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DICEMBRE 2013
L'Orchestra
Ars Cantus a
Novara
L’Italia è il Paese delle
cento città e…delle mille orchestre. Soprattutto
nei teatri di provincia, ove le ristrettezze
finanziarie sono spesso pesantissime, spuntano
come funghi formazioni orchestrali note in
genere solo ad una ristretta cerchia di pubblico
locale, che difficilmente assurgono alla luce
della fama nazionale. E’ questo anche il caso di
Novara, ove la brevissima stagione sinfonica è
stata conclusa ieri sera, giovedì 19 dicembre,
da un
concerto
di un’ orchestra della cui esistenza,
confesseremo sinceramente, solo ieri abbiamo
avuto notizia. Si tratta dell’Ars Cantus,
creata, insieme col relativo coro, secondo
quanto si apprende dalle note informative del
programma di sala, dall’omonima associazione
nata nel 1987, a Varese, col lodevole scopo di
diffondere l’interesse per la musica classica
presso un pubblico giovanile. La formazione, che
ha le dimensioni e l’organico di una
rispettabile orchestra sinfonica, è guidata dal
Maestro Giovanni Tenti (1961), diplomatosi al
Conservatorio di Milano. L’Ars Cantus presentava
un programma impaginato su un numero piuttosto
ampio di brevi composizioni. Nel primo tempo
dominavano pezzi ispirati al più sulfureo
demonismo romantico: Una notte sul monte
Calvo di Mussorgskij, un episodio dal
Peer Gynt di Grieg (Nell’antro del re
della montagna), la Totentanz
listziana per pianoforte e orchestra:
alla tastiera Federico Ceriani, ventinovenne
lombardo, formatosi al Conservatorio di Como.
Dopo la pausa, una Ouverture di
Beethoven, Le rovine di Atene, un
episodio da The Planets di Holst –
Giove, il portatore di gioia- e a chiudere
due brani adatti all’atmosfera natalizia per la
loro ispirazione religiosa (l’inevitabile
Halleluja di Handel) o solidaristico-
umanitaria: il valzer per orchestra e coro
Seid umschlungen Millionen di J. Strauss j.,
con testo evidentemente tratto dall’Ode alla
gioia di F. Schiller, che con ben altri esiti ha
ispirato l’ultima sinfonia di Beethoven. Non
potendo ovviamente entrare nel merito dei
singoli pezzi, diremo che nel complesso l’Ars
cantus ha offerto una esecuzione dignitosa:
Tenti ha gestito apprezzabilmente dinamiche e
timbriche, nel rispetto dei diversi piani
sonori: ci hanno convinto in particolare il
brano mussorgskijano e quello di Holst, benché
non ci sia parso impeccabile il coro, un po’
debole nel registro dei soprani. Quanto a
Ceriani si è rivelato pianista di buone doti
tecniche nel percussivismo quasi bartokiano
della scrittura pianistica, ma dal suono un po’
troppo monocorde e incapace di sfumature. Due i
bis dell’ orchestra: il finale della nona di
Beethoven, non impeccabile (qualche pasticcio
dalle parti dei secondi violini) e una strana
composizione natalizia: un Tu vieni dalle
stelle, incastonato in una cornice che
sembrava echeggiare la musica dei Pianeti
di Holst. Applausi finali del pubblico, molto
numeroso, presente al Coccia.
21 dicembre Bruno Busca
La città di Vercelli
brinda al 2014 con il Gran Concerto di San
Silvestro
Ci saranno tante sorprese
musicali, e non solo, ad accogliere il pubblico
vercellese che affollerà il Teatro Civico per il
tradizionale Gran Concerto di San Silvestro.
Organizzato dall’Associazione Camerata Ducale,
in collaborazione con il Comune di Vercelli,
l’evento ad ingresso libero di martedì 31
dicembre inizierà alle 19.30. Protagonisti
assoluti i professori della Camerata Ducale che,
diretti sapientemente dalla bacchetta del
maestro Guido Rimonda, riusciranno a regalare
come sempre uno spettacolo straordinario, reso
ancora più ricco grazie alla partecipazione dei
giovanissimi cantanti Fadime Deniz Uyar
(soprano) e Edoardo Milletti (tenore). Il
direttore artistico Cristina Canziani non ha
lasciato trapelare nulla sulla serata, tranne
che il concerto sarà un excursus musicale che
spazierà dalle intense composizioni della lirica
italiana ai brani più celebri del repertorio
classico. A chiudere lo spettacolo il consueto
brindisi di fine anno nel foyer del Civico con
tutti i musicisti della Ducale.
www.viottifestival.it.
21 dicembre dalla redazione
Il violino di Edoardo
Zosi per la Società dei
Concerti
Ieri sera per la Società
dei Concerti nel Conservatorio milanese
abbiamo ascoltato un'ottima compagine
orchestrale quale la Stuttgarter Philharmoniker
in un programma che comprendeva musiche di
Dvorak e
Paganini.
Del musicista ceco in programma prima il raro
poema sinfonico The Water Goblin op.107 è
a conclusione della serata, la celebre
Sinfonia n.9 in mi min. op.95 “Dal nuovo mondo”.L'orchestra
ottimamente diretta dal M.tro Marcus Bosch ha
trovato una valida resa stilistica in entrambi i
lavori. Nella parte centrale della serata un
virtuosistico lavoro di Paganini quale il
Concerto n.1 in re magg. op.6 per vl. e orch.
ha trovato solista il ventiquattrenne milanese
Edoardo Dosi. Figlio d'arte, il giovane sta
acquisendo da anni notorietà anche
internazionalmente per le sue avvincenti doti
strumentali e per i numerosi concerti che esegue
accompagnato da orchestre
di tutta Europa. Ieri ha certamente dimostrato
di essere tra i migliori violinisti della sua
generazione. Il difficile concerto di Paganini è
ricco di difficoltà tecniche che vanno da
sopracuti in lunghe sequenze discorsive a
pizzicati e staccati di ardua difficoltà. La
bellezza della timbrica di Zosi ed il suo
eccellente vibrato sono
la prima cosa che si rileva all'ascolto e quindi
la facilità nel superare ogni difficoltà
tecnica. Decisamente valida la resa complessiva
del noto concerto con timbriche delicate ma
anche incisive e sonorità molto italiane.
Fragorosi applausi al termine e come bis un
brano da una Partita di J.S. Bach. Da ricordare.
19 dicembre 2013 Cesare Guzzardella
Cristiano Burato per
Serate Musicali
in Conservatorio
Ieri sera in Sala Verdi per
Serate Musicali abbiamo ascoltato un
ottimo concerto del pianista quarantacinquenne
Cristiano Burato. Programma variegato,
intelligente e con molto Chopin nella seconda
parte del
concerto.
Burato ha vinto molti premi internazionali ma ci
teniamo a ricordarlo vincitore del Concorso
Internazionale "Dino Ciani" del 1996; la giuria
era presieduta da Riccardo Muti. L'apparente
facile Children's Corner di Claude
Debussy ha introdotto il concerto e Burato ha
espresso nei deliziosi brani (mancava il n.3)
una bellezza di tocco e un grado di riflessione
estetica avvincente. Anche in Liszt con
Vallée d' Obermann da Année de Pèlerinage
(Suisse) il pianista ha trovato le giuste
dinamiche per affermare timbriche chiare e ben
definite. La celebre Parafrasi da Rigoletto
di Liszt-Verdi ha mostrato in toto le doti
virtuosistiche dell'interprete e la sua
originale intesa con il non facile
compositore
ungherese. Prima della esaustiva maratona
dedicata a Chopin abbiamo ascoltato un Valzer
dello scrittore russo Leone Tolstoi - forse la
sua unica composizione- nella rielaborazione in
Arabesque di Hans Fazzari, organizzatore delle
Serate e compositore. Di recente
l'avevamo ascoltata anche dall'eccellente
pianista cubana Juana Zayas. Ottima l'idea
creativa di Fazzari,valida l'esecuzione di
Burato come valido il breve e delicato brano
successivo dal sapore debussyano dell'eclettico
Fazzari intitolato Arabasque: d'aprés Tolstoi.
E veniamo ai brani di Chopin: ben cinque
polacche se consideriamo l'Op.22 e cioè
l'Andante Spianato e Grande Polacca Brillante
eseguita a conclusione. Le altre Polacche
erano l'op.40 n.2, la 40 n.1 "Militare",
l'op.26 n.2 e l'op. 53 "Eroica".
Eseguite quasi senza soluzione di continuità
questi capolavori del grande polacco hanno
trovato in Burato un degno e valido interprete.
La personalizzazione dell'esecuzione di alta
valenza espressiva vedeva un coerente equilibrio
complessivo con lettura analitica precisa e
momenti di valore estetico di prim'ordine. Molto
bello il bis con la prima Arabesque di
Debussy. Unica pecca la poca affluenza di
pubblico in una Sala Verdi che meritava il
pienone.
17 dicembre 2013. Cesare
Guzzardella
Axelrod conclude le
sinfonie di Brahms in Auditorium
Il
direttore statunitense John Axelrod ha concluso
domenica pomeriggio in Auditorium l'esecuzione
delle Sinfonie di Brahms con la splendida Terza
Sinfonia. Uscirà a breve un secondo Cd- il primo
è già in commercio- con queste incisioni
brahmsiane della Sinfonica Verdi e di Axelrod.
Il concerto prevedeva nella prima parte anche
l'esecuzione di Blumine di Mahler e dell'Idillio
di Sigfrido di Wagner. Direzione attenta e
di alta qualità per una ottima resa espressiva
dell'Orchestra Verdi.
16 dicembre C.G.
Anna Kravtchenko al
Teatro civico di Vercelli
Qual è la differenza fra una
semplice esecuzione e un’interpretazione
musicale? Certo è fatta anche di mille dettagli
“tecnici”, alcuni dei quali solo raffinati
intenditori riescono a cogliere all’ascolto, ma
essa è in gran parte il frutto di un quid
difficilmente definibile, perché probabilmente
di natura extramusicale, cui si può dare
approssimativamente il nome di “passione”: una
passione che si comunica per irrefrenabile
empatia dall’interprete all’ascoltatore. A
questo pensavamo dopo l’ascolto del Concerto
n.1 in do maggiore per pianoforte e orchestra
op.15 di L. van Beethoven,
suonato
meravigliosamente dalla pianista
ucraino-italiana Anna Kravtchenko ieri sera,
sabato 14 dicembre, al Teatro civico di
Vercelli, nell’ambito della nuova stagione del
benemerito Viotti Festival. Certamente la
Kravtchenko si può annoverare tra i virtuosi del
nostro tempo: basti come esempio la suprema
disinvoltura con cui affronta le prove di
agilità, anche alla mano sinistra, dell’Allegro
con brio iniziale o, sempre nel primo tempo,
la monumentale (e forse un po’ artificiosetta…)
cadenza finale. Ma quello della solista di
Karkhiv non è mai un virtuosismo compiaciuto di
sé: quello che colpisce l’ascoltatore non è
l’esibita bravura tecnica, ma la qualità del
suono, di straordinaria duttilità e ricchezza di
sfumature, quindi particolarmente adatto ad un
pezzo, come questo concerto, di estrema varietà
di registri. Ecco allora una Kravtchenko dalla
sonorità piena ed energica, marziale del primo
tempo, o festosamente brillante nel danzante
Rondò finale. Ma ecco anche una Kravtchenko
capace della più sublime espressività nel
sognante Largo centrale, dove il luminoso
‘sfumato’ del suo timbro dialoga superbamente
con l’impasto dei fiati, in particolare del
clarinetto: qui, e nella sorprendente
conclusione del finale Rondò, ove il trillo del
pianoforte si va dissolvendo in regioni tonali
remote, la Kravtchenko raggiunge le vette più
alte della sua sapienza interpretativa, grazie
alla limpida cantabilità del fraseggio, ad una
timbrica di grande finezza e ad un uso del
pedale di efficacia senza pari. Ma al di là
ancora di tutto questo, come si diceva, dalla
tastiera le dita della solista non esprimevano
solo suoni, ma quella “passione” che ha non solo
incantato il gran pubblico in sala, ma ha
trascinato l’orchestra, la Camerata ducale, in
un dialogo perfetto, cui hanno preso parte, con
eccellenti stacchi dei tempi, tutte le sezioni
della compagine, diretta con bacchetta sapiente
da Guido Rimonda, davvero bravo nel valorizzare
la tavolozza timbrica e i contrasti agogici di
questo gioiello musicale. Una superba prova
interpretativa, dunque, che ha entusiasmato gli
ascoltatori, a lungo plaudenti la bravissima
Kravtchenko. Il programma prevedeva, dopo
l’intervallo, un'altra composizione
beethoveniana: la Sinfonia n. 4 in si bem.
maggiore op.60. Anche a questa parte del
concerto va il nostro plauso più convinto: delle
“quarte” da noi ascoltate di recente, questa è
stata una delle più belle. Rimonda è stato
bravissimo, ancora una volta, nell’attenzione
rivolta al timbro particolare di questo
capolavoro del Maestro di Bonn: già dall’inizio,
con quell’introduttivo Adagio, misterioso nella
sua vaga sospensione tonale, ormai più vicino a
Mahler che ad Haydn, fino all’Allegro ma non
troppo conclusivo, con quel dialogo
singolare fra le febbrili, gioiose quartine
degli archi e la dolce tenerezza del secondo
tema, suonato dall’oboe. Eccellenti in generale
le dinamiche e gli stacchi dei tempi. Rimonda e
la Camerata ducale hanno fatto al pubblico gli
auguri per le imminenti festività natalizie
eseguendo Jingle Bell: suonata da loro,
anche questa è sembrata grande musica…
15 dicembre 2013 Bruno Busca
Ellinor D'Melon per
la Società dei Concerti
I talenti musicali precoci
sono molti nel mondo. Pianisti, violinisti,
percussionisti di 10, 13, 15 anni sbalordiscono
il pubblico in modo a volte esagerato. Specie
gli ascoltatori di media preparazione musicale
sono quelli che vedono nel giovanissimo talento
qualcosa di straordinario. Chi è
abituato
all'ascolto più profondo e chi ha come
riferimento i maggiori virtuosi violinisti o
pianisti, in genere è meno condizionato dalla
giovane età di un interprete e vuole solo la
migliore interpretazione. Ieri sera la
tredicenne violinista giamaicana Ellinor D'Melon
ha stupito il numeroso pubblico intervenuto in
Sala Verdi nel Conservatorio milanese. Era
accompagnata al pianoforte dalla bravissima
Irina Vinogradova, pianista russa di solida
esperienza concertistica specie nel settore
cameristico. La parte pianistica, molto
importante soprattutto nella prima parte del
concerto dedicata a Mozart e Schubert, ha messo
in risalto le sicure espressività del violino.
La sinergia raggiunta dalle due strumentiste è
stata impeccabile. La Sonata in sol maggiore
K379 del salisburghese ha
introdotto
il concerto e la Sonata in la maggiore D 574
"Grand Duo" del viennese ha concluso la
prima parte. Il talento della D'Melon è emerso
sin dalle prime note mozartiane ma è soprattutto
nei brani ascoltati dopo l'intervallo che
abbiamo riscontrato le incredibili qualità
tecnico-espressive della tredicenne giamaicana.
Da Souvenir d'un lieu cher op.42 di
Cajkovskij abbiamo ascoltato Meditation e
Scherzo, quindi di Pablo de Sarasate
Introduzione e tarantella op.43.
Questi
due lavori di grande notorietà sono indicativi
nel sottolineare le abilità melodico -espressive
di ogni interprete e in essi la D'Melon ha
trovato la corretta dimensione coloristica e una
sicurezza interpretativa di alto livello. Ancora
di più nella bellissima Fantasia di Franz
Waxman dalla Carmen di Bizet, la D'Melon
si è sbizzarrita in virtuosismi raffinati,
precisi in ogni settore della tastiera:
sopracuti perfetti e un vibrato intenso hanno
reso questa interpretazione mirabile. Non
dimentichiamo l'eccellente parte pianistica
della Vinogradova attenta ad ogni dettaglio
tecnico-timbrico e con volumi idonei a
sottolineare le raffinatezze della solista.
Lunghissimi applausi, fiori e due bis con una
stupefacente Campanella di Paganini . Da
ricordare.
14 dicembre 2013
Cesare Guzzardella
Un grande Buchbinder
per la Società dei Concerti
Molto atteso, come sempre, il
ritorno del pianista viennese Rudolf Buchbinder
in Conservatorio. La sua integrale delle sonate
pianistiche di Beethoven è proseguita ieri sera
in Sala Verdi davanti ad un pubblico
numeroso
ed attento. Livello esecutivo alto per un
artista che trova in Beethoven un compositore
congeniale ai suoi modi interpretativi. Ieri
Buchbinder ha eseguito cinque sonate: nella
prima parte le più immediate Op.2 n.2, l'
Op.14 n.1 e l'Op. 28 "Pastorale";
dopo l'intervallo abbiamo ascoltato l'Op.90
e la celebre "Appassionata" Op.57. Ancora
una volta rileviamo la completa
interiorizzazione del materiale musicale
beethoveniano con una resa interpretativa valida
che mostra chiaramente la classicità viennese. I
movimenti delle sonate,
eseguiti
rapidamente, dimostrano la notevole capacità di
sintesi non disgiunta da una complessiva resa
stilistica ed espressiva certamente di qualità.
Specie nelle sonate più giovanili Buchbinder ha
mostrato il lato più viennese
dell'interpretazione, ma lo spessore massimo di
questo grande pianista l'abbiamo ritrovato nella
sublime Op. 90, sostenuta da grande
riflessione estetica e da un dosaggio delle
timbriche che ha pochi precedenti tra i migliori
pianisti. Il secondo ed ultimo movimento,
altamente poetico, ha trovato un equilibrio
perfetto. La conclusiva sonata Appassionata
ha ancora una volta mostrato l'altezza di un
interprete importante che ha entusiasmato il
pubblico presente. Un bis ancora beethoveniano
con il movimento finale della "Patetica".
Bravissimo!
12 dicembre 2013 Cesare Guzzardella
Juana Zayas alle
Serate Musicali
E' una scoperta di Hans
Fazzari, lo storico organizzatore delle
Serate Musicali ,
Juana Zayas. La pianista cubana viene da non
pochi anni in Sala Verdi a Milano per un
concerto pianistico e ci presenta sempre un
impaginato tradizionale ma ben strutturato come
quello ascoltato ieri sera
davanti
ad una platea purtroppo ridotta numericamente ma
certamente preparata alla qualità. La Zayas è
infatti un'eccellente pianista specializzata nel
repertorio classico che va da Scarlatti a
Beethoven, da Schumann o Chopin a Debussy. Il
bellissimo concerto di ieri sera ruotava attorno
al francese per la quantità di brani eseguiti,
ma veniva anticipato da un brano giovanile ed
importante di Schumann ,Arabesque op.18 ,e
intervallato da sei Studi di Chopin: i n.
3,4 e 12 dell'Op. 10 e i n. 1,8 e 12
dell'Op.25. I colori, i tempi e il
delicato tocco nell' Op.18 che
introduceva il concerto sono stati eccellenti.
La non giovane pianista anche solo per questa
esecuzione potrebbe essere annoverata tra le
pianiste di prima classe.
Le sue eccellenti qualità in Debussy le abbiamo
rilevate successivamente con l'esecuzione delle
due giovanili e fresche Arabesques,
composte nel 1888. Il tocco delicato e il
perfetto equilibrio formale, unitamente ad una
efficace espressività sono emersi
immediatamente. I sei Studi di Chopin,
anticipati da un brano, Valse- Arabesque
firmato dallo scrittore russo Leone Tolstoj-
probabilmente la sua unica composizione- nella
rivisitazione di Hans Fazzari, hanno concluso la
prima parte del concerto. Molto valida e
originale l'idea compositiva di Fazzari che
trasforma in Arabesque il Valzer di partenza.
Sappiamo che la Zayas è specialista in Chopin e
in effetti in alcuni degli Studi eseguiti ( i
numeri 3-1-8) abbiamo riscontrato qualità
superlative. Qualche imprecisione negli Studi
più virtuosistici non ha danneggiato comunque
l'ottima resa complessiva. Nella seconda parte
della serata Debussy e la Zayas con le sue
efficaci letture, hanno reso l'ascolto di
rinnovato interesse. Prima le celebri
Estampes, poi sei dai più rari Studi
dal primo libro, per terminare con la più nota
L'isole joyeuse. Bravissima. Un bis con la
nota trascrizione di Liszt dell'Ave Maria
di Schubert ha concluso il concerto. Lunghi e
meritati applausi. Serata da ricordare.
10 dicembre 2013 Cesare Guzzardella
Norma
al Teatro Coccia di Novara
Dopo il contestato debutto
stagionale del Macbeth secondo D. Argento, un
trionfo entusiastico e meritato è arriso oggi, 8
dicembre, alla Norma cantata al Coccia di
Novara. L’allestimento scenico e parte del cast
erano quelli della Norma rappresentata al Regio
di Torino nella stagione 2011/12, per la regia
di Alberto Fassini, ripresa per l’occasione da
Vittorio Borrelli. L’impianto scenico, ideazione
di William Orlandi, è composto da enormi
pannelli simili a lastroni di roccia, allusivi
al tempio celtico di Irminsul, che scorrono sul
palco, dando suggestiva e un po’ opprimente
profondità alla struttura bidimensionale. Su
questo sfondo, compaiono sul palco, con stretta
funzionalità scenica e drammaturgica, elementi
minori, come l’altare druidico, il gigantesco
gong di bronzo sul
quale
si batte il segnale di guerra e via dicendo.
Compaiono anche suggestivi squarci
naturalistici, come un brandello di cielo
corrusco in un livido tramonto, una secolare
foresta svaporante in una cortina di nebbia
nordica, l’inevitabile luna piena…Titolo di
merito di questa regia non è tanto
l’approfondimento psicologico dei personaggi o
qualche particolare novità nell’interpretazione
dell’opera (ma coi tempi e i registi che
corrono, questo non è un demerito, anzi…), ma
piuttosto l’abile equilibrio compositivo con cui
le varie scene vengono di volta in volta
presentate al pubblico: degna di ammirazione la
scena del rito nel primo atto, con Norma che con
gesto solenne miete il vischio, raccolto con
ampi lenzuoli dalle sacerdotesse in lunghe vesti
bianche, circondate in armoniose simmetrie da
guerrieri, druidi etc. Un’atmosfera di ieratica
solennità, ma priva di qualsiasi goffaggine, era
insomma il carattere scenograficamente dominante
nei due atti dell’opera belliniana. E veniamo ai
cantanti. All’ultimo nella parte della
protagonista il soprano Maria Billeri, che era
molto piaciuta a Torino, è stata sostituita da
Alessandra Rezza (nella foto): voce di buona
tessitura e potenza, ha però trovato la sua
giusta misura interpretativa solo nel secondo
atto, superando quel che di eccessivamente
statico e di vocalmente inespressivo aveva
denunciato nel primo (assolutamente anonima la
sua Casta diva). Lo stesso ci pare di
poter dire del Pollione di Roberto Aronica,
tenore di timbro energico e buona proiezione
vocale, benché un po’ troppo nasale nei registri
acuti, che solo nel secondo atto ha arricchito
delle giuste sfumature la sua tavolozza
espressiva, sin lì eccessivamente monocorde. Ma
un discorso a sé merita Veronica Simeoni. A
nostro avviso (e del pubblico), la vera
mattatrice della serata, nel ruolo di Adalgisa:
mezzosoprano acuto capace di raggiungere
trasparenze straordinarie nei registri alti
della tessitura, possiede un timbro vocale di
incantevole morbidezza e una capacità melodica
che rapisce l’ascoltatore. I duetti che la
vedevano protagonista hanno mandato in visibilio
il folto pubblico (tutto esaurito oggi al
Coccia): vogliamo qui ricordare almeno quello
con Norma nella scena III del II atto,
memorabile! Ma la Simeoni è anche una grande
attrice, che ha dato vita ad un’Adalgisa
stupendamente tenera e fragile nel suo amore
senza speranza: il successo di oggi, non ce ne
vogliano gli altri interpreti, è prevalentemente
merito suo. Hanno sbrigato diligentemente il
loro compito Luca Tittoto (Oroveso), Giacomo
Patti (Flavio), Alessandra Masini (Clotilde). In
buca la Filarmonica del Piemonte era diretta da
Matteo Beltrami, che ha accompagnato con
efficacia i cantanti, mentre il Coro Schola
Cantorum S. Gregorio Magno non sempre è entrato
coi tempi giusti. Un lunghissimo unanime
applauso ha concluso meritatamente la serata.
9 dicembre 2013 Bruno Busca
Il Requiem di Verdi
al Teatro Civico di Vercelli
Domenica 15 dicembre (ore 21)
al Teatro Civico di Vercelli la Società
del Quartetto propone l'ultimo
appuntamento della Stagione 2013 con la grande
musica classica ed una straordinaria esecuzione
della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi. Ne
saranno interpreti Il Coro Accademico Nazionale
di Kiev e l’Orchestra Sinfonica Nazionale
Ucraina diretti da Nicola Giuliani. Ad
interpretare i quattro ruoli vocali sono
chiamati solisti di indiscutibile talento:
intanto il soprano Oksana Kramareva premiata in
diversi concorsi internazionali, tra cui il 2 °
premio al concorso mondiale di Plácido Domingo "Operalia"
Poi il mezzosoprano Alla Pozniak, solista dell’Opera
Nazionale Ucraina di Kiev. Nei ruoli maschili,
il tenore italiano Leonardo Gramegna e il basso
Taras Shtonda. I biglietti (da €10 a €25) sono
disponibili in prevendita presso la Società del
Quartetto, via Monte di Pietà 39. Per
prenotazioni e informazioni, tel. 0161.255.575.
8 dicembre dalla redazione
La pianista Anna
Kravtchenko debutta al Viotti Festival di
vercelli con una serata “tutta Beethoven”
Ospite per la prima volta al
Viotti Festival di Vercelli, la pianista Anna
Kravtchenko fa il suo debutto al fianco della
Camerata Ducale con un programma dedicato
interamente al genio compositivo di Ludwing van
Beethoven. Dalle ore 21.00, di sabato 14
dicembre, le luci del Teatro Civico si
accenderanno sull’artista di origine ucraina
che, accompagnata dalla compagine diretta dal
maestro Guido Rimonda, eseguirà il Concerto n. 1
in do maggiore per pianoforte e orchestra op.
15. La seconda parte della serata beethoveniana
proseguirà con la Sinfonia n. 4 in si bemolle
maggiore op. 60, commissionata dal Conte Franz
Von Oppersdorff e a lui dedicata. Per ulteriori
informazioni consultare il sito
www.viottifestival.it,
oppure contattare lo staff del festival
telefonicamente o via e-mail (011 75.57.91 |
biglietteria@viottifestival.it
8 dicembre dalla redazione
Beatrice Rana per la
Società dei Concerti
Ha solo vent'anni la pianista
Beatrice Rana e con una solida esperienza che
l'ha portata al secondo posto del prestigioso
Concorso Internazionale Van Cliburn, oltre
ad avere ottenuto
numerosi primi premi in concorsi
meno
prestigiosi ma comunque indicativi delle sue
elevate qualità interpretative. Ieri sera il
programma di Sala Verdi in Conservatorio
alternava Schumann a Prokof'ev. Prima le
Variazioni Abegg op.1 e gli Studi
Sinfonici op.53 ( versione 1852 senza le
variazioni postume) e quindi, dopo l'
intervallo, la Sonata n.6 op.82 del
russo. Ci è piaciuto
molto l'inizio con le deliziose Abegg
eseguite con fluidità e cristallina trasparenza.
Forse un po' ridondanti i noti Studi
Sinfonici del tedesco anche se in molti
frangenti di spessore estetico. Decisamente a
suo agio la Rana nella difficile e complessa
Sesta Sonata di Sergej Prokof'ev. La
precisione ritmica e la convincente espressività
nel definire i contrastati piani sonori del
difficile lavoro dimostrano le qualità della
giovane e le sue oggettive capacità
nell'affrontare con determinazione il repertorio
novecentesco. Decisamente valida la cifra
espressiva di questa Sonata e ancora convincenti
i due bis concessi con Rachmaninov prima e Wigmund
di Schumann-Liszt dopo. Successo di pubblico e
lunghi applausi.
5 dicembre 2013 Cesare
Guzzardella
L'integrale di
Beethoven di Andras Schiff per "il
Quartetto" in Conservatorio
Continua l'integrale delle
sonate per pianoforte di L.V.Beethoven in
Conservatorio con un nome che non ha bisogno di
presentazioni quale
Andras
Schiff. Ieri sera in una serata organizzata
dalla Società del Quartetto il pianista
ungherese ha continuato la serie con cinque
sonate del tedesco. Due più imponenti, quali la
nota Op. 57 "Appassionata" e l'
Op.81a "Les Adieux" e tre più brevi ma
importanti quali l'Op.54, l'Op. 78
e l'Op. 79. Un programma relativamente
breve ed eseguito dal Maestro senza il consueto
intervallo. Brevità per l'appunto relativa, in
quanto Schiff ha concesso al numeroso pubblico
presente in Sala Verdi ben venti minuti di bis
con tutto Bach, incluso il celebre Concerto
Italiano. Come ripetuto di recente, Schiff
ha trovato un suo stile interpretativo
certamente di alto livello artistico, per quanto
concerne Beethoven, definito da raffinatezze
coloristiche ed incisività alternata a momenti
di convincente riflessività e delicatezza. Le
dinamiche sempre equilibrate e la perfezione
tecnica funzionale all'eccellente equilibrio
complessivo rendono questo Beethoven importante.
Nei tre bis concessi con il Concerto Italiano
eseguito integralmente, Schiff ha ritrovato il
suo amatissimo Bach del quale è tra i massimi
interpreti viventi. Splendida è particolarmente
raffinata anche la Sarabanda. Da
ricordare.
4 dicembre 2013 C.G.
Leonidas Kavakos e
Yuja Wang: un duo nuovo per le
Serate Musicali
Un nuovo duo cameristico è
nato recentemente. Il violinista greco Leonidas
Kavakos ha scelto come compagna musicale la nota
pianista cinese Yuja Wang: una coppia giovane
ma di indiscusso talento. Ieri sera per
Serate Musicali hanno impaginato un
programma interamente
brahmsiano
che prevedeva le tre Sonate per violino e
pianoforte op. 78, op.100 e op.108. I tre
importanti capolavori del romanticismo
ottocentesco hanno trovato nei due bravissimi
strumentisti validi interpreti. Lui più
viscerale e affine al mondo romantico, lei, di
eccelsa bravura tecnica e notevole eleganza, ma
forse ancora lontana dalla cultura europea per
quanto concerne le affinità profonde con la
cultura romantica. Validi gli equilibri dinamici
e timbrici ottenuti dai due artisti e
accurato
il rispetto reciproco delle parti . Suono
trasparente e dettagliato con raffinatezze
sonore per entrambi. La coerenza nella scelta
interpretativa, esplicitata da un perfetto
equilibrio formale, non si discute. La Wang con
evidenza ha mostrato precisione e cifra musicale
di enorme levatura. Quello che non è ben
rilevato all'ascolto è lo spirito romantico,
spirito che prevede più che una perfezione
tecnica, che ai due interpreti certo non manca,
affinità romantiche con il grande amburghese. Le
interpretazioni ascoltate, comunque valide e di
spessore, hanno comunque il merito di
reinterpretare il mondo romantico con filtri
moderni di notevole fattura estetica. Grande
successo di pubblico in una Sala Verdi stracolma
e lunghi applausi per Kavakos e la brava e bella
cinese. Un bis ancora di Brahms con il celebre
Scherzo dalla sonata F.A.E. Da ricordare.
3 dicembre 2013 Cesare Guzzardella
La violinista Leticia
Muñoz Moreno in Auditorium in Mendelssohn
Venerdì 29 novembre si è
tenuto all'Auditorium milanese il concerto
dell'orchestra Sinfonica di Milano "Giuseppe
Verdi" diretta da Damian Iorio che ha sostituito
all'ultimo momento Ivor Bolton, impossibilitato
a dirigere per indisposizione. Damian Iorio,
londinese, è direttore musicale della
Philarmonic Orchestra di Murmansk ma
collabora anche con altre
orchestre
tra cui quella del Conservatorio di San
Pietroburgo. Apre la serata "Le Ebridi" -
Ouverture dal concerto in si minore op. 26
di Mendelssohn, nella quale il compositore si è
ispirato, a seguito della visita alla grotta di
Fingal, alle Ebridi in Scozia, una sorta di
“dipinto sonoro”. L'orchestra è stata
all'altezza della situazione nella descrizione
sonora dei marosi resi con le scale cromatiche
degli archi o i riflessi della superficie del
mare ottenuti dai tremoli dei violini.
Protagonista della parte centrale della serata è
stata la violinista spagnola Leticia Muñoz
Moreno che si è esibita nel Concerto per
violino e orchestra in mi minore op. 64 di
Felix Mendelssohn. Già dalle prime note del tema
iniziale, introdotto dalla solista,
un'innovazione formale di Mendelssohn che lo fa
suonare subito dal solista invece che
dall'orchestra come di prassi nell'epoca, si
rivela la vena creativa e il grande virtuosismo
della violinista, in alcuni punti ritmicamente
impetuoso ma sorretto da una notevole forza
espressiva. Molto valida anche la cadenza,
situata alla fine dello sviluppo, prima della
ripresa del tema iniziale.Nella seconda parte
della serata l'orchestra, ancora in tema di
descrizione sonora del paesaggio, ha eseguito la
Sesta sinfonia op. 68 "Pastorale" di
Beethoven, con un lavoro fino di ricerca di
colori e timbri, un' accurata dinamica e agogica.
Lunghi applausi al termine. Replica oggi alle
ore 16.00.
1 dicembre 2013 Alberto
Cipriani
Angela Hewitt al
Teatro Civico di Vercelli
Miracolo a Vercelli: ma a
librarsi nel cielo della cittadina piemontese, a
differenza della Milano del film di De Sica, non
sono i barboni, ma le note della grande musica.
Mentre ovunque in Italia, specie in provincia,
le attività culturali e soprattutto quella
musicale, agonizzano sotto l’impietoso incalzare
dei tagli alla spesa pubblica, a Vercelli accade
il contrario, sicché iniziative ormai di
prestigio come il Viotti Festival non solo non
sembrano subire danni da questi calamitosi
tempi, ma addirittura migliorano di anno in anno
per qualità dei programmi e degli interpreti.
Ecco allora che la sedicesima edizione del
festival vercellese, sempre sotto la guida
intelligente ed infaticabile della coppia
Cristina Canziani-Guido Rimonda, è stata
inaugurata ieri sera, 30 novembre, nella
consueta sala del Teatro
Civico
da una stella di primissima grandezza del
firmamento internazionale della musica, la
pianista canadese Angela Hewitt, oggi
considerata una delle più autorevoli interpreti
di Bach e Mozart. L’impaginato, monograficamente
mozartiano, era studiato con intelligenza,
proponendo una sorta di storia dell’evoluzione
stilistica del concerto per pianoforte e
orchestra del Sommo salisburghese: dal primo
veramente originale (essendo i precedenti
quattro rifacimenti di sonate altrui), il KV
175 in re maggiore n.5 (1773), dallo stile
ancora incerto tra residui di grazia rococò,
recupero di sonorità handeliane e presagi
preromantici, al Rondò in re maggiore KV 382,
composto da un Mozart ormai “viennese” nel
1782, come nuovo finale del KV 175, ai due
concerti che aprono ormai la fase più matura e
personale di Mozart: il KV 449 in mi bemolle
maggiore n.14 e il KV 450 in si bemolle
maggiore n.15 (entrambi del 1784). Scontato
dire, ma lo diciamo lo stesso con gioia, che
abbiamo ascoltato un’esecuzione di altissimo
livello. Il dialogo tra pianoforte e orchestra (
la Camerata ducale, diretta con sobri gesti
aggraziati dalla stessa Hewitt) è stato
perfetto, sprigionando quel respiro ‘sinfonico’
che è la novità rivoluzionaria del concerto
pianistico mozartiano, specie negli ultimi due
numeri del programma: i due blocchi sonori della
tastiera e dell’orchestra si sono perfettamente
fusi, creando un mondo di incantevole
trasparenza, davvero mozartiano, che ha toccato,
al nostro orecchio, il suo culmine nello
splendido tempo centrale del n.15, un superbo
Tema con variazioni, sviluppato come
continuo intreccio di voci fra strumento solista
e orchestra. Ma, ovviamente, ad affascinare il
gran pubblico presente al Civico è stato lo
stile esecutivo della Hewitt: un suono, il suo,
di solare luminosità e miracolosa leggerezza,
che rende trasparenti anche le zone di più densa
scrittura, unito ad un’ agilità e limpidezza di
fraseggio che fanno andare in visibilio
l’ascoltatore. Una limpidezza che sa peraltro
attingere sfumature impensabili, come , sempre
nel concerto n.15, la coda del tempo centrale,
con lo straordinario, sfumatissimo impasto di
fiati e pianoforte o la conclusione del Finale,
con quel dissolversi delicatissimo della
sonorità pianistica in quella, ancora una volta,
di tutti gli strumenti a fiato. Insomma, una
serata che non esitiamo a definire emozionante,
quella di ieri al Civico di Vercelli,
meritatamente salutata da un interminabile
applauso dei presenti.
1 dicembre Bruno
Busca
L’Orchestra del
Conservatorio G. Verdi di Torino ospite al
Viotti Festival
“Shakespeare, l’amore, la
musica” è il titolo scelto per il primo
appuntamento Progetto giovani, la mini rassegna
ad ingresso libero organizzata in collaborazione
con il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.
Il concerto, in cartellone per venerdì 6
dicembre, ore 21, vedrà impegnati sul palco del
Teatro Civico di Vercelli l’Orchestra formata
dagli allievi dei corsi superiori
dell’istituzione torinese. Sotto a direzione di
Giuseppe Ratti, l’Orchestra degli studenti del
Conservatorio Giuseppe Verdi sarà impegnata in
quattro opere musicali ispirate al teatro di
William Shakespeare. In apertura di serata sarà
proposta la Sinfonia da I Capuleti e i
Montecchi, tragedia lirica su libretto di Felice
Romani messa in musica da Vincenzo Bellini nel
1830 per il palcoscenico del teatro La Fenice di
Venezia. La vicenda d’amore e morte che lega i
due amanti veronesi è anche la fonte di
ispirazione dell’Ouverture Fantasia – Romeo e
Giulietta, tra i capolavori assoluti di Pëtr Il'ič
Čajkovskij. La seconda parte del concerto
conduce lo spettatore nel pieno del XX secolo
con due estratti da altrettanti musical
statunitensi di straordinario successo: l’Overture
da Kiss me Kate di Cole Porter e le Symphonic
Dances da West Side Story di Leonard Bernstein.
I biglietti omaggio per il primo concerto
Progetto giovani si ritirano esclusivamente al
box office del Teatro Civico di Vercelli, in via
Monte di Pietà 15, giovedì 05.12 (ore
17.00-19.30), venerdì 06.12 (ore 19.30-21.00).
Per questo evento non si effettuano prenotazioni
on-line e telefoniche. Il prossimo appuntamento
con il Viotti Festival è per sabato 14 dicembre
con la pianista Anna Kravtchenko. I biglietti
per questo concerto sono prenotabili on-line e
telefonicamente da lunedì 2 dicembre (biglietteria.viottifestival.com
| 011 75.57.91). Per ulteriori informazioni
consultare il sito
www.viottifestival.it
1 dicembre 2013 dalla
redazione
NOVEMBRE 2013
Kissin per la
Società dei Concerti
Un giovedì speciale quello di
ieri sera in Conservatorio con un pianista
fuoriclasse quale il russo Evgenij Kissin. Oggi
quarantenne ma da alcuni
decenni
affermato internazionalmente, Kissin ha tenuto
un concerto per la Società dei Concerti con un
programma incentrato su due compositori a lui
congeniali quali Schubert e Scriabin. Del primo,
viennese, ha eseguito la Sonata in re
maggior. Op.850 mentre del russo la
Sonata n.2 in sol Russia min. Op.19 e una
selezione di Studi dall'Op.8. Mirabile e
con stile autenticamente personale la sonata
schubertiana. Lontana da alcune interpretazioni
tipicamente viennesi di un Brendel o dal lirismo
meditato di un Lupu, interpreti entrati nella
storia, l'esecuzione di Kissin è stata grintosa
ed eroicamente suggestiva. L'intensità
espressiva di alto livello ha avuto ritmi
rapidi, dinamiche contrastate e momenti di
adeguato lirismo. La chiarezza espositiva
riscontrata in ogni frangente del brano e la
coerenza complessiva rilevata a conclusione
dimostrano l'alta cifra interpretativa e la
personale cifra stilistica.
Forse ancora più interessante Scriabin,
compositore anticipatore di Rachmaninov e di
molti autori del Novecento. Le ingenti
difficoltà tecnico-virtuosistiche della
scrittura sono state superate da Kissin con
facilità e sicurezza in una interpretazione sia
della sonata che degli studi particolarmente
riuscita. Tre i bis
concessi: la Siciliana di Bach nella
trascrizione di W.Kempff, uno di Scriabin e
la celebre Polacca op.53 di Chopin.
Interminabili applausi e standing-ovation
finale.
29 novembre 2013 Cesare
Guzzardella
Il pianista Andrea
Bacchetti e il violinista Philipp Graffin a
Novara
Non accade spesso, per lo
meno a Novara, che in una sola serata di musica
sia possibile ascoltare due affermati solisti,
impegnati nell’esecuzione di due opere diverse.
E’ stato invece il caso del concerto tenutosi
ieri sera, mercoledì 27 novembre, al Coccia, che
ha visto prima il
pianista
Andrea Bacchetti, ormai di casa fra Novara e
Vercelli, alle prese col Concerto n.2 in mi
bemolle maggiore per pianoforte e orchestra
di Beethoven e dopo l’intervallo il violinista
francese Philipp Graffin suonare il Concerto
in mi minore di Mendelssohn. Ad
accompagnarli una compagine orchestrale tra le
più importanti e "produttive" oggi in Italia
(coi suoi più di 150 concerti annuali):
l’Orchestra di Padova e del Veneto, affidata per
l’occasione al personaggio forse meno noto della
serata, il violinista e direttore Tuomas Rousi:
finlandese, classe 1967, ottimi studi con mostri
sacri della vita musicale finnica come Jorma
Panula ed Esa-Pekka Salonen, finora è uscito
poco dai patrii confini e in sale di non
grandissimo prestigio. Il programma era
arricchito da un pezzo per sola orchestra, l’Ouverture,
Scherzo e Finale di Schumann, composizione
‘minore’, inusualmente cantabile e luminosa del
grande romantico, eseguita come ghiotto
antipasto all’inizio della serata. Anticipando
subito il nostro giudizio, diremo che è stato un
concerto di buon livello, ampiamente meritevole
del folto pubblico, non solo locale, accorso per
l’occasione. Su quel simpatico folletto della
tastiera che è Bacchetti, ormai non possiamo che
ripeterci: con gli anni è venuto sempre più
affinando il "suo" suono, che è fatto di un
tocco calibratissimo e limpido, dal timbro
cristallino e dalla miracolosa esattezza di
tempi e dinamiche, con una cantabilità
‘viennese’ che ne fa l’interprete ideale di
Mozart e dunque di quel Beethoven mozartiano
quanto mai del secondo concerto per pianoforte,
che in effetti il maestro genovese ha eseguito
alla perfezione: splendido per scelta dei tempi
e del colore l’Adagio centrale, in cui la
tastiera, sotto le dita di Bacchetti, è stata di
una morbidezza senza pari. Il pubblico ha
gradito il bis, la sezione conclusiva del
Finale del medesimo concerto.Naturalmente
non ha deluso neanche Graffin, che dal suo
D. Busano 1730, dal suono leggermente ombrato,
ha saputo ricavare un suggestivo timbro
chiaroscurato, che ha scavato profondità inedite
nella melodia mendelssohniana. Bello il suo bis,
tratto da un pezzo del compositore russo
contemporaneo Rodjon Scedrin. Decisamente
apprezzabile la direzione di Rousi, dal gesto
ampio e incisivo, che ha saputo guidare bene
l’orchestra nei vari reparti, valorizzando in
particolare i legni nel dialogo col pianoforte
del concerto beethoveniano. Prolungato e
convinto l’applauso finale del pubblico in sala.
29 novembre Bruno Busca
Straordinari Argerich e
Kremer alle Serate Musicali
Si annunciava molto
importante il concerto di ieri sera in
Conservatorio organizzato da Serate Musicali.
Il numero di ascoltatori intervenuti in una Sala
Verdi al completo per il Concerto Straordinario
testimoniano l'importanza dell'evento che ha
avuto come protagonisti la pianista
argentina
Martha Argerich ed il violinista lettone Gidon
Kremer. In programma musiche del polacco
Weinberg e di L.v.Beethoven. Mieczyslaw Weinberg
è nato a Varsavia nel 1919 da una famiglia di
musicisti. La tragedia dello sterminio nazista
della sua famiglia non ha impedito al musicista
di diventare un eccellente compositore. Aiutato
da Shostakovic, visse in Russia dalla fine degli
anni' 40 al 1996, anno della sua morte,
attraversando con difficoltà il periodo
stalinista. Shostakovic lo considerava uno dei
migliori compositori viventi. Ieri abbiamo
ascoltato due Sonate di Weinberg, in alternanza
con l'op.96 e con l'op. 30 n.3 di
Beethoven. I due brani del polacco, in prima
esecuzione italiana, erano la Sonata n.5 in
Sol min. Op.53 per violino e pianoforte
e la Terza Sonata Op.126 per violino solo.
L'eccellenti interpretazioni di Kremer e della
Argerich nella prima sonata e di Kremer nella
seconda hanno messo in risalto le peculiarità
del musicista polacco che trova una scrittura
felice e complessa riferibile anche a
compositori quali Bartok e Shostakovic ma con
molti spunti personali in uno stile
prevalentemente tonale accessibile e
comprensibile al primo ascolto. Le finezze
coloristiche del formidabile duo o del violino
solista nell'Op. 126 ci hanno fatto conoscere ed
apprezzare un compositore semisconosciuto in
Italia ma certamente da considerare maggiormente
ed inserire nelle programmazioni concertistiche.
Con il Beethoven delle Sonate per violino e
pianoforte, la decima e ultima sonata Op.96 e
l'Op. 30 n.3, l' ottava del sommo tedesco,
abbiamo raggiunto vertici interpretativi che
solo con solisti come Argerich e Kremer e con
pochissimi altri al mondo, possiamo ascoltare.
Della Argerich apprezziamo la sua incredibile
capacità di pesare il suono attraverso una gamma
di dinamiche numericamente rilevanti e una
precisione millimetrica di tocco e di accenti.
La potenza sonora non è mai esagerata e i
contrasti coloristici sono raffinati e altamente
espressivi. Il suono poco invasivo dello
splendido violino di Kremer ha trovato analoghe
caratteristiche con altrettanta espressività
musicale. Interminabili gli applausi al termine
del programma ufficiale e due stupendi bis: il
movimento finale della celebre Kreutzer ed un
elegante e raffinato Piazzolla. Da ricordare
sempre.
23 novembre 2013 Cesare
Guzzardella
La Hewitt inaugura a Vercelli
il Viotti Festival
Dopo l’anticipo di stagione
con i due concerti di “S. Eusebio” e “Serata
Schubert”, sabato 30 novembre, alle ore 21.00,
Angela Hewitt darà il via al cartellone in
abbonamento del Viotti Festival. Considerata uno
principali esponenti del pianismo contemporaneo,
la concertista canadese salirà sul palco del
Teatro Civico di Vercelli accompagnata, per la
prima volta, dalla Camerata Ducale. In programma
una serata monografica dedicata a Wolfgang
Amadeus Mozart con tre concerti per pianoforte e
orchestra (Concerto n. 5 in re maggiore KV 175,
Concerto n. 14 in mi bemolle maggiore KV 449,
Concerto n. 15 in si bemolle maggiore KV 450) ed
il Rondò in re maggiore KV 382 per lo stesso
organico. Per ulteriori informazioni consultare
il sito
www.viottifestival.it
23 novembre dalla redazione
Standing ovation per laVerdi
e Riccardo Chailly alla "prima" dell'Ottava di
Mahler
Grande successo per
l'Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi,
guidata per l'occasione dal suo direttore
onorario Riccardo Chailly, alla "prima" di ieri
sera, giovedì 21 novembre, dell'Ottava Sinfonia
di Mahler, al MiCo - Milano Congressi di
Fieramilanocity, stipato in ogni ordine di
posti. Standing ovation alla fine del concerto,
che proponeva l'imponente
partitura del
compositore boemo che mancava da Milano da 27
anni, e pubblico (2400 presenti) in festa per
una esibizione eccezionale. Con laVerdi, sul
palco del MiCo, anche il Coro Sinfonico e le
Voci bianche della "scuderia" di largo Mahler,
rispettivamente diretti da Erina Gambarini e
Maria Teresa Tramontin, oltre a Orfeón
Donostiarra, coro ultracentenario di San
Sebastian (Spagna), condotto da José Antonio
Sainz Alfaro e al parterre internazionale dei
solisti formato da Ricarda Merbeth (Soprano I)
Manuela Uhl (Soprano II) Valentina Farcas
(Soprano III) Lioba Braun (Mezzosoprano I)
Annely Peebo (Mezzosoprano II) Brenden Gunnell
(Tenore) Markus Werba (Baritono) Samuel Youn
(Basso), per un totale di 570 interpreti in
scena. Domani, sabato 23 novembre (ore 20.00),
si replica, con ancora pochi biglietti
disponibili. (Info e prenotazioni: Auditorium di
Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler, Milano;
orari apertura biglietteria:
martedì – domenica, ore 14.30 – 19.00, tel.
02.83389.401/2/3).
22 novembre dalla redazione
Valeriy Sokolov e
Evgeny Izotov per la Società
dei Concerti
Un concerto da ricordare a
lungo quello ascoltato ieri sera in
Conservatorio con il duo cameristico russo
formato dal violinista Valeriy Sokolov e dal
pianista Evgeny Izotov. I lunghi applausi
tributari al termine
sono
indubbiamente motivo di soddisfazione anche per
la Società dei Concerti, l'organizzazione
concertistica che ha ingaggiato questa splendida
coppia di musicisti. Sokolov ha introdotto la
serata con la nota Partita n.2 in re minore
di Bach, quella della celebre Ciaccona.
L' esecuzione di alto livello ha rivelato un
violino solista particolarmente grintoso
nell'approccio con lo strumento. La sicurezza di
tocco, con timbriche piene e ricche di sonorità,
ha portato ad una eccellente esecuzione. Il
secondo brano in programma prevedeva la
Sonata n.6 per violino e pianoforte Op.30 n.1
di L.v.Beethoven, una delle dieci Sonate per duo
del grande tedesco, forse la meno eseguita. La
parte preminente pianistica ha trovato in Izotov
un eccellente interprete attento ad ogni
dettaglio di scrittura.
Il
lavoro di cesello del pianista in sinergia con
Sokolov è stato di ottima fattura. Il brano di
Bartok, la Sonata n.1 op.21 doveva da
programma concludere il concerto ma il fuori
programma annunciato dal Presidente della
Società Antonio Mormone all'inizio della serata
, la celebre Tzigane di Ravel nella nota
versione per duo, ha reso la
serata più accattivante. Bellissima
l'esecuzione del brano dell'ungherese. La
Sonata per Violino e pianoforte Op. 21 è
stata scritta da Bartok nel 1921 ma le
incredibili e moderne sonorità la fanno sembrare
più recente. La difficoltà esecutiva di questa
straordinaria partitura ispirata in molti
frangenti al folclore magiaro ha trovato nel duo
interpreti d'eccezione. Con il brano di Maurice
Ravel Tzigane abbiamo raggiunto un
vertice interpretativo molto alto. Il bis
concesso, il noto Introduzione e Rondò
capriccioso di Camille Sain-Saens ha trovato
i due solisti ancora in splendida forma . Le
trasparenti sonorità violinistiche e
l'eccellente parte pianistica hanno determinato
fragorosi applausi da parte del numeroso
pubblico intervenuto in Sala Verdi. Da
ricordare. Ricordiamo l'importante concerto per
la Società dei Concerti del prossimo 28 novembre
(un giovedì) con il grandissimo Kissin.
21 novembre 2013 Cesare Guzzardella
Angela Hewitt e un
grande Bach per le Serate
Musicali
E' sempre stata una notevole
interprete di Bach la pianista canadese Angela
Hewitt, sino dal lontano 1985 quando vinse il
Concorso pianistico Bach di Toronto. Ieri
sera, in Conservatorio l'abbiamo riascoltata in
un brano bachiano che non trova uguali in tutta
la storia della musica: L'arte della fuga.
Opera incompiuta del grandissimo tedesco,
L'arte della fuga BWV 1080 venne iniziata
intorno al 1740 e rimase incompiuta al
Contrapunctus
XIV. Sembra che nel 1751, ad un
anno dalla morte del Sommo, il figlio di
Bach, Carl Philipp Emanuel completò l'opera
aggiungendo il Preludio Corale "Vor deinen
Thron tret ich hiermit" dettato
dal padre sul letto di morte. Ma di questo non
si è certi. La Hewitt ha eseguito questa
versione; dopo un attimo di pausa, al termine
dell'ultimo contrappunto all'improvviso
interrotto, ha eseguito il Corale attribuito a
Bach. Gli oltre ottantacinque minuti di musica
complessiva, quattordici Contrappunti, quattro
Canoni più il Corale, sono stati sufficienti per
trovare al pianoforte
un'autentica interprete bachiana quale la Hewitt
che con profondità espressiva ed eleganza ha
dominato la complessa partitura nata come
composizione astratta ed intellettuale ed
adattata nel corso dei secoli ad un'infinità di
interpretazioni eseguite con formazioni
cameristiche, o strumenti solisti quali il
cembalo, l'organo e il più moderno pianoforte.
La Hewitt, cogliendo in toto le belle timbriche
del pianoforte Fazioli, decisamente adatto alla
musiche settecentesche, è riuscit a
nell'intento di fornire un'interpretazione di
alto valore estetico. Grandissimo successo di
pubblico e naturalmente dopo L'Arte .... nessun
bis. Ricordiamo per le Serate musicali il
concerto di venerdì sera alle ore 21.00 con i
grandissimi Martha Argerich e Gidon Kremer. Da
non perdere.
19 novembre 2013 Cesare
Guzzardella
Il ritorno di
Riccardo Chailly con la Sinfonica Verdi
Riccardo Chailly torna a
dirigere l'Orchestra Sinfonica di Milano
Giuseppe Verdi, di cui è Direttore Onorario.
Doppio appuntamento giovedì 21 e sabato 23
novembre, al MiCo - Milano Centro
Congressi a Fieramilanocity, quando Chailly e
laVerdi affronteranno l'imponente Ottava
Sinfonia di Mahler (eseguita per la prima volta
dall'Orchestra di largo Mahler), che manca da
Milano da ben 27 anni. Si tratta di un evento di
portata internazionale, che rientra nei
festeggiamente per il Ventennale dell'Orchestra
Verdi: sicuramente uno dei must della stagione
culturale milanese 2013/2014.
19 novembre dalla redazione
A Vercelli
prossimamente Roberto Cappello
Il celebre pianista Roberto
Capello torna in concerto a
Vercelli, venerdì 22
novembre al Teatro Civico, ore 21, nell’ambito
della Stagione 2013 della Società
del Quartetto, per proseguire un percorso
che lo ha visto affrontare negli ultimi anni i
grandi capisaldi della letteratura pianistica.
Il concerto si svolge con la collaborazione e il
sostegno del Comune di Vercelli. Roberto
Cappello, con l’Orchestra
del Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma
diretta da Marco Dallara, sarà interprete di due
autentici capolavori musicali quali il Concerto
per pianoforte e orchestra in re minore KV 466
di Mozart e il Secondo Concerto per pianoforte e
orchestra in do minore di Rachmaninov. In
apertura l’ouverture da
Le Nozze di Figaro di Mozart. Da
non perdere
19 novembre dalla redazione
Andras Schiff al
Conservatorio milanese per il "Quartetto"
La serata di martedì scorso
ha visto in Conservatorio il pianista ungherese
Andras Schiff impegnato nella sua integrale
delle Sonate per pianoforte di Ludwig van
Beethoven. In programma le 3 sonate dell'Op.31
e la nota Waldstein, ovvero la
Sonata n.21 in do maggiore op.53, conosciuta
anche come "Aurora". Schiff ha già eseguito
l'Integrale alcuni anni or sono
ma
certamente queste ultime interpretazioni
meritano ancora più attenzione. Le esecuzioni ci
sono apparse di ottimo livello con un eccellenza
di stile e di riflessiva espressività almeno in
due sonate: la n.2 op.31 denominata "La
tempesta" e la "Waldstein". Di grande
impatto espressivo il primo movimento de" La
tempesta", un Largo- Allegro intensamente
drammatico e di grande creatività esplorativa il
movimento finale Rondò-Allegretto dell'
Op,53. Schiff è riuscito a sostenere l'intreccio
melodico-armonico in modo mirabile mostrando
coerenza ed enormi qualità pianistiche. Ha messo
in risalto ogni parte del tessuto musicale con
un gioco di accenti e fraseggi molto personale.
Splendidi i bis con Bach,
un Improvviso di Schubert e una Bagatella di
Beethoven. Grandissimo successo di pubblico.
Ricordiamo il prossimo
concerto per la Società del quartetto:
martedì 26 novembre
ascolteremo il Quartetto Lyskamm.
14 novembre 2013 Cesare
Guzzardella
Il nuovo Cd Decca di
Guido Rimonda e della Camerata Ducale: Le Violon
Noir
Se c'è un colore che
rappresenta il simbolo di tutto ciò che è
oscuro, nascosto, misterioso è sicuramente il
nero. Da qui nasce il progetto Le violon noir:
celebri composizioni che suscitano forti
tensioni emotive per il
loro
essere legate proprio al “nero”, ovvero a una
dimensione inquietante ma allo stesso tempo
piena di fascino. Non solo, queste musiche
interpretate da Guido Rimonda sono eseguite con
lo Stradivari Le Noir, strumento legato alla
misteriosa morte del suo proprietario più noto
J.M.Leclair. Un progetto discografico
sicuramente insolito, ma di grande presa e di
indubbia attualità. Il CD, registrato
interamente al Teatro Civico di Vercelli, verrà
presentato nelle sedi La Feltrinelli di MILANO
(20/11 ore 18.30, P.za Piemonte), TORINO (25/11
ore 18.00, P.za CLN 251), FIRENZE (02/12 ore
18.00, Via dei Cerretani 32), ROMA (03/12 ore
18.00, Via Appia Nuova 427), VERONA (05/12 ore
18.00, Via Quattro Spade 2).
14 novembre dalla redazione
Il cartellone Guido
Cantelli al Coccia di Novara
Il cartellone dell’Autunno
musicale Guido Cantelli proponeva ieri sera 5
novembre, al Coccia di Novara due pagine
popolarissime: il Concerto n.2 op.18 in do
minore di S. Rachmaninoff e la Sinfonia
n. 9 op.95 di A. Dvorak. A interpretarle era
chiamata l’Orchestra Filarmonica di Sarajevo,
compagine tra le più illustri della regione
balcanica: le sue origini risalgono
addirittura
ai tempi di “Cecco Beppe”, ma la sua difficile
storia, fatta di frequenti scioglimenti e
rinascite, accompagna fedelmente le drammatiche
vicende di quella tormentata zona d’Europa. Oggi
la formazione bosniaca si presenta come una
compagine giovane (anche se il suo anziano primo
violino sembra uscire dritto dritto da un
ritratto dell’ottocento romantico…), molto ben
affiatata, dal bel suono ‘mitteleuropeo, specie
nella linea dei legni, meravigliosamente
plasmata su un dolce-melanconico registro
viennese: poca concessione al colorismo slavo,
per intenderci. A guidarla nell’occasione era la
bacchetta di Uros Lajovic, sloveno classe
1944,di formazione rigorosamente austro-tedesca,
che ci piace ricordare come allievo di Maderna
al Mozarteum di Vienna: forse non conosciuto in
Italia come meriterebbe, è direttore che sa” far
suonare” molto bene l’orchestra, valorizzandone
al massimo le linee timbriche e i dettagli più
sottili: da antologia la parte centrale del
Largo della sinfonia di Dvorak, con
l’arabesco di flauti e oboi e le successive
volate dei legni e degli ottoni, il tutto reso
con una trasparenza da incanto. L’altro
protagonista della serata, solista alla tastiera
chiamato ad eseguire il concerto di Rachmaninov,
il pianista russo (1977) Petr Laul: anche in
questo caso, un nome poco presente dalle nostra
parti, ma, a giudicare dalle note biografiche
del programma di sala, protagonista molto
apprezzato delle sale da concerto esteuropee.
Potremmo descriverlo così: impressionante forza
e gioco dei polsi (rimane pressoché immobile
anche nei più acrobatici salti di ottava o
incroci di mani), fraseggio pulito e scrupolosa
cura delle dinamiche, con una suggestiva
propensione a chiaroscurare il suono, con resa
non scontata di temi divenuti addirittura
triviali, come ad es. il secondo tema del terzo
tempo, uscito dalle dita di Laul come avvolto da
un’inedita atmosfera elegiaca, che alla lontana
può addirittura ricordare Schubert. Insomma, i
numerosi ascoltatori affluiti ieri sera al
Coccia hanno potuto godere una serata di musica
decisamente di qualità più che dignitosa,
giustamente salutata da un lunghissimo applauso.
7 novembre Bruno Busca
Elisso Virsaladze per
le Serate Musicali
Un pubblico numeroso ha
accolto in Sala Verdi, nel Conservatorio
milanese, la pianista georgiana Elisso
Virsaladze. La pianista russa appartiene ad una
delle scuole pianistiche più importanti del
secondo Novecento, quella che annovera tra i
grandi interpreti, strumentisti quali
Richter
o la Gutman. Le aspettative degli appassionati
quando ci si trova di fronte ai grandi sono
sempre alte e la Virsaladze ieri sera certamente
non ha deluso la nutrita platea. Accompagnata
dall'Orchestra Filarmonica Italiana,
un'ottima compagine strumentale diretta da
Giancarlo De Lorenzo, ha eseguito brani di
Beethoven, preceduti, sempre del grande tedesco,
dalla nota Ouverture" Coriolano". In programma
anche il Concerto per pianoforte e orchestra
n.1 Op. 15 e quello n.2 Op.19. Ottima
l'interpretazione complessiva con un punto a
favore per la grande pianista che ha sostenuto
Beethoven con stile e autentica classicità col
suo modo di melodiare e imporre la geniale
struttura armonica beethoveniana. La chiarezza
espositiva delle melodie e l'espressività
complessiva, specie nei movimenti centrali, il
Largo e l'Adagio dei rispettivi
concerti, non trova molti rivali tra i colleghi
pianisti. L'orchestra, dai volumi quasi
cameristici, ha ben sostenuto la pianista e il
bravo direttore, come rivelato anche nell'
Ouverture iniziale ha mostrato una valida ed
energica bacchetta. Grande successo di pubblico.
5 novembre 2013 Cesare
Guzzardella
Prove Aperte alla
Scala in sostegno al non profit: Myung-Whun
Chung torna alla Scala
Myung-Whun Chung è tornato
alla Scala dopo un'assenza durata quattro anni,
mancava dall'ottobre del 2009. Questa sera
inaugurerà la Stagione della Filarmonica
scaligera ma abbiamo avuto la fortuna di
ascoltarlo in anteprima con una importante prova
generale che ha anticipato una serie di
prove
benefiche organizzate dalla Filarmonica e da
Unicredit. Ogni anno viene individuata una
specifica area di intervento e ogni ente o
associazione beneficiario si impegna a destinare
i fondi ricevuti ad un progetto specifico. In
queste Prove aperte nei prossimi mesi vedremo
importanti direttori o strumentisti cimentarsi
con la Filarmonica della Scala. Insieme a Chung
troveremo anche Harding, Barenboim, Afkham,
Buchbinder. Il programma di ieri sera prevedeva
un tutto Ravel con capolavori indiscussi quali
la Suite n.2 per Orchestra "Daphnis et Chloé",
quindi di Musorgskij,
nella
celebre orchestrazione di Ravel "Quadri di
un'esposizione" ed infine la Suite per
Orchestra Ma mère l' Oye . Eccellente la
prestazione in Daphnis et Chloé eseguito
per intero alla Prova generale. I brani del
francese hanno rilevato timbriche delicate e
raffinate e dinamiche articolate che hanno colto
lo spessore compositivo del grande
orchestratore. Il brano di Musorgskij, alla
prova generale più volte ripetuto in alcune
sequenze, ha trovato un'atmosfera ben diversa,
molto russa, definita da timbriche di spessore
quasi materico in alternanza a momenti di colore
ombreggiato. Alta la cifra stilistica ascoltata.
Molto interessante l'approccio del direttore
sud-coreano con gli orchestrali della
filarmonica. Da non perdere la serata di questa
sera mentre ricordiamo che la prossima Prova
Aperta sarà domenica 12 gennaio alle ore 19.30
con Daniel Harding: una serata a favore della
Caritas Ambrosiana.Non mancate.
4 novembre 2013 Cesare Guzzardella
OTTOBRE 2013
Igor Levit per la
Società dei Concerti
E' un ottimo pianista Igor
Levit, l'interprete ascoltato ieri sera in
Conservatorio in un concerto organizzato dalla
Società dei Concerti. Classe 1987, russo
di Gorky, Levit dal 1990 vive in
Germania dove ha frequentato le migliori
scuole pianistiche affermandosi rapidamente ed
entrando
prestissimo nei circuiti internazionali. La
recente uscita per la Sony di un doppio Cd con
le ultime cinque sonate pianistiche di L.v.
Beethoven sono la riprova della considerazione
che l'organizzazione musicale migliore ha per
questo solido artista. Ieri sera Levit ha
eseguito le ultime tre Sonate beethoveniane: l'Op.109,
l'Op.110 e l'Op.111. Questi
capolavori del grande compositore tedesco
necessitano, per un'esecuzione degna d'ascolto,
una maturità interpretativa che in genere è
riservata ai pianisti con esperienza musicale di
decenni. Il ventiseienne pianista, con coraggio
ha mostrato di entrare nello spirito
beethoveniano con adeguate capacità fornendo
un'interpretazione che in molti frangenti ha
trovato una resa di alto livello. Certo il
confronto con pianisti entrati nella storia non
va fatto, ma l'equilibrio formale complessivo
fornito e la resa stilistica dei brani,
soprattutto nell'ultima sonata ascoltata, l'Op.111
che conclude il ciclo delle 32 sonate, ci
sono apparsi di ottimo livello e fanno sperare
in futuri miglioramenti. Grande successo di
pubblico ma purtroppo nessun bis. Da
riascoltare.
31 ottobre 2013 Cesare
Guzzardella
Marc-André Hamelin
per le Serate Musicali
Il pianista-compositore
canadese Marc-André Hamelin è tornato in
Conservatorio per le Serate Musicali con
un programma come sempre molto personale e ,
nella maggior parte dei brani proposti, di rara
esecuzione. Nella prima parte infatti ha
inserito come primo brano una Barcarola
da lui composta e in prima esecuzione a Milano,
quindi brani di Nicolai Medtner, la Sonata
n.7 "Vento Notturno" e dopo l'intervallo due
brani
di C.V. Alkan, la Barcarola in sol minore
op.65 n.2 e Aime-Moi op.15 n.1. Ha
concluso il programma ufficiale con i più noti e
frequentati lavori di Claude Debussy: il Primo
libro di Images e L'Isle Joyeuse.
Le sue qualità virtuosistiche e la sua resa
stilistica sono certamente di alta qualità. La
Barcarola con il cupo accompagnamento
della mano sinistra è un lavoro di ottima
fattura che prende spunto da autori del
Novecento e che trae spunto dalla sua qualità di
virtuoso dello strumento. Interessanti le
ricerche delle oscure e spettrali timbriche che
permeano tutto il lavoro.
Questo
brano anticipa degnamente la difficile e lunga
Sonata di Medtner, compositore moscovita che
oltre ad essere stato nella prima metà del
Novecento un importante virtuoso del pianoforte,
apprezzato anche da Rachmaninov, ha avuto ruolo
di compositore con decine di brani pianistici.
In molti lavori, come il brano ascoltato, è
anticipatore di modalità compositive innovative.
La Sonata n.7, un unico movimento di oltre 30
minuti, fa leva sulle qualità virtuosistiche del
compositore e sulla sua capacità di trasformare
il tessuto melodico- armonico originario. Valida
l'interpretazione fornità da Hamelin. Con i
francesi Alkan e Debussy il concerto ha preso
una piega ben diversa e più adatta ad un
pubblico meno ricercato. La graziosissima
Barcarolle di Alkan (1813-1888) ma anche il
brano successivo, Aime-Moi ci hanno
rivelato, con l'ottima interpretazione di
Hamelin, un musicista raffinato che precede
l'impressionismo di Debussy e in alcuni
frangenti lo anticipa. Il momento magico del
pianista canadese lo abbiamo colto nelle
eccellenti interpretazione fornite di
questi
capolavori di Debussy , Images e L'Isle
Joyeuse. La sua lettura è stata profonda e
riflessiva. Valido il bis concesso con il
celebre Valzer di Chopin "Minute"
trasformato nel finale in una divertente
brevissima parodia dello stesso Hamelin. Da
ricordare.
29 ottobre 2013 Cesare Guzzardella
Il Festival Viotti a
Vercelli
Ad un mese di distanza dal
Concerto inaugurale, con la Camerata Ducale e
Guido Rimonda, prosegue con successo la campagna
abbonamenti alla sedicesima edizione del Viotti
Festival. Fino a venerdì 8 novembre gli amanti
della musica classica potranno aderire alla
nuova stagione concertistica di Vercelli
telefonando allo 011 75.57.91, oppure inviando
una e-mail a biglietteria@viottifestival.it.
Altra possibilità, recarsi al botteghino del
Teatro Civico, in via Monte di Pietà 15, da
lunedì 25 a venerdì 29 novembre, dalle 17.00
alle 20.00. Come le precedenti edizioni il
Viotti Festival propone un carnet per 9
spettacoli (Concerti arancio) più la prelazione
al posto per la mini rassegna Progetto giovani e
il Gran Concerto di San Silvestro (Concerti
verdi). La stagione in abbonamento partirà con
Angela Hewitt. Considerata la più grande
esecutrice di Bach al mondo, dopo alcuni anni di
assenza torna a Vercelli per il Viotti Festival
con un programma che anticipa i suoi progetti
futuri dedicati a Mozart. A dicembre sarà la
volta di Anna Kravtchenko, con il Concerto n. 1
in do maggiore di Beethoven, poi dell’Orchestra
degli studenti del Conservatorio G. Verdi di
Torino (Progetto giovani), per finire con la
Camerata Ducale e il Gran Concerto di San
Silvestro. Il 2014 si aprirà con il Progetto
giovani “Talenti emergenti”. Dopo i neo
diplomati dell’istituzione torinese, sarà la
volta di Viktoria Mullova. Personaggio
poliedrico e amatissimo dal pubblico giovane, al
Teatro Civico eseguirà il bellissimo Concerto in
mi minore per violino e orchestra op. 64 di
Mendelssohn. A febbraio si cambia registro con
il recital di Massimo Viazzo & Massimiliano
Génot “An American night”. A marzo Guido Rimonda
sarà protagonista della serata dedicata alle
musiche del mistero, mentre Enrico Dindo, con il
suo violoncello Pietro Giacomo Rogeri, eseguirà
i Concerti in do maggiore e in re maggiore di
Haydn. Per maggio altro appuntamento con Rimonda
e la musica di Viotti. Nello stesso mese
Maurizio Baglini sarà impegnato nel gran
concerto mozartiano n. 20 in re minore per
pianoforte e orchestra KV 466. Chiuderà questo
ciclo di concerti la Camerata Ducale con la
nuova produzione “Omaggio a Trovajoli”. Tra le
tantissime proposte non potevano mancare due
appuntamenti fuori abbonamento. Quest’anno in
cartellone il recital di Uto Ughi, con una
serata “tutto Beethoven, e lo spettacolo “And
now Mozart”, con gli attesissimi Igudesman & Joo.
Gli abbonati al Viotti Festival avranno diritto
all’ingresso ridotto. Telefono 011 75.57.91
29 ottobre dalla redazione
Alexander Ghindin e
John Axelrod all'Auditorium milanese
E' poco conosciuto a Milano
il pianista russo Alexander Ghindin, virtuoso
ascoltato ieri sera insieme all'Orchestra
Sinfonica Verdi diretta da John Axelrod. Il
programma prevedeva una prima parte dedicata a
Rachmaninov e quindi la Sinfonia n.1 Op.68
di Brahms. Il Concerto per pianoforte e
orchestra n.4 in sol min.Op.40 è tra quelli
meno frequentati del compositore-virtuoso russo.
Composto alla fine degli anni '20 e rivisto più
volte sino alla versione del 1941, il Quarto
di Rachmaninov presenta
certamente
un'evoluzione nello stile del
pianista-compositore, lontana dal suo
inconfondibile modo tardo romantico di
esprimersi che lo ha reso celebre attraverso i
concerti n.2 e n.3 e più vicina ad altre
modalità musicali che ricordano certo
neoclassicismo alla Prokofi'ev o modi di
melodiare alla Gershwin. La mancanza di unità
complessiva del concerto è compensata da una
ricchezza di idee e di timbriche che rendono la
composizione decisamente interessante e
innovativa. Tutto ruota intorno ad un pianoforte
che rimane sempre al centro nel corso
dell'esecuzione. Ghindin ha mostrato di
sostenere la parte solistica benissimo,
esprimendo con sicurezza, facilità e chiarezza
espressiva ogni frangente musicale in sinergia
con l'ottima prestazione della Sinfonica Verdi.
Lo
spessore pianistico di Ghindin (nella foto con
Axelrod) è emerso nei due bis concessi, sempre
di Rachmaninov: il primo con un'interpretazione
eccellente del Preludio Op.23 n.5 e il
secondo con un ottimo Momento musicale n.4.
Applausi meritatissimi. La seconda parte
presentava la celebre Prima Sinfonia di
Johannes Brahms. Il direttore statunitense,
direttore Principale della Verdi, ha mostrato
ancora una volta di essere in perfetta sintonia
con i grandi lavori orchestrali dell'amburghese
e l'Orchestra Verdi ha rivelato eccellenti
qualità per prestazioni di alto livello.
Ricordiamo che il concerto della serata verrà
utilizzato per completare le registrazioni
discografiche live della Sinfonie di
Brahms di Axelrod (nella foto il direttore firma
le copie del Cd durante l'intervallo) con la
Verdi. Segnaliamo l'uscita in Cd per la casa
discografica Telarc del primo disco denominato
Brahms Beloved con l'incisione della
Sinfonia n.2 e n.4 di Brahms ascoltata ed incisa
in Auditorium lo scorso anno. Lunghi applausi al
termine. Da non perdere la replica di domenica
alle ore 16.00.
26 ottobre 2013
Cesare Guzzardella
André Previn
al Teatro alla Scala
Non sono molti i musicisti
completi che assommano qualità in diversi
settori musicali esercitando la non facile
professione di musicista. André Previn, nato a
Berlino nel 1929 e naturalizzato statunitense, è
uno di questi. Pianista, compositore e direttore
d'orchestra è stato legato nei primi anni della
sua diversificata attività al mondo delle
colonne sonore vincendo alla
fine degli anni '50
e negli anni '60 ben quattro Oscar per colonne
sonore di importanti film come"Irma la dolce" o
"My Fair Lady". Ha amato molto il jazz e si è
orientato negli ultimi decenni alla composizione
classico-contemporanea scrivendo numerosi
concerti e alcune opere liriche. L'attività di
direttore d'orchestra lo ha legato per molti anni a
formazioni importanti quali la London Symphony
Orchestra, la Los Angeles Orchestra o la Royal
Philharmonic Orchestra. Le sue vicende
sentimentali con numerose donne - ben cinque i
matrimoni terminati- assoldano personaggi
cinematografici o musicali quali l'attrice Mia
Farrow o la violinista Anne-Sophie-Mutter e ci
rivelano un personaggio complesso dalle
molteplici sfaccettature. Ieri sera Previn ha
guidato per la prima volta l'Orchestra
Filarmonica della Scala in un concerto che
si è presentato ed è stato per molti aspetti
memorabile. Il programma avvincente vedeva due
importanti sinfonie di Brahms: la n.3
in fa maggiore op.90 e la n.4 in sol
minore op.98. Due lavori della maturità del
grande amburghese che per portata
estetico-musicale necessitano di grandi
direzioni. Previn non solo è stato all'altezza
del compito ma ci ha fornito una direzione
esemplare soprattutto nella Sinfonia n.4.
A 84 anni, con evidenti problemi di movimento -è
stato accompagnato sul podio da due aiutanti e
non è riuscito a fermarsi per più di un minuto
per gli applausi finali- ha trovato una linea
interpretativa molto plastica con timbriche ben
amalgamate dei diversi settori orchestrali.
Ricordiamo che queste celebri sinfonie di Brahms
sono enormi architetture sonore che giocano su
contrasti non solo melodici e armonici ma anche
su calibrate sovrapposizioni timbriche che nelle
migliori interpretazioni danno un'idea musicale
di cifra scultorea per l'incisività della
scrittura. Il gioco dei piani sonori è stato
centrato dalla direzione di Previn favorita
dall'eccellente Filarmonica scaligera. Momenti
di grande tensione espressiva hanno reso la
serata indimenticabile. Repliche per il 27 e il
30 ottobre. Da non perdere.
25 ottobre 2013 Cesare Guzzardella
Don Carlo alla Scala
Continuano al Teatro alla
Scala le repliche di Don Carlo. L'opera verdiana
è stata riproposta nella versione in quattro
atti riprendendo la messinscena scaligera del
2008. Questa volta alla direzione invece che
Daniele Gatti abbiamo trovato un altro
eccellente direttore quale Fabio Luisi. La
messinscena,
leggermente diversa da quella di allora, con
cambiamenti soprattutto di natura simbolica, ha
visto la valida regia e le geometriche scene
prospettiche di Stéphane Braunschweig, i costumi
d'epoca, in contrasto con le scene ma ben
integrati, di Thibault Vancraenenbgoeck e le
valide luci di Marion Hewlett. Nella quarta
rappresentazione di ieri sera in un teatro al
completo segnaliamo l'ottimo cast vocale,
omogeneo con migliori prestazioni complessive
nel reparto maschile. Eccellente la voce di René
Pape, Filippo II, molto bravo anche
attorialmente. Molto bravi anche Massimo
Cavalletti in Rodrigo e Fabio Sartori (foto
Archivio della Scala) in Don Carlo. Tra le voci
femminili abbiamo trovato maggiormente in forma
Ekaterina Gubanova, la principessa d'Eboli,
piuttosto che Martina Serafin, Elisabetta di
Valois. Bravi gli altri. Molto chiara la
direzione di Luisi che oltre a mettere in
risalto le voci ha espresso energia e unità
stilistica anche nei momenti strumentali più
concitati. Un plauso alla parte corale preparata
da Bruno Casoni. Ottimo successo e lunghi
applausi al termine. Prossime repliche il 26 e
il 29 ottobre.
24 ottobre 2013 C.G.
Jonas Kaufmann al
Teatro alla Scala
Da alcuni anni Jonas
Kaufmann, nato a Monaco di Baviera, è annoverato
tra i massimi tenori viventi. Alla nutrita
partecipazione operistica Kaufmann aggiunge
interventi in recital liederistici come
quello ascoltato ieri sera al Teatro alla Scala
di fronte ad una platea al completo. Il
programma di sala prevedeva lieder di Liszt,
Schumann, Wagner e R.Strauss, ma al termine ben
cinque bis hanno decretato il trionfo
dell'artista tedesco.
Accompagnato
da un eccellente pianista quale Helmut Deutsch,
accompagnatore ufficiale dei migliori cantanti
d'opera, Kaufmann ha mostrato le sue eccellenti
qualità canore con un programma ricercato e di
non frequente ascolto. A parte Dchterliebe
op.48 (Amore di poeta) di Robert Schumann,
raccolta di 16 canti su testi di Heinrich Hein e,
che godono di una ampia notorietà, i brani di
Franz Liszt- quattro quelli proposti sempre su
testi di Heinrich Heine
- sono certamente di raro ascolto mentre i più
noti Wesendonck-lieder di Richard Wagner
, cinque poesie su una voce di donna, e i
sei brani scelti di Richard Strauss, sono
comunque rari nei programmi di sala. L'efficace
interpretazione di Kaufmann, ricca di timbriche
e sfumature, è stata sostenuta dal tocco preciso
e luminoso di Deutsch, attento ad ogni dettaglio
pianistico ma soprattutto vocale. Ma è
soprattutto dopo il programma ufficiale che il
pubblico ha mostrato di apprezzare ancor più
l'artista. Col quarto bis dalla verdiana Forza
del Destino, il grande recitativo e l'aria
di Alvaro e scattata l'interminabile standing
ovation che ha portato all'ultimo bis dalla
celebre operetta di Franz Lehar "Il paese del
sorriso" con You are my heart's delight.
Da ricordare.
22 ottobre Cesare Guzzardella
Luca Buratto e Jader
Bignamini all'Auditorium milanese
Un programma particolarmente
interessante e musicalmente ricco quello
ascoltato ieri in Auditorium con la Sinfonica
Verdi diretta da Jader Bignamini. Il noto
Concerto n.3 in Re min. op. 30 di
Rachmaninov eseguito nella prima parte della
bellissima serata è stato seguito da lavori si
Stravinskij altrettanto noti come lo Scherzo
fantastique op.3 e la Sagra della
Primavera. Solista nel concerto un giovane
pianista che si sta affermando per le sue ottime
qualità virtuosistiche quale Luca Buratto. Il
milanese ha ottenuto successi internazionali con
importanti piazzamenti come al recente Van
Cliburm di Fort Worth in Texas o all '
International Schumann Competition di
Zwickau dove si è classificato al terzo posto.
La sua passione per la musica romantica-
Schumann al primo posto delle sue preferenze- si
è riscontrata anche nel difficile concerto del
compositore russo. Il Rack 3, reso
celebre dal bellissimo film di Scott Hicks "Shine",
presenta difficolt à
trascendentali in buona
parte della lunga composizione anche se rimane
nella memoria di tutti per la semplice e geniale
melodia iniziale. Buratto ha fornito
un'interpretazione impeccabile dal punto di
vista tecnico-virtuosistico dimostrando di
superare con facilità ogni grado di difficoltà
che il brano impone. La chiarezza espositiva sia
dei momenti più melodici che in quelli più
virtuosistici pongono la sua esecuzione ad un
livello di resa estetica alto. La sua irruenza
ritmica, ricca di energie e tipica dell'età
giovanile, certamente si trasformerà col tempo
in modalità espressive più riflessive. L'ottima
sinergia con la Verdi e la valida direzione di
Bignamini hanno portato al termine a fragranti e
interminabili applausi da parte del
numerosissimo pubblico intervenuto. Bellissimo
il bis pianistico con la terza delle Estampes
di Claude Debussy. Dopo l'intervallo
protagonisti assoluti sono stati l'Orchestra
Sinfonica Verdi e il direttore Jader Bignamini.
Splendide entrambe le esecuzioni. Lo Scherzo
fantastico ha trovato momenti di chiara e
delicata leggerezza espositiva mentre l'energico
capolavoro del Sacre ha trovato una
direzione impeccabile e di grande equilibrio
complessivo. Bravissime tutte le sezioni
orchestrali e i numerosi solisti. Fragorosi
applausi. Da ricordare. Ricordiamo l'ultima
replica per domenica alle ore 16.00 . Da non
perdere.
19 ottobre 2013 Cesare
Guzzardella
Chen Guang per la
Società dei Concerti
in Conservatorio
Ha solo 19 anni Chen Guang, il
pianista cinese ascoltato ieri in Conservatorio
per la Società dei Concerti. Ha vinto un
buon numero di Concorsi Internazionali preparato
anche dalla pianista italiana Enrica Ciccarelli.
E' certamente un ottimo pianista e lo ha
dimostrato ieri sera
nel
bel concerto ascoltato in Sala Verdi. Il
programma particolarmente accattivante prevedeva
tre brani celebri: di Beethoven la Sonata
op.53 "Waldstein",, di Liszt Aprées une
lecture de Dante da "Années de Pèlerinage"
e, dopo il breve intervallo, le Variazioni
Handel op.24 di Johannes Brahms. Le modalità
interpretative di Chen Guang ci rivelano un
pianista energico e voluminoso con un
accattivante modo di sottolineare l'elemento
melodico. Il suo Beethoven è molto equilibrato e
attento ai dettagli, anche Brahms ci è piaciuto
molto per l'equilibrio complessivo raggiunto e
le belle sonorità espresse. La difficile
Fantasia quasi Sonata di Liszt ci è apparsa
valida ma non sempre chiara negli accostamenti
dinamici dei piani sonori. Il bravissimo Guang
avrebbe bisogno di un addolcimento complessivo
del materiale sonoro proposto, definito da una
maggiore escursione dinamica; in molti frangenti
è comunque uno splendido interprete che merita
di essere ascoltato per i potenziali
miglioramenti interpretativi che può rivelare in
futuro. Quattro i bis proposti: un eccellente
Scarlatti, due buoni Rachmaninov e un divertente
Scott Joplin con il celebre "Maple Leaf Rag"
. Da ricordare.
17 ottobre 2013 Cesare Guzzardella
Il pianista Gabor
Farkas alle Serate Musicali
Ospite per la prima volta di
Serate Musicali, il pianista ungherese
Gabor Farkas, classe 1981, ha tenuto un
bellissimo concerto eseguendo brani di Chopin e
di Liszt. Vincitore di numerosi ed importanti
premi internazionali, Farkas ha mostrato di
essere un eccellente
interprete di
Liszt.
La prima parte del concerto era dedicato al
grande polacco con i suoi
Quattro
Improvvisi
e con la celebre Polacca op.53. Farkas
ha certamente affinità interpretative con
Chopin. Le timbriche luminose e l'ottimo
equilibrio complessivo ci hanno rivelato un
ottimo Chopin. Gli Improvvisi eseguiti quasi
senza soluzione di continuità avrebbero dovuto
forse avere momenti di maggiore respiro con più
contrasti nei piani musicali. Più convincenti e
di alto valore espressivo i brani liztiani dopo
il celeberrimo Widmung di Schumann-Liszt
ottimamente eseguito. Da Deuxième Année de
Pèlerinage abbiamo ascoltato Sposalizio
e Il Penseroso, mentre da Troisième
Année de Pèlerinage il più noto Les jeux
d'eau da la Villa d'Este. Le eccellenti
qualità virtuosistico-espressive sono emerse
ancor più con Totentanz, brano di
difficile esecuzione reso benissimo da Farkas.
Successo di pubblico e un bis con Wiosna,
un brano di Chopin nella rivisitazione di Franz
Liszt. Da ricordare.
15 ottobre 2013 Cesare
Guzzardella
La Sinfonica Verdi e
Milano Musica
uniti per la musica contemporanea
Per la Stagione Sinfonica
dell'Orchestra Verdi ieri sera all'Auditorium
milanese abbiamo ascoltato musiche di Feldman,
Takemitsu e Stravinskij. Alla direzione
orchestrale c'era l'ottimo Tetsuji Honna. Il
concerto era anche in programma per la stagione
di musica contemporanea di Milano Musica che
quest'anno dedica il festival al
musicista
statunitense Morton Feldman. Il primo brano in
programma è stato infatti The Viola in my
life IV composto da Feldman nel 1971 e
particolarmente indicativo della sua personalità
artistica. La composizione, dal sapore
cameristico, utilizza un'orchestra ricca di
strumenti a fiato ed a percussione ed è
caratterizzata dalla presenza di una viola
solista per l'occasione suonata dalla bravissima
Geneviève Strosser. La rarefazione delle
timbriche e la presenza di pause in un contesto
molto suggestivo e meditativo sono la
caratteristica di questo riuscito brano
musicale. Ottima la direzione e
l'interpretazione di questo interessante lavoro.
Il concerto è proseguito con
un
brano del giapponese Toru Takemitsu:
Marginalia. Il lavoro composto da Takemitsu
nel 1976 è particolarmente luminoso ed è intriso
di stilemi europei e contemporaneamente
orientali. L'aspetto onirico e fantasioso del
brano é stato sottolineato dalla Sinfonica Verdi
con ricchezza espressiva. Dopo l'intervallo
abbiamo ascoltato il celebre Petruska di
Igor Stravinskij nella
versione del 1917. Il bravissimo direttore ha
trovato un ottimo equilibrio espressivo con
coloristiche nitide ed esteticamente rilevanti.
Grande successo di pubblico e al termine
lunghissimi applausi. Domani alle ore 16.00 la
consueta replica. Da non perdere.
12 ottobre 2013 C. G.
Behzod Abduraimov inaugura la
Stagione della Società dei Concerti
Il primo concerto stagionale
per la Sociatà dei Concerti ha visto sul
palco della Sala Verdi in Conservatorio il
giovane pianista Behzod Abduraimov, nato a
Tashkent nel 1990. Si rimane stupiti delle
elevate qualità tecnico-virtuosistiche del
pianista e della sua sicurezza interpretativa.
Il concerto di ieri sera trovava un programma
particolarmente diversificato con Beethoven e la
Sonata n.12 op.26, Chopin e la
Fantasia op.49 e Liszt con la Danse
Macabre da Saint- Saens
nella celebre versione di Horowitz eseguiti
nella prima parte e con 2 Improvvisi op.90
(n.3 e n.2) di Schubert e Gaspard e la Nuit
di Ravel, ascoltati dopo l'intervallo. Il brano
di Beethoven introduttivo è stato all'insegna
della classicità con equilibrio formale
complessivo eccellente e dinamiche molto
accurate. Valida l'interpretazione. Ci è
piaciuto meno la Fantasia op.49 di
Chopin, lontana dal sapore polacco dei grandi
interpreti ma comunque ben eseguita. Anche i due
Inprovvisi dall'Op. 90 non hanno trovato
un' interpretazione pienamente convincente. La
componente melodica delle dolci melodie
schubertiane non sono sempre state messe in
risalto e una azzardata personalizzazione
interpretativa con piani sonori sovrapposti non
ha convinto. Nella precedente Danse Macabre
di Liszt-Horowitz Abduraimov ha invece
rivelato le sue enormi qualità virtuosistiche,
qualità che fanno intravedere ancora grandi
possibilità di maturazione. L'esecuzione di alto
livello giocata su una quadratura temporale
eccellente ha entusiasmato il numeroso pubblico
presente in Sala Verdi. L'ultimo brano in
programma è stato ancora di grande qualità
estetica. Esecuzione raffinata e dettagliata per
Gaspard da la Nuit di Maurice Ravel.
Particolarmente riusciti i tre bis concessi :
due brani di Cajkovskij da le Stagioni e
il Lago dei Cigni e per finire uno dalla
Carmen di Bizet nella versione di
Horowitz. Grande successo di pubblico.
10 ottobre 2013 Cesare
Guzzardella
Il Compleanno di
Verdi all'Auditorium milanese
Non poteva essere altrimenti:
laVerdi festeggia il compleanno di Giuseppe
Verdi con un concerto straordinario interamente
dedicato al compositore. L’imperdibile
appuntamento è per giovedì 10 ottobre 2013 (ore
20.30) all’Auditorium di Milano in largo Mahler
(info e prenotazioni: 02.83389401/2/3,
www.lavedi.org,
biglietti euro 31,00/13,00), anniversario della
nascita di Giuseppe Verdi che, secondo
un
recente sondaggio, insieme con Leonardo Da
Vinci, è il personaggio immediatamente e più di
ogni altro associato a Milano nel mondo. Per
l’occasione, laVerdi sarà guidata da Jader
Bignamini, cavallo di razza della “scuderia” di
largo Mahler e considerato in Italia e
all’estero uno dei più apprezzati conductor
verdiani della nuova generazione, impegnato
proprio in questi giorni con grande successo
nella direzione di Simon Boccanegra al
Festival Verdi in corso al Teatro Regio di
Parma. Dunque, una grande festa nel nome di
Verdi, che prevede un programma articolato della
produzione verdiana (lo trovate qui sotto), di
sicuro appeal per un pubblico amante del
belcanto e non solo; un pubblico che abbia
voglia di riscoprire e – perché no? – di
scoprire volto e risvolti di un autore tra i più
amati del panorama musicale di sempre. E a una
grande festa verdiana non poteva mancare il Coro
Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, diretto da
Erina Gambarini, insieme con due stelle di prima
grandezza del belcanto al femminile: il soprano
Chiara Taigi e il mezzosoprano Tiziana Carraro.
Sul palco di largo Mahler, due prime parti de
laVerdi - il violino di Luca Santaniello e la
tromba di Alessandro Caruana - in versione anche
solistica. Prima del concerto, alle ore 18.00,
il Foyer del bar dell’Auditorium ospiterà la
presentazione del libro Giuseppe Verdi
racconta, vita, opere, idee di un genio
della musica nel bicentenario della nascita,
della giornalista e scrittrice Marta Boneschi,
con la consulenza musicologica di Laura Nicora,
pubblicato da laVerdi.
8 ottobre dalla redazione
Mercoledì 9 ottobre
2013 il pianista BEHZOD ABDURAIMOV in
Conservatorio
Il concerto di apertura della
stagione 2013/14 è affidato al giovane talento
uzbeko Behzod Abduraimov che torna a Milano per
la Società dei Concerti dopo il
sensazionale successo dell'anno scorso.
Abduraimov,
23 anni, conquista il pubblico di tutto il mondo
con il suo tocco luminoso, trasparente e il
perfetto controllo tecnico. Un pianista dal
virtuosismo immacolato
che sa anche emozionare per il senso della frase
musicale, e possiede una tavolozza di colori
degna dei più grandi interpreti del passato. La
Società dei Concerti continua nella tradizione
di favorire i giovani artisti di valore che
trovano nel pubblico milanese un trampolino di
lancio internazionale. Biglietti: Interi Eur.
25,00 – Ridotti Eur. 20,00 Per info : 02
66986956/66984134/67387949 info@soconcerti.it.
In programma: L.van Beethoven -Sonata in la bem.
magg. op.26; F.Chopin -Fantasia in fa min.
op.49; Saint-Saëns/Liszt/Horowitz Danse Macabre
op.40; F.Schubert Improvvisi D.899 (op.90) nn. 3
e 2; M.Ravel Gaspard de la Nuit.
7 ottobre 2013 dalla
redazione
Il
Macbeth al Teatro Coccia di
Novara
Chi si fosse trovato a
passare ieri pomeriggio, domenica 6 ottobre, a
Milano, dalle parti della Casa di riposo per
musicisti, potrebbe aver sentito misteriosi
rumori provenienti dalla tomba di G. Verdi, che
lì riposa da più di un secolo accanto all’amata
Giuseppina Strepponi. Ebbene, si trattava senza
dubbio delle spoglie mortali del Maestro, che si
rivoltava dalla rabbia essendogli giunta, per le
misteriose vie dell’aldilà, notizia di una delle
peggiori rappresentazioni del suo Macbeth
che la storia ricordi, quella andata in scena,
appunto domenica 6 ottobre (ma la prima aveva
già avuto luogo venerdì 4) al Coccia di Novara.
Il Macbeth novarese avrebbe dovuto rappresentare
uno degli eventi musicali di questi ultimi mesi,
per il fatto che vedeva l’esordio alla regia del
teatro musicale del maestro indiscusso del
thriller all’italiana, Dario Argento, che
peraltro ambienta uno dei suoi ultimi film sul
set di un teatro d’opera, se non andiamo errati
proprio per una rappresentazione del Macbeth
verdiano. Questo preteso evento è stato
preceduto, fin dall’estate, da un
martellante
battage pubblicitario sulla stampa locale e
nazionale, che prometteva un Dario Argento
scatenato in un’ orgia di sangue, scene di sesso
“mai prima viste” (cosa c’entra col Macbeth?) ed
effetti speciali da far gelare il sangue allo
spettatore: insomma, per dirla in gergo, una
trashata epocale. Per fortuna gran parte di
questo orrore di cartapesta, alla prova dei
fatti, ci è stato risparmiato: qualche
schizzetto di sangue qua e là, culminato in una
piuttosto ridicola fontanella di sangue alta
circa un metro, zampillante per mezzo minuto dal
collo del fantoccio di Macbeth, decapitato in
scena da Macduff (Argento ha recuperato il
finale originario del 1847 in cui Macbeth è
ucciso sulla scena, mentre nella versione
canonica del 1865 l’uccisione avviene fuori
scena: una citazione dallo splendido Macbeth
cinematografico di Polansky?), il sesso si è
ridotto ad un goffo amplesso tra i due diabolici
sposi nel secondo atto, di effetti speciali
neppure l’ombra. Al contrario, ha dominato per
una buona parte dell’opera un fondale monocromo
nero, di significato simbolico piuttosto
scontato.. Alla regia di Argento vanno rivolte
due accuse di fondo. Anzitutto di aver compiuto
scelte cervellotiche: l’azione del Macbeth è
spostata dall’alto medioevo scozzese, in cui
ebbe storicamente luogo, alla prima guerra
mondiale. Ora, in linea di principio è sempre
possibile modificare l’ambientazione di una
trama teatrale, ma ad una condizione: che tale
ambientazione non crei contraddizioni
insostenibili con quanto si vede poi sulla
scena. Vedere soldati con uniformi del ‘900
uccidere Banquo con medievalissime lance,
assistere a duelli alla spada e a un gran
vorticare di pugnali sullo sfondo del primo
conflitto combattuto con aereoplani, carri
armati e armi chimiche è francamente ridicolo.
Sempre nel novero delle assurdità imperdonabili
di questo Macbeth è la scelta di far cantare una
delle più sublimi arie verdiane, La luce
langue (AttoII,sc.II), ad una Lady impegnata
nell’amplesso di cui sopra: si trasforma così
uno dei momenti di più intensa tragicità
dell’opera in un esilarante sketch comico, da
parodia grossolana (qui i rumori nella tomba di
Verdi devono essere stati particolarmente
forti). La seconda accusa è ancora più grave: di
fatto, una vera e propria regia non c’è…. Mai
viste masse corali così statiche, immobili come
a una messa; i cantanti entrano in palcoscenico,
cantano il loro numero e si ritirano in buon
ordine: non un gesto, non un movimento che
accenni ad una qualche significativa indicazione
di regia: roba da recita di fine anno di una
scuola di canto. Unico brivido, tre gran belle
ragazze, completamente nude, nel ruolo delle
streghe, impegnate in qualche movimento ginnico
e un po’ di smorfie ghignanti. Abbandonati a se
stessi, i cantanti si sono arrangiati come hanno
potuto . Dimitra Theodossiou, nel ruolo di Lady
Macbeth, è dotata di una naturale intensità
interpretativa, di cui ha dato prova nella
scena-clou del sonnambulismo. Dobbiamo dire però
che non ci ha convinto del tutto nel ruolo
vocale. La sua è una bella voce morbida , capace
di splendidi chiaroscuri, tiene bene gli acuti e
i sovracuti, ma è un po’ fragilina nei registri
bassi della tessitura, quelli in cui si gioca
gran parte del pathos del personaggio (Verdi
stesso richiedeva per la parte una voce che
sapesse cantare note basse e addirittura
rauche). Il Macbeth di Giuseppe Altomare,
baritono di buona proiezione vocale e valido
petto, ha però un timbro piuttosto incolore e
monocorde e appare un po’ smarrito sulla scena.
Mentre si è fatto apprezzare il Banquo di
Giorgio Giuseppini, pastosa voce di basso, nulla
di più che un’interpretazione scolastica è stata
quella del tenore Dario Di Vietri, un
impacciatissimo Macduff. L’orchestra e il coro,
in tempi di risparmi al centesimo, sono stati
all’insegna del “fai da te” localistico. Una
semisconosciuta Orchestra Filarmonica del
Piemonte, di fatto un ensemble di ragazzini alle
prime armi con qualche “anziano” qua e là, era
diretta da Giuseppe Sabbatini, apprezzato
tenore, ma anche lui alle prime armi nel ruolo
di direttore: nel complesso gli diamo la
sufficienza, con qualche riserva sul fraseggio,
per quanto riguarda tempi e dinamiche, e sul
colore strumentale, non sempre attento a quella
particolare oscurità, che è la tinta orchestrale
del Macbeth. Dove le cose non hanno funzionato è
stato nel rapporto col coro (la Schola Cantorum
S. Gregorio Magno di Trecate, abbastanza noto da
queste parti per le esecuzioni di musica sacra,
ma che non ci risulta abbia grande esperienza di
teatro musicale): troppo spesso l’orchestra
andava da una parte e il coro dall’altra. Alla
fine il pubblico, come sempre numerosissimo per
gli appuntamenti operistici al Coccia, si è
diviso: una maggioranza, che probabilmente
applaudirebbe qualsiasi cosa, ha applaudito con
entusiasmo. Una rumorosa minoranza, stile ‘amici
del loggione” scaligeri, ha manifestato il suo
dissenso con sonori boati e fragorosi “va’ via”
rivolti a Dario Argento. Insomma: un inizio
stagione al Coccia piuttosto deludente.
Aspettiamo speranzosi (o illusi?) i prossimi
appuntamenti: la Norma a dicembre e la Tosca a
Gennaio.
7 ottobre 2013 Bruno Busca
Daniele Gatti e la
Mahler Chamber Orchestra alla Scala per i 150
anni de Il Quartetto
Non poteva essere migliore la
ricorrenza dei 150 anni di attività della
Società del Quartetto, oggi conosciuta come
"Il Quartetto". Ieri sera infatti, in una
Scala stracolma di pubblico il direttore
milanese Daniele Gatti ha diretto la Mahler
Chamber Orchestra in un programma
cameristico-sinfonico che prevedeva musiche di
Wagner, Mahler e Beethoven. La scelta della
Scala per un concerto straordinario non è stata
certamente casuale per l'antica società
concertistica . Molti importanti concerti del
""Quartetto" si sono svolti in questi ultimi
decenni alla Scala: ricordiamo almeno un Pollini
nel 1986 o un Abbado con i Berliner nel 1993.
Ieri sera i colori della Mahler Chamber
Orchestra sono stati messi in risalto dalla
direzione accurata e raffinata di Daniele Gatti
(foto di Vico Chamla).
Nella prima parte
l'esecuzione del Siegfried Idyll di
Richard Wagner e dei 5 Lieder di Gustav
Mahler su testi di Friedrich Ruchert hanno
mostrato il carattere più interiore della musica
con una direzione accurata, discreta e ricca di
pianissimi di Gatti. La capacità del
direttore milanese di operare lievi variazioni
dinamiche su sottili e sfumati volumi sonori
spesso asciutti ed essenziali, è tangibile.
Anche i 5 Lieder di Mahler hanno avuto una
esecuzione decisamente cameristica
esaltata
dalla splendida voce del baritono Matthias
Goerne che in perfetta sinergia coloristica con
l' orchestra ha mostrato timbriche vellutate e
di corposa profondità. Un netto stravolgimento
di carattere nelle scelte di programma si è
rilevato con la celebre Sinfonia n.3 "Eroica"
di L.v. Beethoven. Daniele Gatti, in una
esecuzione decisamente sinfonica, ha
sottolineato dettagli coloristici anche
inconsueti. L'energica direzione nell'Allegro
con brio iniziale e del Finale.Allegro
molto è stata inframezata da una esecuzione
pacata e sfumata della suggestiva Marcia
funebre. Esecuzione complessiva di raffinata
bellezza. Al termine, applausi interminabili ed
evidente soddisfazione per Gatti e gli
eccellenti orchestrali. Da ricordare.
2 ottobre 2013 Cesare
Guzzardella
SETTEMBRE 2013
Domani sera Daniele
Gatti e la Mahler Chamber
Orchestra alla Scala
Importante il concerto
scaligero che vedrà sul podio con la Mahler
Chamber Orchestra il direttore milanese
Daniele Gatti. Vengono infatti festeggiati
con un concerto straordinario i 150 del
"Quartetto", storica società milanese. Voce
solista quella di Matthias Goerne. In programma
Richard Wagner- Idillio di Sigfrido in mi
magg. WWV 103 per piccola orchestra; Gustav
Mahler Cinque Lieder su testi di
Friedrich Rückert (BaritonoMatthias Goerne) ed
infine Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 3 in
mi bem. magg. op. 55 “Eroica”. Da non
perdere .
30 settembre dalla redazione
Alessandria- Convegno
e finale del Concorso di chitarra "Pittaluga"
2013
Sabato 28 settembre si è
tenuto presso il Conservatorio di Alessandria il
diciottesimo Convegno dedicato alla chitarra.
Aprono i lavori del convegno tre grandi
chitarristi italiani, Francesco Biraghi,
Emanuele Segre e Frédéric Zigante, che ricordano
la figura del grande chitarrista didatta e
musicologo Ruggero Chiesa, docente al
Conservatorio di Milano fino alla sua scomparsa,
avvenuta nel 1993. Di lui rammentano l'umanità,
la capacità comunicativa, le sue competenze come
musicologo e revisore di una gran quantità di
opere di musica antica e dell'800 con le
edizioni Suvini Zerboni.Piero Bonaguri ha poi
intrattenuto il pubblico con un' esecuzione di
un brano per chitarra di recente pubblicazione,
"Corelliana seconda"- Sarabanda e Allegro, del
compositore italiano Paolo Ugoletti, brano dalle
reminiscenze bachiane. Segue una serie di brani
per duo di chitarre, chitarra e flauto e
chitarra e canto del compositore Bruno
Bettinelli. Molto interessante l'esecuzione
delle due liriche per chitarra e canto, su testo
dello stesso Bettinelli, dove in alcuni punti
pare di ritrovare il canto delle Sibille del "De
temporum fine Comoedia" di Karl Orff.
Interessante è stata la presentazione del libro
"Il legno che canta" la liuteria italiana del
Novecento, di Mario Grimaldi (liutaio) e Angelo
Gilardino (già docente di chitarra del
Conservatorio di Alessandria, e compositore),
pubblicato nel 2013 da Curci Edizioni. In esso
vengono "raccontati" i percorsi e l'evoluzione
di alcuni liutai italiani, come Pietro
Gallinotti, Nicola De Bonis, Lorenzo
Bellafontana, Mario Pabé. Conclude la prima
parte del convegno l'esecuzione di brani di
notevole impegno virtuosistico del giovanissimo
chitarrista Faveo Hörold, studente del
Landeskonservatorium di Klagenfurt, come "El
colibrì" di Sagreras, "Recuerdos de l'Alhambra"
di Tarrega, "Las Abejas" di Barrios. Il convegno
di quest'anno si caratterizza per la presenza di
interventi musicali distribuiti in gran parte
della giornata: infatti, nel corso del
pomeriggio vi sono state numerose esecuzioni per
ensamble di chitarre e per chitarra sola. Apre
la seconda parte del convegno l'"In Siena
ensamble" che ha eseguito uno splendido "Watersmeet"
per chitarra sola e ensamble di chitarre di
Stephen Dodgson. Molto espressiva l'esecuzione
della "Sarabande" di Francis Poulenc da parte di
Oscar Ghiglia, uno dei più grandi chitarristi
della scena mondiale, in occasione del 50°
anniversario della morte del compositore
francese.Alberto Mesirca ha invece eseguito il
brano "Preludio de las campanas" composto da Leo
Brouwer e dedicato al chitarrista stesso. Altri
chitarristi si sono esibiti con brani tratti
dalla letteratura chitarristica dell'800 e '900:
Andrea de Vitis con il "Gran solo" op 14 di Sor
e "Estudio da concerto" nr 1 di Barrios eseguiti
con grande padronanza tecnica e buon fraseggio.
Con maggiore attenzione alla qualità del suono
si è esibito Andre Monarda con la "Passacaglia"
di Aleksander Tansman e due studi di Villa Lobos,
il 10 e il 12.Il duo di chitarre Joanne
Castellani - Michael Andraccio ha invece suonato
alcuni tanghi, tra cui un'interessante "Milonga
al Sur" di Alfonso Montes. Lorenzo Micheli,
mancando l'altro componente del suo, si è
esibito da solo suonando tre dei Capricci di
Goya di Mario Castelnuovo Tedesco, suonati con
grande maestria. Infine Eduardo Fernández si è
cimentato con i "Drei Tentos" di Hans Werner
Henze, con un suono non particolarmente
efficace, ma con una valida interpretazione.
Conclude il Convegno la premiazione delle
chitarre d'oro: il premio della didattica a
Oscar Ghiglia, del miglior CD al duo
Mela-Micheli e Alberto Mesirca, della giovane
promessa a Andrea de Vitia e Andrea Monarda, per
la ricerca musicologica a Giovanni Intelisano,
della promozione a Joanne Castellani e Michael
Andraccio, della composizione a Richard Ronney
Bennet e a Stephen Dodgson (alla memoria),
mentre il premio speciale "una vita per la
chitarra" a Eduardo Fernández.Alle 20.30, nel
Teatro Alessandrino di via Verdi, vi è stata la
finale del Concorso Pittaluga, che ha visto come
finalisti i chitarristi Anton Baranov (dalla
Russia), Ekachai Jearakul (dalla Thailandia) e
Emanuele Buono (Italia). La Giuria invitata al
concorso di Interpretazione era così composta:
ALIRIO DIAZ,
Presidente
Onorario, VENEZUELA, Chitarrista Concertista;
ANTON GARCIA ABRIL, Presidente, Spagna,
Compositore Cattedratico di Spagna; JOANNE
CASTELLANI, Membro, USA, chitarrista docente;
BERNARD MAILLOT, Membro, FRANCIA, musicologo,
CEO Savarez co.; MICHAEL ANDRIACCIO, Membro,
USA, Chitarrista e direttore artistico del
Concorso Falletta; MICAELA PITTALUGA, Membro,
ITALIA, Presidente del Concorso; EDUARDO
FERNANDEZ, Membro, URUGUAY, Chitarrista
concertista, musicologo e ricercatore e infine
LORENZO MICHELI, Membro, ITALIA, Chitarrista,
docente Conservatorio di Lugano ed Aosta.
Emanuele Buono(foto alta)
ha suonato il Quintetto op. 143 di Castelnuovo
Tedesco, suddiviso in quattro movimenti (Allegro
vivo e schietto, Andante mesto, Scherzo Allegro
con spirito alla marcia, Finale Allegro con
fuoco), con vigore, un buon suono, una dinamica
non particolarmente curata, ma con una notevole
sinergia con il quartetto d'archi. Ekachai
Jearakul si è cimentato ancora col quintetto di
Castelnuovo Tedesco, mostrando indubbiamente una
superiorità tecnica, di fraseggio, e un maggior
equilibrio del suono rispetto agli altri
finalisti; negli ultimi due movimenti si è
tuttavia in parte
persa
la vena creativa iniziale. Anton Baranov ha
eseguito invece il Gran Quintetto op. 65 di
Mauro Giuliani, diviso in due movimenti, non in
modo impeccabile, ma con qualche buona idea
musicale. Prima del verdetto della Giuria, si è
esibito sul palco il francese Lazhar Cheruana ,
vincitore della 45° edizione del Concorso
Pittaluga, eseguendo alcune trascrizioni di
brani di Jean-Philippe Rameau e opere di Giulio
Regondi . I risultati decisi dalla Giuria sono i
seguenti: il terzo premio è andato a Anton
Baranov, il secondo a Ekachai Jearakul mentre il
primo premio (pari a 10000 €) è stato assegnato
a Emanuele Buono.
30 settembre 2013 Alberto Cipriani
Gaetano D'Espinosa
dirige l'Orchestra Verdi in Auditorium
Il programma musicale
interamente russo ha trovato ieri sera sul podio
dell'Orchestra Sinfonica Verdi il giovane ed
affermato direttore d'orchestra palermitano
Gaetano D'Espinosa. Il Maestro, classe 1978,
anche violinista e compositore, ha rivelato
valenti qualità nel dirigere i tre
brani
previsti: Una notte sul Monte Calvo di
Musorgskij, il Concerto per pianoforte e
orchestra n.1 di Rachmaninov e, ancora del
primo russo nella nota trascrizione orchestrale
di Ravel, Quadri di una esposizione. Il
brano introduttivo, nell'arrangiamento di Rimski
Korsakov, è stato eseguito con grinta e nitore
coloristico, mentre è soprattutto nei Quadri
che abbiamo trovato qualità interpretative di
alto livello. D'Espinosa ha una direzione
improntata su chiarezza coloristica e fluidità
discorsiva che vengono esaltate dai chiarissimi
interventi solistici spesso presenti nel celebre
lavoro sinfonico.
L'ottimo
equilibrio generale del brano dimostra una
luminosità coloristica tipicamente "italiana" e
mediterranea. La bellezza estetica
dell'esecuzione nella prestazione dalla
bravissima Sinfonica Verdi, è evidente e di
grado elevato, anche se certi colori tipicamente
russi sono mancati. Nella parte centrale della
serata abbimo trovato solista al pianoforte
Benedetto Lupo, virtuoso sicuro e attento ai
dettagli nel raro primo concerto di Sergej
Rachmaninov. La composizione del grande
pianista-compositore data 1890-91. E' un lavoro
giovanile è molto significativo perché
all'interno dei tre movimenti si ritrova molto
del linguaggio più evoluto del celebre artista
russo. Le trascendentali difficoltà della parte
pianistica, specie nell'allegro
conclusivo sono state superate con facilità
dall'ottimo pianista pugliese che al termine del
concerto ha concesso- stimolato dagli
interminabili applausi del numerosissimo
pubblico intervenuto- ben due bis, un brano di
Scriabin e uno di Schumann. Splendida serata con
il gran finale dei Quadri. Replica da non
perdere per domenica 29 settembre alle ore
16.00.
28 settembre 2013 Cesare Guzzardella
La Stagione lirica e
sinfonica del Teatro Coccia di Novara
La prima rappresentazione
lirica del Teatro Coccia novarese è prevista per
venerdì 4 ottobre 2013 ore 20.30 con replica per
domenica 6 ottobre 2013 ore 16.00. In programma
il “MACBETH” di Verdi per la regia di
Dario Argento, Maestro Concertatore e Direttore
Giuseppe Sabbatini, Scene e luci Angelo
Linzalata.Costumi di Elena Bianchini. Seguirà
Norma il 6 e 8 dicembre e Tosca il 17
e 19 gennaio 2014. Per il Festival
Cantelli troviamo martedì 22 ottobre
2013 ore 21.00 l'“ORCHESTRA ROSSINI DI
PESARO” con il direttore e violinista
Massimo Quarta. Pianista solista Marco Vergini
.In programma: C. van Beethoven, C.W. von Gluck.
Martedì 5 novembre 2013 ore 21.00 la "SARAJEVO
PHILHARMONIC ORCHESTRA” diretta da Uros
Lajovic. Pianista solista Peter Laul. In
programma : S. Rachmaninoff, A. Dvorak.
Mercoledì 27 novembre 2013 ore 21.00
l'“ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO”.Direttore
Thomas Rousi-Violino Philippe Grafin – Pianista
Andrea Bacchetti.Programma: R. Schumann, L. van
Beethoven, F. Mendelsshon. Giovedì 19 dicembre
2013 ore 21.00 l'“ORCHESTRA E CORO ARS CANTUS”
Direttore Giovanni Tenti Pianista solista
Federico CerianiProgramma: M.
Mussorgskij, E. Grieg, F. Liszt, L. van
Beethoven, G.T. Holst,G.F. Haendel, J.
Strauss.
27 settembre dalla redazione
La scala di seta
al Teatro alla Scala
In questi giorni è in
programma al Teatro alla Scala la farsa comica
in un atto di Gioachino
Rossini "La Scala di seta". Il successo
tributato ieri sera al secondo cast vocale e
all'Orchestra della Accademia della Scala, a mio
avviso è motivato anche dall'indovinato
allestimento del giovane
e
oramai
affermato regista Damiano Michieletto. L'opera
minore del pesarese, semplice e scontata nei
contenuti scritti dal librettista Giuseppe Foppa,
raccoglie una serie di arie rossiniane
particolarmente luminose e belle, nel miglior
stile del celebre musicista. Le valide voci di
Carlo Cardoso, Dorvil, di Na Hyun Yeo,
Giulia, di Shin Je Bang, Lucilla, di
Mikheil Kiria, Blansac, di Jaeyoon Jung,
Dormont e di Vincenzo Taormina, Germano,
sono state esaltate dalla moderna messinscena di
Michieletto che prevedeva un'unica scena
replicata in "planimetria" da un enorme specchio
obliquo che dava la possibilità allo spettatore
di seguire la vicenda da due differenti
angolazioni. Le stanze di questo piccolo e
moderno appartamento e i movimenti dei sei
protagonisti, in alcuni frangenti, venivano
meglio seguiti nell'immagine speculare. La
trovata di Michieletto, - le scene e i costumi
di Paolo Fanti e le luci di Alessandro Carletti-
ha dato maggior dinamicità al divertente lavoro.
Successo di pubblico e sentiti applausi.
Prossime repliche per il 26,27,29,30 settembre.
25 settembre C. G.
Un sedicesimo
Viotti Festival in crescendo
Concerti 2013 | 2014 Teatro
Civico di Vercelli
La nuova edizione del Viotti
Festival vede crescere la sua programmazione con
ben sedici concerti in cartellone, anziché
quindici. “Un incremento che ai più potrà
sembrare minimo, ma visti i tempi difficili che
sta attraversando la cultura, falciata da tagli
indiscriminati, aggiungere invece che ridurre è
un vero miracolo”. Lo afferma Cristina
Canziani, direttore artistico della stagione
concertistica di Vercelli, che ogni anno porta
al Teatro Civico alcuni tra i nomi più
importanti del panorama musicale classico e
crossover. Quest’anno per la prima volta al
Festival suoneranno: Angela Hewitt, Viktoria
Mullova, Enrico Dindo, Anna Kravtchenko e Maurizio Baglini. Ad arricchire il Viotti,
firmato Camerata Ducale, le performance di Uto
Ughi, Igudesman & Joo, Guido Rimonda, Viazzo &
Génot e Stefanna Kybalova, che ha anticipato
l’apertura della stagione con la serata dedicata
a Sant’Eusebio. Tanti artisti di fama
internazionale ma anche astri nascenti,
rappresentati in questo contesto dai giovani
musicisti del Conservatorio Giuseppe Verdi di
Torino, ed inseriti nella mini rassegna
Progetto giovani. Come abbonarsi: Inviando
una e-mail a biglietteria@viottifestival.it o un
Fax allo 011 75.57.91 ►
Chiamando lo 011 75.57.91 nei seguenti
giorni feriali: Lunedì, mercoledì e venerdì,
dalle 10.00 alle 12.00 Martedì e giovedì, dalle
14.00 alle 16.00 ►
Recandosi al box office del Teatro Civico,
esclusivamente da lunedì 25.11 a venerdì 29.11,
orario 17.00 | 20.00
http://www.viottifestival.it/_dynapage/index_Home.asp?pageId=78&primopiano=1
25 settembre 2013 dalla redazione
Un Novecento importante per il Mito agli
Arcimboldi con Zubin Mehta
Il concerto sinfonico tenuto venerdì scorso al
Teatro degli Arcimboldi dall'Orchestra del
Maggio Musicale Fiorentino e dal suo direttore
Zubin Mehta era incentrato su di un repertorio
di primo Novecento:
in programma musiche di Schoenberg e di
Stravinskij. Programma non
facile
e ancora di rara esecuzione nella prima parte
con i Funf Orchesterstuke op.16 e la
Kammersymphonie op.9 di Arnold Schoenberg e
programma di grande impatto sonoro con il
celebre Le Sacre du printemps del russo.
Dopo i brani del viennese, più "intellettuale",
meno appariscente, ma di sicuro interesse
musicale specie nella giovanile Kammersymphonie,
lavoro dove un gruppo cameristico di quindici
solisti riesce a riprodurre un'articolazione
timbrica degna di una vasta orchestra sinfonica,
l'immenso Stravinskij con il suo Sacre ha
trovato un'esecuzione di grande qualità
estetica. Le timbriche dell'eccellente Orchestra
toscana sono state evidenziate ed esaltate dalla
calibrata, chiara e dettagliata direzione di
Mehta. Una esecuzione importante che rende
questo MiTo torinese-milanese sempre più di
valore. La conclusione della manifestazione di
sabato con Pappano e l'Orchestra di Santa
Cecilia dimostra ancora una volta la valenza
musicale di questa imperdibile iniziativa.
22
settembre Cesare
Guzzardella
George Benjamin per il MITO
al Teatro Dal Verme
All'interno di MITO
Settembre Musica un settore musicale
importante è quello dedicato alla musica
contemporanea e nell'edizione di quest'anno
vediamo emergere, con una serie di concerti a
lui dedicati, il musicista inglese George
Benjamin. L'accostamento con un grandissimo
compositore
inglese quale Benjamin Britten, del quale sono
state o verranno proposte importanti
composizioni, non è casuale ma mette in luce
punti di contatto musicali evidenti. L'ancora
giovane George Benjamin è nato a Londra nel 1960
e vanta rapporti importanti con musicisti quali
Oliver Messiaen, Yvonne Loriod e Pierre Boulez,
nomi entrati nella storia della musica da
parecchi decenni. Benjamin anche nella veste di
direttore, ha eseguito tre suoi brani e un
celebre lavoro di Britten quale i Four Sea
Interludes da Peter Grimes op.33. Il
concerto avvenuto alla presenza di un numeroso
pubblico, ha visto nella prima parte
l'esecuzione di Palimpsest per orchestra
( 1998-2002) e Duet per pianoforte e
orchestra (2008),
due
lavori che hanno messo in risalto il rigore
stilistico di Benjamin giocato su un'esemplare
chiarezza timbrica in ogni settore orchestrale e
un' architettura
costruttiva precisa e dettagliata che ritrova in
toto l'insegnamento dei grandi maestri citati.
Nel recente Duet la presenza di un
eccellente e noto pianista quale il francese
Pierre-Laurent Aimard, ha dato ancor più vigore
all'ottima composizione. Duet è un brano
dedicato a Aimard, nel quale viene messo in
risalto il rapporto tra il solista - il
pianoforte- e l'orchestra. La sorprendente
chiarezza espositiva iniziale del solista ha
trovato nell'orchestra, per l'occasione priva
dei violini, un mirabile sostegno espresso con
timbriche e ritmiche diversificate sostenute da
una variegata quantità di percussioni. Dopo
l'intervallo abbiamo ascoltato un'ottima
interpretazione dei celebri Interludi marini di
Britten e quindi un brano giovanile per ampia
orchestra di un Benjamin ventenne . Ringed by
Flat Horizon è stato infatti composto nel
1979-80. Il lavoro armonicamente e timbricamente
complesso rivela in pieno tutte le qualità
compositive dell'eccellente autore. Al termine
lunghi applausi.
17 settembre Cesare Guzzardella
Temirkanov e
l'Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo per
il MITO
Tra i validi concerti che si
succedono in questa settima edizione di
MITO-Settembre Musica, quello ascoltato ieri
sera al Teatro degli Arcimboldi milanese rimarrà
certamente tra i migliori ricordi per qualità
musicale. L'Orchestra Filarmonica di San
Pietroburgo e il direttore Yuri Temirkanov sono
il meglio che si possa attualmente trovare per
quanto
concerne
il repertorio russo. Ieri in un teatro al
completo abbiamo ascoltato prima Sergej
Rachmaninov con il celebre Concerto per
pianoforte e orchestra n.3 op.30 e quindi
Nicolaj Rimskij-Korsacov con l'altrettanto nota
Suite sinfonica op.35 "Shéhérazade".
Solista nel concerto l'italiano, Federico Colli
ha rivelato qualità pianistiche di alto spessore
estetico. Vincitore nel 2012 del Concorso
Internazionale di Leeds, tra i massimi concorsi
pianistici, e nel 2011 del Concorso
Internazionale Mozart di Salisburgo, Colli ha
mostrato di possedere una sensibilità musicale
in Rachmaninov profonda,
definita
da un tocco delicato e fluido con tecnica
virtuosistica trascendentale emersa con evidenza
nel bellissimo Finale:alla breve . I
chiari e nitidi colori orchestrali hanno
sottolineato ogni dettaglio delle sequenze
pianistiche e il giovane Federico ha con
sicurezza affrontato ogni arduo passaggio e
cambiamento di registro. L'eccellente qualità
interpretativa dell'orchestra russa e la
sorprendente direzione di Temirkanov è emersa
ancora più nella suite Shéhérazade.
L'equilibrio delle sezioni orchestrali e le
misurate e chiarissime timbriche hanno
sottolineato nei dettagli i particolari di
questo capolavoro della musica russa.
Lunghissimi applausi e due bis. Da ricordare.
10 settembre 2013 Cesare
Guzzardella
Prossimamente al MiTo
Settembre Musica
Segnaliamo il concerto d
questa sera al Teatro degli Arcimboldi di Milano
con l'Orchestra Sinfonica di San Pietroburgo
diretta da Yuri Temirkanov e il pianista
Federico Colli. Venerdì 13 settembre in
Conservatorio la pianista portoghese Maria
João Pires sostituisce il francese Aldo
Ciccolini nei Concerti di Mozart K467 e K488.
Domenica 15 settembre all'Auditorium di Milano
la Munchener Kammerorchester diretta da
Alexander Liebreich e il violinista Vadim Repin
eseguiranno due concerti di Mozart e brani di
Haydn e Schnittke.
9 settembre la redazione
LUGLIO 2013
Un Ballo in Maschera
alla Scala per Damiano Michieletto
La terza rappresentazione
vista ed ascoltata ieri sera alla Scala
prevedeva il secondo cast vocale con Piero
Pretti nel ruolo di Riccardo, Oksana Dyka
in Amelia, Gabriele Viviani in Renato
e Marina Prudenskaya in Ulrica. Nel ruolo
di Oscar ancora Patrizia Ciofi. Partiamo
dalla fine: l'uscita in coppia o in gruppo dei
protagonisti, direttore incluso, è stata accolta
da applausi non prolungati, tendenti al tiepido,
con qualche isolato dissenso alla direzione.
Certo non un grande successo. Perchè? Dopo le
premeditate contestazioni della prima recita
sembra che il numeroso pubblico - presenti
moltissimi stranieri,
giapponesi
in testa - abbia in complesso accettato la
moderna messinscena del giovane Damiano
Michieletto, ma grande entusiasmo non si è
notato, piuttosto qualche ingiustificato
eccessivo dissenso sulla regia. Personalmente
devo dire che la messinscena del regista
Michieletto, le scene di Paolo Fantin, i costumi
di Carla Teti e le luci di Alessandro Carletti
mi sono piaciuti. Il lavoro svolto dal regista
per rendere la recita varia, dinamicamente ricca
d'idee e adeguata alla musica di Verdi e al
libretto di Antonio Somma è encomiabile. Tranne
qualche eccessiva forzatura, come quella
relativa alla miracolosa Ulrica che nel primo
atto fa tornare la vista ai ciechi e ridona
l'uso degli arti ai paralitici, la drammaturgia
operata dal giovane veneziano - diplomato alla
scuola d'arte drammatica milanese "Paolo Grassi"
e laureato in lettere moderne alla Ca' Foscari
di Venezia- è in linea con le tendenze dei più
moderni teatri del centro- nord Europa e degli
Stati Uniti. Partendo dai caratteri profondi dei
personaggi e dall'analisi del testo e
trasponendo in epoca moderna la vicenda,
Michieletto non ha fatto altro che quello che i
migliori registi teatrali fanno da alcuni
decenni, per attualizzare opere composte in
periodi oramai lontani come il Settecento e
l'Ottocento, che rischiano, se non trattate in
modo innovativo, di annoiare e invecchiare.
Quindi: se la regia e le scene mi sono piaciute,
che cosa non è stato all'altezza?...
considerando anche un bicentenario così
importante ! Il cast vocale è stato di buon
livello: Piero Pretti ha un timbro decisamente
bello nei registri acuti e medi, ma manca di
forza e sicurezza nei toni più bassi; Oksana
Dyka è stata una valida Amelia, con registri in
equilibrio e buona potenza di emissione vocale.
Gabriele Viviani in Renato ha mostrato
bella timbrica e un'ottima forza vocale con
apici nel terzo atto. L'esile ma espressiva voce
di Patrizia Ciofi è stata compensata dalla sue
eccellenti qualità attoriali, mentre Marina
Prudenskaya ha ottimamente espresso il ruolo di
Ulrica. Bravi gli altri. Veniamo al lato
dolente: la direzione del giovane Daniele
Rustioni. Premesso di avere, in altri contesti,
molto apprezzato l'attività di questo valido
direttore, ritengo che questi debba ancora
lavorare molto per toccare le corde musicali di
Verdi. Ieri sera, in realtà, Verdi si è
ascoltato troppo poco. La parte musicale - e
nella lirica verdiana è l'opera stessa! - era in
equilibrio, ma l'espressività delle timbriche e
delle dinamiche non c'era. I caratteri dei bravi
protagonisti non sono stati messi in rilievo ed
il contesto scenico l'avrebbe certamente
permesso. E' stata davvero un'occasione mancata.
Prossime repliche il 16-19-20-22 e 25 luglio.
16 luglio 2013
Cesare Guzzardella
La Sinfonica Verdi in
Germania accompagnata da John Axelrod e dal
violino di David Garrett per quattro
concerti dal 12 al 16
luglio
Dal 12 al 16 luglio 2013
l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
sarà in tournée in Germania, per quattro
concerti, ospite di altrettanti festival
sinfonici tra i land di Baviera e Assia. Si
comincia venerdì 12 luglio, a Bad-Kissingen
(Baviera), in occasione della 28ma edizione di
Kissingen Sommer; seconda tappa sabato 13 a
Rheingau
(Wiesbaden,
Assia), per il Rheingau Music Festival; terzo
appuntamento il giorno successivo, domenica 14,
a Ingolstadt (Baviera) per l’attesissima
esibizione al prestigioso Ingolstadt AUDI
Festival, organizzato dalla Casa automobilistica
che nella città sul Danubio dell’Alta Baviera ha
il proprio quartier generale; infine martedì 16
il concerto conclusivo a Regensburg (Rastisbona,
Baviera). Per l’occasione, laVerdi sarà guidata
dall’americano John Axelrod, Direttore
Principale dell’Orchestra, e accompagnata dal
violino solista del fuoriclasse crossover
tedesco-statunitense David Garrett. Di grande
respiro il programma, che rende omaggio al Paese
ospite celebrando altresì il filo rosso
che lega indissolubilmente Germania e Italia,
attraverso l’esecuzione di due grandi classici
dell’Ottocento Germanico quali la Quinta
Sinfonia di Beethoven e il Concerto per
violino e orchestra di Brahms,
nell’interpretazione appunto di Garrett,
preceduti in apertura dall’Ouverture de La
forza del destino di Giuseppe Verdi. Il
violinista di Aquisgrana, classe 1980, è stato
ospite de laVerdi all’Auditorium di Milano nel
maggio del 2012, nell’ambito della Stagione
Sinfonica, quando eseguì, sempre sotto la guida
di John Axelrod, il Concerto per violino e
orchestra n.1 di Max Bruch. Ecco dunque che
laVerdi, mentre incide l’integrale delle
Sinfonie di Brahms con John Axelrod
(registrazioni live in corso
all’Auditorium di Milano), porta in tournée in
Germania - sempre con il proprio Direttore
Principale - la Quinta di Beethoven,
sottolineando la crescente credibilità europea
nel repertorio tedesco, pur mantenendo e
promuovendo la propria identità natia, con
l’omaggio a Verdi – amatissimo in Germania -
nell’anno del bicentenario, in apertura di
programma.
8 luglio 2013 dalla
redazione
GIUGNO 2013
Alla Scala si
conclude il Ring
wagneriano
Domani sera con la replica di
Götterdämmerung si conclude l’esperienza
straordinaria voluta da Daniel Barenboim per il
Teatro alla Scala, quella di rappresentare
l’intera Teatralogia, circa quindici ore di
musica complessiva, nell’arco di una settimana.
Il progetto, firmato anche dal regista Guy
Cassiers termina con eccellente successo di
pubblico. Molti i giapponesi, gli inglesi, i
francesi o di altre nazioni che da mesi avevano
prenotato l’abbonamento per le quattro
rappresentazioni o
per
l’unica replica. Avevamo già assistito a queste
messinscene nelle ultime tre stagioni scaligere,
ma la concentrazione in così poco tempo delle
quattro opere rimarrà indelebile nel ricordo di
quanti hanno avuto la possibilità di seguirle.
Un dato certo è la direzione straordinaria di
Daniel Barenboim, ma darei un voto positivo alla
realizzazione registica e scenica di Guy
Cassiers e ancora per le scene e le luci a
Enrico Bagnoli. Non dimentichiamo certamente i
complementari ma essenziali video curati da
Arjen Klerkx e Kurt D’Haeseleer o i costumi di
Tim Van Steenbergen. E’ nell’unità d’insieme
delle parti che spesso abbiamo trovato risultati
molto apprezzabili. Il cast vocale complessivo è
stato di alto livello. Ieri sera nella replica
di Siegfried, applaudita ad ogni atto con
deciso entusiasmo, le voci hanno raggiunto vette
qualitative con Peter Bronder in Mime
(foto archivio scala), Lance Ryan in
Siegfried, Terje Stensvold Der Wanderer.
Brava inoltre Iréne Theorin in Brunnhilde
e Anna Larsson in Erda e gli altri. Un
plauso in fine a tutta l’Orchestra del Teatro
alla Scala.
28 giugno 2013 C.G.
La pianista Ketevan Sharumashvili a
Vercelli
Ieri sera, 20 giugno, la
vercellese Società del Quartetto ha offerto al
suo fedele pubblico di musicofili, nella
consueta, bellissima sede del Museo Borgogna, un
recital della giovane (1986) pianista georgiana
Ketevan Sharumashvili: ormai più che una
semplice promessa in patria, da noi il suo nome
è apparso nelle cronache musicali due anni fa
,proprio qui a
Vercelli,
in occasione del Concorso pianistico Viotti
2011, ove ebbe l’onore del premio Soroptimist
come pianista donna meglio classificata. La
Sharumashvili presentava un ricco programma, che
svariava dallo Scarlatti delle sonate K213 in
si min. e K427 in Sol magg. e dal
Beethoven della sonata in Mi bem. magg. Op.27
n.1, allo Skrjabin della Fantasia in si
min. op.28 e dello Studio in Re bem.
magg. op.8 n.10, allo Studio da Paganini
n.6 Tema con variazioni di Liszt, nella
prima parte del concerto, chiusa da Triana,
una pagina dell’ Iberia di Albeniz
. Interamente occupata dalla Kreisleriana
op. 16 di Schumann la seconda parte
della serata. La giovane e graziosa georgiana ha
fatto sfoggio, sin dalle prime note, di una
tecnica agguerrita e di una notevole energia di
suono, che le permettono di padroneggiare co
disinvoltura le più acrobatiche difficoltà della
tastiera; tuttavia ci pare che il suo tocco
debba ancora maturare per acquistare una più
ricca tavolozza di colori e una più sottile
sensibilità allo scavo interpretativo della
partitura. Il suo suono, anche a causa di un uso
a nostro avviso non sempre misurato del pedale
di risonanza, appare piuttosto monocorde, a
danno di quei momenti di più raccolta intimità,
come , ad es., la battuta finale in mi bem.
dell’Andante dell’op. 27 beethoveniana,
in un suggestivo pianissimo co n
risonanza, la cui efficacia va irrimediabilmente
perduta, se non si è stati molto parchi in
precedenza nell’uso del pedale; o come la
Fantasia di Skrjabin, la cui costruzione a
blocchi sonori può rendere trasparente la
densità polifonica solo se eseguita con grande
capacità coloristica (alla Horowitz, per
intenderci), di cui la Sharumashvili non ci
appare per ora in possesso. Il pezzo in cui la
pianista georgiana ci ha convinto di più è stata
tutto sommato la Kreisleriana ,eseguita
con inappuntabile scelta delle dinamiche e più
fluida trasparenza della struttura armonica.
Meritatissimi, comunque, gli scroscianti
applausi finali che hanno salutato la giovane
Ketevan, che certamente, se ben guidata dai suoi
insegnanti, farà ben parlare di sé in futuro.
22 giugno 2013 Bruno Busca
“Atmosfere noir e
swing italiano” a Vercelli
Questi gli ingredienti scelti
per la nuova edizione degli Eventi Davanti alla
Basilia 2013, la manifestazione in due serate
organizzata dall’Associazione Camerata Ducale,
il Comune di Vercelli e l’Istituzione Vercelli e
i suoi Eventi. Gli spettacoli, ad ingresso
libero, si svolgeranno sul Sagrato della
Basilica di Sant’Andrea, rispettivamente sabato
29 giugno e sabato 6 luglio dalle ore 21.30. In
caso di maltempo i concerti si terranno al
Teatro Civico, in via Monte di Pietà 15.G uido
Rimonda e la Camerata Ducale saranno i
protagonisti della serata d’esordio del 29
giugno, con il concerto LE VIOLON NOIR “La
musica del mistero”. Il solista, affiancato
dalla sua Orchestra, eseguirà La Sonata per
violino in sol minore “Il Trillo del diavolo” di
Giuseppe Tartini, la Danza degli spiriti beati
di Christoph W. Gluck, Le streghe op.8 di
Niccolò Paganini, Pavane pour une infante
défunte di Maurice Ravel e il Concerto lugubre
Sabato 6 luglio sarà la volta delle Voci di
Corridoio con lo spettacolo INNAMOR…ARTE DAVANTI
ALLA BASILICA “Quel fiol d'un can......Luttazzi,
l'America e lo swing italiano”. Una serata dove
le voci di Elena e Roberta Bacciolo, Paolo
Mosele e Fulvio Albertin racconteranno,
attraverso una carrellata di brani, la storia
musicale del grande maestro Lelio Luttazzi. La
narrazione partirà con L’importanza del
microfono, brano simbolo di Luttazzi-Giacobetti.
Seguiranno L’Uccellino della radio, Conosci mia
cugina?, Mamma mi ci vuol la fidanzata, Ho un
sassolino nella scarpa, Un bacio a mezzanotte,
Ba ba baciami piccina e una serie di medley che
riporteranno il pubblico nelle magiche atmosfere
degli anni ‘40, ‘50 e ’60. info Comune di
Vercelli: 0161 59.68.27 – 0161 59.63.33
Associazione Camerata Ducale: 011 75.57.91
www.camerataducale.it
21 giugno la redazione
Grigory Sokolov per
la Società dei Concerti
Ancora una volta il pianista
russo Grigory Sokolov ha incantato il pubblico
presente nella Sala Verdi del Conservatorio
milanese impaginando un programma intelligente
che prevedeva nella prima parte della serata
musiche di Schubert e dopo l'intervallo la
corposa e geniale op.106 di L.v.
Beethoven. Tra i massimi pianisti viventi,
Sokolov oltre ad avere una tecnica virtuosistica
di altissimo livello ha un qualcosa di
tangibile
da renderlo unico per valenza creativa. Il suo
Schubert, nei 4 Improvvisi op.90 e nei
Drei Klavierstuke ascoltrati, è lontano
dallo spirito viennese di un Brendel o di un
Buckbinder, ma è certamente di alto livello
estetico con pregnanza espressiva scultorea ed
evidente varietà dinamica e con momenti di
chiarissima ed efficace cantabilità che stempera
la forza complessiva dal sapore schumanniano
dell'interpretazione . Con la celebre Sonata
op. 29 in si bem. maggiore "Hammerklavier" ,
ha nostro avviso Sokolov ha raggiunto una vetta
interpretativa difficile da raggiungere
definendo l'articolato ed ancor oggi
modernissimo divenire sonoro in modo incisivo,
analitico, luminoso ed estremamente equilibrato.
Gli interminabili applausi al termine del
programma ufficiale hanno portato ad una terza
parte di concerto con ben sei bis. Cinque brani
di Rameau dalle note Suites
clavicembalistiche nei quali il grande pianista
di Leningrado ha mostrato la sua più celebre
affinità estetica, ed un delizioso e profondo
Intermezzo Op.117 n.2 di J. Brahms
che ha terminato il concerto quasi allo scoccare
della mezzanotte. Da ricordare.
17 giugno
Cesare Guzzardella
Andrea Bacchetti e
Sonig Tchakerian alle Serate
Musicali
L'ultimo concerto stagionale
in Conservatorio per Serate Musicali ha
visto come protagonisti lunedì scorso l'Orchestra
del Teatro Olimpico di Vicenza e due
affermati solisti quali il pianista Andrea
Bacchetti e la violinista Sonig Tchakerian.
L'impaginato prevedeva quattro noti concerti di
J.S.Bach, i primi due -BWV 1055 e BWV 1058-
per
pianoforte
e orchestra e quindi, dopo l'intervallo il
BWV 1041 e il BWV 1042 per violino e
orchestra. La compagine orchestrale d'archi
diretta dai due solisti nei rispettivi concerti,
ha mostrato ottime qualità interpretative e
l'equilibrio formale, con la rilevante parte
solistica in tutti i concerti, ci è apparso
eccellente. Il genovese Bacchetti è specialista
di Bach. Da parecchi anni ospite delle Serate
Musicali ha sempre rivelato una rilevante
affinità musicale per il genio di Eisenach
forgiando interpretazioni
di spiccato equilibrio
formale dove le geometrie sonore espresse con
garbo e bellezza timbrica rendono esteticamente
attraenti i capolavori settecenteschi. In questi
ultimi anni ha mostrato affinità con autori del
Settecento italiano quali Galuppi e Benedetto
Marcello. Di raffinata fattura l'esecuzione dei
due concerti e lunghi applausi al termine della
sua esecuzione. Dopo l'intervallo la Tchakerian
ha ritrovato il musicista tedesco attraverso
un'ottima interpretazione. La parte solistica è
stata espressa con improvvisata espressività in
un contesto timbrico, quello degli archi, molto
equilibrato. E' interessante sottolineare le
differenze tra le differenti performance
dei due validi solisti. La classicità del
pianoforte, soprattutto nelle mani di Bacchetti,
hanno reso i concerti bachiani più strutturati e
geometrici con maggiore perfezione formale;
mentre la timbrica più improvvisatoria del
bellissimo violino della Tchakerian ha portato
ad una interpretazione maggiormente barocca.
L'ottima orchestra vicentina ha creato splendide
sinergie. Lunghi applausi al termine anche per
la violinista e nei rispettivi bis un movimento
dei concerti ascoltati.
12 giugno 2013
Cesare Guzzardella
Uto Ughi e la Camerata Ducale a Vercelli
Degna serata conclusiva di un’altra bella
stagione di musica, quella offerta ieri sera,
sabato 8 giugno, al proprio affezionato e
numeroso pubblico riunito al Civico di Vercelli,
da G. Rimonda e dalla sua Camerata Ducale. A
rendere un’autentica festa questo appuntamento
finale col Viotti Festival la presenza, ancora
una volta, di uno dei massimi
violinisti
che il mondo oggi conosca, Uto Ughi. Al suo
leggendario Guarneri del Gesù il programma di
sala affidava una composizione di F. Kreisler,
Preludium und Allegro nello stile di Gaetano
Pugnani
(risalente al 1905, uno dei tanti “falsi” di
musica antica composti dal violinista viennese)
e il
Concerto per violino e orchestra in Re maggiore
KV218
di
Mozart. Ughi ha poi offerto un sontuoso bis, una
delle più celebri pagine per violino e orchestra
della storia della musica, vale a dire l’Introduzione
e rondò capriccioso op. 28
di
C. Saint Saens. Francamente ci riesce difficile
aggiungere qualcosa che non sia ancora stato
detto in lode di questo grande maestro: ancora
una volta il pubblico è stato rapito sia dalla
straordinaria energia e pulizia di suono di Ughi,
dalla sua cavata morbida e intensa, di immediata
comunicazione emotiva con gli ascoltatori, sia
dal virtuosismo tecnico, che permette al quasi
settantenne solista di affrontare con una
scioltezza e freschezza ammirevoli le difficoltà
tecniche più impervie, dalle doppie corde ai
salti di ottava. È questo sopraffino repertorio
tecnico che consente a Ughi una estrema
duttilità nel gioco dei piani sonori e dei
timbri, esaltata in particolare nel gioiello
mozartiano, interpretato al meglio in tutta la
varietà dei suoi momenti, dallo slancio
guerresco del Re maggiore del primo tema del
primo movimento, all’intimo e struggente lirismo
dell’Andante centrale (e perdoniamo più che
volentieri al Maestro qualche imprecisione qua e
là nell’intonazione). Va detto che il pubblico
(tutto esaurito per l’occasione) è andato in
visibilio soprattutto per il brano di Saint
Saens, fatto apposta per esaltare la tecnica
virtuosistica dell’esecutore e, proprio per
questo, inevitabilmente un po’ troppo giocato
sugli effetti esteriori. L’impaginato della
serata proponeva poi due pezzi sinfonici
‘viennesi’, dei quali uno così raro da essere
praticamente sconosciuto, l’altro, al contrario,
celeberrimo. Il primo è l’Ouverture
di
un’opera buffa scritta da un ancor giovanissimo
F.J. Haydn nel 1753,
Il diavolo zoppo,
ispirata al noto romanzo dello scrittore
francese Lesage. L’opera è andata interamente
perduta (peccato!), mentre si è salvata questa
Ouverture, di struttura bipartita, di cui degna
di attenzione è la seconda parte, in tempo
Allegro, sprizzante una freschezza e una vena di
ironia che lasciano intuire l’Haydn maturo. Di
buon livello anche l’esecuzione dell’altro
brano, la somma Juppiter mozartiana, di cui ci
ha personalmente appagato soprattutto l’ultimo
tempo, in cui la varia e complessa trama
contrappuntistica e timbrica è stata resa con
trasparenza e stacco giusto dei tempi da una
Camerata, che, sotto la sicura bacchetta di G.
Rimonda, è ormai da tempo una consolidata realtà
del non troppo confortante panorama della vita
musicale italiana.
9
giugno 2013 Bruno Busca
Il pianista Roberto
Cappello in Conservatorio per
Serate Musicali
Grande successo di pubblico
quello di ieri in Sala Verdi nel Conservatorio
milanese. Una sala colma di spettatori, molti
venuti dalla regione Emilia, ha accolto
l'Orchestra del Conservatorio Arrigo
Boito
di
Parma e il giovane direttore Marco Dallara oltre
l'eccellente solista Roberto Cappello. Il noto
pianista è conosciuto anche come didatta ed è da
alcuni anni direttore del Conservatorio
parmense. L'impaginato comprendeva due tra i più
noti ed eseguiti concerti per pianoforte e
orchestra: il n.5 in mi b. maggiore op.73
"Imperatore" di L.v. Beethoven e il n.1
in si b.minore op.23 di P.I. Caikovski. Le
qualità virtuosistiche e soprattutto espressive
di Cappello sono emerse in entrambi i
capolavori.
La
capacità riflessiva esternata da un cantabile di
rara bellezza estetica è apparsa evidente nei
movimenti centrali dei due concerti. Cappello
coadiuvato dall'ottima direzione di Marco
Dallara e dalle grintose timbriche della
giovanissima orchestra parmense, ha ancora una
volta dimostrato di essere tra i massimi
interpreti della sua generazione. Due i bis
proposti dal pianista, entrambi di ottima
fattura: uno dal Rigoletto verdiano (Bella
figlia dell'amore) nella trascrizione e
rivisitazione di Liszt e l'altro da Wagner, la
Morte di Isotta, sempre nella
trascrizione del genio ungherese. Applausi
fragorosi e interminabili al termine per
Cappello e l'orchestra. Da ricordare.
4 giugno 2013
Cesare Guzzardella
L’attesissimo
concerto di Uto Ughi chiude un Viotti Festival
da record
Si preannuncia una serata da
“tutto esaurito” l’ultimo appuntamento del
Viotti Festival con Uto Ughi e la Camerata
Ducale . Il concerto di sabato 8 giugno, inizio
ore 21:00, vedrà sul palco del Teatro Civico il
violinista istriano impegnato nell’esecuzione
del Preludio e Allegro di Gaetano Pugnan i, su
arrangiamento di Fritz Kreisler , e il Concerto
per violino e orchestra in re maggiore n° 4 KV
218 di Wolfgang Amadeus Mozar t . Spetterà alla
sola Ducale, diretta dal maestro Guido Rimonda,
l’Ouverture da Il Mondo della luna di Franz
Joseph Haydn e la mozartiana Sinfonia Jupiter KV
551 N° 41 . I biglietti per il concerto di
sabato 8 giugno si potranno prenotare chiamando
l’Associazione Camerata Ducale, allo 011
75.57.91, oppure direttamente on-line sul sito
www.viottifestival.it
alla sezioni “biglietti”. L’acquisto e il ritiro
avviene al box office del Teatro Civico di
Vercelli, in via Monte di Pietà 15, venerdì
07/06 dalle 17:00 alle 20:00, oppure sabato
08/06 dalle 20:00 alle 21:00. Prezzi a partire
da 10€ fino a 22€. Riduzioni per i possessori
della Pyou Card, i CRAL e gli Over 65.
4 giugno dalla redazione
Al Teatro alla Scala
Götterdämmerung
diretto da Daniel Barenboim
L’ultima giornata della
Tetralogia di Wagner, Götterdämmerung, è
stata diretta gioved ì
scorso da Daniel Barenboim. Il grande direttore
scaligero ha dovuto per ragioni di salute
posticipare la sua direzione.
Oltre
alle repliche fino al 7 giugno del Crepuscolo,
segnaliamo anche la direzione di Barenboim nel
periodo 17-24 giugno di tutta la Tetralogia.
Successo meritato per un'opera che riassume nei
contenuti, anche musicali, la complessa vicenda
del Ring. La regia di Guy Cassiers, anche
scenografo, nel complesso ci è sembrata
esaustiva anche se con momenti scenografici
,specie nel primo atto, freddi e banali. L'uso
della tecnologia proiettiva, oggi
particolarmente utilizzata in tutti i teatri
lirici, ci è apparsa convincente in alcuni
frangenti. Laddove l'operazione d'integrazione
tra scene, luci ( di Enrico Bagnoli anche
scenografo) e costumi ( di Tim Van Steenbergen)
è riuscita, la qualità del lavoro complessivo ci
è apparsa di eccellente fattura.
Questo
grazie ha una direzione musicale, quella di
Barenboim, di elevato spessore estetico e di un
cast vocale ottimo con punte eccellenti nelle
voci di di Iréne Theorin (foto
Archivio Scala)
, Brünnhilde
,
di Mikhail Petrenko, Hagen e Waltraud
Meier, Walkiria. Valide le prestazioni
degli altri interpreti con Gerd Grochowski in
Gunther,Lance Ryan in Siegfried, Anna
Samuil in Gutrune, ecc. La chiarezza
espositiva di Barenboim nei diversi piani
sonori, i bellissimi colori delle timbriche
nelle sezioni orchestrali, l'equilibrio preciso
con la voci e con l'eccellente coro di Bruno
Casoni, sono fattori determinanti del successo
di questo capolavoro. Applausi per tutti i
protagonisti, ma il più applaudito è stato
Barenboim. Prossime repliche il 3 e 7 giugno. Da
non perdere.
1 giugno 2013
Cesare Guzzardella
MAGGIO 2013
Andras Schiff per le
Serate Musicali
Torna più volte ogni anno a
Milano il noto pianista ungherese Andras Schiff.
Ieri sera in Conservatorio ha impaginato un
programma "romantico" inserendo due tra i più
importanti compositori della prima
metà
dell'Ottocento: Felix Mendelssohn e Robert
Schumann. Quattro i brani in scaletta:
Variations sérieus op.54 e Fantasia in fa
min. op.28 "Sonata Scozzese" di Mendelssohn
e la Sonata in fa diesis min. op.11 e gli
Studi Sinfonici op13b di Schumann. Siamo
abituati alla perfezione tecnica di Schiff nel
repertorio settecentesco di Bach e Mozart o
nell'integrale sonatistica beethoveniana in
corso, ma con i grandi romantici ascoltati e le
loro composizioni che danno possibilità a più
personali e soggettive interpretazione, il
pianista ungherese ha mostrato affinità elettive
e creatività interpretativa. La sua abilità
tecnica sostenuta dalla sua prodigiosa memoria
ha espresso profondità di pensiero attraverso
esecuzioni di completa unità stilistica
evidenziata da momenti di raffinata musicalità.
Schiff ha mostrato ancora una volta di dominare
la tastiera con timbriche e dinamiche personali
spesso lontane da esecuzioni entrate nella
storia dell'interpretazione come ad esempio gli
Studi Sinfonici di un Pollini o di un Gilels, ma
di elevata espressività musicale. Lunghi
applausi al termine in una Sala Verdi colma di
pubblico e due bis concessi con un meditato
Intermezzo di Brahms ed un ottimo
Mendelssohn. Da ricordare.
28 maggio 2013 Cesare Guzzardella
Iniziato
ieri in Texas il 14esimo Van
Cliburn International Piano Competition
E' iniziato ieri a Forth Worth il 14esimo Van Cliburn
International Piano Competition, tra i più
prestigiosi concorsi pianistici. Sei i pianisti
italiani selezionati su trenta partecipanti:
Luca
Buratto (nella foto), Alessandro Deljavan,
Giuseppe Greco, Beatrice Rana, Scipione
Sangiovanni e Alessandro Taverna. Tre
concorrenti provengono dalla Cina continentale,
uno da Taiwan e almeno uno dei concorrenti
statunitensi, YouYou Zhang, è di origine cinese.
Assenti candidati britannici, tedeschi e
austriaci. La finale è prevista il 9 giugno. Chi
volesse seguire la registrazione della giornata
del 24 maggio può digitare:
http://www.cliburn.org/ondemand.html
Un augurio agli italiani dalla redazione
musicale.
25 maggio C.G.
Pavel Berman in Conservatorio
per Serate Musicali
Uno splendido concerto quello
ascoltato lunedì scorso in Conservatorio. Il
violinista Pavel Berman è una presenza costante
a Milano come violinista. In questa occasione
l'abbiamo ascoltato anche nelle vesti di
direttore d'orchestra con una giovanissima
formazione di ottimi strumentisti quali quelli
dell'Orchestra dei Talenti Musicali
dell'Accademia Lorenzo Perosi. In programma
musiche di Paganini orchestrate da Giderius
Kuprevicius e di Caikovskij . I Capricci
del genovese sono stati ripresi e rivisitati dal
Kuprevicius , musicista vivente nato nel 1944 e
in questa versione ci sono sembrati
particolarmente interessanti in quanto
potenziati timbricamente ed armonicamente anche
se la forza tagliente della versione solistica
ci è sembrata sminuita pur dalle mani solistiche
dell'eccellente Berman. Il virtuoso ha espresso
una timbrica di alto valore estetico attraverso
una esecuzione impeccabile e anche gli
interventi dei
giovani orchestrali hanno
denotato qualità. Sono stati eseguiti gli ultimi
dodici Capricci dalla serie di ventiquattro e il
migliore ci è sembrato l'ultimo, quello con le
note variazioni. Splendida l'orchestra e la
direzione di Berman nel secondo brano in
programma: Souvenir de Florence op.70 di
P.I.Caikovskij, lavoro di raro ascolto
meritevole di maggior frequentazione. Al termine
un lungo bis con una trascrizione per violino e
orchestra dalla Carmen di Bizet. Bravissimi.
Successo di pubblico. Prossimo appuntamento per
le Serate musicali lunedì 27 maggio con
il grande Andras Schiff.
22 maggio 2013
Cesare Guzzardella
Il duo pianistico
Arciuli-Rebaudengo allo
Spazio-Teatro89
E' in una zona periferica
milanese lo Spazio-Teatro 89, in fondo a Forze
Armate, ma raggiungerlo è sempre conveniente.
L'organizzazione musicale di questo
auditorium-spazio scenico con la programmazione
curata dal poliedrico Luca Schieppati (pianista,
organizzatore musicale, docente di
Conservatorio, ecc.) è, nel versante musicale,
molto interessante e ieri pomeriggio abbiamo
assistito ad un concerto
decisamente
valido di musica contemporanea con autori
raramente eseguiti ma di sicura validità
estetica. Gli statunitensi J. Adams (1947),
G.Crumb (1929), F. Rzewski (1938) - di origine
polacca- e l'inglese M. Nyman (1944), l'unico
conosciuto da un più vasto pubblico in quanto
autore di colonne sonore come quella resa
celebre dal film Piano, meriterebbero
maggiore presenza nelle più importanti sale da
concerto. Sul palcoscenico dell'auditorium due
accordatissimi pianoforti a coda vedevano di
fronte Emanuele Arciuli e Andrea Rebaudengo.
I
due sono noti quali diffusori del repertorio
contemporaneo, soprattutto statunitense, e
spesso musicisti scrivono nuove composizioni per
loro. Arciuli opera anche negli Stati Uniti ed è
un attento conoscitore ed interprete della
produzione musicale del secondo Novecento oltre
che autore di un importante saggio edito da EDT
intitolato "Musica per pianoforte negli Stati
Uniti"; Rebaudengo lo conosciamo in quanto
membro del noto gruppo di musica contemporanea
"Sentieri Selvaggi", gruppo specializzato nel
repertorio anglosassone- statunitense. Quattro i
brani eseguiti, tutti per due pianoforti. Il
primo ,Alleluja Junction, di Adams è un
lungo brano, circa 15 minuti, dove l'elemento
ritmico è in primo piano e dove soluzioni
poliritmiche intense e spesso fragorose trovano
luminosa espressività resa intelligibile
dall'ottima esecuzione dei due interpreti. Con
Otherwordly Resonances di Crumb ci siamo
trovati in un clima completamente diverso
evidenziato da una timbrica costruita intorno a
quattro semplici note che si ripetono
costantemente durante tutta l'esecuzione. L'uso
dei pianoforti anche in modo effettistico con
risonanze sonore ottenute intervenendo
direttamente sulle corde o la cassa armonica,
modalità tipiche del mai dimenticato Cage, non
sminuiscono l'efficacia e la resa estetica del
bravo compositore statunitense. Con Water
Dances di Nyman siamo passati ad una musica
più divertente e piacevole ma anche di valida
pregnanza estetica. I riferimenti pop di Nyman,
specie nel versante inglese, con l'uso di facili
melodie ed elementi armonici e con quella
ripetività voluta tipicamente minimalista, hanno
trovato unità compositiva in un lavoro che è
piaciuto molto al pubblico presente in sala
tanto che i due bravissimi pianisti, al termine
del concerto, ne hanno bissato una parte.
L'interessantissimo Winnsboro Cotton Mill
Blues di Rzewski ha concluso il tardo
pomeriggio di domenica. Il brano riproduce in
modo esasperato ed ossessivo i rumori di una
fabbrica tessile con fragori che poi
confluiscono in sequenze più melodiche
d'ispirazione Blues. La resa espressiva di
elevato valore dei due interpreti ha ben
sottolineato la musicalità di uno dei maggiori
compositori per pianoforte viventi. Successo di
pubblico. Da ricordare.
20 maggio
2013 Cesare
Guzzardella
Il "Progetto Viotti" per
l'etichetta Decca
Prosegue il “Progetto Viotti”
con il violinista Guido Rimonda e la Camerata
Ducale su etichetta Decca: l’integrale delle
composizioni per violino e orchestra con
numerosi inediti e prime registrazioni mondiali.
Il primo CD pubblicato nell’ottobre 2012 ha
ottenuto entusiastici consensi
di
pubblico e critica. Il secondo CD, oltre alle
PRIME REGISTRAZIONI MONDIALI dei Concerti n. 12
e n. 25 con le cadenze originali di Viotti,
contiene un autentico “scoop” musicale e
storico, ovvero la PRIMA REGISTRAZIONE MONDIALE
del “Tema e variazioni per orchestra” che
attribuisce a Viotti il celebre tema della
“Marsigliese”, diventato poi l’inno nazionale
francese. “Il Tema e variazioni per violino e
orchestra è da considerarsi un’autentica
scoperta in quanto è la celeberrima Marsigliese,
inno nazionale francese. Secondo la tradizione
la Marsigliese fu scritta nel 1792 da Rouget de
Lisle ma la data di composizione di Viotti
riportata insieme alla sua firma sul manoscritto
di questo Tema e Variazioni è 1781, ben undici
anni prima. Accertato che quello della
Marsigliese non fosse un noto tema popolare è
lecito supporre che l’autore di questa musica
sia Viotti e non de Lisle. La partitura
ritrovata dal maestro Guido Rimonda apre un
nuovo capitolo sulla storia dell’inno nazionale
francese.
www.camerataducale.it
www.viottifestival.it
www.guidorimonda.com
18 maggio 2013 dalla
redazione
Nicholas Angelich
alle Serate Musicali
Il pianista statunitense
Nicholas Angelich per la quarta volta presente
alle Serate Musicali, ha tenuto ieri un concerto
in Conservatorio impaginando un programma che
prevedeva musiche di Ravel e
Musorgskij:
tre brani da Miroirs e i Valses nobles
e sentimentales del francese e, dopo
l'intervallo, i noti Quadri di una
esposizione del russo. Premesso l'ottimo
livello interpretativo complessivo, abbiamo
trovato una migliore resa stilistica nei Valses
di Ravel con un equilibrio generale adeguato
degli otto movimenti
che compongono il lavoro. Validi ma non
entusiasmanti i Quadri di Musogskij, forse
carenti di una visione complessiva della nota
composizione con espressività lontana dalle
timbriche "russe" che troviamo in molte
interpretazioni entrate nella storia. Applausi
corposi da una platea purtroppo carente di
pubblico. Un breve bis di Chopin. Ricordiamo la
serata di lunedì prossimo con il violinista
Pavel Berman e l'orchestra"Lorenzo Perosi" che
interpreteranno musiche di Paganini e Caikovskij.
14 maggio
Cesare Guzzardella
Il pianista russo
Lukas Geniusas per la
Società dei Concerti
Per la prima volta a Milano,
il pianista moscovita Lukas Geniusas si è
presentato in Conservatorio per un concerto
importante organizzato dalla Società dei
Concerti che prevedeva brani di Chopin e
Liszt. Ha ventidueanni Lukas, nel 2010 ha
ottenuto successi in due importantissimi
Concorsi
Internazionali quali il "Gina Bachaur" di Salt
Lake City dove ha ottenuto il primo premio, e il
celebre "F.Chopin" di Varsavia dove si è
aggiudicato la seconda posizione. Ieri sera
presentava gli Studi op.10 e op.25 di
Chopin e la Sonata in si minore di Liszt.
E' ovvio sottolineare che la scelta dei lavori
in programma sono un cavallo di battaglia,
oramai da diverse generazioni di pianisti, dei
migliori concertisti internazionali ed
affrontare questi noti brani in un sol programma
è molto rischioso per i pianisti mediocri. Non
certo per l'ottimo Geniusas che ha mostrato
durante la sua brillante esibizione qualità
tecniche superlative che superavano ogni
difficoltà tecnico-espressiva
e facevano intravvedere il corposo e razionale
studio che simili composizioni necessitano. I
Ventiquattro Studi del grande polacco hanno
trovato una complessiva ottima resa timbrica con
eccellenze in alcuni Studi dove sono risaltate
sbalorditivi gli equilibri timbrici tra i
diversi piani sonori. Molte raffinatezze nelle
zone alte della tastiera si sono contrapposte e
corpose e piene armonie degli studi più
imponenti. Pianista di grande fisicità e forza,
Geniusas ha dato anche una personale e autentica
interpretazione del brano di Liszt eseguendolo
con rapida ed energica andatura. Fragorosi gli
applausi al termine e due i brevi ed eccellenti
bis concessi tra cui un raro brano di
Musorgski-Rachmaninov. Da ricordare e
riascoltare.
09-05-2013 Cesare Guzzardella
Il pianista Piotr
Anderzewski alle Serate
Musicali
Torna puntualmente
ogni anno il pianista polacco Piotr Anderzewski
alle Serate Musicali milanesi del
Conservatorio. Ieri sera ha interpretato con
maestria J.S.Bach, bene Schumann e ottimamente
Janacek. Il compositore di Eisenach è tra i più
frequentati dalle nuove generazioni di pianisti
e il quarantenne Anderzewski è certamente tra i
più validi interpreti. Ha trovato modalità
espressive raffinate e dettagliate sia nella
Suite
Francese n.5 BWV 816 eseguita come brano
introduttivo, che nella Suite Inglese n.3 BWV
808 interpretata al termine della serata. Il
tocco costantemente chiaro e luminoso ha
acquistato intensità nei movimenti più lenti e
interiori delle rispettive Sarabande e
Anderzewski ha trovato più spirito
interpretativo nei momenti maggiormente
riflessivi definiti da strutture musicali
apparentemente più facili. Particolarmente
interessante l'interpretazione di una rarità
pianistica quale la raccolta Sul sentiero
erboso di Leos Janacek (1854-1928), lavoro
dei primi del Novecento dove Anderzewski ha
eseguito il Libro 2, cinque brani senza titolo.
L'elemento folclorico dei cinque movimenti è
emerso con grande varietà d'inventiva nelle mani
del bravissimo pianista che ha rimarcato in modo
personale ed autentico
ogni dettaglio musicale. Meno convincente ma
comunque apprezzabile, l'esecuzione di un
capolavoro musicale consolidato da una ingente
quantità di interpretazioni storiche quale la
Fantasia in do magg. op.17 di Robert
Schumann. Anderzewski ha voluto forse troppo
personalizzare il brano trovando in qualche
frangente una originale qualità espressiva ma il
complesso unitario del lavoro rimane debole è
ben lungi dalle migliori interpretazioni dei
grandi del passato o dei pochi artisti
schumanniani viventi . Lunghi applausi e ancora
Bach nell'eccellente bis.
7 maggio 2013
Cesare Guzzardella
Zhang Xian è tornata
a dirigere la Sinfonica Verdi in Auditorium
Gradito ritorno quello del
Direttore Principale dell'Orchestra Sinfonica
Verdi Zhang Xian. Con un programma quasi
completamente wagneriano la bravissima
direttrice ha interpretato Wagner in modo
eccellente. In programma i Preludi
dall'Atto 1 e 3 del Lohengrin, l'Ouverture
da
Rienzi e il Preludio da Die
Meistersinger, quattro brani particolarmente
noti e caratterizzanti della maestria
coloristica e strumentale del grande compositore
tedesco. La Verdi, nella replica domenicale di
ieri, ha espresso colori avvincenti e specie nei
preludi dal Lohengrin la direzione, giocata su
mirabili contrasti dinamici, ci è apparsa di
altissima qualità. Incastonato tra i brani
wagneriani abbiamo ascoltato un ottimo Liszt con
il suo Concerto per pianoforte e orchestra
n.2 in la magg. Solista di questo
particolare lavoro in sei parti il bravissimo
Orazio Sciortino, pianista ventottenne
specializzato in Liszt che per l'occasione ha
sostituito Paolo Restani indisposto. Efficace la
sua resa timbrica in ottima sinergia con la
Verdi. Mirabile il bis dalla wagneriana "Morte
di Isotta " nella trascrizione di Carl Tausig.
Meritati applausi al termine . Questa settimana,
da giovedì, la Zhang Xian dirigerà la Verdi in un
programma con musiche di Hindemit e Beethoven
(Quinta Sinfonia) . Da non perdere.
6 maggio 2013
Cesare Guzzardella
La prima volta in
Italia, a Vercelli, dei Cantabile “The London
Quartet”
Sarà il gruppo Cantabile “The
London Quartet” ad aprire il cartellone del
Viotti Festival di questo mese. L’ensemble
inglese, alla loro prima performance italiana,
salirà sul palco del T eatro Civico di Vercelli
sabato
11 maggio, alle ore 21:00 , con la Camerata
Ducale, diretta dal maestro Rimonda. La serata
prevede un programma ricchissimo, che miscela
tradizione e modernità con brani del folklore
anglosassone (Oranges and Lemons, Danny Boy, Why
Fum’th in Sight), fino alle attualissime Skyfall,
I Just Called to Say I Love You, e
l’intramontabile Penny Lane di Lennon e
McCartney. Uno spettacolo dalle intense emozioni
musicali, arricchito da sapienti sketch ideati
da Steven Brooks , Mark Fleming , Michael
Steffan e Richard Bryan . Riconosciuto come uno
fra i migliori gruppi vocali inglesi, Cantabile
"The London Quartet" sono venuti alla ribalta
grazie al musical Blondel di Tim Rice. Da allora
il gruppo, nato a Cambridge nel 1977, ha
perseguito una politica di costante rinnovamento
e dinamismo, respingendo ogni frontiera
musicale, esplorando territori sempre nuovi e
attirando un considerevole numero di seguaci in
tutto il mondo. Hanno cantato nei più
prestigiosi teatri e sale da concerto eseguendo
differenti programmi, dalla polifonia antica al
jazz, passando per la musica contemporanea.
Negli ultimi anni The London Quartet si sono
esibiti negli USA, Canada e nei principali stati
europei, riscuotendo sempre un grande successo.
In Francia e in Belgio hanno fatto il tutto
sold-out con lo spettacolo in lingua francese
Suzette For Ever. In ambito discografico hanno
ricevuto diversi riconoscimenti. Negli USA il CD
Christmas with Cantabile è stato insignito del
premio CARA (Contemporary A Cappella Recording
Award) mentre Lullabyes and Goodbyes ha ricevuto
un ampio consenso di critica. Nel maggio del
2008 Cantabile The London Quartet ha fatto parte
del cast nel musical di Tim Rice/ABBA Chess in
Concert alla Royal Albert Hall. Il dvd di questo
straordinario evento è stato pubblicato dalla
Warner Brothers. Il biglietto per il concerto
dell’11 maggio si può prenotare telefonicamente
contattando l’Associazione Camerata Ducale allo
011 75.57.91 oppure gli uffici cultura del
Comune di Vercelli ai numeri 0161 59.62.77 –
0161 59.65.96. Il posto può anche essere
prenotato direttamente on-line sul sito
www.viottifestival.it
alla sezioni “biglietti”. L’acquisto e il ritiro
avviene al box office del Teatro Civico di
Vercelli, in via Monte di Pietà 15, venerdì
10/05 dalle 17:00 alle 20:00, oppure sabato
11/05 dalle 20:00 alle 21:00. Prezzi a partire
da 10€ fino a 22€. Riduzioni per i possessori
della Pyou Card, i CRAL e gli Over 65.
3 maggio
la redazione
APRILE 2013
Il pianista David
Fray alle Serate Musicali
in J.S.Bach
E' un eccellente Bach quello
ascoltato ieri sera in Conservatorio dal
pianista francese David Fray per la prima volta
ospite di Serate Musicali. Il programma
prevedeva l'esecuzione di due Toccate
relativamente
brevi e di due Partite di più ampio respiro. E'
molto amato Bach in questi tempi, specie dalle
nuove generazioni di pianisti. Lunga è la
schiera di validi interpreti che spesso si
ascoltano a Milano nel nutrito repertorio
bachiano. David è certamente tra i migliori. La
sua interiorizzazione delle non facili
architetture musicali e la sua restituzione
sofferta ma profonda è ben delineata dalla sua
capacità di giocare sui volumi sonori
particolarmente contrastati con momenti di
estroversione sonora e altri di delicata ricerca
interiore
definita
da intimità timbrica. La profonda concentrazione
esecutiva ha portato ad un Bach dal sapore
antico e religioso, lontano dalle fluide ma a
volte piatte esecuzioni che spesso ascoltiamo.
Le Toccate in mi minore BWV 914 e quella
in do minore BWV 911 e le Partite n.6
in mi minore BWV 914 e quella n.2 in do
minore BWV 826 sono state eseguite con
grande abilità tecnica ma soprattutto con
approfondito spessore interpretativo. Il gesto
sicuro con il quale termina ogni brano, quasi ad
indicare la fine di una fatica ma anche la
soddisfazione dell'esecuzione sostenuta ci fa
capire quanto Fray ami la musica di Bach.
Eccellente il bis concesso con un Corale ancora
di Bach rivisto da Busoni. Grande successo di
pubblico e lunghi applausi. Da ricordare e
certamente da riascoltare. Bravissimo!!!
23 aprile 2013
Cesare Guzzardella
Wayne Marshall e la
Sinfonica Verdi all'Auditorium milanese
Il concerto ascoltato ieri
nella replica domenicale presentava interessi
sotto ogni aspetto. La rarità del programma
scelto dal direttore inglese Wayne Marshall
prevedeva musiche di Poulenc, il Concerto
per due pianoforti ed orchestra (1932),
e un brano, la Sinfonia n.3 "Swing
Symphony"
in prima assoluta italiana, del noto
trombettista-compositore Wynton
Marsalis
(1961). Quest'ultimo è un
musicista legato soprattutto al jazz ma con
solida preparazione classica tanto da comporre
lavori dove spesso viene utilizzata la grande orchestra sinfonica. Il Concerto per
due pianoforti del francese Poulenc vedeva
solisti al pianoforte due italiani begnamini
dell'Auditorium quali Benedetto Lupo e Simone
Pedroni, entrambi validi interpreti e ottimi
solisti. In questo lavoro il compositore spesso
ha giocato con la musica attraverso il suo stile
"oggettivo" tra il politonalismo e il
neo-classicismo. Nella composizione l'elemento
ritmico ha un ruolo preponderante e l'alternanza
dei due pianoforti trova con un' orchestra
particolarmente versatile quale la Sinfonica
Verdi, modi di eccellente espressività.
Lo stile francese del compositore è stato
mediato dall'energica e rapida interpretazione di
Marshall giocata su accenti contrastanti e
freschezza ritmica molto americana. Valida
l'interpretazione complessiva e valido il bis
proposto dai due solisti con un brano ancora di Poulenc di affabile allegria. La seconda parte
era integralmente dedicata a questa lunga
Sinfonia, oltre cinquanta
minuti, da intendersi non classicamente ma più
come una successione di brani molto jazz e poco
classici
eseguiti dalla "Verdi" insieme alla
Big Band
di Paolo Tomelleri formata da numerosi sassofoni, trombe,
percussioni, contrabbassi, pianoforte, ecc. Il
lavoro di Marsalis è un formidabile escursus tra
il "classicismo statunitense" di Gershwin e
Bernstein e le migliori produzioni
di gruppi jazzistici che hanno attraversato il
periodo Swing, da Duck Ellington ad
Armstrong e
Count Basie, a Herman
ecc. Il risultato è un agghiacciante fragore
musicale dove la ritmica, l'improvvisazione e
gli interventi solisticii
preferibilmente di sassofoni e trombe emergono.
Il risultato, a suo modo sorprendente, ha
portato ad un entusiastico successo di pubblico
nella sala stracolma di appassionati. Divertenti
i bis proposti di stampo esclusivamente
jazzistico e con molta improvvisazione.
Ricordiamo il prossimo concerto del 25 aprile
con replica il 26 e il 28. Ancora Wayne Marshall
dirige la Sinfonica Verdi e il Coro Verdi
preparato dalla bravissima Gambarini in un
programma tutto dedicato a Francis Poulenc. Da
non perdere.
22 aprile 2013
Cesare Guzzardella
Oberto, Conte di San
Bonifacio al Teatro alla Scala
E' valida la rilettura dell'Oberto
verdiano del regista Mario Martone. Trasponendo
il medioevo ai giorni nostri e costruendo una
rivalità tra due famiglie camorristiche, quella
di Riccardo Conte di Salinguerra con la moglie
Cuniza e quella di Oberto Conte di San Bonifacio
e della figlia
tradita
Leonora, il noto regista teatrale e
cinematografico ha rinnovato in chiave
contemporanea la prima opera di Giuseppe Verdi
datata 1839, in sinergia con le scene di Sergio
Tramonti e i moderni costumi di Ursula Patzak.
La scena prevedeva l'alternanza di due spazi:
uno interno in stile falso-impero tipico di
molte scene malavitose cinematografiche alla
Scarface e uno aperto che mostra una
squallida periferia cittadina con tanto di gru o
di auto abbandonata. I momenti corali,
ottimamente interpretati dagli sgherri
di Riccardo, armati sino ai denti, o
dalla
servitù femminile, dalle amiche e dai parenti di
Cuniza, introducono i validi interpreti.
L'ottimo cast vocale, interamente italiano,
nella serata di ieri vedeva Maria Agresta nel
ruolo di Leonora, Sonia Ganassi (foto
Archivio Scala) in quello di Cuniza,
Fabio Sartori in Riccardo , Michele
Pertusi in Oberto e José Maria LoMonaco
in Imelda .Tutti bravi i protagonisti ma
segnaliamo l'ottimo timbro specie nei registri
alti, della Agreste, la voluminosità e la
freschezza vocale di Fabio Sartori e il caldo ed
espressivo timbro di Michele Pertusi. La
direzione musicale di Riccardo Frizza è stata
all'altezza della situazione e nel complesso
possiamo sottolineare la
validità di questa messinscena che manca dalla
Scala dal 2002 e prima ancora dal 1951. Successo
di pubblico in una sala al completo. Da non
perdere. Prossime repliche il 23 aprile e il
2-5-10-14 maggio.
21 aprile 2013
Cesare
Guzzardella
Il pianista milanese
Riccardo Schwartz al Teatro Coccia di Novara
E’ toccato al pianista
milanese Riccardo Schwartz chiudere ieri sera,
16 aprile, al Teatro Coccia la stagione novarese
di musica cameristica, ahimé più breve del
consueto (vedi alla voce spending review,
aggravata a Novara dalla tragica situazione di
bilancio del Coccia…).
L’impaginato
proposto da Schwartz presentava tre
composizioni, tra le più affascinanti della
letteratura pianistica di tutti i tempi:
nell’ordine la Sonata in la minore op. 143
D784 di F. Schubert, la Sonata in la
minore KV 310 di Mozart e, dopo
l’intervallo, i sei Klavierstucke op.118
di Brahms. L’esecuzione di Schwartz è stata a
nostro avviso segnata da una certa
discontinuità. Abbiamo decisamente apprezzato la
Sonata di Schubert, in cui il bel suono
limpidamente ‘viennese’ dell’allievo di Paul
Badura Skoda ha saputo dare voce ai colori e ai
valori espressivi di pagine fra le più intense
che il maestro viennese abbia scritto: ci è
piaciuta in particolare la tecnica esecutiva con
cui il pianista ha dato significato alla cellula
tematica-chiave del primo tempo, con un sapiente
controllo della vibrazione delle corde.
Viceversa, a essere franchi, non ci ha detto
molto, sotto le dita di Schwartz, la pur sublime
KV 310 mozartiana, di cui un’interpretazione
piatta e anonima ha irrimediabilmente
compromesso la struggente carica espressiva,
specie in quello che ne è notoriamente il
culmine emotivo, l’Andante centrale, di
cui è andata perduta completamente quella
mormorante dolcezza che ne fa, con
un’interpretazione adeguata, una delle
esperienze più appaganti di ascolto musicale. La
stessa discontinuità abbiamo rilevato
nell’esecuzione dei Klavierstucke brahmsiani:
molto ben interpretata la Romanza n.5 ,
resa al meglio nella sua levigata trasparenza di
suono, così come il primo Intermezzo,
nella sua vitalità appassionata, ma piuttosto
deludenti gli altri pezzi, di cui nella lettura
di Schwartz si è perduta la ricchezza melodica
((l’Intermezzo n.2) o la tormentata
tragicità (l’Intermezzo n.6). Una serata,
dunque a luci ed ombre, comunque salutata da un
generoso applauso del non numeroso pubblico del
Coccia, ricambiato con un bis, uno Studio
di Chopin.
18 aprile 2013
Bruno
Busca
Il
Trio Johannes per
la Società dei Concerti
Un eccellente Trio quello
ascoltato ieri in Conservatorio per la Società
dei Concerti. Il Trio Johannes e cioè
Francesco Manara, primo violino
della
Filarmonica scaligera, Massimo Polidori, primo
violoncello sempre della Filarmonica e l'ottimo
pianista Claudio Voghera, ha impaginato un
programma con due noti trii quali il Trio n.1
in si magg. op.8 di J.Brahms e il Trio in
la min. di M.Ravel. I due capolavori del
reperorio cameristico son stati eseguiti in modo
mirabile dai tre strumentisti attraverso un
equilibrio dinamico e timbrico di spessore
estetico. Gli archi in ottima sinergia hanno
mostrato nitore coloristico espresso con
sicurezza e passione. Lunghi applausi al termine
in una serata da ricordare
18 aprile
C.G.
Leonardo Colafelice
agli Incontri Musicali
della "Società dei Concerti"
La rassegna concertistica
ideata dalla "Società dei Concerti" per
sostenere l'attività di giovani interpreti ha
visto ieri sera nel Auditorium "Giorgio Gaber"
del Pirellone milanese il valido pianista
non ancora
diciottenne
Leonardo Colafelice. Vincitore di numerosi
concorsi internazionali, Leonardo ha già una
nutrita carriera pianistica anche come solista
di prestigiose orchestre internazionali. Il
programma particolarmente virtuosistico del
bellissimo concerto tenuto di fronte ad una sala
colma di pubblico - sono all'incirca 350 i posti
a sedere - prevedeva brani di Beethoven, Chopin,
Rachmaninov e Stravinskij. La Sonata n.26
op.81a del grande tedesco introduceva il
concerto e la celebre Polonaise op.53
"Eroica" concludeva la prima parte. Dopo il
breve intervallo ancora due brani all'insegna
delle difficoltà tecniche brillantemente
superate dall'interprete: le Variazioni su un
tema di Corelli di Rachmaninov e i Tre
movimenti da Petrusca di Stravinskij.
Sorprende
la facilità di Colafelice nel superare ogni
difficoltà tecnica e ancora di più le sue
qualità di approfondimento
interpretativo. L'avvincente cantabilità del
fraseggio in ogni brano e la resa coloristica,
definita da un eccellente
meditato nitore espressivo sono in sinergia con
una capacità di sintesi armonica di elevato
spessore. Molto bello il Beethoven della non
facile Sonata. Robusta e voluminosa la celebre
Polacca chopiniana. Negli ultimi brani sono
maggiormente emerse le qualità virtuosistiche di
Leonardo che con forza di braccia e sicurezza
musicale rende i lavori molto godibili con
quadrature strutturali impeccabili e ricche di
energia musicale. Un alleggerimento complessivo
delle dinamiche potrebbe probabilmente giovare
alle interpretazioni che comunque rimangono di
alto livello. Leonardo è una giovane promessa
che deve presto entrare nei circuiti
concertistici più importanti. Molto bravo!
16 aprile 2013
Cesare
Guzzardella
Oleg Caetani dirige
la Sinfonica Verdi in Auditorium
Un programma particolarmente
valido quello ascoltato nella replica
pomeridiana domenicale di ieri in Auditorium.
Prima una rarità del compositore polacco Witold
Lutoslawski ( 1913-1994) con il suo Concerto
per violoncello e orchestra (1970) e quindi
una
composizione
celebre e importante quale la Sinfonia n.5 in
do diesis minore (1902) di Gustav Mahler
(1860-1911).Solista del concerto un eccellente
cellista quale Alexander Chaushian. Il brano del
polacco, uno dei massimi compositori del
Novecento, è di rilevante forza espressiva e si
sviluppa attorno ad una lunga introduzione
solistica iniziale dove il bravissimo
violoncellista ha mostrato le sue qualità
attraverso un tocco chiaro, preciso ed
espressivo. La parte orchestrale ricca di
effetti sostenuti dagli ottoni e dagli archi
integra in modo sostanziale il brano che si
sviluppa in un unico lungo movimento. La precisa
e dettagliata direzione di Caetani ha reso
l'esibizione di grande valenza interpretativa e
oltre l'eccellenza solistica abbiamo riscontrato
un'ottima Sinfonica Verdi brava in ogni sezione
con una particolare valenza negli ottoni e nelle
percussioni. Dopo l'intervallo ottima
l'interpretazione della Verdi nella celebre
sinfonia: splendidi gli ottoni e bravissimi gli
archi nel famoso Adagietto. Da ricordare.
Ricordiamo il prossimo concerto sinfonico per il
18 aprile con repliche il 19 e il 21: musiche di
Poulenc e Marsalis dirette da Wayne Marshall,
solisti al pianoforte Benedetto Lupo e Simone
Pedroni. Da non perdere.
15 aprile Cesare Guzzardella
La cambiale di
matrimonio di Rossini a
Vercelli
Novità assoluta e di grande
interesse quella offerta ieri sera 13 aprile al
Civico di Vercelli dalla Camerata ducale di G.
Rimonda: non una serata di musica strumentale,
ma una deliziosa chicca del teatro musicale
italiano, la prima opera in assoluto
rappresentata ( non però la prima composta) di
G. Rossini, vale a dire la farsa comica
in un atto La
cambiale
di matrimonio, su libretto di Gaetano Rossi,
andata in scena il 3 novembre 1810 al San Moisè
di Venezia, quando l’autore aveva solo diciotto
anni. Si tratta del consueto intreccio, in
chiave comica, di un amore ostacolato di un
soprano (Fanny), che , innamorata perdutamente
di un tenore (Edoardo), è promessa, come vero e
proprio affare economico, dal basso-buffo, suo
padre Tobia Mill, ad un altro basso-buffo,
l’Americano Slook. Quando la situazione rischia
di precipitare, l’intervento di un servo e la
saggezza filantropica del buon Slook mettono le
cose a posto e i due morosi, nel lieto fine
d’obbligo, possono convolare alle agognate nozze
col consenso dell’avido e sciocco Tobia. Pur
nella sua precocità, l’operina mostra già in
nuce tutta l’arte del Rossini maturo: è, nel
suo piccolo, un perfetto congegno teatrale-
musicale, ove al moto perpetuo dei personaggi
nel loro continuo andirivieni nel salotto
“semplicemente elegante” di Tobia, s’integra
sapientemente il fluire inarrestabile di
recitativi e canto, che ha i suoi punti di forza
nei numeri d’assieme e nell’aria finale di
Fanny, ricca, com’è ovvio per le convenzioni
dell’epoca, di melismi e coloriture varie verso
l’acuto e il sovracuto. La regia, affidata a
Giovanni Dispenza, in una scenografia senza
sorprese (un salotto sette-ottocentesco)
asseconda efficacemente il movimento dei
personaggi, aggiungendo a quelli del libretto
due figure di servi che si muovono
instancabilmente sul palcoscenico, trasportando
chissà quali pacchi e scatole, ad alludere,
crediamo, al’ossessione economica del meschino
Tobia, che vede nella figlia solo una merce di
scambio per un buon affare. Il cast dei cantanti
è stato, a nostro avviso, di dignitosa qualità,
sia sul piano musicale, sia su quello
dell’interpretazione teatrale. Su tutti ci è
piaciuta la voce di Alberto Bianchi (Slook), con
solide note di petto e una bella tessitura calda
e duttile, anche nelle zone più basse del
registro. Energica nei registri medi, ma
leggermente “ingolata” e non sempre limpida
negli acuti Clara Bertella, di simpatico brio
sul piano interpretativo. Ma un plauso va
comunque a tutta la compagnia: Davide Rocca
(Tobia Mill), Edoardo Francesconi, un moroso
misuratamente patetico, Federica Vitali, brava
nel ruolo della serva Clarina, dalla voce di
efficace belcantismo, a Stefano Almasio, il
servo Norton. La cambiale di Matrimonio è stata
scritta da Rossini per piccola orchestra: è
dunque una partitura adatta ad un organico come
la Camerata ducale, come sempre ottimamente
condotta da Guido Rimonda, che ha saputo gestire
molto bene i rapporti tra buca e palcoscenico.
Un grande, meritato applauso del gran pubblico
presente in sala ha salutato la fine dello
spettacolo.
13 aprile 2013
Bruno Busca
Il Five lines Piano
Quintet ala Teatro Coccia di Novara
Il Five lines Piano Quintet è
una compagine cameristica di recente formazione
(2007), che si è già conquistata una discreta
fama in Italia grazie alle sue esecuzioni delle
pagine più e meno note, dall’800 alla musica
contemporanea, di uno dei generi più raffinati
della musica da
camera,
il quintetto per pianoforte ed archi. Abbiamo
ascoltato questa formazione in concerto ieri
sera 10 aprile a Novara, al Teatro Coccia, con
un programma concentrato, ma sostanzioso. Due le
composizioni offerte al pubblico, meno numeroso
di quanto l’occasione avrebbe meritato: il
Quintetto in Do maggiore op.45 di Giuseppe
Martucci (che tra l’altro i Five lines hanno
inciso per Amadeus lo scorso anno) e quel
capolavoro assoluto che è il Quintetto in fa
minore op.34 di Brahms. Quella di Martucci è
un’opera giovanile, risalente al 1877, al
termine degli studi di Conservatorio e che il
compositore, pianista e direttore d’orchestra
napoletano presentò l’anno dopo con gran
successo di critica e pubblico alla Società del
Quartetto di Milano. Per noi è stata la prima
esperienza di ascolto dal vivo, non casualmente
in quella Novara che, grazie all’infaticabile
attività di ricerca e studio del Maestro Folco
Perrino, è sede da anni del Centro Nazionale di
Studi Martucciani.Si tratta di una partitura in
cui le reminiscenze, talora le vere e proprie
citazioni, da Schumann e Brahms, sono continue e
facilmente riconoscibili; ma della scrittura
musicale dei due grandi modelli tedeschi, la
tecnica compositiva di Martucci conserva
soprattutto l’”idea ciclica”, i costanti
richiami tematici a distanza, magari resi quasi
irriconoscibili dal lavoro molto intenso di
elaborazione motivica, ottenuta anche con il
sapiente intreccio delle varie voci strumentali
e la ricca densità del tessuto armonico.
All’ascolto non è però sempre facile
seguire la struttura dell’insieme, che pare
spesso sul punto di dissolversi in una
giustapposizione di blocchi tematici poco
coerenti fra loro. I Five lines hanno fornito di
questo quintetto una buona esecuzione, che ha
avuto a nostro avviso il suo punto di forza nei
due violini (gli ottimi Gisella Curtolo e Marco
Bronzi) e nella viola di Andrea Repetto. Intensa
energia di suono (mirabile il timbro cristallino
del David Tecchler 1727 del primo violino),
duttilità nelle dinamiche e sapiente
valorizzazione dei piani sonori, in un
accattivante dialogo strumentale che ha toccato
il suo culmine emotivo e formale, a parer
nostro, nel Finale, allegro con brio, con
la distesa melodia del primo tema e i continui
cambi di ritmo e le vivaci modulazioni che lo
seguono: questi i pregi principali
dell’interpretazione dei Five lines. Purtroppo
ha pagato dazio alla pessima acustica del Coccia
il pianoforte del pur valentissimo Davide
Cabassi, il cui suono ci è giunto spesso opaco e
poco incisivo e non ci ha entusiasmato il
violoncello di Lucio Labella Danzi, dal suono
energico, certo, ma poco propenso a quelle
sfumature timbriche, che lo strumento acquista
con il tardo romanticismo. Tali luci ed ombre
appaiono anche (a maggior ragione)
nell’esecuzione del brano brahmsiano, in cui
peraltro i Five lines sono molto bravi a rendere
la complessa stratificazione delle idee musicali
di quest’opera straordinaria, grazie ad una
eccellente limpidezza nel fraseggio. Ottima
l’accoglienza del pubblico, che ha salutato con
un prolungato applauso la fine del concerto,
senza bis.
12 aprile 2013 Bruno Busca
Il Macbeth al Teatro
alla Scala
Ieri sera alla Scala sono
ricominciate le repliche del Macbeth verdiano,
ultima serata con la direzione di Valery Gergiev.
Dal 13 aprile la bacchetta passerà a Pier
Giorgio Morandi. Dopo le disapprovazioni per la
regia e le scene della prima serata, il pubblico
ha mostrato ieri completi apprezzamenti specie
per la direzione di Gergiev e per i
protagonisti
vocali che sono saliti sul palco più volte sia
in gruppo che in solitaria. E' un Macbeth
particolare quello di questi giorni: la regia di
Giorgio Barberio Corsetti, anche scenografo
insieme a Cristian Taraborrelli e i costumi di
Taraborrelli e Angela Buscemi convincono
parzialmente ed anche gli altri elementi scenici
quali le luci di Fabrice Kebour e soprattutto i
video di Iaquone e Attilii. Il bisogno di
adeguarsi al linguaggio dominante, quello delle
immagini video e degli effetti speciali tipici
della televisione e del cinema, è arrivato da
alcuni anni nei teatri lirici internazionali
spesso con realizzazioni deludenti, a volte,
invece, con risultati molto apprezzabili. Ieri
qualche elemento creativo interessante, in
questo assemblaggio scenico, l'abbiamo visto. La
semplicità degli elementi architettonici in
stile razionalista - il castello di Macbeth- è
stata contrastata dalla proiezione di immagini
video e grafiche che modificavano la strutture
fisica di questa grande quinta che a secondo
della rotazione diventava un interno frequentato
da pochi protagonisti o un esterno spesso molto
popolato. I costumi a volte non erano in
sintonia con il resto e rimane comunque evidente
la mancanza di un linguaggio unitario che
assembli tutte le singole parti di questo
complesso lavoro scenico. La direzione sicura e
particolareggiata di Gergiev è l'elemento
migliore di questo Macbeth ma dobbiamo lodare
anche alcune voci del buon cast impiegato. Molto
brava e con momenti eccellenti il soprano
Tatiana Serjan nel ruolo di Lady Macbeth,
Timbricamente valido il baritono Vitaliy Bilyy
in Macbeth. Buone le prestazioni di
Adrian Sampretean in Banco e di tutti gli
altri protagonisti. Splendida la prestazione di
Wookyung Kim, Macduff , nell'aria del
quarto atto O figli! O figli miei!, la
voce più applaudita al termine. Valide le
coreografie di Raphaelle Boitel.
Prossime repliche previste per il
13-16-18-21 aprile.
10 aprile 2013
Cesare
Guzzardella
Il pianista Murray
Perahia per il Quartetto
Da alcuni anni presenza
costante della Società del Quartetto, il
celebre pianista newyorkese Murray Perahia è
tornato ieri sera in Conservatorio con un
programma particolarmente variegato che
prevedeva musiche di Haydn, Bach, Beethoven,
Schubert e Chopin. Il brano di Haydn, la
Sonata
n.39 in re maggiore, d'impronta iniziale
quasi scarlattiana e quello di Bach, la Suite
francese n.4 BWV 815, sono stati eseguiti
con maestria. La tecnica limpida e dettagliata
di Perhaia ben si addice alla pruduzione
musicale settecentesca e le sue interpretazioni
partcolarmente classiche definite da un perfetto
equilibrio architettonico hanno reso i lavori di
efficace espressività. Il Beethoven della
Sonata n.26 op.81a "Les Adieux" ,che
concludeva la prima parte della serata, ci è
apparso particolarmente robusto nella
voluminosità dei piani sonori e l'Andante
espressivo centrale di pregnante resa
espressiva. Dopo il breve intervallo il pianista
ha interpretato i noti Moments Musicaux op.94
di Schubert, 6 brani particolarmente intensi in
un unicum di rilevante valenza compositiva.
Lontano dalla più introspettiva sensibilità
viennese, Perahia ha dominato tecnicamente i
lavori con un'esecuzione forse eccessivamente
razionale ma di efficace equilibrio complessivo
e con interpretazioni in alcuni Momenti
di elevato livello estetico. A conclusione due
brani di Chopin, l'Improvviso n.2 op.36 e
lo Scherzo n.2 op.31. Ottimo lo Scherzo.
Due i bis concessi con un Improvviso di
Schubert ed un avvincente Brahms.
6 aprile 2013
Cesare Guzzardella
Rudolf Buchbinder per
la Società dei Concerti
Grande protagonista alla
Società dei Concerti , il pianista viennese
Rudolf Buchbinder è tornato in Conservatorio per
l'integrale sonatistica di L.v.Beethoven. Ieri
sera di fronte ad un numeroso pubblico era
particolarmente in forma e le sue
interpretazioni di ben quattro Sonate,
tra
cui la monumentale Op.106 eseguita nella
seconda parte del concerto, hanno ribadito le
sue affinità con il grande musicista di Bonn.
Sonate meno celebri ma altrettanto importanti
come la N.6 in fa maggore op. 10 n.2, la
N. 24 in fa diesis magg. op.78 e la
N.16 in sol magg. op.31 n.1 occupavano la
prima parte della splendida serata. Questi
lavori in stile "galante" e apparentemente più
facili tecnicamente, sono stati resi con
maestria da Buchbinder e il sapore tipicamente
"viennese" dell'interprete con andamenti svelti
e brillanti hanno reso al meglio la geniale
musicalità del Maestro tedesco. La facilità con
cui interpreta la scrittura pianistica è un
supporto ideale per un'interpretazione
collaudata ma sempre efficace e toccante. Con la
Sonata n.29 in si bem. magg. op.106 "Hammerklavier",
abbiamo toccato l'apice della serata. Il
lavoro particolarmente complesso appartenente al
terzo periodo beethoveniano ha una scrittura
nella quale la sovrapposizione dei piani sonori,
il contrappunto e la cantabilità di certi
frangenti necessitano di un grande interprete e
solo pochi pianisti rendono al meglio le
peculiarità di questo ineguagliabile brano.
Buchbinder con la sua splendida esecuzione ha
mostrato con evidenza il suo elevato spessore
interpretativo. Grandissimo successo di pubblico
e un memorabile bis con un improvviso di
Schubert. Da ricordare .
4 aprile 2013
Cesare Guzzardella
Prossimamente
La Cambiale di Matrimonio
di Rossini al Teatro Civico di Vercelli
Grande fermento al Viotti
Festival per l’allestimento de La Cambiale di
Matrimonio, di Gioachino Rossini. L’evento di
sabato 13 aprile al Teatro Civico di Vercelli,
ore 21:00, segna il debutto della Camerata
Ducale nella produzione lirica. Una “prima”
attesa da tutto il pubblico, come dimostra il
numero di prenotazioni già pervenuto, e che
conferma la piena volontà da parte degli
organizzatori di diversificare il cartellone,
con appuntamenti che sappiano attirare
l’interesse di un maggior numero di spettatori.
Il direttore artistico Cristina Canziani
sottolinea: “sono fermamente convinta che il
rinnovamento sia la carta vincente per un
prodotto culturale di successo. Lo abbiamo
dimostrato con i concerti crossover e le serate
dedicate ai giovani talenti della musica
classica. Adesso ci sentiamo pronti per una
nuova sfida che ci vedrà impegnati nella messa
in scena del primo lavoro rossiniano presentato
in una sala teatrale”. La Cambiale di
Matrimonio, farsa comica in un atto su libretto
di Gaetano Rossi (tratto dall’omonimo scritto di
Camillo Federici) debuttò il 3 novembre 1810 al
S. Moisè di Venezia, e segnò l’inizio della
folgorante carriera del compositore pesarese.
Un’opera buffa dalla trama avvincente, che a
Vercelli sarà diretta dal regista Giovanni
Dispenza. Il biglietto per la recita del 13
aprile si può prenotare telefonicamente
contattando l’Associazione Camerata Ducale allo
011 75.57.91 oppure gli uffici cultura del
Comune di Vercelli ai numeri 0161 59.62.77 –
0161 59.65.96. Il posto può anche essere
prenotato direttamente on-line sul sito
www.viottifestival.it
alla sezioni “biglietti”. L’acquisto e il ritiro
avviene al box office del Teatro Civico di
Vercelli, in via Monte di Pietà 15, venerdì
12/04 dalle 17:00 alle 20:00, oppure sabato
13/04 dalle 20:00 alle 21:00. Prezzi a partire
da 10€ fino a 22€. Riduzioni per i possessori
della Pyou Card, i CRAL e gli Over 65.
4 aprile dalla redazione
MARZO 2013
Andras Schiff
interpreta Beethoven per la
"Società del Quartetto"
Il pianista ungherese Andras
Schiff ha iniziato lo scorso anno l'esecuzione
dell'integrale delle 32 Sonate di
L.v.Beethoven per la "Società del Quartetto"
. Ieri sera in una Sala Verdi del Conservatorio
colma di pubblico il ciclo interpretativo è
continuato con ben sette sonate eseguite
alternando l'uso di due pianoforti: un luminoso
Bechstein e un
corposo
Bosendorfer. Le brevi, apparentemente facili,
Sonate 19 e 20 Op.49.n.1 e 2 hanno
introdotto la lunga serata. Lo splendido suono
del Bechstein ha mostrato il nitore espressivo
di questi due lavori spesso utilizzati in
didattica nei primi anni di studio ma che in
realtà necessitano l'esperienza di un grande
pianista quale l'ungherese per una esecuzione di
alto livello. La Sonata in si bem. op. 22 ,
eseguita con il secondo pianoforte e la
Sonata in la bem. maggiore op.26 eseguita a
mio avviso con il migliore Bechstein, hanno
concluso la prima parte della serata.
L'ungherese in questi anni ha portato tutte le
sonate beethoveniane più volte in concerto ma
bisogna constatare che ogni volta rivela una più
intensa capacità di penetrazione espressiva. La
riflessività interpretativa e il superamento di
ogni difficoltà tecnica unitamente ad una
capacità mnemonica incredibile, hanno portato ad
esecuzioni limpide ed equilibrate in ogni
frangente. Dopo l'intervallo sono state eseguite
l'Op.27 n.1 e l'Op 28 "Pastorale"
con il Bosendorfer e centralmente la celebre
Op 27.n.2 "Al chiaro di luna" con il
luminoso Bechstein maggiormente incisivo nei
dettagli melodici. Di altissimo livello il
Presto agitato finale. Due i bis concessi:
l'Allegro dal Concerto Italiano di Bach e
un eccellente Schubert. Lunghissimi e fragorosi
applausi. Da ricordare.
27 marzo 2013 Cesare
Guzzardella
Il Trio di Kavakos,
Demenga e Kozhukhin alle
Serate Musicale
Un Trio di grande livello
espressivo quello ascoltato ieri sera in
Conservatorio per le Serate Musicali. Il
violinista greco Leonidas Kavakos, recentemente
ascoltato in uno splendido concerto scaligero,
il violoncellista svizzero Patrick Demenga ed il
pianista russo Denis Kozhukhin hanno eseguito tre Trii
di Johannes Brahms, rispettivamente in
quest'ordine:
il n.2 in do maggiore op.87, il n.3 in
do minore op.101 e il n.1 in sol maggiore
op.8. I tre lavori del grande amburghese
sono tra le sue composizioni più creative ed
interessanti sia per architettura musicale che
per invenzione melodica. Le doti di Kavakos le
abbiamo già sottolineate in altri articoli e
anche in questi brani sono state espresse con il
suo nitido violino. Siamo inoltre rimasti molto
soddisfatti sia del cellista Patrick Demenga,
solista di solida ed efficace preparazione
tecnica al servizio di una musicalità di
eccellente qualità, sia del più giovane pianista
che ricordiamo essere stato nel 2010 vincitore
dell'importante Concorso Internazionale
"Queen Elisabeth" di Bruxelles. La
leggerezza di tocco ed il timbro particolarmente
trasparente del bravissimo pianista ha permesso
di mettere ancor più in rilievo il suono dei due
archi. Un concerto da ricordare.
26 marzo
Cesare Guzzardella
Il pianista Oleg
Marshev al Coccia di Novara
Ieri sera, 22 marzo, la
stagione 2013 dei Concerti da camera, al Coccia
di Novara, ha proposto un recital di Oleg
Marshev, pianista ucraino, ma da più di
vent’anni più o meno stabilmente residente in
Italia. Le note biografiche del solista
c’informano che detiene un curioso primato: è
l’unico pianista al mondo finora ad aver
registrato su disco tutta la
musica
per pianoforte e orchestra dei maggiori
compositori russi dall’800 ai contemporanei.
Marshev ha presentato al pubblico novarese un
programma centrato su due ampi brani: il libro
II dei Preludes di Debussy e i Quadri
di un’esposizione di Musorgskij. Marshev ,
come è lecito attendersi da un pianista di
pretta scuola russa, è un solista che con le
dita fa quello che vuole e sulla tastiera punta
a valorizzare in particolare la timbrica e il
colore della partitura. Il problema principale
che queste opere pongono all’interprete, a parte
le difficoltà tecniche, è, più che in altri
casi, la qualità del suono. Molto convincente, a
tratti persino avvincente, la lettura che il
maestro ucraino ha offerto dei Preludi
debussyani, costruendo una sonorità sospesa sul
limite fra suono e silenzio, con ottima adesione
alle dinamiche, distillate su un evanescente
ondeggiare fra piano e pianissimo,
su cui il valente solista, sfruttando con
sapienza le varie tecniche di attacco del tasto,
ricama finissime variazioni timbriche della
sonorità. Segnaliamo qui, come momenti
particolarmente alti dell’interpretazione di
Marshev il secondo Preludio, Feuilles mortes,
eseguito con un fraseggio di rara
suggestione, in una dinamica ridotta al minimo,
e il settimo, La terrasse des audiences du
clair de lune, dove il pianista porta l’arco
dinamico del pezzo fino ad una finale, stupenda
dissolvenza. Dobbiamo dire che Marshev ci è
piaciuto meno nei Quadri musorgskiani. Lo
abbiamo trovato meno concentrato (qualche
imprecisione e note poco pulite nel finale La
grande porta di Kiev), ma soprattutto non
sempre felice proprio nelle scelte timbriche,
con un uso un po’ eccessivo del pedale di
risonanza, con l’inevitabile conseguenza di
alterare il suono secco e ‘magro’ caratteristico
di Musorgskij. Il pubblico, apprezzabilmente
numeroso, ha comunque applaudito lungamente il
valido pianista venuto dall’est.
23 marzo 2013
Bruno Busca
CUORE DI CANE -Sobač’e
serdce- al Teatro alla Scala
Il compositore russo
Alexander Raskatov, nato a Mosca nel 1953,
decise di musicare e mettere in scena il
racconto di Michail Bulgakov "Cuore di cane" nel
2008. L'autore del testo non poté vedere
pubblicate le pagine originali scritte nel 1925
a causa di una censura che in Unione Sovietica
si protrasse fino al 1987 e questo per via dei
contenuti anti regime che permeavano
costantemente il racconto. Bulgakov, affidò la
riduzione del libretto a Cesare Mazzonis e
l'opera, in due atti, 16 scene e
un
epilogo, andò in scena per la prima volta nel
giugno del 2010 ad Amsterdam e nel mese di
dicembre dello stesso anno a Londra. Ieri sera
abbiamo visto il medesimo allestimento, con la
medesima direzione musicale affidata al
bravissimo direttore Martyn Brabbins. E' una
messinscena alquanto "forte" sia musicalmente
che teatralmente. La musica di Raskatov è
particolarmente incisiva e tagliente, con un uso
smisurato di timbriche cupe che sottolineano
abilmente ogni modalità di recitazione dei
numerosi protagonisti. Il ruolo decisivo della
vocalità, sia nella componente individuale che
corale, è spesso rimarcata dal settore
orchestrale degli ottoni, ma tutte le componenti
orchestrali,
in uno stile compositivo che ricorda certo
Musorgskij, Šostakovič o Schnittke, entrano in
gioco sottolineando in modo variegato i
contenuti del lavoro. Ci sono piaciute molto sia
la regia di Simon McBurney che le scene di
Michael Levine integrate splendidamente dai
video di Finn Ross. L'unità del lavoro è stata
favorita da un ottimo cast vocale, molto
applaudito al termine, che vedeva - citando solo
alcuni personaggi- la corposa e dettagliata voce
di Paulo Szot nel ruolo del professore Filipp
Filippovič, Peter Hoare (foto dell'Archivio
Scala) in un convincente Šarikov, la voce
" bella" di Šarik (il cane)
dell'abilissimo controtenore Andrew Watts, la
voce "brutta" di Šarik -mediata da un
gracchiante megafono - della bravissima Elena
Vassillevali, la cameriera Zina con
l'ottimo soprano Nancy Allen Lundy e il bravo
tenore Vasily Efimov in Švonder . Ma
anche tutti gli altri interpreti si sono
distinti sia vocalmente che attorialmente.
Questa messinscena risulta essere, per unità di
lavoro complessiva, una delle migliori viste in
questi ultimi anni e la scelta coraggiosa della
Scala di approciarsi a spettacoli "nuovi", e con
spesso eccellenti risultati, è sempre ben
accettata da chi come me vorrebbe una maggiore
presenza del "nuovo" rispetto al "tradizionale".
Uno spettacolo altamente consigliabile.
22 marzo 2013
Cesare Guzzardella
Kavakos e Gergiev al
Teatro alla Scala per i concerti della
Filarmonica
Procede la rassegna dei
concerti sinfonici organizzati dalla Filarmonica
della Scala. Ieri sera abbiamo ascoltato
splendide musiche con due grandi interpreti
quali Valery Gergiev, alla direzione della
Filarminica e il violinista greco Leonidas
Kavakos. In programma il noto Concerto per
violino
e orchestra n.1 in la minore op.77 di
Dmitrij Sostakovic e la rara Sinfonia n.1 in
sol. minore op.13 di Cajkovskij. Il brano
del primo russo composto tra il 1947 e il 1948
ebbe una prima esecuzione pubblica a Leningrado
solo nel 1955 con il grande David Ojstrach al
violino e con la direzione di Evgenij Mravinskij.
Tutto il concerto, dai colori molto caldi e
scuri, ruota intorno alla parte solistica e
nell'interpretazione ascoltata la resa
coloristica del solista è stata di elevato
spessore. Kavakos, di raffinata e profonda
musicalità, ha mostrato ancora una volta di
essere tra i migliori violinisti presenti sulle
scene mondiali. I momenti di intensa
drammaticità
melodica, ammorbiditi, in alcuni frangenti,
dagli interventi ritmici orchestrali, ci sono
apparsi di un sorprendente nitore estetico.
Lunghissi mi
applausi al termine di questa esecuzione e un
bis solistico con un brano bachiano. Nella
seconda parte della serata l'ascolto della rara
Sinfonia n.1 " Sogni d'inverno" (1866) di
P.I. Caikovskij ci ha rivelato la valenza
d'orchestrazione del grande romantico russo.
Caikovskij in questa sinfonia composta in età
giovanile nel 1866, anticipa procedimenti
costruttivi che troveremo nei più celebri ultimi
lavori. La direzione accurata di Gergiev,
grandissimo nel repertorio russo, ha reso
possibile splendide timbriche "russe" in
un'orchestra, la Filarmonica, molto duttile e
dai potenziali enormi. Splendida esecuzione. Il
concerto è purtroppo iniziato tristemente: un
minuto di silenzio dedicato a
Demetrio Costantino,
recentemente scomparso,
primo contrabbasso e da
molti anni strumentista dell'orchestra
scaligera.
19 marzo 2013
Cesare Guzzardella
Midori e Axelrod per
Brahms all'Auditorium
Una violinista di fama
internazionale quale la giapponese Midori ha
tenuto un concerto in Auditorium con la
Sinfonica Verdi diretta da John Axelrod per
interpretare il celebre Concerto in Re
Maggiore op.77 di J. Brahms, lavoro tra i
più significativi e più eseguiti del
romanticismo tedesco. La forza espressiva dell'
Op.77 ruota intorno al sinergico equilibrio tra
la parte orchestrale ed il virtuosismo del
violino solista che
addolcisce
di volta in volta le corpose sonorità
orchestrali con melodie di pregnante
espressività. Le sonorità espresse da Midori
sono plasmate da una lineare e profonda vitalità
melodica con una ricerca molto interiore di
bellezza estetica. L'ottima esecuzione ascoltata
oggi pomeriggio, in replica, ha solo il difetto
di uno certo squilibrio, perlomeno all'ascolto
da metà platea, tra i volumi sonori orchestrali,
intensi e corposi, e il violino delicato e a
volte sottile dell'eccellente Midori con
sonorità qualche volta coperte dall'orchestra.
Ottimo il bis concesso al termine con un brano
di Bach. Nella seconda parte era in programma
l'esecuzione della Seconda Sinfonia brahmsiana
op.73 in re maggiore, lavoro tra i più
noti ed importanti del Maestro amburghese. Il
brano prevedeva anche una registrazione live
per una prossima uscita in Cd. L'orchestra Verdi
ci è apparsa in questa esecuzione maggiormente
preparata in tutte le sezioni e il livello
interpretativo nella direzione di Axelrod è
stato eccellente. Interminabili applausi a
conclusione in una sala al completo. Prossimo
concerto domani sera con la Sinfonica Verdi
diretta da Axelrod e solisti di fama premiati
all' International Classic Music Awards.
Ingresso libero con posti prenotati. Da non
perdere.
17 marzo Cesare Guzzardella
Il direttore Noseda e
la pianista Buniatishvili alla Scala per
Rachmaninov
Da alcuni giorni il Teatro
alla Scala commemora il grande compositore russo
Sergej Rachmaninov (1873 – 1943), - 70°
anniversario dalla morte e 140° dalla nascita-
con una serie di concerti cameristici. Il
concerto ascoltato ieri sera con la Filarmonica
della Scala e la direzione di Gianendrea Noseda
s'inserisce intelligentemente in queste serate
dando
un sostegno "orchestrale" al Festival. La scelta
di due brani sinfonici, uno celebre , il
Concerto n.2 in do minore op.18, e un altro
di rarissima esecuzione ma certamente bisognoso
di rivalutazione, la Sinfonia n.1 in re
minore op.13, rendono giustizia a questa
ottima iniziativa giocata prevalentemente sul
versante pianistico. La direzione di Noseda è
stata di eccellente qualità in entrambe le
esecuzioni. La sua lettura, fedele alle
intenzioni
del
grande pianista-direttore-compositore e la resa
stilistica ricca di intensità espressive, hanno
soddisfatto pienamente il numeroso pubblico
presente in Teatro. Nella prima parte per il
concerto, al pianoforte una giovane e affermata
solista quale la georgiana Khatia Buniatishvili
ha trovato ottime sinergie con la direzione.
Tecnicamente ineccepibile ha espresso sonorità
decise ma contemporaneamente di delicata
raffinatezza, specie nell'Adagio sostenuto
centrale. Eccessiva l'andatura e poco chiaro
nei particolari invece il virtuoso bis concesso,
l'ultimo movimento "Precipitato" della
Sonata n.7 di Prokof'ev. Splendida nella seconda
parte della serata l'esecuzione della giovanile
Prima Sinfonia del russo. La mancanza di
una linearità complessiva del lavoro, che
ricordiamo essere stato un grande insuccesso
alla prima esecuzione nel marzo del 1887, e
comunque compensata da una ricchezza di idee
nella varietà delle sequenze esposte che spesso
anticipano quelle che saranno le grandi
composizioni future del musicista. Le qualità
d'orchestrazione di questo importante lavoro,
espresso in ogni settore orchestrale, è stato
evidenziato dalla lucida e dettagliata direzione
di Noseda. Ricordiamo la data dell'ultima
replica scaligera prevista per il 22 marzo.
15 marzo
2013
Cesare Guzzardella
Il mandolino di Avi
Avital prossimamente sul palco del Teatro Civico
ii Vercelli
Ad un mese di distanza dalla
serata dedicata alla fisarmonica, il Viotti
Festival torna a rendere omaggio ad un altro
grande strumento della tradizione popolare con
il mandolinista Avi Avital. Il concerto, in
calendario per il 23 marzo alle ore 21:00, avrà
come protagonista il giovanissimo musicista
israeliano, nominato nel 2010 come miglior
solista ai prestigiosi Grammy Awards americani.
Avi Avital ha suonato più volte in Italia,
ultima apparizione in ordine di tempo
l’esibizione dello scorso settembre all’Infedele
di Gad Lerner con la formazione ridotta della
Camerata Ducale. A Vercelli l’artista sarà
accompagnato dalla Ducale al completo, e
affronterà partiture di Johann Sebastian Bach e
Antonio Vivaldi, riadattate personalmente per il
suo strumento. Il pubblico del Teatro Civico
ascolterà del “Prete Rosso” il Concerto in re
maggiore per liuto, due violini e b. c. RV 93,
mentre di Bach il Concerto in re minore per
clavicembalo, archi e b. c. BWV 1052 e il
Concerto in la minore per violino, archi e b. c.
BWV 1041. A completare il programma la sola
Orchestra, diretta dal maestro Rimonda, suonerà
la Simple Symphony di Benjamin Britten, scelta
appositamente per celebrare il centenario della
nascita del compositore britannico, e la Capriol
Suite di Peter Warlock. ll biglietto per il
concerto del 23 marzo si può prenotare
telefonicamente contattando l’Associazione
Camerata Ducale allo 011 75.57.91 oppure gli
uffici cultura del Comune di Vercelli ai numeri
0161 59.62.77 – 0161 59.65.96.
14 marzo dalla redazione
Shlomo Mintz per
VIDAS all'Auditorium milanese
Il Concerto Straordinario
organizzato da VIDAS in ricordo di Renato
Boeri, valente Medico umanista e coraggioso
comandante partigiano, ha visto ieri sera sul
palcoscenico dell'Auditorium
milanese
uno dei più prestigiosi violinisti
internazionali: Shlomo Mintz. Giovanna Cavazzoni,
fondatrice nel 1982 dell'importante associazione
che offre assistenza socio-sanitaria agi
ammalati terminali, ha voluto sottolineare la
figura di Renato Boeri, medico e direttore per
molti anni dell'Istituto Besta e
importante
sostenitore di Vidas. Anche Mintz ha preso la
parola per ringraziare gli intervenuti e per
sottolineare i pregi di questa importante
associazione umanitaria. Accompagnato dal
valente pianista Itamar Golan, Mintz ha scelto
un interessante impaginato musicale che
comprendeva la Sonatina n.1 op.137 di F.
Schubert, la Sonata per violino e pianoforte
n.3 op.108 di J. Brahms, una trascrizione
per violino e piano della celebre Romanza in
fa min.op.11 di A. Dvorak e una
straordinaria fantasia di Darius Milhaud, Le
Boeuf sur le toit op.58B, ascoltata in una
versione per duo. Esecuzione esemplare quella di
Mintz con vette espressive nell'incantevole
melodia della Romanza di Dvorak. Il numeroso
pubblico intervenuto ha elargito al termine
fragorosi applausi. Chi volesse sostenere VIDAS
può fare un versamento : IBAN IT 47 W 02008
016030 00100471638 . Si può anche versare il 5 X
mille a Vidas segnando il Codice Fiscale
97019350152.
www.vidas.it
13 marzo 2013
Cesare
Guzzardella
Il pianista Evgeni Bozhanov al Conservatorio
per
Serate Musicali
Per la prima volta ospite di
Serate Musicali ma presente a Milano nel 2012, il pianista bulgaro
Evgeni Bozhanov ha tenuto ieri sera un concerto
interpretando Beethoven, Schumann, Chopin e
Liszt. Ventinove anni, virtuoso della tastiera,
Evgeni, uno dei favoriti al Concorso Chopin di
Varsavia, nel 2010 non vinse, si piazzò "solo"
al quarto posto destando critiche da parte di
chi lo voleva vincitore. E’ certamente un
pianista estroso e particolare e per questi
motivi deve essere maggiormente conosciuto. Se
pensiamo di ascoltare i compositori storicizzati
e resi “classici” dai grandi interpreti
sbagliamo pianista.
Bozhanov
appartiene alla categoria dei pianisti
creativi, quelli che vogliono mettere qualcosa
di loro nella musica che interpretano. In questo
senso, naturalmente con tutti i limiti del
confronto, lo possiamo considerare un Horowitz
alla ricerca di una sua importante
personalità. Ci è piaciuto moltissimo il
suo Liszt eseguito nella seconda parte del
concerto.
Les Jeux d`Eaux a la Villa d`Este,
Après une
lecture de Dante -Fantasia quasi
Sonata
e il
Faust
–Valzer conclusivo,
sono
stati eseguiti stravolgendo in parte le
indicazioni di partitura ma la creatività
esternata, con sublimi momenti di raffinatezza
sonora, colori magnifici nella parte alta della
tastiera, l’equilibrio tra i piani sonori e la
coerenza espressiva quasi estemporanea ha fatto
dimenticare le inesattezze di spartito. Bozhanov
è un pianista grintoso, suona con forza ma sa
anche essere estremamente delicato. Meno
interessante forse il Beethoven della
Sonata
op.31n. 3” La caccia” brano che richiede
maggiore fedeltà allo spirito dell’autore.
Validi i brani schumanniani
Blumenstück op.19 e Nachtstück op.23 n .3 e
parzialmente la
Polonaise-Fantasie op.61 di Chopin, ma il polacco dei grandi come
Rubinstein, Pollini, Zimerman e di pochissimi
altri è inimitabile e almeno su questo geniale
compositore la
fedeltà alla tradizione interpretativa
consolidata è d’obbligo.Un bis. Grande successo
di pubblico.
12 marzo
2013
Cesare Guzzardella
Il Requiem di Verdi diretto da Axelrod
all’Auditorium milanese
Una Messa da
Requiem
piena di energia quella ascoltata ieri
pomeriggio all’Auditorium milanese nella replica
domenicale. Una sala stracolma di pubblico ha
tributato alla fine interminabili applausi di
apprezzamento
all’Orchestra
e al Coro della Verdi, al direttore John Axerold
e alle ottime quattro voci soliste. La lettura
di Axelrod ha messo in risalto la grandiosità di
questo lavoro verdiano nel quale momenti di
pacata riflessività si contrappongono ad altri
di intensa e fragorosa estroversione sia
strumentale che vocale. Le quattro voci soliste
sono state all’altezza della situazione e
ricordiamo almeno
l’eccellente
pastoso e corposo
timbro del mezzosoprano
Maria José Montiel
(nella foto), il delicato timbro dell’ottimo
soprano
Victoria Yastrebova
e le ottime voci del tenore Khachatur Badalyan e
del basso Mirko Palazzi. Il Coro della Verdi
preparato da
Erina Gambarini
ha espresso, come sempre, qualità di alto
livello. Ricordiamo il prossimo concerto della
Sinfonica Verdi con ancora Axelrod alle prese
con il
Concerto per violino
e la
Sinfonia n.2
di Brahms. Da non perdere.
11
marzo
C.G.
Giuliano
Carmignola al suo debutto a Vercelli con la
Camerata Ducale
Da quel vasto
e ancora in parte incognito giacimento aurifero
della cultura italiana che è la musica
piemontese del ‘700 i suoi due infaticabili e
valentissimi esploratori, Cristina Canziani e
Guido Rimonda, riportarono alla luce anni or
sono una piccola, graziosa pietruzza: un
Intermezzo,
dall’intrigante titolo
Il Pallone
volante, composto, su libretto di tal
Ferdinando Casorri, da un nobile piemontese
compositore
per
diletto, Luigi Cotti, conte di Brusasco
(!761-!814), socio dell’Arcadia col nome di
Dalindo Stinfalico, benemerito, fra l’altro, per
aver salvato, sottraendolo alle razzie
napoleoniche, l’inestimabile patrimonio di
manoscritti musicali piemontesi del’6-700 oggi
conservato a Torino. Ispirata ai primi voli
umani su palloni aerostatici, l’operina, che
narra di un avventuroso e fantastico viaggio in
mongolfiera, ebbe la sua prima rappresentazione
al Teatro Della Pergola di Firenze nel 1783,
ignoriamo con quanto favore del pubblico. L’Ouverture
del Pallone volante, appunto, ha aperto ieri sera, 9 marzo, al Civico di
Vercelli, il concerto della Camerata Ducale,
sotto la direzione di Guido Rimonda, per il
Viotti Festival: si tratta di una cosuccia
graziosa, dal ritmo leggiadramente festoso,
secondo le convenzioni dell’opera buffa
settecentesca, fissate una volta per tutte a
Napoli a inizio secolo; l’ideale introduzione
all’impaginato della serata, tutto all’insegna
del più puro ‘700, il secolo musicale in cui la
Camerata è ormai riconosciuta come una delle
compagini orchestrali italiane più autorevoli.
Dopo l’antipasto (leggero, contro le abitudini
piemontesi…) i due primi piatti, i primi due
concerti per violino di Mozart, il
KV 207 in
si bem. maggiore e il
KV 211 in
re maggiore, ambedue composti nella
primavera del 1775 a Salisburgo. Due concerti
che, in sé, non fanno gridare al capolavoro:
certamente ricchi di belle melodie, non
presentano, a tutta prima, nulla di
particolarmente personale e mozartiano, ancora
debitori come sono dei modelli concertistici di
moda all’epoca, quello “italiano” per il KV 207
e quello “francese” per il KV 211, né sono fatti
per affascinare il pubblico con particolari
virtuosismi esecutivi, salvo forse il
Presto
finale del primo, con le sue scale mozzafiato e
giri di corda molto rapidi. Ma quando una pagina
di musica, anche di non eccelso valore, è
affidata a un solista come Giuliano Carmignola,
ieri al suo debutto a Vercelli,
sprigiona delle
potenzialità, un’anima segreta che riesce
a renderla in un certo senso nuova e come
ascoltata per la prima volta. Se volessimo
ridurre a una formula il Mozart di Carmignola,
diremmo: la musica come geometria pura, gioia
del costruire architetture fatte di puro,
essenziale suono, uno dei piaceri più sublimi
dello spirito umano. Il violino di Carmignola
(che da voci raccolte in sala pare non sia più
il suo celebre Stradivari Baillot, venduto dalla
Fondazione CaRiBo, ma un Guarneri)
unisce miracolosa trasparenza di suono e
profondità armonica, che danno alla partitura
una luminosità senza eguali: le note si librano
dalle quattro corde con nitore marmoreo, ma
riscaldate
da un dinamismo che
all’orecchio incantato diviene energia vitale,
abbandono al puro fluire dei suoni. In termini
“storici”, un Mozart riletto come l’ultimo dei
compositori barocchi, piuttosto che come
preromantico: lo stesso
Andante
del concerto n. 2, sulle quattro corde di
Carmignola, ha più reminescenze di tenerezza
vivaldiana, che presagi di patetico sturmer: uno
stile interpretativo, che, tra l’altro, si
adatta mirabilmente al ‘volume di suono’ della
Camerata ducale, di tipo cameristico
Il programma di sala proponeva, a
seguire, una chicca del classicismo ‘minore’ del
secondo ‘700, la
sinfonia
in fa maggiore op.14 b136 di Ignaz Pleyel
(1786) compositore austriaco, naturalizzato
francese, forse oggi più noto come fabbricante
di pianoforti, e che fu tra l’altro anche
importante editore musicale (tra gli altri, di
G.B. Viotti, cui è legata la nascita stessa
della Camerata ducale). Si tratta di una pagina
di decoroso classicismo viennese, certo lontana
dal sanguigno vigore di un Haydn (di cui Pleyel
fu allievo), o dalla sublime leggerezza di un
Mozart, ma non priva di interesse, specie nel
primo movimento, con un incisivo tema principale
e un interessante sviluppo. Infine l’Allegro iniziale della
Sinfonia n.30 di F.J.Haydn (detta
dell’Alleluja),
in omaggio all’imminente festività pasquale, il
cui ritmo incalzante nella trionfale tonalità
del do maggiore ha chiuso degnamente una serata
che ha confermato ancora una volta le qualità di
un’ottima orchestra, sempre condotta con
autorevolezza da un Guido Rimonda, bravo sul
podio come con il violino.
10 marzo
2013
Bruno Busca
Il violino di Edoardo Zosi al Teatro
Coccia di Novara
Abbastanza insolito, e perciò particolarmente
interessante, il programma del concerto tenuto
ieri sera 8 marzo al Coccia di Novara dal duo
Edoardo Zosi (violino) e Stefania
Redaelli (pianoforte):
la
sonata
in si
bem.maggiore KV454
di
Mozart, il
Souvenir
d’un lieu cher op.42 di
Ciajkovskij
e infine la
sonata in
mi bem.maggiore op.18
di R.
Strauss.
Si tratta di composizioni che mettono a
severa prova l’affiatamento degli strumentisti
(in particolare il brano di Strauss, dal denso
tessuto armonico, distribuito su entrambi gli
strumenti) e la bravura del violinista, chiamato
a sfide tecniche spesso ardue, specie nel
Souvenir
ciajkovskijano. Zosi e Redaelli hanno
superato brillantemente la prova. Edoardo Zosi,
giovane virgulto del vivaio violinistico di
Salvatore Accardo, è violinista dal fraseggio
sempre nitido e perfettamente intonato, di suono
delicato e caldo, molto efficace nel vibrato e
con una cavata di morbida melodiosità, che si
esalta in pagine come la splendida
Meditation, il primo dei tre tempi di
Souvenir,
originariamente
destinata da Ciajkovskij per il concerto in
re magg. per violino e orchestra, poi
“dirottata” sulla sonata per violino e
pianoforte. Dal canto suo Stefania Redaelli
brilla per un suono sempre limpido ed esatto,
intenso, a suo agio tanto con le trasparenti
geometrie mozartiane, quanto con la
sovrabbondanza melodica dei tardoromantici.
Ma il
duo milanese è stato convincente anche nelle
altre proposte del programma di sala, con un
perfetto equilibrio dialettico delle due voci,
esemplare sia nella sonata mozartiana, sia in
quella di Strauss, dove peraltro un tantino di
appassionata veemenza in più non avrebbe forse
guastato. Il bel suono del Santo Serafino del
1745 di Zosi è poi stato protagonista assoluto
dei due bis, il
Capriccio
viennese di Fritz Kreisler e una pagina di
Dvorak. Lungo l’applauso del purtroppo scarso
pubblico presente in sala, al termine di un
concerto che avrebbe senz’altro meritato una
sala ben più affollata.
8 marzo
2013
Bruno
Busca
Il violino di Znaider
in Conservatorio per Serate
Musicali
Alto il livello musicale
ascoltato ieri sera in Conservatorio: il violino
di Nikolaj Znaider e il pianoforte di Robert
Kulek si sono incontrati per interpretare
Schubert, Beethoven, Webern e Strauss. Nella
prima parte la Sonata in la min. op.137
del viennese e la Sonata n.7 in do min.op 30
n.2 del musicista di Bonn ci hanno dato
un'idea
delle ottime sinergie dei due interpreti
espresse attraverso un' esecuzione
particolarmente equilibrata e di garbata e
profonda resa estetica. Le rilevanti parti
pianistiche di entrambi i lavori sono state
elargite con delicatezza, precisione e nitore
dall'ottimo Kule k
e Znaider, mai sopra le righe, ha rivelato una
timbrica di grande qualità. Nei difficili, brevi
ed intensi Quattro Pezzi per violino e
pianoforte op.7 di Anton Webern i due
artisti hanno rilevato profondità di pensiero
definendo splendidamente i brevi e contrastati
momenti musicali. La conclusione ufficiale del
concerto con la rara Sonata in mi b. magg.
op.18 di Richard Strauss ci ha mostrato in
toto lo splendore timbrico del violino
Guarneri del Gesù di Znaider. I colori tardo
romantici del musicista viennese sono emersi da
entrambi gli interpreti: la parte pianistica
armonicamente complessa è stata resa con
passione ed equilibrio da Kulek unitamente al
dolce melodiare tra tardo romanticimo e
decadentismo di Znaider. Ricordiamo il concerto
di lunedì 11 marzo per Serate Musicali
con il pianista Evgeny Bozhanov.
5 marzo 2013
Cesare Guzzardella
Der Fliegende
Hollander alla Scala
Sta facendo molto discutere
questa edizione scaligera dell'Olandese
Volante. Der Fliegende Hollander,
opera romantica in tre atti di Richard Wagner è
stata rimaneggiata più volte fino alla quarta e
definitiva stesura del 1860 e in questa versione
viene considerata la prima personale espressione
musicale del genio tedesco che trova continuità
con la produzione futura. Quello che ha lasciato
molto perplesso i critici e il pubblico presente
alla Prima è stata la messinscena voluta dal
regista
Andreas
Homoki e dallo scenografo e costumista Wolfgang
Gussmann. Stravolgendo l'ambientazione marina
originaria e introducendo in scena uno statico
ambiente di lavoro, cioè un grande ufficio in
stile coloniale inglese di fine Ottocento
popolato solo dai dipendenti, l'impatto
scenografico è stato deludente, soprattutto nel
primo atto. Non affatto deludente invece, a mio
avviso, la regia operante sia sui bravi
protagonisti dell'opera che sulle masse
corali-impiegatizie. I movimenti ondulatori del
nutrito coro, preparato in modo eccellente da
Bruno Casoni, ricordavano il movimento del mare,
un mare rappresentato anche da un quadro
incorniciato centralmente localizzato in alto
sulla scena, con un particolare effetto di
originale movimento.
Fatta
abitudine alla ingombrante scena e ponendo
invece attenzione sulla musica espressa
dall'ottimo direttore Harmut Haenchen,
dall'ottimo cast vocale e attoriale e dalle
splendide voci del coro, troviamo questo
Olandese un lavoro complessivamente valido che
consigliamo comunque di ascoltare e vedere nelle
prossime rappresentazioni. Tra i migliori
interpreti della seconda serata, vista ieri,
segnaliamo Ain Anger in Daland (foto
Archivio Scala), una bravissima Anja Kampe in
Senta, un ottimo Bryn Terfel in Der
Hollander e anche gli altri, Klaus Florian
Vogt in Erik e Dominik Wortig in Der
Steuermann Dalands. L'orchestrazione operata
da Haenchen è stata particolarmente rispettosa e
in sinergia con le parti vocali fornendo
complessivamente una resa stilistica ed
espressiva decisamente valida che ha pienamente
meritato i lunghi applausi tributati al termine
dal pubblico presente in teatro. Prossime
repliche per il 6-9-12-15 marzo.
4 marzo 2013 Cesare Guzzardella
Notre-Dame De Paris
alla Scala
Ultima replica il 5 marzo per
il balletto scaligero Notre-Dame De Paris.
Ieri sera in un teatro al completo abbiamo
assistito alla rappresentazione coreografica di
Roland Petit costruita sulle musiche di Maurice
Jarre. Le scenografie di René Allio e i costumi
coloratissimi di Yves Saint-Laurent hanno
sottolineato la cifra stilistica voluta
nel
lontano 1965 da Roland Petit , il celebre
coreografo francese che rileggendo il noto
romanzo ottocentesco di Victor Hugo trovò
ispirazione per un soggetto drammatico,
pregnante e tagliente. Le musiche di Maurice
Jarre, ispirate da certo neoclassicismo russo
alla Stravinskij, Prokof’ev o Shostakovic, con
un impatto orchestrale di estesa coralità e
grandiosità ritmica, hanno orientato le
simmetriche e corali architetture coreografiche
di Petit. Le fragorose timbriche delle sezioni
percussive hanno trovato nei vivaci colori del
noto stilista una realizzazione anche
visivamente avvincente. Lo spettacolo, tra i
migliori di questi ultimi anni ha avuto ieri
ottimi interpreti con Petra Conti nel ruolo di
Esmeralda, Claudio Coviello, in
sostituzione di Ivan Vasiliev indisposto, in
Quasimodo, Eris Nezha in Phoebus e
l’agilissimo Antonino Sutera in Frollo.
Impeccabile la direzione orchestrale di Paul
Connelly. Ottimo tutto il corpo di ballo del
Teatro alla Scala. Nell’ultima replica del
giorno 5 è prevista la partecipazione di Ivan
Vasiliev (nella foto Archivio Scala) nel non
facile ruolo di Quasimodo. Da non perdere.
Prossimo appuntamento di danza per fine aprile e
maggio con Giselle.
2 marzo 2013 Cesare Guzzardella
Prossimamente al Viotti
Festival il violinista Giuliano Carmignola
Dal suo debutto il Viotti
Festival ha sempre dedicato ampio spazio agli
appuntamenti violinistici, proponendo alcuni tra
i migliori solisti di questo strumento. Nel
corso degli anni la stagione della Camerata
Ducale, organizzata con il Comune di Vercelli,
ha ospitato sul palco del Civico nomi illustri
quali Mintz, Accardo, Apap, Ughi, Rimonda,
Oistrakh, Ricci e Faust. Un ricco carnet dove
non poteva mancare un fuoriclasse come Giuliano
Carmignola, che sarà ospite per la prima volta
al Festival sabato 9 marzo 2013. Il concerto in
programmazione per le ore 21:00 vedrà il maestro
trevigiano, con la Camerata Ducale, impegnato in
un programma dedicato unicamente Wolfgang
Amadeus Mozart con il Concerto in si bemolle
maggiore per violino e orchestra KV 207 e il
Concerto in re maggiore per violino e orchestra
KV 211. Oltre alle due composizioni mozartiane,
la sola Orchestra, diretta dal maestro Guido
Rimonda, eseguirà di Luigi Cotti l’Ouverture
dall’intermezzo ‘Il Pallone Volante’, di Mozart
la Sinfonia in si bemolle maggiore n.55 e di
Franz Joseph Haydn il primo tempo della Sinfonia
n.30 in do maggiore H ob. I: 30. Giuliano
Carmignola è considerato uno dei più grandi
interpreti della musica Barocca e del
Classicismo. Impeccabile per la sua tecnica e
per la forte espressività timbrica e melodica,
le performance di Carmignola sono seguitissime
in Italia e all’estero. Il biglietto per il
concerto del 9 marzo si può prenotare
telefonicamente contattando l’Associazione
Camerata Ducale allo 011 75.57.91 oppure gli
uffici cultura del Comune di Vercelli ai numeri
0161 59.62.77 – 0161 59.65.96. Da questa
produzione tutti gli interessati potranno
prenotare il posto direttamente sul sito
www.viottifestival.it
alla sezioni biglietti. L’acquisto e il ritiro
avviene al box office del Teatro Civico di
Vercelli, in via Monte di Pietà 15, venerdì
08/03 dalle 17:00 alle 20:00, oppure sabato
09/03 dalle 20:00 alle 21:00. I biglietti
partono da 10€ fino a 22€. Riduzioni per i
possessori della Pyou Card, i CRAL e gli Over
65.
2 marzo
dalla redazione
FEBBRAIO 2013
Francesco Piemontesi
per la Società del Quartetto
Il trentenne pianista
Francesco Piemontesi, svizzero di Locarno, ha
tenuto ieri sera un ottimo recital per la
Società del Quartetto in Conservatorio
impaginando un programma dove si alternavano i
classici Mozart e Schubert a Ligeti e Debussy
eseguiti dopo l'intervallo. E' certamente molto
preparato Piemontesi. Proviene da una
scuola
pianistica che ha riferimenti in Brendel, Uchida
e Weissenberg, artisti che ha seguito e che gli
hanno dato preziosi consigli. La classicità
stilistica ha calzato perfettamente nella
Sonata in re maggiore K.284 di Mozart.
Perfetto l'equilibrio complessivo e terse le
sonorità con rilevante chiarezza espositiva
specie nelle note variazioni dell'Andante
finale. Di Franz Schubert ha eseguito la
Sonata in la min. op.164 (D 537) e dobbiamo
segnalare la coerenza interpretativa
dell'interprete giocata su un'esecuzione
accurata, riflessiva, ricca di sonorità scure e
meditate ma lontane dal classicismo viennese che
ha forse in Brendel il migliore interprete. Con
gli Studi n.2 (1985) del primo libro e il
n.12 (1993) dal secondo libro di Gyorgy
Ligeti, Piemontesi è entrato nell'ultimo
Novecento con un'esecuzione valida ma non
entusiasmante. Il programma ufficiale del
concerto è terminato con un'accurata ed
avvincente interpretazione dei Preludi
(Secondo libro) di Claude Debussy, pagine
composte tra il 1910 e il 1913 che dimostrano la
grande rilevanza del compositore francese nel
definire un linguaggio stimolante per i futuri
compositori del Novecento e del nuovo millennio.
Valida la penetrazione complessiva di Piemontesi
nella poetica del grande francese. Bis con un
movimento da una sonata di Schubert e applausi
in una sala purtroppo non al completo.
27 febbraio 2013 Cesare Guzzardella
Uto Ughi alle
Serate Musicali
del Conservatorio milanese
Ritorna tutti gli anni in
Conservatorio il violinista Uto Ughi. Ieri in
una Sala Verdi colma di attenti ascoltatori ha
impaginato un programma tradizionale nel quale
ha rivelato le sue eccellenti abilità
virtuosistiche. Al pianoforte è stato
accompagnato dall'ottimo Marco Grisanti,
strumentista molto attento all'equilibrio
complessivo dell'esecuzione. Il programma,
leggermente modificato, ha visto nella prima
parte la
nota
Sonata di Tartini "Il trillo del
diavolo" caratterizzata da continui
abbellimenti delle note solistiche rese con
intensità espressiva dal bellissimo vibrato di
Ughi ( nella foto Ughi con C.Guzzardella).
Quindi dalla nota Partita n.2 in re
minore di J.S. Bach è stata eseguita in
solitaria la ancor più celebre "Ciaccona",
capolavoro di ricerca timbrica e di
variazioni sul tema. Ughi ha un violino
timbricamente corposo e il suo modo di melodiare
scava in profondità con modalità "scultoree" che
penetrano la musica rendendola intensamente
espressiva. Dopo l'intervallo il duo è tornato
in scena con la Sonata n.3 op.108 di J.
Brahms, la più armoniosa e architettonicamente
complessa tra le sonate per violino e pianoforte
dell'amburghese. La rilevante parte pianistica,
ben sostenuta da Grisanti ha qualche volta
parzialmente coperto il violino di Ughi ma
complessivamente l'equilibrio sinergico è stato
di buon livello. Molto valida la meno nota
Polacca n.1 in re magg. op.4 del polacco
Henryk Wieniavsky, compositore e violinista del
secondo Ottocento, contemporaneo di Brahms, che
trova sonorità ispirate da Chopin che
influenzeranno compositori e virtuosi-violinisti
viennesi come Fritz Kleisler. Eccellente
l'esecuzione anche nella parte pianistica. Tre i
bis concessi dal Maestro Ughi: la nota fantasia
di Serasate dalla Carmen di Bizet, l'Aria
dall'Orfeo ed Euridice di Gluck e il sempre
eseguito scherzo fantastico di Antonio Bazzini
la "Ridda dei Folletti". Grandissimo
successo di pubblico. Da ricordare.
26 febbraio Cesare
Guzzardella
Le
Quattro Stagioni di Vivaldi
e Piazzolla all'Auditorium di Milano
Auditorium al completo per un concerto particolarmente
interessante della Sinfonica Verdi che prevedeva
l'esecuzione de
"Le Quattro Stagione" di Antonio Vivaldi
e di Astor Piazzolla.
le Stagioni vivaldiane sono tra i brani
più celebri del repertorio
settecentesco
mentre le Stagioni di Piazzolla, composte tra il
1965 e il 1970, sono decisamente meno note in
Italia anche se spesso nei programmi
concertistici vengono accostate con quelle più
celebri di Vivaldi. Piazzolla è considerato uno
dei massimi compositori argentini del '900 e la
sua musica raffinata con i suoi tipici ritmi
ispirati dal tango argentino trovano nei quattro
brani un esempio di elevato valore compositivo.
Ieri pomeriggio, in replica, la moscovita
Natasha Korsakova, violino solista in entrambi i
lavori, e stata ottimamente
diretta da Jader Bignamini e
l'interpretazione fornita dalla giovane solista
e dalla "Verdi" è
stata ottima in entrambi i lavori. La sicurezza
di tocco e la bellezza timbrica del suo violino,
sempre intonato e preciso anche nei sopracuti,
ha trovato integrazione
con
la direzione energica e ritmica del bravissimo
Bignamini. Particolarmente valida l'idea di
alternare
i movimenti dei brani delle due Stagioni.
Successo di pubblico e due ottimi bis
solistici con brani di Bach. Grandissimo
successo e lunghi applausi.
25
febbraio
2013
Cesare Guzzardella
Il pianista Dong Kyu
Kim a Novara
Si è esibito ieri sera, 21
febbraio, al Coccia di Novara, il ventiseienne
pianista sudcoreano Dong Kyu Kim, tutto da
scoprire per un pubblico italiano, dato che, a
quanto risulta dalle informazioni del programma
di sala, è alla sua prima tournée nel nostro
Paese. L’impaginato del recital spaziava su un
arco storico-musicale piuttosto ampio: dal
Mozart della Sonata in fa maggiore KV333,
allo Stravinskji dei Trois mouvements de
Pétrouschka, passando attraverso la
Kreisleriana di Schumann e le
Réminescences de Norma de Bellini di Liszt.
Come si vede, un programma che,
secondo
una tendenza molto diffusa fra i pianisti
dell’Estremo Oriente, privilegia nettamente un
tipo di scrittura pianistica di complessa
esecuzione, dall’impervia densità armonica e
dalle dinamiche torrenziali, fatta apposta per
trasformare in spettacolo
acrobatico-virtuosistico un concerto di
pianoforte. E lo ‘spettacolo’ non è certo
mancato ieri sera al Coccia. Dong Kyu Kim ha
tutte le doti del perfetto virtuoso, messe in
mostra soprattutto nella parafrasi lisztiana, in
particolare nel vertiginoso finale, ove il
coreano ha sfoggiato un sontuoso “effetto delle
tre mani”, scatenando sulla tastiera ondate di
suoni rapidissimi, mentre nel registro centrale
fraseggiava con bella limpidezza di tocco la
linea melodica del canto, in un vero e proprio
concertato finale. Kim non è però solo un
virtuoso: ha un tocco attento alle sfumature del
suono, anche le più intime (molto bello il
quarto pezzo della Kreisleriana, col morbido
vagare tra tonalità remote, o l’ottavo, in cui
il non banale fraseggio del coreano e il suo uso
sapiente del pedale di risonanza rendono molto
bene la sovrapposizione del registro profondo e
medio sul pianissimo estremo). Ci è piaciuto
anche, il pianista coreano, nella parafrasi
stravinskjiana dal balletto Petrouschka, dove
una valida impostazione dei diversi piani
timbrici lo ha sorretto sia nelle zone più
percussive, sia in quelle più liriche e distese
della partitura. Kim ci ha convinto meno
nell’esecuzione della sonata mozartiana: tra le
frecce al suo arco non ha a nostro avviso il
particolare ‘canto’ del pianismo mozartiano,
sicché dalle sue mani è uscito un Mozart secco e
piuttosto opaco, con una scelta non sempre
felice dei tempi, in particolare il finale
Rondò, suonato con un tempo
sorprendentemente lento. Giustamente intensi e
prolungati gli applausi da parte di un pubblico
che ha riempito circa a metà la platea del
teatro novarese.
22 febbraio Bruno Busca
Alexander Romanovsky
per la Società dei Concerti
Alto il livello
interpretativo nel concerto ascoltato ieri in
Conservatorio per la Società dei Concerti.
Il pianista ucraino ventottenne Alexander
Romanovsky, vincitore a soli 17 anni
dell'importante Concorso "Ferruccio Busoni"
ha eseguito prima le note
Diabelli
Variazioni op.120 di L.v.Beethoven e quindi
le altrettanto celebri Paganini Variazioni
op.35 di J. Brahms. Un programma molto
interessante che richiede virtuosismo esecutivo
che solo ottimi pianisti possono garantire. Nel
caso di Romanovsky ci troviamo di fronte ad
un'eccellenza qualitativa. Sia nelle trentatrè
variazioni beethoveniane che nelle complessive
ventotto dei due libri di Brahms, il giovane
pianista ucraino ha mostrato una totale
interiorizzazione degli elementi musicali
presenti superando le ingenti difficoltà
tecniche con sorprendente facilità e definendo
l'interpretazione con concentrazione espressiva
profonda. La bellezza dei colori nelle timbriche
particolarmente terse di ogni passaggio, la
perfezione formale tecnicamente impeccabile e il
perfetto equilibrio dinamico complessivo hanno
portato a risultati ottimali in entrambi i
lavori. Specie nei movimenti più rapidi ha
mostrato vertici esecutvi ma anche alcuni
movimenti più lenti come la Variazione 31
delle Diabelli -Largo, molto espressivo-
sono stati di altissima qualità estetica.
Successo di pubblico in una sala al completo e
due eccellenti bis con un Notturno postumo
di Chopin e uno Studio di Scriabin
entrambi eccellenti. Assolutamente da ricordare.
21 febbraio Cesare Guzzardella
Prossimamente ALEXANDER ROMANOVSKY per la
Società dei Concerti
Mercoledì 20 febbraio 2013 alle ore
ore 21 per la Società dei Concerti si
terrà in
Conservatorio
un concerto del pianista ALEXANDER ROMANOVSKY .
Il programma prevede: L.van Beethoven 33
Variazioni su un tema di Diabelli op.120 e
di J.Brahms Variazioni su un tema di Paganini
op.35. Dopo il grande successo della passata
stagione con il Terzo di
Rachmaninov e l'Orchestra Filarmonica di
Stoccarda, si ripresenta in recital il pianista
ucraino , italiano d'adozione, Romanovsky. Un
programma tutto imperniato sulle variazioni: le
Diabelli di Beethoven e i due libri da Paganini
di Brahms. Proprio con questi brani, registrati
in disco per Decca, Romanovsky
ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti
internazionali dalle riviste specializzate di
tutto il mondo. Biglietti: Interi Eur. 25,00
Ridotti Eur. 20,00. Da non perdere
18 febbraio
dalla redazione
John Axelrod e la
Sinfonica Verdi in Auditorium
Dopo il convincente concerto
della scorsa settimana il direttore statunitense
John Axelrod è tornato in Auditorium per un
altro appuntamento sinfonico con l'Orchestra
Sinfonica Verdi. Questa volta il programma era
impaginato con quattro brani sinfonici legati
alla danza di importanti compositori
quali lo statunitense Samuel Barber, il tedesco
Richard Strauss, lo spagnolo Manuel De Falla ed
il russo Nikolaij
Rimsky-Korsakov.
Brevi i primi tre brani ed imponente l'ultimo,
il notissimo Shéhérazade op.35 eseguito
dopo l'intervallo. Il raro Meditazione e
Danza della vendetta di Medea op.23a (1955)
è un eccellente lavoro del compositore americano
che rivela le ottime capacità virtuosistiche e
di ricerca timbrica dell'autore. Musicista
controcorrente rispetto i contemporanei, Barber
ha trovato una linea compositiva soprattutto
tonale nella quale l'influenza della migliore
tradizione europea risulta evidente ed il brano,
ricco di suggestioni, trova riferimenti anche in
ambito cinematografico e in certo minimalismo.
La Danza dei sette veli op.54 di Strauss
da Salome data 1905 e rivela
l'incredibile capacità d'orchestrazione del
grande compositore tedesco che attraverso un
lavoro ricco di sensualità timbrica ripercorre
le linee compositive wagneriane e dei
tardoromantici, mentre la Danza rituale del
fuoco da El amor brujo di De Falla è
un breve brano virtuosistico reso celebre anche
dalla ineguagliabile trascrizione pianistica
interpretata da A. Rubinstein. Splendide la
direzione di Axelrod e l'interpretazione della
Sinfonica Verdi con tutte le sezioni orchestrali
in stato di grazia. Shéhérazade op.35 di
Korsakov sta attraversando un momento di grande
interesse ed è inserito in numerosi programmi
italiani (di recente anche alla Scala). Ottima
l'interpretazione ascoltata con un bravissimo
Luca Santaniello in ruolo solistico. Grandissimo
successo in una sala al completo. Ricordiamo
l'interessante prossimo concerto di giovedì 21,
con repliche per il 22 e il 24 febbraio, con le
Quattro Stagioni di Vivaldi e Piazzolla in un
unicum di movimenti intrecciati. Alla direzione
Jader Bignamini
18 febbraio 2013 Cesare
Guzzardella
Prossimamente Richard
Galliano al Teatro Civico di Vercelli
Dopo due anni d’attesa, torna
sul palco del Civico la magia interpretativa di
Richard Galliano. Il fisarmonicista d’origine
piemontese sarà affiancato dai professori della
Camerata Ducale e da Guido Rimonda, nel ruolo di
violino solista e concertatore. Il maestro
Rimonda ricorda con un’emozione particolare il
debutto di Galliano al Festival: “la prima volta
di Richard al Viotti si concluse con una
clamorosa standing ovation da parte del
pubblico. Una serata memorabile che segnò
l’inizio di un’intensa collaborazione artistica
con l’Orchestra. Nel 2011 siamo andati in
tournée in Giappone, e l’anno successivo in
Francia. Al Tokyo Jazz Festival abbiamo suonato
davanti ad una platea di oltre 5000 persone, e
dopo qualche mese la EMI ha pubblicato il CD
live Libertango in Tokyo. Sono sicuro che anche
il prossimo concerto di Vercelli sarà
indimenticabile”.L’appuntamento in
programmazione per domenica 17 febbraio, alle
ore 21:00, si aprirà con il Concerto in do
minore per oboe, violino, archi e basso continuo
di Johann Sebastian Bach in una particolarissima
versione elaborata dallo stesso compositore
francese. Nella trascrizione di Galliano, la
fisarmonica sostituisce l’oboe, regalando un
insolito quanto interessante duetto con il
violino solista. Seguirà il Concerto per
fisarmonica e orchestra d’archi composto nel
1994 proprio da Richard Galliano e dedicato al
collega Joë Rossi. Il biglietto per il concerto
di Richard Galliano si può prenotare contattando
l'Associazione Camerata Ducale allo 011 75.57.91
o all’indirizzo e-mail
biglietteria@viottifestival.it, oppure
telefonando agli uffici del Comune di Vercelli
ai seguenti numeri: 0161 59.62.77 – 0161
59.65.96. Il ritiro avviene direttamente al box
office del Teatro Civico di Vercelli, in via
Monte di Pietà 15, venerdì 15/02 dalle 17:00
alle 20:00, oppure domenica 17/02 dalle 20:00
alle 21:00. I biglietti partono da 10€ fino a
22€. Riduzioni per i possessori della Pyou Card,
i CRAL e gli Over 65.
15 febbraio dalla redazione
Il
Gruppo Vocale Domino
all'Auditorium Gaber del Pirellone
Nell’ambito della nostra
stagione concertistica 2012/2013 il 18 febbraio
alle ore 21.00 per""Incontri Musicali" della
Società dei Concerti" presso il Grattacielo
Pirelli- Auditorium Gaber si terrà un concerto
con il Gruppo Vocale Domino
15 febbraio dalla redazione
John Axelrod e la
Sinfonica Verdi in Auditorium
John Axelrod, direttore
principale dell'Orchestra Sinfonica Verdi, ha
tenuto ieri pomeriggio l'ultima replica del
concerto sinfonico
interpretando due sinfonie n.4, quella di
Beethoven e quella di Brahms. Il direttore
statunitense, assistente in passato del grande
Bernstein ha ereditato dal Maestro la passione
per la direzione a 360°.
Esperto
interprete del repertorio americano, di musica
contemporanea ma anche di musica classic-rock
con interessanti rivisitazioni in chiave
sinfonica di brani pop, Axelrod ci ha rivelato
di essere un "grande" del repertorio classico.
Il Beethoven della Quarta Sinfonia, certamente
minore rispetto i colossi della Terza e della
Quinta, è stato ottimamente eseguito e il
direttore ha colto l'anima beethoveniana
forgiando la bravissima Sinfonica Verdi con
timbriche corrette ed autentiche. Meglio ancora
l'esecuzione della Quarta di Brahms, capolavoro
del maestro amburghese, dove la smisurata
compagine orchestrale ha trovato una direzione
attentissima ai delicati piani sonori del
lavoro. I sottili equilibri delle timbriche sono
emersi con dolcezza sin dalle prime celebri note
dell'Allegro non troppo iniziale. Specie
nel settore degli archi, il livello esecutivo
della Verdi è stato eccellente, ma anche
numerosi solisti , sia legni che ottoni, hanno
raggiunto ottimi livelli musicali. La sinfonia
di Brahms è stata registrata per una versione
live che unitamente alle altre tre sinfonie
brahmsiane, uscirà prossimamente sul mercato
discografico. Una sala al completo ha
testimoniato con lunghissimi applausi il merito
di questo eccellente direttore e di una Verdi
sempre più brava. Ricordiamo che il 14-15-17
febbraio Axelrod dirigerà ancora la Verdi in
musiche di Barber, Strauss, De Falla e Korsakov.
Violino solista Luca Santaniello. Da non
perdere.
11 febbraio Cesare Guzzardella
Aleksandar Madzar per la
Società dei Concerti
Protagonista della serata
musicale di ieri sera in Conservatorio è stato
il pianista serbo Aleksandar Madzar, un
interprete da alcuni anni presente alle serate
organizzate dalla Società dei Concerti.
L'impaginato variegato e molto interessante,
vedeva compositori quali Mozart, Schumann,
Beethoven e Ravel. L'Andante in fa maggiore
k.616 del genio salisburghese ha introdotto
il concerto e dopo pochi minuti dall'inizio
abbiamo assaporato l'avvincente cifra stilistica
dell'interprete di
Belgrado.
Sonorità precise e trasparenti con discreti
volumi sonori hanno quindi introdotto i brani
successivi di Schumann, le otto Novelletten
op.21 raramente ascoltabili tutte insieme.
Tra le maggiori composizioni del maestro di
Zwickau, le Novellette sono tra i lavori più
complessi dell'autore dal punto di vista
armonico e non solo melodico e mostrano uno
stile unico molto riconoscibile. Madzar ha
centrato l'obiettivo fornendo un'interpretazione
equilibrata e di alta
qualità espressiva e dimostrando
un'interiorizzazione completa del materiale
musicale. I brani, eseguiti quasi senza
soluzione di continuità, hanno mostrato unità
stilistica priva di sbavature o di eccessive
sovradimensioni sonore. La seconda parte dello
splendido concerto è iniziato con le sei
Bagatelle op.126 di Beethoven, anche queste
eseguite con garbo e impeccabile equilibrio
classico. Con l'ultimo compositore in programma,
Maurice Ravel, Madzar ha rivelato ancora una
volta di appartenere alla ristretta categoria
degli eccellenti interpreti. Il breve
Minuetto sul nome di Haydn ha anticipato il
celebre Gaspard de la nuit, brano in tre
movimenti tra i migliori
in assoluto del primo Novecento. In Ravel Madzar
ha superato se stesso producendo un'esecuzione
meditata e timbricamente ricca di contrasti e
contenuti espressivi. La bellezza di moltissime
eleganti sonorità sia in Ondine che in
Le gibet e in Sgarbo ed il controllo
complessivo delle dinamiche, mai sovraesposte,
rivelano assoluta qualità. Un pianista di valore
ed un pubblico al termine entusiasta. Un bis con
ancora Ravel. Da ricordare
7 febbraio 2013 Cesare Guzzardella
Fabio Luisi e la Filarmonica della Scala per la
Lilt
Ieri sera
Teatro alla Scala al completo per il Concerto
Straordinario organizzato
a sostegno della Lilt: sul podio il
direttore d'orchestra Fabio Luisi ha diretto la
Filarmonica della Scala in brani di Beethoven,
Rossini, Verdi, Puccini e Mascagni.
La
prima parte della serata ha visto l'esecuzione
del Concerto per pianoforte ed orchestra
op.15 di L.v.Beethoven con un solista di
qualità quale Saleem Abboud Askhar, pianista
israelo-palestinese che ha debuttato a 22 anni
al Carnegie Hall di New York sotto la direzione
di Daniel Barenboin. Dopo l'intervallo la
Filarmonica ha eseguito
l’ouverture del Guglielmo Tell di
Gioachino Rossini, l’intermezzo di Manon
Lescaut di Giacomo Puccini, la sinfonia del
Nabucco di Giuseppe Verdi, l’intermezzo
di Cavalleria rusticana di Pietro
Mascagni ed infine
la sinfonia della Forza del destino
ancora di Verdi. La qualità interpretativa, di
alto livello
estetico, ci ha permesso di vedere alla
direzione
un direttore di eccellente valenza
musicale. La Filarmonica ha espresso sonorità
raffinate, luminose e dettagliate sia in
Beethoven che nei celebri brani lirici e la
direzione di Luisi ha rivelato conoscenza
approfondita in ogni dettaglio privilegiando
timbriche ben evidenziate nei differenti e
riconoscibili piani sonori. Saleem Abboud Askhar
ha fornito un'interpretazione beethoveniana di
grande classe stilistica, attenta e precisa in
ogni dettaglio e con giusto sapore di eleganza
settecentesca nel giovanile concerto del grande
tedesco. Unica pecca della serata la mancanza di
bis. Grande successo di pubblico .Ricordiamo che
l’evento
è dedicato al sostegno del servizio assistenza
che la Lilt offre ai malati oncologici in tutto
il percorso della malattia, con un supporto
umano, psicologico e pratico nell’affrontare i
problemi di carattere medico ma anche materiale
e organizzativo. Nel 2012 la Lilt milanese ha
effettuato 6.200 interventi assistenziali,
erogando 1.750 sussidi, assistendo 3.100 malati
terminali, fornendo presidi sanitari a domicilio
a 1.250 malati, accompagnando 6.700 volte i
malati alle cure, offrendo 6.200 pernottamenti a
pazienti provenienti da altre province.
Chi volesse sostenere la Lilt può intervenire in
questo modo: versamento
sul conto corrente postale no 28220002
Codice IBAN: IT73 H076 0103 2000 0002 8220 002
Nella causale di versamento specificare il
progetto al quale si vuole indirizzare il
proprio sostegno. Con bonifico
bancario intestato a Lega Italiana Lotta Tumori
su c/c 2035 - ABI 01005- CAB 03203 BNL BANCA
NAZIONALE DEL LAVORO S.P.A. - AG. 3 ROMA Codice
IBAN: IT 35 Y 01005 03203 000000002035Nella
causale di versamento specificare il progetto al
quale si vuole indirizzare il proprio sostegno.
5
febbraio
2013
Cesare Guzzardella
Aleksandar
Madzar per la
Società
dei Concerti
Mercoledì 6 febbraio alle
ore 21.00 in Conservatorio il pianista serbo Aleksandar
Madzar terrà un recital con le Novellette di Schumann, le
Bagatelle di Beethoven e
Gaspard de la Nuit di Ravel. Ricordiamo
che Madzar è stato il vincitore della prima
edizione del Concorso internazionale “Umberto
Micheli” ed è ospite fisso da numerosi anni per
la Società dei Concerti. Un concerto da
non perdere.
4
febbraio
dalla redazione
Il Nabucco alla Scala
Il Nabucco di Verdi su
libretto di Temistocle Solera è allestito in
questi giorni al Teatro alla Scala in una
messinscena moderna per la regia di Daniele
Abbado e le scene e i costumi di Alison Chitty.
La nuova produzione scaligera, in coproduzione
con i teatri di Londra, Chicago e Barcellona, ha
trovato ieri sera, nella seconda
rappresentazione, un valido ma non entusiasmante
successo complessivo.
Ricordiamo
che quest'opera giovanile, resa celebre da "Va,
pensiero, sull'ali dorate", rappresenta l'ascesa
artistica del grande musicista di Le Roncole di
Busseto. Protagonista di Nabucco, lavoro in
quattro brevi atti, è più che il cast dei
solisti, il Coro e, da questo punto di vista, la
prestazione fornita dal nutrito gruppo di
coristi preparati da Bruno Casoni non ha bisogno
certo di difese vista l'esemplare resa
artistica. La direzione orchestrale era affidata
a Nicola Luisotti e tra i protagonisti, Leo
Nucci (Foto Archivio Scala), interprete alla
prima rappresentazione di venerdì scorso, ha
sostituito ieri Ambrogio Maestri indisposto. Il
grande baritono- 71 anni il prossimo aprile-
è
stato vocalmente il migliore in scena e le sue
nitide, luminose ed incisive qualità vocali sono
emerse maggiormente nel corso dei due ultimi
atti. Valide ma non esaltanti le prestazioni
degli altri protagonisti con un'ottima resa
coloristica per Dmitry Beloselskiy nel ruolo di
Zaccaria, una buona prestazione per
Lucrecia Garcia in Abigaille, con
un'avvincente aria nell'ultimo atto, e appena
soddisfacenti i ruoli di Aleksandrs Antonenko,
Ismaele, Nino Sulguladze in Fenena,
Ernesto Panariello, il Gran Sacerdote,
ecc. Per quanto concerne la regia e la
messinscena in generale ambientata negli anni
'40 del secolo scorso, abbiamo trovato un certo
divario tra le scene statiche e spesso troppo
nascoste dei primi due atti, rese leggermente
più dinamiche dalle valide proiezioni sullo
schermo di Luca Scarzella, e la più trasparente
e dinamica scena degli ultmi atti. L'imponenza
delle masse corali è stata spesso invadente del
semplice contesto scenografico dei primi due
atti. Lo spettacolo dal punto di vista
registico, scenico e musicale è migliorato con
l'inizio del terzo atto. Buona l'interpretazione
complessiva di Nicola Luisotti, splendido
direttore del concerto scaligero di alcuni
giorni orsono, con squilibri tra i volumi sonori
della parte orchestrale, del coro e delle voci
troppo nascoste nei primi due atti. Molto meglio
l'equilibrio complessivo del terzo e dell'ultimo
atto. Prossime repliche il 5,7,9,13,15,17,20
febbraio.
4 febbraio Cesare Guzzardella
GENNAIO 2013
Freddy Kempf per
Serate Musicali
in Conservatorio
Ieri sera il trentaseienne
pianista londinese Freddy Kempf ha trovato un
numeroso pubblico in Sala Verdi ed ha presentato
un programma che comprendeva brani di Beethoven,
Verdi-Liszt e Chopin. E' da molti anni che Kempf
viene alle Serate Musicali e
dobbiamo dire che oltre alla tecnica
virtuosistica sempre presente abbiamo ascoltato
un pianista più personale e profondo. La
chiarezza discorsiva
della
Sonata Op. 81A del musicista tedesco
trovava un equilibrio corretto in tutti i
movimenti e la forza effettistica del
Miserere (dal Trovatore) di Verdi rivisitato
con maestria da Liszt, introducevano un concerto
che aveva in Chopin la componente principale.
Del polacco sono stati eseguiti i Notturni
op.27 n. 1 e 2 , una selezione dagli
Studi op.25 (Nr. 1, 3, 5, 7, 10 e 12) e a
conclusione, il celebre Andante Spianato e
Grande Polonaise op.22 . La Sonata
beethoveniana e la rivisitazione di Liszt erano
più in linea con certa prassi esecutiva di
ottimi interpreti mentre per valutare Chopin
bisogna dimenticare le tradizionali e
superlative interpretazioni dei grandi del
passato o di un Pollini. Chopin di Kempf è
certamente molto interessante e rappresenta una
novità interpretativa. Kempf ha rivelato grande
creatività . Validi il Notturno n.2 e
decisamente coerente lo spirito trovato in
alcuni Studi o nell'op.22,
eseguiti con maestria tecnica ma soprattutto con
sonorità ricche di contrasti e luminosità. Anche
la Ballata n.3 concessa come secondo bis
è risultata in linea con gli altri brani e
notevole il primo bis con il quinto movimento
dalla Kreisleriana di Robert Schumann.
Come detto in passato, Kempf eredita dal grande
Horowitz il bisogno di dominare la tastiera
cercando una timbrica giocata sull’effetto e sui
contrasti dinamici sovente molto accentuati, ma
quello che più conta con modalità interpretative
personali. Grande successo. Da ricordare e
riascoltare.
29 gennaio 2013 Cesare Guzzardella
Prosseda e Bignamini
in Auditorium
Il direttore Jader Bignamini
ha condotto ottimamente la Sinfonica Verdi in un
concerto che comprendeva due lavori importanti
di due musicisti nati ad Amburgo: Mendelssohn e
Brahms. Nella replica domenicale di ieri abbiamo
avuto un'ottima impressione anche del solista
che sedeva di fronte al pianoforte, Roberto
Prosseda.
Volto
noto a Milano per i numerosi concerti effettuati
in questi ultimi anni, Prosseda ha eseguito con
la Verdi il raro Concerto N.1 in re min. per
pianoforte ed orchestra op.15 di Brahms,
brano particolarmente difficile e meno eseguito
del più noto Concerto n.2. Scritto dal
compositore in giovane età, questo concerto non
trovò rilevanti apprezzamenti quando venne
eseguito nel gennaio del 1859 e anche Brahms si
trovò insoddisfatto del lavoro tanto da
intervenire più volte alla sua stesura. Oggi ci
sembra un lavoro di grande importanza per
incisività e maturità musicale. L'impostazione
molto sinfonica della composizione e il ruolo
pianistico complementare al "tutto" compositivo
si esprime attraverso contrasti drammatici
dell'orchestra e linee più delicate e romantiche
nella parte solistica. Bignamini e Prosseda, in
eccellente sinergia, hanno colto l'essenza
musicale di Brahms attraverso un'esecuzione
particolarmente dettagliata e coloristicamente
valida per entrambi i ruoli. Prosseda, ottimo
esecutore della musica di Mendelsshon, si è
dimostrato un avvincente esecutore della forma
di concerto ottenendo al termine lunghi
applausi. Ottimo il bis di Schumann. Nella
seconda parte del programma valida
l'interpretazione fornita dall'orchestra nella
Sinfonia "La riforma" di Mendelssohn.
28 gennaio Cesare Guzzardella
Nicola Luisotti
dirige la Filarmonica della Scala
Ieri sera l'ultima replica
del concerto sinfonico della Filarmonica
della Scala è terminata con lunghi applausi
alla compagine orchestrale e al direttore
d'orchestra
Nicola
Luisotti. Direttore di fama internazionale, da
circa un anno anche al Teatro San Carlo di
Napoli, Luisotti ha ottimamente interpretato due
celebri lavori del repertorio russo di fine
Ottocento: la Suite Shéhérezade op.35 di
N. Rimskij Korsakov e la Sinfonia n.4 in fa
min. op. 36 di P.I. Cajkovskij. Luminosi e
ben definiti in ogni dettaglio coloristico
entrambi i lavori. Specie nella bellissima
Suite, l'opera più nota ed eseguita di Korsakov,
Luisotti
ha rivelato chiarezza di idee per quanto
concerne la sovrapposizione dei piani sonori,
delle timbriche e dell'andatura discorsiva. I
bellissimi ottoni della Filarmonica,
caratterizzanti momenti fondamentali di entrambi
i lavori, e l'ottima sinergia con gli archi,
unitamente alla chiarezza discorsiva dei
solisti- in primis il violino solista Francesco
De Angelis (foto) nella suite korsakoviana-
hanno rivelato interpretazioni di eccellente
livello estetico. Prossimamente Luisotti sarà
protagonista alla direzione di Nabucco in scena
alla Scala dal primo al 20 febbraio. Da non
perdere.
25 gennaio Cesare Guzzardella
Le Sonate di Beethoven del pianista
Andras Schiff
per la
"Società del Quartetto”
Continua l'integrale delle sonate pianistiche di
L.v.Beethoven in Conservatorio con il pianista
ungherese Andras Schiff . Ieri sera, in una Sala
Verdi al completo, abbiamo ascoltato ben sei
sonate del grande musicista tedesco, dalla
Sonata n.5 alla n.10.
Questa
volta il pianista ha usato un solo pianoforte,
un armonico e corposo Bosendorfer. Non sono
mancati
spiacevoli inconvenienti, poi
felicemente superati: prima la tosse
ripetuta di alcuni spettatori faceva intervenire
verbalmente, a sonata terminata, il pianista;
quindi lo squillare ripetuto di un cellulare
disturbava l’ungherese nel momento più profondo
della Sonata n.7 op.10 n.3, durante il
Largo maestoso. Interrompendo il movimento,
Schiff ha
abbandonato la
sala. L'intervento tempestivo del presidente del
"Quartetto", Avv. A.Magnocavallo, seguito da un
giusto ammonimento rivolto al pubblico, e la
bontà di Schiff, ci hanno permesso il riascolto
dell'intera Sonata n.7. Eccellente
l'interpretazione complessiva delle sei sonate e
tra queste anche di quella più nota, la
n.8 op.13 "Patetica".
Come detto in articoli passati, il
Beethoven
di Schiff è preciso, dettagliato e, soprattutto
nello splendido concerto ascoltato ieri sera,
esplicitato da
intensa penetrazione estetica. Schiff,
dotato di memoria prodigiosa, ha interiorizzato
completamente il linguaggio beethoveniano e
nella coerente restituzione del materiale sonoro
evidenzia in modo personale e con tecnica
impeccabile e priva di sbavature, i diversi
piani sonori e le sottili variazioni
coloristiche. Lunghi applausi al termine e due
bis del suo amatissimo Bach con due Preludi e
fughe dal noto Clavicembalo ben temperato.
Da ricordare.
23
gennaio 2013
Cesare Guzzardella
Successo alla Scala per il Falstaff di Verdi
Meritato successo al Teatro alla Scala per il Falstaff
di G. Verdi. Prima con l'avvincente Lohengrin
wagneriano che ha inaugurato la Stagione
2012-2013, ed ora con il Falstaff, ultima opera
del musicista di Busseto, la Scala ha iniziato
in modo splendido i festeggiamenti per il
bicentenario dalla nascita dei due grandi
compositori.
La
messinscena del regista canadese Robert Carsen
ha centrato il bersaglio con un allestimento
valido e in ottima sinergia con l'energica e
attenta direzione orchestrale di Daniel Harding
e con un cast vocale di eccellente livello
sostenuto, nella replica del 20 gennaio, da
Ambrogio Maestri( foto Archivio Scala) in Sir
John Falstaff, da Irina Lungu in Nanetta,
da Massimo Cavalletti ( in sostituzione di Fabio
Capitanucci indisposto) in Ford, da
Francesco Demuro in Fenton, di
Carmen Giannatasio in Mrs. Alice Ford,
di Daniela Barcellona in Mrs. Quickly,
in Laura Polverelli in Mrs. Meg Page, di
Carlo Bosi in Dott. Cajus, di Riccardo Botta in
Bardolfo e in Alessandro Guerzoni in
Pistola. I validi solisti, alla pari dello
splendido coro di Bruno Casoni, si sono mossi in
modo ineccepibile in questa ambientazione anni
'50 che ha reso più moderna un'opera che dal
punto di vista compositivo è tra le migliori di
Verdi sia per la varietà della musica sia per la
modernità dello stile (il compositore aveva più
di 80 anni!)
diverso del più celebrato Verdi
ottocentesco. La forza espressiva dei
personaggi, Falstaff più degli altri, e la
teatralità della rappresentazione tipicamente
italiana ma con uno sguardo verso l’Inghilterra,
ha trovato anche ottime le scene di Paul
Steinberg e i validi costumi di Brigitte
Reiffenstuel. Le prossime repliche saranno il
23,26,29,31 gennaio e il 2,6,8,12 febbraio. Da
non perdere.
21 gennaio Cesare
Guzzardella
Cinque giovani promesse della musica
colta sul palco del Teatro Civico di Vercelli
Ad un mese di distanza, il Viotti Festival torna ad occuparsi dei
giovani talenti del Conservatorio Giuseppe Verdi
di Torino con la mini rassegna “Progetto
giovani musicisti” .
La serata in calendario per sabato 26 gennaio, alle ore 21:00, vedrà sul palco del Teatro Civico di
Vercelli cinque solisti emergenti affiancati
dalla Camerata Ducale, e guidati dal maestro
Mario Lamberto . I cinque
solisti sono: Sara Alderson | Brice Olivier violini, Camilla Patria violoncello, Rebecca Viora flauto e Fabio Freisa clarinetto .
Verranno
eseguite Musiche di J.S. Bach | F.
J. Haydn | W.
A. Mozart
Ingresso libero senza prenotazione, fino ad esaurimento dei
posti.
Per informazioni
Comune di Vercelli:
0161 59.62.77 – 0161 59.63.69
21 gennaio
dalla redazione
Italiana in Algeri
al
Teatro Coccia di Novara
La stagione lirica del
Teatro Coccia di Novara ha chiuso oggi, domenica
20 gennaio, con uno dei gioielli dell’opera
buffa, la rossiniana Italiana in Algeri,
di cui, tra l’altro, ricorre proprio quest’anno
il bicentenario della prima (al Teatro s.
Benedetto di Venezia, il 22 maggio 1813). Lo
spettacolo, coprodotto dalla
Fondazione Teatro
Coccia
di Novara, dai Teatri del Circuito Lirico
Lombardo, e dal Teatro D. Alighieri di Ravenna,
vedeva la regia di Pierluigi Pizzi, affidando la
direzione dell’Orchestra dei Pomeriggi musicali
di Milano al giovane maestro pisano Francesco
Pasqualetti. Pizzi ha proposto
una scena fissa con la
quale
ha rievocato, non senza una qualche
suggestione onirica, l’ambiente del serraglio,
con una abbastanza scontata pennellata
orientale, rappresentata dalla sagoma di una
moschea, visibile dietro una grata di legno. Il
meglio della regia è consistito, a nostro
avviso, in alcune intelligenti invenzioni, che
hanno sottolineato quello che già ai
contemporanei parve lo spirito essenziale di
questo dramma giocoso: una “folie organisée et
complète”, come la definiva Stendhal. . Ci
riferiamo in particolare alla travolgente,
famosissima stretta del concertato finale del
primo atto, in cui i cantanti, coi loro
‘demenziali’ bum bum, crà crà, din din vorticano
in un girotondo dalle cadenze meccaniche intorno
a Isabella, idolo di bellezza femminile, con il
suo sgargiante abito rosso fiamma. Oppure
all’indiavolato “quintetto degli starnuti”
concluso con l’arrivo del caffè, sfruttato in
quest’allestimento anche per i suoi valore
musicali, in quanto i protagonisti “suonano” le
tazzine con i cucchiaini aggiungendo un timbro
di sottile brillantezza alla partitura. Di
livello decisamente dignitoso l’esecuzione
musicale: dotata di buon timbro vocale, anche se
non molto robusto nei registri medio-bassi, il
contralto romeno Carmen Topciu è apparsa a suo
agio nei panni di Isabella, e un Lindoro
decisamente brillante è stato quello di Enea
Scala, dotato di un registro tenorile di ottimo
volume e bella duttilità nel fraseggio. Una
particolare segnalazione merita poi il basso
Bruno Taddia: il suo Taddeo è stato uno dei
personaggi più convincenti dell’intero
allestimento, perfetto buffo rossiniano nella
linea del canto e nella interpretazione scenica.
Qualche riserva invece ci tocca avanzare
sull’altro basso, Abramo Rosalen (Mustafà), di
ottima verve attoriale e contagiosa simpatia, ma
un po’ troppo a disagio sui numerosi
abbellimenti previsti dal suo ruolo, pensato da
Rossini per il grande virtuoso Filippo Galli.
Diligente l’interpretazione degli altri
cantanti, da Sonia Ciani, un’Elvira dalla voce
sopranile in verità un po’ esile, ad Alessia
Nadin (Zulma, mezzo soprano) e Haly (Davide
Luciano, il terzo basso dell’ Italiana).
.Orchestra e coro, l’Aslico del Circuito
Lirico Lombardo, ben affiatati, sotto la valida
bacchetta di Pasqualetti, che ha diretto con
tempi molto veloci, aderenti allo spirito della
partitura. Il pubblico, accorso numeroso come
sempre, ha gradito molto lo spettacolo,
applaudendolo a lungo alla fine e richiamando
più volte cantanti e direttore sul palcoscenico.
21
gennaio
Bruno Busca
Il Requiem tedesco di
Brahms all'Auditorium di Milano
Il direttore d'orchestra
Helmuth Rilling, nato a Stoccarda nel 1933,
compie quest'anno ottanta anni ed è da decenni
considerato uno dei massimi interpreti della
musica tedesca con Bach in prima posizione. La
predilezione per la
musica corale è
testimoniata
dall'incisione completa delle Cantate del
genio di Eisenach. Ieri sera un brano molto
tedesco quale En deutsches Requiem per soli,
coro e orchestra op.45 di J.Brahms ha
entusiasmato il numeroso pubblico intervenuto
per ascoltare la Sinfonica e il Coro Verdi. Era
la prima replica e la seconda che si terrà
domenica pomeriggio, la consigliamo vivamente a
tutti. La forza espressiva del compositore
amburghese nelle complesse architetture corali e
strumentali di questo lungo ed intenso brano
datato 1868 ( la prima esecuzione è del febbraio
del 1869 con la Gewandhaus di Lipsia) è emersa
in modo austero ma di grande impatto emotivo
nell' eccellente direzione di Rilling. Stupisce
la plasmabilità dell'orchestra sinfonica Verdi
che se coadiuvata da un grande direttore è
capace di elevate rese espressive. Il Coro
preparato dall'eccellente Erina Gambarini non ha
bisogno di difese vista la qualità dimostrata.
La composizione, dalla durata di oltre 65
minuti, è in sette movimenti e prevede anche due
voci soliste non particolarmente frequenti nel
lavoro che rimane prevalentemente
sinfonico-corale, ma intensamente espressive nei
brevi interventi. Ottime le voci del baritono
tedesco Johnnes Mooser e del soprano svizzero
Letizia Scherrer. Replica domenica alle ore
16.00. Da non perdere.
19 gennaio Cesare Guzzardella
La violinista Francesco Dego
e i Capricci di Paganini all' Auditorium
milanese
La ventitreenne violinista
Francesco Dego ha tenuto all'Auditorium milanese
un concerto di presentazione di un Cd
recentemente uscito per la nota casa
discografica Deutsche Grammophon contenente i
24 Capricci di Paganini. Le celebri
composizioni
paganiniane rappresentano il punto di arrivo per
tutti i virtuosi che vogliono intraprendere una
carriera solistica di rilievo. La bravissima
Dego in questi ultimi anni ha certamente
affinato le sue modalità interpretative
esprimendo qualità musicali di spessore nei
numerosi concerti tenuti in Italia e all'estero.
Nel valido concerto di ieri sera, di fronte ad
un numeroso pubblico, ha ottimamente
interpretato Paganini eseguendo un'ampia
selezione dei Capricci ( i numeri 1, 2, 5, 6, 9,
10, 13, 14, 15, 16,....), preceduta dalla
riuscita Sonata "il Trillo del diavolo"di
Tartini. In questa e in alcuni Capricci (il
20-21-24) rivisitati dal polacco Szymanowski è
stata degnamente accompagnata dalla pianista
Francesca Leonardi.
Le
sonorità della Dego sono caratterizzate da
grande fluidità discorsiva, intonazione perfetta
e calibrata ed elegante espressione timbrica.
Superando facilmente le ardue difficoltà
tecniche dei celebri Capricci, la Dego mostra
una precisione esecutiva che a volte
mette in ombra quella spontaneità
folcloristica, fonte d'ispirazione per molti
Capricci, che probabilmente rende più attraenti
i celebri lavori paganiniani. Spesso, elementi
come il suono "impreciso e marcato", contrasti
dinamici più accentuati e un maggiore coraggio
interpretativo, lontani dall'esecuzione
accademica, portano ad un'interpretazione
più estroversa e di
effetto quale probabilmente era quella di
Paganini. Di alto livello l'espressività
musicale della brava e bella Dego che data la
giovane età trova ancora margini di
miglioramento per il difficile istrionico
compositore. Grandissimo successo di pubblico.
15 gennaio 2013
Cesare Guzzardella
Andrea Bacchetti e la
Camerata Ducale a Vercelli
Il pianista Andrea Bacchetti,
ospite graditissimo e ormai assiduo delle sale
da concerto del Piemonte orientale, è tornato a
deliziare il suo affezionato pubblico di questa
parte d’Italia in occasione della prima serata
del nuovo anno offerta ieri sera al Civico di
Vercelli dalla XV Stagione concertistica della
Camerata Ducale-Viotti Festival. Bacchetti era
chiamato ad eseguire una delle partiture più
‘mozartiane’ mai
scritte
da Beethoven, vale a dire il Concerto per
pianoforte e orchestra n.2 in Si bem. Maggiore
op.19 (che peraltro, cronologicamente, è in
realtà il suo primo e che il genio di Bonn, va
ricordato, considerava il meno riuscito dei
cinque da lui composti). Il problema
interpretativo numero uno che si pone agli
esecutori è dunque quello di illuminare, ove
possibile in una intelaiatura musicale ancora
‘tradizionale’, i ‘presentimenti’ del futuro
stile maturo di Beethoven. Ci pare che
l’interpretazione di Bacchetti e della Camerata
Ducale guidata come sempre in modo impeccabile
da Guido Rimonda, abbia ben assolto il suo
compito. Il tocco di Bacchetti, davvero
pregevole per nitidezza e limpida esattezza del
suono, dal timbro appena velato del bellissimo
Fazioli a lui affidato, ha esaltato al meglio
l’essenza ‘viennese’ della partitura,
assecondato dallo stacco dei tempi prescelto da
Rimonda. Al tempo stesso, tuttavia, l’esecuzione
offerta da Bacchetti ha saputo efficacemente
valorizzare, sul piano dinamico e timbrico, quei
momenti espressivi che si staccano
dall’atmosfera generale della composizione, come
la lunga cadenza del primo tempo, che, composta
da Beethoven nel 1809, appartiene ormai ad un
nuovo mondo musicale, o la parte finale del
Largo, il momento davvero più alto
dell’intera composizione, per pathos e
raffinatezza di strumentazione. Lunghi e
calorosi gli applausi del folto pubblico
presente, che Bacchetti ha voluto ringraziare
con ben quattro bis, fra cui ci pare
particolarmente degna di menzione la Fantasia
in Re min. K 397di Mozart, eseguita
splendidamente, specie nella trepida e sognante
sezione Andante iniziale. Il concerto
beethoveniano era incorniciato da due brani
sinfonici: il primo era una chicca del ‘700
italiano ‘minore’, che una intelligente
consuetudine della Camerata Ducale offre sovente
al suo pubblico. Si tratta dell’Ouverture
dall’opera ‘Nanetta e Lubino’ (1769),
composta per il King’s Theatre di Londra da
Gaetano Pugnani, esponente oggi sconosciuto ai
più di quella prodigiosa fioritura di
violinisti/compositori piemontesi del XVIII
secolo, culminata nel grande G.B. Viotti (di cui
Pugnani fu maestro). Si tratta di un brano
piuttosto semplice e amabile, concepito secondo
lo schema tripartito scarlattiano tipico
dell’opera italiana settecentesca, che ha il suo
momento più intenso espressivamente nella
sezione centrale in tempo lento. A chiudere la
serata la più celebre delle sinfonie ‘parigine’
di F. J. Haydn, la Poule, n. 83, in Sol min.
L’interpretazione offertane dalla Camerata
Ducale ci è in generale piaciuta molto, nella
scelta dei tempi e delle dinamiche, per quel
pizzico d’ironia tipicamente haydniana che fa
furbescamente capolino qua e là, e che la
bacchetta di Rimonda ha saputo rendere al
meglio. Avanziamo qualche riserva sui fiati, in
particolare sugli oboi (cui la partitura affida
un peso determinante nell’enunciazione del
secondo tema dell’Allegro con spirito
iniziale, che dà il titolo alla sinfonia) che
abbiamo faticato a sentire dal nostro posto in
platea: problema di acustica di sala?
Scroscianti applausi hanno salutato alla fine
del concerto il Direttore e l’orchestra,
applausi meritatissimi per una serata di ottima
musica.
13 gennaio Bruno Busca
Radovan Vlatkovic e la
sinfonica Verdi in Auditorium
Meritato successo all'ultima
replica domenicale pomeridiana per l'Orchestra
Sinfonica Verdi in Auditorium. Il programma
prevedeva brani di importanti compositori quali
F. Mendelsshon e B. Britten: La direzione
dell'austriaco Martin
Haselböck
è stata ottima sia nella rara Meerestille und
Glückliche Fahrt, ouverture op. 27 (Calma di
mare, viaggio felice), lavoro composto nel 1828,
sia nella più nota Sinfonia n.3 in La minore
op.56 "Scozzese " composta dal musicista
tedesco nel 1842. Ma il brano forse più
interessante del concerto è stato quello del
grande compositore inglese Benjamin Britten,
prolifico autore di musica sinfonica e da camera
ancora troppo poco eseguita in Italia. Tra i
suoi lavori più noti certamente quello ascoltato
oggi è di grande rilevanza estetica: la
Serenata per tenore, corno e orchestra d'archi
op. 31 è un ciclo di canti composti nel 1943
che prevedono un'orchestra d'archi , una voce di
tenore e uno squillante corno francese in
costante dialettica con la voce solista. La
presenza di un grandissimo di questo strumento
quale Radovan Vlatkovic ha dato prestigio al
concerto. Anche il luminoso timbro del giovane
tenore Julian Prégardien è stato all'altezza
della valida interpretazione. Lunghi applausi al
termine.
13 gennaio C.G.
Il pianista Andrea Bacchetti
prossimamente al Viotti Festival
Un gradito ritorno quello del
pianista genovese Andrea Bacchetti, che sarà al
Teatro Civico di Vercelli sabato 12 gennaio alle
ore 21:00, con un programma dedicato interamente
a Ludwig van Beethoven. Affiancato dalla
Camerata Ducale, Bacchetti
eseguirà
il Concerto n. 2 in si bemolle maggioreper
pianoforte e orchestra op. 19, mentre
l’Orchestra proporrà l’Ouverture dall’opera
Nanetta e Lubino di Gaetano Pugnani e la
Sinfonia n. 83 in sol minore La Poule Hob. I: 83
di Franz Joseph Haydn. Sul podio il maestro
Guido Rimonda. Quest’anno l’artista genovese
sarà impegnato in un tour internazionale che lo
vedrà calcare le scene del Belgio, con la
Russian Kammerphilharmonie, oltre ai concerti in
Spagna, (Auditorium National de Espana),
Messico, Argentina e in Brasile, ospite della
gloriosa Sociedad de Cultura Artistica de São
Paulo. Il biglietto per il concerto di Andrea
Bacchetti si può prenotare contattando
l'Associazione Camerata Ducale allo 011 75.57.91
o all’indirizzo e-mail
biglietteria@viottifestival.it, oppure
telefonando agli uffici del Comune di Vercelli,
ai seguenti numeri: 0161 59.62.77 – 0161
59.65.96. Il ritiro avviene direttamente al box
office del Teatro Civico di Vercelli, in via
Monte di Pietà 15, venerdì 11/01 dalle 17:00
alle 20:00, oppure sabato 12/01 dalle 20:00 alle
21:00. I prezzi partono da 10€ fino a 22€.
Riduzioni per i possessori della Pyou Card, i
CRAL e gli Over 65. Il prossimo appuntamento del
Viotti Festival è per sabato 26 gennaio con la
serata conclusiva dedicata ai giovani talenti
del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.
L’evento ad ingresso libero, prevede la
prelazione al posto per gli abbonati al XV
Viotti Festival, i quali dovranno
necessariamente confermare la propria presenza
alla biglietteria del Civico, durante l’orario
d’apertura per la vendita dei biglietti di
Bacchetti. Maggiori info su
www.viottifestival.it
.
Yevgeny Sudbin per le
Serate Musicali
E' da alcuni anni che il
pianista russo Yevgeny Sudbin torna in
Conservatorio per Serate Musicali ed
impagina programmi particolarmente vari con
brani spesso virtuosistici e di non semplice
resa artistica. Ieri sera, in Sala Verdi, di
fronte ad un pubblico purtroppo non
particolarmente numeroso, ha eseguito musiche di
Scarlatti, Chopin, Liszt, Scriabin, Rachmaninov
e Saint-Saens/Liszt. La prestazione,
complessivamente
di alto livello, è stata maggiormente rilevante
nei brani più virtuosistici, quelli eseguiti
nella seconda parte della serata:
l'efficacissima e novecentesca Sonata n.5
op.53 di Scriabin , il Preludio op.23.
n.10 di Rachmaninov e la notevole
trascrizione lisztiana della Danse Macabre
di Saint-Saens. Ricordiamo che la serata
voleva essere anche un omaggio all'eccelso
Vladimir Horowitz in quanto la maggior parte dei
brani eseguiti sono stati cavalli di battaglia
del celebre pianista. Anche alcune delle quattro
introduttive Sonate di Domenico Scarlatti
sona state rese celebri dal grandissimo Volodia.
Subdin, con tecnica e forza sorprendenti, ha
suonato in modo elegante la Ballata n.3
di Chopin, bene il brano Funerailles di
Liszt , ma è con la Sonata n.5 di Scriabin che
ha rilevato maggiormente le notevoli qualit à
interpretative e le affinità estetiche con
autori russi. Premiato da alcune riviste in
passato per l'incisione di un disco dedicato
interamente a Scriabin ha infatti dimostrato
sintonia espressiva con questo difficile ma
geniale compositore. Terse e profonde le
sonorità del Preludio di Rachmaninov ed
equilibrata e pregnante la Danse Macabre nella
trascendentale rivisitazione lisztiana. Due i
bis concessi: ancora una Sonata di Scarlatti,
questa volta di maggiore espressività, e un
rielaborazione efficace ed estremamente
virtuosistica, composta dallo stesso Sudbin, del
celebre walzer di Chopin "Minute" in uno stile
che ricorda certo Godowski. Lunghi applausi al
termine.
8 gennaio Cesare Guzzardella
Il balletto Romeo et
Juliette alla Scala
La Sinfonia Drammatica "Romeo
et Juliette " di
Hector Berlioz ha trovato in questi giorni una
valida resa artistica nelle coreografie della
tedesca Sasha Waltz.
Ricordiamo
che l'importante lavoro orchestrale-corale del
grande compositore francese ispirato dal dramma
di Shakespeare è autonomamente un capolavoro
musicale che unisce la forma sinfonica ad altre
tipologie musicali sia corali che liriche. La
presenza di un grande coro e di tre voci soliste
evidenzia sostanziale riferimento alla celebre
Nona Sinfonia "Corale" di L.v.Beethoven e in
molti frangenti, nella lunga e complessa
composizione, si ritrova l'anima del genio
tedesco.
Partendo
dalla musica, e con grande coraggio, Sasha Waltz
nel suo balletto contemporaneo ha voluto un'
interpretazione libera nella quale anche il coro
e le tre voci soliste avessero un ruolo
coreografico e sotto molti aspetti è riuscita
nell'intento dando al quadro complessivo,
favorito anche da una valida scelta
scenografica, un'equilibrata resa stilistica.
Certo la forza musicale di Berlioz, con quelle
timbriche pastose ed energiche, nel complesso
prevale sull'estetica delle immagini. La settima
rappresentazione di ieri sera ha visto sul
palcoscenico
tre ottimi ballerini solisti : Petra Conti (foto
archivio Scala), giovane e piena di freschezza
Juliette, Eris Nezha un valido Romeo
e un ottimo Alessandro Grillo in Père
Laurence. Per quanto concerne la parte
musicale segnaliamo l'ottima direzione
d'orchestra di Jamens Conlon, le tre voci
soliste, il mezzosoprano Ekaterina Semenchuk ,
il tenore Leonardo Cortellazzi ( foto archivio
Scala) e il basso Nicolas Cavallier, splendida e
corposa voce nella scena finale del balletto. Un
plauso, come sempre al Coro preparato da Bruno
Casoni e a tutto il Corpo di Ballo della Scala.
Prossime repliche per il 4-5 e 8 gennaio. Da non
perdere.
4 gennaio 2013 Cesare Guzzardella
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