San Babila (in ordine alfabetico: Lorenzo Alfieri, Laura Amelotti, Felice Invernici, Gianni Lamanna, Cristina Liparoto, Giulia Marchesi, Chiara Serangeli, Marco Vaccari) porta in scena Colto in flagrante di Derek Benfield per la regia di Marco Vaccari, equivoci, scambi di ruolo e sorprese al centro di una farsa dall’intreccio rocambolesco. Colto in flagrante andrà in scena il 31 dicembre alle ore 18 e alle ore 22 e dal 14 al 22 gennaio.
Debolezze degli uomini maturi! Marco pur non essendo più un ragazzo e pur essendo sposato, non disdegna di correre dietro alle giovani gonnelle. La sua ultima conquista Giulia è in predicato di venire ad abitare nella villetta accanto, lasciata libera dal trasloco dei vicini. Per l’ennesimo colpo di testa Marco ha bisogno della complicità di Gianni, l’amico che ogni volta gli ha fatto da parafulmine coprendone le
Questa volta però le sue intenzioni sono più serie, vuole il divorzio dalla moglie scaricando sull’amico l’incombenza di comunicarlo alla coniuge.
Non solo, vuole andare a vivere con Giulia che nel frattempo, per una serie di malintesi, equivoca su Gianni. Entrano nel girotondo una collaboratrice domestica, un uomo in uniforme, un’altra conquista di Marco e un tipo che sua moglie ha conosciuto tempo prima.
Scambi di ruolo e sorprese al centro di una farsa dall’intreccio rocambolesco.
TEATROLIRICO ‘GIORGIO GABER: ‘IL LAGO DEI CIGNI’
Arriva il prossimo 4 gennaio (alle 20.45) al Teatro Lirico ‘Giorgio Gaber’ di Milano il celebre Balletto dell’Opera Nazionale Rumena ‘Il Lago dei Cigni’.
Dopo una prima versione del 1877, il Balletto ebbe grande successo con la coreografia di Marius Petipa e Lev Ivanov nel 1895. E da allora è diventato uno dei più importanti balletti al mondo. Il doppio ruolo del Cigno Bianco e dell’ambiguità del Cigno Nero si possono subito
percepire grazie alle straordinarie capacità espressive e tecniche della protagonista Marina Gaspar etoile mondiale e solista del Teatro Nazionale Rumeno, in particolare nei due splendidi pas de deux del I e del II atto. Altri grandi momenti dello spettacolo è la danza dei quattro piccoli cigni, la danza dei grandi cigni, che sinuosamente si muovono su un lago illuminato dalla luna, e gli splendidi walzer nella sala da ballo del palazzo reale.
La scena si svolge in un parco vicino al castello del principe Sigfrid il quale un giorno, durante i festeggiamenti per il suo compleanno, si allontana dal castello attirato da uno stormo di cigni. Giunge fino ad un lago e mentre cerca di colpire un cigno con il suo arco, questo si trasforma improvvisamente in Odette, regina delle giovani fanciulle vittime di un incantesimo del mago Rothbart. Egli, affascinato da tanta bellezza, rimane a guardare mentre i cigni riacquistano un aspetto umano e cominciano a danzare. Infine, ritrovata la sua prescelta, Sigfried le guider amore eterno, unico modo per spezzare l’incantesimo che trasforma le fanciulle in cigno ad ogni sopraggiungere dell’alba. Il mago Rothrbart si presenta al castello il giorno in cui il principe deve scegliere la sposa. Con lui c’è la figlia Odile, il Cigno Nero, che assume le stesse sembianze di Odette per attirare l’attenzione del giovane. Sigfried sceglie Odile come sposa; ma poi riconosce l’inganno del mago, lo sconfigge, ritrovando l’amata Odette.
Con questa versione de IL LAGO DEI CIGNI, il Balletto dell’Opera Nazionale Rumena ha voluto mantenere intatte le Coreografie Originali di Marius Petipa e da Lev Ivanov del 1895 e tornare ad un’autentica versione della coreografia creata per il Teatro Mariinsky. Le Scenografie si rifanno alla Corte Imperiale Russa di quel periodo, inserendo realtà storica e fantasia gotica. Le scene del I e del III Atto presentano uno stile Classico Fiabesco, quasi magico, mentre il II e IV atto cioè Il lago, ha un ambiente mistico, quasi lunare, dove si alternano attimi tenebrosi e giochi di ombre e luci.
Il lago dei cigni rappresenta la perfetta unione di coreografia e musica ed è diventato sinonimo del balletto stesso e fonte d’ispirazione per generazioni e generazioni di ballerini, nonché emblema della cultura popolare.
TEATRO SAN BABILA: "UNA VOLTA NELLA VITA (ONCE)"fino al 4 dicembre
Tratto dall’omonimo film irlandese del 2006 ambientato a Dublino, scritto e diretto da John Carney, vincitore del Premio Oscar per la Miglior Canzone con Falling Slowly, Once diventa uno spettacolo musicale nel 2011 con il libretto di Enda Walsh, ottenendo fin da subito un grande successo – anche grazie alla straordinaria colonna sonora scritta da Glen Hansard e Markéta Irglová – e vincendo 8 Tony Award, 2 Olivier Award e un Grammy Award.
In scena a Milano al Teatro San Babila (prima nazionale dall’11 novembre al 4 dicembre) un eccezionale gruppo di 11 artisti che suonano una moltitudine di strumenti, oltre a cantare, recitare e danzare. L’elemento che rende unico Una volta nella vita costituisce anche la sua sfida più grande: far suonare l’intera partitura dei brani per mano degli stessi artisti.
Una volta nella vita racconta la storia di un musicista di strada di Dublino, sul punto di rinunciare ai propri sogni, e di una giovane donna colpita dalle sue struggenti canzoni d’amore; la storia di un Ragazzo che ha rinunciato all’amore e alla musica e della Ragazza che lo ha ispirato per sognare di nuovo è un vero e proprio inno alla vita, all’amore, alla musica.
Nel ruolo di “Ragazzo” – che con la sua voce graffiante e profonda e la sua chitarra canta di un amore perduto – c’è Luca Gaudiano, vincitore nel 2021, dopo un folgorante percorso ad Amasanremo, delle Nuove Proposte del Festival di Sanremo, con il brano “Polvere da
sparo”. Attrice, cantautrice, danzatrice, Jessica Lorusso è “Ragazza”, un personaggio fortemente positivo, una giovane donna tenace, profonda, leale e onestamente amorevole.
Per il regista Mauro Simone, Una volta nella vita è un racconto indimenticabile sull’inseguire i propri sogni, sul rifiuto di vivere nella paura e sul potere che la musica ha di connetterci tutti. È uno spettacolo “dolorosamente bello e gioiosamente edificante”, sull’amare incondizionatamente, senza aspettarsi nulla in cambio.
TEATRO CARCANO: " SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE "
di William Shakespeare
traduzione e adattamento Angela Dematté
regia Andrea Chiodi
con Giuseppe Aceto, Alfonso De Vreese, Giulia Heathfield Di Renzi, Caterina Filograno, Igor Horvat, Jonathan Lazzini, Sebastian
Luque Herrera, Alberto Marcello, Marco Mavaracchio, Alberto Pirazzini, Emilia Tiburzi, Anahì Traversi, Beatrice Verzotti
scene Guido Buganza
costumi Ilaria Ariemme
musiche Zeno Gabaglio
disegno luci Pierfranco Sofia
coaching Tindaro Granata
assistente alla regia Walter Rizzuto
assistente alla drammaturgia Gianluca Madaschi
scene realizzate dal Laboratorio di Scenografia “Bruno Colombo e Leonardo Ricchelli” del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
macchineria scenica realizzata da Studio Cromo
costumi realizzati presso la Compagnia Italiana della Moda e del Costume
produzione LAC Lugano Arte e Cultura, in coproduzione con Teatro Carcano, Centro Teatrale Bresciano e Fondazione Atlantide - Teatro Stabile di Verona
Teseo, duca di Atene, per celebrare le nozze con Ippolita, regina delle amazzoni, proclama giorni di riti e feste. Bottom e altri artigiani, per l’occasione, decidono di mettere in scena la storia di Piramo e Tisbe recandosi nel bosco per le prove. Lì ci sono anche Lisandro ed Ermia, che si amano e stanno fuggendo da Atene perché il padre di lei vorrebbe darla in sposa a Demetrio; quest’ultimo insegue la coppia di amanti rincorso a sua volta da Elena, di lui perdutamente innamorata. Oberon, il re delle fate, e Puck, il folletto che è al suo servizio, si divertono confondendo gli amori dei quattro giovani e spingendo Titania, sposa di Oberon, ad un’arcaica passione. Amanti, artigiani e fantasie mischiano così, nel bosco, i loro mondi. La trama di equivoci, litigi e confusione si scioglie quando il re Oberon riesce a dissipare tutti gli incanti. Dopo aver rintracciato gli innamorati, il duca Teseo ufficializza le unioni secondo i sentimenti.
TEATRO MANZONI: "IL MARITO INVISIBILE"
Autore:
EDOARDO ERBA
Attori:
MARIA AMELIA MONTI MARINA MASSIRONI
REGIA:
EDOARDO ERBA
Periodo: 18 - 30 ottobre
Una videochat fra due amiche, Fiamma e Lorella, interpretate rispettivamente da Maria Amelia Monti e Marina Massironi. I saluti di rito, qualche chiacchiera, finché Lorella annuncia a sorpresa di essersi sposata. La cosa sarebbe già straordinaria di per sé, vista la sua proverbiale sfortuna con gli uomini, ma diventa più incredibile quando lei rivela che il marito ha una particolarità molto originale: è invisibile. Fiamma, preoccupata, si propone di aiutarla, ma non ha fatto i conti con la fatale, sconcertante, attrazione di noi tutti per l'invisibilità. Il Marito Invisibile di Edoardo Erba è la prima commedia in videocall: una messinscena innovativa con le attrici che recitano avvolte da uno sfondo blu; in alto, invece, appaiono in due grandi schermi mentre sono nelle loro case, come a dire che la realtà virtuale supera la realtà ordinaria. Un'esilarante commedia sulla scomparsa della vita di relazione con le protagoniste che ci accompagnano, con la loro personalissima comicità, in un viaggio scottante e attuale.
TEATRO SAN BABILA: "LA STRANISSIMA COPPIA"

Attori:
MILENA MICONI, DIEGO RUIZ
REGIA:
Diego Ruiz
Periodo: (30 aprile- 1 MAGGIO)
Cosa c’è di più romantico del primo incontro tra un uomo e una donna? Ci sono aspettative, speranze, cuori che battono all’impazzata e quell’ansia incontrollabile di fare bella figura a tutti i costi. Così almeno viene raccontato dai più famosi romanzi rosa ma nella vita è veramente così? Se hai quindici anni e credi ancora nelle favole, forse sì. Se invece di anni ne hai cinquanta, hai già un matrimonio alle spalle, qualche corno sulla testa che fa ancora tanto male, se sei già nella fase in cui quando ti guardi allo specchio vedi solo rughe con una faccia intorno e sai perfettamente che ognuna di quelle rughe porta il nome di quell’imbecille del tuo o della tua ex, altro che cuori che palpitano e mani che tremano! La parola d’ordine è VENDETTA!!!! Uno sguardo divertito a una categoria di persone molto diffusa al giorno d’oggi: i “single forzati”. Uomini e donne che si ritrovano, loro malgrado, improvvisamente soli, con l’assoluta necessità di rifarsi una vita sentimentale, ma con l’inevitabile istinto di difendersi dalle frecce avvelenate di Cupido. Sono persone in cerca d’amore ma con il terrore di trovarlo, gente che vuole rimettersi in gioco ma non si ricorda più come giocare. Milena e Diego sono esattamente così. E’ il loro primo appuntamento. Si sono preparati a lungo per questa serata, si aspettano molto da questo incontro. Saranno pronti a cedere di nuovo alle sinuose tentazioni dell’amore? O forse è ancora troppo presto? Riusciranno almeno a nascondere ansie e pregiudizi e a risultare affabili e seducenti come si erano ripromessi?
TEATRO CARCANO: "ROMEO E GIULIETTA. Una canzone d'amore"
Periodo: (21-24 aprile)
di Babilonia Teatri
da William Shakespeare
Attori:
Paola Gassman, Ugo Pagliai, Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Francesco Scimemi
Produzione Teatro Stabile di Bolzano |Teatro Stabile del Veneto I Estate Teatrale Veronese
Al Teatro Carcano di Milano dal 21 al 24 aprile Ugo Pagliai e Paola Gassman sono i protagonisti di questo inedito “Romeo e Giulietta” che la compagnia Babilonia Teatri, vincitrice del Leone d’argento alla Biennale Teatro 2016 ha tratto da William Shakespeare.
Lo sguardo profondo e irriverente che caratterizza la compagnia, ha inquadrato il grande classico di Shakespeare con un radicale ribaltamento di prospettiva rendendo protagonista assoluta dello spettacolo una coppia inossidabile come quella formata da Pagliai e Gassman, affiancati da Enrico Castellani, Valeria Raimondi e Francesco Scimemi.
La nuova versione di “Romeo e Giulietta” si concentra interamente sui protagonisti della vicenda, mettendo da parte tutto il contorno: la guerra tra le rispettive famiglie, gli amici di Romeo, i genitori di Giulietta e il frate. E lo spettacolo ci interroga su quanto questa storia sia anche nostra, su quanto sia quella degli attori che la interpretano, su quanto a lungo possa ancora sopravvivere a se stessa dopo averci accompagnati.
«Quando abbiamo deciso di mettere in scena Romeo e Giulietta avevamo chiare due scelte: gli unici personaggi di Shakespeare presenti nello spettacolo sarebbero stati Romeo e Giulietta e ad interpretarli sarebbero stati due attori anziani» affermano i Babilonia. «Le scene in cui Romeo e Giulietta si incontrano e dialogano, isolate dal resto del testo, assurgono a vere e proprie icone di un amore totale e impossibile. Il fatto che a pronunciarle siano Paola Gassman e Ugo Pagliai, coppia legata da più di cinquant'anni, le rende commoventi e profonde. Le rende concrete e per quanto poetiche non suonano mai auliche. I continui riferimenti alla morte, alla fine, alla notte e alla tomba di cui Shakespeare punteggia l'intero testo assumono qui una veridicità che sconvolge ed emoziona spingendoci ad empatizzare con gli attori sulla scena». L’età di Romeo e Giulietta cambia, ma il binomio Amore e Morte su cui si basa il capolavoro di Shakespeare rimane presente.
TEATRO CARCANO: "SE NON POSSO BALLARE… NON È LA MIA RIVOLUZIONE"
Autore:
Serena Dandini
REGIA:
Serena Sinigaglia
Attori: Lella Costa
ROMEO E GIULIETTA. Una canzone d'amore
Periodo: (5 -10 aprile)
Mary Anderson ha inventato il tergicristallo. Lillian Gilbreth la pattumiera a pedale. Maria Telkes i pannelli solari.
Ci sono Marie Curie, Nobel per la fisica, e Olympe De Gouges che scrisse la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Ci sono Tina Anselmi, primo ministro della Repubblica italiana; Martha Graham che fece scendere dalle punte e Pina Bausch che descrisse la vita danzando. E poi c’è Maria Callas con la sua voce immortale come immortale è il canto poetico di Emily Dickinson, e c’è la fotoreporter Ilaria Alpi. Le sorelle Bell: Vanessa e naturalmente Virginia, la Woolf!
Entrano una dopo l’altra, chiamate con una citazione, un accento, una smorfia, un lazzo, una canzone, una strofa, un ricordo, una poesia, un gemito, una risata. O solo col nome, che a volte non serve aggiungere altro.
Entrano ciarlando e muovendo le vesti, mentre in scena si avvicendano i cambi di stagione. Si aggirano come fossero, finalmente, felici tutte, per dirla con Elsa Morante che è lì con loro.
Entrano come danzando Anna Politkovskaja, Hannah Arendt, Mae West, Anna Frank, Marlene Dietrich, Artemisia Gentileschi e molte, molte altre, fino a farci girare la testa ed arrivare ad essere più di … cento!
Una al minuto. Tante eppure non ancora tutte le valorose che Lella Costa, in uno spettacolo di grande virtuosismo, riesce ad evocare con la voce e con i gesti, invitandole come un gran cerimoniere, ad entrare e ballare con lei.
Perchè, come disse magistralmente e per sempre una di loro, Emma Goldman, se non posso ballare questa non è la mia rivoluzione.
Serena Dandini e Lella Costa si trovano a convergere all’interno di uno spettacolo teatrale che porta la firma di Serena Sinigaglia. In scena donne intraprendenti, controcorrente, spesso perseguitate, a volte incomprese, che hanno lottato per raggiungere traguardi che sembravano inarrivabili, se non addirittura impensabili. Donne valorose che seppure hanno segnato la storia, contribuendo all’evoluzione dell’umanità, per uno strano sortilegio raramente vengono ricordate, con difficoltà appaiono nei libri di storia e tanto meno sono riconosciute come maestre e pioniere.
#ioballoperlei
Al tour si affianca #Ioballoperlei, il progetto di The Circle Italia Onlus rivolto a tutti e in particolare ai più giovani, chiamati a raccontare la propria donna valorosa, per contribuire alla stesura di un nuovo grande catalogo di donne valorose.
Partecipare sarà semplice grazie all’hashtag #ioballoperlei pubblicando una foto, una coreografia,una poesia, un pensiero per descrivere chi è la donna cui ci si ispira, quella per la quale…si balla.
Chi è la tua donna valorosa? Dillo con una foto, un video, una poesia sui tuoi social taggando @ioballoperlei e @thecircleitalia usando l’hashtag #ioballoperlei
TEATRO SAN BABILA: " 39 scalini "

Autore: John Buchan
Periodo: (2-3 aprile)
Una moltitudine di personaggi: buoni, cattivi, uomini, donne e anche oggetti inanimati. Una commedia noir per una corsa vertiginosa fino all’ultimo travestimento dai ritmi narrativi serrati e incalzanti che conserva la ricchezza dei dettagli psicologici della versione cinematografica girata da Hitchcock nel 1935, da cui riprende l’umorismo graffiante e acuto, l’alta tensione e la suspense. Richard Hannay, uomo d’affari è intrappolato in un giallo apparentemente senza uscita. Intorno a lui ruota vorticosamente una galleria di 38 personaggi, in un susseguirsi di gag, intrighi, colpi di scena, complotti criminali, donne seducenti e ammaliatrici, strizzando l’occhio alla commedia inglese contemporanea. Purtroppo, nello scorrere della trama, ai nostri capiteranno una serie infinita di sfortunati eventi, talmente grotteschi da essere più volte sull’orlo di dire: “chiudete il sipario!” Ma, come spesso capita, gli attori in un modo o nell’altro risolvono il problema e ne escono furtivamente con qualche “trucco” per un infantile gioco di illusione.
TEATRO MANZONI: " SE DEVI DIRE UNA BUGIA DILLA GROSSA "
Autore: RAY COONEY
Attori: ANTONIO CATANIA GIANLUCA RAMAZZOTTI PAOLA QUATTRINI
VERSIONE ITALIANA IAIA FIASTRI
REGIA ORIGINALE PIETRO GARINEI
NUOVA MESSA IN SCENA DI LUIGI RUSSO
Periodo: (29 marzo- 10 aprile)
Per festeggiare i cento anni dalla nascita di Pietro Garinei, torna un “evergreen”: la spumeggiante commedia Se devi dire una bugia dilla grossa, dal soggetto di Ray Cooney. L’allestimento è ispirato a quello originale firmato dalla ditta Garinei & Giovannini, con il famoso girevole che rappresenta di volta in volta la hall dell’albergo e le due camere da letto, dove si svolge la vicenda del Ministro del governo De Mitri, che vorrebbe intrattenere relazioni extraconiugali con un membro femminile dell’opposizione. La situazione gli sfuggirà subito di mano, dando il via ad una girandola di equivoci, battibecchi e colpi di scena sempre più fitti, all’insegna del più sano divertimento. La versione attualizzata da Iaia Fiastri vede protagonisti i vulcanici Antonio Catania e Gianluca Ramazzotti, con la partecipazione di Paola Quattrini che per la terza volta interpreta il ruolo della moglie dell’onorevole.
TEATRO CARCANO: "L’AMORE SEGRETO DI OFELIA"
S
Autore: Steven Berkoff
Attori: Chiara Francini, Andrea Argentieri
Regia: Luigi De Angelis
Periodo: (31 marzo - 3 aprile)
Due attori provano a distanza il testo di Berkoff: lei è Ofelia e si immaginava il suo Amleto in modo molto diverso da quello a cui la realtà l’ha messa a confronto. Dopo un iniziale disappunto, però, la fascinazione per il testo, con le sue spiraliformi e sensuali circonvoluzioni retoriche, prende il sopravvento e la costringerà (drammaticamente) a rivedere le sue posizioni iniziali. È così che sulla scena noi vediamo infine proprio quello spettacolo, provato conflittualmente a distanza, e che alla fine ha preso forma.
L’amore segreto di Ofelia di Steven Berkoff ha la forma di uno scambio epistolare: si tratta delle ben note lettere che Ofelia, in un punto molto famoso della tragedia shakespeariana, restituisce ad Amleto e il cui contenuto il Bardo ci tiene genialmente (e opportunamente) nascosto. Nel voler esporlo a tutti costi, rivelando l’indicibile, si misura qui una sorta di strappo, di rottura del senso del pudore, talora quasi comica, che ci mette a contatto con la parte oscena, in senso etimologico (cioè “fuori dalla scena”) e, appunto, segreta, di quell’amore così celebre.
La sproporzione tra contenuti pulsionali e spirito adolescenziale da una parte e il linguaggio arcaico dei versi dall’altra, e in parallelo quella tra gli attori e il testo che devono andare a interpretare, imprimono a poco a poco una strana accelerazione all’immobilità della scena, che viene enfatizzata dal procedere inevitabile e fuori campo della tragedia, dalla quale sono stati prelevati i due sfortunati protagonisti. Il loro destino drammatico si compie fatalmente in un altrove misterioso e sconosciuto, di cui però il pubblico conosce già tutti i dettagli: le morti, la follia, il tragico finale.
Nell’inevitabile incedere del dramma, però, si incastrano qui questioni nodali anche per la nostra epoca: la distanza tra passione e azione, il rapporto conflittuale con un ruolo obbligato a cui dobbiamo o vogliamo per forza aderire, il sentimento di un tempo implacabile che tutto trascina, la sovrapposizione tra finzione e realtà, sogni e desideri.
TEATRO LIRICO GIORGIO GABER: "DUMM" (24 a 27 marzo)

ll successo europeo dei Sonics "DUUM" chiude la sua tournée nazionale al Teatro Lirico Giorgio Gaber di MILANO, dove è atteso dal 24 al 27 marzo.
DUUM torna sulle scene completamente rinnovato, dopo le 4 tournée italiane e le 2 tournèe europee e dopo la partecipazione al Fringe Festival di Edimburgo, l'appuntamento più importante d'Europa nel campo delle arti performative.
“Siamo felici di aprire le porte del nostro Teatro – commenta il direttore generale Matteo Forte – ad una compagnia che incarna perfettamente lo spirito che alla base della riapertura del Lirico: proporre spettacoli belli, coinvolgenti e soprattutto per tutti. Alla compagnia torinese auguro dunque tutto il successo che merita. Vi aspetto al Lirico”.
DUUM è un omaggio alla bellezza dei corpi e alla sintonia perfetta dell’ insieme che racconta una sottile quanto reale storia di consapevolezza sull'importanza della meraviglia che ci circonda e che dobbiamo preservare.
Una performance multidisciplinare, con nuove musiche, macchine sceniche, videoproiezioni in 3D e con nuovissime performance acrobatiche, marchio di fabbrica della compagnia definita dal Ministero della Cultura “eccellenza italiana nel mondo”.
Duum – produzione firmata Equipe Eventi – è creato e diretto da Alessandro Pietrolini, le coreografie sono a cura dei performer della compagnia con la supervisione di Alessandro Pietrolini e Federica Vaccaro, i costumi sono di Ileana Prudente e Irene Chiarle.
DUUM è uno spettacolo dedicato alla ricerca della bellezza e del fare insieme.
E' ambientato in un luogo immaginifico del sottosuolo ispirato al mondo leggendario di Agharta, dove in un tempo non troppo lontano un gruppo di abitanti si sono rifugiati per sfuggire al mondo di sopra, che non riconoscevano più come luogo di pace e armonia: la bellezza era stata ormai soppiantata da sconvolgimenti che sembravano irreparabili.
Ma l'Architetto Serafino, protagonista della storia, conserva ancora vivo il ricordo della bellezza perduta e tenta in ogni modo di far ritorno alla superficie: guida così i suoi compagni di avventura - interpretati dagli acrobati, ginnasti e ballerini della compagnia - nel SALTO verso la luce.
“DUUM” è proprio il rumore di quel SALTO, compiuto per ritrovare la bellezza perduta.
La sua vibrazione racchiude in sè tutta la forza e l'energia del fare insieme, concetto mai così attuale dopo il periodo vissuto negli ultimi due anni.
Una sfida alla legge di gravità unita all'armonia del movimento: Serafino e i suoi amici si muovono tra cunicoli, tunnel e grotte, il risultato è un un susseguirsi di quadri scenici dove acrobazie aeree mozzafiato, performance atletiche al tempo stesso potenti e leggiadre, insieme giochi di luce, videoproiezioni ed effetti speciali, regalano al pubblico di tutte le età attimi di sogno e poesia.
Maggiori informazioni www.teatroliricogiorgiogaber.it - boxoffice@teatroliricogiorgiogaber.it
Prevendite on line https://www.ticketone.it/eventseries/sonics-in-duum-3009366/
TEATRO CARCANO: " LE SEDIE "
Autore: Eugène Ionesco
Attori: Michele Di Mauro e Federica Fracassi
Regia: Valerio Binasco
Periodo: (15 - 20 marzo)
Valerio Binasco affronta per la seconda volta – dopo La lezione diretta per lo Stabile di Genova – il teatro di Eugène Ionesco con Le sedie, un classico che ancora oggi demolisce tutte le convenzioni su cui si basa la nostra quotidianità. I personaggi e le situazioni delle pièce di Ionesco sono intorno a noi, reali e riconoscibili: sono le feroci vicine di casa che si esprimono esclusivamente con proverbi o frasi fatte, i colleghi dalla parlantina irrefrenabile, gli amici vittimisti.
Binasco dirige Michele Di Mauro e Federica Fracassi in una commedia i cui tratti assurdi si dissolvono in un vuoto carico di parole che via via perdono senso, in una dimensione di frustrazione che a distanza di quasi settant’anni dal debutto dello spettacolo (prima assoluta al Théâtre Lancry di Parigi, il 22 aprile 1952) sembra parlare direttamente al nostro disarmante presente.
Un faro abbandonato su un’isola: un vecchio e una vecchia attendono in una grande sala gli ospiti per una conferenza, una cerimonia sontuosa per accogliere un oratore e il suo messaggio fondamentale. Due vecchi, marito e moglie, che goffamente rivelano la loro piccola realtà: illusioni, delirio, fallimento, ma soprattutto un grande silenzio, una mancanza di interlocutori così come di comunicazione. Ma comunicare cosa? È un grande vuoto quello che risuona intorno ai due anziani, circondati da una ressa di figure inesistenti, sedie che si accatastano, rumori di sottofondo, senza che nulla avvenga realmente, perché in questa farsa tragica, dove si ride con angoscia, il nodo centrale è esorcizzare la paura, la disperazione.
«Il teatro di Ionesco – scrive nelle sue note di regia Valerio Binasco – è una specie di mondo rovesciato: tutto quel che ci entra dentro si capovolge, come il salto di un pagliaccio. Dato che l’assurdo (alla cui “scoperta” Ionesco deve la sua fortuna nel campo della letteratura teatrale) è il tema filosofico di tutte le sue pièce, così anche la filosofia si muta in materia per buffoni.
È un giullare, Ionesco, che prende in giro il suo Re quando il suo Re è il teatro, e nelle sue commedie si percepisce l’odio e l’amore per esso […] E allora prendiamo coraggio, e diciamo che è arrivato il tempo di portare in scena anche l’altro lato del suo sentimento verso il teatro: l’amore [….]
Ed ecco, allora, che sto rivelando il mio segreto intento di regista: fare di questo testo una storia di tenerezza umana […]
Dedico questo nostro viaggio nel mondo al rovescio delle Sedie alla vera assurdità della nostra epoca: alla speranza».
Le foto riportate sono di Gian Renzo Morteo
TEATRO MANZONI: "MINE VAGANTI"
(8-20 marzo)
DI FERZAN OZPETEK
AtTori: FRANCESCO PANNOFINO, IAIA FORTE, ERASMO GENZINI, CARMINE RECANO CON SIMONA MARCHINI
SCENE: LUIGI FERRIGNO
COSTUMI: ALESSANDRO LAI
LUCI: PASQUALE MARI
Ferzan Ozpetek firma la sua prima regia teatrale mettendo in scena l’adattamento di uno dei suoi pluripremiati capolavori cinematografici, Mine vaganti. Al centro della vicenda una famiglia, proprietaria di un pastificio in un piccolo paese del sud, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità l’azienda ai figli. Tutto precipita quando il figlio Antonio si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il secondogenito Tommaso tornato da Roma per raccontare anch’egli la sua verità. Una favola dolce-amara che lascia intatto lo spirito essenzialmente intrigante, attraente e al contempo umoristico della pellicola e in cui il pubblico è chiamato ad interagire con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese. Una prospettiva che si realizza con un eccellente cast corale.
TEATRO MENOTTI: "L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA"
(25 - 27 febbraio)
TEATRO CARCANO : "LE VERITA' DI BAKERSFIELD" (24 - 27 febbraio)
Autore: Stephen Sachs
Regia: Veronica Cruciani
Attori: Marina Massironi, Giovanni Franzoni
Traduzione: M.Farau
Scene e Costumi: B.Bessi, N.Hatami
Light Design: G.Starapoli
Due destini, due vicende umane lontanissime che si incontrano nello scenario di un’America sempre percorsa da forti divari sociali. Maude, cinquantenne disoccupata, appare come una donna ormai vinta dall’esistenza, ma nell’evidente disordine della sua caotica roulotte è celato un possibile tesoro, un presunto quadro di Jackson Pollock.
Il compito di Lionel, esperto d’arte di livello mondiale, volato da New York a Bakersfield, è quello di fare l’expertise dell’opera che, in caso di autenticazione, potrebbe far cambiare completamente vita alla sua interlocutrice.
Il dialogo, che si svolge interamente tra le cianfrusaglie della casa-roulotte, marca molto le differenze tra i due, ma nel prosieguo dell’incontro accade che Maude si riveli assai meno sprovveduta di quanto appare e la posizione di Lionel appaia via via sempre più fragile in una sorta di ribaltamento di ruoli che conduce all’epilogo…
Ispirato a eventi veri, questo dramma comico crea domande vitali su ciò che rende l’arte e le persone veramente autentiche.
Le verità di Bakersfield (titolo originale Bakersfield Mist), mai rappresentato in Italia, è stato portato in scena nei migliori teatri negli Stati Uniti (tra i quali il Fountain Theater di Los Angeles e Orlando Shakespeare Theater) e tradotto in diverse lingue. Tra gli interpreti, hanno dato volto ai protagonisti anche Kathleen Turner e Ian McDiarmid, nella tenitura di tre mesi al West End di Londra.
Marina Massironi e Giovanni Franzoni lo interpretano magistralmente diretti dalla mano sapiente di Veronica Cruciani.
«Non possiamo pronunciare la parola verità senza che non scaturiscano in noi una successione di domande. Che cos’è una verità? Chi decide che cosa è vero e che cosa è falso?
Come si costruisce una verità a cui tutti credono fino a far pensare che sia la realtà?
Queste domande riguardano anche il mondo del teatro, dove la verità è una costruzione, una finzione paradossalmente necessaria. La verità o la sua finzione si incarnerà in un quadro di Jackson Pollock.
Il presunto Pollock farà incontrare i mondi di Lionel e Maude creando un dialogo intenso, che sarebbe stato impossibile senza il quadro…»
Dalle note di regia di Veronica Cruciani
TEATRO MANZONI: " ENRICO IV "
(22 febbraio - 6 marzo)
AUTORE: LUIGI PIRANDELLO
REGIA: LUCA DE FUSCO
ATTORI: EROS PAGNI, ANITA BARTOLUCCI, PAOLO SERRA, VALERIO SANTORO, GENNARO DI BIASE, MATTEO MICHELI, ALESSANDRA PACIFICO GRIFFINI, ALESSANDRO BALLETTA
SCENE E COSTUMI: MARTA CRISOLINI MALATESTA,
LUCI GIGI SACCOMANDI
MUSICHE A CURA DI GIANNI GARRERA
Enrico IV, il celebre testo di Pirandello, andrà in scena esattamente cento anni dopo la prima assoluta che avvenne proprio al Teatro Manzoni e che fu salutato dai milanesi con grande successo. La vicenda di un uomo che è caduto da cavallo durante una festa in maschera e si è risvegliato convinto di essere Enrico IV, il personaggio storico che stava interpretando, è una grande metafora. Con la sua figura ci fa riflettere sul grande tema della follia, ma anche sulla finzione e sul teatro stesso, visto che l’uomo, di cui non conosciamo neppure il vero nome, si è talmente radicato nel suo personaggio da non volerne uscire neppure quando rinsavisce di colpo. Si tratta di un personaggio che aspetta la maturità di un grande attore e che qui sarà incarnato dall’ottimo Eros Pagni, attore dalla formidabile carriera. Al regista Luca De Fusco è affidato il compito di sorprenderci scavando dentro le pieghe del testo del geniale drammaturgo.
Il 24 febbraio 1922 Enrico IV di Luigi Pirandello, uno dei capolavori del grande drammaturgo siciliano, andò in scena per la prima volta al Teatro Manzoni di Milano nella sede di Piazza San Fedele. Protagonista di quella storica prima rappresentazione fu il famoso attore marchigiano Ruggero Ruggeri, fortemente voluto da Pirandello nel ruolo del titolo che ancora prima di stendere il testo si era assicurato la sua disponibilità presentandogli il soggetto della pièce. Tante le chiamate in palcoscenico la sera della prima, sia per gli interpreti che per Pirandello stesso che si dovette presentare alla ribalta acclamato dal pubblico. Il 24 febbraio 2022 Enrico IV tornerà in scena segnando i 100 anni esatti da quello storico momento, anche se in un altro Teatro Manzoni. La sede infatti di Piazza San Fedele fu vittima dei bombardamenti alleati del 1943. L’attuale sede di via Manzoni fu inaugurata nel 1950.
TEATRO CARCANO : "LA PARRUCCA" (17 - 20 febbraio)
Con Maria Amelia Monti e Roberto Turchetta
Da La parrucca e Paese di mare di Natalia Ginzburg
Attori: Maria Amelia Monti e Roberto Turchetta,
tratto da due atti unici di Natalia Ginzburg.
Scene e luci Nicolas Bovey
Costumi e oggetti di scena Sandra Cardini
Musiche originali Massimiliano Gagliardi
Regia Antonio Zavatteri
Produzione Nidodiragno/CMC
Comico, drammatico, vero, scritto con l’ironia e la leggerezza che rendono la Ginzburg unica nel panorama della narrativa e della drammaturgia italiana, La parrucca conferma Maria Amelia Monti come straordinaria interprete ginzburghiana, l’attrice più adatta oggi a far rivivere quel personaggio femminile che tanto aveva di Natalia stessa. Al suo fianco, Roberto Turchetta, attore di lunga esperienza teatrale che ha lavorato - tra gli altri - con Valerio Binasco, Emilio Solfrizzi, Silvio Orlando, Marina Massironi, Sergio Fantoni, Gioele Dix, Geppi Cucciari, Ugo Dighero, Riccardo Scamarcio.
Due atti unici di Natalia Ginzburg che sembrano l’uno la prosecuzione dell’altro. In Paese di mare una coppia girovaga e problematica prende possesso di uno squallido appartamento in affitto. Lui, Massimo, è un uomo perennemente insoddisfatto, passa da un lavoro all’altro ma vorrebbe fare l’artista. Lei, Betta, è una donna ingenua, irrisolta, che si deprime e si annoia facilmente, e tuttavia è genuina come solo i personaggi della Ginzburg sanno essere. A Betta la nuova casa non piace, come non le piace quel piccolo paese di mare. Ma Massimo, che ha la speranza di trovare un lavoro nell’industria di famiglia di un suo vecchio amico, la convince a restare. Tranne che l’amico si rivelerà pieno di problemi e non lo riceverà nemmeno. Così la coppia dovrà ripartire proprio nel momento in cui Betta si sarà affezionata al luogo e alla casa.
Ne La parrucca ritroviamo Betta e Massimo in un piccolo albergo isolato, dove si sono rifugiati per un guasto all’automobile. Betta è a letto disperata e dolorante perché durante un litigio Massimo l’ha picchiata. Massimo, che ora è pittore ma dipinge quadri che la moglie detesta, si è chiuso in bagno a leggere. Dopo aver urlato al marito la sua rabbia e la sua frustrazione per un matrimonio che non funziona più, Betta telefona alla madre e le rivela di essere incinta di un politico con cui ha una relazione clandestina.
Per informazioni: info@teatrocarcano.com | www.teatrocarcano.com
TEATRO MANZONI: " I SOLITI IGNOTI " (8 - 20 febbraio)
Regia: Vinicio Marchioni
Attori:
PAOLO GIOVANNUCCI,
SALVATORE CARUSO,
VITO FACCIOLLA,
ANTONIO GROSSO,
IVANO SCHIAVI,
MARILENA ANNIBALLI
La commedia è la prima versione teatrale del mitico film con la regia di Mario Monicelli, uscito nel 1958 e diventato col tempo un classico imperdibile della cinematografia italiana e non solo.
Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri improvvisati sbarcano sulle scene rituffandoci nell' Italia povera ma vitale del Secondo dopoguerra. La regia di Vinicio Marchioni – insieme
all’adattamento di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli - rende merito alla sceneggiatura originale grazie a trovate di scrittura teatrale che contribuiscono a rendere moderna quell'epoca lontana consentendoci di rivivere le atmosfere del periodo.
Note di regia
Ci sono dei film che segnano la nostra vita e I soliti Ignoti, per me, è uno di questi. Come uomo mi sono divertito e commosso di fronte alle peripezie di questo gruppo di scalcinati ladri. Come attore mi sono esaltato davanti alla naturalezza con cui recitano mostri sacri come Mastroianni e Gassman. Come regista ho amato il perfetto equilibrio con cui Monicelli rende un argomento drammatico in modo leggero. Così l’idea di realizzare lo spettacolo teatrale dal film, mi ha immediatamente conquistato. È una storia bella e necessaria, che ci parla del presente immergendoci nel passato. La povertà del dopoguerra è una piaga che resiste ancora oggi, sebbene in altre forme, in tante zone d’Italia. Vorrei restituire sulla scena l’urgenza sentita dai personaggi di superare la miseria che li affligge, insieme alla vitalità indistruttibile e alla magia di un’Italia passata verso la
quale proviamo nostalgia e tenerezza. Spero che gli spettatori possano uscire dal teatro con gli stessi sentimenti che provo io dopo una visione del film: divertiti, commossi e perdutamente innamorati di quei personaggi indimenticabili. Adattare un classico è sempre una sfida rischiosa e difficile. Ma sono le sfide che vale la pena vivere, insieme ai miei compagni di strada.
TEATRO MANZONI: "
DON CHISCIOTTE " (18-30 gennaio)
ATTORI: Alessio BONI - MARCELLO PRAYER
E FRANCESCO MEONI - PIETRO FAIELLA - LILIANA MASSARI - ELENA NICO
RONZINANTE BIAGIO IACOVELLI
SCENE MASSIMO TRONCANETTI
COSTUMI FRANCESCO ESPOSITO
LUCI DAVIDE SCOGNAMIGLIO
MUSICHE FRANCESCO FORNI
REGIA: ROBERTO ALDORASI, ALESSIO BONI, MARCELLO PRAYER liberamente ispirato all’iconico e visionario romanzo di Cervantes, narra le strabilianti avventure di un eroe fuori dal tempo, il cui spirito, infiammato dalla lettura dei poemi cavallereschi, anela a epiche imprese. Alessio Boni vive con ardore i panni e l’armatura del cavaliere errante accanto all’eclettica e raffinata Serra Yilmaz nel ruolo del fido scudiero Sancho Panza, giovane contadino simbolo di purezza di cuore, la cui saggezza di matrice popolare contrasta con la lucida e nobile follia di Don Chisciotte. Forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici. Dopotutto, sono proprio coloro che sono folli abbastanza da andare controcorrente, che meritano di essere ricordati in eterno. Regia dello stesso Boni con Roberto Aldorasi e Marcello Prayer, ai quali si è aggiunto in fase di stesura drammaturgica Francesco Niccolini, cui si deve anche l’adattamento del romanzo originale.
Al Teatro Lirico "Giorgio Gaber" si ricomincia con Ale e Franz
È una valida occasione per tornare, dopo oltre vent'anni, al Teatro Lirico di Milano: è infatti in programma in questi giorni lo spettacolo inaugurale "Comincium", con la nota coppia di comici milanesi Ale e Franz, ovvero il cinquantenne Alessandro Besentini e il cinquantaquattrenne Francesco Villa. Un sodalizio teatrale e televisivo, il loro, nato circa venticinque anni fa; la notorietà è legata al palco di Zelig, fin dai primi anni 2000. Il Teatro Lirico "Giorgio Gaber", nella nuova denominazione dedicata al grande cantautore
milanese scomparso nel 2003, ha trovato un ottimo "restyling", che certamente lo porterà ancora a competere con i migliori teatri di Milano. L'impatto col grande palcoscenico, l'ampia platea
e le numerose gallerie è stato davvero piacevole. Le due ore di spettacolo di Ale e Franz, per la regia di Alberto Ferrari, ci hanno portato indietro negli anni, soprattutto per il supporto musicale della cantante-attrice Alice Grasso che, accompagnata da un valido gruppo rock di quattro strumentisti, ha introdotto, implementato e completato le tre scene preparate dal duo di comici, con brani tratti dai repertori di Jannacci, Gaber, Cochi e Renato. Tutti artisti ai quali Ale e Franz sono certamente debitori, per la tipologia della loro comicità, dove un'ironia che nasce dal vecchio cabaret degli anni '60 e '70, il Derby soprattutto, unita al bisogno di espressioni tipiche in milanese, produce una comicità surreale, sottile e divertente, non disgiunta da un senso di nostalgia di un mondo che non esiste più. Pochi elementi scenici, quali una scala, una panchina o un tavolo, sono stati sufficienti per fare da sfondo al fitto dialogo di Ale e Franz. La bravissima cantante-attrice Alice Grasso ha partecipato in modo disinvolto alla seconda brillante scena supportando molto bene i due protagonisti. Uno spettacolo divertente, che troverà numerose repliche in questi giorni, conclusosi con fragorosi applausi del pubblico intervenuto.
Milano, 28 dicembre 2021 Cesare Guzzardella
Teatro Franco Parenti:
Il 3 dicembre a Teatro per beneficenza
"Sul Cuscino" un viaggio onirico tra voce, corpo e movimento

Una serata spettacolo a favore di FRO Onlus – Fondazione Radioterapia Oncologica, con Kataklò Athletic Dance Theatre e NicoNote. Il viaggio inizia già nel foyer: i danzatori danno vita a tableau vivant creati con gli abiti dei fashion Designer IED Milano
I danzatori acrobatici di Kataklò Athletic Dance Theatre (con alcuni giovani talenti dell’Accademia Kataklò) incontrano le atmosfere sonore di NicoNote e gli outfit dei neo Fashion Designer IED Moda Milano. Ne nasce Sul cuscino, un’esperienza di viaggio onirico al Teatro Franco Parenti, una serata spettacolo con finalità benefica ideata dal docente e coordinatore IED Alon Siman-tov e realizzata in collaborazione con l’Istituto Europeo di Design.
La serata, in programma il 3 dicembre a favore di FRO Onlus – Fondazione Radioterapia Oncologica, si dipana a partire da un centro focale: l’oggetto cuscino, elemento simbolico di intimità e familiarità. Il viaggio inizia per lo spettatore già nel foyer, dove i danzatori – negli abiti dei neodiplomati IED Moda Milano e accompagnati dall’intervento poetico di NicoNote – danno forma a tableau vivant che introducono ciascuno alle suggestioni di un sogno, richiamando quell’interazione tra corpo, abito e danza espressa, in via inedita, nel fashion film PÓST IED Avant Défilé 2021, presentato lo scorso giugno da IED con Kataklò.
Il viaggio prosegue poi e cambia forma sul palco della Sala Grande: valorizzato dalle atmosfere sonore della voce di NicoNote e ancora da alcuni outfit a tema degli ex studenti IED Moda Milano, il teatro diventa lo scenario onirico in cui i corpi dei danzatori si immergono, accompagnando il pubblico dentro una dimensione ineffabile. I corpi, mossi dall’eclettica sensibilità delle coreografie di Giulia Staccioli, danno vita a un racconto fisico che esplora ogni possibilità del gesto atletico e coreutico.
In questo racconto NicoNote si immerge nel disegno coreografico dando forma a veri e
propri paesaggi sonori, in cui la voce e il suono diventano corpo danzante in dialogo profondo con i corpi in scena. La voce attraversa i testi, tra frammenti da Peter Handke a Pier Vittorio Tondelli, da Amelia Rosselli a Elizabeth Bishop, rielaborazioni da brani celebri di Henry Purcell a Robert Schumann e materiali originali di NicoNote. Onirica e sospesa tra suono ed elettronica, NicoNote danza con la sua voce, disegnando uno spazio accogliente, profondo, nel calore di una intimità condivisa.
Il cuscino è doppiamente protagonista degli intenti benefici della serata: 30 pezzi unici decorati dagli studenti dell’Istituto Europeo di Design saranno in vendita al pubblico nel foyer del Teatro a favore di FRO Onlus.
I biglietti per il pubblico sono disponibili su (https://teatrofrancoparenti.it/spettacolo/sul-cuscino/) o presso la biglietteria del Teatro Franco Parenti.
Le collezioni moda degli ex studenti IED Milano
Nel foyer del Franco Parenti e sul palco della Sala Grande il tema onirico è ripreso dagli abiti che compongono i tableau vivant (di Dara Silva Bulleri, Valentina Franchi e Gaetano Stea, ex studenti IED Milano), in quelli che vestono NicoNote (ancora Dara Silva Bulleri) e che intervengono in alcune coreografie (Gioele Costantini).
Milano, 1 dicembre 2021
Teatro Manzoni: "L'ANIMA BUONA DI SEZUAN"
OMAGGIO A GIORGIO STREHLER con
MONICA GUERRITORE
(4 -17 Novembre)
DI BERTOLT BRECHT
REGIA: MONICA GUERRITORE
TRADUZIONE E ADATTAMENTO ROBERTO MENINAttori: MATTEO CIRILLO, ALESSANDRO DI SOMMA, ENZO GAMBINO, NICOLÒ GIACALONE, FRANCESCO GODINA, DIEGO MIGENI, LUCILLA MININNO
Nella capitale della provincia cinese del Sezuan giungono tre dèi alla ricerca di qualche anima buona e ne trovano solo una nella prostituta Shen Te, che accorda loro ricovero per la notte. Il compenso offerto per tale atto di bontà consentirà a Shen Te di vivere bene, ma il compenso è accompagnato dal comandamento di continuare a praticare la bontà. La povera prostituta apre una tabaccheria, ma si trova subito addosso uno sciame di feroci parassiti, da cui è costretta a difendersi. Per farlo, una notte, si traveste da cugino cattivo e spietato, ma interviene l’amore a complicare la situazione… Ne L’anima buona di Sezuan c’è tutta la tenerezza e l’amore per gli esseri umani costretti dalla povertà e dalla sofferenza a divorarsi gli uni con gli altri. Monica Guerritore mette in scena la meravigliosa parabola di Brecht regalandoci un magistrale esempio di teatro civile, politico e di poesia, in omaggio alla versione di Strehler del 1981.
TEATRO SAN BABILA:
" La Coscienza di Zeno "
Autore: Italo Svevo
Regia: Marco Rampoldi
Attori: Corrado Tedeschi, Petrozzi,Camilla Tedeschi
Date:
dal 14 febbraio al 1 marzo
Dal 14 febbraio al 1 marzo, in prima nazionale al Teatro San Babila di
Milano, Corrado Tedeschi sarà Zeno
protagonista de La coscienza di Zeno, tratto dal grande classico di Italo Svevo. Ad accompagnarlo sulla scena
Claudio Moneta, Roberta Petrozzi e Camilla Tedeschi e le musiche dal vivo si Gianluca Sambataro, per la regia
Zeno Cosini, sotto la giuda dell'emblematico Dottor S., ripercorre analiticamente i momenti principali della suaesistenza. Ciò che nel romanzo è affidato alla scrittura di un diario, sul palcoscenico acquista l’evidenza di una
rievocazione concreta, gli spettatori sono invitati ad assistere a una sorta di seduta psicoterapeutica aperta al
pubblico.
Con le armi dell'ironia e del sarcasmo, Corrado/Zeno affonda le mani nella vita di ‘un uomo che inciampa
continuamente nella vita’ per cercare di trovare l'origine della sua inettitudine e del suo costante senso d
i inadeguatezza, dal difficile rapporto col padre alle complesse relazioni con l’universo femminile, a causa delle
 quali Zeno si trova da una parte ad avere come moglie una donna per cui non prova nessuna attrazione, dall'altra
a inseguire costantemente passioni chimeriche e fugaci, per parlare poi degli antagonisti che finiscono per
diventare amici, fino all’ossessivo obbiettivo del liberarsi dal vizio del fumo.
Dopo il grande successo de L’uomo dal fiore in bocca, debuttato oltre vent'anni, in replica per oltre quindici anni,
Corrado Tedeschi torna a Pirandello, ancora con la regia di Marco Rampoldi.
Al Teatro Carcano "Il silenzio grande"
per la regia di
Alessandro Gassmann
"Il silenzio grande" di Maurizio De Giovanni è una commedia in
due atti per la regia di Alessandro Gassmann. Tutto avviene
all'interno di un grande studio con vaste librerie nella casa
del noto scrittore Valerio Primic. Valerio, un personaggio
discreto, sempre assorto nei suoi libri, certamente molto buono
d'animo, ha però un rapporto di poca
comunicazione con i figli
Massimiliano e Adele. Ma anche con la moglie Rose, sempre più
distante da lui pur amandolo molto, il rapporto è in crisi.
Tanti "piccoli silenzi" sono presenti in quella casa che sommati
danno "un silenzio grande". Il personaggio più presente, anche
nelle circa due ore di spettacolo, è la cameriera Bettina,
l'unica che entra maggiormente nel mondo ricco d'ideali di
Valerio, un mondo lontano dalla realtà che sta attraversando.
Infatti un momento difficile nell'economia famigliare porterà
poi alla vendita del grande appartamento dove la famiglia vive
per potere risanare i debiti accumulati negli ultimi anni. Ma
ciò sembra non intaccare più di tanto il mondo ideale di
Valerio. La mancanza di rapporti veri di dialogo con i familiari
renderà tardivamente noti a Valerio le problematiche dei figli:
Massimiliano finalmente riuscirà a rivelargli la sua
omosessualità e la grande passione per il teatro e la
stravagante giovane Adele renderà note le sue vicende amorose
con persone molto mature d'età. Insomma, una vicenda non
particolarmente nuova e con un finale a sorpresa, che viene
raccontata molto bene da bravissimi attori, coordinati benissimo
da Alessandro Gassmann. Il protagonista Massimiliano Gallo,
Valerio, è perfetto nel suo ruolo e rivela tutti i modi teatrali
di una scuola napoletana che si rifà ai De Filippo. Bravi anche
Stefania Rocca in Rose, Jacopo Sorbine e Paola Senatore, i figli
ed eccellente Monica Nappo, una cameriera-governante di grande
umorismo. Un lavoro anche molto divertente, nel pieno di una
tradizione un po' datata, ma che ha il merito di arrivare subito
al pubblico grazie all'ottima compagnia teatrale, Massimiliano
Gallo prima di tutti. Efficaci le realizzazioni video di Marco
Sciavoni proiettate e perfettamente uniformate con gli attori.
Fragorosi applausi ieri sera alla prima milanese del Teatro
Carcano. Altamente consigliabile.
7 febbraio 2020 Cesare Guzzardella
TEATRO MANZONI: "
The deep blue sea
"
Autore:
Terence Rattigan
Regia:
Attori: Luisa Ranieri, Maddalena Amorini, Giovanni Alzaldo, Alessia Giuliani, Flavio Furno, Aldo Ottobrino, Luciano Scarpa
Date: dal 30 gennaio al 16 febbraio
The deep blue sea è considerato il capolavoro di Terence Rattigan, drammaturgo inglese del XX secolo. Il testo delinea un intenso personaggio femminile che incarna l’essenza stessa della capacità di amare, resistere e rinascere delle donne. Qui le presta il volto la magnetica e sanguigna Luisa Ranieri, per la minuziosa e ponderata regia di Luca Zingaretti. Si tratta di una straordinaria storia passionale ambientata nella borghesia inglese degli anni ‘50; una riflessione su cosa un uomo o una donna sono capaci di fare per inseguire l’oggetto del loro amore. La storia inizia con il fallito tentativo della protagonista Hester di togliersi la vita. La donna, che ha lasciato il facoltoso marito a causa di una relazione con un giovane, nata sull’onda della passione e della sensualità, è ora sfinita e disperata per il progressivo raffreddarsi di tale relazione. Alla fine Hester sarà costretta a prendere una decisione particolarmente difficile.
TEATRO COCCIA: " Il Costruttore Solness "
Autore: Ibsen
Regia: Alessandro Serra
Attori: Umberto Orsini, Lucia Lavia,
Renata Palminiello,
Salvo Drago,
Flavio Bonacci
Una delle qualità che più apprezziamo in quello che è ancora, alla bellezza di ottantacinque anni, uno degli attori protagonisti della scena teatrale italiana, Umberto Orsini, è, oltre, naturalmente, la sua straordinaria bravura, l’inesausta curiosità per testi poco frequentati, lo spirito di ricerca e la volontà di confrontarsi con esperienze interpretative mai scontate e ai margini della più consolidata tradizione teatrale. E’ il caso di questo “Costruttore Solness”, un atto unico scritto da Ibsen nel 1892, che oggi, domenica 26 gennaio, Orsini ha replicato, dopo la prima di ieri sera, al Teatro Coccia di Novara, la sua città natale. Lo spettacolo è una produzione della Compagnia Orsini e del Teatro Stabile dell’Umbria, per la regia di Alessandro Serra, che cura anche scene, costumi e luci. Halvard Solness è uno dei personaggi più complessi e affascinanti che il grande scrittore norvegese abbia creato. La vicenda di Solness è apparentemente quella del declino e della tragica sconfitta finale di una volontà di potenza: il protagonista è un facoltoso e potente imprenditore edile, un costruttore di case, che non vuole cedere a nessuno il proprio potere, schiacciando chiunque collabori con lui , a cominciare dal giovane architetto Ragnar, che egli teme possa affermarsi ed emergere, limitando o oscurando il suo potere. Solness è la “Voluntas” di Schopenhauer o la “Volontà di potenza “ di Nietzsche, che però, egocentricamente realizzata, soffoca e opprime qualunque essere entri in contatto con essa. Questa lotta per l’affermazione di sé prende anzitutto la forma di una lotta senza quartiere di un vecchio contro i giovani .Tale atmosfera di raggelante oppressione è resa benissimo dalla regia di Serra mediante la costruzione di un ambiente grigio, plumbeo una specie di allucinante carcere di alte pareti da cui non si può evadere, mosse dagli attori a rendere sempre più oppressivi gli spazi. La casa, il ‘mito centrale e il senso stesso dell’esistenza, privata e pubblica, di Solness, si trasforma in una sorta di incubo allucinatorio. Tuttavia, come sempre in Ibsen, questo ‘potere’ (che non è solo economico, ma incarna le forze più profonde della vita) è minato al suo interno dal cupo presagio di un destino di sconfitta e di catastrofe, simbolicamente incarnato dalla moglie Aline, donna spezzata moralmente e invecchiata precocemente da una terribile sventura occorsale anni prima, la morte dei due figli, che ella, almeno secondo le accuse del marito, ha nutrito col latte avvelenato dalla malattia contratta in seguito allo choc provocato in lei dal trauma seguito all’incendio della casa paterna in cui abitava col marito e i figlioletti. Ora, sorta di inquietante fantasma, Aline si aggira quasi strisciando lungo le grigie pareti, compare e scompare, in una casa vuota, dove le stanze costruite per i bambini sono immerse nel glaciale silenzio della morte. Il costruttore di case Solness non ha potuto costruire la sua casa, simulacro di un fatale destino, più tomba che casa. La ‘volontà’ di Solness non è libertà compiutamente realizzata, ma al contrario perdita, sconfitta, resa a una misteriosa forza superiore contro cui s’infrange ogni anelito umano (e qui c’è qualcosa dell’antica tragedia greca): la lotta contro la gioventù è allora per il protagonista disperato tentativo di resistere a un fato, che la sua coscienza malata presagisce comunque come inevitabile, anzi, con una contraddizione tipica dei grandi personaggi ibseniani, ne è addirittura oscuramente attratto, avvertendo una sorta di fascino della vertigine e della distruzione. Ad alimentare il dramma interiore di Solness, a minarne la forza della volontà costruttrice è anche un oscuro senso di colpa: la sua potenza economica è nata proprio dall’incendio di quella casa, che ha liberato una ampia area fabbricabile per la sua attività. La figura di Aline, nel suo continuo scivolare nelle tenebre ed emergerne è il simbolo stesso, reso benissimo dalla regia, di questo senso di colpa. Solness è convinto che la sua pena e il suo dramma siano la prova che Dio non lo ama: da qui la costruzione di case come sfida a Dio, in quanto, prima d’allora, Solness era stato costruttore di chiese. La catastrofe, che cupa aleggia sin dall’inizio sul ‘costruttore’ assume le fattezze di una affascinante giovane Hilde Wangel, sorta di angelo vendicatore che riaffiora nella vita di Solness da un lontano passato, di cui lui aveva perso memoria. Sarà lei, colla intensa attrazione che susciterà nel protagonista, ultimo guizzo di una vita che lo ha ormai abbandonato, ad accompagnarlo sull’orlo del precipizio e a gettarvelo, come una sorta di cappio che si stringe inesorabilmente al collo di Solness, reso con grande efficacia dalla sobria e claustrofobica scena costruita da Serra. E’ per obbedire a una richiesta di Hilde, che Solness sfida il proprio terrore delle vertigini e sale sul punto più alto dell’impalcatura di una sua costruzione, da cui precipiterà. La vita è desiderio e la sua sconfitta, tensione a costruire e distruzione, si possono costruire solo ‘castelli in aria’ come dicono Solness e Hilde, rappresentazioni illusorie di una vita che si dilegua nel tempo. Splendida l’interpretazione di Orsini, che rende al meglio, con una recita asciutta, ma meravigliosamente ricca di sfumature , la complessa interiorità di Solness.. Molto bravi anche gli altri interpreti: Lucia Lavia è una perfetta Hilde nel suo fascino misterioso e inesorabilmente attraente, Renata Palminiello è una Aline assai efficace, nella sua angoscia e nel suo soffocante grigiore che la pone fuori dalla vita. Accanto a loro recitano con bravura le loro parti Salvo Drago (Ragnar), Chiara Degani (Kaja), Flavio Bonacci (Knut Brovik) Pietro Micci (il dottor Herald). Un applauso anche alla eccellente regia di Serra, di tenebrosa visionarietà, realizzata con una scenografia essenziale. Spettacolo di grande successo, indimenticabile.
Novara, 26 gennaio 2020 Bruno Busca
TEATRO SAN BABILA:
"Un grande grido d’amore"
Autore: Josiane Balasko,
traduzione David Norisco
Regia: Francesco Branchetti
Attori: BARBARA DE ROSSI, FRANCESCO BRANCHETTI,
Isabella Giannone e Simone Lamberti
Musiche: Pino Cangialosi
Date: dal 21 al 26 gennaio
Barbara De Rossi e Francesco Branchetti ancora insieme sul palcoscenico con uno spettacolo tutto nuovo, davvero coinvolgente: i due straordinari interpreti, protagonisti negli ultimi anni di numerose rappresentazioni di successo, dal 21 al 26 gennaio porteranno in scena al Teatro San Babila “Un grande grido d’amore” di Josiane Balansko con la traduzione di Davide Norisco e la regia dello stesso Francesco Branchetti. In scena anche Isabella Giannone e Simone Lambertini, musiche originali di Pino Cangialosi. Da Milano a Napoli, passando per Torino, Firenze e tantissime altre città, la commedia attraverserà l’Italia in lungo e largo, toccando numerose regioni, con una lunga e impegnativa tournée.
Al centro della vicenda i protagonisti Gigì Ortega e Hugo Martial, attori e coppia famosissima anni prima, fino all’abbandono delle scene da parte di lei e il conseguente declino della carriera di lui. La rinuncia improvvisa di un’attrice, protagonista con Martial di uno spettacolo pronto al debutto, fornisce all’agente il pretesto per tentare di formare di nuovo la mitica coppia e garantire il successo dello show. Da qui una serie di stratagemmi e imbrogli per convincere gli attori a tornare insieme e una serie di esilaranti situazioni ed equivoci in un’atmosfera spesso deflagrante, ricca di suspense ma anche di tenerezza.
Foto di Marinetta Saglio
La cena delle Belve al Teatro Carcano
È di scena al Teatro Carcano di Milano fino al 19 gennaio una pièce teatrale in due atti di Vahè Katchà, La cena delle belve - "Le repas des fauves". È una elaborazione drammaturgica di Julien Sibre nella versione Italiana di Vincenzo Cerami. Non è uno s pettacolo nuovo, ma certamente di grande successo in Italia dal 2017, per almeno due fattori: l'intelligenza della vicenda di Katchà, particolare ed avvincente, e la bravura degli otto protagonisti, sei uomini e due donne. In Francia la pièce è un successo sin dal 2011 e ha vinto importanti premi come il Premio Molière per il miglior spettacolo, il migliore adattamento e la migliore regia. È la storia di sette amici che a causa dell'improvvisa presenza di un ottavo personaggio, un gerarchia nazista della Gestapo, perderanno poi certamente l'amicizia, evidenziando nel corso della recita tutti i loro difetti utili a salvarsi la pelle. Siamo in Italia nel 1943, mentre i sette festeggiano un compleanno, due ufficiali tedeschi verranno uccisi. La rappresaglia della Gestapo prevederà di prendere due ostaggi per ogni appartamento del palazzo. Verrà imposto ai sette malcapitati di decidere chi di loro dovrà essere consegnato al cinico ufficiale tedesco. Il gerarca dà loro due ore di tempo per la scelta. Ognuno degli amici vorrà salvare la propria vita e davanti alla paura della morte l’amicizia un po' alla volta cederà il passo al bisogno di sopravvivenza. Il dialogo serrato dei sette amici mette in risalto il carattere di ognuno con elementi positivi per pochi e particolarmente negativi per altri. È uno spettacolo che parte da presupposti drammatici ma che riesce ad avere momenti decisamente divertenti grazie anche alla bravura attoriale di tutti, gerarca compreso. Alla prima rappresentazione milanese del giorno 9, con la sala del Teatro Carcano al completo, gli applausi sono stati meritati e fragorosi. Ricordiamo i bravissimi protagonisti: Marianella Bargilli, Emanuele Cerman, Alessandro D’Ambrosi, Maurizio Donadoni, Ralph Palka, Gianluca Ramazzotti, Ruben Rigillo, Silvia Siravo. La regia è di Julien Sibre e Virginia Acqua; valide le sene di Carlo De Marino con la riuscita scelta di proiettare le immagini su schermo che potenziano la drammaticità dell'evento e perfetti i costumi di Francesca Brunori. Da non perdere!!!
Milano, 10 gennaio 2020 Cesare Guzzardella
I
TEATRO MANZONI: "ANGELO DURO DA VIVO"
Di Angelo Duro
Date: dal 13 gennaio
Dopo il successo di pubblico e di critica dell’ultima tournée teatrale che ha registrato ovunque il sold out, la comicità dissacrante di Angelo Duro torna a calcare il nostro palcoscenico con il nuovo live show Angelo Duro da vivo. Si annuncia esilarante il one-man show del comico da quasi due milioni di follower, seguitissimo dal pubblico per la sua ironia cinica e imprevedibile che fa ridere e insieme riflettere. È lui stesso ad affermare: “Chi vi dice che parlerò? Posso starmene pure quaranta minuti in silenzio. Chi me lo vieta?”. Bisognerà quindi attendere di vederlo in scena per scoprire cosa racconterà questa volta.
Angelo Duro è un trentaseienne scappato dal lavoro che il padre voleva lasciargli in eredità, un’azienda con mille problemi da risolvere. Lui ha scelto la strada di essere libero e ha cominciato a raccontare la sua vita nei teatri, ottenendo sempre più consensi.
TEATRO MANZONI: "MASSIMO LOPEZ & TULLIO SOLENGHI SHOW"
Scritto da Massimo Lopez e Tullio Solenghi
Diretto da M. Gabriele Comeglio
con la Jazz Company
Date: dal 9 al 12 gennaioDopo i sold out della passata stagione, Massimo Lopez e Tullio Solenghi ci ripropongono il loro show, di cui sono interpreti ed autori, coadiuvati dalla Jazz Company del maestro Gabriele Comeglio, che esegue dal vivo la partitura musicale. Ne scaturisce una scoppiettante carrellata di voci, imitazioni, sketch, performance musicali, improvvisazioni, sempre alla ricerca di una grande complicità col pubblico. Tra i vari cammei, l’incontro tra papa Bergoglio e papa Ratzinger, i duetti musicali di Gino Paoli e Ornella Vanoni, o di Dean Martin e Frank Sinatra. Tullio e Massimo, da “vecchie volpi del palcoscenico”, si offrono alla platea come due vecchi amici, con l’empatia spassosa ed emozionale che da sempre li contraddistingue, per offrirci un racconto scenico senza un apparente filo conduttore, un po' a scatole cinesi, dove una semplice frase o una singola intonazione possono agevolare la scena successiva.
TEATRO CARCANO: "LA CENA DELLE BELVE"
Autore: Vahè Katchà
Regia: Julien Sibre e Virginia Acqua
Elaborazione drammaturgica Julien Sibre
Versione italiana Vincenzo Cerami
Con (in o. a.) Marianella Bargilli, Emanuele Cerman, Alessandro D’Ambrosi,
Maurizio Donadoni, Ralph Palka, Gianluca Ramazzotti, Ruben Rigillo, Silvia Siravo
Date: da giovedì 9 a domenica 19 gennaio 2020
Produzione Gianluca Ramazzotti per Ginevra Media Production Srl | Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano
In collaborazione con 51mo Festival di Borgio Verezzi
Tensione, ironia e humour nero in questa pluripremiata commedia francese, che Vincenzo Cerami ambienta nell’Italia del 1943. Un evento drammatico trasforma una cena tra amici in un gioco al massacro, in cui ognuno, tra vigliaccherie, spavalderie, meschinità, darà il peggio di sé nella speranza di salvare la pelle.
TEATRO MANZONI:
"Il BERRETTO A SONAGLI""
Autore:
Regia:
Francesco Bellomo
Attori: GIANFRANCO JANNUZZO, Rosario Petix, Carmen Di Marzo, A.Ferrara
Date: dal 10 al 27 ottobre
Il berretto a sonagli, capolavoro pirandelliano che ha da poco compiuto un secolo mantenendo intatta la sua lucida e tagliente provocazione, narra di un marito che accetta l’adulterio della moglie, ponendo come unica condizione la salvaguardia dell’onorabilità. Il personaggio di Ciampa proposto da Gianfranco Jannuzzo, che si muove con pacatezza e lucidità nell’arco dei sentimenti di dolore, furore, pietà e ironia, è in grado di parlare un linguaggio pirandelliano in tutte le sue sfumature. Obbedisce a un codice di comportamento che fa riferimento al sistema socio-morale delle tre corde: la seria, la civile e la pazza. La regia di Francesco Bellomo colloca la vicenda nell’immediato dopoguerra e recupera situazioni tipiche del mondo siciliano di quel tempo. Si connota per aver restituito alcune scene tagliate del copione originale e per aver aggiunto un prologo in flashback, consentendo così di evidenziare la spontaneità della vis comica pirandelliana.
Teatro Carcano : "ALLE 5 DA ME "
Autore:
Pierre Chesnot
Regia: Stefano Artissunch
Attori:
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