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DICEMBRE 2015
Una giovane orchestra diretta da Lorenzo
Passerini alle Serate Musicali
Nel concerto di lunedì 21
dicembre organizzato da Serate Musicali
abbiamo assistito ad un'ottima interpretazioni
musicale da parte di una formazione giovanile,
l'Orchestra Antonio Vivaldi, nata
nel 2011 e diretta con rigore tecnico e decisa
espressività dal ventiquattrenne Lorenzo
Passerini. Il programma nutrito ed intelligente
ha visto lavori diversificati, classici e
contemporanei, a dimostrazione di come
l'attitudine musicale delle nuove generazioni
sia aperta a 360° gradi ad ogni forma di
linguaggio sia del passato che del presente.
L'introduzione alla splendida serata con un
brano per flauto solo di J.S.Bach, Partita in
la minore per flauto solo BWV 1013, ci ha
rivelato l'efficacia stilistica del giovane
flautista, pure 24enne, Tommaso Benciolini.
Protagonista ancora del brano successivo,
Benciolini ha messo benissimo in risalto il
recente lavoro della valente compositrice
quarantenne Silvia Colasanti, con un lavoro
datato 2015 e dal titolo classico quale
Partita per flauto e archi. I riferimenti al
passato barocco bachiano e vivaldiano si sono
resi evidenti all'ascolto mediante un eccellente
equilibrio formale e con una rilevante
capacità
dell'autrice di trovare una efficace trasparenza
timbrica d'insieme. L'abilità del solista nel
realizzare i variati effetti timbrici, a
cominciare da quelle interessanti note ripetute
presenti in gran parte della composizione, e le
qualità dei bravissimi orchestrali diretti con
padronanza tecnica da Passerini, hanno reso
l'esecuzione piacevole e molto riuscita. Il
brano successivo, La pietra lunare op.22/b,
ha avuto come protagonista ancora un 24enne,
questa volta il compositore Piergiorgio Ratti.
Il brano, in prima esecuzione assoluta,
prevedeva anche elementi di racconto scenico,
con maschere, costumi, movimenti degli
orchestrali in un racconto che si sviluppava tra
mondo reale e universo surreale generato dalla
luna. Dal punto di vista musicale
nell'eccellente interpretazione della "Vivaldi"
e del direttore Passerini sono emerse
coloristiche molto italiane in movimenti
narrativi- Vita di provincia, Gurù, Lunari
orrori, La battaglia, Eros, Le Madri -
particolarmente diversificati ma timbricamente
ben costruiti. La seconda parte della serata ha
riscontrato nei classici Mozart e Liszt, ancora
grande successo da parte del numeroso pubblico
intervenuto. Due i giovani solisti presenti: i
pianisti Alessandro Trebeschi per il Concerto
n.13 in do maggiore K. 415 di W.A.Mozart e
Scipione Sangiovanni per il Concerto n.2 in
la maggiore S125 di F.Liszt. Trebeschi, a
parte qualche incertezza tecnica, è riuscito
dopo le prime battute ha rendere il giusto
equilibrio con colori corretti e andamenti
riflessivi coadiuvato da una valida resa
orchestrale. Scipione Sangiovanni ha superato la
difficile prova del complesso e virtuosistico
concerto listztiano con il massimo dei voti: la
sua sicurezza nel superare ogni frangente
tecnico del lavoro e l'uso preciso delle
dinamiche con un peso delle timbriche perfetto,
hanno portato ad una esecuzione stupefacente che
ci ha rivelato, ancora una volta, tutte le
qualità del giovane pianista pugliese presente
per la settima volta ai concerti di Serate
Musicali. Ottima anche la virtuosistica
parte orchestrale che in sinergia con il solista
ha trovato un eccellente equilibrio complessivo.
Applauditissimo anche il bis di Sangiovanni con
un brano di Piazzolla - Sangiovanni superlativo.
Da ricordare a lungo.
26 dicembre 2015 Cesare
Guzzardella
Meritato successo per
Giovanna D'Arco
alla Scala
Premesso che Giovanna D'Arco
è un'opera musicalmente splendida dove Verdi
sviluppa linee compositive di grande spessore,
la settima rappresentazione scaligera vista e
ascoltata ieri sera, ha espresso entusiasmante
successo tra i numerosi
intervenuti per tre
ragioni:
l'eccellente direzione di Riccardo Chailly, il
livello ottimo dei solisti e la qualità di alto
valore della componente corale sempre presente
nell'opera. Chailly ha rivelato ancora una volta
tutta la sua sensibilità e affinità per il
melodramma italiano e anche in Giovanna D'Arco -
opera giovanile di Verdi costruita su una
vicenda ambigua e contraddittoria tratta da
Schiller su libretto di Temistocle Solera -ha
esaltato la musica verdiana attraverso una
direzione unitaria ricca di contrasti
espressivi. La musica ha cercato di sopperire,
dominando, alle carenze strutturali
dell'impianto contenutistico espresso in modo
parziale nella regia di C.Lesier e P.Caurier e
nelle disomogenee scene di C.Fenouillat.
Quest'ultime definite da alcune trovate sceniche
interessanti come la suggestiva comparsa in
scena della Cattedrale di Reims, ma
complessivamente discordanti e disordinate anche
con i seppur efficaci video di Étienne Guiol. Di
grande pregnanza espressiva le voci con una
superlativa Anna Netrebko , Giovanna,
dominante sulle altre: l'ottimo e raffinato
Francesco Meli, Carlo VII, e Carlos
Àlvarez, Giacomo. Ottimo nei ruoli
secondari Dmitry Beloselskiy, Talbot, e
molto bravo Michele Mauro, Delil. Il coro
preparato da Bruno Casoni non si discute:
splendido! Ricordiamo l'ultima replica del 2
gennaio 2016. Da non perdere.
24 dicembre 2015 Cesare
Guzzardella
La
Sinfonica Verdi tra
classica e jazz in
Auditorium con Axelrod e
Tomelleri
Particolare l'impaginazione
musicale del concerto tenuto domenica
pomeriggio- in replica - dalla Sinfonica Verdi,
nella seconda parte potenziata dalla formazione
jazzistica di Tomelleri. Le due formazioni erano
dirette da John Axelrod. Dopo la classica
introduzione
con
il brano contemporaneo di
Nicola Campogrande dedicato all'Expo e
intitolato "Giappone", cinque minuti sinfonici
ricchi di atmosfera orientale, abbiamo ascoltato
un raro brano di Leonard Bernstein: la
Serenata per violino,archi, arpa e percussioni.
Violino solista nel lavoro di Lenny la notevole
Rachel Kolly d'Alba che ha sostenuto la sua
parte con tocco preciso e intensamente
espressivo. Dopo l'intervallo l'Orchestra Verdi
e la Tomelleri Jazz Band hanno trovato nella
musica di
Čajkovskij e negli arrangiamenti di Duke
Ellington e Billy Strayhorn motivo di autentica
rilevanza artistica: la celebre Suite dallo
Schiaccianoci del compositore russo ha visto
una efficace e creativa rielaborazione nel 1960
ad opera del mito del Jazz Duke Ellington e del
suo geniale collaboratore Billy Strayhorn.
Partendo dalle celebri melodie del noto balletto
si è
arrivati ad una rielaborazione soprattutto nelle
timbriche e negli interventi d'improvvisazione
solistica. Certo il contrasto tra i brani
originali e le timbriche, incisive e ricche di
suggestione di Ellington possono far torcere il
naso ai puristi, ma certamente non agli amanti
del jazz più "classico". Decisamente valida
la resa stilistica della Tomilleri jazz band
coadiuvata dalla direzione di Axelrod. Il
direttore texano amante del repertorio
statunitense - Gershwin,
Bernstein ecc.- è certamente anche appassionato
del migliore jazz. Fragorosi gli applausi al
termine in un Auditorium stracolmo di pubblico.
21 dicembre 2015 Cesare
Guzzardella
Il trio di Pinchas
Zukerman per la Società dei
Concerti
Una settimana piena di validi
concerti e non ancora conclusa, ha visto ieri
sera in Conservatorio un trio di musicisti di
altissimo spessore musicale. Il noto violinista
Pinchas Zukerman, la violoncellista Amanda
Forsyth e la pianista Angela Cheng: tre
personalità di rilievo per un programma vario ed
intelligente che vedeva raggruppamenti anche
diversi dei solisti. Per Trio di violino,
violoncello e piano sono stati eseguiti il
brano introduttivo
Allegretto
dal Trio in si bem. maggiore di Beethoven e
il celebre brano di Mendelssohn, Trio n.1 in
re min. Op.49, eseguito al termine del
programma ufficiale. Internamente a questi
lavori la Suite Popolare Spagnola per
violoncello e pianoforte di Manuel de Falla e la
notissima Sonata in la maggiore per violino e
pianoforte di César Franck. Sia in trio che
in duo i tre solisti hanno mostrato le
sorprendenti qualità solistiche e d'insieme. A
cominciare dalla pianista Angela Cheng, sempre
presente, che tratta la tastiera con maestria,
versatilità
e con una sorprendente sintesi discorsiva e che
trascina o coordina senza inesattezze e con
dinamiche eccellenti i solisti. La qualità
timbrica e la splendida voce melodica del
violoncello è emersa nei sei brevi brani
folcloristici della Suite di De Falla. La
Forsyth ha espresso in modo esaustivo le
timbriche del suo voluminoso cello italiano
Carlo Giuseppe Testore (1699). Il livello
altissimo del violino dell'israelita Zukerman lo
abbiamo assaporato soprattutto nel capolavoro di
Franck, una Sonata ricca di contrasti e di
cambiamenti di tempo dove torna sempre il
leitmotiv conduttore. Eccellente nel brano
anche la parte pianistica. Uno dei migliori
concerti ascoltati, ma il primato di classifica
settimanale è difficile da decidere con i Schiff
e i Bostridge dei giorni scorsi. Perfezione per
il bellissimo bis "Viennese March" di
Fritz Kleisler concesso. Da ricordare a lungo.
19 dicembre 2015 Cesare
Guzzardella
Ian Bostridge in
Conservatorio per la Società
del Quartetto
Un concerto di eccellente
qualità quello ascoltato martedì 15 dicembre con
un indiscusso protagonista quale il tenore
inglese Jan Bostridge alle prese con un
capolavoro della liederistica tedesca quale
Winterreise (Viaggio d'inverno) di F. Schubert,
24 lieder su
poesie
di W. Muller. Al pianoforte un maestro
dell'accompagnamento vocale - ma la parte
pianistica è fondamentale- quale Julius Drake ha
incrementato di parecchio la qualità complessiva
integrandosi perfettamente con la voce di
Bostridge e seguendo e rinforzando il nitido,
colorato e non voluminoso timbro del
protagonista. I settanta minuti circa musicali
sono scorsi in un'atmosfera di massima
attenzione da parte del numeroso pubblico
accorso per l'imperdibile occasione. Le qualità
espressive dell'inglese che da oltre vent'anni
si cimenta con questi canti non si discute e la
perfezione dei colori, delle dinamiche e della
componente recitativa di questi brevi capolavori
sono apparse evidenti probabilmente a tutti i
presenti visto il successo ottenuto espresso al
termine con fragorosi applausi. Da ricordare a
lungo. Ricordiamo la recente uscita per Il
Saggiatore di un volume dello stesso
Bostridge dedicato a Winterreise e
intitolato,nella traduzione italiana, "Il
viaggio d'inverno di Schubert -Anatomia di
un'ossessione.
17 dicembre 2015 Cesare
Guzzardella
Un grande Andras
Schiff alle Serate Musicali
milanesi
Due pianoforti per Andras
Schiff, il celebre pianista ungherese tornato
nella Sala Verdi del Conservatorio milanese per
Serate Musicali. Ha dedicato l'intera
serata ai suoi amati classici: Haydn, Mozart,
Beethoven e Schubert. Da anni considerato un
eccellente
interprete
del repertorio del '700 e dell'800, Schiff ha
mostrato ancora una volta la sua esemplare cifra
stilistica. L'impaginazione prevedeva brani
conosciuti che Schiff ha eseguito, con
intelligente alternanza, iniziando con la
Sonata in do maggiore Hob XVI-50 di Haydn e
poi la Sonata in mi maggiore op.109 di
L.v.Beethoven entrambe per lo Steinway, per poi
passare al pianoforte Bösendorfer dove alla
celebre apparentemente semplice Sonata in do
maggiore K. 545 ha fatto seguito la
Sonata in do minore D. 958 di F. Schubert.
E' sempre più bravo Schiff. L'equilibrio
costruttivo classico della sonata di Haydn si è
arricchito ancor più con la leggera e scorrevole
celeberrima sonata mozartiana, mentre la forza
espressiva dell'opera 109 di Beethoven è stata
eguagliata se non superata da una sonata di
Schubert ricca di contrasti, dove
l'interprete nei momenti più drammatici ha
raggiunto vette inarrivabili. La preziosità del
tocco del pianista ungherese unitamente ad una
forza espressiva ricca di sfumature ha portato
ad un totale interpretativo di prim'ordine. I
fragorosi applausi del numerosissimo pubblico
intervenuto e la generosa passione del grande
interprete hanno avuto il riscontro di tre
importanti bis con un tardo Schumann del Tema
con variazioni, con un profondo
Intermezzo op.118 n.2 di Brahms e, a
conclusione, con l'amato Bach del primo
movimento del Concerto italiano. Da
ricordare a lungo.
15 dicembre 2015 Cesare
Gizzardella
John Neschling e la
Sinfonica Verdi in Auditorium
Il compositore brasiliano
John Neschling ha diretto la Sinfonica Verdi in
un concerto che prevedeva soprattutto musiche di
Ottorino Respighi, musicista nato a Bologna e
vissuto prevalentemente a Roma che appartiene a
quella generazione di compositori strumentali
italiani
nati negli anni '80 dell'Ottocento. I vari
Casella, Malipiero, Pizzetti e appunto Respighi
sono un punto di riferimento per una scuola
strumentale importante ma un po' dimenticata.
Respighi è tra i colleghi forse quello che
meglio ha mostrato qualità eccelse di
orchestrazione anche per essere stato allievo di
un grande orchestratore quale il russo Rimskij
Korsakov. I Brani eseguiti sono tra i meno noti
ma comunque di ottima fattura: il poema
sinfonico
Ballata degli Gnomidi(1920) e il quasi
concerto per orchestra Metamorphoseon XII
Modi (1930). Entrambi i lavori, di media
durata (15' e 25'), sono stati interpretati con
profondità espressiva da Neschling e dagli
orchestrali della "Verdi". Nel secondo brano, 12
variazioni su tema iniziale modale, molto
efficaci sono stati gli interventi solistici
dell'oboe, del primo violino, dei primi viola e
violoncello. Respighi era stato anticipato da un
bellissimo brano di J. Sibelius, il Cigno di
Tuonela(1893) e dal valido lavoro di Nicola
Campogrande scritto per Expo e dedicato allo
Stato del Bahrain. Entrambi sono stati eseguiti
molto bene. Grande successo e fragoroso gli
applausi.
14 dicembre 2015 Cesare Guzzardella
La croata Dubrovnik
Symphony Orchestra al Teatro Coccia di Novara
Erano almeno tre i motivi che
hanno spinto ieri sera, 10 dicembre, i
musicofili novaresi a recarsi al Coccia, per
l’ultima serata della stagione 2015 del festival
Cantelli: una buona orchestra, di solida
formazione europeo-orientale, la croata
Dubrovnik Symphony Orchestra che, nata nel 1925,
dopo varie vicissitudini e cambiamenti di nome,
ha assunto vent’anni fa l’attuale denominazione.
Plasmata da maestri come von Matacic, era per
l’occasione affidata al suo attuale direttore
ospite, il cinese Tao Fan, ancora pressoché
sconosciuto, crediamo, in Italia, ma già
affermato nel resto d’Europa, visto il premio al
concorso Sibelius nel 2000, e quello a ‘Miglior
direttore di rilievo dell’anno’ ricevuto nel
2007. Il secondo motivo era l’occasione, per chi
non l’avesse avuta prima, di ascoltare il
giovanissimo
pianista Jonathan Fournel, vincitore assoluto
del primo premio al Viotti 2013, di cui si dice
in giro un gran bene. Infine, classico last but
not least, il ricco programma, che proponeva
dopo l’omaggio all’Italia della Sinfonia
rossiniana del Barbiere di Siviglia, il Concerto
per pianoforte e orchestra n. 1 di Chopin, la
Sinfonia n.1 “Classica” di Prokofiev, le Danze
di Galanta di Kodaly, per chiudere con le
deliziose Soirées musicales di Britten, libera
parafrasi e reinvenzione di motivi rossiniani (
e finalmente un po’ di ‘900 anche al Coccia!).
Cominciamo da Fournel, la vera ‘attrazione’
della serata: l’impressione è davvero quella di
trovarsi di fronte un fuoriclasse. A parte la
tecnica, solidissima, vanta un suono di un
cantabile stupendo, di perlacea trasparenza,
unito a un senso vigoroso della forma, che lo
porta scolpire il fraseggio con una robustezza e
un vigore da grande della tastiera. Il suo
Chopin non fa alcuna concessione a
sdilinquimenti romantici o a virtuosismi fine a
se stessi, ma illumina con tocco preciso le
architetture della partitura e si effonde, con
delicata misura, sulle zone più melodiche,
facendole vibrare di una dolcezza fatta di
sapienti legati e perfetta tecnica del rubato.
Ottima anche la direzione di Tao Fan, che ha
valorizzato al meglio le risorse della
Dubrovnik, in particolare l’intera sezione dei
fiati, esaltata da brani come le danze di
Galanta e le Soirées di Britten. A proposito di
queste ultime, ci pare che l’interpretazione di
Tao abbia dato il massimo rilievo allo smalto
dei colori e dei timbri, lasciando in ombra quel
velo di ironia che rende così simpatica questa
prova del neoclassicismo del grande compositore
inglese. Un ottimo concerto, senz’altro il
migliore dell’effimera stagione sinfonica
novarese, che purtroppo si è svolto dinanzi ad
una platea con larghi vuoti: forse il gelido
nebbione calato ieri sera sulla città ha
trattenuto qualche ascoltatore di troppo
dall’uscire di casa. Peccato
11 dicembre 2015 Bruno Busca
Prossimamente il
pianista Massimo Viazzo al Teatro Civico di
Vercelli
Domenica 20 dicembre si terrà
al Teatro Civico di Vercelli un concerto della
Camerata Ducale con il pianista Massimo Viazzo.
Il concerto fa parte della diciottesima edizione
del Viotti Festival. Da non perdere
11 dicembre dalla redazione
Il violino di Nicola
Benedetti in Auditorium
Una
carellata di splendidi violinisti quelli
proposti in Auditorium con la Sinfonica Verdi:
dal violinista russo Yury Revich che a inizio di
novembre ha eseguito il raro e virtuosistico
concerto
di Khačaturian,
al violinista belga Yossif Ivanov con il
celeberrimo concerto violinistico di Beethoven
di metà
novembre, alla bravissima violinista scozzese -
di origini italiane - Nicola Benedetti,
straordinaria nel raro Concerto in la minore
op.82 di Aleksandr Glazunov ascoltato ieri
sera. Protagonista, insieme ai virtuosi,
l'eccellente Orchestra Sinfonica Verdi ieri
ottimamente diretta dal russo Stanislav
Kochanovsky. La bella e brava virtuosa, nota
internazionalmente e finalmente a Milano, ha
eseguito con rigore tecnico-virtuosistico questo
breve concerto - circa venti minuti la durata-
strutturato in quattro brevi parti eseguite
senza soluzione di continuità. Il timbro netto,
preciso, caldo e voluminoso del suo violino ha
messo in risalto ogni dettaglio del lavoro che
Glazunov ha composto nel
1904. Sorprendenti i nitidi sopracuti ha
dimostrazione di una tecnica ed espressività di
alto valore estetico. Convincente la
Sarabanda di Bach eseguita come bis
solistico. Nella seconda parte della serata
ottima l'interpretazione della
Sinfonia n.2 op.27 di S.Rachmaninov e non
dimentichiamo il breve e organico brano
di Nicola Campogrande dedicato a Expo denominato
Tailandia: come sempre gradevole e
orchestrato benissimo. Una serata da ricordare.
Domenica replica alle ore 16.00. Da non perdere.
5 dicembre 2015 Cesare
Guzzardella
Il pianista Olaf John
Laneri al Coccia di Novara
La stagione 2015 del novarese
Festival Cantelli vedeva protagonisti ieri sera
4 dicembre al Coccia l’Orchestra da camera di
Ravenna, diretta dal suo fondatore Paolo Manetti
e una vecchia conoscenza del pubblico novarese,
il pianista siculo-svedese Olaf John Laneri,
Premio Busoni 1998. L’impaginato proposto al non
numeroso pubblico era incentrato su due tra i
più popolari capolavori della musica cosiddetta
“classica”: il Concerto in re min. KV 466 di
Mozart e la sinfonia Incompiuta di Schubert.
L’Orchestra ravennate, creata nel 2001, è
formazione di dignitoso livello, ormai
collaudata nel repertorio otto-novecentesco,
ben
registrata nei vari reparti, anche se l’acustica
del Coccia, nel posto da noi occupato ieri sera,
non premiava secondi violini e legni. Manetti è
direttore dal gesto sobrio, ma incisivo nel
dettare i tempi e i ritmi, molto attento ai
dettagli, come il ‘ritmo lombardo’ dei violini
nel primo tempo del concerto mozartiano, nel
momento in cui il pianoforte entra con il
secondo tema: un ritmo lombardo che di solito si
fa fatica a percepire, ma che Manetti ha
staccato abilmente, colla giusta morbidezza data
alle seconde note più lunghe. In generale
diremmo che l’orchestra di Ravenna ci ha
convinto nel concerto mozartiano, nel quale il
dialogo con lo strumento solista si è sviluppato
con ottima intesa, eccellente nello sviluppo
dell’Allegro iniziale, e con i colori giusti,
quel livido e cupo velo che avvolge questa
straordinaria pagina di musica. Meno convincente
l’interpretazione dell’Incompiuta, un po’ troppo
‘piatta’ nei momenti più intensi della
partitura, come i tremoli sforzati degli archi
nel primo tempo, piuttosto fiacchi, o l’assolo
del clarinetto, chiamato a presentare il secondo
tema del secondo tempo, in cui il nostro
orecchio ha faticato a distinguere quelle
sottili modulazioni che ne fanno uno dei momenti
di più misteriosa inquietudine dell’opera. Da
parte sua Laneri è pianista di notevoli risorse
tecniche (perfetto nel tempestoso episodio
virtuosistico alla fine dell’esposizione del
primo tempo), ma anche di suono preciso e capace
di morbide delicatezze, come nella Romanze, che
sotto le dita di Laneri ha trovato il giusto
timbro dolce e sognante che ne fa uno dei
vertici assoluti dell’arte mozartiana. Le note
biografiche riferiscono che Laneri ha come suo
modello di riferimento Benedetti Michelangeli
(!): di questo sommo artista della tastiera,
tuttavia, gli manca ancora quella profondità
‘metafisica’ del suono che lo ha reso
inimitabile nella storia del pianoforte. Due i
bis concessi da Laneri ad un pubblico che lo ha
applaudito a lungo: Uno dei Pezzi lirici op.12
di Grieg (eseguito splendidamente) e un valzer
di Chopin. Due anche i bis concessi a fine
concerto dall’orchestra: un brano dalla colonna
sonora del film Mission (bah!) e una piuttosto
incolore Ouverture del Messia di Handel,
d’obbligo nel clima natalizio di questi giorni:
il congedo poteva offrire qualcosa di meglio.
5 dicembre 2015 Bruno Busca
Angeleri e
l'Orchestra di Dubrovnik prossimamente a
Vercelli
Il violinista Giovanni
Angeleri è uno dei tre italiani, con Salvatore
Accardo e Massimo
Quarta,
ad aver vinto il Premio Paganini di Genova. Sarà
al Teatro Civico di Vercelli il prossimo 11 di
dicembre con una storica orchestra croata,
l’Orchestra di Dubrovnik, diretta dal Maestro
cinese Tao Fan. L’Orchestra di Dubrovnik si è
costruita una solida fama internazionale
suonando con i miti del ‘900 come Richter,
Rostropovic, Menuhin, e con i grandi della
musica di oggi come Uto Ughi, Ivo Pogorelich,
Mischa Maisky, Yuri Bashmet. Il programma della
serata propone la grande Sinfonia dal “Tancredi”
di Rossini, tre brani per violino e orchestra di
Niccolò Paganini: “I Palpiti”, “Le Streghe” e la
“Campanella”, la bellissima Prima Sinfonia di
Prokofiev, le Danze di Galanta di Zoltan Kodaly
per concludere con la suite di Benjamin Britten
“Soirées musicales op. 9”. Da non perdere
5 dicembre dalla redazione
Il Gringolts Quartett
in Conservatorio per la
Società dei Concerti
È un quartetto d'archi di
grandi qualità il Gringolts Quartet t,
quello formato dal russo Ilya Gringolts,
violino, dall'armena Anahit Kurtikyan,
secondo violino, dalla rumena Silvia
Simionescu,
viola, e dal tedesco Claudius Herrmann,
violoncello. Quattro musicisti di
nazionalità diverse uniti in un unica nazione,
quella della musica. Il programma di ieri sera,
nel bellissimo concerto organizzato dalla
Società dei Concerti, prevedeva due corposi
brani cameristici, il primo è il Quartetto
n.15 in sol maggiore D 887 di Schubert e il
secondo il Quintetto in fa minore op.34 per
pianoforte e archi di Brahms. In
quest'ultimo la presenza del pianista italiano
Filippo Gamba ha reso ancor più interessante la
scelta dell'impaginato.
Gamba,
pianista di fama internazionale, ha sostenuto la
sua parte altrettanto ottimamente come i
colleghi. Recentemente ha sostenuto un concerto
solistico interpretando Beethoven a Vercelli e
sotto queste righe troviamo la recensione. Di
grande levatura estetica l'interpretazione di
entrambi i lavori con equilibri dinamici
perfetti ed espressività discorsiva di alto
valore. Ricordiamo che Ilya Gringolts, frequenza
costante milanese, ha esordito giovanissimo
vincendo il Concorso Internazionale Paganini di
Genova ed il suo rigore tecnico e l'efficacia
della sua parte solistica ha trovato
l'equivalente negli altri eccellenti musicisti.
Esecuzioni di altissimo livello sia nel più raro
Schubert che nel più frequente Brahms. Da
ricordare.
3 dicembre 2015 Cesare
Guzzardella
Un omaggio ad Edgar
Varèse in Auditorium
Per Discovery ieri
sera in Auditorium il direttore Pietro Borgonovo
ha presentato e diretto gli orchestrali della
"Verdi" in brani del musicista Edgar Varèse,
pioniere della musica
moderna
e considerato anticipatore di molte forme
compositive del Novecento d'avanguardia. Cinque
i brani presentati da formazioni formate
soprattutto da strumenti a percussione e fiati.
In ordine di esecuzione Hyperprism
(1922-23),Octandre (1923), Intégrales
(1923-25), Ionisations (1929) e a
conclusione Density 21.5 per flauto solo
(1936) sono stati eseguiti in modo splendido dai
bravissimi strumentisti della Sinfonica Verdi.
Pietro Borgonovo ha introdotto la figura del
grande musicista e anche ogni singlo brano in
una lezione concerto di esaustivo valore
anche
didattico. L'originale linguaggio di Varèse
ricco di suggestioni sonore ma anche di
inconfondibile rigore formale è stato
evidenziato da tutti i fiati con qualità
esecutive di alto livello tecnico-espressivo e
dai bravissimi percussionisti. Tra tutti citiamo
almeno Massimiliano Crepaldi, flauto solista
eccellente nell'esecuzione di Density 21.5. Una
serata di raro interesse per un grande della
musica per il quale ricorrono i cinquant'anni
dalla dipartita. Una serata che certamente
meritava una partecipazione di pubblico più
numerosa. Da ricordare
2 dicembre 2015 Cesare Guzzardella
Alexander Lonquich e
un Trio d'archi di qualità per
Serate Musicali
Il concerto ascoltato ieri
sera in Conservatorio organizzato da Serate
Musicali è certamente tra i migliori
dell'anno per la qualità fornita dai
concertisti. Il pianista Alexander
Lonquich
e un trio d'archi formato dalla violinista Vilde
Frang, dal violista James Boyd e dal
violoncellista Nicolas Altstaedt si sono
integrati per tre brani di grande impatto
musicale, per un concerto quindi vario e
corposo. Prima il Trio per pianoforte violino
e cello in Fa Min. Op.65 di A. Dvorak, poi
un brano di metà Novecento di Sándor Veress,
Trio d'archi, per terminare con il
Quartetto per pianoforte ed archi in Do minore
Op.13 di R.Strauss. In tutti i lavori gli
strumentisti hanno dominato tecnicamente gli
strumenti mostrando espressività di elevato
valore estetico. Il ruolo centrale di Lonquich
nel primo e nel terzo brano è stato esemplare e
la valenza espressiva degli archi è apparsa
subito splendida per capacità di controllo
dinamico, per espressività melodica e per
equilibrio d'insieme. Bellissimo il brano
centrale di Veress, musicista allievo di Bartok
e Kodaly e maestro di Ligeti e Kurtag. Il suo
Trio d'archi (1954) è un esempio di grande
costruzione musicale che partendo dalla scuola
di Vienna precede l'avanguardia degli anni '50 e
certo jazz improvvisatorio degli anni '60.
Esecuzione mirabile degli strumentisti.
Fragorosi gli applausi al termine e un bis con
un movimento da un quartetto di Brahms. Da
ricordare.
1 dicembre 2015 Cesare
Guzzardella
Prossimamente a
Vercelli Richard Galliano e la Camerata Ducale
E' previsto per sabato 5
dicembre il concerto del fisarmonicista Richard
Galliano e della Camerata Ducale presso il
Teatro Civico di Vercelli alle ore 21.00. Per la
qualità dell'impaginato e per le qualità
interpretative del noto strumentista e della
Camerata si preannuncia come un grande evento
musicale. Il concerto fa parte della
diciottesima edizione del Viotti Festival. Da
non perdere.
1 dicembre 2015 dalla
redazione
NOVEMBRE 2015
Il pianista Filippo
Gamba al Teatro Civico di Vercelli
Seconda serata della XVIII
edizione del ViottiFestival, quella tenutasi
ieri sera, sabato 28 novembre, al Teatro civico
di Vercelli. E serata d’eccezione, perché apriva
un progetto musicale senza precedenti in
quest’angolo d’Italia, cioè l’esecuzione
integrale delle trentadue sonate per pianoforte
di L. van Beethoven (la cui conclusione è
prevista per il 2018), cui si affiancherà, nei
primi tre mesi del 2016, l’integrale dei cinque
concerti per pianoforte e orchestra del Maestro
di Bonn. Un progetto con cui la Camerata Ducale
risponde da par suo alle difficoltà che
l’attuale situazione economico-politica oppone a
chi intenda promuovere cultura, soprattutto
musicale, nel nostro Paese. A ‘varare’ la
navigazione della magnifica impresa il programma
impaginato per la serata prevedeva quattro
composizioni appartenenti alla prima stagione
beethoveniana, fra 1796 e 1800: le Sonate n.1 in
do min. e n.2 in fa maggiore op.10, l’op.7 in mi
bem.maggiore (la più lunga delle sonate di
Beethoven, dopo l’immensa op.106) e l’op.22 in
si bem. maggiore. Protagonista della serata il
pianista veronese Filippo Gamba, vincitore del
premio Geza Anda 2000 e affermatosi in ottime
posizioni in altre prestigiose competizioni come
il Van Cliburn, attualmente professore alla
Musik-Akademie di Basilea. Gamba è pianista dal
gesto composto ed elegante, che nulla concede
alla spettacolarità; la qualità che lo
distingue
è un tocco delicato e trasparente, di
raffinatissimo jeu perlée, da cui il
suono esce come evocato dopo sapiente studio: da
pochi interpreti abbiamo sentito il da capo del
minuetto, nell’Allegretto dell’op.10 n.2, con un
rubato così deliziosamente fraseggiato come
quello proposto ieri sera da Gamba. Ma ciò che
più si fa ammirare nel pianismo di questo
maestro è a parer nostro la straordinaria
efficacia espressiva nel trattamento delle
dinamiche, capace di imprimere al fraseggio un
costante gioco chiaroscurale di potente
suggestività. L’esempio più chiaro di quanto
andiamo dicendo ci è stato offerto
dall’esecuzione del primo tempo dell’op.22: i
temi qui, di per sé, non presentano una
particolare bellezza, ad un ascolto superficiale
possono addirittura apparire tra i meno
significativi che il genio di Bonn abbia
concepito (infatti non è, questa, una delle
sonate più popolari di Beethoven). In realtà il
fascino di questa composizione sta tutto nel
modo in cui viene trattato il materiale
musicale, nel suo sviluppo: Gamba ci ha
letteralmente rapiti con l’intensa forza emotiva
e l’alone di mistero ottenuti grazie alla
discesa dal fortissimo al pianissimo del tema,
sostenuta dal fluente arpeggio appena sussurrato
nella discesa verso le zone gravi della
tastiera. Solo ieri sera, dobbiamo ammetterlo,
abbiamo capito la magica bellezza di questo
trascurato e misconosciuto capolavoro. Nel
complesso, il Beethoven proposto ieri sera da
Gamba, è un Beethoven che, pur con debiti
inevitabili con Mozart e soprattutto Haydn, ha
già da subito sviluppato una scrittura
pianistica potentemente originale, volta al
futuro e non al passato: la particolare
competenza mozartiana del pianista veronese non
condiziona, come si poteva temere,
l’interpretazione delle partiture beethoveniane.
Il bellissimo concerto è stato concluso da un
degno bis, la Mazurka in la min. op.68 n.2 di
Chopin, di struggente, aerea leggerezza.
Applausi lunghissimi del folto pubblico
presente, strameritati. Tutti i concerti di
questa stagione del ViottiFestival saranno
registrati e trasmessi dalla Rai su radio tre: è
la giusta consacrazione nazionale di questa
manifestazione che è venuta crescendo
d’importanza di anno in anno.
29 novembre 2015 Bruno Busca
Jan Lisiecki in
Conservatorio per Serate
Musicali
Avevamo già ascoltato lo
scorso anno il pianista canadese- di genitori
polacchi- Jan Lisiecki. Ieri, per la prima volta
per Serate Musicali, lo abbiamo
riascoltato in un
programma
variegato e non solo in Chopin come era avvenuto
precedentemente. Il musicista polacco è stato
interpretato nella seconda parte con i 12
Studi op.25. Ha indubbie qualità il ventenne
,una tecnica brillante che risalta nei frangenti
più virtuosistici. Ci piace molto la qualità del
suono e l'uso corretto del pedale; produce
timbri asciutti anche nei momenti di maggiore
impatto sonoro. Il brano introduttivo, la
celebre Sonata in la maggiore K311,
quella dell'Alla turca, ci ha mostrato un
Lisiecki alla ricerca di novità: la sua
esecuzione, con incertezze in alcuni momenti,
non ha mancato di fornire dettagli interessanti.
Certamente di
maggiore spessore interpretativo gli altri brani
proposti con 3 Etudes de concert op.144
di F. Liszt e soprattutto con le Variations
Sérieuses op. 54 di F.Mendelssohn. In queste
geniali variazioni, tra i lavori più
interessanti del tedesco, Lisiecki ha colto il
segno con un'esecuzione ricca di contrasti, dove
la varietà delle dinamiche ha messo in risalto
anche una tecnica di grande impatto sonoro
ottimamente controllato. I momenti migliori sia
in Liszt che in Mendelssohn hanno coinciso con
il grande virtuosismo ottenuto da mani forti ed
energiche. Interessante il suo Chopin con i 12
Studi eseguiti bene e con grande energia e
sicurezza specie nei frangenti più complessi.
Come già detto in passato, uno Chopin con
modalità spesso innovative in un contesto
stilistico definito ma con ancora potenziali. Un
pianista giustamente in carriera che bisogna
assolutamente riascoltare. Nel bis ancora Chopin
con un
Preludio. Successo è sostenuti applausi.
24 novembre 2015 Cesare
Guzzardella
Il violinista belga
Ivanov diretto da Bignamini in Auditorium
Il programma musicale
presentato giovedì, con prima replica ieri sera,
è di quelli importanti per qualità e notorietà
dei brani: il Concerto per violino in Re
maggiore op.61 di Beethoven e la Sinfonia
n.2 in Re maggiore op.73 di Brahms non hanno
bisogno di presentazioni in quanto capolavori
riconosciuti da tutti. La splendida serata
musicale
ascoltata
ieri prevedeva un'introduzione orchestrale di
Nicola Campogrande con The Expo Variations:
Principato di Monaco, cinque minuti di
fresca musica sinfonica dal carattere
introduttivo nel quale spiccano le ottime
capacità musicali del musicista piemontese. Il
brano, molto italiano nello stile, trova
riferimenti nella scuola di prima metà del
Novecento (Respighi, Casella ecc.) dove
l'influsso neoclassico è particolarmente
marcato. Applausi anche al musicista salito sul
palcoscenico. Solista del concerto beethoveniano
un eccellente violinista belga quale Yossif
Ivanov, vincitore di importanti concorsi
internazionali - primo premio al Concorso di
Montreal e secondo a Bruxelles- che ha rivelato
qualità di alto livello. Le sue arcate morbide e
la fluidità discorsiva hanno trovato un giusto
equilibrio con la componente orchestrale della
Sinfonica Verdi. La direzione del cremasco Jader
Bignamini ha costruito, con timbriche precise e
dettagliate, tutto il clima ottocentesco che il
celebre concerto impone. L'equilibrio delle
parti orchestrali e i relativi piani sonori sono
apparsi perfetti e le inserzioni solistiche
delicate, dattagliate e comunque ben evidenziate
da Ivanov. Il solista ha creato un clima di
snellezza virtuosistica rara nel panorama
interpretativo attuale. Insomma un' esecuzione
di intenso valore espressivo. Ottimo il bis
solistico concesso da Ivanov con Les furies
di Eugène Ysaye nel quale è emersa una
inaspettata, rispetto al concerto beethoveniano,
incisività. Dopo l'intervallo l'esecuzione
dell'altrettanto celebre Sinfonia n.2 di
Brahms ha mostrato livelli interpretativi
discontinui: dopo un introduzione con l'Allegro
non troppo iniziale, il movimento più
imponente con circa 20 minuti musicali, nel
quale l'orchestra ha mostrato settorialmente
qualche incertezza, con l'Adagio non troppo
e soprattutto con il Presto ma non assai
l'equilibrio complessivo è andato via via
migliorando e lo splendido Allegro con
spirito finale ha rivelato le energiche e
splendide qualità della Verdi e del direttore
Bignamini, certamente uno dei migliori presenti
attualmente in Italia. Strepitose le ultime
battute dell'ultimo movimento seguite da
applausi fragorosi del numeroso pubblico
presente in auditorium. Da non perdere la
replica di domenica alle ore 16.00.
21
novembre 2015 Cesare Guzzardella
Prossimamente
HOURS OF BEING, momenti dell'essere
a Vercelli
Sabato 28 novembre 2015, al
Museo Borgogna ore 21, per la Stagione della
Società del Quartetto, inserito nella rassegna
“l'Arte si fa sentire” del Museo Borgogna è in
programma il concerto intitolato “Hour of being”
momenti dell'essere: riflessi e riflessioni su
Virginia Woolf, con
interpreti il pianista Massimiliano Genot e le
voci recitanti di Ivo De Palma e Licia Di Pillo.
Tra le note del grande compositore americano
Philip Glass dal film "The Hours", eseguite dal
vivo da Massimiliano Genot, Licia Di Pillo e Ivo
De Palma danno voce e suggestione alla scrittura
di Virginia Woolf, altamente sperimentale
all'epoca della redazione e ancor oggi
modernissima e certo non convenzionale. Spiega
Ivo de Palma: “La "trama" di molti suoi scritti,
compresi i racconti da cui traiamo i materiali
per la serata, è spesso molto semplice,
addirittura banale. Ma poiché il punto di
osservazione, ancorché espresso in terza
persona, è la coscienza dei personaggi, e non
quella di un narratore super-partes, la
narrazione abbonda di impressioni visive e
uditive, di libere associazioni, di possibili
digressioni, trasformando il racconto della
vicenda in uno o più percorsi interiori. Come il
personaggio si muove nella storia è, in questo
caso, secondario. Più importante è ciò che "nel"
personaggio si muove.” Il testo - tratto da una
silloge di racconti della Woolf - è idealmente
suddiviso in tre parti, precedute da una breve
introduzione. Nella prima, l'occasione di alcune
libere riflessioni sugli aspetti futili del
sociale convivere è data da una serata musicale,
del tutto simile a questa. La seconda parte
offre alcune considerazioni sul valore stesso
della riflessione interiore, per estendersi ad
argomenti vari. La terza vede come protagonista
lo specchio di una casa alto borghese
dell'epoca, con il suo gioco di rimandi tra due
realtà egualmente complesse, quella effettiva e
quella riflessa nello specchio. "Riflettere”,
pertanto, ha qui una duplice valenza, indagata
dall'autrice con felice vena.
21
novembre dalla redazione
Andrea Bacchetti e il
Quintetto d'archi dell'Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai per
Serate Musicali
È tornato in Sala Verdi, al
Conservatorio milanese, il pianista ligure
Andrea Bacchetti, presenza costante da molti
anni per Serate Musicali. Il bel concerto
di ieri sera lo vedeva sia solista che insieme
al Quintetto d'archi dell'Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai
in
un programma interamente mozartiano con due
anticipazioni solistiche quali la Fantasia in
re minore K.397 e il Rondò in re maggiore
K 485 che hanno preceduto due Concerti, il
n.9 e il n.17 nella bellissima
trascrizione cameristica per pianoforte e
quintetto d'archi di Ignaz Lachner, musicista e
compositore tedesco vissuto tra il 1807 e il
1895. Quest'ultimo, oltre a comporre musica da
camera, è rimasto celebre per alcune
trascrizioni di concerti classici quali il K
271 in mi bemolle maggiore "Jeunhomme" e il
K 453 in sol maggiore del grande salisburghese.
Bacchetti è noto soprattutto quale interprete di
J.S.Bach e di alcuni compositori italiani del
'700 (Scarlatti, Galuppi, ecc.). Anche in Mozart
ha per mostrato una valida sintonia musicale e
dopo le due ottime anticipazioni dei due brani
introduttivi eseguiti con accurata espressività,
ha trovato una dimensione d'eccellenza nei due
celebri concerti, coadiuvato da una quintetto
d'archi di grande rilevanza estetica.
L'equilibrio cameristico dei due lavori ha
evidenziato ancor più la parte del pianoforte
anche se diventa spesso determinante l'appoggio
del quintetto e soprattutto dell'eccellente
primo violino nella persona di Roberto Ranfaldi.
Ottimo l'equilibrio delle parti e grande rigore
tecnico- stilistico per Bacchetti che riesce a
mantenere con costanza il giusto equilibrio
delle dinamiche.
Fragorosi gli applausi al termine e un
bellissimo bis solistico con il suo amato Bach
della Suite inglese in la minore. Da
ricordare.
17 novembre 2015 Cesare
Guzzardella
Il Barbiere di
Siviglia al Teatro Coccia di Novara
L’attuale stagione lirica
novarese sembra caratterizzarsi finalmente per
il coraggio di proposte di regia e messinscena,
che, pur applicate a opere della più scontata
tradizione, escono dal consueto, sonnolento tran
tran delle abitudini di un teatro di provincia
,alle quali sinora il Coccia pareva votato da un
destino immutabile. Dopo il Viaggio a Reims di
ottobre, un altro titolo rossiniano, il ben più
popolare Barbiere di Siviglia, la cui prima ha
avuto
luogo ieri, sabato 14 novembre, al Teatro
Coccia, ha piacevolmente sorpreso il pubblico
per la novità e l’efficacia della messa in
scena. L’allestimento, che riprende quello di
una rappresentazione realizzata al Teatro
Goldoni di Livorno lo scorso febbraio, si deve
ad un progetto dell’LTL (Laboratorio Toscano per
la Lirica), un’associazione cui aderiscono i
teatri di Livorno, Lucca e Pisa, alla quale si è
saggiamente unito il Coccia e che da quindici
anni si contraddistingue per ricerca
scenografico-registica e formazione di giovani
leve di cantanti. La regia è stata quest’anno
affidata a Alessio Pizzech, che ha ideato e
realizzato un Barbiere davvero originale, dai
ritmi vorticosamente incalzanti, e capace di
muoversi con una precisione da perfetto
meccanismo ad orologeria, senza un tempo morto
che sia uno, senza un istante di noia:
traduzione perfetta di quella straordinaria e
surreale macchina di suoni che è la musica
rossiniana.. Le scene di Pier Paolo Bisleri,
consistono in sei grande veneziane mobili, di un
bianco immacolato, che grazie anche agli
splendidi giochi di luci di Claudio Schmid,
accompagnano il moto perpetuo dei personaggi.
Pizzech propone un Barbiere fra due mondi, in
cui i personaggi vestono stravaganti costumi
(anche questi opera di Bisleri), mescolanza
kitsch di ricordi settecenteschi e abbigliamenti
che riportano agli anni di Grease. Nelle note di
regia Pizzech scrive: “Ho il desiderio di dare
una lettura contemporanea di questo capolavoro,
in quanto capace di …regalare un sorriso per la
gioia di una sera a teatro” Diremmo che
l’obiettivo sia stato perfettamente raggiunto.
L’Almaviva che apre l’opera indossa una
parrucca bianca perfettamente settecentesca, ma
con giacca lunga di pelle a borchie, che canta
al microfono la cavatina Ecco ridente in cielo
su una pedana circolare illuminata da lampadine,
con movenze ancheggianti alla Elvis Presley o
alla Celentano e comuni, in modi diversi, a
tutti i personaggi. L’eccentricità del costume
del Conte coinvolge tutti gli altri personaggi,
dallo sgargiante abito arancione di don Bartolo
alla strana figura vampiresca di don Basilio,
appollaiato su una sedia per una scena intera,
come un sinistro uccellaccio, a Fiorello che
pare quasi innamorato del…suo padrone. Cosa
vuole dirci Pizzech, insomma? Rispondiamo
citando ancora una volta le note di regia:
Figaro e soci vivono in due mondi diversi e
paralleli, quello di una società che sta morendo
ormai vuota e finita, e quello nuovo incarnato
nella fresca e incontenibile energia dei
giovani. Ecco allora una Rosina più ribelle e
intraprendente del solito, che arriva a
togliersi il reggiseno (rivolgendo la schiena al
pubblico) e a cantare gseminuda la celebre
cavatina Una voce poco fa ; non infastidisce in
questo contesto (perlomeno il pubblico meno
conservatore…) l’idea di trasformare, nell’aria
della lezione del secondo atto, i passaggi
virtuosistici in gorgheggi di scatenato
erotismo, visto che appunto l’eros è una delle
forze trasgressive che i giovani naturalmente
oppongono al mondo dei vecchi, che ancora
pretendono di esercitare il loro dominio
tirannico. Sul podio dirigeva Nicola Paszkowski,
a capo dell’OGI, Orchestra giovanile italiana,
fondata più di trent’anni fa da P. Farulli,
come” prodotto” del prestigioso Istituto di
Fiesole, con lo scopo di selezionare le nuove
generazioni di professori d’orchestra. Ottima la
lettura di Paszkowski e l’esecuzione dell’Ogi,
con accompagnamenti del canto curati in ogni
sfumatura, fraseggi deliziosamente frizzanti,
grazie anche all’ottima prestazione dei fiati,
in particolare i fagotti e i clarinetti, superbi
nelle trame sonore che accompagnano all’inizio
del secondo atto l’ingresso del Conte travestito
da don Alonso in casa di don Bartolo e Rosina.
In generale, la bacchetta di Paszkowski (per noi
una piacevole scoperta) rende al meglio il ritmo
indiavolato della musica rossiniana,
integrandosi perfettamente con la regia, anche
grazie alla sapiente orchestrazione. Una
curiosità: a differenza della stragrande
maggioranza dei Barbieri in circolazione,
Paszkowski ha scelto l’edizione più
rigorosamente filologica, senza apportare alcun
taglio all’edizione critica e quindi
comprendendo nel finale il rondò del Conte
d’Almaviva, conferendo così a quest’ultimo un
ruolo di rilievo inusuale. Il punto debole di
questo Barbiere novarese sono stati i giovani
cantanti: generosi ed eccellenti attori, sul
piano vocale hanno dimostrato ancora una
inevitabile immaturità. Bechara Moufarrej (il
Conte), William Hernandez (Figaro), Diego Savini
(don Bartolo), per limitarci ai più importanti,
hanno tutti denunciato qualche problema vocale
(suoni ingolati, tecnica ancora difettosa del
legato e del portamento, in generale carenza di
timbro). Unica eccezione la brava e bella Laura
Verrecchia (ovviamente, Rosina), mezzosoprano
dalla bella voce ambrata, agile negli acuti, a
perfetto agio nei legati e nei passi di
coloratura, per tacere della sua strepitosa
presenza scenica. Ne risentiremo certamente
parlare, su palcoscenici più prestigiosi di
quello novarese. Giustamente a lei sono andati
gli applausi più scroscianti del pubblico da
tutto esaurito.
15 novembre 2015 Bruno Busca
John Axerold e la
Sinfonica Verdi in un programma prevalentemente
russo
Skrjabin e Stravinskij sono i
musicisti russi scelti dal direttore John
Axerold e dalla Sinfonica Verdi nell'impaginato
ascoltato ieri sera e per l'ultima replica che
si terrà domenica. I loro brani sono accomunati
da un importante periodo storico, quello che
ruota attorno al 1910 che rappresenta un
momento di grandi stravolgimenti per il
linguaggio musicale strumentale. Il
Prometheus, poema del fuoco op.60 per
pianoforte ed orchestra
di
Aleksandr Sckrjabin data 1908-10 mentre Le
sacre du Printemps di Igor Stravinskij data
1911-13. Rappresentano entrambi un significativo
cambiamento del linguaggio musicale tanto da
sembrare ancora oggi decisamente moderni ed
attuali. In sintonia con questi due capolavori,
il primo di raro ascolto, abbiamo trovato nel
programma due brani recenti di Nicola
Campogrande e di Carlo Boccadoro entrambi
commissionati dalla Sinfonica Verdi. Il breve
Oman di Campogrande ha introdotto il
concerto e ancora una volta ha rivelato le
abilità compositive del musicista torinese che
ruotano attorno alle sue competenti qualità di
orchestratore con sintesi discorsiva. Orbis
Tertius, del maceratese Boccadoro,
in prima esecuzione assoluta, è un lavoro di
circa 14
minuti in cinque brevi movimenti caratterizzati
da un clima espressivo complessivamente
tranquillo e sfumato nei timbri con momenti di
inserzioni ricche di energia. Anche in Boccadoro
- compositore, direttore, pianista, saggista e
organizzatore musicale- si riscontra una valida
qualità di resa espressiva evidenziata dalla
valida direzione di Axerold. Nel Prometheus del
primo russo abbiamo trovato nel ruolo di solista
la bravissima Maria Perrotta che ha sostenuto
ottimamente la difficile parte pianistica.
Eccellente la direzione e l'esecuzione della
celebre Sagra stravinskijana.
Calorosi gli applausi al termine. Ultima replica
domani alle ore 16.00.
14 novembre 2015 Cesare
Guzzardella
Al Teatro Civico di
Vercelli per la Società del Quartetto
prossimamente
MNOZIL BRASS: YES! YES! YES
“Suoniamo per tutta la gente,
affrontiamo ogni sfida; per noi non c’è nessuna
nota troppo acuta o labbro troppo caldo e
nessuna musica inferiore”. Così si presentano i
Mnozil Brass, che propongono per la Società del
Quartetto, domenica 22 novembre, ore 21 al
Teatro Civico di Vercelli, un concerto unico
nel suo genere. L’ensemble austriaco di ottoni,
alla terza apparizione sul palco vercellese,
fonde abilmente comicità e virtuosismo; i sette
componenti maneggiano gli strumenti come se
fossero senza peso, alternano gags durante i
pezzi, si esibiscono in coreografie esilaranti e
canti a cappella con un’audace disinvoltura,
precisione e potenza melodiche notevoli,
spaziando da Bach e Mozart sino ai Queen e al
rap. L’attività del gruppo è cominciata a Vienna
nel 1992 con l’incontro casuale dei componenti
presso la taverna di Josef Mnozil che ha
suggerito loro il nome del gruppo. Dal 1996
hanno iniziato a tenere regolarmente concerti in
Austria, Svizzera e Germania; oggi suonano oltre
120 volte durante l’anno. Le performance dei
Mnozil Brass sono particolarmente elaborate:
ogni musicista pratica sport e si tiene in forma
per padroneggiare ritmo e stile. I biglietti per
lo spettacolo dei Mnozil Brass a Vercelli sono
esauriti.
14 novembre dalla redazione
Ancora Brunello e
Lucchesini per la Società
del Quartetto
Un duo d'eccezione come
quello composto dal pianista Andrea Lucchesini e
dal violoncellista Mario Brunello, due
interpreti decisamente affermati che spesso
suonano
insieme,
hanno completato ottimamente il programma
interamente beethoveniano iniziato il 20
ottobre. Ieri sera in una Sala Verdi colma di
appassionati, per la Società del Quartetto sono
stati proposti quattro lavori quali le Sette
Variazioni dal Flauto Magico di Mozart e le
tre ultime sonate quali l'op. 69, le
op.102 n.1 e n.2. Di qualità le esecuzioni
ascoltate caratterizzate da perfetta classicità
nel pianismo di Lucchesini, interprete sempre
attento nel definire un suono luminoso e
dettagliato e in perfetta sinergia con il timbro
ricco di sonorità del violoncello di Mario
Brunello. Esecuzioni di alto livello quindi
all'insegna dell'equilibrio formale. Fragorosi
applausi al termine e un bis questa volta di
J.S.Bach
11 novembre 2015 C.G.
Juana Zayas alle
Serate Musicali
E' tornata Juan Zayas, una
scoperta di Hans Fazzari, lo storico
organizzatore delle Serate Musicali. La
pianista cubana viene da non pochi anni in Sala
Verdi e ci presenta sempre
un
impaginato tradizionale ma ben strutturato come
quello ascoltato ieri sera. La Zayas è infatti
un'eccellente pianista specializzata nel
repertorio classico che va da Scarlatti a
Beethoven, da Schumann o Chopin a Debussy. Il
concerto di ieri prevedeva 12 Studi di Chopin
scelti tra le op.10 e 25. Sappiamo che la Zayas
è specialista in Chopin e in effetti in molti
degli Studi eseguiti abbiamo riscontrato qualità
superlative. La seconda parte della serata è
stata preceduta dal
noto Notturno di Chopin, l'op.15 n.1 in fa
maggiore e poi brani molto virtuosistici che
hanno reso l'ascolto di rinnovato interesse.
Prima due brani di Schubert arrangiati da Liszt
quali Grechten am Spinnrade e poi
Erkönig, quindi il clou della serata con
un raro ma efficace Arabesque sul Valzer dal
Danubio blu di J. Strauss jr. nello
straordinario arrangiamento di Adolf
Schultz-Evler. Bravissima la Zayas nel rendere
in modo virtuosistico e luminoso ogni frangente
dell'arabesco. Quattro i bis concessi tra cui
Chopin e Liszt che hanno concluso tra gli
applausi il concerto.
10
novembre 2015 Cesare Guzzardella
Fulvio Luciani e
Massimiliano Motterle al
M.A.C. di Milano
La nutrita stagione musicale
cameristica organizzata al M.A.C, nei
pressi dell'Auditorium milanese, dalla Sinfonica
Verdi ha visto ieri mattina il duo formato dal
violinista Fulvio Luciani e dal pianista
Massimiliano Motterle impegnati in tre lavori
importanti di
Beethoven,
Janáček e
Schumann. Dopo una breve presentazione del
programma da parte di Luciani, la Sonata in
la maggiore op.30 n.1 del genio di Bonn ha
introdotto la mattinata cameristica. Le qualità
della coppia di musicisti le abbiamo
sottolineate in molte recensioni e in aggiunta a
quanto scritto in passato possiamo evidenziare
di aver trovato nei due interpreti ancor maggior
intesa negli equilibri complessivi. La non
adeguata acustica del luogo deputato ai
concerti, il riverbero eccessivo, soprattutto
del pianoforte, toglie molto a quello che
sarebbe il reale equilibrio delle parti
timbriche a discapito dell'ascolto e non rende
giustizia delle eccellenti qualità degli
interpreti. La musica più lineare della sonata
beethoveniana è comunque stata messa
perfettamente in risalto dai due protagonisti
con equilibrio formale ed alto valore estetico.
Impatto estroverso e tagliente nella rara ma
bellissima Sonata per violino e pianoforte,
opera del 1914 di Leoš
Janáček. In
questo lavoro sono emerse le qualità strumentali
del pianista Motterle attento ad ogni dettaglio.
A conclusione del programma ufficiale la nota
Sonata in la minore op.105 di Robert
Schumann è stata eseguita con intensità
espressiva dal duo. Fragorosi gli applausi e un
bis concesso con un Allegretto dalla
Sonata op.120 n.1 di J.Brahms. Da ricordare.
9 novembre 2015 Cesare
Guzzardella
Stanislav Kochanovsky
dirige la Sinfonica Verdi in Auditorium
L'Orchestra Sinfonica Verdi da molti anni rivela
esperienza e duttilità nell'eseguire repertori
diversificati e certamente un ruolo privilegiato
è rappresentato da quello russo dove si è
costantemente impegnata e in esso attualmente la
Sinfonica milanese emerge. Nella musica
di
Šhostkovič
la "Verdi"è infatti tra le maggiori interpreti
in Italia. Ieri sera, nella seconda parte del
concerto, l'impaginato prevedeva la più celebre
delle sinfonie del grande compositore russo: la
n.5 in Re minore op.47. Alla direzione
dell'orchestra abbiamo trovato un eccellente
giovane direttore quale Stanislav Kochanovsky e
il risultato interpretativo è stato eccellente
per qualità timbriche e fluidità discorsiva.
Nella prima parte della serata ancora musica
russa con un raro ma significativo Aram Khačaturian
ed il bellissimo Concerto per Violino e
orchestra in Re minore. Solista un giovane
virtuoso quale Yury Revich, violinista che
qualche anno fa è anche salito sul
palcoscenico del Teatro alla Scala. È un
eccellente violinista Yury,
dal timbro leggero, preciso ed elegante . La sua
esecuzione è stata superlativa anche nello
stupendo Andante sostenuto centrale. Applauditissimo,
ha eseguito come bis una Gavotta di Bach.
Non dimentichiamo il breve brano introduttivo ed
efficace di Nicola Campogrande dedicato ad Expo
e intitolato Vietnam: cinque minuti
decisamente piacevoli ottimamente orchestrati.
Domani alle 16.00 la replica. Da non perdere.
7 novembre 2015 Cesare
Guzzardella
Successo per Wozzeck
al Teatro alla Scala
In questi giorni al Teatro
alla Scala continuano le rappresentazioni di
Wozzeck, capolavoro teatrale di Alban Berg. La
messinscena è quella che avevamo già recensito
nel 2008 ma prima di allora questa produzione
scaligera aveva calcato il palcoscenico nel 1998
e nel 2000. Con il Wozzeck di Alban Berg ci
troviamo di fronte ad un capolavoro di
drammaturgia
in musica che esige qualità attoriali e vocali
di primo livello. L'importanza dell'unità dei
linguaggi nell'esprimere un autentico teatro in
musica era stata capita dai tedeschi con Wagner
e R.Strauss fino ad arrivare alla Seconda Scuola
di Vienna che trova in Berg, soprattutto nel
teatro, il suo massimo rappresentante. Tedesco è
anche Jürgen Flimm che ha firmato la splendida
regia in un’unica scena minimale e povera di
Erich Wonder e che riassume tutti e quindici i
momenti scenici che compongono l'opera. Dopo
Giuseppe Sinopoli, James Conlon e Daniele Gatti,
i tre direttori indiscutibilmente di valore
delle edizioni scaligere precedenti, ora è la
volta di Ingo Metzmacher. Nella replica di ieri
sera, terza rappresentazione, il direttore
tedesco ci è sembrato tra i protagonisti
indiscussi per qualità direttoriale: sempre
all'altezza nel permeare musicalmente in modo
efficace le fondamentali parti vocali e
attoriali. La fluidità del complesso armonico e
la bellezza coloristica delle parti hanno dato
valore a questa interpretazione. Più che valido
il cast vocale con una vetta nella voce e nelle
qualità attoriali di Michael Volle, Wozzeck.
Anche gli altri interpreti hanno espresso valide
vocalità e tra questi i migliori ci sono apparsi
Ricarda Merbeth, Marie, Roberto Saccà,
Tambourmajor e Alain Colombo, Doktor.
Applausi meritati al termine. Ricordiamo le
prossime repliche del 6-8-11-13 novembre.
4 novembre 2015 Cesare
Guzzardella
Pierre-Laurent Aimard
e Tamara Stefanovich al Teatro alla Scala per
Milano Musica
Un duo pianistico
d'eccezione, quello formato da Pierre-Laurent
Aimard e da Tamara Stefanovich, ha trovato
unione musicale nello splendido concerto
organizzato da Milano Musica al Teatro
alla Scala. Nella rassegna, iniziata ad ottobre
e quest'anno dedicata a
Bruno
Maderna, ieri sera abbiamo ascoltato musiche di
due grandi maestri francesi quali Olivier
Messiaen (1908-1992) e Pierre Boulez (1925). Il
primo è stato anche maestro del secondo e la
particolarità dell'impaginato proposto ritrovava
importanti composizioni dei due musicisti
scritte tra il 1942 e il 1949, tutte
fondamentali per comprendere quelli che saranno
gli sviluppi successivi del Secondo Novecento.
Di Olivier Messiaen è stata eseguita, nella
seconda parte della serata, la monumentale
Visions de l'Amen (1942) per due pianoforti,
certamente un capolavoro compositivo
che
rivela il personale ed innovativo linguaggio di
Messiaen incentrato sulla bellezza delle
timbriche ben evidenziate dai due strumenti.
L'interpretazione fornita, di altissimo livello,
ha trovato chiarezza espressiva
particolareggiata in entrambi i pianisti. La
prima parte del concerto ha visto brani di
Boulez quali Douze Notations (1945) e la
Première Sonate (1946/49) eseguiti da
Aimard e la Deuxième Sonate (1946-48),
eseguita dalla Stefanovich. Entrambi i pianisti
hanno interpretato splendidamente Boulez: Aimard
con una chiarezza coloristica estrema e la
Stefanovich, nella corposa Seconda Sonata , ha
espresso in modo mirabile grande sintesi
virtuosistica. Grandissimo successo di pubblico
e fragorosi applausi al termine. Da ricordare.
3 novembre 2015
Cesare
Guzzardella
OTTOBRE 2015
Pierre-Lauren Aimard
e Tamara Stefanovich alla Scala per
Milano Musica
Lunedì
2 novembre al Teatro alla Scala i pianisti
Pierre-Lauren Aimard e Tamara Stefanovich ( foto
di Neda Navaee) terranno un concerto per Milano
Musica che prevede brani di Pierre Boulez e
Oliver Messiaen. In programma Douze Notations
(1945) per pianoforte, Première Sonate (1946/49)
per pianoforte, Deuxième Notations (1946/48) per
pianoforte di Boulez e Visions de l'Amen
(1942/43) per due pianoforti di Messiaen.
Entrambi i piansti sono specializzati nel
repertorio del Secondo Novecento e
contemporaneo. Un concerto che a conclusione
della importante rassegna di musica
contemporanea di Milano Musica e assolutamente
da non perdere. Nel corso della serata scaligera
Pierre-Laurent Aimard si soffermerà a illustrare
brevemente il programma per offrire al pubblico
preziosi strumenti di lettura.
29-10-2015 dalla redazione
Edoardo Zosi al
Teatro Coccia di Novara per il Festival Cantelli
Ha avuto inizio ieri sera 28
ottobre al Teatro Coccia il Festival Cantelli
Autunno musicale, cioè la stagione sinfonica
novarese: stagione magra, di soli tre concerti,
senza repliche, tra ottobre e dicembre. A
inaugurarla, un programma monograficamente
beethoveniano, il
Concerto
per violino e orchestra op.61 e la
Sinfonia n.3, universalmente nota come l’Eroica.
Sul podio l’Orchestra Filarmonica Italiana
(OFI), compagine che vanta ormai trent’anni di
attività, dal repertorio piuttosto eclettico,
che svaria dalla musica “colta” a quella più
popolare e per l’occasione diretta da Maurizio
Zanini: promettente pianista milanese (Premio
Ciani 1986), con un buon curriculum di solista
che lo ha visto suonare in alcune delle più
prestigiose sale da concerto internazionali, da
circa quindici anni si è dedicato in via sempre
più esclusiva alla direzione d’orchestra. Il
violino del concerto op.61 era invece affidato a
un altro milanese, l’”emergente” Edoardo Zosi,
che il pubblico di Novara aveva già avuto
occasione di apprezzare in una precedente
stagione. Rispetto a quanto ricordavamo di lui,
abbiamo ascoltato uno Zosi ancora migliorato in
quella che è la sua principale qualità
interpretativa: un suono morbido, delicato, che
non va tanto nella direzione di un virtuosismo
ad effetto, quanto in quella di un raccolto e
sottile intimismo, capace di scavare nella
pagina cesellandone le più suggestive sfumature,
come nel celestiale Larghetto in Sol magg. , in
cui gli arpeggi del violino, il lungo trillo
sulla dominante, le scale in registro sopracuto,
che accompagnano l’esposizione del tema
principale, sulle quattro corde di Zosi non
erano, come accade a tanti interpreti, pura
occasione di esibizione tecnica, ma, quasi
smaterializzandosi in eterea materia sonora,
sembravano scaturire dalle incantevoli
profondità di un qualche remoto paradiso
musicale. Se a questa pregevole qualità
interpretativa uniamo il sempre rigoroso
controllo formale e una intensa energia di suono
nelle parti dinamicamente più intense, abbiamo
in Zosi un interprete decisamente maturo e tra i
migliori in assoluto della sua generazione
(!988). Va detto che, nella sua esecuzione, Zosi
ha trovato un valido sostegno nella direzione di
Zanini, ottima nel valorizzare il clima
espressivo poetico e sfumato della partitura
beethoveniana, in particolare sottolineando
sapientemente le tinte delicate delle
combinazioni dei legni. Eccellente il bis
concesso ad un pubblico entusiasta, la Gavotta
dalla terza partita per violino solo di J.S.
Bach. Dignitosa la qualità interpretativa
dell’Eroica: Zanini, con gesto sobrio e incisivo
ha diretto bene l’OFI, scolpendo con efficacia i
temi più grandiosi del capolavoro beethoveniano,
ma dando anche la giusta tensione dinamica ai
violini in registro grave della Marcia funebre e
all’ebbrezza dionisiaca del finale. Il numeroso
pubblico ha salutato la conclusione del concerto
con un prolungato applauso, assolutamente
meritato.
29 ottobre 2015 Bruno Busca
Un Trio di qualità
per la Società dei Concerti
Per
la Società dei Concerti Il Trio Johannes
ha interpretato Schubert e Mendelssohn. La
formazione cameristica è composta da tre
strumentisti italiani: il violinista Francesco
Manara, il violoncellista Massimo Polidori ed il
pianista Claudio Voghera. I primi due hanno il
massimo ruolo nell'Orchestra del Teatro alla
Scala. Voghera, il terzo torinese del gruppo, è
un affermato pianista. L'impaginato di ieri sera
prevedeva di F. Schubert il Notturno in mi
bem. magg. D 897, di F. Mendelssohn il
Trio n.2 in do min. op.66 e ancora Schubert
il celebre Trio in mi bem. magg. op.100.
Di spessore le esecuzioni ascoltate. La parte
pianistica, fondamentale in tutti i brani ha
trovato in Voghera un riferimento strumentale
eccellente e gli interventi solistici degli
archi si sono caratterizzati per chiarore
espressivo e precisione di dettaglio. Specie
nella celebre op.100 di Schubert il trio ha
mostrato livelli interpretativi alti. Applausi
meritati al termine e
ottimo il bis concesso con il movimento centrale
della seconda Sonata di Brahms. Da ricordare
29 ottobre 2015 Cesare
Guzzardella
Alexandros Kapelis in
Auditorium
È un pianista di spessore il
greco Alexandros Kapelis, l'interprete che ieri
sera ha ottenuto fragorosi applausi da un
pubblico ridotto ma appassionato in Auditorium.
Il Concerto
Straordinario
organizzato anche per Expo era denominato
I MITO GRECI, una serie di brani di diversi
compositori che Kapelis porterà in giro per
l'Italia a partire dalla serata di ieri. La
scelta intelligente del virtuoso greco prevedeva
brani impegnativi di Clementi, la Sonata
"Didone abbandonata", di Kostantinidis,
Otto danze delle isole greche, di
Debussy,
Danzatori di Delfi e L'isola gioiosa,
di Rameau, L'Entretien Des Muses, Les
Tourbillons e Les Cyclopes, di
Hadjidakis, Per una piccola conchiglia bianca,
di Liszt, Orpheus e di Rachmaninov,
alcuni Etude -Tableaux (n.2-3-6-7-8).
Suona tutto a memoria e cerca di soffermarsi
solo sull'interpretazione. Decisamente valide la
Sonata di Clementi e gli Etudes - Tableaux. Il
virtuosismo energico ma formalmente ineccepibile
non è mancato in questi due musicisti, valido
anche il Liszt di Orpheus. Insomma nei brani
forse più incisivi e "importanti" ha dato il
meglio. Il folclore dei musicisti greci come
Kostantinidis e Hadjidakis ricordano molto
Bartók e Kodaly o certi influssi jazz. Buone le
esecuzioni di Debussy e Rameau. Abbiamo
ascoltato un pianista che per qualità e grinta
speriamo di rivedere presto. Da ricordare.
27 ottobre 2015 Cesare Guzzardella
La violista Danusha
Waskiewicz allo Spazio
Teatro 89
Sta diventando un luogo di
grande qualità lo SpazioTeatro 89,
piccolo ed elegante palcoscenico periferico di
Milano,
in via fratelli Zoia 89, che offre
rappresentazioni e concerti di elevato spessore
culturale. Ieri pomeriggio un duo rilevante,
quello formato dalla violista tedesca Danusha
Waskiewicz e dal pianista Andrea Rebaudengo,
hanno impaginato un programma molto interessante
selezionando
una serie di 22 lieder, alcuni noti altri meno,
dove la parte vocale è stata sostituita dalla
voce della viola. Brani di Faurè, Schumann,
Sibelius, Ravel, Brahms, Wolf e Marzocchi, hanno
trovato un accattivante e caldo modo di
melodiare nella bravissima violista Waskiewicz
accompagnata in modo impeccabile da Rebaudengo.
Intelligente la scelta di fornire al pubblico
presente i testi di tutti i lieder eseguiti, in
modo da poter seguire i contenuti dei brani
durante l'ascolto. Calorosi gli applausi al
termine e ancora un "canto " come bis con uno
Chopin dai Canti polacchi: il numero 5 "Le
mie gioie". Bravissimi.
26 ottobre 2015 Cesare
Guzzardella
John Axelrod dirige
Leonard Bernstein in Auditorium
Il texano John Axelrod è
tornato a dirigere la Sinfonica Verdi in un
programma molto interessante dedicato al grande
direttore e compositore Leonard Bernstein.
Ricordiamo che Axelrod è stato assistente di
Bernstein e ha ereditato da Lenny quella
gioia per la direzione che si intravede nella
gestualità direttoriale, gestualità che nel
grande direttore
scomparso
nel 1990 era ancor più evidente. Bernstein è
stato anche un eccellente e fondamentale
compositore che andrebbe maggiormente inserito
nei programmi concertistici. Le due composizioni
eseguite ieri venerdì sera, con replica oggi
alle ore 16.00, sono emblematiche della
profondità stilistica e personale della musica
di Bernstein: la Suite Sinfonica On the
Waterfront sintetizza in modo mirabile le
musiche create nel 1954 per il film di Elia
Kazan uscito in Italia con il titolo Fronte
del porto, con protagonista Marlon Brando;
la monumentale
Sinfonia n.3 "Kaddish" nella versione
Bernstein-Pisar- è un capolavoro di potenza
espressiva perfettamente in sintonia con il
testo di Samuel Pisar. Pisar, mancato nel luglio
di quest'anno, voce narrante del suo Kaddish -
dialogo con Dio- ha prestato la sua voce in
molte rappresentazioni come nella prima avvenuta
nel 2003 a Chicago sotto la direzione di
Axelrod. Per la prima rappresentazione Italiana
di ieri sera, abbiamo trovato insieme alla
bellissima voce di soprano di Kelley Nassief, le
eccellenti voci recitanti di Judith e Leah
Pisar, rispettivamente moglie e figlia di
Samuel. Intensa l'interpretazione ascoltata sia
per le ineguagliabili affinità di Axelrod con il
repertorio statunitense, sia per la chiarezza
espressività delle voci, dei recitati e del
corposo coro preparato dalle bravissime Erina
Gambarini (coro) e Maria Teresa Tramontin (voci
bianche) . Non dimentichiamo il breve ma
importante brano che ha preceduto la musica di
Bernstein: di Nicola Campogrande The Expo
Variations, Turchia, una colorata e ben
riuscita costruzione armonica dalla quale
emergono le note dell'Alla turca
mozartiano. Splendida serata da ricordare.
25 ottobre 2015 Cesare
Guzzardella
Finale del 66°
Concorso di Musica Viotti di Vercelli
Esattamente nel 1950, per
iniziativa di quell’indimenticabile protagonista
della vita artistico-musicale della Vercelli del
pieno ‘900 che fu il compositore Joseph Robbone,
nasceva nella cittadina piemontese il Concorso
di Musica Viotti, articolato in quattro sezioni
(pianoforte, violino, danza, canto) e destinato
a diventare ben presto uno dei concorsi musicali
più prestigiosi a livello europeo, che ha
consacrato, nel corso degli anni, giovani poi
destinati ad affermarsi ai vertici della scena
musicale internazionale, come Barenboim, la
Mullova, Luciana Savignano (ieri sera presente
in sala ), Mirella Freni, solo per citare i
primi nomi che ci vengono in mente. Oggi il
Concorso Viotti, curato con straordinaria
dedizione dagli eredi di Robbone, la moglie
Maria e i figli, si è purtroppo dimezzato (mala
tempora currunt!), riducendosi alle sezioni di
pianoforte e canto, che si svolgono ad anni
alterni: quest’anno era il turno del pianoforte.
Appunto ieri sera, 24 ottobre, nella sala del
Teatro Civico di Vercelli si è svolta la finale
del 66° concorso, che vedeva sul podio a
contendersi il premio di 26.000€ i tre
concorrenti sopravvissuti all’impietosa
selezione, dopo una maratona di undici giorni,
fra gli ottanta partecipanti circa, a loro volta
scelti dalla giuria fra centottanta iscritti. I
tre pianisti erano l’americano Alexander
Bernstein (27 anni) e i due russi Maxim Kinasov
(il più giovane coi suoi 22 anni) e il
ventottenne Ilja Maximov, già vincitore di altri
importanti concorsi. Il regolamento del Viotti
prevede che nella finale i tre aspiranti si
esibiscano in un concerto per pianoforte
e
orchestra. Dunque, accompagnati dall’Orchestra
del Teatro Carlo Felice di Genova, diretta per
l’occasione dal giovane Andrea Sanguineti, i tre
concorrenti hanno presentato un programma tutto
russo: il Concerto n.3 in re min. di Rachmaninov
(Bernstein), il Concerto n.1 in si bem. min. di
Ciajkovskij (Kinasov) e di nuovo Rachmaninov col
Concerto n.2 in do min. (Maximov). Tutti e tre
gli interpreti hanno fatto sfoggio di una
padronanza tecnica impeccabile, fatta di
precisione di tocco, limpidezza di fraseggio,
energia di suono, tecnica sapiente del pedale,
rubati efficaci. Detto questo, noi avremmo dato
il primo premio al più giovane Kinasov, cui sono
andate le preferenze del pubblico (tutto
esaurito, con moltissimi giovani e numerose
presenze internazionali), dato che il Viotti
prevede anche il premio del pubblico, oltre a
quello ufficiale della giuria. Cos’ha in più dei
suoi due rivali Kinasov? Rispondiamo:
l’originalità dell’interpretazione, soprattutto
nelle dinamiche della partitura: non esitiamo a
definire splendido il secondo tempo del suo
Ciajkovskij, esplorato con finezza emozionante
nelle sue zone più dolcemente pastorali, che
sotto le dita di Kinasov acquistano una sottile
aura di mistero che ne fa cosa nuova e raramente
udita nelle sale da concerto. La giuria,
presieduta da Pietro Borgonovo e che contava fra
i suoi membri B. Canino, R. Cominati, S.
Dorenskij (decano inossidabile del Conservatorio
di Mosca e sommo didatta), Jun Kanno, per
limitarci ai nomi più celebri, è stata di
diverso avviso e ha conferito il primo premio a
Maximov, la cui esecuzione, ripetiamo,
impeccabile, ci è parsa priva di particolare
originalità interpretativa. Può forse aver
nuociuto a Kinasov un inizio un po’ incerto, con
l’esposizione del primo tema dell’Allegro con
spirito coperta dall’orchestra: ma qui qualche
riserva va fatta sulla direzione di Sanguineti,
a nostro avviso non sempre impeccabile, specie
nella gestione dei fiati e della loro
interazione col solista nel concerto n.3 di
Rachmaninov, lasciando un po’ solo il bravo
Bernstein. Il futuro emetterà il suo giudizio,
ma tutti e tre i pianisti ieri ascoltati
meritano gli auguri per una carriera ricca di
successi e soddisfazioni sui più prestigiosi
palcoscenici internazionali. Come meritano la
somma gratitudine di chiunque ami la musica
tutti coloro che si sono prodigati per
l’organizzazione di questa bellissima serata, a
cominciare dalla famiglia Robbone fino al
“Maestro di cerimonia” P. Pomati, responsabile
della comunicazione delll’Università del
Piemonte orientale, straordinario poliglotta,
che ha sapientemente riempito le pause e gli
intervalli del concerto, in particolare con una
interessante intervista alla Savignano e ai tre
concertisti nell’attesa del verdetto della
giuria.
25 ottobre 2015 Bruno Busca
Rudolf Buchbinder per
la Società dei Concerti
È stato ospite più di
quaranta volte della Società dei Concerti
il pianista austriaco Rudolf
Buchbinder e ieri sera, in una Sala Verdi colma
di appassionati, ha ancora una volta
entusiasmato
il pubblico con un programma interamente
dedicato a Franz Schubert. I Quattro
Improvvisi op.90- D899 e la celebre ultima
Sonata in si bem. magg. D 960 componevano
l'impaginato è hanno inaugurato la Serie
Rubino della Stagione concertistica.
Buchbinder è forse uno degli ultimi pianisti che
incarnano quel gusto viennese intriso di
eleganza e raffinatezza timbrica divenuto oramai
una rarità. Di ottimo livello i noti Quattro
Improvvisi. Ma è nella seconda parte del
concerto, con le prime note della Sonata che
abbiamo
risentito
la cifra stilistica dell'interprete viennese. La
profondità di questo immenso capolavoro è stata
esplorata nei dettagli dalle mani di Buchbinder
che ha trovato un equilibrio complessivo in
tutti i quattro movimenti che compongono il
brano. La memorizzazione di ogni dettaglio
musicale e la facilità con cui il pianista
affronta ogni difficoltà tecnica hanno portato
alla più completa concentrazione
sull'interpretazione con frangenti di altissima
qualità interpretativa. Due i bis concessi con
una trascrizione di Alfred Grunfeld di Soirée
de Vienne di Johannes Strauss , e il
movimento finale Allegretto della Sonata in
re min. op.31 n.2 di L.v. Beethoven,
entrambi suonati splendidamente. Fragorosi gli
applausi.
22 ottobre 2015 Cesare
Guzzardella
Brunello e Lucchesini
inaugurano la stagione del "Quartetto"
La Società del Quartetto
ieri sera ha inaugurato la sua stagione di
concerti con un duo d'eccezione come quello
composto dal pianista Andrea Lucchesini e dal
violoncellista
Mario
Brunello, due interpreti decisamente affermati
che spesso suonano insieme. Il programma,
interamente beethoveniano ,
troverà termine in un secondo concerto previsto
per martedì 10 novembre. Il ciclo sonatistico e
delle variazioni dei
lavori per cello e pianoforte del grande
compositore tedesco è iniziato con la prime due
sonate, quelle dell' Op.5 e con le
Variazioni più celebri quali quelle dal
Flauto magico di Mozart e dal Giuda Maccabeo
di
Händel. Di qualità le esecuzioni ascoltate
caratterizzate da perfetta classicità nel
pianismo di Lucchesini, interprete sempre
attento nel definire un suono luminoso e
dettagliato e in perfetta sinergia con il timbro
ricco di sonorità del violoncello di Mario
Brunello. Esecuzioni di alto livello quindi
all'insegna dell'equilibrio formale. Fragorosi
applausi al termine e un bis ancora
beethoveniano con un lieder particolare e di
raro ascolto dove emergono in modo evidente le
prime note della celebre Ode della Sinfonia n.9
"Corale".
21 ottobre 2015 C.G.
L' Ars Cantus
prossimamente alle Serate Musicali
Lunedì 19 ottobre alle ore
21.00 nella Sala Verdi del Conservatorio
milanese si terrà per Serate Musicali un
concerto con la formazione corale-sinfonica Ars
Cantus diretta dal
M.tro
Giovanni Tenti. Il programma particolarmente
vario, prevede l'esecuzione della Sinfonia
n.8 , detta "del metromono" di L. v.
Beethoven e di brani di Rossini, J.Strauss,
Puccini, Bellini, Mascagni. Si ricorda che Ars
cantus è un’associazione culturale senza scopo
di lucro fondata nel 1987 a Varese; si propone
di sviluppare e diffondere i valori della musica
classica in particolare italiana e Sacra. In 27
anni abbiamo superato i 600 concerti esibendoci
in tantissime città fra le quali Roma, Ginevra
nella Basilica di Notre Dame, Volgograd, la
celeberrima Sala d’oro del Musikverein di
Vienna, Notre Dame di Strasburgo Oggi Ars cantus
conta più di 200 elementi: Coro di Voci Bianche,
Coro e Orchestra Sinfonici diretti dal maestro
Giovanni Tenti. Da non perdere
16 ottobre C.G.
Olga Kern per
la Società dei
Concerti
Un concerto pianistico di
elevato valore estetico quello proposto in
Conservatorio dalla pianista russa Olga Kern per
la Società dei Concerti. L’ottima
interprete moscovita, medaglia d’oro nel 2001 al
prestigioso Concorso Pianistico Internazionale
Van Cliburn, ieri è riuscita ad entusiasmare il
numeroso pubblico presente in Sala Verdi in
occasione dell'inaugurazione della Serie
Smeraldo della storica Società
concertistica. Ha impaginato un programma vario
e non facile. Abbiamo ascoltato nella prima
parte Scarlatti, Beethoven e Mendelssohn e nella
seconda compositori russi, molto affini per
formazione
alla
pianista, quali Rachmaninov, Skrjabin e
Balakirev. La salda formazione classica della
Kern è emersa subito con tre Sonate
scarlattiane. L'articolazione sicura e precisa
nei dettagli ha trovato un giusto equilibrio
nella successione delle tre brevi e conosciute
sonate di primo Settecento. Andamento spedito e
dettagliato per la celeberrima "Waldstein"
di L.v. Beethoven con un finale all'insegna di
trilli virtuosistici che hanno evidenziato la
cifra stilistica della solista. Esecuzione di
ottima qualità. Ci è piaciuta molto anche
l'esecuzione delle Variations Sèrieuses
di F. Mendelssohn, brano molto schumanniano del
contemporaneo amburghese. Ma è nella seconda
parte del bellissimo concerto, con un nuovo
abito di scena, che la Kern ha rivelato ancor
più la sua eccellente cifra musicale. Il suo
amatissimo Rachmaninov con tre
Etudes
Tableaux prima e tre celebri Preludi
poi, hanno introdotto la
sezione russa della serata. A questi brani sono
seguiti due Studi di Skrjabin e la
coinvolgente Fantasia Orientale Islamey
di Balakirev. La precisione millimetrica della
Kern che fa intravvedere un accurato e costante
studio preparatorio, si associa ad
un'interpretazione di spessore per una pianista
votata alla Scuola russa, come dimostrato anche
nei coinvolgenti bis: ancora un Preludio di
Rachmaninov, uno Studio di Prokof'ev e Gopak
di Mussorskij nella trascrizione di Rachmaninov.
Una serata da ricordare. Prossimo appuntamento
il 21 ottobre con un grande viennese quale
Rudolf Buckbinder che inaugura con un "tutto
Schubert" la Serie Rubino. Da non
perdere.
15 ottobre 2015 Cesare
Guzzardella
Il pianista Vincenzo
Maltempo allo SpazioTeatro 89 di Milano
È un virtuoso del pianoforte
Vincenzo Maltempo. Campano,
affermato internazionalmente e proveniente da
una scuola pianistica, quella italiana, che
sforna ogni anno ottimi interpreti, alcuni, come
il telentuoso Maltempo, con una marcia in più.
Partendo da una vittoria importante, quella
ottenuta al Concorso internazionale pianistico "Premio
Venezia" 2006,
Vincenzo
ha intrapreso una carriera di concerti
specializzandosi in compositori di grande
impatto virtuosistico come Liszt, Alkan e
Schumann. Questi sono i compositori ascolti ieri
nel tardo pomeriggio allo Spazio Teatro 89,
un luogo periferico milanese che ospita sia
spettacoli teatrali che un intenso programma di
splendidi concerti organizzati da Luca
Schieppati. Dopo il bravissimo Libetta della
scorsa domenica ieri un pianista affine per
virtuosismo e profondità interpretativa si è
seduto davanti all'ottimo gran coda davanti ad
un pubblico non numeroso ma certamente attento e
preparato. Di Liszt ha eseguito quattro rarità
interpretative quali il bel Valse Impromptu
e tre Rapsodie ungheresi tra le meno
frequentate come le n.12-13-14. Colpisce
l'impatto virtuosistico di Maltempo, la sua
sicurezza espositiva e la chiarezza espressiva
ben giocata sull'uso sapiente delle dinamiche
nei differenti piani sonori. Il suo modo di
melodiare si è rivelato anche nei più noti 3
Phantasiestucke op. 111 di Schumann. Di
grande impatto la bellissima Sinfonia per
piano solo estrapolata dai numerosi Studi
op.39 del parigino C.V.Alkan. Il brano,
sconosciuto ai più, praticamente una Sonata con
timbriche dal sapore sinfonico, è strutturato
splendidamente nei suoi quattro movimenti e ha
trovato in Maltempo un interprete di eccellenza.
Fragorosi gli applausi e un breve bis con un
giovanile e divertente Mozart. Da ricordare. Per
domenica prossima sempre alle ore 17.00 è
prevista la presenza del bravissimo milanese
Davide Cabassi per un tutto Beethoven. Da non
perdere.
12 ottobre 2015 Cesare
Guzzardella
La “Stagione degli
affetti”, musica barocca a Novara
La “Stagione degli affetti”,
come gli organizzatori hanno voluto chiamare da
qualche anno la serie di concerti di musica
barocca che si svolge da tempo a Novara tra
ottobre e aprile (con ampie pause), ha avuto
inizio ieri, sabato 10 ottobre, nella consueta
sede, la chiesetta, inevitabilmente secentesca,
di S. Giovanni Decollato, nel cuore della città.
Il programma vedeva protagonisti due strumenti
tra i più importanti della musica barocca: il
clavicembalo e il flauto traversiere, affidati
rispettivamente a Tiziana Fransosa (che è anche
brava pianista) e a Giuseppe Prosdocimi,
attualmente entrambi docenti presso la Scuola
civica musicale Brera di Novara, ma, soprattutto
la Fransosa, con alle spalle una discreta
attività concertistica in varie parti d’Italia.
L’impaginato proponeva sei pezzi per flauto e
clavicembalo: tre di autori ancor oggi assai
noti al pubblico dei ‘ musicofili’ (le Sonate
op.1 n.1 in mi min. e la “Hallenser n.3 in si
min. di Haendel e la Sonata n.6 in si min. di
J.M. Leclair), tre di compositori assai celebri
al loro tempo, ma oggi semidimenticati, fuori
della ristretta cerchia degli specialisti: M.
Blavet (1700-1768), forse il più grande virtuoso
di flauto traversiere della storia, F.X. Richter
(1709-1789), tra gli esponenti di spicco della
scuola di Mannheim e C.F. Abel (1723-1787), in
verità noto ai suoi tempi nella natia Germania
come virtuoso di viola da gamba e violoncello.
Dei tre autori citati sono state eseguite
rispettivamente le Sonate op.3 n.2 in si min.,
la Sonata in Sol maggiore e la Sonata op.6 n.3
in mi min. Due le considerazioni da farsi su
questa musica. Si sarà anzitutto notato il netto
prevalere del modo minore e in particolare di
quel si minore che lo Charpentier definiva
“solitario e melanconico”: e in effetti, nella
bella interpretazione di Prosdocimi, veniva in
primo piano, con momenti anche emozionanti, la
struggente intensità degli affetti di cui è
capace questa musica, avvolta, anche nei tempi
veloci, da un velo di sottile malinconia,
sottolineato anche dal suono particolare del
flauto traversiere, più scuro e leggermente
nasale rispetto al flauto classico a chiavi, di
timbro vagamente oboistico. Pur nella
convenzionalità della scrittura, questo comune
motivo era poi declinato in modo diverso a
seconda degli autori, dalla limpidezza
cristallina di Haendel allo stile fiorito di
continui abbellimenti di Blavet. La seconda
considerazione riguarda i criteri di scelta
dell’impaginato, intelligentemente costruito in
modo da permettere all’ascoltatore di cogliere
l’evoluzione di un’intera civiltà musicale dalla
scrittura ancora barocca della sonata scandita
da ritornelli e variazioni tematiche, al primo
affiorare della forma sonata bitematica con
esposizione e sviluppo che prelude al
classicismo viennese, nella composizione di
Richter. Esemplare, dicevamo, l’interpretazione
di Prosdocimi, non solo sotto il profilo
espressivo, ma anche sotto quello squisitamente
tecnico, messo a dura prova dal severo
contrappunto, nei tempi veloci, dei brani di
Richter e di Abel. Un bravo anche alla Fransosa,
che ha accompagnato il flautista con
discrezione, ma in modo sempre espressivamente
efficace. Lo sparuto pubblico presente ha
ringraziato con un prolungato applauso,
ottenendo un bis, che confessiamo di non avere
identificato.
11 ottobre Bruno Busca
La nuova stagione
lirica di Novara con Rossini
La nuova stagione lirica di
Novara è stata inaugurata ieri sera, 9 Ottobre,
con un’opera che crediamo compaia per la prima
volta sul palcoscenico del Coccia: Il viaggio
a Reims di G. Rossini, in un nuovo
allestimento, produzione esclusiva del teatro
novarese, con l’orchestra del Conservatorio
Cantelli di Novara diretta da Matteo Beltrami
(ormai da
considerare
una sorta di Maestro in residence per la
cittadina piemontese) e l’immancabile coro San
Gregorio Magno sotto la direzione di Mauro
Rolfi. L’elemento più interessante della serata
è stata senza dubbio l’ottima regia di Giampiero
Solari, coadiuvata dalle scene di Angelo
Linzalata e dagli splendidi costumi di Ester
Mastrovecchio. Lo scopo di Solari,
splendidamente raggiunto, era quello di creare
un incessante, vorticoso movimento scenico, che
in realtà (una realtà segnata da un inquietante
e divertente marchio di follia, come sempre in
Rossini) porta verso il nulla: in fondo Il
viaggio a Reims narra di un viaggio sperato,
atteso, preparato da tutti i numerosi
personaggi, ma che alla fine non avviene, sicché
i movimentati intrecci delle varie vicende
amorose, che precedono la sospirata partenza per
la città in cui deve avvenire la fastosa
cerimonia d’incoronazione di Carlo X a re di
Francia, si svolgono in una situazione di quasi
ipnotica immobilità : insomma, per citare
l’ossimoro dello stesso Solari, “un movimento
immobile” fatto di tante “non storie”. Per
rappresentare tale situazione, Solari ha scelto
la creazione di una serie di spazi circolari,
che si succedono incessantemente o coesistono
nello stesso momento scenico, su cui il ‘falso
movimento’ dei personaggi torna sempre,
inconcludente, allo stesso punto. Questo effetto
straniante era reso ancor più suggestivo da un
grande specchio circolare che spesso calava a
sovrastare la scena, che in parte ne rifletteva
l’immagine, sottolineando l’illusorietà di tanto
frenetico vorticare di persone e cose nella
caleidoscopica varietà di colori di abiti e
ambienti, in parte, trasformandosi in uno
schermo, produceva esso stesso immagini di
azioni e gesti assurdamente ripetitivi. Anche
musicalmente, la serata di ieri merita un pieno
apprezzamento. Da una orchestra (con tutto il
rispetto) non certo di grande qualità, Beltrami,
notoriamente a suo agio sui tempi veloci, è
riuscito a ricavare una prestazione
soddisfacente, trascinandola senza sbavature in
un perpetuum mobile sonoro di intensa
dinamicità, cui tutti i reparti della compagine
hanno dato il loro onesto contributo, seguiti
senza grossi affanni dai cantanti. Non male
anche l’idea, ripescata da una tradizione
tardo-settecentesca, di collocare il basso per i
recitativi (un violoncello) non nella buca
dell’orchestra, ma direttamente sul
palcoscenico, a più diretto contatto con le
voci. Non possiamo naturalmente dar conto delle
prestazioni di tutti i numerosi cantanti
previsti dal cast del Viaggio. Diremo che a noi
sono piaciute particolarmente le voci sopranili
di Alexandra Zabala (Corinna) e di Maria Aleida
(Contessa di Fonteville), discreti soprani
leggeri di coloratura, capaci di buoni
sopracuti. Fra le parti maschili, come sempre si
segnala il mestiere collaudato del basso buffo
Bruno Praticò (nella parte del Barone di
Trombonok), cui affianchiamo nell’apprezzamento
la voce calda e dal bel fraseggio di Francisco
Brito (Conte di Libenskof). Un lunghissimo
applauso è seguito alle quasi tre ore di questo
singolare atto unico, in un Coccia che
presentava un pubblico numeroso ed entusiasta,
ma con qualche vuoto in platea.
10 ottobre 2015 Bruno Busca
Ughi e Canino inaugurano la nuova
stagione della Società dei
Concerti
Ancora una volta insieme dopo
il concerto tenuto nel marzo scorso in
Conservatorio, il violinista Uto Ughi e il
pianista Bruno Canino hanno inaugurato la
Stagione della Società dei Concerti con
un "Concerto Straordinario" in una Sala Verdi al
completo. Era da molti
anni
che non suonavano insieme a Milano
sino a
quel marzo 2015 e ora sembra consolidato il
ritorno della celebre coppia di strumentisti.
Ieri sera il programma variegato e indubbiamente
d'effetto virtuosistico, prevedeva Händel,
Beethoven, Cajkovskij e Saint-Saëns, ma non sono
mancati i bis con due brani cari a Ughi quale,
per ultimo, La ridda
dei folletti di
Bazzini. In apertura la rara
Sonata in re maggiore op. 1/13 di
G.F.Händel ci ha rivelato la cifra stilistica di
alto livello dei due interpretati con
un'esecuzione particolarmente melodica nelle
timbriche molto
italiane
di Ughi. Eccellente l'accompagnamento pianistico
di Canino. La celebre Sonata " a Kreutzer "
di Beethoven ha trovato una parte violinistica
molto estemporanea di Ughi con qualche
imprecisione ma con molti momenti di determinata
ed efficace valenza interpretativa. Nella
seconda parte della serata
l'ottimo vibrato del sonoro violino di Ughi ha
trovato espressività prima in Cajkovskij con il
Souvenir d'un lieu cher op.42 e poi con
le celebri Havaneise in mi maggiore op.83
e l' Introduzione
e Rondó capriccioso in la minore op. 28
di Camille Saint-Saëns. Al termine della
luminosa serata il Presidente della storica
Società Antonio Mormone ha voluto premiare,
anche a nome del pubblico presente
in Sala Verdi , Uto Ughi per la sua lunga
e consolidata collaborazione concertistica con
una bella e sfolgorante targa. Fragorosi gli
applausi. Bravissimi entrambi e successo
meritato. Da ricordare.
7 ottobre 2015 Cesare
Guzzardella
Francesco Libetta
allo Spazio Teatro 89
di Milano
Un pianista affermato quale
Francesco Libetta ha tenuto ieri nel tardo
pomeriggio un recital allo Spazio Teatro 89
di Milano. Ha impaginato un programma
particolarmente vario con brani di ben 14
compositori di nome Francesco - da un'idea di
Luca Schieppati-
spaziando
dal '300 ai giorni nostri. L'elenco è lungo e
partendo dall'amato Liszt, con Due leggende,
prosegue con Francesco D'Avalos, Antonioni,
Cilea, Poulenc, Francesca Badalini, Mannino,
Margola, Haydn, Alfano, Caccini, Landini,
Battiato e Schubert. Tra i viventi oltre che
Franco (Francesco all'anagrafe) Battiato (1945),
autore soprattutto noto nella musica
canzonettistica "leggera" ma non solo, troviamo
nell'elenco due giovani nati nei primissimi anni
'70 quali Francesco Antonioni con un Preludio
e Francesca Badalini con una valida
Improvvisazione ( la n.3). L'inconsueta
varietà del programma
evidenzia
l'interesse diversificato di Libetta per il
repertorio pianistico: dalla musica medioevale
di F. Landini (1325-1397) all'esecuzione
musicale di viventi, Libetta ha affrontato ogni
brano con rigore stilistico e determinazione. La
partecipazione in due brani a quattro mani di
altri due pianisti - il musicista e
organizzatore Luca Schieppati e
Luca
Ciammarughi-, ha reso ancor più vario il
pomeriggio domenicale. Tutti i brani si sono
rivelati interessanti ma ricordiamo almeno la
trascrizione di Alkan da un Andante di
Haydn, le antiche arie di Francesca Caccini -Non
so se quel sorriso- e Francesco Landini -Ecco
la primavera- e le
trascrizioni/trasformazioni dello stesso Libetta
di brani di Battiato specie il noto La Cura.
A conclusione del programma ufficiale segnaliamo
anche l'avvincente esecuzione della Fantasia
in fa minore D 940 a quattro mani di
Schubert con la parte rilevante nei toni alti
dell'ottimo Luca Ciammarughi. Un bel bis con un
valzer di Chopin. Un concerto da ricordare.
Prossimo concerto allo Spazio Teatro 89 di via
F.lli Zoia con un altro pianista: Vincenzo
Maltempo. Da non perdere.
5 ottobre 2015 Cesare
Guzzardella
Andrejs Osokins all'Auditorium di Milano
È certamente un ottimo
pianista il lettone Andrejs Osokins. Ieri sera
in Auditorium ha
interpretato
brani classici di diversi musicisti davanti ad
un pubblico purtroppo numericamente esiguo ma
certamente di appassionati al repertorio
pianistico. Il programma prevedeva brani noti:
prima Haydn, quindi Scarlatti, Beethoven, Ravel
e Liszt. Ha iniziato benissimo Osokins con la
Sonata in Mi minore Hob. XVI/34 di Haydn e
ha continuato altrettanto bene con una Sonata
in re minore di Scarlatti. La fluidità di
tocco unita ad una penetrazione musicale
profonda è apparsa evidente nei primi brani.
Valido anche il
Beethoven
della celebre Sonata op.57 "Appassionata"
eseguita in modo energico anche se non è
risultata entusiasmante la cifra interpretativa.
Coerenza stilistica invece in Gaspard de la
Nuit di Maurice Ravel. Ma è in Liszt che
abbiamo ascoltato un eccellente pianista. Prima
con il Sonetto del Petrarca 104 da
Années de pèlerinage ll e poi con Après
une lecture de Dante: Fantasia quasi sonata,
Osokins ha rivelato chiarezza espressiva nei
dettagli ed equilibrio formale di alto livello.
Fragorosi applausi e due bis tra cui uno
splendido Widmung di Schumann-Liszt per
un pianista che ci auguriamo torni presto a
Milano davanti ad una sala stracolma di
pubblico. Da ricordare e riascoltare.
1 ottobre 2015 Cesare
Guzzardella
SETTEMBRE 2015
L'Elisir
d'amore al Teatro alla
Scala
Un'ottima rappresentazione
quella dell'Elisir d'amore donizettiano
in programma in questi
giorni
ala Teatro alla Scala. All'insegna della
tradizione, nelle raffinate scene fiabesche e
naif e nei semplici ma genuini costumi di Tullio
Pericoli, questo Elisir è una ripresa di una
messinscena di circa quindici anni orsono per
una regia che nel tempo è cambiata e che ieri,
nelle intenzioni di Grischa Asagaroff ha dato
ottimi frutti permettendo a tutti i bravi
interpreti di emergere. Ad iniziare dall'ottimo
Nemorino di Vittorio Grigolo- splendido
nella celebre aria Una furtiva lacrima-
ma anche nella
valida
interpretazione di Eleonora Buratto in Adina,
piacevole nella bellissima timbrica, bravissima
nelle posture sceniche, ma non sempre
convincente negli acuti, a volte secchi e
spezzati. Bravissimo per incisività e
coloristica Michele Pertusi e il suo Dottor
Dulcamara e apprezzabile Mattia Olivieri in
Belcore. Bravi gli altri. Decisamente
all'altezza la direzione di Fabio Luisi con
momenti di splendori timbrici nella celebre aria
e anche in altre. Un plauso, come sempre, al
coro preparato da Bruno Casoni. In complesso uno
spettacolo godibile che nella serata di ieri ha
meritato calorosi applausi. Spettacolo altamente
consigliabile a tutti gli amanti della migliore
tradizione teatrale. Prossime repliche previste
per il 3-6-10-13-17 ottobre.
29 settembre 2015 Cesare
Guzzardella
La Sinfonica Verdi
diretta da Clemens Schuldt all'Auditorium
La Sinfonica Verdi diretta
dal tedesco Clemens Schuldt ha interpretato un
programma vario e interessante legato alla
tradizione classica. Anche il valido brano che
ha introdotto il la serata , il Concerto
Romanesc di G.Ligeti, è un lavoro che prende
spunto dalla
tradizione
classica folcloristica ungherese legata ai
connazionali Kodaly e Bartok. Brano che ha
evidenziato le qualità orchestrali di un
compositore noto soprattutto per il suo
innovativo modo di comporre. Il secondo brano
proposto era di un altro musicista ungherese
Karl Goldmark, autore di rara frequentazione che
attinge alla tradizione del romanticismo
ottocentesco. Gli evidenti richiami a
Mendelssohn e Cajkovskij nulla tolgono
all'ottima fattura del Concerto per violino e
orchestra n.1 in La minore op.28 che rivela
una eccelsa orchestrazione in un brano non certo
innovativo ma gradevole. Molto bella la parte
solistica sostenuta dall'eccellente violinista
Chloe Hanslip. Specie nella originale cadenza
del Moderato finale la solista
ha
mostrato un virtuosismo calibrato, fluido, e
certamente di grande classe. Nella seconda parte
della serata, dopo il breve brano introduttivo
dedicato al Kuwait scritto da Campogrnde per
EXPO - lavoro ben orchestrato che ricorda
modalità compositive respighiane- è stata la
volta di un brano di grande impatto emotivo
quale la Sinfonia "Incompiuta" in Si minore
di F. Schubert. Valida l'interpretazione fornita
dalla Sinfonica Verdi e dal direttore. Lunghi
applausi al termine. Replica per domenica alle
ore 16.00.
26 settembre 2015 C.G.

Prossimamente Anton Dressler a Vercelli
Con il concerto di Anton
Dressler e Andrea Rebaudengo, il prossimo 2
ottobre al Museo Borgogna, riprendono i concerti
della Stagione 2015 della Società del
Quartetto.Il mese di ottobre propone inoltre il
concerto della cantautrice vercellese Carlot-ta
nella serata inaugurale del Festival
internazionale di poesia civile Città di
Vercelli e il concerto d’apertura del 66esimo
Concorso Viotti di pianoforte con il pianista
francese Jonathan Fournel vincitore del primo
premio a Vercelli nel 2013.A novembre ritornano
a Vercelli i monili Brass con il nuovo
spettacolo YES! YES! YES!
26 settembre dalla redazione
Fulvio Luciani e
Massimiliano Motterle al M.A.C. per le melodie
di Camillo Sivori
Il genovese Camillo
Sivori(1815-1894) è stato un grande virtuoso di
violino e anche ottimo compositore
dell'Ottocento. Allievo del mitico Niccolò
Paganini, ha ereditato dall'eccelso virtuoso una
tecnica violinistica altrettanto efficace, tanto
da venire chiamato
all'epoca
il "piccolo Paganini" per via della sua bassa
statura. Sono passati 200 anni dalla nascita di
questo prodigio di musicalità tutta italiana.
Per ricordare Sivori, l'eccellente violinista
Fulvio Luciani e l'ottimo pianista Massimiliano
Motterle, hanno tenuto,domenica mattina, un
concerto al M.A.C. di Piazza Tito Lucrezio Caro
a Milano che prevedeva un programma interamente
dedicato al virtuoso e comprendente il
Cantabile op.31, La Génoise, premier
Caprice, altri quattro Capricci, alcuni dei
quali in prima esecuzione assoluta, e quindi le
Folies espagnoles op.29. La musica di
Sivori presenta una cantabilità tipicamente
italiana
con
momenti di profonda e genuina qualità come
dimostrato dal bellissimo
Cantabile
op.31 iniziale , ripetuto anche nel bis
concesso. Si rimane stupiti delle splendide
invenzioni tecnico-timbriche del violino che
nelle mani di Luciani sono state rese in modo
mirabile sia nei Capricci che ne La Génoise e
nei Folies espagnoles. Il pianoforte ha avuto
ruolo virtuosisticamente determinante ne La
Génoise, a dimostrazione del fatto che Sivori
conosceva molto bene anche la tecnica delle
tastiere. Splendida mattina musicale con
fragorosi applausi al termine del concerto.
21 settembre 2015 C.G.
Una Sinfonia inedita di Górecki per
la giornata polacca di EXPO all'Auditorium
La giornata Nazionale di
Polonia all'EXPO milanese ha portato il 13
settembre in Auditorium l'eccellente Orchestra
Filarmonica di Varsavia e il suo direttore Jacek
Kaspszyk per un bellissimo concerto incentrato
su due compositori polacchi: F.Chopin e
H.M.Górecki.
Del grande polacco romantico è stato eseguito il
Concerto per pianoforte n.1 in mi minore
op.11 con un solista giovane ma di sicuro
spessore quale Andrzej Wiercinski. Ventenne, ha
vinto quest'anno il Concorso Nazionale F.Chopin
di Varsavia e si appresta a partecipare al
celebre Concorso Internazionale F.Chopin
di Varsavia che inizierà ad ottobre. Valida
l'esecuzione ascoltata con una direzione e una
componente orchestrale di grande qualità e una
resa stilistica pianistica di ottimo livello.
Wiercinski possiede una tecnica precisa e
dettagliata nella resa e un suono
particolarmente morbido per un fraseggio etereo
in molti frangenti. Valido il bis concesso con
un valzer di Chopin. Dopo l'intervallo abbiamo
ascoltato
in Prima esecuzione italiana la Sinfonia n.4
Tansman Epizody op. 85 di Górecki, musicista
scomparso nel 2010 celebre soprattutto per la
sua Sinfonia n.3. Il lavoro, per
orchestra e pianoforte ed organo obbligati, era
rimasto sulla carta per molti anni ed è stato il
figlio Mikolay, anche lui musicista, che ha
messo assieme gli appuntamenti molto dettagliati
lasciati in stato avanzato dal compositore. Il
brano, particolarmente d'effetto nelle note
iniziali, è certamente interessante nel suo
sviluppo pacato, a volte cameristico e a volte
molto incisivo. L'atmosfera generata ha molto il
sapore del brano conclusivo di un lungo percorso
musicale. Fragorosi gli applausi al termine e
brindisi per tutto il pubblico.
15 settembre 2015 Cesare Guzzardella
Adès e Francesconi
per il Focus di MITO
Il Focus di quest'anno
che MITO ha riservato ai compositori viventi è
stato occupato da due affermate personalità
musicali quali l'inglese Thomas Adès (1971) e il
milanese Luca Francesconi (1956). Sono stati
presentati brani sinfonici e cameristici
composti tra la fine degli anni '80 e altri di
recente produzione in due differenti momenti
musicali: in Sala Verdi
e
al Teatro Menotti. In Sala Verdi abbiamo
ascoltato In Seven Days per pianoforte ed
orchestra lavoro di Adès del 2008, e due brani
di Francesconi del 1987 e del 1998 quali
Trama per saxofono e orchestra e Memoria
II per orchestra. L'Orchestra della Svizzera
Italiana era diretta Timothy Redmond. Complesso
ma accessibile per il suo linguaggio
prevalentemente tonale, il brano di Adès è stato
ben eseguito dalla compagine orchestrale
ticinese e dal solista Nicolas Hodges.
L'introduzione cameristico del brano dal sapore
minimalista ha trovato un netto cambiamento con
l'ingresso della parte pianistica dove le
sonorità sono diventate grintose e ricche di
ritmo. Il brano per saxofono e orchestra di
Francesconi ha trovato solista l'eccellente
Mario Marzi che ha introdotto il lavoro con un
solismo dal carattere liberatorio fortemente
legato a certo jazz free della fina anni '50
(Coleman, Arley, ecc.). Brano provocatorio,
ottimamente costruito da Francesconi attorno ai
due sax - contralto e soprano- Trama ci
rivela una parte orchestrale nitida e
particolareggiata nell'esprimere caratteri
articolati e sincopati. Memoria II ha un
carattere completamente diverso e ci rivela,
partendo da un pacato Mozart un Francesconi più
introspettivo. Successo di pubblico alla
presenza dei due compositori saliti sul palco
per i ringraziamenti.
13 settembre 2015 Cesare
Guzzardella
Il pianista Luca
Buratto vince il Concorso
Honens di Calgary
Il pianista ventiduenne
milanese Luca Buratto è il vincitore del
Concorso Internazionale Honens 2015 di
Calgary. Ieri sera la premiazione. Venerdì
scorso aveva terminato le
esecuzioni
eseguendo il Concerto n.3 in do maggiore op.26
di S. Prokof'ev. Dopo un'accurata selezione tra
50 pianisti provenienti da ogni parte del mondo,
Buratto si è trovato tra i tre finalisti
distinguendosi per versatilità e spessore
musicale nelle differenti esecuzioni proposte e
risultando quindi il migliore. Oltre all'ingente
somma di denaro spettante al vincitore, Luca
potrà esibirsi in una
numerosa serie di concerti già programmati nel
suo pacchetto di sviluppo di carriera. Un
caloroso complimenti a Luca sperando di sentirlo
prossimamente a Milano
13 settembre 2015 C. G.
Omaggio a Pierre
Boulez per il MITO
Un omaggio al grande
compositore francese Pierre Boulez e ai suoi 90
anni, quello offerto ieri sera da MITO al
Conservatorio milanese. L'Ensemble
Intercontemporain,
formazione
inventata da Boulez nel 1976, è stata diretta da
Bruno Mantovani, quarantenne compositore,
direttore d'orchestra e da alcuni anni anche
direttore del Conservatorio di Parigi. In
programma lavori storici di Boulez quali
Improvvisazioni I e II su Mallarmé per
soprano e ensemble (1957) e il noto Le
marteau sans maître per mezzo soprano e 6
strumenti (1955). I due brani del compositore
sono stati preceduti da un brano per voce
recitante di Claude Debussy: Les Chansons de
Bilitis. La chiarezza coloristica e il
riferimento all'antico del brano cameristico di
Debussy ( due arpe, due flauti e una celesta)
hanno introdotto la musica di Boulez,
espressa con un linguaggio che negli anni '50
era particolarmente all'avanguardia. Valida
l'esecuzione del gruppo cameristico, noto per le
qualità timbriche e la precisione in ogni
dettaglio espositivo. L'ottima direzione di
Mantovani ha a che messo bene in risalto le
belle voci del soprano Hélène Fauchère,
bravissima anche nella recitazione, e del
mezzo-soprano Salomé Haller. Tra i bravissimi
strumentisti citiamo almeno l'eccellente
flautista Emmanuelle Ophéle.
11 settembre 2015 Cesare
Guzzardella
Valerij Gergiev al
Conservatorio milanese per il MITO
Un concerto di alto livello
musicale quello ascoltato ieri in Conservatorio
per MITO. Una delle più antiche orchestre russe,
l'Orchestra del Teatro Mariinskij diretta dal
suo direttore
stabile
Valerij Gergiev, ha eseguiti brani di S.
Prokof'ev. Dalla poco eseguita Sinfonia n.2
alla
Sinfonia concertante in mi minore per
violoncello e orchestra op.125, alla più
nota Suite n.2 da "Romeo e Giulietta". Si
rimane meravigliati dalle chiare ed incisive
timbriche di questa orchestra formata anche da
molti giovani orchestrali e diretta da uno dei
massimi direttori russi viventi. La resa
musicale di alta qualità si è rivelata da subito
nella Sinfonia in re minore op.40, lavoro
di grandi effetti timbrici del 1924-25 legata a
certo
Stravinskij del "Sacre" e anche a certa musica
"della macchina" di Honnegger o Hindemith.
Mirabile l'interpretazione in ogni settore
orchestrale. Con la Sinfonia concertante op.125
del 1950 abbiamo ascoltato un stupefacente
violoncellista quale Alexander Ramm. Il nitore
del suo fraseggio col suo voluminoso cello ci ha
rivelato un Prokof'ev altamente melodico.
Conclusione memorabile con la celebre Suite dal
balletto Romeo e Giulietta. La scultorea
espressività delle riconoscibili monumentali
timbriche del grande musicista russo si sono
alternate a momenti di più alta pacata liricità.
Fragorosi gli applausi al termine del programma
ufficiale e all'altezza il bis con la verdiana
Ouverture dalla "Forza del destino". Da
ricordare a lungo.
8 settembre 2015 Cesare
Guzzardella
Daniel Harding e la
Filarmonica della Scala per MITO
Dopo l'inaugurazione di MITO al Teatro
alla Scala con la celebre Orchestra Filarmonica
di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov,
altri imperdibili concerti sono in
programma
in questi giorni. Ieri sera in una Sala Verdi
del Conservatorio milanese al completo,
l'Orchestra Filarmonica della Scala diretta
dall'inglese Daniel Harding ha interpretato due
brani classici quali il Concerto n.3 per
pianoforte e orchestra di L.v.Beethoven e la
Sinfonia n.8 di A. Dvorak. Nella celebre
op.37 in do minore del genio tedesco
abbiamo trovato al pianoforte solista l'italiano
Alessandro Taverna, giovane e affermato pianista
con molta esperienza nella concertistica
internazionale.
Valida
l'esecuzione ascoltata anche se non sempre di
spessore musicale entusiasmante. Ci è sembrata
di qualità superiore l'esecuzione della
Sinfonia in sol maggiore op.88 del musicista
ceco. Qu i
la mirabile intesa di Harding con l'Orchestra
scaligera ha mostrato in modo scultoreo sequenza
determinanti della sinfonia di Dvorak. L'energia
appariscente della resa musicale mediata dal
pacato ma incisivo gesto del direttore inglese
hanno reso questo lavoro di alto valore
estetico. Fragorosi gli applausi al termine e
altrettanto incisivo il lungo bis orchestrale
concesso con brani da Guglielmo Tell di Rossini.
Questa sera alle ore 21.00 un altro concerto
imperdibile sempre in Conservatorio con
l'Orchestra del Teatro Mariinskij diretta da
Valerij Gergiev. In programma musiche di
Prokof'ev.
7 settembre 2015 Cesare Guzzardella
Dal 5 al 24 settembre
MITO SettembreMusica
il festival che riempie di musica Milano e
Torino
In venti giorni 208 appuntamenti: classica,
antica, contemporanea, world music, jazz, pop,
rock, elettronica, danza, spettacoli per bambini
e ragazzi, incontri, convegni… 137 appuntamenti
a prezzi popolari 71 appuntamenti a ingresso
gratuito. 2600 artisti da 33 paesi del mondo La
nona edizione del Festival sarà inaugurata
sabato 5 settembre a Milano, al Teatro alla
Scala, e domenica 6 a Torino, all'Auditorium
Giovanni Agnelli, Lingotto, dall'Orchestra
Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri
Temirkanov. L’orchestra russa, dallo scorso anno
orchestra residente del Festival,
eseguirà la Sinfonia n. 4 in la maggiore, op.
90 “Italiana” di Felix Mendelssohn-
Bartholdy e la Sinfonia n. 4 in mi bemolle
maggiore
“Romantica”
di Anton Bruckner. Un festival unico non
solo per l’ampiezza del programma, ma anche per
il contesto in cui si svolge; non esiste infatti
altro festival musicale che trovi spazio in due
città così grandi e ricche di strutture e angoli
magnifici, parte esse stesse della storia e del
successo della manifestazione. Da nove anni MITO
SettembreMusica accompagna il pubblico e i
visitatori di Torino e Milano in un viaggio di
tre settimane attraverso la musica di tutti
generi. L’edizione di quest’anno si colloca al
centro di un evento internazionale storicamente
legato alla musica. Nella storia degli
Esposizioni Universali, sin dalla prima edizione
del 1851 a Londra, alla musica toccò un ruolo di
grande importanza. Nell’esposizione universale
parigina del 1889, in occasione dei 100 anni
della Rivoluzione Francese, la cultura musicale
fu considerata, lo strumento ideale per
diffondere un messaggio di condivisione e
scambio tra le varie culture che il colonialismo
raccoglieva per la prima volta all’ombra della
Tour Eiffel.Questa edizione di Expo che tanto
coinvolge non solo Milano ma anche Torino,
grazie al suo tema “Nutrire il pianeta, energia
per la vita” proietta la musica in una
prospettiva più ricca e complessa. Il cibo del
quale si nutrono il corpo e l’anima offre lo
spunto per un dialogo iniziato tanto tempo fa
dalle civiltà più antiche, un dialogo ricco di
simboli in cui alla musica tocca un ruolo
primario. MITO propone, infatti, un programma
senza sofisticazioni e pone l’attenzione sulla
qualità e sulla genuinità dell’offerta musicale
che, pur avendo come perno la musica classica,
non trascura le altre manifestazioni della
musica d’arte.
5 settembre 2015 dalla redazione
GIUGNO
2015
Helmut Lachenmann
al Museo del Novecento e
Vadim Gluzman in Auditorium
Tra i numerosi concerti di
ieri, domenica, abbiamo seguito quello del
mattino al Museo del Novecento, Sala Arte Povera
e quello pomeridiano in Auditorium. La presenza
di un
affermato
compositore tedesco quale Helmut Lachenmann
(1935) ha attirato un gran numero di
appassionati di musica contemporanea nella
piccola Sala Arte Povera del Museo del Novecento
milanese che per l’occasione aveva anche molto
pubblico in piedi. Lachenmann ha presentato un
suo lavoro per pianoforte denominato Ein
Kinderspiel
–
Sieben kleine Stücke,
sette brevi brani scritti per suo figlio Davide
nel 1980. Questo è stato però anticipato da un
breve brano pianistico del 1963 denominato
"Wiegenmusik". Partendo da modelli
strutturali apparentemente semplici definiti da
forme già esistenti, Lachenmann realizza,
nei sette brani,
timbriche ripetitive volte a creare varianti
sonore
nelle quali hanno un ruolo preponderante le
risonanze ottenute in cassa armonica. Il
risultato decisamente interessante è una varietà
di timbriche dal carattere evocativo. Ottima
l’idea della doppia esecuzione, prima dalla sue
mani e poi dalla bravissima Maria Grazia
Bellocchio per fare in modo, come ben spiegato
da lui stesso, che il pubblico acquisti
familiarità con le nuove timbriche. Fragorosi
gli applausi al termine. Nel tardo pomeriggio in
Auditorium la presenza di un eccellente virtuoso
violinista quale
Vadim
Gluzman ci ha dato la
possibilità, in una sala stracolma di pubblico,
di ascoltare un classico concerto
di
Čaikovskij quale quello in Re maggiore op.35.
La Sinfonica Verdi, per l’occasione
è stata
diretta dall’ottimo Stanislav Kochanovsky. Eccellente
l’esecuzione . Non dimentichiamo il secondo
brano in programma con l’altrettanto celebre
Sinfonia n.1 di J.Brahms, anche questa per
una valida interpretazione della Sinfonica
Verdi. Da ricordare entrambi i concerti.
29 giugno 2015 Cesare
Guzzardella
Il violinista armeno
Khachatryan e l’orchestra giovanile di Chicago
Un concerto estremamente
interessante quello proposto la scorsa sera da
Serate Musicali in Conservatorio. Una
grande orchestra formata da giovanissimi
strumentisti, quelli della San Francisco
Symphony Youth Orchestra diretta da Donato
Cabrera ha sostenuto con professionalità e
ottima qualità tre noti brani musicali. Dopo
l’anticipazione con il toccante
brano
del francese Gabriel Faurè, Pavane in Re
maggiore op.50, è salito sul palcoscenico un
violinista armeno di alto spessore
interpretativo quale Sergey Khachatryan per il
noto Concerto n.1 in sol minore op.26 di
Max Bruch, l’unico dei concerti violinistici del
compositore tedesco eseguito con assiduità dai
migliori interpreti della scena internazionale.
Il brano, in tre movimenti dalla durata
complessiva di meno di trenta minuti, ha come
riferimenti certamente Mendelssohn per la
fluidità discorsiva del violino solista e Brahms
per l’impianto architettonico–armonico
del lavoro. L’ottima
direzione di Cabrera e l’omogeneità delle
sezioni orchestrali nelle delicate timbriche
hanno promesso al solista di sottolineare con
efficace pregnanza espressiva ogni frangente del
riuscito e toccante brano di Bruch. La
perfezione tecnica del solista e soprattutto
l’accuratezza virtuosistico-espressiva hanno
reso l’interpretazione di alto valore estetico.
Toccante il bis solistico proposto da
Khachatryan con un breve ma profondo brano
armeno. Nella seconda parte della serata
particolarmente equilibrata l’esecuzione della
celebre Sinfonia fantastica di Hector
Berlioz, lavoro di significativo interesse per
l’evoluzione del genere di un compositore
conoscitore delle timbriche orchestrali e
soprattutto delle sue fusioni. Ottima la
direzione. Unica pecca della serata la non
numerosa affluenza di pubblico legata sia alla
diversa giornata di programmazione che ai
concomitanti importanti concerti in altre sale
milanesi. Ma i presenti sono rimasti pienamente
soddisfatti del bellissimo concerto.
27 giugno 2015 C.G.
“The Real Group”, il
quintetto svedese in concerto al Teatro Civico
di Vercelli
Giovedì 2 luglio, per la
Stagione 2015 della Società del Quartetto è in
programma al Teatro Civico di Vercelli (ore 21)
il concerto del celebre ensemble svedese The
Real Group nell’ambito della rassegna
“Summertime”. The Real Group è tra i
protagonisti
assoluti
del panorama internazionale dei gruppi vocali.
E' formato da 5 vocalist d’eccezione: due donne,
Emma Nilsdotter e Katarina Henryson, e tre
uomini, Anders Edenroth, Morten Vinther, Anders
Jalkéus, che si esibiscono senza accompagnamento
strumentale (“a cappella”) grazie alla capacità
di fare delle proprie voci degli strumenti di
grande perfezione tecnica e di straordinario
impatto sonoro! Formatosi alla Royal Academy of
Music di Stoccolma dove i membri del gruppo
originario si sono laureati nel 1989, il Real
Group ha definito il proprio stile combinando
jazz, pop e musica corale del Nord Europa con
una versatilità che gli ha consentito di
collaborare con orchestre sinfoniche ed artisti
del calibro di Barbara Hendricks, Toots
Thielemans e Sir George Martin (il famoso quinto
Beatle). Sono senza dubbio una delle più
importanti realtà nel mondo della musica vocale
moderna. Nel febbraio 2015 è uscito il loro
album celebrativo “The Real Group. Three decades
of vocal music”.
27 giugno 2015 dalla
redazione
I solisti dei
Pomeriggi Musicali
al Palazzo delle Stelline
L'ottima iniziativa de I
Pomeriggi Musicali per i concerti
cameristici nei giardini di Palazzo delle
Stelline, in corso Magenta a Milano, ha avuto
sabato pomeriggio un fuori programma. Rumori di
pessima musica provenienti da alcuni edifici
confinanti gli splendidi
giardini
Orti di Leonardo, hanno costretto i tre
validi solisti, dopo un breve inizio
dell'oboista Francesco Quaranta, a spostarsi
all'interno di uno dei cortili. La buona
acustica ha comunque permesso di apprezzare le
qualità degli interpreti per i numerosi brani in
programma. Musiche di Telemann, Britten,
Stockhausen e Takemitsu hanno intrattenuto per
circa un'ora il numeroso pubblico intervenuto.
Le Fantasia n.2 e n.8 per oboe solo di
Telemann hanno trovato le ottime sonorità di
Francesco Quaranta; in Halt di
Stockhausen espressive e sinergiche la tromba di
Sergio Casesi e il contrabbasso
di Paolo Speziale; melodicità per la tromba di
Casesi nel raro ma efficace brano di Takemitsu
Pahts
e rigore stilistico per i tre brevi brani per
oboe solista di Benjamin Britten tratti dalle
Sei metamorfosi da Ovidio e precisamente
Pan, Niobe e
Baccus. Qui ancora una volta il
bravissimo primo oboe dell'orchestra de I
Pomeriggi Francesco Quaranta ha espresso le
sue eccellenti qualità musicali. Ottima l'idea
di introdurre verbalmente i brani e di alternare
il repertorio del passato con la musica del
Novecento, cosa resa di più facile gradimento
utilizzando strumenti melodici e particolarmente
incisivi quali l'oboe e la tromba. Successo di
pubblico e fragorosi applausi al termine.
22 giugno 2015 Cesare
Guzzardella
Ultimo concerto della
rassegna DUCALE.LAB
a Vercelli
L'ultimo concerto della
rassegna DUCALE.LAB avrà luogo domenica 28
giugno 2015, alle ore 11.00 presso il MUSEO
LEONE di Vercelli (Via Verdi 30). Protagonista
del concerto sarà il sassofonista GIACOMO
DIPALMA, della Scuola F. A. Vallotti di
Vercelli. In programma musiche di Pedro
Iturralde, Astor Piazzola, Darius Milhaud, Jean
Matitia. Il concerto fa parte della
diciassettesima edizione del Viotti Festival.
21 giugno dalla redazione
Prossimamente musica
internazionale al Teatro Civico di Vercelli
“Summertime” è il
segmento estivo della Stagione 2015 della
Società del Quartetto che raccoglie nel mese di
luglio tre importanti appuntamenti al Teatro
Civico di Vercelli fra musica classica, jazz e
pop.L’idea che anima questa mini-rassegna,
realizzata in collaborazione con il Comune di
Vercelli, è quella di dare un nuovo impulso
all'attività culturale estiva cittadina con la
presenza di importanti esponenti del panorama
musicale internazionale. Ecco quindi,
proveniente dalla Svezia, il prossimo 2 luglio,
The Real Group: un’occasione unica (due gli
appuntamenti italiani: a Vercelli e al Ravenna
Festival) per godere dei sofisticati e
coinvolgenti equilibrismi vocali del quintetto
di “Pass Me The Jazz”. The Real Group è una
formazione leggendaria che celebra con un tour
mondiale i 30 anni di attività. Il concerto
della cantautrice Yara Beilinson, il 16 luglio,
è significativo perchè coincide con la prima
esibizione in Italia di una fra le più
interessanti giovani interpreti della scena
musicale brasiliana. La rassegna si chiude sulle
note potenti dei Quadri di un’esposizione di
Mussorgsky con il concerto della pianista Sofya
Gulyak, anche lei al debutto a Vercelli con un
programma straordinario che offre anche
capolavori di Chopin e Liszt. Da non perdere
21 giugno dalla redazione
Musiche di Botter,
R.Strauss e Orff per la Sinfonica Verdi
Un programma particolarmente
intenso quello di ieri sera in Auditorium con la
Sinfonica Verdi diretta da John Axelrod per un
programma che prevedeva musiche di Richard
Strauss e Carl Orff anticipate da un brano in
prima assoluta del compositore milanese
Massimo
Botter: Les Jeux d'Arlequin. Questa
composizione è stata pensata per un solista di
percussioni quale l'italo-francese Claudio
Bettinelli membro dell'Ensemble Orchestral
Contemporain. Non si tratta di percussioni
tradizionali ma di una serie di decine e decine
di elementi percussivi adagiati su tre tavoli,
di svariate dimensioni e di differenti
materiali: dal vetro, all'acqua , al metallo,
ecc. Gli effetti sonori e ritmici di Bettinelli
con alcuni elementi d'improvvisazione nei
momenti di "a solo", integrano le suggestive ed
incisive sonorità dell'orchestra ottimamente
diretta da Axelrod. Il risultato è quello di un
lavoro di oltre venti minuti caratterizzato da
un grande impatto sonoro ricco di brevi ed
accentuate timbriche taglienti, spezzate o
integrate dalla maestria pirotecnica e
scenografica del percussionista. L'effettistica
è evidenziata anche da una serie di tubi di
plastica fatti roteare da
alcuni
orchestrali per generare effetti sonori di
sibilo e soffio. Un brano originale che andrebbe
riascoltato, molto apprezzato dal numeroso
pubblico presente in sala e che mostra le
qualità d'orchestrazione del cinquantenne
compositore milanese. Il concerto è continuato
con due celebri lavori: I Tiri burloni di
Till Eulenspiegels di R.Strauss e i
Carmina Burana di C.Orff. La direzione di
Axelrod è stata all'altezza in entrambi i brani.
Successo speciale per i Carmina Burana dove
oltre all'ottimo Coro Sinfonico preparato da
Erina Gambarini e al Coro di Voci bianche
preparato da M.Teresa Tramontin, abbiamo trovato
tre ottime voci soliste: in ordine d'intervento
quella del baritono Christian Senn, del
controtenore Filippo Mineccia e quella
del soprano Giuliana Cianfaldoni.
Splendida la resa complessiva di tutte le
componenti sia orchestrali che vocali e
fragorosi gli applausi del pubblico per un
lavoro di grande impatto musicale e visivo per
la quantità di operatori musicali presenti sul
palco. Replica per domenica alle ore 18.00.
19 giugno 2015 Cesare
Guzzardella
La Kern e Valćuha
in Conservatorio.
L'ultimo concerto stagionale per la
Societ à
dei Concerti ha
trovato sul palcoscenico di Sala Verdi, nel
Conservatorio milanese, la pianista Olga Kern
accompagnata dall'Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai diretta da J.Valćuha.
In programma prima Rachmaninov con il celebre
Concerto per pianoforte ed orchestra n.3,
quindi
Caikovskij
con la Sinfonia n.5. Anticipiamo l'ottima
resa orchestrale della Sinfonica della Rai e del
direttore Valcuha.
Ma
gli occhi del numerosissimo pubblico presente in
Sala Verdi erano puntati sulla bravissima
solista. Con Rachmaninov e il Terzo Concerto
la bella Kern ha raggiunto livelli di grande
eccellenza. Ricordiamo che la Kern aveva vinto
il prestigioso Concorso Van Cliburn proprio
eseguendo il Rack3 e da quell' anno, il lontano
2001,
è partita la sua
folgorante carriera. Per ragioni geografiche e
culturali la Kern ha una decisa e mirata
sintonia con la musica del grande
compositore-interprete russo. Il difficile
concerto è stato interpretato con energia e
sicurezza strabilianti e l'eccellente risultato
interpretativo è risultato evidente a tutta la
platea che al termine ha espresso approvazione
attraverso fragorosi applausi. Due i bis
concessi dall'elegante pianista: prima
Rachmaninov con un celebre Momento musicale,
il n.4 in mi minore op.16, e quindi
l'ancor più noto Volo del Calabrone di
R.Korsakov per la trascrizione pianistica
di Rachmaninov. La seconda parte orchestrale
della serata ha trovato un'ottima esecuzione
della Quinta Sinfonia di Cajkovskij interpretata
da Valćuha
con grinta e profondità
espressiva. Interminabili gli applausi.
18 giugno 2015 Cesare
Guzzardella
Un concerto per
Arturo Benedetti Michelangeli in Auditorium
Per commemorare i 20 anni
dalla scomparsa del grande pianista Arturo
Benedetti Michelangeli è stato organizzato
nell'Auditorium milanese un concerto che ha
visto due momenti musicali distinti: uno
pianistico ed uno corale. Nella prima parte due
ottimi pianisti
emergenti
quali Luca Buratto e Alice Baccalini hanno
eseguito due capolavori della letteratura per
pianoforte di cui il sommo pianista bresciano fu
grande interprete: il Carnaval op.9 di
Robert Schumann, eseguito da Buratto, e
Gaspard de la Nuit di Maurice Ravel per le
mani della Baccalini. Brani molto diversi ma
fondamentali per ogni virtuoso del pianoforte
che si rispetti. Luca Buratto ha trovato ancora
una volta in Schumann il compositore ideale per
la sua scelta interpretativa. I rapidi andamenti
della numerose e brevi parti di cui è composto
il Carnaval, sono scorsi rapidamente tra
le sue mani e hanno
centrato il bersaglio per un'interpretazione
avvincente dove l'unità formale insieme
all'eccellente espressività sono emersi
evidenziando anche ogni dettaglio del lavoro. Di
valore estetico l'interpretazione fornita.
L'approccio interpretativo della Baccalini in
Ravel, brano altrettanto
fondamentale,
è stato di grande impatto estetico. Abbiamo
notato, dopo una breve emotiva partenza
iniziale, una sicurezza tecnico-gestuale
costante ed una restituzione sonora di alto
livello espressivo. Chiara nei dettagli timbrici
e formalmente ineccepibile, ha rivelato qualità
estetiche di valore e personali. Splendida
l'interpretazione. Nella seconda parte della
serata sono state eseguite Dieci
armonizzazioni di A.B.Michelangeli di noti
canti popolari italiani. Il Coro ANA
Associazione Nazionale Alpini è stato
ottimamente diretto da Massimo Marchetti.
Ricordiamo la passione di Michelangeli per i
canti di montagna e le sue qualità dì
armonizzatore corale. Grande successo e lunghi
applausi per una serata da ricordare.
16 giugno 2015 Cesare
Guzzardella
Piovano e Pappano per
Serate Musicali
Un duo di ottima qualità
quello formato dal violoncellista Luigi Piovano
e dal pianista
Antonio
Pappano, quest'ultimo noto come direttore
d'orchestra. Il programma ascoltato ieri sera
prevedeva due celebri brani, la Sonata n.3
op.69 di Beethoven e la Sonata n.2 op.99
di Brahms, anticipati da due brevi e rari
lavori di Giovanni Battista Cirri (1724-1808),
Adagio in do minore, e di Gaetano
Braga
(1829-1907), Meditazione lugubre in fa minore.
Decisamente valido l'inserimento di questi due
lavori, caratterizzati entrambi da una melodica
ed espressiva parte del violoncello solista che
sembra quasi introdurre i due brani più noti.
Molte belle tutte le esecuzioni. Pappano ha
espresso un fraseggio molto delicato e ricco di
dinamiche che ha ben sostenuto le parti
solistiche dell'espressivo cello di Piovano.
Ottimo l'equilibrio formale d'insieme. Due i bis
concessi con il Canto del cigno di
Saint-Saëns e il Volo del calabrone di
Korsakov. Successo e lunghi e meritati applausi.
15 giugno C.G.
La compositrice russa
Sofija Gubajdulina al Museo del Novecento
milanese
Nel cartellone di musica
contemporanea di “Rondò 2015“, l'annuale
iniziativa organizzata da Sandro Gorli e dal suo
Divertimento Ensemble, spicca l'incontro di
questa mattina presso la Sala Arte Povera del
Museo del Novecento con
la
compositrice russa Sofija
Gubajdulina.
Il fisarmonicista Corrado Rojac e la
violoncellista Martina Rudic hanno reso omaggio
alla nota musicista presente in sala (foto),
eseguendo il “De profundis" per fisarmonica
(1978) e i "Dieci preludi" per violoncello
(1974). I brani composti circa quarant'anni
orsono, sono caratterizzati da un'interessante
impiego degli strumenti protagonisti. Specie il
De profundis è un lavoro dove la fisarmonica
è impiegata in modo da sfruttare ogni qualità
sonora con timbriche di raro ascolto per questo
strumento. La validità dell'interpretazione
dell'eccellente Rojac ha reso questo brano di
grande impatto sonoro e visivo. L'evidente
concentrazione del solista, in un'esecuzione
completamente a memoria, ha determinato una resa
espressiva molto intensa. Bravissima anche
Martina Rudic nell'eseguire i brevi ed intensi
Dieci preludi, lavori nati nei primi anni
'70 a scopo didattico e poi diventati di
repertorio per molti violoncellisti.
Anche
il violoncello trova spes so
un impiego inusitato con brevi "schizzi musicali
" che prevedono tecniche, per allora,
inconsuete, di produzione timbrica come nel
movimento finale dove non è previsto l'impiego
dell'arco e neanche il pizzicato. La forza a
pressione della mano sinistra sulla tastiera
determina i flebili ma efficaci timbri che
concludo il ciclo. Lunghi ed intensi applausi ai
validi interpreti e alla compositrice da parte
del numeroso pubblico che riempiva la sala del
prestigioso museo milanese. Fiori per la
Gubajdulina applaudita insieme ai due bravissimi
interpreti (foto). Da ricordare.
14 giugno 2015 Cesare
Guzzardella
Il violoncello di
Massimo Polidori a Vercelli
Un frammento della
prestigiosa Filarmonica della Scala ha
illuminato questo pomeriggio di domenica 14
giugno la stagione musicale della vercellese
Società del Quartetto: nella sede d’elezione, il
grande salone del Museo Borgogna, si è esibito
il primo violoncello dell’orchestra scaligera,
Massimo Polidori, che, accompagnato dalla
pianista napoletana Simonetta Tancredi, ha
presentato un programma che spaziava dal ‘700 di
Bach (Terza
Suite
per violoncello in Re maggiore BWV 1009) al ‘900
di S. Barber con la Sonata per violoncello e
pianoforte Op.6, attraverso l’800 di Beethoven
(Sonata op.69 in La maggiore per violoncello e
pianoforte) e di Brahms di cui è stata proposta
una versione per violoncello e pianoforte dei
due Lieder Wiegenlied e Minnelied. Affidato al
solo violoncello di Polidori, l’esordio del
concerto, con la suite bachiana, ha subito
permesso al pubblico del Borgogna di apprezzare
le qualità del solista, che dal suo strumento
(un Paolo Castelo del 1760) sa trarre
l’impostazione di suono tipica soprattutto di
questo Bach delle suite: raffinata eleganza e
delicatezza “francesi” , che nella terza suite
si accompagnano all’esultanza vitale del Re
maggiore. Rigoroso nell’agogica e nelle
dinamiche, Polidori ha espresso una sottile
sensibilità nelle variazioni timbriche, che
hanno reso in tutta la sua ricchezza di piani e
sfumature sonore il mondo musicale bachiano.
Molto buona anche l’esecuzione della sonata
beethoveniana, ove, com’è noto, violoncello e
pianoforte sono posti su un piano di assoluta
parità, in un dialogo appassionato, ispirato
alla gioiosa limpidezza della tonalità di La
maggiore, ove il pianoforte della Tancredi ha
collaborato validamente al lirismo di questo
gioiello musicale. Rigorosa tecnicamente, con un
bel suono limpido e assertivo, talora la giovane
pianista napoletana ha un po’ coperto il
violoncello con la sua prorompente energia: i
momenti migliori, a nostro avviso, sono stati lo
Scherzo, in particolare nella sezione del Trio,
dai delicati tremoli del violoncello
accompagnati da un raffinato motivo del
pianoforte, e il finale Allegro vivace, con il
bellissimo sviluppo, ottimamente condotto dai
due solisti, coi disegni imitativi fra mano
destra del pianoforte e violoncello. Delicata
morbidezza elegiaca e chiarezza espressiva le
caratteristiche dei due Lieder brahmsiani,
mentre di notevole interesse è stato l’ultimo
brano dell’impaginato, la sonata di Barber
(1933), ancora legata alla tonalità, ma non
priva di qualche accenno politonale e,
soprattutto, di notevole e drammatica varietà
agogica, resa al meglio dai due esecutori,
soprattutto nel lirico e cantabile adagio
centrale. Applauditi a lungo e fragorosamente
dagli ascoltatori, Polidori e Tancredi hanno
concesso un bis, il celebre Salut d’amour di
Edgar. Un bel concerto, degno della tradizione
della Società del Quartetto di Vercelli.
14 giugno 2015 Bruno Busca
Ingrid Fliter in
Conservatorio con l'Orchestra Unimi diretta da
Crudele e un brano di Fabio Vacchi
È una pianista decisamente
chopiniana l'argentina Ingrid Fliter ed il
piazzamento in seconda posizione al prestigioso
Concorso Chopin dì Varsavia nel 2000 è
stato certamente
meritato.
Il programma di ieri sera con i giovani
orchestrali dell'Orchestra Unimi, l'orchestra
universitaria di Milano, diretti da Alessandro
Crudele, ha trovato la quarantenne pianista
disinvolta nel Concerto n.2 op.21 di
F.Chopin e nei numerosi bis concessi sempre del
genio polacco. Ha una splendida mano la Fliter:
elastica, leggera, grintosa, corretta ed
espressiva nelle numerose dinamiche chopiniane.
Il concerto è stato ottimamente diretto da
Crudele, dando il giusto spazio
all'importante
parte pianistica e i giovani orchestrali hanno
ottimamente supportato con morbidi tappeti
sonori i momenti più melodici del celebre
concerto. La determinazione della Fliter nel
sostenere la parte solistica ha avuto il momento
più intenso nel sublime
Larghetto centrale dove la morbidezza di
tocco e certo sapore polacco sono emersi con
leggerezza dalla concentrazione sonora che il
movimento impone. Bellissimo anche il brillante
Allegro vivace finale. Eccellenti i bis
con Tre danze scozzesi, il Grande valzer
brillante op.18 e l'altrettanto celebre
Valzer "Minute". Bravissimi. Di rilevanza
musicale la seconda parte della serata con un
brano di Fabio Vacchi in prima milanese
denominato Love's Geometries. Il brano
per archi con ruolo fondamentale nel violino
primo
- bravissima la solista Daniela Cammarano (
nella foto con Vacchi e Crudele) - e anche in
certi frangenti del violoncello, è nello stile
inconfondibile del musicista bolognese ma
milanese d'adozione. Il linguaggio chiaro e
trasparente gioca sulla sovrapposizione di
differenti piani sonori in cui l'elemento
melodico, di intensa espressività, è presente
costantemente accentuato anche dalle
fondamentali parti solistiche. Il lavoro, al
primo ascolto, ricorda l'inizio del noto Dai
Calanchi di Sabbiuno, specie nelle
timbriche. Quindici minuti di intense struggenti
armonie ottimamente organizzate. Lunghi applausi
per l'eccellente esecuzione di Crudele e
dell'UniMi con il compositore, al termine, sul
palcoscenico. Valida l'interpretazione del brano
finale:l'Ouverture - Fantasia dal Romeo
Giulietta di Cajkovskij. Da ricordare.
10 giugno 2015 Cesare
Guzzardella
Madesimo Music Festival 2015 "Costruire il
talento"
Dopo il successo ottenuto
nelle scorse edizioni, torna, dall’10 al 26
luglio, il Madesimo Music Festival: Diciassette
giorni di concerti, seminari, incontri con gli
artisti, masterclass; musica nella
natura all'interno della suggestiva cornice
alpina della Valle Spluga. Costruire il
Talento è il tema-missione assegnato ai numerosi
interpreti ed ospiti coinvolti per questa
edizione 2015 dal direttore artistico Mario
Marcarini. Sabato 11 Luglio il Maestro
Giovanni Allevi
presenzierà in veste di ospite d'onore alla
cerimonia di inaugurazione del
Festival
e riceverà dal sindaco il prestigioso Premio
Madesimo e in serata, alle 21, sarà
protagonista in Piazza Bertacchi del workshop
"Love": il racconto del tour e del cd con
l’esecuzione al pianoforte di alcuni estratti
dall’album. L'ingresso sarà aperto al
pubblico. Fra gli eventi principali ci saranno
come di consueto i lavori del Sony Classical
Talent Scout, format in cui chiunque può
mettersi alla prova in un vero studio
di incisione con la possibilità di
registrare gratuitamente un breve brano, senza
limitazioni di repertorio, età dei partecipanti
o strumenti. La giuria, chiamata a valutare gli
esiti delle sessioni, offrirà al primo
classificato la possibilità di
tenere
un concerto davanti al pubblico del
Festival. Domenica 12 luglio la giornata sarà
inaugurata dall'importante concerto della
mattina, quando Gloria Banditelli, Veronika
Kralova e l’Ensemble « Salomone Rossi
» intoneranno i Salmi di Benedetto Marcello
durante la S. Messa nella Chiesa dei SS. Pietro
e Paolo. Dal 12 al 14 luglio si svolgeranno le
masterclass gratuite di musica da camera tenute
da Lydia Cevidalli e Giovanni Togni, -dal 15 al
17 quella di violino sempre a cura di Lydia
Cevidalli. Il secondo week-end vedrà
protagonista Orazio Sciortino con due
appuntamenti durante la giornata del 18: un
workshop/concerto
degli allievi della masterclass e in serata il
suo piano solo workshop al Cineteatro La
Baita. Protagonista il giorno 19 l'Ensemble
Silete Venti! diretto da Simone Toni con
Veronika Kralova alla Chiesa dei SS.Pietro e
Paolo. In programma musica sacra di Vivaldi. Gli
ultimi due giorni offriranno un « vagabondaggio
naturalistico » schubertiano con Luca
Ciammarughi – che ripercorrerà` l’estetica del
viandante fra i sentieri alpini. Il giorno 25
avrà luogo la prima messa in scena assoluta di
un incontro-spettacolo in memoria di Claudio
Abbado, ideato, scritto e raccontato da Andrea
Pedrinelli con la regia di Rossella Rapisarda.
In serata ritorna a
Madesimo
il grande pianismo di Andrea Bacchetti, che
regalerà al pubblico il programma "The Italian
Bach" (presentato da Alberto Cantù). Le
occasioni di questa edizione sono molteplici,
fra concerti di giovanissimi talenti,
presentazioni di libri di argomento musicale,
musica all’aperto, degustazioni e appuntamenti
nel territorio.
Le foto sono quelle
fatte alla conferenza stampa di Milano l'8
giugno (Foto di C.G.)
Al Madesimo Music Festival i
concerti sono del tutto gratuiti e a ogni
spettatore viene regalato un CD Sony Classical
dell’artista che si sta esibendo. Il Festival ed
il Consorzio garantiscono tariffe e convenzioni
estremamente favorevoli negli alberghi del
paese, con proposte consultabili, come del resto
tutte le altre informazioni, sulla pagina
Facebook del festival: Madesimo Music Festival.
9 giugno 2015 dalla redazione
Ilya Gringolts per
Serate Musicale
Un programma studiato e di
grande interesse, quello che ha visto il
violinista Ilya Gringolts eseguire, nel
bellissimo concerto organizzato da Serate
Musicali, Capricci di Paganini in
alternanza
a Capricci di Sciarrino, anticipati dalla
Sonata in sol maggiore op.27 n.5 "Pastorale"
di Eugene Ysaýe. Un programma unitario,
dalla resa complessiva di suite, dove i
brani, di un virtuosismo estremo, sono stati
eseguiti senza soluzione di continuità con un
intervallo a metà che volendo poteva non
esserci. È un violinista superlativo Gringolts.
Nato a San Pietroburgo nel 1982 ha vinto il
Concorso Paganini a soli 16 anni nel '98 e da
allora ha girato il mondo eseguendo soprattutto
l'integrale dei Capricci paganiniani. Dotato di
una tecnica perfetta e infinitesimale
nell'intonazione, supera ogni difficoltà con una
facilità
estrema ed è immerso solo nell'interpretazione.
Inserendo i 6 Capricci di Sciarrino,
lavoro del 1975-76 dedicato a Salvatore Accardo,
tra numerosi Capricci paganiniani, Gringolts ha
rivelato come ci sia una continuità
tecnico-musicale tra i celebri brani del grande
virtuoso-compositore genovese e il noto
compositore palermitano. La ricerca di ogni
possibile effetto timbrico con fruscii,
cinguettii, strisciate, vibrazioni, ecc.
iniziata da Paganini, raggiunge estremi nei
Capricci di Sciarrino. Non poteva esserci
attualmente violinista migliore di Gringolts per
eseguire con estremo rigore, a luce soffusa,
questi massimi di virtuosismo dando un senso
musicale di alto valore espressivo. Unica pecca
della serata una Sala Verdi con centinaia di
posti liberi quando doveva essere al completo.
Un concerto assolutamente da ricordare.
9 giugno 2015 Cesare
Guzzardella
Marius Stravinsky e
Benedetto Lupo eseguono Scriabin
Un programma dedicato a
Scriabin quello della Sinfonica Verdi diretta da
Marius Stravinsky ed ascoltato nella replica
domenicale. I due brani in programma del grande
pianista-compositore russo sono stati anticipati
dal terzo breve lavoro di Nicola
Campogrande
dedicato all'EXPO e commissionato dalla
Sinfonica Verdi e denominato "Russia".
Cinque minuti di musica ottimamente scritta,
ricca di sonorità e di richiami alla migliore
tradizione sinfonica italiana. Il Concerto
per pianoforte op.20 di Scriabin è l'unico
lavoro di questo genere scritto dal compositore.
È stato ottimamente interpretato dal pianista
pugliese Benedetto Lupo. Il brano, in tre
movimenti, è un lavoro giovanile che denota
un'alta qualità compositiva non semplice da
decifrare ma certamente di ottima fattura per
quanto concerne la parte pianistica che trova
riferimenti nel tardo romanticismo. Ottime le
chiare linee melodiche delineate da Lupo, specie
nel bellissimo Andante centrale. Nella
seconda parte della serata ottima
l'interpretazione della Sinfonia n.3 in do
minore op.43 "Poema divino", lavoro più
maturo del precedente che dimostra le qualità
orchestrali di un compositore molto celebrato
nel repertorio pianistico ma in questo caso di
spessore musicale anche in quello sinfonico.
Valida l'interpretazione fornita dalla Sinfonica
Verdi e da Stravinsky.
8 giugno 2015
Cesare Guzzardella
Presentata la
Stagione 2015-16 della
Società del Quartetto
Oggi nella splendida cornice
di Villa Necchi Campiglio è stata presentata la
Stagione musicale 2015-16 della Società del
Quartetto. Il Presidente della storica
Società Antonio Magnocavallo, ha coordinato
l'incontro che ha visto la presenza del
Sottosegretario
Ilaria Borletti Buitoni,
dell'Assessore alla cultura di Milano Filippo
del Corno, del direttore artistico Paolo Arcà e
del filosofo Carlo Sini oltre ad una numerosa
platea di giornalisti, soci, abbonati ed
interessati. Tutti i presenti hanno sottolineato
la straordinaria programmazione musicale che
vedrà nella prossima stagione la presenza di
solisti e di
formazioni
cameristiche di primo livello con ben 22
concerti in programma. Nel settore pianistico
ricordiamo la partecipazione di solisti quali
Pletnev, João Pires, Perahia, Zimerman, Schiff,
Uchida (FOTO ©Justin
Pumfrey,) tutti di
livello eccellente al quale si aggiunge
l'emergente giovane italiano Davide Cabassi. Di
grande interesse sarà la presenza di un ottimo
duo italiano, quello formato da Mario Brunello
(©Emilio Zangiacomi Pompanin)
al cello e da Andrea Lucchesini al pianoforte ,
per l'integrale delle Sonate per violoncello e
pianoforte
e delle le Variazioni di L.v.Beethoven.
Ricordiamo per il repertorio barocco e
settecentesco l'Orfeo Barockorchester e
Ton Koopman in trio e anche i
Quartetti Haas e Apollo Musagète ed
il Quartetto di Cremona per la prima
parte di un'integrale dei Quartetti di Mozart.
Sottoliniamo anche una
serata di musica contemporanea con il complesso
milanese midi Ensemble per le musiche di
Dallapiccola, Castiglioni, Messiaen, Kurtág e
dei più giovani compositori Gervasoni, Pesson e
Arcà. Insomma una Stagione che per il
concentrato di grandi interpreti e per la scelta
di repertorio aspetta grandi soddisfazioni. Da
non perdere.
5 giugno 2015 Cesare
Guzzardella
Da Bach a Barber con
il violoncello di Massimo Polidori
a Vercelli
Domenica 14 giugno nel grande
salone del Museo Borgogna, alle ore 16, è in
programma il sesto concerto della Stagione della
Società del Quartetto che ospita uno dei più
importanti ed ammirati violoncellisti italiani,
il torinese Massimo Polidori, primo violoncello
dell'Orchestra Filarmonica del Teatro alla
Scala, che si esibirà con la pianista Simonetta
Tancredi. Il percorso musicale scelto dai due
artisti artisti abbraccia tre secoli e tocca due
nazioni, la Germania e gli Stati Uniti,
attraverso varie forme musicali. Le suites di
Bach per violoncello, dei primi decenni del
1700, scritte originariamente per la viola da
gamba, la forma sonata classica tanto cara a
Beethoven che vede il suo splendore agli inizi
del 1800 e nella seconda metà dello stesso
secolo, i lieder di Brahms pensati per voce e
pianoforte e proposti nella versione per
violoncello e pianoforte, per concludere con un
brano di raro ascolto, l’unica Sonata per
violoncello e pianoforte composta nel 1936 a
Philadelphia da un giovanissimo studente, Samuel
Barber, all’epoca ancora molto influenzato dalle
opere brahmsiane sebbene già pronto a spiccare
il volo verso un percorso tipicamente
novecentesco e di cultura prettamente
statunitense.
Il
chitarrista Edoardo PIERI per Ducale.lab a
Vercelli
Continua la rassegna
Ducale.Lab con un altro solista deccezione, il
chitarrista Edoardo PIERI (vincitore del bando
Ducale.Lab del Conservatorio di Alessandria),
domenica 14 giugno alle ore 11, sempre presso il
Museo Leone di Vercelli.
dalla redazione 5 giugno 2015
MAGGIO 2015
Marlena Maciejkowicz
e il Quartetto Effe al Museo Borgogna di
Vercelli
Un affascinante connubio di
arte e musica si è realizzato ieri sera, sabato
30 maggio, nello splendido salone centrale del
Museo Borgogna a Vercelli. Si celebrava appunto,
alla presenza di autorità locali e regionali, il
primo centenario dell’apertura del salone,
destinato a raccogliere il meglio della
quadreria di palazzo Borgogna (Rinascimento
piemontese) e divenuto presto anche sala della
musica, che da un quindicennio è la sede dei
concerti cameristici di un’altra gloriosa
istituzione culturale dell’accogliente cittadina
piemontese, la
Società
del Quartetto, la più antica d’Italia dopo
quella di Milano e legata all’organizzazione
annuale di uno dei più importanti concorsi
musicali italiani, il celebre Viotti. Quale
miglior decisione, dunque, di quella di
festeggiare il centenario con un concerto? E
infatti, dopo la doverosa serie di discorsi
introduttivi, di fatto una meritata apoteosi
dell’avv. Francesco Ferraris, figura carismatica
della vita artistico-musicale di Vercelli e da
cinquant’anni (!) Presidente del Consiglio di
amministrazione della Fondazione del museo, ha
avuto inizio un concerto dall’impaginato
piuttosto singolare: il Concerto per pianoforte
e orchestra n.1 in Mi min. op.11 di F. Chopin,
trascritto per pianoforte e quintetto d’archi
(quartetto più il contrabbasso), seguito da una
trascrizione per quartetto d’archi di sei pezzi
della Suite dallo Schiaccianoci di Ciajkovskij.
Protagonisti della serata la giovane pianista
polacca, ma con studi in Germania e residente da
tempo in Italia, Marlena Maciejkowicz e il
Quartetto Effe, formatosi a Torino per
iniziativa di quattro giovani strumentiste
(donde la “effe” di femmina) , dal repertorio
piuttosto versatile, che svaria dal Barocco al
contemporaneo, sino ad arrangiamenti e
contaminazioni piuttosto estrose. Per
l’esecuzione del concerto chopiniano l’Effe era
accompagnato dal contrabbasso “maschile” di
Fortunato D’Ascola. Purtroppo il programma di
sala non precisava l’origine e l’autore di
questa trascrizione del concerto di Chopin: a
noi risulta che il grande polacco provasse il
concerto, com’era d’uso, con accompagnamento di
un quartetto d’archi, ma non abbiamo
informazioni su una trascrizione per quintetto.
Data la netta prevalenza dello strumento solista
sull’orchestra, caratteristica del tipo di
concerto chopiniano, la trascrizione non
stravolge in modo inaccettabile la partitura
originale nei suoi valori sonori e timbrici,
anche se ascoltare la Romance centrale senza i
corni prima dell’attacco del pianoforte è
tutt’un’altra cosa…Va comunque detto che
l’esecuzione ascoltata ieri sera è stata di
qualità più che dignitosa: la Maciejkowicz è
pianista di valida tecnica, con ottimi rubati,
dal fraseggio sempre preciso, con un suono
limpido e melodico anche se un po’ scialbo sotto
il profilo delle soluzioni timbriche. Dopo un
attacco del primo tempo, a nostro avviso un po’
troppo lento, quasi incerto, il quintetto, sotto
la guida dell’ottimo primo violino, la russa
Anna Nenasheva, ha preso le giuste misure,
staccando i tempi esatti con buona intesa con la
tastiera. Francamente discutibile ci è parsa la
scelta del secondo pezzo: la trascrizione per
quartetto d’archi (anche in questo caso ne
ignoriamo l’origine) elimina la qualità più
affascinante della Suite ciajkovskiana, la
varietà e lo splendore dei colori orchestrali.
Per quanto le quattro “Effe” abbiano cercato di
valorizzare al massimo la timbrica degli archi
(ancora una volta un “brave” al primo violino e
al secondo, Elena Casottana), l’ascoltatore si
domandava se non sarebbe stata scelta migliore
proporre un quartetto ‘vero’. Il concerto ha
comunque riscosso un grande successo, da parte
di un pubblico da tutto esaurito e ulteriormente
allietato, alla fine della serata, dalla festa
del Borgogna, che proponeva a tutti i convenuti
un brindisi e una fetta di una sontuosa torta,
preparata per l’occasione da una delle più
prestigiose pasticcerie vercellesi.
31 maggio 2015 Bruno Busca
L'Orchestra Sinfonica
Verdi per un tutto Šostakovič in Auditorium
Zhang Xian, direttore della
Sinfonica Verdi, ha impaginato un programma
interamente dedicato a Dmitrij Šostakovič con
due lavori particolarmente noti quali il
Concerto per pianoforte, tromba e orchestra
d'archi n.1 op.35 e la Sinfonia n.10
op.93. Nel
Concerto
la parte più rilevante è quella pianistica per
l'occasione sostenuta della pianista campana -
di Castellammare di Stabia- Mariangela Vacatello
e quindi quella per tromba sostenuta da
Alessandro Caruana. L'interpretazione
decisamente valida della Sinfonica Verdi in
entrambi i lavori, ha trovato nella chiarezza
d'idee dell'eccellente Zhang Xian il riferimento
dominante per un'esecuzione dettagliata e chiara
in ogni sezione orchestrale. In particolare i
legni e gli ottoni della Verdi hanno definito un
eccellente impasto timbrico e
nel
concerto, la tromba di Caruana è emersa con
precisione ed eleganza
espositiva. Bravissima la Vacatello, solista
affermata con vittorie e rilevanti piazzamenti
in importanti concorsi internazionali (Busoni,
Van Cliburn, Queen Elisabeth ecc.). Il suo
pianismo è sostenuto da una tecnica rigorosa e
da una precisione di tocco allarmante come
dimostrato anche dall'avvincente bis, tra i tre
concessi, quale la Campanella di Paganini
- Liszt. Replica del concerto domenica alle ore
16.00 . Da non perdere.
30 maggio 2015 Cesare
Guzzardella
Il secondo di
concerto di DUCALE.LAB a Vercelli
Dopo il concerto di
inaugurazione del Ducale.Lab con protagonista il
pianista Alberto Marchisio (vincitore del bando
Ducale.Lab del Conservatorio di Cuneo), la
rassegna prosegue con un secondo appuntamento
domenica 7 giugno alle ore 11, sempre presso il
Museo Leone di Vercelli con la pianista GABRIELE
MARZELLA, vincitore del bando Ducale.Lab del
Conservatorio di Novara. In programma musiche di
A.Scriabin, F. Chopin e F. Liszt
30 maggio dalla redazione
Alexander Lonquich e
l'Orchestra de I Pomeriggi
Musicali
Un tutto Beethoven quello
ascoltato ieri sera al Dal Verme con il pianista
- direttore Alexander Lonquich: prima il
Concerto per pianoforte ed orchestra
op.73"Imperatore"
e poi la Sinfonia n.6 op.68 "Pastorale"
. Due celeberrime composizioni del genio
tedesco che rappresentano due momenti
compositivi differenti. Il Concerto "Imperatore"
è l'ultimo della serie di cinque e arriva al
vertice di questo genere con grinta e
determinazione. La Sinfonia "Pastorale"
rappresenta un modo compositivo di Beethoven
diverso dal consueto: un momento di pacata
serenità di fronte alle bellezze della natura.
Lonquich, pianista tedesco che ha in Italia un
luogo di vita privilegiato, è certamente un
ottimo pianista con momenti di eccellenza. Da
alcuni anni si dedica con maggiore attenzione
a
Beethoven eseguendo molte sonate e anche i
concerti pianistici. La sua solida formazione
classica ha portato ad una valida esecuzione del
capolavoro del maestro di Bonn. La sicurezza
delle note iniziali e di tutte le parti più
virtuosistiche del concerto eseguite in modo
energico e la leggerezza del sublime Adagio
centrale hanno rivelato un'avvincente
interpretazione. Valido anche il bis solistico
di C. Debussy. Ci è
piaciuta sostanzialmente anche la nota
Pastorale beethoveniana, pagina di apparente
facile scrittura ma che proprio per l'immediata
orecchiabilità dei temi ha bisogno di abilità
interpretative elevate determinate soprattutto
da un eccellente equilibrio delle parti orchestrali.
L'Orchestra dei Pomeriggi ha fornito una valida
interpretazione specie nell'Allegretto
finale dove la direzione di Lonquich ci è
apparsa più determinata. Successo di pubblico.
Replica sabato pomeriggio alle ore 17.00.
29 maggio 2015 Cesare
Guzzardella
Murray Perahia per la
Società del Quartetto
Da anni presenza costante
della Società del Quartetto, il celebre
pianista newyorkese Murray Perahia è tornato
ieri sera in Conservatorio con un programma
variegato e classico che prevedeva musiche di
Bach, Haydn, Beethoven, Franck e Chopin.
Partendo, in ordine cronologico, da Bach, il
pianista newyorkese ha eseguito con innegabile
maestria
la
Suite francese n.6 BWV 817. Il suo Bach ci
sembra maggiormente di qualità con movimenti ben
contrastati giocati su grande fluidità e
leggerezza discorsiva. Il
brano di Haydn, la
Sonata in la bem. maggiore Hob XVI. è stato
seguito dallo splendido Andante con
variazioni in fa minore Hob.XVII.
Decisamente valide le interpretazioni con un
Andante ancora più espressivo e di rilevante
valenza estetica. La Sonata "Al Chiaro di
luna "di Beethoven ha concluso la prima
parte del concerto. Ottima ma non innovativa
l'interpretazione ascoltata. La complessa
architettura di Caesar Franck con Prélude
Choral e Fugue ha introdotto la seconda
parte del concerto e Perahia quì ha raggiunto un
eccellente livello interpretativo mettendo in
evidenza
dettagli nascosti nei differenti piani sonori.
Valido e innovativo lo Scherzo n.1 in si
minore op.20 di F. Chopin che ha concluso il
programma ufficiale. L'inizio dello Scherzo con
andamento vorticoso ha trovato un'esemplare
sosta nella meditata parte centrale creando un
contrasto molto interessante che ha evidenziato
le qualità del pianista nel calibrare gli
andamenti. Due i bis concessi con un altrettanto
avvincente Notturno di Chopin ed un breve
energico Schumann. La tecnica limpida e
dettagliata di Perahia e
l'esperienza pianistica consolidata di questo
eccellente musicista lo pongono sempre ai
vertici interpretativi del repertorio classico.
Un cambiamento dei programmi con qualche
elemento di novità e qualche brano più recente
certo non guasterebbe. Applausi scroscianti in
una Sala Verdi quasi al completo.
27 maggio 2015 Cesare
Guzzardella
I
Wiener Simphoniker
per Serate Musicali
Non capita spesso di
ascoltare un'orchestra sinfonica di questo
livello in Conservatorio. Certo vengono spesso
ottime orchestre tedesche in Sala Verdi, ma la
qualità artistica della formazione austriaca dei
Wiener Symphoniker, ascoltata ieri nel bel
concerto organizzato
da
Serate Musicali, è sicuramente inconsueta. Un
impaginato interamente dedicato a
Mozart ha accontentato gli amanti del
genio salisburghese, meno quelli che preferisco
un repertorio d'ascolto diversificato. Comunque
abbiamo apprezzato la qualità estetica delle tre
sinfonie in programma: la Sinfonia n.35 K285
"Haffner", la K425 "Linz" e a
conclusione la K504 "Praga". Tre lavori
scritti nell'ultimo decennio di vita di
Wolfgang, e terminati cinque anni prima della
sua giovane morte. La maturità artistica si
rivela in tutti questi brani ma è forse nella
"Praga" che Mozart ha creato una tensione
emotiva maggiore. Alla direzione dei Symphoniker
il direttore ungherese Adam Fischer ha mostrato
di padroneggiare con
divertite movenze la splendida orchestra dotata
di timbrica ben delineata e trasparente. Ottime
le interpretazioni con movimenti laterali rapidi
e bellissimo il bis concesso con l'Ouverture
dalla Nozze di Figaro. Numerosissimo il
pubblico e fragorosi gli applausi finali. Da
ricordare.
26 maggio 2015 Cesare
Guzzardella
Luciani e Motterle in
San Gottardo in Corte e Ghiazza in Auditorium
L'attività della Sinfonica
Verdi non occupa solo i confini dell'Auditorium
milanese in L.go Mahler ma anche altri luoghi
quali il vicino M.A.C. di Piazza Tito
Lucrezio Caro, recentemente inaugurato, e da
pochi giorni la splendida cornice di San
Gottardo in Corte, Cappella del 1300
recentemente restaurata e limitrofa a Palazzo
Reale. In questo splendido luogo i solisti della
Sinfonica Verdi tengono concerti di musica
cameristica
alternandosi
con solisti noti come il duo cameristico
ascoltato ieri mattina e formato dal violinista
Fulvio Luciani e dal pianista Massimiliano
Motterle. I due virtuosi hanno da poco concluso
una serie di concerti dedicati a Bach in
Auditorium e adesso ripeteranno l'esperienza di
"Romantico Bach" nella Cappella
trecentesca. Il programma bachiano ascoltato in
Auditorium nei mesi scorsi verrà quindi
ripetuto. Certo la cornice è completamente
diversa: il luogo, la Cappella, ha una
dimensione minore, l'atmosfera è più raccolta e
soprattutto l'acustica è nettamente differente.
L'acustica di qualità dell'Auditorium, con un
riverbero appena accennato, assorbito
dall'enorme quantità di legno presente, è
sostituita da quella di un
luogo dove le risonanze sono in grande
abbondanza per una resa acustica e timbrica che
ha difetti ma anche alcuni importanti pregi
specie nel definire timbricamente gli strumenti
ad arco come il bellissimo violino di Fulvio
Luciano. Certo due strumenti in San Gottardo
sembrano almeno otto per l'enorme effetto di
risonanza. Ma nella programmazione del duo
Luciani - Motterle troviamo molto Bach
originariamente per violino solo o con un
accompagnamento pianistico non "massiccio". Il
violino solo in una cappella o chiesa di piccole
dimensioni va bene, e la timbrica ha un suo
delizioso fascino. Il duo ieri ha eseguito molto
bene la Sonata in Sol minore per violino solo
BWV 1001 con arrangiamento con pianoforte
appena accennato di Schumann e al termine la
Sonata in Mi maggiore per violino e cembalo
(pianoforte) BWV 1016 di J.S.Bach. Motterle
ha inframmezzato
i due brani bachiani con tre brani -il n.1-4
e 11- da Musica Ricercata (1951-53)
di György Ligeti e un'interessante e riuscita
trascrizione per sola mano sinistra di J.Brahms
della celebre Ciaccona dalla Partita
in re minore di J.S.Bach. Ottima
l'interpretazione
del pianista. Bis rilevante con l'Allegretto
dalla Sonata n.1 op.105 di R. Schumann.
Bravissimi. Successo di pubblico. In Auditorium
nel pomeriggio un programma incentrato su Mozart
ha trovato un' introduzione della Sinfonica
Verdi e del direttore Zhang Xian con un brano,
Argentina, di Campogrande, scritto su
commissione de LaVerdi e secondo di ben 24
brevissimi brani commissionati per EXPO e
dedicati ad altrettante nazioni. Valida la resa
artistica per un lavoro ben costruito. Ottima la
resa estetica della Sinfonica Verdi e della Xian
in Mozart sia nell'Ouverture da Così
fan tutte che nella Sinfonia n.36 "Linz"
e soprattutto nel celebre Concerto per
clarinetto e orchestra K.622, in questo caso
grazie anche all'apporto dell'eccellente
clarinetto solista Fausto Ghiazza. La fluidità
melodica e il timbro pulito, preciso e ricco di
sfumature del suo clarinetto hanno determinato
un'interpretazione eccellente. Il concerto è
terminato con una valida esecuzione della
neoclassica Sinfonia n.1 in re maggiore op.25
di S Prokof'ev denominata per l'appunto
"Classica" e ottimamente integrata nel programma
mozartiano. Successo con intensi applausi.
25 maggio 2015
Cesare Guzzardella
DUCALE.LAB : 5 CONCERTI-APERITIVO CON
GIOVANI INTERPRETI A VERCELLI
E' con entusiasmo e orgoglio
che la Camerata Ducale presenta la prima
edizione del progetto Ducale.LAb, un'iniziativa
pensata e realizzata per giovani musicisti e
destinata a proseguire negli anni. Cinque
concerti-aperitivo con i migliori giovani
interpreti dei Conservatori di Musica del
Piemonte edella Scuola F.A.Vallotti di Vercelli
si terranno nelle domeniche 31 maggio,
7-14-21-28 giugno, ore 11 al MUSEO LEONE di
VERCELLI in Via Verdi 30. Questi concerti, nelle
domeniche tra il 31 maggio e il 28 giugno 2015,
costituiscono la prima stagione concertistica
del progetto Ducale.Lab: . Alberto Marchisio,
pianoforte - Conservatorio di Cuneo / concerto
del 31 maggio; Gabriele Marzella, pianoforte -
Conservatorio di Novara / concerto del 7 giugno;
Edoardo Pieri, chitarra - Conservatorio di
Alessandria / concerto del 14 giugno; Camilla
Patria, violoncello - Conservatorio di Torino /
concerto del 21 giugno; Giacomo Dipalma,
sassofono - Ilaria Schettini, pianoforte - F.A.
Vallotti di Vercelli / concerto del 28 giugno.
25 maggio dalla redazione
Andrea Bacchetti
nella chiesa barocca di S. Maria Maggiore a
Vercelli
Inusuale la conclusione, ieri
sera sabato 23 maggio a Vercelli, del XVII
ViottiFestival. Inusuale per la sede: non il
Teatro Civico, ma la chiesa barocca di S. Maria
Maggiore, pur essendo il Civico pienamente
disponibile. Inusuale per il programma: non
musica concertistico-sinfonica, ma per
pianoforte solo, assente la gloriosa Camerata
Ducale. Inusuale per il congedo dall’affezionato
pubblico (400 abbonati, che per una cittadina
come Vercelli è una cifra enorme): non il
festoso saluto di Cristina Canzani e Guido
Rimonda, con il sacrosanto orgoglio di un nuovo
traguardo raggiunto e la gioia dell’annuncio di
una prossima stagione ricca di proposte e di
memorabili concerti, con la partecipazione di
star del firmamento internazionale della musica,
ma un breve, asciutto
discorso
di P. Canzani e un arrivederci ai prossimi
appuntamenti estivi (peraltro ridimensionati
rispetto al programma iniziale, per volontà
dell’amministrazione comunale) in un tono
piuttosto dimesso. Che sta succedendo alla
Vercelli musicale e al ViottiFestival? Siamo,
ahimé, alle solite tristi note di questi tempi:
un’autorevolissima fonte ci ha spiegato che la
nuova giunta comunale ha operato drastici tagli
nei finanziamenti alle attività culturali
lasciate in eredità dalla precedente e in
particolare proprio al ViottiFestival, che per
questa stagione è riuscito in qualche modo a
cavarsela grazie agli introiti derivanti da
concerti in altre città, ma in futuro…In questi
puntini di sospensione è contenuta la minaccia
che la Camerata Ducale lasci Vercelli, cioè che
la migliore orchestra piemontese crei il deserto
in un’area, il Piemonte orientale, dove,
soppressa a Novara la stagione cameristica, le
occasioni di ascolto musicale dal vivo per il
pubblico diverranno a questo punto cosa rara. Il
concerto di ieri, a ingresso gratuito, è stato
dunque un segno di protesta, che la Camerata
Ducale con la sua assenza e il rifiuto di
suonare nell’istituzione teatrale cittadina
‘ufficiale’ ha inteso mandare a chi ha (o
dovrebbe avere…) orecchie per intendere.
Protagonista di questa serata è stato dunque una
vecchia e simpatica conoscenza di queste parti,
quell’impagabile folletto della tastiera che è
Andrea Bacchetti, con un impaginato
monograficamente dedicato a uno dei suoi autori
“di baule”, cioè J. S. Bach: il clou del
programma erano le Variazioni Goldberg,
precedute dalla Toccata in Mi min. BWV 914 e
seguite dalla quinta Suite francese, dal
Concerto italiano in fa maggiore BWV 807 e
infine dalla seconda delle Suites inglesi.
Bacchetti, chissà perché, ha scelto di suonare
tutti i pezzi di seguito, senza una frazione di
secondo d’intervallo (prassi esecutiva per
fortuna poco diffusa nelle nostre sale da
concerto e che personalmente ci trova
perplessi), trasformandosi in una sorta di
prodigiosa macchina musicale dalle incredibili
energie intellettuali e manuali. Ma Bacchetti ha
scelto di continuare a stupire il pubblico anche
dopo la conclusione del programma ufficiale,
offrendo quello che crediamo uno dei bis più
lunghi nella storia del concertismo: quaranta
(40!!) minuti di pezzi di Rameau, Couperin,
Hasse, Scarlatti, Beethoven, anche questi
suonati senza alcuno stacco tra un pezzo e
l’altro, sicché anche il più esperto ascoltatore
immaginiamo abbia faticato non poco a capire
cosa stesse ascoltando esattamente…(i nomi dei
compositori, non le opere, li ha svelati lo
stesso Bacchetti al termine del concerto).La
virtù principale, pubblicamente riconosciuta al
pianismo di Bacchetti è la perfetta tornitura
del suono, lavorato con la precisione di un
orafo, non freddo e astrattamente ‘tecnico’, ma
animato da un delicato lirismo: un suono che si
sgrana per ogni singola nota, anche nelle zone
agogicamente più veloci del pezzo (e ieri ci è
parso che , soprattutto nelle Goldberg, il
pianista genovese abbia scelto tempi piuttosto
rapidi). Qualità, queste, confermate una volta
di più nel concerto di ieri sera, in un
ambiente, peraltro, dall’acustica non del tutto
favorevole, che ha indotto Bacchetti a
potenziare il volume del suono, magari a
discapito, talora, di alcune di quelle finezze
timbriche di cui è maestro .Nel complesso ne è
uscito il Bach che più amiamo di Bacchetti: un
Bach che, pur nella scrupolosa precisione
dell’architettura, suona sciolto e fluente nelle
dinamiche e negli stacchi dei tempi, ben
‘squadrato, ma anche espressivamente suadente.
Il lunghissimo applauso del pubblico ha salutato
alla fine una serata che, sia per la singolarità
della performance, sia per la qualità
dell’esecuzione, sarà difficile dimenticare.
24 maggio 2015 Bruno Busca
CO2 di Giorgio
Battistelli alla Scala
CO2 è la nuova produzione del Teatro alla Scala
per un'opera contemporanea. Si avvale di due
eccellenti firme quali il regista Robert Carsen
e il compositore italiano Giorgio Battistelli. È
un lavoro che cade nel momento giusto con l'EXPO
per descrivere tematiche in sintonia con
l'Esposizione Universale. Prendendo spunto dal
noto film-documentario di Al Gore "Una scomoda
verità", Battistelli e il librettista Ian Burton
hanno costruito, insieme
al
regista Carsen e allo scenografo Steinberg, un
prodotto avvincente che tratta del riscaldamento
globale della terra a causa dell'eccesso di
anidride carbonica. Un grande schermo delimitato
da una cornice luminosa riempe completamente la
scena (foto) e all'interno di essa si svolgono
le sequenze dei novanta minuti teatrali. Un
Prologo, nove scene ed un Epilogo scandiscono
l'opera teatrale che ha nel contenuto,
raccontato soprattutto da David Adamson,
nella persona di Anthony Michaels-Moore, e dagli
altri protagonisti l'elemento essenziale. Il
lavoro è infatti consigliabile non solo agli
amanti dell'opera ma anche ad una comunità più
scientifica. Le musiche di Battistelli, dirette
molto bene da Cornelius Meister, sono
decisamente variegate e
complesse,
e rivelano qualità compositive di alto valore
musicale. In apparenza possono sembrare una
sorta di accompagnamento filmico -in effetti lo
schermo che contiene quasi ogni scena ha una
sembianza filmica- in realtà la musica del
compositore laziale è un'ossatura portante del
lavoro e, anche se ricca di effetti sonori, ha
un'architettura organica ben definita e
coralmente importante. L'uso della lingua
inglese ha reso più anglosassone la cifra
estetica, e in alcuni frangenti ascoltando il
cast vocale e il coro ottimamente preparato da
Casoni, ci viene in mente un certo Britten. È
nel lavoro sinergico di tutti che CO2 trova
rilevante efficacia espressiva. Anche i costumi
di Petra Reinhardt, le coreografie di Marco
Berriel e
i video di Finn Ross contribuiscono in modo
determinante al successo del lavoro che nella
serata scaligera di ieri ha trovato sentiti
apprezzamenti da parte di tutti i presenti. Tra
le scene più riuscite segnaliamo quella della
Conferenza di Kyoto con il litigio dei delegati,
quella molto dinamica e colorata del
Supermercato con il cibo che arriva da ogni
parte del mondo e le bellissime coreografie
nella Scena degli uragani. Bravi tutti i
cantanti segnalando almeno Jennifer Johnston,
Gaia, Pumeza Matshikiza, Eva, Sean
Panikkar, Adamo e cantante indiano, Orla
Boylan, Signora Mason, Changtalay Ta'u
Pupu'a, direttore d'albergo, il
controtenore David DQ Lee, il Serpente e
naturalmente Anthony Michaels-Moore, David
Adamson. Un lavoro decisamente riuscito.
Ultime repliche per il 24-27 e 29 maggio.
23 maggio 2015 Cesare Guzzardella
Cabassi e Goldstein
con l'Orchestra de "I
Pomeriggi musicali"
Ieri un programma interessante ha visto come
protagonisti due musicisti di rispetto quali il
pianista Davide Cabassi e il direttore
d'orchestra Carlo Goldstein. L'Orchestra de "I
Pomeriggi Musicali" ha portato al Dal Verme
musiche di Manuel De Sica, recentemente
scomparso, Arthur Honnegger, Francis Poulenc e
George Bizet: tre francesi e un italiano,
noto
quest'ultimo quasi esclusivamente per la musica
da film ma certamente valido compositore come
dimostrato dal brano In Memoriam per
orchestra d'archi, 7 minuti intensi. Cabassi
è un pianista che da alcuni anni trova spazio
nelle migliori sale da concerto italiane e
recentemente sta eseguendo il ciclo di Sonate di
Beethoven. Ieri sera coadiuvato con grinta
dall'altrettanto giovane Goldstein, ha
interpretato due lavori non troppo eseguiti
quali il Concertino per pianoforte e
orchestra di Honegger e Aubade per
pianoforte e 18 strumenti di Poulenc. In
entrambi i lavori il pianista milanese ha
mostrato valide qualità esecutive. I due autori,
appartenenti al noto
Gruppo
dei sei
francese, certamente, godono dell'appartenenza
alle cosiddette modalità compositive legate
soprattutto alla scuola di Stravinskij, lontana
dall'impressionismo musicale e improntata spesso
ad un recupero della musica antica con modalità
tonali o politonali. La loro musica, spesso è
una oggettiva costruzione melodico - armonica
con un importante valenza ritmica. Una certa
freddezza di coloristiche non crea in genere
problemi d'interpretazione in questi brani.
Lodevole l'interpretazione di Cabassi. Il
concerto si è concluso con la giovanile e non
molto personale Sinfonia in do nella
quale il francese allora diciottenne Bizet
dimostra la sua immensa musicalità. Valida
l'interpretazione fornita.
22 maggio 2015 Cesare Guzzardella
L'Orchestra Sinfonica
della Svizzera italiana in Auditorium a Milano
È un'orchestra di grande
qualità estetica quella ascoltata ieri sera in
Auditorium per un concerto Straordinario col
patrocinio di EXPO. L'Orchestra Sinfonica
della Svizzera italiana è una realtà
esistente da ottant'anni. Ha incontrato
direttori eccellenti e celebri
quali
Ansermet, Stokowski, Cilibidache, Scherchen e
altri ancora. Oggi la ritroviamo con il
quarantaquattrenne direttore tedesco Markus
Poschner che nella stagione 2015-16 occuperà il
ruolo di direttore principale. L'esecuzione
dell'Ouverture da Le Ebridi op.26
di Mendelssohn, del Concerto per violoncello
in la minore op.129 di Schumann e della
Sinfonia n.8 in sol maggiore op.88 di Dvořák
ha rivelato qualità timbrico-espressivo di
altissimo livello. La direzione ben calibrata,
articolata e riflessiva di Poschner è emersa
dalle prime note dell'Ouverture. Nel Concerto
solistico di Schumann al violoncello abbiamo
trovato un eccellente Jean-Guihen Queyras,
cellista francese che ha mostrato eleganza e
raffinatezza interpretativa. Ottimo il bis
solistico concesso con una
Sarabanda
di Bach dalla Suite n.1. Dopo
l'intervallo ancora una mirabile esecuzione con
la nota Ottava di Dvořák caratterizzata
da una trasparenza timbrica in ogni sezione
orchestrale. Segnaliamo la presentazione,
avvenuta durante l'intervallo, di un libro
culinario-musicale di Newlin-Lenzi Repetto-
Ciocca Rossi dal simpatico titolo "Menu per
Orchestra" riguardante l'"arte culinaria
dagli antichi banchetti musicali ai moderni
programmi televisivi". Un serata da ricordare.
20 maggio 2015
Cesare Guzzardella
Riccardo Chailly
presenta al Ridotto della Scala i prossimo
concerti della Filarmonica
L'incontro con la stampa ed il pubblico di
questa mattina presso il Ridotto del Teatro alla
Scala ha trovato il Maestro Riccardo Chailly, il
direttore artistico Ernesto
Schiavi (foto) e, per alcuni minuti,
l'Assessore alla cultura Filippo Del Corno a
introdurre i prossimi concerti della Filarmonica
della Scala e per presentare un recente DVD
Decca "Viva Verdi - The
la
Scala Concert " con la Filarmonica diretta
da Chailly nel concerto scaligero tenuto il 13
febbraio 2013. Il prossimo 30 maggio Piazza del
Duomo ospiterà la Filarmonica della Scala, il
direttore Chailly e un violinista d'eccezione
quale David Garret, noto per la sua
trasversalità nei generi e conosciuto anche dal
pubblico dei concerti rock. Si attendono in
piazza decine di migliaia di persone come già
avvenuto con i pianisti Bollani e Lang Lang
nelle scorse edizioni. Il giorno dopo, l'1
giugno, sarà la volta di "Discovery" al Teatro
degli Arcimboldi, dove Chailly, secondo la
formula della lezione concerto,
intratterà
il pubblico parlando dell'organizzazione
musicale della celebre Quinta Sinfonia di
Dmitrij Šostakovič
e quindi eseguendola con la Filarmonica.
Due avvenimenti importanti tra i numerosi che
stanno avvenendo nel periodo dell'Expo.
Chailly, neodirettore dell'Orchestra del Teatro
alla Scala, dopo il suo decennale impegno alla
guida della celebre Gewandhaus di Lipsia ha
voluto sottolineare le qualità artistiche della
Filarmonica scaligera, orchestra che troverà nei
prossimi anni una molteplicità d'impegni, anche
discografici, per poter rimanere nel territorio
delle migliori orchestre mondiali. Ha inoltre
introdotto il concerto per "Discovery" agli
Arcimboldi con la più celebre delle 15 sinfonie
del compositore russo
Šostakovič,
la Quinta. Aspettiamo un pubblico
numerosissimo per questi due importanti eventi.
19 maggio 2015
Cesare Guzzardella
Domenico Nordio e
Tito Ceccherini
per Bartók in Auditorium
Il momento più interessante del concerto di
venerdì, replicato domenica, era il Concerto per
violino e orchestra n.2 di Béla Bartók, lavoro
maturo del compositore ungherese del 1937-38. Il
segno musicale molto marcato tipico di Bartók
trova in questo complesso ed entusiasmante
concerto una valenza evidente sin dalle prime
note del violino solista.
L'Orchestra
Sinfonica Verdi diretta per l'occasione dal
giovane direttore Tito Ceccherini, ha trovato un
solista di alto livello quale Domenico Nordio.
La mirabile esecuzione espressa dal violinista
veneziano, che ricordiamo aver vinto il
prestigioso Concorso Internazionale Viotti
all'età di 16 anni con il leggendario Yehudy
Menuhin presidente di giuria, era giocata su un
elevato senso melodico e su un alto virtuosismo
nell'esprimere la difficilissima partitura. Il
segno tagliente del suo corposo violino ha
trovato anche momenti di autentico lirismo nell'Andante
tranquillo centrale. Il lavoro, dalla
durata di circa 40 minuti, ha avuto una riuscita
direzione nelle braccia di Ceccherini,
direttore esperto nel repertorio del Novecento,
e la risposta della Sinfonica Verdi è stata
all'altezza. Due i bis concessi da Nordio con
Bach. Le qualità di Ceccherini si sono rivelate
anche nella Suite del Mandarino Meraviglioso
sempre di Bartók eseguito come ultimo brano.
Bene anche Mozart con un sentito Adagio e
fuga in do minore k546,
eseguito ad introduzione,
e la Sinfonia n.39 K.543. Fragorosi gli
applausi.
18
maggio 2015 Cesare Guzzardella
Andrea Bacchetti a
Vercelli con le Variazioni
Goldberg
Per motivi
tecnico-organizzativi il concerto vercellese di
Andrea Bacchetti si terrà sabato 23 maggio alle
ore 21 presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore
di Vercelli anziché presso il Teatro Civico. Il
concerto sarà a ingresso gratuito.
18 maggio La redazione
Mario Brunello ai
" Pomeriggi musicali"
del Dal Verme
Mario Brunello ieri sera ha interpretato con il
suo lirico violoncello brani di Haydn,
Montalbetti e Schumann. Alla guida
dell'orchestra de "I Pomeriggi Musicali" nel
primo e nel terzo brano, è stato invece
coadiuvato dal direttore Alessandro Cadario in "Foresta
di fiori", una composizione per violoncello
ed orchestra del bresciano Mauro Montalbetti. Il
violoncellista
veneto ha dato sfoggio di grande talento
musicale in brani di differenti periodi storici:
dal Settecento di Haydn con il Concerto per
violoncello n.1, al romanticismo di Schumann
con il Concerto per violoncello op.129,
sino ai nostri giorni con il complesso e
coerente brano del quarantacinque Montalbetti.
Abituato anche alla direzione orchestrale,
Brunello ha diretto con precisione la bravissima
orchestra milanese nei due classici. La
complessità del brano di Montalbetti e l'impegno
costante nella parte solistica ha imposto la
presenza del giovane e ottimo direttore Cadario.
Il brano di Montalbetti ci ha rivelato un
compositore decisamente preparato
nell'organizzazione musicale del suo lavoro. Il
violoncello primeggia,
ma
anche la parte orchestrale risulta determinante
in ogni frangente. Le scure timbriche che
pervadono i quindici minuti strumentali di "Foresta
di fiori" trovano una cadenza centrale del
solista e un momento finale di maggior energia
musicale. Lo stile compositivo è orientato al
recupero di stilemi consolidati e la ricerca
timbrica è elemento essenziale nel suo
interessante lavoro che speriamo di riascoltare
presto. Il brano di Haydn aveva introdotto il
concerto con energica musicalità specie nell'Allegro
molto del finale. Il concerto si è concluso
con Brunello al violoncello e alla direzione per
l'Op. 129 di Schumann, un unico lungo
movimento diviso in tre sezioni che fanno
emergere il genio del compositore tedesco e le
qualità solistiche di uno splendido cellista. Di
grande rilievo il bis concesso con
l'armonizzazione schumanniana della Sarabanda
dalla Suite n.5 per cello solo di
J.S.Bach. Sublime. Da ricordare. Domani replica
alle ore 17.00. da non perdere.
15 maggio 2015 Cesare Guzzardella
Valeryi Sokolov
diretto da Toshiyuki Kamioka per la Società dei
concerti
Ieri sera per la Società
dei Concerti, il violinista Valeryi Sokolov
(nella foto) accompagnato dalla
Sinfonieorchester Wuppertal diretta da Toshiyuki
Kamioka, è tornano in Conservatorio per
affrontare il Concerto in re magg. op. 77
di Brahms, una
delle
pagine più celebri del repertorio
violinistico-sinfoniche di fine Ottocento.
L'equilibrio tra la sezione
sinfonico-orchestrale e la parte melodica del
violino è in questo splendido lavoro brahmsiano
tra le migliori cose scritte dal musicista di
Amburgo. Valeryi Sokolov ha affrontato con
efficace virtuosismo e avvincente melodicità
tutti i momenti melodico - armonici del brano.
L'Orchestra, coadiuvata dal bravissimo direttore
giapponese Kamioka, è riuscita a completare
l'esecuzione solistica molto efficacemente. Il
violinista con determinazione ha mostrato
sonorità limpide e nello stesso momento
pregnanti ed espressive. L'elevata qualità
virtuosistica del giovane solista è emersa anche
nel bellissimo bis concesso con un brano di
F.Kraisler dal virtuosismo paganiniano e di
intensa espressività denominato
Recitativo e scherzo. Nella seconda parte
della serata l’orchestra tedesca ha proposto la
Sinfonia n. 2 in do magg. op. 61 di
Schumann, fornendo un'energica interpretazione.
Il Presidente Antonio Mormone al termine ha
ringraziato il direttore Toshiyuki Kamioka che
prossimamente lascerà la direzione
dell'orchestra tedesca per una nuova avventura
con una compagine giapponese. Grande successo di
pubblico e un ulteriore bis orchestrale con una
celebre danza ungherese di Brahms.
14 maggio 2015 Cesare Guzzardella
Prossimamente Andrea
Bacchetti al Teatro Civico di Vercelli
Un graditissimo ritorno,
quello che andrà in scena sabato 23 maggio al
Teatro Civico di Vercelli (ore 21): un grande
amico del Viotti Festival, il geniale pianista
Andrea Bacchetti, proporrà infatti un programma
interamente dedicato a J. S. Bach, del quale
offrirà, come
sempre
quando affronta le opere del sommo compositore
tedesco, un'interpretazione brillante,
impeccabile, originale. Si tratta, come detto,
di un ritorno in grande stile, perché Bacchetti
è già ben noto al pubblico vercellese, che lo ha
sempre accolto con incredibile calore ed
entusiasmo. Merito senz'altro delle doti del
solista, il quale, abituato com'è alle platee
televisive, sa coniugare come pochi altri
l'estro e la comunicativa con il rigore
esecutivo, trasmettendo allo spettatore la
profonda, esclusiva passione che lo anima.
Bacchetti sarà impegnato accompagnato dalla
Camerata Ducale diretta da Guido Rimonda in un
programma di assoluto rilievo, senz'altro
imperdibile per i tanti appassionati di Bach, e
che la formula del concerto, proposto fuori
abbonamento, rende facilmente accessibile anche
ai non abbonati.Prenotazione on-line e
telefonica: biglietteria.viottifestival.com /
tel. 011.755791 lunedì, mercoledì, venerdì ore
10,00 -12,00
14 maggio dalla redazione
James Galway per
Serate Musicali
È tornato in Conservatorio per Serate
Musicali. Il flautista irlandese Sir James
Galway.
Affermato
in tutti il mondo porta il suo flauto d'oro
nelle sale da concerto da oltre 50 anni
accompagnato da un ottimo trio d'archi e dalla
moglie Lady Jeanne. L'impaginato di ieri sera,
molto tradizionale, prevedeva Quartetti con
flauto di Mozart, il K285 e il
K285bis, la Serenata op.25 di
Beethoven e il Trio per due flauti e
violoncello Hob IV di Haydn. Ottime le
esecuzioni. Le timbriche del flauto di Galway
sono luminose e dettagliate. L'equilibrio
raggiunto dagli strumentisti nel celebre
Quartetto n.1 in
Re
maggiore K285 è stato eccellente e numerosi
i bis concessi al termine con un brano del
folclore irlandese e anche una gradevole
trascrizione per due flauti del celebre Alla
turca di Mozart. Ricordiamo i componenti
degli archi: Arianna Warsaw-Fan al
violino, Lucia Ortiz alla viola e Tony Rimer al
violoncello, tutti bravissimi. Prossimo
appuntamento per lunedì 18 con l'Orchestra di
Padova e del Veneto.
12 maggio 2015 Cesare Guzzardella
La Nona Sinfonia di
Mahler conclude il ciclo del grande compositore
In Auditorium si è concluso il ciclo mahleriano
delle sinfonie dispari con l'esecuzione della
Sinfonia n.9 in Re maggiore. Alla guida
della Sinfonica Verdi il direttore giapponese
Junichi
Hirokami ha fornito un'ottima interpretazione
caratterizzata da una chiarezza timbrica fine e
controllata con dinamiche molto precise e
diversificate, come nei pianissimo dell'Adagio
finale. Interessante l'evidente mimica del
direttore di Tokyo, che in modo anche divertito
riesce a condurre i bravissimi orchestrali a
momenti di grande espressività. Ottimi tutti gli
orchestrali con fiati di valore, precisi ed
espressivi. Anche la sezioni degli archi ha
mostrato qualità specie nelle suggestive e
profonde note finali che, quasi nel silenzio,
concludono questo insuperabile Adagio. La
sinfonia
era
stata preceduta da due brani: la bellissima
trascrizione mahleriana delle Suite per
orchestra 1067-1069 di J.S.Bach, con la
celebre Aria sulla quarta corda e un brano del
compositore Nicola Campogrande commissionato
dalla Sinfonica Verdi per l'Expo. Israele
è la prima delle 24 Expo variationi che
Campogrande presenterà nei concerti di questi
mesi. Il lavoro di pochi minuti eseguito ad
introduzione del concerto, ha rivelato un
eccellente compositore legato alla tradizione
italiana dei Respighi e Malipiero. Partendo
dalle prime cinque note dell'inno di Israele, il
compositore torinese è riuscito a variare il
tema con timbriche orchestrali ricche di
luminosità e con una costruzione armonica di
valore estetico.
11 maggio 2015 Cesare Guzzardella
Pier Francesco
Forlenza per la Nuova Stagione della
Società dei Concerti
Ieri sera un ottimo pianista quale Pier
Francesco Forlenza si è esibito in Sala Verdi in
occasione della presentazione della Nuova
Stagione della Società dei Concerti. Dopo
una
breve introduzione di Antonio Mormone,
Presidente della storica società concertistica,
nella quale ha illustrato il programma della
Stagione 2015-16, Forlenza ha eseguito un
programma impegnativo che prevedeva musiche di
Liszt, nella prima parte, e di Bartók, Prokof'ev
e Chopin nella seconda. È certamente un valente
pianista il materano. Dopo il breve Liszt di
Ave verum corpus (da Mozart) e il più
impegnativo e noto Isolden Liebestod
-Morte di Isotta -eseguito con determinazione,
Forlenza ha interpretato ottimamente la celebre
Sonata in si minore dell'ungherese,
fornendo equilibrio ed espressività in ogni
frangente. La seconda parte del concerto ha
trovato alcuni brani poco eseguiti quali la
Sonata di B.Bartòk e la Sonata n.4 op.29
di S. Prokof'ev quindi, a conclusione del
programma ufficiale, la celebre Polacca op.53
"Eroica" di F. Chopin. In questa
seconda parte del concerto evidenziamo
l'eccellente interpretazione della Sonata di
Bartók, eseguita con grande scioltezza e valenza
ritmica dal pianista che rivela attitudini
ottime nel repertorio novecentesco. Due i bis
concessi: il primo Widmung di
Schumann-Liszt e il secondo dal celebre brano di
Harold Arlen "Over the Rainbow"
-splendida melodia resa celebre da Judi Garland
nel '39 e da una moltitudine di grandi
interpreti americani e non solo- una
trascrizione splendida di Forlenza tratta da
K.Jarret, che dimostra le qualità elevate del
pianista nel mondo del jazz. Da ricordare.
9 maggio 2015 Cesare Guzzardella
Grigory Sokolov per
la Società dei Concerti
in Conservatorio
Il russo Grigory Sokolov è tornato in una Sala
Verdi nel Conservatorio milanese stracolma di
pubblico interpretando un programma classico e
ricco di brani: nella prima parte della
serata
musiche di Bach e Beethoven e, dopo
l'intervallo, Schubert. Ma anticipiamo
l'avvenuta spettacolare serie di bis proposti al
termine del programma ufficiale: una corposa
serie di brani di Chopin, ben cinque, e uno di
Debussy. Tra i massimi pianisti viventi, come
già scritto, Sokolov oltre ad avere una tecnica
virtuosistica di altissimo livello ha un
qualcosa di tangibile da renderlo unico per
valenza creativa. I tempi dilatati, in molti
frangenti, come nella Partita n.1 in Si bem.
maggiore BWV 825 eseguita come brano
introduttivo, evidenziano il suo tocco chiaro,
ricco di sfumature da cui traspare una geometria
precisa e simmetrica. Il suo Beethoven, quello
della Sonata n.7 in re maggiore, è un
altro esempio
di
chiarezza espressiva esente da imperfezioni
tecniche anche se la modalità esecutiva è più
vicina al barocco settecentesco che alle
anticipazioni beethoveniane del romanticismo.
Esecuzione formalmente ineccepibile anche in
Schubert con la Sonata in la minore D.784
e ancor meglio con i Sei Momenti musicali D
780: in alcuni di essi Sokolov ha raggiunto
vette ineguagliabili per padronanza tecnica e
chiarezza espressiva giocata su un inesauribile
peso delle dinamiche e una fluidità estrema.
Dopo gli interminabili applausi, Sokolov ha dato
una
lezione
di stile per oltre trenta minuti esprimendo al
top le sue qualità d'interprete ed eseguendo
prima cinque bis chopiniani ed esattamente le
Mazurke Op.68 n.2, Op.30.n.4, Op.63 n.3, Op.50
n.3 e il Preludio n.10 "Raindrop",
tutti i brani espressi con una chiarezza
espressiva unica anche se lontani dalla
tradizione del pianismo storico polacco. A
conclusione, dopo le continue ovazioni del
pubblico, un profondo brano di Debussy, il
Preludio n.10 "Canope". E siamo arrivati
alla mezzanotte. Da ricordare.
7 maggio 2015 Cesare Guzzardella
Roberto Cappello e
l'Orchestra del Conservatorio di Parma per
Serate Musicali
È tornato a Milano per un
bellissimo concerto organizzato da Serate
Musicali il pianista
pugliese
Roberto Cappello. Il programma prevedeva un "tutto
Gershwin" insieme all'Orchestra del
Conservatorio "A.Boito" di Parma diretta da
Eliseo Castrignanó. Il Concerto in Fa
Maggiore e la Rapsodia in Blu,
entrambi per pianoforte e orchestra, sono stati
inframezzati
dal brano orchestrale American in Paris.
Valida sotto ogni profilo l'interpretazione
fornita da Cappello coadiuvato dall'ottima
compagine orchestrale che specie nei brani con
solista ha espresso ottime qualità in tutte le
sezioni orchestrali e soprattutto in quella dei
fiati ricca anche di
sapori
jazzistici. Cappello, pianista di valore nel
repertorio classico, ha mostrato grande
partecipazione emotiva anche in questo
repertorio statunitense che anticipa in molti
frangenti quello che diventerà il più popolare
jazz. La classicità del suo pianismo, preciso e
ricco di timbriche luminose, si è avvicinato
anche alle modalità coloristiche tipiche del
jazz. Eccellente la resa complessiva per un
pianista di classe ed una giovane orchestra
ottimamente diretta da Castrignanó. Successo di
pubblico in una Sala Verdi colma e tre bis
concessi con una replica del Finale della
Rapsodia e due brani solistici: Gershwin con
The Man I love e una bellissima
trascrizione dal Rosenkavalier di Richard
Strauss. Da ricordare.
5 maggio 2015 Cesare Guzzardella
Il M.A.C: un nuovo
spazio musicale per i solisti della "Sinfonica
Verdi"
Ieri mattina a poche centinaia di metri
dall'Auditorium di L.go Mahler è iniziata una
nuova attività culturale in un nuovo ambiente,
il M.A.C ovvero Musica-Arte-Cultura. Ad
inaugurare musicalmente il nuovo elegante
ambiente ci hanno pensato gli Ottoni della
Sinfonica
Verdi attraverso un programma variegato e
popolare che ben si addiceva all'evento. Musiche
classiche, moderne e jazz introdotte dal
presidente de LaVerdi Luigi Corbani, alla
presenza del direttore artistico Ruben Jais.
Ricordiamo che il M.A.C., in Piazza Tito
Lucrezio Caro 1, oltre che a proseguire
l'attività dei concerti cameristici de
LaVerdi, è stato pensato come eccellente
spazio espositivo per mostre d'arte, per eventi
e conferenze e
luogo
di ritrovo avendo anche un elegante bar e sala
ristorante. Ivan Fossati, percussionista della
Sinfonica, per l'occasione batterista, ha
presentato i singoli brani in programma: da
Händel a Gabriele e Bach con l'Aria sulla
quarta corda , ad una trascrizione dalla
Carmen di Bizet, a brani filmici
della triade Rota-Morriconi-Piovani, dai ritmi
di Jobin ed un pourpourrì messicano al jazz di
Glenn Miller e Tommy Dorsey, da Trenet
a Scott Joplin con il
celebre
Entertainer.
Insomma un programma complessivamente divertente
e pieno di ritmo all'insegna anche dell'EXPO.
Nel pomeriggio invece, in Auditorium replica
della Settima Sinfonia di Mahler
con
la Sinfonica Verdi diretta ancora una volta da
John Axelrod per un'esecuzione energica e valida
dove il direttore texano, dopo l'ottima
interpretazione della Quinta
mahleriana, di cui abbiamo parlato, ha ritrovato
l'entusiasmo del numerosissimo pubblico presente
in sala. Ricordiamo che a conclusione delle
Sinfonie dispari di Mahler, i giorni 7-8-10
maggio verrà eseguita la Sinfonia n.9
unitamente ad un lavoro del compositore
Campogrande dedicato all'EXPO. Mentre per lo
spazio M.A.C ricordiamo il concerto cameristico
della prossima domenica mattina con il violino
di Luca Santaniello e la fisarmonica di Davide
Vendramin. Da non perdere.
4 maggio 2015 Cesare Guzzardella
A Novara Van
Spaendonck e Commellato in concerto
Dopo l’assurda soppressione
della stagione della musica cameristica, l’unica
occasione per il musicofilo novarese per
ascoltare concerti da camera nella propria città
è offerta dal Festival Fiati, un’iniziativa che,
con cadenza annuale, da un po’ di tempo porta a
Novara alcuni tra i migliori solisti europei nel
settore dei legni e degli ottoni, impegnati per
più di un
 mese,
fra aprile e maggio, in un’ininterrotta attività
di master (al mattino) e di recital pomeridiani
o serali (gratuiti!) nella sala dell’Auditorium
del locale Conservatorio G. Cantelli. Ieri sera,
sabato 2 maggio, il programma proponeva un
concerto del clarinettista belga Ronald Van
Spaendonck (uno dei più affermati nella
generazione dei nati negli anni ’70),
accompagnato dal pianista Alessandro Commellato,
attualmente docente al Conservatorio di Novara,
con solida esperienza sia come solista, sia in
formazioni da camera, che lo ha portato a
esibirsi su palcoscenici prestigiosi, fra cui
quello scaligero. Sobrio, ma di notevole qualità
l’impaginato della serata, aperto dalla Sonata
in Mi bem.maggiore per clarinetto e pianoforte
di C. Saint- Saens, chiuso dalla Sonatina di V.
Horowitz; al centro campeggiava quel gioiello
che è la Sonata op. 120 n.2 in Mi bem. maggiore
di J. Brahms. Il pubblico, numeroso e con la
presenza di tanti volti giovani degli allievi
del Conservatorio, ha subito capito le qualità
tecniche ed interpretative di Spaendonck fin
dall’attacco della bellissima sonata di
Saint-Saens: il suono morbido e delicato del
clarinetto del solista fiammingo ha inciso, nel
concentrato silenzio della sala,
l’indimenticabile incipit dell’Allegretto
iniziale con il timbro e la dinamica di una
delicatissima reverie, colorata di sommessa
nostalgia. Perfetta l’esecuzione tecnica del
brano, ricco di passaggi di notevole difficoltà,
come arpeggi prolungati, bruschi salti di
registro e, soprattutto, le aspre seconde
diminuite del Molto Allegro finale. Dobbiamo
però ammettere che ci ha lasciato un po’ delusi
quello che consideriamo il movimento più
suggestivo di questa sonata, vale a dire il
Lento, inusualmente collocato in terza
posizione: qui il colore e l’agogica di
Spaendonck e Commellato ci sono sembrati, a
confronto con altre esecuzioni, come ad es.
quella di James Campbell, piuttosto piatti e
incolori, lontani da quel tono livido e cupo di
corale funebre che è proprio di questo brano
.Non ammette invece riserve di sorta
l’esecuzione della sonata brahmsiana, in cui il
clarinetto di Spaendonck, in perfetta simbiosi
ritmico-timbrica con la tastiera di Commellato,
ha interpretato al meglio il caldo lirismo del
pezzo, toccando l’apice nelle prime tre
variazioni dell’Andante con moto finale, nelle
quali il suono del clarinetto ha raggiunto una
rarefatta e sognante trasparenza che ha pochi
termini di paragone nella nostra personale
esperienza di ascolto. Non ha aggiunto molto
alla qualità del concerto il simpatico pezzo di
Horowitz, una composizione frizzante di brio
quasi jazzistico, specie nel tempo finale.
Scroscianti e prolungati gli applausi del
pubblico, alla fine di un concerto che
certamente resterà tra i migliori di questa
avara annata musicale novarese.
3 maggio 2015 Bruno Busca
Giovanni Sollima e
Carlo Boccadoro con "I
Pomeriggi Musicali" al Dal
Verme
Un concerto di qualità in un momento inconsueto
quello ascoltato ieri sera al Teatro Dal Verme.
Mentre in piazza del Duomo oltre ventimila
persone ascoltavano la Filarmonica della Scala,
Andrea Bocelli, Lang Lang e altri protagonisti
venuti per celebrare l 'Expo' in mondovisione
Tv, alcune centinaia di persone, come il
sottoscritto, hanno preferito assistere al
consueto concerto de I Pomeriggi Musicali.
Protagonista della bellissima
serata
il violoncellista-compositore palermitano
Giovanni Sollima per due lavori: uno celebre
quale le
Variazioni Rococò di Cajkovskij, l'altro
assolutamente sconosciuto, essendo una sua
ultima composizione in Prima esecuzione
assoluta. Il brano di circa 20 minuti è
denominato Terra con variazioni per
violoncello e orchestra ed è stato composto per
i Pomeriggi Musicali. I due lavori sono stati
anticipati da un'ottima interpretazione della
Serenata n.1 op 11 di Johannes Brahms. Il
direttore Carlo Boccadoro, noto soprattutto per
il suo impegno nella musica contemporanea
essendo lui stesso valido compositore, ha
mostrato di essere un valente direttore del
repertorio classico. Equilibrati e timbricamente
validi i sei movimenti che compongono questo
capolavoro
musicale. Sollima nel doppio ruolo di cellista e
compositore ha rivelato, come sempre, due
importanti qualità: essere un interprete
all'altezza dei grandi e avere, nel settore
compositivo, un linguaggio musicale personale e
facilmente riconoscibile. Nelle Variazioni
Rococò ha espresso timbriche morbide,
precise e sicure, coadiuvato dall'ottima
direzione di Boccadoro e dalle genuine sonorità
dell'orchestra. Il suo brano, eseguito per
ultimo, ha coronato il successo della serata.
Terra con variazioni per violoncello e
orchestra ha mostrato in toto quello che è
spesso la caratteristica dei lavori del
compositore siciliano: proporre musica che ha al
suo centro il mediterraneo con tutta la
sua
storia musicale. Musica di sorprendente impatto
timbrico, arriva immediatamente all'ascoltatore
sia per la sua componente essenzialmente tonale,
sia per gli intrecci folcloristici legati anche
a certe modalità sonore nord africane. Le
melodia, mai banale, del violoncello, è
armonizzata splendidamente dall'orchestra e i
continui cambiamenti ritmici, con tempi anche
complessi, convivono con momenti quasi
improvvisatori nei quali Sollima usa anche una
certa ironica e divertente gestualità. Il
lavoro, dalla durata di circa venti minuti,
trova momenti di efficace resa melodica in un
contesto di corretto equilibrio formale. Nei due
bis concessi ha eseguito alcune parti del suo
lavoro. Molti i giovani presenti ieri al Dal
Verme per un compositore trasversale, amante
anche del rock e del jazz come il suo collega
Boccadoro. Un artista che merita pienamente il
successo ottenuto. Sabato alle ore 17.00 la
replica. Da ricordare.
1 maggio 2015
Cesare Guzzardella
APRILE 2015
Recital di Enrico
Pace per il "Quartetto"
Eravamo abituati ad ascoltarlo in duo
con il celebre violinista Leonidas Kavakos. Ieri
sera in Sala Verdi, in un recital organizzato
dalla Società del Quartetto, il pianista
riminese Enrico Pace ci ha stupito per
l'eccellenza della sua interpretazione
complessiva. Il
programma
variegato ma intelligente nelle scelte,
prevedeva due rarità esecutive quali Six
épigraphes antiques di Claude Debussy e la
Terza Sonata di Paul Hindemith, quindi
brani notissimi quali la Kreisleriana di
Robert Schumann e ,dagli Années de Pèlerinage,
Vallée d'Obermann e Suisse, di
Franz Liszt. Ha un ottimo controllo della
tastiera Pace, con un corretto uso del pedale di
risonanza e un eccellente utilizzo delle
dinamiche. È stato delicato ed espressivo nelle
intime Six épigraphes del francese, asciutto e
rigoroso nella Terza Sonata di Hindemith. Ci è
piaciuta la sua personalizzazione della celebre
Kreisleriana eseguita con tempi particolarmente
accelerati e sintesi formale energica. Forse
l'apice è stato raggiunto con Liszt. L'elemento
meditativo, ricco di pause, è stato esternato da
un tocco incisivo quasi scultoreo. Splendidi
anche i due bis lisztiani. Successo di pubblico
per un grande pianista italiano. Da ricordare
29 aprile 2015 Cesare Guzzardella
Yevgeny Sudbin in
Conservatorio per Serate
Musicali
Da alcuni anni torna in Conservatorio per i
concerti di Serate Musicali Yevgeny
Sudbin e ottiene sempre consensi unanimi. il suo
virtuosismo nasce da una ottima educazione
classica che permette al pianista russo di
passare con disinvoltura dal pianismo classico
della
Sonata in Si minore Hob. 32 di J Haydn e
dalle 6 Bagatelle op.126 di
L.v.Beethoven, alle mirabolanti armonie delle
Sonate n.5 op.53 e n.9 op. 68 di
A.Scriabin, brani in quattro movimenti riassunti
in un'unica sequenza sonora non particolarmente
lunga. Tra le due sonate è
stata eseguita, sempre di Scriabin, la
Mazurca op.25 n.3 .Nei classici il
trentacinquenne di San Pietroburgo
è
molto bravo. Usa bene il pedale, non ha
esitazioni e una visione complessiva della forma
eccellente. In Scriabin forse ancora meglio. Il
corretto uso del pedale di risonanza e il
superamento di ogni difficoltà tecnica ha
permesso a Sudbin di esprimere con chiarezza
espressiva il non facile linguaggio del
musicista russo. La sua vena di grande virtuoso,
alla Horowitz, l' abbiamo riscontrata
nell'ultimo brano in programma, la Danse
Macabre di Camille Saint-Saëns in un
arrangiamento dello stesso Sudbin. Le indubbie
difficoltà trascendentali sono state superate
con facilità dal virtuoso che ha trovato colori
splendidi nel rendere molto espressivo il brano.
Due i bis concessi con uno Studio di Scriabin e
una Ballata di Chopin molto espressivi. Da
ricordare.
28 aprile 2015 Cesare Guzzardella
Bartók, Berg e
Stravinskij per un Trio della "Verdi" in
Auditorium
La proposta cameristica della domenica mattina
in Auditorium si presenta sempre di particolare
interesse. Ieri mattina un Trio formato da prime
parti della Sinfonica Verdi e
precisamente
da Luca Santaniello al violino, Raffaella
Ciapponi al clarinetto e Vittorio Rabagliati al
pianoforte, hanno proposto un programma
accattivante eseguendo Contrasts di Béla
Bartók, Vier Stucke op.5 di Alban Berg e,
a conclusione, la Suite da Histoire du soldat
di Igor Stravinskij. Tutti lavori della
prima metà del Novecento che hanno in comune il
bisogno di ricerca di nuovi linguaggi
compositivi. I brani sono stati anticipati, come
spesso avviene in occasione di questi concerti
cameristici, da una presentazione ad opera della
Ciapponi e di Rabagliati. Valide le esecuzioni
ascoltate che hanno messo in risalto ogni
dettaglio timbrico-espressivo di ogni brano.
Applausi al termine con un bis ancora
dall'Histoire
di Stravinskij. Ricordiamo che dalla prossima
domenica mattina i concerti cameristici si
terranno nella nuova sede spazio M.A.C.
Musica Arte Cultura di Piazza Tito Lucrezio
Caro 1, a 200 mt dall'Auditorium di largo
Mahler. Il M.A.C. ospiterà anche le Conferenze
tenute in occasione di ogni concerto, che dal 5
maggio 2015 si terranno ogni martedì alle ore
18, a ingresso libero.
27 aprile 2015 Cesare Guzzardella
John Axelrod e la
Quinta di Mahler all'Auditorium
Continuano all'Auditorium di L.go
Mahler le esecuzioni delle sinfonie dispari di
Gustav Mahler. Questa volta è salito sul podio
della Sinfonica Verdi lo statunitense John
Axelrod per l'esecuzione della celebre
Sinfonia n.5 in Do diesis minore. Axelrod è
oramai un
affermato
direttore d'orchestra richiesto in tutto il
mondo che ha avuto quale maestro anche il
celebre Leonard Bernstein dal quale ha ereditato
un'evidente vivacità e intraprendenza
direttoriale. Lo ricordiamo ancora in una
riuscitissima direzione scaligera di alcuni anni
orsono del Candide di Bernstein. Ieri in
Auditorium ha fatto precedere il brano
mahleriano dalla nota suite di Kurt Weill
"Ascesa e caduta della città di Mahagonny.
L'esecuzione energica del direttore statunitense
è stata di ottimo valore interpretativo. Anche
nella Quinta mahleriana, il texano ha
trovato energia per un'esecuzione incisiva e
dinamica. Rapidi i tempi dei rispettivi
movimenti. Anche il celebre Adagietto ha
trovato una scansione meno rilassata rispetto
alla media delle interpretazioni, ma ben
equilibrata nelle dinamiche dei differenti piani
sonori. Successo di pubblico in un Auditorium
gremito. Replica per domenica alle ore 16.00. Da
non perdere.
25 aprile 2015 Cesare Guzzardella
L'Ensemble
Zefiro per il "Quartetto"
È un gruppo di strumentisti di qualità quello
che forma l'Ensemble Zefiro. Il "tutto Mozart "
ascoltato ieri sera nel concerto organizzato
dalla "Società del Quartetto" ci ha
rivelato la bravura di questi strumentisti di
questo ensemble per strumenti a fiato nato a
Mantova nel
1989
per opera di due oboisti e un fagottista:
Alfredo Bernardini e Paolo e Alberto Grazzi.
Quasi tutti italiani e insegnanti nei migliori
Conservatori europei, i bravissimi musicisti
suonano spesso in tutta Europa in un repertorio
prevalentemente settecentesco con strumenti
d'epoca, ma aperto a periodi più ampi della
storia della musica. Ieri hanno scelto due
importanti lavori di W.A. Mozart: la Serenata
n.12 in do minore K 388 e la Serenata
n.10 "Gran Partita" in si bem. maggiore K
361/370. Quest'ultima in 7 movimenti dalla
durata complessiva di quasi 50 minuti per un
organico di dodici fiati e un contrabbasso.
Le
qualità del gruppo si sono evidenziate dalle
prime note e eccelente ci è apparsa la sintonia
d'assieme di tutti gli strumentisti . Oltre alla
presenza di oboe, clarinetto, fagotto e corno,
chiaramente raddoppiati, segnaliamo anche la
presenza, nella Gran Partita, di 2 corni di
bassetto e di atri due corni. Scelte dinamiche
ben appropriate e raffinatezze acustiche
dettagliate in entrambi i lavori. Fragorosi gli
applausi al termine con la concessione di due
divertenti bis mozartiani introdotti dal
simpatico Alfredo Bernardini (foto) e tratte da
notissime arie liriche dalle Nozze di figaro e
da Don Giovanni. Da ricordare. Prossimo
appuntamento per martedì 28 aprile con il
pianista riminese Enrico Pace .
Da non perdere.
22 aprile 2015 Cesare Guzzardella
Gidon Kremer e la
Kremerata baltica per Serate Musicali
È spesso a Milano il violinista lettone
Gidon Kremer, anche con la formazione d'Archi da
lui fondata nel 1997: la Kremerata baltica.
Come sempre i suoi programmi straboccano di
novità e mostrano l'intelligenza musicale di
questo grande solista per il quale hanno scritto
decine di compositori da ogni parte del mondo.
La Kremerata è poi una formazione
cameristica "illuminata" formata da musicisti di
altissimo livello. Ieri il
programma
prevedeva "solo" tre brani ma di un portato
musicale vasto e ricco di significati. Le
esecuzioni prevedevano anche la presenza di uno
schermo sul qualunque sono stati proiettati
filmati e dipinti. Il brano iniziale di Georgs
Pelecis denominato "Flowering Jasmine"
per violino, vibrafono ed archi ha introdotto il
concerto. Trattasi di un'elegante composizione
particolarmente melodica e "leggera" nelle
timbriche che ha messo in risalto oltre le
qualità di Kremer quelle dell'eccellente
vibrafonista Andrei Pushkarev, anche valente
arrangiatore. Il brano, di immediato impatto
melodico, è del 2007 e gioca su tonalità
armonicamente semplici che ritrovano musica del
passato. La perfezione esecutiva di tutti i
musicisti ha fatto la differenza per una resa
musicalmente splendida. Con il brano del noto
musicista statunitense Philip Glass (1937),
il
Violino concerto n.2 "The American four
Seasons"(2009), abbiamo trovato modalità
costruttive tipiche di Glass dove certo
minimalismo, costruito con mirabile maestria,
trova una concordanza con il passato di Vivaldi
e Bach. Le quattro stagioni di Glass sono
ispirate dalla più celebri vivaldiane ma sono
liberamente rintracciabili nella lunga struttura
musicale. Molto interessante la presenza scenica
di uno schermo dove tra luci soffuse, con un
Kremer solista leggermente più illuminato, sono
state proiettate immagini e sequenze filmiche
costruite sulla musica, realizzate da artisti
lituani quali Jonas
Mekas
(1922) e Rimas Sakalauscas (1958) e da Adam
Magyar e Pingo van der Brinkloev. Ottima la resa
complessiva. Il concerto è terminato con una
efficace trascrizione per archi e percussioni di
J. Cohen del celebre Quadri di un'esposizione
di Mussorskij. Anche qui rilevante la
proiezione artistica con dipinti di Maxim
Kantor, grande pittore, scrittore e filosofo
russo. Il celebre brano ha avuto un'introduzione
ed un finale solistico di Kremer ma è con
l'eccellente esecuzione della Kremerata che
l'impatto sonoro-visivo ha raggiunto vette di
raro ascolto. Applausi fragorosi e breve e
melodico bis di Kremer. Da ricordare.
21 aprile 2015 Cesare Guzzardella
Claus Peter Flor e la
Sinfonica Verdi per la Sinfonia n.3 di
Mahler
Continuano in Auditorium i concerti
sinfonici dedicati a Gustav Mahler. Per il
recente semi-ciclo dedicato alle sinfonie
dispari, ieri sera abbiamo ascoltato la
Sinfonia n.3 in Re
minore,
monumento sinfonico per orchestra, mezzosoprano
e coro di voci bianche. Alla direzione
dell'Orchestra Sinfonica Verdi abbiamo ritrovato
il tedesco Claus Peter Flor, direttore ospite
della Verdi nel periodo 2003-2008. Decisamente
di qualità la sua direzione e di rilevante resa
la prestazione dei musicisti della "Verdi". Il
settore degli ottoni, che in questa sinfonia
gioca un ruolo centrale è stato all'altezza
della situazione con timbriche precise, ben
sostenute e di efficace purezza. Ma tutte le
sezioni orchestrali ci sono apparse in splendida
forma. La direzione di Flor rivela precisione in
ogni dettaglio e una capacità di ben misurare le
dinamiche. L'intervento del mezzosoprano Maria
José Montiel è stato valido sotto ogni aspetto,
sostenuto da una timbrica calda e molto
trasparente. Adeguata anche la parte corale
della Gambarini e bravissimi i giovani coristi
preparati da Maria Teresa Tramontin.
Fragorosi gli applausi al termine da parte del
numerosissimo pubblico intervenuto. Replica
domenica alle ore 16.00. Assolutamente da non
perdere.
18 aprile 2015 Cesare Guzzardella
Pasquale Iannone per
la Società dei Concerti
Un doppio motivo per ascoltare Pasquale Iannone
ieri sera in Conservatorio per la Società dei
Concerti: oltre alla qualità
dell'interpretazione, anche la scelta del
l'impaginato con due momenti ben distinti nel
corso del concerto. La prima parte con due
classici di
alto
valore estetico ed intellettuale quali la
Sonata in la minore D 784 di F.Schubert e i
6 Klavierstücke op.118 di J.Brahms e, dopo
il breve intervallo, alcuni brani altamente
virtuosistici sopra celebri composizioni del
viennese J.Strauss. Momenti differenti, con
risultati differenti per le interpretazioni
dell'ottimo pianista pugliese. Ci è piaciuto più
il suo Schubert che Brahms, pur presentando
entrambi momenti di alto valore interpretativo.
Lo spessore musicale di Iannone, mediato da un
intenso studio sullo spartito, si è rivelato
nella profonda sonata schubertiana, forse la
meno "viennese " del grande musicista e la più
"tedesca". I tempi, non rapidi ma riflessivi,
scelti da Iannone, sono frutto anche della
mancanza di certa fluidità nel fraseggio, ma
comunque funzionali all'intenso spessore
musicale.
Validi alcuni dei sei "pezzi" brahmsiani
sorvolando su alcune evidenti amnesie ( nel
Klavierstücke n.3) . Tutt'altro discorso per i
virtuosismi funambolici
dei brani di J. Strauss nelle rivisitazioni di
Schulhof, Friedman, Rosenthal, tutti eccellenti
virtuosi, specie Rosenthal e Friedman rimasti
nella storia dell'interpretazione.
Brani quali
Frülingsstimmen di Friedman o la Fantasy
on Strauss Waltzes di Rosenthal, sono nati
per entusiasmare il pubblico attraverso giochi
estremi per virtuosismo. Ci sembra che Iannone
non sia nato virtuoso, ma lo sia, in parte,
diventato attraverso uno studio viscerale dello
spartito. Anche in questi frangenti manca la
fluidità e la sublime padronanza di un
"Horowitz", padronanza che metta in luce tutta
la luminosità di certo pianismo di fine
Ottocento. I risultati dell'ascoltato comunque
non sono assolutamente da
disprezzare e rimane tutta l'intelligenza della
coraggiosa scelta per le rarità offerte oltre ad
una complessiva valida resa espressiva.
Fragorosi applausi al termine.
16 aprile 2015 Cesare Guzzardella
Stephen Hough per
Serate Musicali
Il pianista inglese Stephen Hough ha
interpretato Debussy e Chopin in un concerto
organizzato da Serate Musicali. È da
molti anni che l'ottimo pianista, anche
scrittore e
compositore,
viene a Milano. Ieri sera il concerto è stato
introdotto da un intervento "recitato" dello
scrittore drammaturgo Luca Scarditi che ha
proposto diapositive di quadri del periodo e
appartenenti a Claude Debussy leggendo testi
tratti da Monsieur Croche dello stesso
Debussy.Hough ha introdotto il concerto prima
con Le plus que lente dello stesso
compositore francese seguito da i tre brani che
compongono Estampes. Valide le
interpretazioni proposte con andamenti
riflessivi mutuati da un rigore espressivo
ben
calibrato e una rilevante profondità
interpretativa. Le stesse modalità
interpretative le abbiamo rilevate nelle quattro
Ballate di F.Chopin. Hough ha
splendidamente interiorizzata ogni elemento
musicale dei brani restituendo sonorità meditate
e qualitativamente di alto valore. La raccolta
Children's corner e il bellissimo
L'isle joyeuse del musicista francese hanno
completato il programma ufficiale e hanno
mostrato ancora la fluidità esecutiva
dell'inglese e le sue affinità soprattutto con
Debussy. Due i bis concessi con anche un valido
Notturno di Chopin . Successo di
pubblico.
14 aprile 2015 Cesare Guzzardella
La musica di György
Kurtág al Museo del Novecento milanese
Maria Grazia Bellocchio ha dedicato il
concerto tenuto ieri mattina nella Sala Arte
Povera del Museo del Novecento al musicista
ungherese György Kurtág (1926). La breve
performance
della bravissima pianista era inserita
nell'ampia programmazione del Progetto musicale
del Divertimento Ensemble di Sandro Gorli.
Estrapolando dalla nutrita raccolta
Játékok (1972-1983) 33 brevi brani ed eseguendoli
senza quasi soluzione di continuità per circa
quaranta minuti, la Bellocchio ha rivelato
ancora una volta la sua estrema attitudine al
repertorio del Secondo Novecento e
contemporaneo. I brevissimi, pochi secondi, e i
brevi,
pochi minuti, lavori che compongono Játékok,
ovvero i giochi, sono nati in modo quasi
estemporaneo quasi giocando con il pianoforte. I
riferimenti a certo Bartók o, in alcuni brani,
anche a Stravinskij, sono facilmente
riscontrabile, ma l'originalità di queste
concise ed estemporanee composizioni è tutta nel
potenziale timbrico-ritmico dello strumento a
tastiera trattato in modo non codificato da
regole da applicare. La Bellocchio,
particolarmente concentrata e determinata, è
stata abile ad interpretare in modo chiaro e
timbricamente vario i pezzi scelti
organizzandoli in un unicum sonoro con
una successione perfettamente coerente. Meritato
il successo davanti ad un pubblico purtroppo
esiguo ma decisamente soddisfatto. Tre i brevi
bis proposti con ancora lavori di Kurtág. Da
ricordare.
13 aprile 2015 Cesare Guzzardella
L'Orchestra Barocca
di Novara
Nella raccolta cornice della
chiesetta secentesca di S. Giovanni decollato,
dall’ottima acustica, si è aperto ieri sera
undici aprile a Novara il ciclo primaverile dei
concerti dedicati alla musica barocca, col
suggestivo titolo di “La stagione degli
affetti”, che riprende una delle parole-chiave
della concezione musicale barocca, “affetti”: la
musica è un linguaggio, che non esprime
significati concettuali, ma più profondamente
dello stesso linguaggio verbale è chiamato ad
esprimere sentimenti , emozioni, passioni.
Protagonisti della serata membri dell’Orchestra
barocca città di Novara, formata da docenti
della
Civica
Scuola di musica Brera, tra le più antiche
d’Italia. Il programma di sala proponeva sonate
e sinfonie (all’epoca i due termini erano
sostanzialmente sinonimi e stavano a indicare
composizioni per soli strumenti col basso
continuo) per archi (primo e secondo violino),
basso continuo e tromba, affidata ad uno
specialista novarese di origine, ma ormai
affermato anche a livello europeo, con ruoli
stabili in compagini francesi ed austriache di
musica antica: Alessio Molinaro. Poiché il
gruppo novarese, secondo una tendenza ormai
scontata, tende ad eseguire con strumenti
d’epoca, la tromba in questione era quella c.d.
“naturale”, cioè in sostanza senza pistoni o
chiavi, in cui il suono è emesso solo sfruttando
gli armonici naturali: è uno degli aerofoni più
“pesanti” da suonare, come si è espresso lo
stesso Molinaro presentando al pubblico lo
strumento, dal suono meno squillante e più
profondo della tromba moderna. Il programma
presentava sonate a tre o quattro movimenti di
Alessandro Melani (1639-1703), più noto in
verità come autore di musica vocale liturgica
nella Roma del XVII sec., Giuseppe Jacchini
(1667-1727), esponente della prestigiosa scuola
bolognese fiorita nel ‘600 intorno alla
cattedrale di S. Petronio e tra i primi grandi
violoncellisti italiani, di cui si proponevano
le due sonate D XII 5 e D XII 6, per concludere
con due fra i grandi del Seicento musicale
italiano: Arcangelo Corelli, con una sonata di
recente scoperta, senza numero d’opus, e
Alessandro Stradella, con una “Sinfonia avanti
il barcheggio”, così intitolata perché da
eseguirsi in una festa nuziale, prima che i due
sposi s’imbarcassero per nave. L’ascolto è stato
decisamente piacevole, grazie ad una esecuzione
pienamente adeguata. L’ensemble novarese,
dimostrando una tecnica esecutiva matura, ha
reso al meglio sia le parti
contrappuntisticamente più ardue delle sezioni
imitative, sia l’ampia cantabilità del profilo
melodico nei tempi lenti. Eccellente la prova di
Molinaro, sempre puntuale nello stacco dei tempi
nel dialogo serrato tra parte solistica e
l’orchestra, particolarmente sottile nella
sinfonia di Stradella, dal profilo più
concertante rispetto agli altri brani
dell’impaginato. Un solo appunto ci sentiamo di
muovere agli interpreti: le partiture delle
sonate di Jacchini recano, per il basso
continuo, l’indicazione dell’obbligo del
violoncello. Al suo posto ieri sera è stato
impiegata una viola da gamba, dal suono
notoriamente più freddo e piatto, “metallico”,
rispetto al violoncello, il cui colore caldo e
avvolgente non avrebbe per nulla nuociuto
(anzi!) alla resa timbrica dell’insieme. Di
breve durata, senza intervallo, il concerto ha
riscosso il convinto e prolungato applauso del
pubblico di fedeli appassionati stipati nella
chiesuola novarese.
12-04-2015 Bruno Busca
Prossimamente a
Vercelli. La musica e la "Grande guerra": un
violino al fronte
Arte, musica e storia si uniscono idealmente nel
progetto che andrà in scena sabato 18 aprile al
Teatro Civico di Vercelli (ore 21, concerto in
abbonamento) nell'ambito del XVII
Viotti
Festival. Un violino al fronte è l'evocativo
titolo del concerto-spettacolo ideato da Guido
Rimonda e dalla Camerata Ducale, e realizzato
grazie all'inedita collaborazione con il Museo
Leone. L'idea del concerto nasce da una delle
passioni di Guido Rimonda, quella per la figura
e l'opera di Fritz Kreisler, senz'altro
definibile come il primo grande violinista del
Novecento. Austriaco di nascita, Kreisler
divenne celebre negli Stati Uniti: prima delle
glorie americane, tuttavia, Kreisler aveva
vissuto in prima persona il dramma della guerra:
fu infatti soldato nelle fila dell'esercito
austriaco; conobbe la realtà del fronte, anche
se – a causa di una, per fortuna, lieve ferita –
solo per un breve periodo, tuttavia sufficiente
a imprimere in lui un segno indelebile. Da
questo aspetto poco conosciuto è partito Guido
Rimonda per esplorare – nell'ambito delle
celebrazioni per il centenario della Grande
Guerra – il vasto e quasi del tutto sconosciuto
mondo della “musica in guerra”. Da non perdere.
12 aprile 2015 dalla redazione
Jader Bignamini
esegue Mahler e Beethoven in Auditorium
Il tutto esaurito di ieri
sera in Auditorium nella prima replica del
concerto diretto da Jader Bignamini alla guida
della Sinfonica Verdi è la prova di come il
pubblico sappia apprezzare
titoli
importanti quali la Sinfonia n.1 in Re
maggiore "Il titano" di Gustav Mahler e la
Sinfonia n.5 in Do minore op.67 di
L.v.Beethoven eseguiti in un un'unico concerto.
La celebre sinfonia mahleriana e l'ancora più
popolare Quinta di Beethoven, o "Sinfonia
del destino" per quelle prime quattro semplici
note entrate nell'immaginario di tutti, non
possono che attrarre pubblico, ma anche il
giovane direttore Bignamini con quella sua
direzione energica e determinata alla guida di
un'orchestra certamente ancora giovane per l'età
media dei suoi componenti, ha fatto la sua
parte. La sinfonia di Beethoven dalla durata
media di circa 35 minuti nella maggior parte
delle esecuzioni, ha trovato una direzione
decisamente spedita con soli 31 minuti di musica
per una qualità interpretativa notevole. Con
andature più "normali" invece il Titano
mahleriano è stato eseguito con chiarezza e
freschezza espositiva dai bravissimi orchestrali
della "Verdi" in tutte le sezioni strumentali:
cinquantacinque minuti di grande Musica che
hanno trovato un pubblico entusiasta disponibile
a ripetuti fragorosi applausi. Successo
grandissimo e ultima replica domenica alle ore
16.00 all'insegna del tutto esaurito. Da
ricordare.
11 aprile 2015 Cesare Guzzardella
Zakhar Bron per la
Società dei Concerti
Il violinista russo Zakhar Bron, classe 1947, ha
tenuto un concerto violinistico per la
Società dei Concerti accompagnato
ottimamente dalla pianista Irina Vinogradova. È
particolarmente conosciuto come didatta del
violino avendo avuto come allievi grandi
virtuosi come Repin, Vengerov, Hope e Garret,
solo per citarne alcuni. Ha comunque
un'intensa
attività concertistica, specie cameristica e
ieri sera ha evidenziato le sue ottime qualità
d'interprete in un valido impaginato che
prevedeva brani di Schnittke, Beethoven e
Ćaikovskij.
La bellissima Suite in stile antico del
russo Alfred Schnittke (1934-1998) è scritta in
stile barocco-classico, ma ha momenti tipici del
grande compositore russo, maestro nell'unire
stili del passato in un linguaggio
autenticamente personale. Di spessore estetico
l'equilibrio dinamico-timbrico
tra la pianista Vinogradova e Bron. Con il
Beethoven della Sonata n.6 op.31 n.1
abbiamo ascoltato un ottimo duo in un classico
brano reso con efficace equilibrio formale.
Nella seconda parte del concerto, interamente
dedicato a Čaikovskij,
Bron ha rivelato le sue qualità dì eccellente
melodista legato alla sua terra d'origine. Prima
con la Serénadé mélancolique op.26, poi
con tre brani da Souvenir d'un lieu cher
op.42 e con il Valzer- Scherzo op.34
Bron ha dato in Čaikovski
il meglio coadiuvato da una pianista rispettosa
della parte violinistica, precisa in ogni
dettaglio e chiara timbricamente. Tre i bis
proposti al termine, con brani di Balakirev,
Wieniawski e con la più nota Sérénade
espagnole di Chaminade-Kreisler Successo di
pubblico.
9 aprile 2015 Cesare Guzzardella
Due interessanti
concerti di musica contemporanea a Milano
Sembra ci sia un grande risveglio musicale a
Milano per quanto concerne i concerti di musica
contemporanea. Domenica mattina al Museo del
Novecento un eccellente concerto organizzato dal
Divertimento Ensemble di Sandro Gorli ha
trovato nella Sala Arte Povera due valenti
interpreti quale il soprano Alda Caiello e la
pianista Maria Grazia
Bellocchio
ad interpretare brani di George Crumb,
compositore vivente statunitense nato in
Virginia nel 1929. Ieri sera invece al Teatro
Elfo-Puccini il gruppo di musica contemporanea
Sentieri Selvaggi diretti da Carlo
Boccadoro hanno eseguito brani di Aaron Jay
Kernis alla presenza del compositore. Di Crumb,
pioniere della musica d'avanguardia e
sperimentatore di nuove soluzioni timbriche già
dalla fine degli anni '40, sono stati eseguiti
Three Early Song (1947) e precisamente
Night, Le it be forgotten, Wind Elegy
e quindi il più impegnativo Apparitions
(1979) su testi di Walt Whitman. La bravissima
Caiello ha rivelato le sue qualità vocali in
tutti i lavori ben coadiuvata dall'altrettanto
brava Bellocchio. Specie nell'ultimo brano,
ricco di effetti sonori ottenuti dalla cordiera
del pianoforte, la pianista ha mostrato le sue
doti di specialista nel repertorio
contemporaneo. Apparitions trova
riferimenti in molta musica colta europea, con
un occhio di riguardo alle timbriche
folcloristiche, etniche e jazzistiche. La
trasversalità dei generi nella musica di Crumb è
indubbia e la resa vocale della Caiello è stata
di eccellente livello. Nel secondo appuntamento
milanese abbiamo scoperto la musica di un altro
autore americano, vincitore tra l'altro del
prestigioso Premio Pulitzer: Aaron Jay Kernis.
Del compositore sono stati eseguiti tre brani da
membri del gruppo milanese Sentieri Selvaggi,
precisamente Second Ballad - prima
esecuzione europea - per pianoforte e
violoncello, Trio in Red per clarinetto,
violoncello e pianoforte ed infine la più
corposa
Pièces
of Winter Sky per sestetto con aggiunta di
violino, flauto e percussioni rispetto al trio
precedente e in questo brano per la direzione di
Carlo Boccadoro. Molto interessante la varietà
stilistica di Aaron Kernis che partendo da una
tradizione quasi tardo romantica del primo brano
arriva ad una concezione più avanzata con
elementi di grande impatto sonoro nel trio con
timbriche dal sapore improvvisatoria di certo
jazz d'avanguardia fine anni' 60, per arrivare
all'ultimo brano, decisamente più meditato e
costruito, in un tessuto timbrico ricercato
specialmente negli strumenti ad arco.
Interessante come viene "preparato" il
pianoforte utilizzando crini d'archetto che
sfregano le corde del pianoforte per ottenere
colori tipici degli strumenti ad arco. In questo
tessuto di base vengono valorizzati tutti gli
strumenti attraverso interventi solistici
raffinati che hanno messo in risalto le abilità
dei bravissimi strumentisti che ricordiamo
essere: Paola Fre ai flauti, Mirco Gherardi al
clarinetto, Piercarlo Sacco al violino, Aya
Shimura al violoncello, Lorenzo Colombo alle
percussioni e Andrea Rebaudengo al pianoforte.
Nel corso dei brani Boccadoro ha chiamato sul
palco il compositore per una breve presentazione
dei lavori. Anche all' Elfo-Puccini successo di
pubblico in una sala al completo. Da ricordare
entrambi i concerti.
1 aprile 2015 Cesare Guzzardella
MARZO
Uto Ughi e Bruno
Canino per le Serate
Musicali
Un concerto da ricordare a lungo quello tenuto
dal violinista Uto Ughi e dal pianista Bruno
Canino. É da molti anni che non suonavano
insieme a Milano e ieri sera, in una Sala Verdi
del Conservatorio colma di pubblico, hanno
intrattenuto i presenti con un programma
variegato e indubbiamente d'effetto
virtuosistico. In apertura la rara Sonata in
re
maggiore
op. 9 n.3 "Tambourin" del francese Jean
Marie Leclair ha trovato due interpreti in
perfetta sintonia con Ughi, in stato di grazia,
in sinergia con un eccellente Canino che in
tutto il concerto ha perfettamente rispettato i
tempi melodici del solista senza alcuna
invadenza musicale. Il carattere folcloristico
della bellissima Sonata è stato esaltato con
chiarezza dai due solisti. Con la celebre
Sonata in la maggiore di Cesar Franck il duo
Ughi- Canino ha impresso al concerto un salto
qualitativo d'interpretazione romantica.
L'ottimo vibrato del sonoro violino di Ughi ha
trovato equilibrio nelle timbriche chiare e
precise del pianoforte di Canino. Con la
geometrica Sonata n.2 in re maggiore op.94
di Serjei Prokof'ev abbiamo virato verso il
neoclassicismo del
grande
russo e anche in questo caso l'ottimo equilibrio
del duo ha avuto un riscontro estetico di alto
valore. L'ultima brano in programma, la
Fantasia da concerto op.25 sulla Carmen di
Bizet nella virtuosistica trascrizione di Pablo
De Sarasate, unitamente ai due bis proposti,
hanno dato una svolta d'effetto al concerto. Il
brano di Bizet, eseguito in concerto decine di
volte dal violinista, ha avuto ancora una volta
un Ughi determinato nel definire i non facili
virtuosismi intrisi di sopracuti e pizzicati.
Ottima la resa e bene anche i due bis con i
classici La ridda dei folletti di Antonio
Bazzini e l'arcinota Campanella di
Paganini. Bravissimi e successo meritato. Da
ricordare.
31 marzo 2015 Cesare Guzzardella
L'Orchestra Sinfonica
Haydn di Bolzano e Trento
La presenza dell'Orchestra Sinfonica Haydn di
Bolzano e di Trento è senza dubbio un elemento
di novità nella programmazione annuale
dell'Auditorium
milanese. Il suo attuale direttore, l'estone
Arvo Volmer, l'ha diretta in un programma
tradizionale ma ben strutturato con Beethoven
nell'Ouverture n.2 in do maggiore op.72a
"Leonora",
Stravinskij nel balletto in tre mani "Jeu
de carte" e, dopo la pausa, Schumann con la
nota Sinfonia n.1 in si bem.maggiore op.38
"Primavera". Sonorità nordiche per l'ottima
orchestra con un Beethoven molto "germanico"
reso nei dettagli dall'attenta direzione di
Volmer. Il balletto Stravinskijano, geometrico e
glaciale nella sua oggettività, rimanda a
sequenze coreutiche. Ottima è stata l'esecuzione
dell'orchestra in ogni sezione. Anche in
Schumann, con la Sinfonia "Primavera", Volmer ha
mostrato attenzione ai dettagli e gesto sicuro e
le sonorità dell'orchestra sono apparse intense
e calibrate. Successo di pubblico. Da ricordare
30 marzo 2015 Cesare Guzzardella
Le ultime 3 sonate di
Beethoven per Buchbinder in Conservatorio
Da molti anni il pianista Rudolf Buchbinder è
ospite della Società dei
Concerti
con programmi classici di cui è eccellente
interprete. Ieri sera ha eseguito le celebri
ultime tre sonate di L.v.Beethoven, cioè le
opere 109, 110 e 111, chiaramente senza
intervallo. La qualità estetica delle sue
interpretazioni, che si rifanno alla tradizione
dei grandi interpreti classici, soprattutto
della scuola viennese, l'abbiamo più volte
evidenziata. L'ultima volta nel recente concerto
scaligero a favore della Fondazione Rava dove
Buchbinder ha eseguito l'altra importante triade
rappresentata da Patetica, Al chiaro di luna
e Appassionata. Ieri sera, di fronte al
numeroso pubblico presente in Sala Verdi,
ha
raggiunto vertici interpretativi soprattutto
nella Sonata n.30 in mi maggiore op.109 e
nella n.32 in do minore op.111.
L'interiorizzazione totale di ogni elemento
musicale dei tre capolavori e la probabile
consuetudine all'interpretazione di queste
opere, ha spesso come limite l'eccessiva
disinvoltura con la quale un interprete esegue i
brani. Buchbinder, valente interprete classico,
forse un po' troppo conservatore, ci ha abituato
fin troppo bene a livelli alti di resa
stilistica anche se alcune volte con carature
disomogenee. Ieri ci è apparso decisamente
concentrato, anche se i movimenti delle
rispettive sonate meriterebbero un momento di
pausa tra le differenti andature. Grande
successo e come bis un ottimo Improvviso
schubertiano, il n.4 dell'Op. 90. Da
ricordare.
26-03-2015 Cesare Guzzardella
La Carmen alla Scala
Carmen di Bizet inaugurava la stagione scaligera
2009-10 con la messinscena di Emma Dante e la
direzione di Barenboim. A fine stagione veniva
ripresa da Dudamel per una direzione più
energica e ancora un
ottimo
cast vocale. Pereira, avendo una programmazione
particolarmente impegnativa, ha pensato bene di
includere ancora Carmen, forse l'opera più
eseguita al mondo, con la medesima messinscena e
un diverso cast vocale che subirà ancora
cambiamenti nella ripresa di giugno. Allora
quella Carmen ci piacque molto, ora un po' meno.
Certo l'assenza di novità non aiuta ma questo
capolavoro di Bizet attira sempre molto
pubblico. Protagonista di queste prime repliche,
il mezzosoprano lettone Erina Garanča ha
mostrato di possedere ottime qualità vocali con
timbrica ricca di sfumature in una parte,
Carmen, che nell'immaginario visivo
consolidato del personaggio, non è propriamente
appropriata. Ma la voce ha fatto la differenza.
José Cura, un po' influenzato, come annunciato
dal sovrintendente ad inizio d'opera, ha
sostenuto il suo ruolo onestamente, ben
orientato in una parte, quella di Don José,
che ben si addice alla sua argentinità. Ottimo
livello per gli altri protagonisti tra i quali
spicca certamente Elena Mosuc, un'ottima
Micaëla, e non male l'Escamillo di
Vito Priante. Bravi gli altri e il Coro di
Casoni. La direzione di Massimo Zanetti è stata
complessivamente più che valida. Prossima
rappresentazione sabato 28 marzo. Riprese in
giugno.
25 marzo 2015 Cesare Guzzardella
A Roma concerto per
i bambini di Haiti a favore della Fondazione
Rava
La Fondazione Francesca Rava - NPH Italia Onlus
organizza, in
occasione
della Santa Pasqua, organizza un concerto
straordinario in favore delle Scuole di Strada
in Haiti. Mercoledì 8 Aprile, ore 20.30, nell'
Auditorium Conciliazione di Roma il maestro
Antonio Puccio dirigerà l'Arco Magico Chamber
Orchestra in una preghiera in musica, un
suggestivo concerto con archi e splendide voci.
Il ricavato della serata andrà a favore delle
Scuole di Strada della Fondazione in Haiti, che
ogni giorno accolgono oltre 10.000 bambini tra i
2 e 16 anni, assicurando loro programmi
scolastici ed educativi, un pasto caldo, una
divisa pulita, libri, matite, quaderni,
vaccinazioni e cure. Si ringrazia per il
sostegno alla serata IG & S. Donazione minima:
10 €. Per info e prenotazioni: Fondazione
Francesca Rava – NPH Italia Onlus, tel
0254122917, eventi@nph-italia.org,
http://www.nph-italia.org/home/
25 marzo dalla redazione
Hilary Hahn alle
Serate Musicali
È una violinista brillante e
sempre alla ricerca di novità Hilary Hahn. Nei
suoi concerti unisce sempre l'antico al
contemporaneo, alternando nei brani in programma,
molto variegati, inediti di compositori che
spesso appositamente compongono per lei. Ieri
sera, nella Sala Verdi del Conservatorio
milanese, in un bellissimo concerto organizzato
da Serate Musicali, era accompagnata
dall'ottimo pianista Cory Smythe in un
impaginato
che prevedeva brani di Cage, Lang, Bach,
Debussy, Auerbach e Schumann. Le Six Melodies
di John Cage sono brevissimi brani del 1950 del
compositore americano che sanno di antico nella
loro semplice ma non banale costruzione e che il
duo ha eseguito con essenziale espressività.
Light Moving è un lavoro del compositore
statunitense David Lang scritto nel 2013 nello
spirito del minimalismo di Glass e Reich
ed interpretato in modo eccellente dalla Hahn.
Con la Partita n.3 in mi maggiore per violino
solo di J.S. Bach siamo passati alla
tradizione ottimamente accostata
al presente di
Lang
e del non lontano Cage. Formalmente ineccepibile
l'esecuzione. Di grande equilibrio espressivo e
sinergico il violino e il pianoforte per la
Sonata n.3 in sol minore di Claude Debussy.
Eccellente anche la parte pianistica per un
accompagnatore ideale, attento e non invadente.
Lera Auerbach è una compositrice russa ma da
oltre vent'anni negli Stati Uniti e si esprime
in modo efficace: come nel breve Speak,
Memory scritto per Ilary Hahn nel 2010. A
conclusione del programma ufficiale la splendida
Sonata in la minore op.105 di R. Schumann
ha trovato nei due strumentisti interpreti
ideali. Due i bis concessi, entrambi recenti, il
primo di Mark A.Turnage risentiva molto
l'influsso del jazz e di certo Stravinskij; il
secondo di Max Richter intitolato Mercy
ha concluso il concerto con un esempio di grande
espressività nella sua semplice struttura.
Fragorosi applausi. Bravissimi. Da ricordare.
24-03-2015 Cesare Guzzardella
Un valido trio per
clarinetto, viola e
pianoforte tra gli orchestrali della
Sinfonica Verdi
Segnaliamo
per i Concerti da Camera della domenica
mattina il trio formato da Alessandro Ruggeri,
clarinetto, Enrico De Angelis, viola, Chiara
Sarchini, pianoforte. Hanno tenuto un concerto
cameristico che prevedeva musiche di Bruch,
Reinecke e Mozart. Ottime le interpretazioni dei
brani
di
raro ascolto tratti da Otto Pezzi op.83
di Bruch e il Trio in la maggiore op.264
di Carl Reinecke. A conclusione il più noto
Trio "Dei birilli" K.498 di Mozart.
Esecuzioni accurate con ottimi impasti della
viola con il clarinetto. Bravissimi.
23 marzo 2015 C.G.
Franz Welser-Möst e
la Filarmonica della Scala nell'Ottava Sinfonia
di Bruckner
Il direttore Franz
Welser-Möst ha diretto la Filarmonica della
Scala nella poco eseguita Sinfonia n.8 in do
minore, l'ultima compiuta di Anton Bruckner.
Era dal 2008, sotto la bacchetta di Daniel
Barenboim, che l'Ottava del compositore
austriaco non veniva eseguita alla Scala ma non
con
la Filarmonica bensì con la Staatskapelle di
Berlino. In Italia ricordiamo un'esecuzione di
Antonio Pappano nel 2012. Il novantenne Georges
Prêtre ancora una volta ha dovuto rinunciare per
ragioni di salute e la sostituzione con il
direttore austriaco Franz Welser-Möst ci è
sembrata, nell'ultima replica di venerdì scorso
- quella ascoltata - , di tutto rispetto.
L'equilibrio tra la notevole sezione degli
archi, misurati e delicati, e le continue
inserzioni dei folgoranti ottoni, con le tube
wagneriane calibrate e precise, è stato
rispettato in un'interpretazione certamente di
qualità. Poco meno di ottanta minuti di musica
con tempi metronomici piuttosto rapidi che hanno
reso più snella e viennese la corposa sinfonia
eseguita nella versione del 1890 (edizione
Nowak). Grande l'apprezzamento del pubblico
presente nella sala del Piermarini con
scroscianti applausi al termine. Prossimo
appuntamento scaligero con i Filarmonici per il
13-14-15 aprile con il direttore Christoph von
Dohnànyi e il baritono Thomas Hampson. Musiche
di Mahler e Bruckner (Sinfonia n.4 "Romantica").
Da non perdere
22-03 2015 Cesare Guzzardella
Prossimamente a
Vercelli il pianista Gabriele Carcano
Sarà un giovane ma già
affermato astro emergente della musica
internazionale, per di più di origine
piemontese, il protagonista del
concerto
di sabato 28 marzo al Teatro Civico di Vercelli
(ore 21, concerto in abbonamento). I riflettori
saranno puntati su Gabriele Carcano, pianista
torinese classe 1985 che ha già saputo
costruirsi una carriera intensa e di grande
prestigio, arricchita da collaborazioni di
altissimo livello. Carcano sarà accompagnato
dalla Camerata Ducale diretta da Guido Rimonda e
proporrà un programma interamente mozartiano,
nel quale potrà esprimere nel modo migliore le
doti di espressività e sensibilità che lo hanno
reso famoso. La prima parte sarà dedicata al
Concerto KV 466, la seconda parte vedrà invece
Carcano interpretare il Concerto KV 491. Per
informazioni t.011755791.
www.viottifestival.i t
22-03-2015 dalla redazione
Due concerti con la
Sinfonica Verdi
in Auditorium con brani di raro
ascolto
Il concerto ascoltato giovedì
scorso in Auditorium ha trovato sul palcoscenico
la Sinfonica Verdi diretta da Roberto Polastri
un un programma che prevedeva centralmente il
Concerto per pianoforte ed orchestra n 27 K 595
di W.A.Mozart, ultimo di questo genere del
genio salisburghese, scritto pochi mesi prima
della prematura scomparsa. Al
pianoforte
solista lo spagnolo Ivan Martin ha mostrato
rigore classico e chiarezza espositiva per
un'interpretazione di ottimo livello. Nel bis ha
eseguito un eccellente Bach. Il programma
variegato prevedeva anche brani per orchestra
quali le Tre danze tedesche K 605 sempre
di Mozart, Cinque danze di F.Schubert
nell'orchestrazione di Bruno Maderna e, a
conclusione, un'interessante Suite da concerto
preparata dal direttore Polastri tratta da
Pellèas et Melisande di Claude Debussy.
Decisamente notevole la direzione di Polastri,
soprattutto nella profonda suite sulle musiche
del francese, espresse con calibrato senso
timbrico-coloristico. Successo di pubblico e
ultima replica per domani, domenica alle ore
16.00. Nel tardo
pomeriggio di oggi, per la serie Made in
Italy ideata da Giuseppe Grazioli, abbiamo
ascoltato tre rari lavori di Giuseppe
Martucci,
uno di Mario Pilati e a conclusione, come spesso
accade in questa rassegna concertistica, un
compositore non italiano, in questo caso
francese, quale Jules Massenet, per un brano
riferito all'Italia quale Scènes napolitaines
Suite n.5. Scopo degli impaginati preparati
dal bravissimo direttore Grazioli è quello di
diffondere maggiormente la musica strumentale
Italiana in un periodo storico, quello che va
dagli ultimi decenni dell'Ottocento ai primi del
Novecento, oscurato dalla lirica. Soprattutto in
Martucci, napoletano vissuto a lungo in Germania
ed in contatto con la più avanzata musica
strumentale tedesca, troviamo qualità
strumentali e di orchestrazione di altissimo
valore come riscontrato nei tre lavori
presentati quali Colore orientale n.3 op.44,
Notturno op.70 e la pregnante
Tarantella n.6 appartenente sempre all'opera
44. Bravissimi tutti gli orchestrali della
Sinfonica Verdi e il direttore Grazioli. Il
prossimo appuntamento per Made in Italy è
previsto per l'11 aprile e avrà come posizione
dominante nel programma il musicista italiano
Catalani. Da non perdere.
21 marzo 2015 Cesare
Guzzardella
Ingolf Wunder per la
Società dei Concerti
Ha sostituito all'ultimo
momento Yun Di, perchè impossibilitato a venire,
l'austriaco Ingolf Wunder. Il cambio ci ha
rivelato un interprete di
eccellenti
qualità. Il programma di
ieri sera prevedeva due grandi compositori
dell'Ottocento quali Chopin e Liszt, due geni
pianisti-compositori che hanno contribuito in
modo determinante, insieme a pochissimi altri,
allo sviluppo del romanticismo musicale. Wunder,
reduce nel 2010 del secondo piazzamento al
notissimo "Concorso Chopin" di Varsavia, e
vincitore di alcuni premi speciali nel medesimo
concorso, ha scelto brani celebri o meno
frequentati del polacco e dell'ungherese. Due
Notturni, un raro Allegro da concerto
op.46 e un celeberrimo Andante spianato e
Grande polonaise brillante op.22 del primo e
il Mephisto-Valzer , la Consolation
n.3 e il rarissimo Hexaméron del
secondo. Personale lo Chopin di Wunder: definito
da una chiarezza espositiva con tempi meditati e
piuttosto lenti. I colori bruni dei due
notturni, l'Op. 55 n.2 e l'Op.62 n.1,
ci sono piaciuti molto. Bene gli altri. Nel
repertorio dì Liszt, a nostro avviso, Wunder ha
dato il meglio offrendoci interpretazioni di
altissimo livello. Chiarissimo in ogni dettaglio
il noto Mephisto-Walz con dinamiche accurate e
ben calibrate nella sovrapposizione dei piani
sonori, intensa ed espressiva la Consolation
n.3. Con Hexaméron Wunder ha evidenziato le sue
qualità dì tecnica trascendentale. Il brano, un
tema con variazioni scritte sia da Liszt che da
altri pianisti a lui contemporanei come
Thalberg, Pixis, Hertz, Czerny e anche Chopin, è
di rilevante interesse costruttivo. Due i bis
con un luminoso ed intenso Clair de lune
di Debussy e una rarissima belliniana Casta
diva
nella rivisitazione dì Chopin. Applausi
calorosi al termine. Un pianista assolutamente
da riascoltare.
19 marzo 2015 Cesare
Guzzardella
Elisso Virsaladze
alle Serate Musicali
Puntualmente ritorna ogni
anno la pianista Elisso Virsaladze per Serate
Musicali. È una grande interprete.
Georgiana, proveniente dalla grande
scuola
pianistica russa dei Richter, Gilels, Neuhaus,
ecc. , Elisso è dalla critica considerata una
delle massime interpreti di Schumann, ma anche
con Chopin non scherza. L'ha dimostrato ieri
sera in Conservatorio impaginando benissimo un
intenso programma chopiniano che prevedeva,
eseguite in ordine diverso, tre Polonaise,
cioè l'Op. 26 n.1, l'Op. 53 "Eroica" e
l'Op. 61, due Notturni, l'Op. 15
n.1 e 2 , poi la Barcarola Op.60, le
Quattro Mazurche Op.30 e a
conclusione la Sonata n.3 op.58. È
profonda Elisso,
ha
consolidato uno stile pianistico autentico, che
ha il sapore della storia e radici lontane, la
scuola russa appunto. Il suo Chopin è corposo e
trova nella bellezza della linea melodica il suo
punto di forza, ma tutta la struttura armonica
che mette in rilievo la melodia è
particolarmente solida e definita. Delle tre
polacche proposte, tutte di alto livello, la più
rilevante è stata quella in la minore op.53
denominata "Eroica". Ma anche le brevi Mazurche
hanno definito sonorità intense. Bellissima
anche la celebre Sonata in Si minoreore op.58,
con un finale -presto ma non tanto
grandioso. Applausi scroscianti al termine e due
bis chopiniani con due valzer interpretati
splendidamente. Da ricordare.
17 marzo 2015 Cesare
Guzzardella
La chitarra di
Eugenio Della Chiara all'Auditorium
I concerti da Camera della
domenica mattina in Auditorium hanno ospitato
anche ottimi chitarristi per un repertorio in
genere di raro ascolto in quanto lo strumento a
sei corde non è, a torto, frequentato. Ieri il
pesarese
Eugenio Della Chiara ha rivelato le sue qualità
virtuosistiche ed espressive eseguendo brani di
Scarlatti, Chailly, Paganini, Galante, De Falla
e Castelnuovo-Tedesco. È un ottimo chitarrista
De Chiara. Ha un suono delicato, trasparente e
ben definito. Dopo i due brani scarlattiani è
passato ad una rarità quale la Sonata per
chitarra di Luciano Chailly, compositore e
organizzatore musicale del Novecento che ha
prodotto molta musica di valore e tra queste,
nel 1976, anche una Sonata per chitarra. Il
brano, in quattro movimenti, trova in sè
elementi moderni e del passato in una varietà
d'intenti resi in modo efficace da Della Chiara.
La Grande Sonata per chitarra op.39 di
Paganini ha in seguito trovato un chitarrista
virtuoso e calibrato per un brano tra i più noti
del repertorio chitarristico. Paganini è stato
anche virtuoso di questo strumento e il suo
stile di primo Ottocento, tutto italiano, si
ritrova in toto nei tre
movimenti
della bella sonata. Non poteva mancare un brano
contemporaneo e Della Chiara ha interpretato in
prima esecuzione assoluta, presente in sala
l'autore (foto), Elena o l'immagine d'aria,
recente lavoro che Carlo Galante (1959) ha
dedicato al chitarrista. Il brano di circa 7
minuti utilizza modalità compositive moderne
nello spirito della tradizione musicale classica
della chitarra. Di rilievo le interpretazioni
degli altri brani come Homenaje pour le
tombeau de Debussy di De Falla e
Capriccio diabolico di Castelnuovo Tedesco
entrambi ad alto tasso di virtuosismo. Quattro i
bis concessi con un altro
bel brano di Paganini. Lunghi e calorosi
applausi.
16
marzo 2015 Cesare Guzzardella
Gabriele Carcano
e
la Sinfonica Verdi diretta da Fawzi Haimor
Un programma classico quello
ascoltato ieri sera in Auditorium con
l'Orchestra Sinfonica Verdi diretta da Fawzi
Haimor, direttore di Chicago ma di origini
libanesi e filippine. Il programma prevedeva due
sinfonie di
Prokof'ev
e un
concerto di Mozart. Del
grande compositore russo la Sinfonica Verdi ha
eseguito un lavoro giovanile quale la
Sinfonietta op.5/48 e un'opera degli ultimi
anni quale la Sinfonia n.7 in do diesis
minore op.131. La prima, eseguita come
introduzione, è in stile neoclassico e trova in
Mozart, un sicuro riferimento. In cinque
movimenti, scritta da un Prokof'ev diciottenne,
ha momenti di felice scrittura in una
organizzazione formale non sempre all'altezza,
ma con un quinto movimento, Allegro giocoso,
particolarmente valido. Ricorda la più celebre
Sinfonia classica. La Settima Sinfonia, del
1951-52, ci rivela il Prokof'ev più evoluto con
situazioni
neoclassico nel geniale stile del compositore e
con un quarto e ultimo movimento,
Vivace, particolarmente brillante e
popolare. Il Concerto mozartiano, il n.24 in
do minore K.491 ha trovato al pianoforte un
eccellente Gabriele Carcano, pianista torinese
ascoltato recentemente in Conservatorio. La
classicità dell'esecuzione di Carcano è giocata
su una ottima trasparenza di timbro e su un
equilibrio formale di alto valore espressivo. La
padronanza della scrittura pianistica classica
si intravede in ogni dettaglio del capolavoro
mozartiano attraverso sonorità ben articolate e
tangibili derivanti da studio intenso e pensiero
profondo. Valida l'intesa con la direzione di
Haimor per un concerto tra i migliori del genio
salisburghese. Bellissimo il bis solistico
bachiano. Lunghi applausi al termine. Domenica
alle 16.00 la replica. Da non perdere.
14 marzo 2015 Cesare
Guzzardella
Pavel Berman per la
Società dei Concerti
Un eccellente virtuoso il
violinista Pavel Berman, invitato dalla
Società dei Concerti per il noto Concerto
n.2 in si min. op.7 “La Campanella” di
Paganini. Il solista era accompagnato dalla
Sudwestdeutsche Philharmonie, ottima
formazione diretta da Vassilis Christopoulos che
ha introdotto il concerto con una Ouverture
da
Cenerentola
di Rossini. Berman nel successivo concerto
ha espresso in toto le bellezze melodiche e i
virtuosismi del celebre genovese. Decisamente di
ottimo livello le timbriche del suo melodioso
violino, espresse con un gusto romantico
tipicamente ottocentesco. Berman, figlio dello
straordinario pianista Lazar Berman, ha
certamente sostenuto con rigore stilistico e
bellezza estetica il capolavoro di Paganini che
ha il momento più celebre nel finale con la
Campanella, arcinota anche nella versione
pianistica lisztiana. Fragorosi gli applausi al
termine e due ottimi bis con due Capricci
paganiniani tra cui il notissimo N.24, quello
delle variazioni. Il concerto è proseguito poi
con l'esecuzione orchestrale della Sinfonia
n.4 in la magg. op.90 “Italiana” di F.
Mendelssohn, ben interpretata dalla da
bravissima orchestra e da Christopoulos. Da
ricordare.
12 marzo 2015 Cesare Guzzardella
Un Trio con
clarinetto per la Società
del Quartetto
Tre giovani valenti
strumentisti quali Reto Bieri, clarinetto,
Nicolas Altstaedt, violoncello e Herbert Schuch,
pianoforte, hanno interpretato brani di
Schumann, Beethoven, Widmann e Brahms per la
Società del
Quartetto
in Conservatorio. Le interpretazioni di
qualità sono state rese tali dalla splendida
sincronia degli interpreti e dal loro modo di
pesare il suono dei rispettivi strumenti per
creare un eccellente equilibrio. I Sei Studi
in forma Canonica di Schumann sono stati
eseguiti in un riuscito adattamento per
clarinetto, cello e piano di T.Kirchner. Gli
altri brani in programma erano il Trio op.11
di Beethoven, quello Op.114 di Brahms
e un lavoro contemporaneo di Jörg Widmann,
quarantenne
compositore e clarinettista tedesco di Monaco di
Baviera. Il suo Nachtstük è un lavoro del
1998 che sfrutta in ogni particolare le
caratteristiche dei tre strumenti ottenendo
anche effetti sonori ben integrati nella
costruzione formale. I bravissimi strumentisti
hanno dimostrato di penetrare con determinazione
e precisione nella difficile struttura
compositiva del lavoro fornendo un'esecuzione di
elevato spessore estetico. Bravissimi anche in
Beethoven e Brahms ed eccellente il bis
proposto: di Fritz Kreisler il noto Miniature
Viennese March. Grande successo di pubblico.
11 marzo 2015 Cesare
Guzzardella
Alyosha Jurinic per
le Serate Musicali
È stato ingaggiato all'ultimo
momento da Serate Musicali il pianista
croato di Zagabria Alyosha Jurinic, in
sostituzione di Bruno Leonardo Gelber,
indisposto. In Italia si era già messo in luce
vincendo il Concorso Internazionale Sura
Cherkassy organizzato qui a Milano. Ma il
premio internazionale più importante l'ha vinto
a Zwickau in Germania con il
Concorso
Internazionale "Robert Schumann", sempre nel
2012. Da allora è iniziata la sua rilevante
carriera concertistica nelle più prestigiose
sale da concerto. Ieri sera un tutto Chopin ha
riempito di note romantiche Sala Verdi in
Conservatorio. Due Notturni, la Sonata
n.3 op.58, la Barcarola op.60 e ben
sei Studi hanno composto il nutrito
programma. È certamente un pianista di qualità
il giovane 25enne croato. Ha dimostrato di
essere pienamente in sintonia con la musica del
Sommo Chopin anche se in modo difforme e
bisognoso di un ulteriore approfondimento, a
nostro avviso. Ci è piaciuto molto negli Studi -
n.8 op.10 e n.2-6-7-11-12 op.25- nei
brani quindi più brevi dove fa gioco parecchio
la sua ferrata tecnica trascendentale che ha
anche nella bellezza delle sonorità il suo punto
di forza. Molto bene anche il Notturno op.55
n.2. Rimane qualche dubbio nell'esecuzione
della più complessa Sonata in Si minore op.58.
Jurinic ha sottolineato maggiormente l'aspetto
lirico rispetto quello armonico complessivo non
evidenziando completamente i diversi piani
sonori e rendendo in modo troppo lineari le
sequenze musicali. Meglio i contrasti nel
Presto-Agitato finale. Nel complesso un
ottimo pianista che merita un ulteriore ascolto.
Da ricordare.
10 marzo 2015 Cesare
Guzzardella
Maria Perrotta allo
Spazio Teatro 89
di Milano
La pianista cosentina Maria
Perrotta ha interpretato allo Spazio Teatro
89 musiche di Bach, Scriabin e Prokof'ev .
Del grande compositore tedesco la Perrotta è una
riconosciuta valente interprete, tanto da avere
inciso recentemente per un'importante casa
discografica le Variazioni
Goldberg
oltre ad avere vinto gli anni scorsi numerosi
premi discografici. Ieri pomeriggio, nella
raccolta sala di via Zoia, ha eseguito la
Fantasia Cromatica e Fuga in re minore BWV 903
dimostrando spessore interpretativo di alto
livello. La fluidità esecutiva e le calibrate
scelte dinamiche si sono rivelate anche nel
prosieguo del programma con tre Studi
dall'op.42 e la Sonata n.2 op.19 di
A.Scriabin e con la Sonata n.6 op.82 di
S. Prokof'ev. Soprattutto negli Studi di
Scriabin e nelle timbriche chopiniani di questo
geniale russo la pianista ha dato il meglio
mettendo in luce i contrasti dinamici nei
differenti piani sonori e mantenendo grande
equilibrio formale in ogni brano. Successo di
pubblico e un bis bachiano con l'Aria
iniziale delle Goldberg. Da ricordare.
9 marzo 2015 Cesare
Guzzardella
Made in Italy
in Auditorium con Grazioli
e la Sinfonica Verdi
È una proposta meritevole
d'attenzione quella che sta facendo da alcune
settimane il direttore d'orchestra Giuseppe
Grazioli unitamente alla Sinfonica Verdi.
Mettere in luce il valore intrinseco della
musica strumentale italiana di fine Ottocento o
di inizio Novecento con compositori trascurati
come Alfano, Pilati, Marinucci, Mascagni,
Ghedini,
Castelnuovo
Tedesco, Zandonai, Catalano, Martucci, ecc. -
l'elenco è lungo- , non è cosa di poco conto, ma
Grazioli ci sta riuscendo splendidamente con i
concerti Made in Italy del tardo
pomeriggio di sabato. Ieri è stata la volta di
Franco Alfano, noto soprattutto per il finale di
Turandot, e di Pietro Mascagni, celebre per
Cavalleria Rusticana pur avendo composto ben 15
opere e molta musica strumentale. Del primo è
stato eseguito dalla sua opera Sakùntala, la
Danza e Finale per orchestra, mentre del
secondo la breve ed efficace Danza esotica.
Per completare il programma "esotico" della
serata è stato inserito un raro - in Italia -
lavoro del danese Carl Nielsen, Aladdin suite
op.34, datato 1918-19. Lavoro quest'ultimo
più strutturato e completo che mostra qualità
orchestrali di alto valore estetico e formale.
Tutti i brani sono stati introdotti da Grazioli
con la sua solita breve ma efficace
lezione-concerto. Successo di pubblico per
interpretazioni di qualità. Prossimo
appuntamento per Made in Italy, sabato 21
marzo alle ore 18.30 dedicato a Martucci. Da non
perdere.
8 marzo 2015 2015 C.G.
Olli Mustonen in
Auditorium per un tutto Mozart con la
Sinfonica Verdi
Un programma interamente
mozartiano quello scelto dal direttore -
pianista finlandese Olli Mustonen. Sul palco
dell' Auditorium milanese con la Sinfonica Verdi
ha interpretato brani noti del grande
salisburghese quali il Divertimento K 136,
il Concerto K 537 "Dell'incoronazione",
la
Serenata
n.6 K 239 e la Sinfonia n.38 "Praga"K 504.
Direttore e pianista, Mustonen è anche
compositore e forse per questa ragione tende a
personalizzare molto i brani interpretati.
Complessivamente il concerto, alla presenza di
un numeroso pubblico, ci è piaciuto
particolarmente. La direzione orchestrale
dettagliata e accentuata ha delineato con
precisione e profondità espressiva i tre brani
per sola orchestra, specie il Divertimento
iniziale e la Serenata. Quest'ultima è stata
sostenuta in modo eccellente dal quartetto
d'archi - due violini, viola e contrabbasso -
formato dalle prime parti de LaVerdi e
voluto da Mozart per creare una sorta di
contrapposizione concertante con l'orchestra. Il
pezzo clou
della serata era certamente rappresentato dal
concerto pianistico K 537 dove Mustonen sedeva
anche al pianoforte pur dirigendo. La direzione,
ottima, ha ben sottolineato l'accentuata e
scorrevole parte solistica che è indubbiamente
molto personale ma decisamente in sintonia con
il progetto interpretativo. Fragorosi gli
applausi al termine del concerto e un breve bis
bachiano. Successo meritato. Domani alle ore
16.00 la replica domenicale.
7 marzo 2015 Cesare
Guzzardella
Musica contemporanea
nel ridotto "A.Toscanini"
del Teatro alla Scala
Un concerto particolarmente
riuscito quello proposto nel ridotto dei palchi
"A.Toscanini"del Teatro alla Scala con la
formazione dell'Accademia scaligera denominata
"Ensemble Giorgio Bernasconi" diretta da
Marco Angius. Il programma di musica
contemporanea prevedeva quattro lavori del '900:
For Grilly, improvvisazione per 7
(1960)
di Franco Donatoni, i Sei pezzi op.6 di
Anton Webern, datati 1909/20 -brani questi
ultimi ai quali tutti i compositori del dopo
anni '50 devono molto - un brano di Alessandro
Solbiati - presente in sala -denominato Mi
Lirica Sombra per clarinetto basso e
ensemble (1993) e, a conclusione, il
Kammerkonzert per 13 strumenti (1969-70) di
György Ligeti. Tutte le composizioni si sono
rivelate di grande interesse grazie anche alla
ottima direzione di Angius e alla bravura dei
giovani orchestrali. Di particolare validità il
lavoro dell'unico vivente, Alessandro Solbiati,
58 enne allievo in passato di Franco Donatoni.
Il brano Mi Lirica Sombra
ha più di vent'anni e trova nell'avvincente
ruolo del clarinetto basso, per l'occasione
sostenuto dalla bravissima Daniela Fiorentino (
foto), il suo punto di forza. Il senso di
libertà del lavoro è
facilmente rilevabile. I timbri marcati del
solista, con gli originali effetti di soffio
nella parte iniziale e finale, sono
particolarmente indicativi del voler uscire dai
confini tradizionali della musica attraverso
elementi acustico-ambientali che completano le
molteplici sonorità strumentali. Gli effetti di
soffio e raschiamento ottenuti tra la gravi note
del clarinetto basso sembrano "animalizzare" il
bellissimo strumento e rimandano, per un certo
verso, alle esperienze liberatorie free del jazz
anni '60. Il brano di circa 15 minuti è ben
strutturato nelle timbriche e l'ottima direzione
di Angius unitamente all'efficace resa timbrica
degli orchestrali e della solista hanno reso
questa interpretazione di grande impatto
suggestivo. Ricordiamo che è presente sul
mercato un'ottima registrazione discografica del
Divertimento Ensemble. Da ricordare.
6 marzo 2015 Cesare
Guzzardella
UNA FESTA IN MUSICA:
GUIDO RIMONDA & FRIENDS AL CIVICO DI VERCELLI
Appuntamento speciale sotto
ogni punto di vista, quello in programma sabato
14 marzo al Teatro Civico di Vercelli (ore 21),
proposto con il titolo Guido Rimonda &
Friends.Speciale per la qualità degli
interpreti: insieme a Guido Rimonda, anima e
direttore musicale della Camerata Ducale,
artefice della riscoperta di G. B. Viotti e
splendido interprete della musica
sette/ottocentesca, si esibiranno infatti
Maurizio Baglini, senz'altro tra i pianisti
italiani più attivi e noti a livello
internazionale, Silvia Chiesa, magistrale ed
eclettica violoncellista che ha contribuito come
pochissimi altri all'ampliamento del repertorio
contemporaneo pensato per il suo strumento, ed
Enzo Salzano, straordinario violista che
rappresenta da molto tempo una vera e propria
colonna della Camerata Ducale ed è stato
protagonista della continua crescita artistica
dell'orchestra negli anni. Speciale per
l'occasione: quattro interpreti affermati si
incontrano per offrire un concerto musicalmente
ineccepibile, di grande intensità e portata
emotiva, ma anche per tirarsi fuori per una
volta dalle rispettive carriere, dai tanti
impegni discografici, dalle esigenze di una
routine musicale che li vede percorrere l'Italia
e il mondo a ritmi serratissimi, e trascorrere
una serata all'insegna del valore profondo
dell'amicizia e della gioia di fare musica
insieme. DA NON PERDERE.
6 MARZO DALLA REDAZIONE
Il violinista Edoardo
Zosi per la Società dei
Concerti
Un'eccellente esecuzione
quella ascoltata ieri sera dal violinista
milanese Edoardo Zosi insieme a quella della
Stuttgarter Philharmoniker diretta da Otto
Tausk. La Società dei Concerti da alcuni
anni porta sul palcoscenico di Sala Verdi in
Conservatorio uno strumentista che ogni
volta
dimostra di migliorare in espressività. Il
Concerto in Re maggiore op.61 di L. V.
Beethoven è il punto d'arrivo di ogni virtuoso
che si rispetti e l'interpretazione del giovane
violinista era definita da efficace chiarezza
espositiva e tecnica trascendentale di alto
livello. Le timbriche del suo valido strumento
sono state messe in risalto da una sicurezza
estrema
anche nei momenti di maggiore esposizione come
quelli della bellissima cadenza dell'Allegro
ma non troppo iniziale. Fluido e melodico il
Larghetto centrale e grintoso il
Rondo'-Allegro finale. Bravissima la
formazione tedesca e il direttore Tausk
nell'integrare il fondamentale ruolo solistico
di Zosi con le morbide timbriche delle sezioni
orchestrali. Calorosi gli applausi al termine e
stupendo il bis solistico concesso con il noto
Capriccio n.24 di Paganini, quello delle
variazioni. Nella seconda parte valida
l'esecuzione orchestrale della Prima Sinfonia
op.21 del genio tedesco. Da ricordare.
5 marzo 2015 Cesare
Guzzardella
Il polacco Rafal
Blechacz per la Società del
Quartetto
Ieri sera è stato ospite per
la terza volta della Società del Quartetto
il pianista trentenne polacco Rafal
Blechacz. Il concerto ascoltato in Sala Verdi
nel Conservatorio milanese ha visto il vincitore
del prestigioso Concorso Internazionale
Chopin
di Varsavia (anno 2005) interpretare
musiche
di J.S. Bach, L.v.Beethoven e F.Chopin. Legato
alla scuola classica che prevede equilibrio,
rigore formale e penetrazione musicale, in
sintonia con i dettami dei compositori, Blechacz
ha proposto pagine di J.S.Bach con il noto
Concerto Italiano BWV 971 e la ancor più
celebre Sonata n.8 op.13 "Patetica" di
Beethoven. La seconda parte del concerto è stata
interamente dedicata a Chopin con il
Notturno op.62 n.2 ,
Tre Valzer op.64, Tre Mazurche op.56
e la
Polacca in fa diesis min. Op.44. Di grande
equilibrio formale e
certamente
espressivo il Bach proposto con dinamiche
ottimamente calibrate e timbrica ricca di luce.
Ci è piaciuto molto anche la celebre sonata
beethoveniana, specie nel primo movimento
Grave e Allegro molto e con brio, dove
l'accentuazione dei contrasti tra le frasi
musicali ha generato una originale e più
personale interpretazione. Sempre avvincente il
suo Chopin specie nella nota Polacca op.44
anch'essa eseguita
con ricchezza di contrasti e profonda
espressività. Un bis eccellente con l'
Intermezzo n.2 in la maggiore op.118 di J.
Brahms. Successo di pubblico. Da ricordare.
4
marzo 2015 Cesare Guzzardella
Il duo pianistico
Gulyak-Schieppati per Serate
Musicali
Un programma intelligente e
di raro ascolto quello ascoltato ieri sera in
Conservatorio per Serate Musicali con un
duo pianistico inconsueto formato da Sofya
Gulyak e da Luca Schieppati. La Gulyak è una
splendida interprete russa nata a Kazan che
annovera tra i molti concorsi internazionali
vinti, l'importante Concorso Internazionale
di Leeds, vinto nel 2009. Luca Schieppati
oltre all'attività pianistica è noto come
didatta e
organizzatore
musicale. Ma veniamo al rilevante programma che
ha visto i due strumentisti suonare assieme per
due pianoforti, in solitaria, e per finire a
quattro mani. Prima Brahms poi Beethoven. Del
primo genio amburghese, figlio musicale del
grande tedesco, le note Variazioni su un tema
di Haydn op.56b per due pianoforti, quindi
le altrettanto celebri 2 Rapsodie op.79
eseguite dalla Gulyak. A conclusione un
interessante e raro Beethoven-Liszt con l'Allegro
con brio, primo movimento della Quinta
Sinfonia di Beethoven e la Marcia funebre,
secondo movimento dalla Terza Sinfonia,
eseguiti da Luca Schieppati e, sempre di
Beethoven nella splendida trascrizione
lisztiana, un'altra rara e brillante chicca col
Finale e "Inno alla gioia" dalla Nona
Sinfonia
per due pianoforti. Valide le interpretazioni
ascoltate. Valide le sinergie d'insieme sia in
Brahms che in Beethoven. La Gulyak si è poi
mostrata interprete di eccellente livello nelle
due rapsodie
brahmsiane eseguite con maestoso equilibrio
timbrico e con modalità riflessive dell'evento
sonoro, mentre Schieppati ci è piaciuto
maggiormente nell'Allegro con brio della
Quinta eseguito con profonda espressività e
adeguata sicurezza. La Gulyak ha inoltre
mostrato una compostezza e una sicurezza
espositiva di alto livello. Decisamente valido
il breve bis con un noto valzer di Brahms
eseguito a quattro mani. Da ricordare.
3 marzo 2015 Cesare
Guzzardella
Si è concluso
"Romantico Bach" in Auditorium
Sì è concluso il ciclo di
concerti dedicati a J.S.Bach tenuti alla
domenica mattina nell'Auditorium milanese di
L.go Mahler. Il sesto appuntamento di "Romantico
Bach" ha trovato ancora una volta sul
palcoscenico il violinista milanese Fulvio
Luciani ed il pianista Massimiliano Motterle. Il
programma,
oltre ai brani del maestro di Eisenach quali la
Partita in Mi maggiore BWV 1006 e la
Sonata in Sol maggiore BWV 1019, prevedeva
anche la Sonata per violino solo di Béla
Bartók e il brano vincitore del concorso
organizzato per questa rassegna, cioè Studio
IV a 2 per violino e pianoforte composto nel
2014 da Vittorio Zago. Luciani ha ottimamente
interpretato Bach ben coadiuvato da Motterle,
sia nella Partita trascritta da Schumann per la
parte pianistica, sia nella Sonata dove Motterle
ha trovato anche un valido ruolo autonomo nell'Allegro
centrale. Di valore estetico la resa
complessiva della lunga sonata
Bartókiana
(1944), brano di rara frequentazione che rimanda
a Bach in molti frangenti come ad esempio nel
Tempo di ciaccona iniziale e nella Fuga.
Interessante il brano vincitore del Concorso "
Romantico Bach" con uno studio violinistico di
Zago (foto)
ampliato per l'occasione con il pianoforte
"preparato" per ottenere alcune timbriche idonee
al contesto introspettivo del lavoro. Ottima
l'esecuzione del duo Luciani- Motterle per una
composizione che vuole essere legata alla musica
bachiana e alla sua polifonia. Avvincente il bis
con un classico Brahms dall''Op.108. Un
ciclo decisamente riuscito che meritava una
maggiore affluenza di pubblico ma che può essere
riascoltato grazie alle registrazioni realizzate
in 6 Cd . Da ricordare.
2 marzo 2015 Cesare
Guzzardella
Sonig Tchakerian al
Viotti Festival
di Vercelli
Il fedele ascoltatore delle
serate vercellesi del Viotti Festival con la
Camerata Ducale diretta da Guido Rimonda è stato
accolto, nell’appuntamento di ieri sera 28
febbraio, da alcune novità. Anzitutto la
disposizione dell’orchestra (ieri solo d’archi),
per la prima volta, a quanto ne sappiamo, con
gli archi gravi e le viole al centro, i primi
violini alla
sinistra
e i secondi alla destra del Direttore:
disposizione non infrequente all’estero, ma in
Italia abbastanza rara e che ci piacerebbe il
Maestro Rimonda riproponesse anche in presenza
dei fiati e delle percussioni. Il risultato è
stato a nostro modesto avviso eccellente, con
una resa ottimale dei colori strumentali e un
effetto “stereofonico”, avvolgente dei dodici
violini, che permetteva anche ad un orecchio non
esercitato di distinguere perfettamente il
disegno del fraseggio e le linee
melodico-armoniche delle varie sezioni. La
seconda, e più sostanziosa novità, riguardava il
programma: tutto ottocento-primo novecento,
abbandonando quel settecento che è il terreno
d’elezione della Camerata, l’impaginato
proponeva composizioni di raro ascolto di
Mendelssohn (due opere del periodo giovanile: la
Sinfonia in si min. n.10 MWV10 e il Concerto per
violino e orchestra in re min., del 1821, da non
confondersi ovviamente col celeberrimo
‘superclassico’ in Mi magg. del 1838) e di
Cajkovskij (Elegia in Sol magg.), oltre ad una
Suite per archi op. 63 del 1908 di Arthur W.
Foote,
compositore
statunitense vissuto fra 1853 e 1937. A eseguire
la parte solistica del concerto mendelssohniano
era chiamata la violinista armeno-italiana Sonig
Tchakerian, per la prima volta a Vercelli. Come
sempre, la Camerata ha fornito un’ottima
interpretazione di tutte le composizioni in
programma, valorizzandone in particolare la
dimensione espressiva, giocata su trasparenza
melodica e misurata cantabilità, che è la cifra
stilistica comune a questi brani. Molto curata e
precisa nei rapporti sonori, con un taglio
ritmico deciso e sicuro, la Camerata ha dato
voce convincente tanto alla limpidezza
mozartiana del giovane Mendelssohn, quanto alla
malinconia struggente dell’Elegia cajkovskijana,
suonandone la melodia, resa tersa dai frequenti
raddoppi d’ottava, con la giusta espressività,
capace di unire morbidezza e tensione, che è poi
la cifra musicale caratteristica del miglior
Ciajkovskij. Qualche nota di commento merita la
semisconosciuta Suite di Foote: improntata ad
uno stile e ad un suono ancora tutti europei
(fra tardo romanticismo e un Brahms letto un po’
in superficie), ben lontani da quella che sarà
la musica americana da Copland in poi, presenta
una struttura compositiva alquanto curiosa nel
secondo movimento, un Adagietto incorniciato da
due lunghe sezioni in pizzicato ostinato
(reminiscenza dello Scherzo della Quarta
sinfonia di Cajkovskij?), alla fin fine un poco
stucchevole. Il clou della serata era ovviamente
il giovanile concerto per violino di Mendelssohn
e la prova della Tchakerian. Opera ancora
chiaramente influenzata da modelli riconoscibili
(Viotti, Kreutzer, Carl Ph. Emanuel Bach),
incerta tra forma a ritornello da concerto
grosso barocco e moderna forma sonata (come si
coglie nell’Allegro iniziale), questo concerto
ha la sua parte migliore nell’Andante centrale,
intensamente cantabile, nel quale alla fluente
melodia degli archi dell’orchestra si
contrappone il più meditativo tema esposto dal
solista. Eccellente l’interpretazione della
Tchakerian: accordatura perfetta, cavata
intensamente espressiva, suono caldo e
appassionato, di colore appena brunito, del suo
magnifico Gennaro Gagliano 1760, tecnica
assoluta che le permette un fraseggio sempre
fluido e preciso anche nelle parti più
difficili, con un pregevole e misurato vibrato,
pienamente adeguato nella resa delle sfumature
della partitura. Queste qualità sono state
ribadite nei due bis, da Paganini e Bach,
offerti ad un pubblico, come sempre
numerosissimo, che l’ha congedata con un
lunghissimo applauso, strameritato.
1 marzo 2015 Bruno Busca
FEBBRAIO 2015
Lise de la Salle e la
Sinfonica Verdi in Auditorium
La pianista francese Lise de
la Salle ha eseguito in Auditorium con la
Sinfonica Verdi diretta da Marius Stravinskij,
il noto Concerto n.23
K488
di W.A.Mozart. Il programma, strutturato in
due parti ben distinte, prevedeva nella seconda
parte una recentente trascrizione per orchestra
del compositore spagnolo Pedro Halffter del
Tannhaüser di Wagner. Di alta qualità
l'interpretazione della giovane e affermata
solista. In tutti e tre i movimenti mozartiani
Lise de la Salle ha mostrato un perfetto
equilibrio formale e una
profondità
espressività definita con chiarezza espositiva e
luminosità. Ottima la sinergia con la Verdi
diretta con misurato equilibrio da Stravinskij.
Le qualità della pianista sono emerse anche nel
bellissimo bis bachiano con la nota Siciliana.
Lunghi e meritati gli applausi. Il lavoro di
Halffter sulla celebre opera wagneriana
denominata Sintesi sinfonica in tre atti,
riassume egregiamente il capolavoro del tedesco.
Di spessore la direzione di Marius Stravinskij e
la resa espressiva della Sinfonica Verdi anche
nel rilevante settore degli ottoni. Calorosi gli
applausi. Domenica pomeriggio alle ore 16.00 la
replica dell'avvincente concerto.
28 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
Simone Pedroni al Dal
Verme con I Pomeriggi
Musicali.
Segnaliamo l'ottimo concerto
di ieri sera - con replica per sabato alle ore
17.00
al Dal Verme - de I Pomeriggi Musicali
e del pianista novarese Simone Pedroni
diretti da Giancarlo Andretta. In pogramma il
celebre Concerto n.1 per pianoforte ed
orchestra op.23 di Čajkovskij. Pedroni ha
trovato il giusto equilibrio tra i momenti più
estroversi ed incisivi del lavoro e quelli più
discreti e intimistici passando da una contenuta
forza dinamico- espressiva
del fraseggio a una leggerezza intima specie
nell'Andantino
centrale. Ottime le sinergie con l'Orchestra de
I Pomeriggi e con la direzione di
Andretta. Applausi al termine e un breve e
virtuosistico bis solistico. Buona l'esecuzione
della rara Sinfonia n.1 op.38 "La primavera"
di Schumann eseguita dopo l'intervallo.
26 febbraio 2015 C.G.
Cristiano Burato e Claudio
Marinone al Coccia
di Novara
Quest’anno gli amanti
novaresi della musica “forte” (Quirino Principe
dixit) hanno dovuto inghiottire un amaro
boccone: la sostanziale soppressione di una
storica tradizione della vita musicale della
città, la stagione dei Concerti da camera, che
ogni anno, da decenni, soleva aprirsi ai primi
di gennaio e concludersi all’inizio di maggio,
con cadenza grosso modo quindicinale, offrendo
ai musicofili novaresi ascolti generalmente di
apprezzabile qualità, per programmi e
interpreti.
Quest’anno
ci si deve accontentare di una sola (sic!)
serata, che ha avuto luogo ieri, mercoledì 25
febbraio, nell’istituzionale sede del Teatro
Coccia. Ad aumentare la tristezza di chi scrive
c’era l’ampia platea del teatro, desolatamente
semideserta. Eppure il programma presentava
motivi d’interesse: musica per pianoforte e
flauto, affidata al duo Cristiano Burato (premio
Ciani 1993) al pianoforte e Claudio
Marinone al flauto. Vario e intrigante
l’impaginato, che proponeva composizioni note e
meno note. Il brano iniziale era la Sonata in
sol maggiore di F. J. Haydn, trascrizione per
flauto di una sonata per violino, a sua volta
rielaborata dal quartetto d’archi op.77 n.1,
opera dall’inconfondibile sapore haydniano per
fresca vitalità e vigore di ritmi nei tempi
veloci. A seguire, lo stupendo Gretchen am
Spinnrade (Margherita all’arcolaio), di
Schubert, interpretato benissimo da Burato
nell’ossessività percussiva del ritmo della
tastiera e da Marinone nel colore dolcemente
malinconico del flauto. Interessante la proposta
di un brano di una certa fama, ma forse non
ascoltato quanto meriterebbe, come la Sonata
Undine op.167 di Carl Reinecke (1882), ispirata
ad una delle più celebri fiabe del folklore
germanico: bellissimi il primo tempo,
dall’andamento cullante che “riproduce” il ritmo
delle acque e il seguente intermezzo (l’ingresso
nel mondo umano della creatura fluviale) in cui
a far la parte del leone è il flauto, impegnato
in vertiginose acrobazie virtuosistiche. Dopo il
breve intervallo un’altra composizione di non
frequente ascolto, la Sonata per flauto e
pianoforte op.21 dell’oggi poco noto compositore
romantico danese Niels W. Gade, che godette di
breve gloria nel primo ‘800, grazie anche al
sostegno di Mendelsohn, che lo apprezzava molto
e ne eseguiva regolarmente il repertorio
sinfonico. Si tratta di una composizione, che,
risalente al tempo della prima guerra tra
Prussia e Danimarca, risente di un clima cupo e
agitato, che Burato e Marinone sanno esprimere
con timbrica e fraseggio efficaci. Dopo una
piuttosto deludente Fantasia op.79 di G. Fauré,
la serata si è chiusa con un brano il cui unico
scopo è quello di offrire al flautista
l’occasione per sfoggiare tutta la sua bravura
virtuosistica, tra scale superveloci, salti di
ottava, ritmi puntati etc.etc: si tratta della
Fantasie brillante sur Carmen (1900) del
compositore francese Francois Borne. La perfetta
intesa, l’ottima tecnica, il fraseggio limpido e
preciso fanno del duo Burato-Marinone un’ottima
formazione, soprattutto per l’esecuzione di
musica romantica e tardo ottocentesca, come ha
confermato il bis, la Serenata di Schubert,
eseguita benissimo con quell’avvolgente velo di
dolce malinconia che è la cifra caratteristica
del grande compositore austriaco. Scoscianti e
riconoscenti gli applausi dei pochi presenti.
26 febbraio 2015 Bruno Busca
L'
Aida alla Scala
Una valida Aida quella che è
in scena in questi giorni alla Scala. Alla
quarta rappresentazione ci è particolarmente
piaciuto l'allestimento scenico, i costumi e le
luci, in un'atmosfera senza sfarzo ma discreta
ed
elegante.
Non minimale ma essenziale. Una messinscena, per
l'ottima regia di Peter Stein, che mette in
risalto i protagonisti e la splendida musica di
Verdi. Un ottimo compromesso tra la tradizione e
la modernità. Alcuni elementi architettonici,
come i grandi archi geometrici di molte scene,
sono contornati dai personaggi ben vestiti negli
eleganti costumi di Nanà Cecchi. Momenti più
minimali sono messi in risalto dalle splendide e
dosate luci di Joachim Barth. Le riuscite scene
sono di Ferdinand Wögerbauer, ma è la sinergia
tra le diverse parti che ha reso questo lavoro
particolarmente riuscito.
Ma
veniamo al cast vocale. Certamente
mettiamo in vetta Anita Rachvelishvili, una
voce, quella di Amneris, corposa in tutti
i registri e ottima attorialmente. A pari merito
il Radamès di Fabio Sartori con timbro
ben impostato e adatto alla parte e l'Aida
di Kristin Lewis, una voce non voluminosa ma
decisamente valida, malgrado la dizione italiana
poco chiara, in moltissimi frangenti. Brava
attorialmente e adatta al ruolo di etiope;
adeguate poi le prestazioni di Carlo Colombara,
il Re, e di George Gagnidze, Amonastro.
Purtroppo mancante di volume, sebbene intonata,
la voce di Matti Salminen, Ramfis. Bravi
gli altri e ottimo il coro di Casoni. La
direzione di Mehta, più che valida, ha dato
molto spazio ai protagonisti ed è stata in
sintonia col "tutto" scenico. Balletti con tagli
in economia, però validi. Uno spettacolo
complessivamente riuscito. Da vedere.
25 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
Yuja Wang e Daniele
Rustioni con la Filarmonica della Scala
Per i concerti della
Filarmonica della Scala ieri sera abbiamo
trovato sul podio il giovane ed affermato
direttore d'orchestra Daniele Rustioni per un
concerto che vedeva come protagonista anche la
nota pianista cinese Yuja Wang impegnata nel
Concerto in Sol di Maurice Ravel. Il
programma,
particolarmente vario, è iniziato con un recente
brano commissionato dalla Filarmonica al
compositore trentino Carlo Galante denominato
The food of love dalla durata di circa 18
minuti e naturalmente in prima esecuzione
assoluta. Il lavoro, complesso e ricco di
sonorità, ci è apparso di
solida costruzione formale e ricco di variegata
ricerca timbrica con momenti di intenso lirismo
per alcuni strumenti solisti ( violoncello,
viola, violino, ecc.) L'interpretazione, come
spesso accade nelle prime esecuzioni, non è
facilmente giudicabile, ma, nel complesso, ci è
apparsa di ottimo livello. Certamente di ottimo
livello invece l'interpretazione della giovane e
affermatissima Wang che ha mostrato, ancora una
volta, le sue non comuni qualità virtuosistiche
in un lavoro che richiede alte qualità
interpretative e dimistichezza con le timbriche
jazz di gerswiniana memoria. La Wuja, a parte la
tecnica eccezionale, ha reso bene le sfumature
melodiche del lineare Adagio assai
centrale, mentre le pirotecniche sfaccettature
del movimento Finale sono state rese
grazie anche al vigore giovanile della bella
solista che, con tempi molto rapidi, riesce a
mantenere timbriche e ritmiche chiare e precise.
L'interprete, dopo i calorosi applausi, ha
concesso due bis: un troppo energico e rapido
Gretchen am Spinnrade di Schubert-Liszt e il
celebre brano Tea for two di Vincent
Youmans nell'arrangiamento virtuosistico-jazz di
Art Tatum, l'interpretazione migliore della
Wang. Valida la direzione di Rustioni. Nella
seconda parte della serata abbiamo ascoltato
Fontane di Roma di Ottorino Respighi e
L'uccello di fuoco (Suite del 1911) di Igor
Stravinskij . Valida la direzione complessiva
del giovane Rustioni e la resa della
Filarmonica, soprattutto nel celebre brano del
russo. Calorosi applausi a conclusione.
24 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
Il duo Dego-Leonardi
e Davide Cabassi all'Auditorium di Milano
Due i concerti domenicali per
l'Auditorium milanese. Al mattino la coppia
musicale formata dalla violinista Francesca Dego
e dalla pianista Francesca
Leonardi ha concluso il ciclo dedicato alle
Sonate per violino e pianoforte di L.v Beethoven
con le tre sonate
Op. 30 n.1 e 3 e l'Op.96. Di qualità
la resa interpretativa delle due strumentiste
con punti di forza
nella
sinergia complessiva espressa dall'accurato
equilibrio dinamico e tecnico. Una maggiore
incisività da parte della Dego in alcuni
frangenti delle Sonate, specie in alcuni
andamenti centrali, migliorerebbe
ancor più le già ottime interpretazioni.
Eccellenti i bis con una Campanella di
Paganini di alto valore estetico con sopracuti
della violinista intonatissimi e perfetti, ed un
breve ed intenso brano di Ferruccio Busoni.
Bravissime! Nel pomeriggio la replica
dell'interessante concerto (ascoltato) di
venerdì sera che
prevedeva
nella prima parte la presenza del pianista
milanese Davide Cabassi per uno dei più celebri
concerti di W.A.Mozart, il N.20 in Re minore
K466 e nella seconda parte l'opera lirica in
un atto, in forma di concerto, Il Castello
del Duca Barbablù di Bèla Bartók. La
Sinfonica Verdi ha trovato la direzione di
Gaetano
D'Espinosa. Il concerto mozartiano è stato
preceduto dalla breve giovanile ma significativa
Sinfonia n.1 K 16 sempre del salisburghese.
Valida l'interpretazione della Verdi e di
Cabassi. Nel concerto mozartiano il pianista ha
definito con leggerezza e luminosità di tocco le
parti solistiche coadiuvato da una una buona
sinergia orchestrale. Abbiamo trovato ancor
più
interessante la proposta dell'unica opera
teatrale di Bartók eseguita in forma di concerto
e con due voci veramente ottime quali quelle del
mezzosoprano Dshamilja Kaiser, una intensa
Giuditta e del basso Krisztian
Cser, un pregnante Barbablù. Ci è
piaciuta molto la chiarezza espositiva di
Gaetano D'Espinosa e l'equilibrio dinamico tra
l'orchestra e le splendide voci. Lunghi ed
intensi gli applausi al termine.
22
febbraio 2015 Cesare Guzzardella
Musica da camera con
il Quartetto Belcea e il Trio Wanderer in
Conservatorio
In due sere due i validi
gruppi cameristici nella Sala Verdi del
Conservatorio milanese. Martedì, per la
Società del Quartetto, Il Quartetto d'archi
Belcea ha interpretato musiche di Mozart, Webern
e Brahms, mentre ieri sera, per la Società
dei Concerti, il Trio Wanderer - formazione
per violino, violoncello e pianoforte - ha
interpretato musiche di Beethoven, Schubert e
Čajkovskij. Ci è piaciuto molto l'equilibrio
timbrico del gruppo quartettistico inglese
formato della violinista Corinaldo Belcea, dal
violinista Axel Schacher, dalla viola Krzysztof
Chorlzersky e dal cello di Antoine Lenderlin. Il
Mozart delicato del
Quartetto
n.23 K 590, eseguito con sinergie perfette
dai quattro, ha preceduto un capolavoro di
costruzione e di difficoltà esecutiva quale
i 5 Movimenti op.5 di Anton von Webern,
lavoro del 1909 del grande viennese dodecafonico
e puntillista. Strabiliante l'intesa dei quattro
esecutori che sono riusciti a delineare con
sintonia e precisione ogni dettaglio musicale
della complessa partitura. Anche i pianissimo
dei sopracuti sono stati massi in risalto dagli
eccellenti interpreti. Con un energico Brahms
quello del Quartetto n.3 op 67, i quattro
hanno concluso degnamente il programma
ufficiale.
Valido
il bis con un movimento dal Rosamunde di
F.Schubert. Ieri sera il Trio Wanderer, formato
da J.P. Varjabédian al violino, R. Pidoux al
violoncello e V.Coq al pianoforte, ha invece
interpretato Il Trio op.70 n.1 di
Beethoven, il Notturno D 987 di Schubert
e dopo l'intervallo, il raro Trio op.50
di Čajkovskij. Decisamente valide le esecuzioni
di questi strumentisti francesi, molto affermati
internazionalmente. A nostro avviso la seconda
parte del concerto con il creativo e vario trio
del compositore russo è stata la migliore. I tre
interpreti hanno mostrato ottime sinergie
d'insieme e anche eccelse qualità solistiche. I
loro modo molto estemporaneo di fare musica ha
reso ottimamente la componente popolare del
bellissimo trio di Čajkovskij, ma anche la
costruzione, dalle sonorità particolarmente
sinfoniche del brano. Scroscianti gli applausi
al termine e due splendidi bis con un movimento
dal Dumky trio di Dvorak e un celebre
Rondò all'ungherese di Haydn. Entrambi i
concerti da ricordare.
19 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
Isabelle Faust per
Serate Musicali
Un ottimo concerto quello di
ieri sera in Conservatorio con la violinista
tedesca Isabelle Faust in un programma
interamente bachiano dove la solista ha eseguito
la Sonata n.1 in sol minore, la
Partita n.1 in si
minore
e la Sonata n.3 in do maggiore. La nota
violinista è salita alla ribalta internazionale
anche grazie alla vittoria del Concorso
"Paganini" nel 1993 a soli 21 anni, da
allora ha suonato con le maggiori orchestre
mondiali e con i massimi direttori tra cui
Claudio Abbado. Il programma di ieri sera è
stato eseguito con nitore estetico classico, con
una timbrica incisiva ma anche dolce. Il
bellissimo Stradivari "Bella addormentata"
ha cantato in modo pulito e meditato in ogni
frangente nei noti lavori del sommo musicista
tedesco. Ricordiamo che la Faust è anche un'
importante interprete del repertorio
contemporaneo e ha vinto numerosi premi
discografici. Successo di pubblico e un breve
bis bachiano.
17 febbraio 2015 C. G.
Riccardo Zandonai e
M.K. Čiurlionis per due concerti in Auditorium
Due compositori poco
conosciuti come il trentino Riccardo Zandonai
(1883-1944) e il lituano Mikalojus Kostantinas
Čiurlionis (1875-1911) hanno avuto ruolo
preponderante nei concerti di sabato sera e
domenica mattina in Auditorium. Nel primo
concerto il direttore Giuseppe Grazioli e
la
Sinfonica G.Verdi hanno proposto la Danza del
Torchio e la Cavalcata da
"Giulietta e Romeo" di Zandonai in un
contesto di brani che avevano come tema, nel
giorno di San Valentino, le figure di Romeo e
Giulietta. Unitamente a questo valido ed
incisivo brano orchestrale che ha evidenziato le
qualità compositive e di orchestrazione di
Zandonai, prolifico autore di numerose opere
teatrali dimenticate, abbiamo ascoltato brani di
Berlioz con le Scene d'amore da Romeo e
Giulietta, di Pablo de Sarasate con il
Capriccio per violino e pianoforte op.5 dal
Romeo e Giulietta di Gounod e la più recente
Suite da Romeo e Giulietta di Nino Rota.
Molto bravi Luca Santaniello e Carlotta Lusa,
prime parti della Verdi, in Sarasate. Ottima la
direzione di Grazioli, direttore che ha il
merito
di avere proposto e di proporre anche con
esaustive introduzioni verbali ai brani,
musicisti italiani di fine Ottocento come
Zandonai o più recenti come Nino Rota (il più
eseguito) che insieme ad altri hanno
assolutamente bisogno di una rivalutazione in
sede concertistica e musicologica. Il concerto
di ieri mattina ha trovato un ottimo
virtuoso
al pianoforte quale il siciliano Orazio
Sciortino. Questo pianista, noto anche come
compositore, ha il merito di fare ricerca
mettendo nel proprio repertorio autori poco
eseguiti ma particolarmente validi come
Mikalojus Kostantinas Čiurlionis. Personaggio
eclettico e poliedrico il lituano: è stato oltre
che un valido musicista, anche eccellente
pittore, anticipatore di stili artistici, e
studioso di storia, letteratura e scienze
naturali. Con un'accurata selezione tra la sua
nutrita produzione strumentale e pianistica,
Sciortino ha intervallato una decina di brani
del lituano a brani più noti di compositori
quali Grieg, Berg, Prokof'ev, Liszt, Scrjabin,
Wagner e nel bis Chopin, mostrando i punti di
contatto stilistico dei preludi, notturni,
mazurke, impromptus di Čiurlionis con i più noti
brani dei compositori citati .Il programma è
quindi risultato molto interessante e le
interpretazioni di Sciortino decisamente valide.
Calorosi gli applausi al termine dal non
numeroso pubblico matutino. Da ricordare.
16 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
Veronika Eberle e la
Camerata Ducale al Viotti
Festival di
Vercelli
La zampillante vitalità della
musica di Haydn e l’inarrivabile grazia piena di
sorprese di quella di Mozart hanno deliziato gli
amanti della musica accorsi ieri sera, sabato 14
febbraio al Teatro Civico di Vercelli, per il
nuovo appuntamento con il Viotti Festival e la
Camerata Ducale diretta da G. Rimonda. Il clou
del programma di sala era costituito da due
concerti per violino e orchestra, affidati allo
stupendo Stradivarius “Dragonetti” (1700) della
ventiseienne bavarese Veronika Eberle, ormai
affermatasi
nella natia Germania come uno dei migliori
violinisti della nuova generazione e il cui nome
comincia a essere conosciuto anche nel resto
d’Europa. L’impaginato era incentrato sul
Concerto per violino e orchestra in Do magg. Hob
VIIa: 1 di Haydn, il primo dei tre superstiti
della non vasta produzione del maestro di
Rohrau, e sul Concerto per violino e orchestra
in Sol magg. KV 216 di Mozart. A chiudere la
serata ancora Haydn con la sinfonia, di non
frequente ascolto, in La magg. Hob.I: 21. Come
spesso accade il maestro Rimonda ha voluto
omaggiare il pubblico di una chicca fuori
programma, iniziando il concerto con un brano di
Boccherini, l’Ouverture composta nel 1765 per la
cantata La confederazione dei Sabini con Roma,
ma pubblicata anche autonomamente colla
denominazione di Sinfonia (in re magg.): vero
gioiello che nulla ha da invidiare alle
composizioni di Haydn o Mozart, si articola
nell’abituale struttura tripartita, con un soave
Andante centrale, incorniciato da un Allegro con
tema principale a canone e da una Giga di
umorismo già haydniano, il tutto eseguito dalla
Ducale con quella sapienza di fraseggio, di
tempi e di colori, che da tempo, almeno per la
musica barocco-settecentesca, le viene
unanimemente riconosciuta. Sono le qualità che
emergono naturalmente anche nell’esecuzione
della Sinfonia 21 di Haydn (curiosamente aperta
da un Adagio, seguito da un Presto) di cui
Rimonda ha espresso al meglio le dinamiche, nel
crescendo dal lirismo ancora un po’ galante del
tempo lento iniziale al bellissimo Allegro molto
finale, di trascinante vitalità, già degna delle
stagioni più mature del grande compositore
austriaco. Nei due concerti, la Eberle è parsa
violinista dotata di qualità esecutive e
interpretative già pienamente mature. La prima
cosa che colpisce chi l ‘ascolti per la prima
volta è l’eccezionale purezza di colore e di
suono, che giustamente lo stesso Rimonda ha
definito “cristallino”, ma di un cristallo,
aggiungiamo noi, capace di accendersi, grazie ad
un fraseggio e ad una cavata bellissimi, dei più
vari registri che un concerto come quello
mozartiano propone: dalle repentine
ombreggiature delle tonalità minori nello
sviluppo della forma sonata dell’Allegro
iniziale, alla limpida intensità espressiva
dell’’Adagio, al burlesco ritornello del Rondò
finale. Ottima l’intesa fra solista e orchestra,
ma a proposito della strumentazione prescelta
dal Maestro Rimonda per il concerto mozartiano,
ci permettiamo qualche perplessità a proposito
della decisione di escludere i flauti,
utilizzando i soli oboi fra i legni. L’opzione è
sì autorizzata dalle indicazioni in partitura,
ma quanto suona più dolce il tema principale
dell’Adagio quando l’esposizione da parte dei
violini e delle viole, con sordina, è
accompagnata dal timbro del flauto! Ma il suono
della giovane Eberle sa sfoderare anche potente
energia, come nell’attacco, con stentoreo ritmo
di marcia sostenuto dalle doppie corde, del
concerto di Haydn, nel cui incantevole Adagio,
peraltro, il limpido lirismo del “Dragonetti”
della solista raggiunge a nostro avviso i
vertici emozionali dell’intera serata.
Giustamente molto applaudita dal numeroso
pubblico presente, la Eberle non ha concesso
bis. Noi l’attendiamo impazienti alla prova con
altri capolavori della letteratura violinistica,
magari tecnicamente più impegnativi di quelli
proposti per questo recital. La serata è stata
conclusa da un bis concesso dalla Ducale (il
Rondò della sinfonia di Haydn, senza i
ritornelli). Il consueto, affettuoso e
prolungato applauso ha segnato la fine di
un'altra bella serata di musica regalataci dal
Viotti Festival.
15 febbraio 2015 Bruno Busca
L'incoronazione di
Poppea al Teatro alla Scala
In coproduzione con l'Opéra
National de Paris è da alcuni giorni alla Scala
l'opera di Monteverdi L'incoronazione di
Poppea, un prologo e tre atti su libretto di
Giovan Battista Busenello. Dopo l' Orfeo
del 2009 e Il ritorno di Ulisse in Patria
del 2011, ritroviamo le valide regia, scene
e
luci di Robert Wilson e la direzione della
compagine strumentale "Concerto Italiano" di
Rinaldo Alessandrini. L' essenzialità della
messinscena di Wilson, decisamente moderna per
un lavoro del 1643, è giocata su una scena
scarna e geometrica, sulle luminose luci che
mettono in rilievo le sobrie movenze dei
protagonisti e la loro recitazione, ed è
perfettamente in armonia con la direzione su
strumenti
originali dell'eccellente Rinaldo Alessandrini
(foto). Wilson e Alessandrini hanno messo
in risalto perfettamente le efficaci capacità
attoriali
e vocali dei cantanti. È un'opera non facile
all'ascolto che trova comprensione solo seguendo
attentamente i contenuti testuali senza perdere
il filo del racconto: ha soprattutto
nel celebre e meraviglioso brano finale di
Nerone/Poppea Pur ti miro.. un riscontro
di grande impatto melodico. Del cast vocale, di
alto livello,
ricordiamo
almeno le eccellenti voci di Miah Persson, La
fortuna/Poppea, Leonardo Cortellazzi,
Nerone, Monica Bacelli, una straordinaria
anche attorialmente La Virtù/Ottavia,
Silvia Frigato , Amore, Sara Mingardo,
Ottone, Adriana Di
Paola, Arnaldo, Giuseppe De Vittorio,
un'incisivo attore/attrice Nutrice,
Andrea Concetti, Seneca, Maria Celeng,
Drusilla, ecc. Tutti bravissimi per un
lavoro che rimarrà nella storia della produzione
scaligera. Da non perdere le ultime repliche del
17-20-27 febbraio. Da ricordare a lungo.
14 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
Un grande Federico
Colli per la Società dei
Concerti
La Società dei Concerti
ha portato sul palcoscenico di Sala Verdi
Federico Colli, pianista prima emergente e da
alcuni anni, dopo la vittoria di Concorsi
Internazionali importanti come il Salzburg
Mozart Competition (2011) e The Leeds
International Piano Competition (2012), tra
i migliori della scena mondiale. Ieri sera ha
eseguito prima
Mozart
con le Variazioni sul "Salve tu, Domine"
in fa maggiore K 398, quindi Schubert con
i 4 Impromtus D 935. Dopo il breve
intervallo, Skrjabin con la rara Sonata n.10
in do magg. Op 70 e di Ravel, il noto
Gaspard de la Nuit. Quello che emerge di più
dalle sue interpretazioni, tutte di alto
livello, è il suo modo personale d'espressione
giocato su volumi sonori mai eccessivi e
calibrati in numerosi piani sonori ricchi di
equilibrio. Le variazioni mozartiane sul tema di
Paisiello hanno introdotto senza soluzione di
continuità i 4 Improvvisi schubertiani.
L'esecuzione esemplare, nella discreta scelta
delle dinamiche, ha trovato notevole intensità
espressiva.
La
componente gestuale del pianista è emersa nella
virtuosistica Sonata di Skrjabin eseguita con
determinazione e con un completo dominio della
tastiera. Più meditata e con timbriche molto
espressive il noto Gaspard de la Nuit.
L'esecuzione dei tre movimenti, sia Ondine
che Le gibet e Scarbo ha trovato
un Colli composto e raffinato nel cogliere i
colori di questo genuino capolavoro pianistico.
Due i bellissimi bis concessi con il noto
Corale BWV 147 J.S.Bach trascritto da
Myra Hess e una Sonata di Domenico
Scarlatti. Con l'eccellente pianista bresciano
uno dei migliori recital di questi ultimi
anni. Da ricordare.
12 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
Gabriele Carcano per
la Società del Quartetto
Il pianista torinese
ventottenne Gabriele Carcano ha tenuto un
concerto per il "Quartetto" in Sala Verdi
impaginando un programma vario ed impegnativo:
prima la Partita n.4 in re maggiore di
J.S.Bach, quindi la Sonata n.16 in la minore
di F. Schubert e, a conclusione, dopo il
consueto
breve intervallo, la rara giovanile Sonata
n.3 in fa minore op.5 di J. Brahms. Dal
punto di vista tecnico Carcano è un pianista
molto valido proveniente da una scuola
pianistica classica seria e preziosa, quella dei
Lucchesini, Ciccolini, Angelich e Bucquet. Ha
vinto anche importanti Concorsi Internazionali.
La precisione dei dettagli l'abbiamo subito
riscontrata in Bach, nella lunga Partita. 4
sostenuta con precisione e formalmente
ineccepibile. Schubert e Brahms sono un altro
discorso. La Sonata schubertiana ci è sembrata
un po' troppo asciutta di espressività con
momenti di ottimo impatto timbrico costruito dal
sicuro studio dell'interprete, ma
complessivamente lontana dalle grandi
interpretazioni. Brahms, molto evoluto
architettonicamente, richiede oltre la tecnica
necessaria al superamento delle difficoltà, e in
questo Carcano è maestro, un'intesa di timbriche
e dinamiche più animate da spirito romantico.
Decisamente validi i bis con un breve Schumann e
uno Scarlatti. Da riascoltare.
11 febbraio 2015 Cesare Guzzardella
Bashmet e I Solisti
di Mosca per Serate Musicali
Uno dei migliori concerti
dell'anno quello ascoltato ieri sera in
Conservatorio per Serate Musicali e
dedicato al grande pianista Sviatoslav Richter
per il centenario dalla nascita. I Solisti di
Mosca e il loro direttore - violista Yuri
Bashmet hanno eseguito brani di Beethoven,
Paganini, Schubert e un recente lavoro della
compositrice romana Silvia Colasanti scritto per
il grande violista russo: Preludio, Presto e
Lamento
per
viola solista e orchestra d'archi. Dei
musicisti di Bonn e Vienna sono state eseguite
due trascrizioni eccellenti di Gustav Mahler: il
Quartetto in fa minore op.95 e il più
celebre Quartetto in re minore "La morte e la
fanciulla" . Mentre del virtuoso compositore
genovese il raro Concertino in la minore per
viola e orchestra. Di elevato spessore
estetico tutte le interpretazioni dei Solisti e
di Bashmet, in simbiosi musicale nel definire
timbriche
estremamente
calibrate nelle dinamiche. L'alternanza di forti
e pianissimo e di tutte le gradazioni sonore
possibili, vengono rese con modalità che hanno
pochi eguali nella storia interpretativa degli
archi. La dolce ed espressiva viola di Bashmet
ha reso moltissimo nel concerto di Paganini ma
anche nel valido e significativo brano di Silvia
Colasanti. Preludio, Presto e Lamento
dura circa 14 minuti ed è strutturato in una
prima parte (Preludio e presto) dove prevale
l'elemento ritmico con stacchi energici
dell'Orchestra su un continuo della
viola. La parte finale del Lamento è di elevata
profondità espressiva e ci ha rivelato ancor più
le qualità del gruppo cameristico russo.
Sonorità raffinate degli archi e della dolce ed
incisiva viola di Bashmet. Lunghi applausi e
omaggio floreale per la Colasanti (foto) salita
sul palco per i ringraziamenti. Due i bis
concessi con il Presto dal
Divertimento di Mozart K136 e un divertente
finale a sorpresa ricco di effetti. Da ricordare
a lungo.
10 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
La Butterfly in forma
di concerto in Auditorium
Un doppio successo,
pienamente meritato, per l'esecuzione in forma
di concerto della Madama Butterfly.
Venerdì sera la prima e ieri pomeriggio la
replica dell'opera di Puccini hanno riempito
sino all'ultimo
posto
l'Auditorium di Largo Mahler. Questo dimostra
l'interesse del pubblico milanese per la lirica
anche in mancanza di scenografie e coreografie.
Il cast di ottima qualità complessiva è quello
che rappresenterà quest'opera prossimamente al
Teatro La Fenice di Venezia. La Sinfonica e il
Coro G.Verdi di Milano hanno trovato nella
direzione di Jader Bignamini e nella
preparazione corale di Erina Gambarini due
eccellenti interpreti.
Bignamini
ha rivelato ancora una volta le sue alte qualità
anche nel campo della lirica. La sua è una
direzione energica ma anche attenta ad ogni
dettaglio esecutivo, molto rispettoso della
essenziale componente vocale. L'esecuzione in
forma di concerto ci ha dato la possibilità di
soffermarci meglio sulla componente orchestrale
e di ascoltare molto bene le voci soliste in una
sala con acustica di alto livello e
vocalmente
non dispersiva come, da molte posizioni, è
invece la Scala. Ottimi i solisti con la
protagonista Butterfly, il soprano
Svetlana Kasyan, eccellente nei registri acuti,
quelli dove riesce a dare il meglio. Ci è
piaciuto molto il tenore Vincenzo Costanzo nel
ruolo di F.B. Pinkerton, brava anche
attorialmente Manuela Custer,
Suzuki, e molto bravi il baritono Luca
Grassi, Sharpless, e il tenore Nicola
Pamio, Goro. Bravi gli altri. Un plauso
alla componente corale. Interminabili gli
applausi. Da ricordare.
9 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
Turandot al Teatro
Coccia di Novara
Si è chiusa ieri, venerdì 6
febbraio (con replica domenica), la stagione
lirica del Teatro Coccia di Novara, che ha
proposto quest’anno solo tre titoli:
lontanissimi i tempi in cui il cartellone del
Coccia ne proponeva cinque e la stagione si
chiudeva a Maggio! Il titolo proposto era uno
dei più noti in assoluto della tradizione
operistica italiana, la pucciniana Turandot, tra
le più eseguite sulle scene novaresi (l’ultima
rappresentazione cinque anni fa). L’esecuzione
era affidata all’Orchestra Filarmonica
Pucciniana, diretta dal giovane Matteo Beltrami,
ormai di casa a Novara, che per l’occasione ha
scelto, sia pur un po’ di contraggenio, come
appare dalle sue dichiarazioni riportate nel
programma di sala, la versione completata da F.
Alfano, con duetto finale tra Turandot e Calaf e
lieto fine volgarmente hollywoodiano, che a
nostro modesto avviso Puccini non si sarebbe mai
sognato di scrivere, ma che appaga il c.d.
grosso pubblico. Il programma prevedeva che il
ruolo della principessa fosse affidato ad uno
dei migliori soprani pucciniani italiani
d’oggi,
Daniela Dessì, e sarebbe stato un gran bel
regalo per il pubblico novarese, che di grandi
cantanti, diciamocelo francamente, non è che di
questi tempi ne veda passare molti sul
palcoscenico del Coccia…Purtroppo la Dessì ha
dato forfait ed è stata sostituita da una
volonterosa, ma inadeguata Maria Billeri.
Nell’altro ruolo principale, Calaf, il tenore
Walter Fraccaro, in quello di Liù Francesca
Sassu. Alla regia, per la sua prima esperienza
di teatro d’opera, Mercedes Martini (scuola
strehleriana, lunga esperienza di teatro di
prosa). Quest’ultima ha proposto una scena,
realizzata da Angelo Linzalata, assolutamente
spoglia ed essenziale, priva di qualunque
cineseria di tradizione: nelle note del
programma di sala dichiara che la sua Turandot
“è una principessa dei poveri”, che domina con
fredda crudeltà su un popolo che lavora per lei,
venerandola e odiandola allo
stesso
tempo: per questo le masse corali appaiono in
scena vestite con abiti da lavoratori forzati in
un campo di lavoro, sempre intenti a qualche
fatica, in una cornice scenografica, come s’è
detto, triste e squallida. Questa scelta
interpretativa, che in verità rende piuttosto
statica e monotona la messa in scena (con
relativo borbottio di qualche spettatore), è
spiegata così dalla Martini: “Oggi, in piena
crisi, abbiamo avuto pudore a rappresentare
ricchezza, palazzi imperiali e sfarzi. Viviamo
in un tempo…di ricerca di lavoro…” Traduci: i
soldi per i teatri sono pochi e si fa quel che
si può…Accanto all’interpretazione
“sociostorica”, la regia ne propone anche una
‘psicanalitica’ (e ti pareva…). Turandot è
colpita da un trauma sessuale atavico (?), in
cui la paura blocca il desiderio e accende in
lei lo spirito di vendetta e il timore per
l’”altro” cioè la figura maschile. Da qui la
presenza in scena di una simbologia dei colori,
il bianco (“purezza e ghiaccio”) e il rosso, la
“passione”, con trionfo finale di quest’ultima,
rappresentato dal calar sul palcoscenico di un
ampio lenzuolo scarlatto (ovviamente nel finale
immaginato da Alfano). Per quanto riguarda la
parte musicale, abbiamo apprezzato la direzione
di Beltrami, con uno stacco abbastanza veloce
nei tempi, specie nella scena della morte di
Liù, che ha reso adeguatamente la tensione
drammatica della vicenda. Soprattutto, Beltrami
ci è piaciuto nella resa timbrica della
partitura, con l’adeguato risalto delle varie
linee strumentali, in particolare dei fiati, che
ha saputo far suonare con trasparenza e
leggerezza, il che ha reso ancor più stridente
il contrasto tra la musica di Puccini e il
finale di Alfano, musicalmente pesante e poco
raffinato in particolare nella sezione fiati.
Sui cantanti il giudizio non può essere
altrettanto positivo: la Billeri è un soprano di
voce poco morbida, stimbrata e strillante negli
acuti, in palese difficoltà nelle parti più
impervie del ruolo, non certo dei più facili.
Anche scenicamente, è parsa muoversi con una
certa goffaggine. Fraccaro ha una voce tenorile
di pasta robusta e buona proiezione, valida nei
centri e con discreto appoggio di petto, ma
piuttosto monocorde, priva di sfumature e di
vibrato (ciononostante il pubblico del Coccia lo
ha applaudito freneticamente nell’aria Ma il mio
mistero, pretendendo e ottenendo il bis). Le
prove migliori sono state offerte a nostro
avviso dalla Sassu, una convincente Liù, con una
bella voce di delicato pathos e valida
recitazione e Bruno Praticò, perfetto baritono
buffo nel ruolo di Ping. Degno di positiva
menzione anche il re Timur del basso Elia
Todisco. Alla conclusione lo spettacolo è stato
seguito da un lunghissimo applauso dello
straripante pubblico presente in ogni ordine di
posti.
7 febbraio 2015 Bruno Busca
Viktoria Mullova e
Ottavio Dantone ai Pomeriggi
Musicali
È tornata ancora a Milano la
violinista Viktoria Mullova. Questa volta per un
concerto solistico con l'Orchestra de I
Pomeriggi Musicali per l'occasione diretta
da Ottavio Dantone, clavicembalista e direttore
d'orchestra
noto soprattutto per il repertorio barocco. Il
programma di ieri sera al Dal Verme, prevedeva
il celebre Concerto per violino e orchestra
op.64 di F.Mendelssohn, cavallo di battaglia
di tutti i grandi violinisti e quindi la
Sinfonia n.4 "Italiana" sempre del grande
compositore tedesco. Bravissima la violinista
russa in un'esecuzione particolarmente valida
sorretta benissimo da Dantone, direttore
raffinato e attento ad ogni sfumatura. Molto
brava l'Orchestra che quando trova il direttore
di qualità rende decisamente molto. La Mullova è
impeccabile nella scelta dei tempi e propone
volumi sonori discreti
ma
perfettamente equilibrati nello sviluppo delle
dinamiche. Il nitore di tocco e la splendida
intonazione si sono sposati molto bene con
l'attenta e non invadente direzione di Dantone.
Valido il bis bachiano proposto dalla solista
dopo lunghi applausi per la splendida
interpretazione. Direzione altrettanto incisiva
nella Sinfonia "Italiana", brano celebre
soprattutto per l'incisivo Allegro molto
appassionato iniziale. Non dimentichiamo il
breve Ouverture che ha introdotto la serata da
Il mondo della luna di J.Haydn. Un
concerto da ricordare. Replica sabato pomeriggio
alle ore 17.00 . Da non perdere.
6 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
Due giovani
Quartetti d'archi
per la "Società del
Quartetto"
Il Quartetto Guadagnini
e il Quartetto Noûs sono due
quartetti d'archi formati da giovani
strumentisti di ottima qualità. Entrambi hanno
partecipato ad una recente Master Class con
Hatto Beyerle e il Quartetto
di
Cremona. Hanno anche vinto premi prestigiosi.
Ieri sera si sono alternati in un concerto della
Società del Quartetto che prevedeva nella
prima parte il "Guadagnini" interpretare il
Quartetto n.2 in do maggiore di Boccherini e
il Quartetto n.1 in sol minore op.27 di
Grieg; il "Noûs" invece ha interpretato prima
Haydn con il
Quartetto in re min. Op.42 e poi Debussy con
il Quartetto in sol minore op.10. Un
programma eterogeneo ed impegnativo, con due
lavori di fine Settecento e due di fine
Ottocento che hanno messo
alla
prova le abilità dei giovani quartettisti.
Valide tutte le interpretazioni ascoltate che
dimostrano l'eccezionalità di una scuola
italiana cameristica di altissimo livello.
Segnaliamo l'interpretazione del raro e
splendido quartetto di Grieg per la formazione
"Guadagnini" nelle persone di Fabrizio Zoffoli e
Giacomo Coletti ai violini, Margherita Di
Giovanni alla viola e Alessandra Cefaliello al
violoncello; per la formazione "Noûs"
erano presenti Tiziano Baviera ed Alberto
Franchin ai violini, Sara Dambruoso alla viola e
Tommaso Tesini al violoncello. Eccellente
la loro esecuzione del Quartetto di Debussy, Da
ricordare e riascoltare entrambi i Quartetti.
4 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
Alexander Lonquich
alle Serate Musicali
Dopo i concerti dei
Pomeriggi Musicali al Dal Verme dei giorni
scorsi è tornato Alexander Lonquich in
Conservatorio per Serate Musicali. Il
programma
interamente beethoveniano
prevedeva nella prima parte, in solitaria,
rarità quale le
12 variazioni dal balletto russo Das
Waldsmädchen in la maggiore è quindi la nota
Sonata in la bem.magg.op.7. Nella seconda
parte ancora il Concerto n.1 per pianoforte e
orchestra op.15 insieme all'Orchestra de
I Pomeriggi musicali. Ci è piaciuta molto
l'esecuzione solistica delle variazioni
anche per la rarità di frequentazione del brano.
Formalmente ineccepibile la Sonata op.7
con dinamiche ben calibrate e dettagli
evidenziati. Abbiamo trovato migliore
l'esecuzione del Concerto n.1 nella sede
di Sala Verdi rispetto il Dal Verme con maggiore
equilibrio tra l'orchestra ben diretta da
Lonquich e la parte solistica del medesimo. Come
bis ottima l'Ouverture dalle Ebridi di
Mendelssohn già ascoltata.
3 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
Il 14 febbraio al
Teatro Civico di Vercelli il violino di Veronika
Eberle
Presenza straordinaria sabato 14 febbraio al
Teatro Civico di Vercelli (ore 21, concerto in
abbonamento): gli spettatori del Viotti Festival
avranno
infatti l'opportunità di ammirare una giovane
violinista che si è già affermata come
protagonista assoluta della scena internazionale
di questi ultimi anni. Si tratta della bavarese
Veronika Eberle, appena 26enne ma con oltre 15
anni di carriera solistica alle spalle,
considerata unanimemente tra le stelle più
luminose del panorama violinistico
contemporaneo. Dotata di una musicalità elegante
e raffinata, la Eberle si esibirà con lo
Stradivari “Dragonetti” del 1700 in un programma
ideale per esaltare la sua sensibilità e il suo
suono cristallino.
2 febbraio dalla redazione
GENNAIO
2015
Domenica due concerti
all'Auditorium milanese
Due validi concerti quelli di
ieri all'Auditorium di Milano. L'interessante
rassegna cameristica della domenica mattina è
proseguita con un inconsueto trio per
violino, tromba e pianoforte formato da
giovani e validi strumentisti della Sinfonica
Verdi. Il programma prevedeva tre brani di
altrettanti compositori statunitensi viventi e
certamente sconosciuti al pubblico italiano:
James Stephenson, classe 1969, con la sua
Trio Sonata, Erik Morales, classe 1966, con
la sua Passione Dance, ed infine Eric
Ewazen, classe 1954, con il suo Trio. I
tre autori hanno in
comune
l'uso tradizionale della tonalità che nei brani
ascoltati risulta assolutamente accessibile ai
più. Sono infatti lontani dalle esperienze
contemporanee più estreme, per quello che
concerne le modalità compositive, ma hanno il
pregio di risultare facilmente comprensibili,
cosa che non capita spesso nel repertorio
contemporaneo. Ma veniamo ai validi
strumentisti: Alessandro Ghidotti , tromba, ha
inotre presentato il concerto e i rispettivi
brani, Fabio Rodella al violino e Carlotta Lusa
al pianoforte. Tutte valide le interpretazioni
con un giudizio ancor più valido nel trio di
Eric Ewazen, compositore di Cleveland
particolarmente noto ed eseguito negli States.
Il suo lavoro in quattro movimenti, tutti ben
organizzati, trae spunto dalla cultura americana
di un Barber o di un Copland, musicisti
culturalmente molto europei. La profondità dell'Adagio
è particolarmente toccante. Meno interessante ma
comunque piacevole, il breve brano di Morales,
Passion Dance, dove l'influsso della
musica argentina di Piazzolla è fin troppo
evidente. Ben costruito anche il Trio di
Stephenson. Applausi meritati per i tre
strumentisti e una sorpresa nel breve bis con un
brano,
una
berceuse scritta per l'occasione dalla
pianista-compositrice Carlotta Lusa. Nel
pomeriggio invece la replica del concerto
ascoltato venerdì. Sul podio della Sinfonica
Verdi Jader Bignamini ha interpretato brani di
R.Strauss, Hindemith e Goldmark. È decisamente
un ottimo direttore d'orchestra Bignamini. Ha le
idee chiare su come organizzare la forma
compositiva e dirige in modo dettagliato
evidenziando tutti i piani sonori. Di valore i
poemi sinfonici di Richard Strauss: Till
Eulenspiegels lustige Streiche op.28,
eseguito come brano introduttivo e il più
celebre Also sprach Zarathustra op.30,
eseguito dopo l'intervallo. Bravissima la
Sinfonica Verdi in tutte le sezioni orchestrali.
Tra i due poemi e salito sul palcoscenico
l'eccellente cornista Radovan Vlatkovich per il
Concerto per corno e orchestra di Paul
Hindemith. Il brano del 1949 è tipicamente nello
stile del compositore tedesco. L'uso della
polifonia bachiana e l'eccellente costruzione
architettonica riescono comunque a mettere in
risalto il timbro ben marcato del corno francese
di Vlatkovich che ha eseguito il brano con
maestria rivelando ogni dettaglio melodico del
bellissimo strumento. Valida l'esecuzione dell'Ouverture
da Im Frühling del meno noto compositore
ungherese Karl Goldmark (1830-1915). Le
influenze di Schumann e di Dvorak risultano
evidenti in questa piacevole e incisiva
Ouverture. Lunghi e calorosi applausi al
termine.
2 febbraio 2015 Cesare
Guzzardella
Il grande pianista
Aldo Ciccolini ci ha lasciato
Oggi primo febbraio ci ha
lasciato il pianista Aldo Ciccolini. Doveva
suonare alla Scala qualche giorno fa per la
Fondazione Rava. All'ultimo momento era stato
sostituito. Era nato a Napoli, dove aveva
studiato
pianoforte
insieme a Paolo Denza e composizione con Achille
Longo, presso il conservatorio di San Pietro a
Majella. Da circa settant'anni in Francia,
Ciccolini si è spento nella sua casa a Parigi.
Avrebbe compiuto 90 anni a giugno ed è stato
grande interprete in un repertorio vastissimo
che partendo dai classici arrivava ai maggiori
compositori francesi dei quali era maestro
d'interpretazione.
1 febbraio La redazione
Alexander Lonquich ai
concerti dei Pomeriggi
Musicali
Numeroso il pubblico presente
ieri sera al Dal Verme per ascoltare il pianista
Alexander Lonquich nei concerti di Beethoven n.1
e n.2. L'Orchestra dei Pomeriggi Musicali
per l'occasione è stata diretta dallo stesso
Lonquich e il programma prevedeva oltre ai noti
concerti per
pianoforte
e orchestra anche l'Ouverture op.26 di F.
Mendelssohn da Le Ebridi. Questa è stata
inserita tra il Concerto n.2 op.19
eseguito come primo brano e il n.1 op.15.
Ci è piaciuta particolarmente
la leggerezza dell'interpretazione di Lonquich,
ricca di sfumature e sottigliezze timbriche in
entrambi i concerti. Valida la sinergia con i
bravi strumentisti dei Pomeriggi con momenti di
ottima resa musicale. Certamente il non facile
doppio ruolo del pianista tedesco ha portato a
qualche incertezza nella resa complessiva della
componente orchestrale. Le timbriche orchestrali
, a volte non troppo delicate e leggermente
aspre, hanno reso l'estetica dei concerti non
sempre unitaria rispetto alla raffinatezza del
pianista. Valida l'Ouverture mendelssohniana .
Ricordiamo la replica di domani alle ore 17.00
sempre al Dal Verme. Giovedì e domenica
prossimi, sempre per i Pomeriggi, la violinista
Viktoria Mullova interpreterà il noto
Concerto op.64 di F . Mendelssohn. Alla
direzione Ottavio Dantone anche per la
Sinfonia n.4 "Italiana" sempre,
naturalmente, di Mendelssohn. Da non perdere.
30 gennaio 2015 Cesare
Guzzardella
Un Concerto
Straordinario all'Auditorium per l'Olocausto
Ieri sera un interessante
concerto tenuto in Auditorium ha commemorato la
tragedia dell'Olocausto. Il 27 giugno del 1945
il campo di concentramento di Auschwitz veniva
liberato dall'Arma rossa. In questi
orribili
campi vennero rinchiusi anche valenti musicisti
quali Erwin Schulhoff, morto nel 1942 nel campo
di Wulzburg, Gideon Klein, morto nel campo di
Fürstengrube in situazioni poco chiare nel
gennaio 1945, Hans Krása, compagno di prigionia
di Klein ad Auschwitz e qui morto nel 1944.
Altri musicisti come Ernst Krenek o Kurt Weill,
più conosciuti e comunque non tollerati dal
regime nazista, riuscirono invece ad emigrare
all'estero, soprattutto negli Stati Uniti e
alcuni, come Krenek, divennero cittadini
americani. I brani ascoltati ieri sera,
soprattutto quartetti o trio d'archi, sono di
questi musicisti e i valenti strumentisti che
hanno interpretato i brani sono prime parti
della Sinfonica Verdi uniti per l'occasione in
formazioni cameristiche. Il brano introduttivo
di Krenek, Due temi da Händel per oboe e
pianoforte, ha visto sul palco l'oboista
Luca Stocco e la pianista Carlotta Lusa. Ottima
l'esecuzione
delle
due arie, melodiche e molto piacevoli. Con
l'entrata in palcoscenico del quartetto d'archi
l'atmosfera è decisamente cambiata. Il
Quartetto d'archi n.1 di Schulhoff è un
capolavoro per coerenza espressiva e
organizzazione timbrica. Dal sapore tipicamente
tedesco anni '20 è un
lavoro ricco di trovate armoniche, melodiche e
ritmiche. I riferimenti a certo espressionismo
novecentesco alla Berg o ad Hindemith anche per
certo neoclassicismo, risultano evidenti, non
solo in questo lavoro ma in tutti brani
eseguiti: dal Trio d'archi di Klein, al
Quartetto d'archi di Krása e al
Quartetto d'archi n.1 op. 8 di Weill,
conclusivo della serata. Le interpretazioni di
ottimo livello hanno visto sul palco in
alternanza, i primi violini della Sinfonica Verdi
Luca Santaniello e Nicolai Freiherr von
Dellingshausen, il secondo violino Lycia Viganò,
la viola Gabriele Mugnai e il violoncello Tobia
Scarpolini. Molto in sintonia con il clima
triste della commemorazione tutti i brani,
Händel a parte. Decisamente valide tutte le
interpretazioni che hanno messo in risalto le
eccellenti qualità strumentali dei musicisti
della "Verdi". Lunghi applausi al termine. Da
ricordare.
28 gennaio 2015 Cesare
Guzzardella
Lussine Levoni al
VIOTTI FESTIVAL
Il concerto che il Viotti
Festival propone per sabato 31 gennaio
(Vercelli, Teatro Civico, ore 21) nasce
all'insegna di un'affinità profonda nel segno di
Giovan Battista Viotti, la cui riscoperta
accomuna la Camerata Ducale,
organizzatrice
del Festival, e un altro prestigioso punto di
riferimento per la cultura vercellese, ovvero il
Concorso Internazionale “G. B. Viotti”, fondato
nel 1950 da Joseph Robbone. Protagonista del
concerto sarà infatti la giovane soprano di
origine armena Lussine Levoni, alla quale è
stato assegnato il III premio nella sezione
canto della scorsa edizione del Concorso. Un
riconoscimento che da un lato garantisce
l'eccellenza artistica del concerto, dall'altro
rappresenta senz'altro per la solista un passo
fondamentale per la costruzione di una carriera
internazionale di primissimo piano: va
ricordato, infatti, che in passato il “G. B.
Viotti” ha premiato alcune tra le più belle voci
della nostra epoca, da Mirella Freni a Raina
Kabaivanska, da Renato Bruson a Leo Nucci a Sumi
Jo. Gli spettatori avranno dunque l'occasione di
ammirare una futura stella della lirica, alla
quale si può augurare di diventare altrettanto
famosa del Concorso che l'ha premiata, noto in
tutto il mondo per l'alto livello, la serietà e
le prestigiose presenze in giuria. Il programma
è interamente composto da pagine mozartiane.
27 gennaio dalla redazione
Die Soldaten
al Teatro alla Scala
Il nuovo responsabile
scaligero Alexander Pereira ha portato in scena
Die Soldaten di Bernd Alois Zimmermann,
considerato dalla critica uno dei capolavori del
teatro musicale del Secondo Novecento. Andato in
scena a Salisburgo nell'estate del 2012, il
lavoro tratto dal dramma omonimo (1776) di Jacob
Michael Reinhold Lenz, viene ora riproposto al
Teatro
alla
Scala con la medesima regia e molti dei
protagonisti di allora. Rimarrà in cartellone
sino al 3 febbraio. Ieri sera, in un teatro non
al completo - ma sappiamo come in Italia sia
difficile fare il pienone nelle rappresentazioni
liriche moderne o ancor più nei concerti
cameristici o sinfonici contemporanei - abbiamo
assistito alla terza rappresentazione
dall'ottima posizione del terzo livello dei
palchi. È molto importante la posizione alla
quale si assiste alle rappresentazioni teatrali
liriche e ancor più in questa mastodontica
messinscena distribuita ampiamente in
orizzontale e a più livelli in verticale. Ma
quali sono i punti di forza dell'eccellente
opera di Zimmermann, responsabile anche del
libretto? Prima di tutto la musica non disgiunta
dal contesto teatrale. Zimmermann partendo dalla
Scuola dodecafonica di Vienna di Schoenberg e
soprattutto di Berg ( Wozzeck, Lulu), unisce il
Primo Novecento all'esperienze del Secondo
Novecento degli anni '50, -l'opera data 1960-65-
alla musica concreta ed elettronica, al jazz,
senza dimenticare il passato della polifonia
pre-classica e di Bach. In questa miscela di
stili e riferimenti culturali nasce la sua
concezione polimusicale. La rappresentazione
scaligera è stata adattata alle
dimensioni
sceniche del teatro. L'orchestra, di ampie
dimensioni, ha trovato epigoni strumentali in
alcuni palchi, nella barcaccia, in posizioni
nascoste, e anche la componente elettronica, con
mixer, registratori ecc., è stata inserita nel
tessuto musicale. La vicenda drammatica di
Marie - donna illusa che ama, viene tradita
e poi prostituita - nell'ottima voce del soprano
Laura Aikin, viene narrata in un contesto
teatrale privo di unità temporale, definito in
"zone" del palcoscenico nelle quali in ognuna
avviene un evento che richiede un riordino
temporale per essere intelligibile. Una specie
di collage che deve essere riorganizzato.
La musica, in sintonia con il dramma, presenta
timbriche taglienti ed espressivamente pregnanti
e sottolinea in ogni circostanza, con intensa
drammaticità, lo svolgersi degli eventi. La
teatralità del lavoro è indubbia e la capacità
di Zimmermann di rendere teatrale con la musica
gli accadimenti è il portato immenso di
quest'opera. Bravissimi anche attorialmente
tutti i protagonisti. Valide, nel complesso, la
regia di Alvis Hermanis, le scene dello stesso
Hermanis e di Uta Gruber-Ballehr, e tutte le
componenti della diversificata messinscena.
Eccellente la direzione orchestrale di Ingo
Metzmacher. Intensi applausi al termine. Da non
perdere. Prossime rappresentazioni il 27-31
gennaio e il 3 febbraio.
26 gennaio 2015
Cesare Guzzardella
Il duo cameristico
Luciani e Motterle all'Auditorium milanese
Siamo arrivati al quinto
appuntamento con il duo cameristico formato da
violinista Fulvio Luciani e dal pianista
Massimiliano Motterle. Ieri mattina, per la
serie Romantico Bach, abbiamo ascoltato
del grande musicista tedesco la Sonata n.3
per violino solo BWV 1005, nella versione
con
pianoforte
di Robert Schumann, la Sonata n.4 BWV 1017
e il Preludio della Partita BWV
1006 . Incastonata tra i brani di Bach anche
un brano per pianoforte di Maurice Ravel quale
Valses Nobles et Sentimentales eseguito
con efficace espressività da Motterle. Valide le
interpretazioni del Sommo Bach. Luciani ha
sonorità discrete, mai eccessive, e ben
equilibrio in ogni frangente. Il suo è un
virtuosismo raffinato e non invadente, espresso
con timbriche dal sapore antico e probabilmente
autentico. Ottimo il bis con un frammento da una
Sonata giovanile di Felix Mendelssohn. Il sesto
e ultimo appuntamento della serie Romantico
Bach, si terrà l'1 marzo. Nel programma
verrà inserita l'esecuzione del brano vincitore
del concorso di composizione omonimo, bandito
per l'occasione per una composizione ispirata al
genio di Eisenach. Da non perdere.
26 gennaio 2015 Cesare
Guzzardella
Leonidas Kavakos ed
Enrico Pace per le Serate
Musicali
Ieri sera un duo
d'eccellenza, quello formato dal violinista
greco Leonidas Kavakos e dal pianista riminese
Enrico Pace, ha tenuto in Sala Verdi un concerto
di raffinata qualità interpretativa che
prevedeva musiche di Schubert, Stravinskij,
Poulenc e Fauré. L'equilibrio tra i due
strumenti, di
rara
perfezione dinamica e con volumi sonori
sapientemente dosati, si è rivelata eccellente
in tutti i brani proposti a cominciare dal
Duo in la magg. per violino e pianoforte op.162
D 574 di F.Schubert. Brano di apparente
facilità tecnica trova proprio nel corretto
dosaggio dinamico la difficoltà maggiore. Enrico
Pace ha delineato le strutture armoniche del
lavoro con perfezione tecnica e espressività,
mettendo in risalto le sequenze melodiche del
suo strumento. Particolarmente espressiva la
parte melodica di Kavakos. Precise e ricche di
equilibrio le geometrie del Divertimento da
"Le baiser de la fée " di Igor Stravinskij,
brano di rara frequentazione eseguito nella sua
completezza. Dopo l' intervallo la splendida
Sonata per violino e piano di F. Poulenc ha
introdotto la seconda parte del concerto con un
Kavakos incisivo ma anche particolarmente
elegante. Ottima la parte pianistica anche
nell'ultimo brano in programma: la Sonata n.1
op.13 di Gabriel Fauré. Due i bis concessi :
una splendida trascrizione per violino e
pianoforte di Andaluza di Granados ed una
rarità raffinata quale Wellenspiell di
Edwin Grasse. Assolutamente da ricordare.
23 gennaio 2015 Cesare
Guzzardella
Rudolf Buchbinder
alla Scala per la "Fondazione Francesca Rava"
Un grande Rudolf Buchbinder
al Teatro alla Scala ha eseguito al pianoforte
le più celebri sonate di L.v.Beethoven quali la
Grande Sonata "Patetica" op.13, "Al
chiaro di luna" op.27 n.2 è
"Appassionata" op.57. L'evento è stato
organizzato dalla Fondazione "Francesca Rava" a
commemorazione del Quinto Anniversario dal
terremoto di Haiti e per
sostenere
la popolazione di un luogo che ha visto la
perdita di oltre 230.000 persone, come ricordato
ad introduzione della serata da Mariavittoria
Rava, presidente della Fondazione. L'evento
prevedeva inizialmente la presenza di un altro
grande virtuoso del pianoforte quale Aldo
Ciccolini, purtroppo indisposto. Buchbinder,
altrettanto valente pianista, ha scelto un
compositore a lui congeniale quale il grande
tedesco per poter esprimere al meglio le sue
qualità d'interprete. Eccellente il risultato
rivelato con timbriche nei tre brani adeguate
alla linea
interpretativa
dei grandi beethoveniani. I tempi molto rapidi
di Buchbinder sono segno di una sintesi
espressiva consolidata e profonda. Unico neo
della splendida serata è l'improvvisa
interruzione alle prime
battute della "Patetica" per via dei soliti
fastidiosi e accecanti flash di alcuni
spettatori che invece di ascoltare la grande
musica con attenzione hanno indotto Buchbinder a
interrompere il brano. Il pianista dopo alcuni
secondi ha ripreso la Sonata nel punto esatto
dove l'aveva interrotta e con immutato
equilibrio espressivo. Lunghi e calorosi
applausi al termine e uno splendido bis con una
brillante trascrizione da Johann Strauss.
Ricordiamo ancora una volta la Fondazione
Francesca Rava -N.P.H. Italia Onlus: per
donazioni a favore dei terremotati di Haiti si
possono fare versamenti su C.C.P. 17775230 o
consultare il sito
www.nph-italia.org
o telefonare al n.02 54122917.
22 gennaio 2015
Cesar Guzzardella
Viktoria Mullova e
Katia Labèque per la Società
del Quartetto
Tra i rilevanti interpreti
proposti quest'anno dalla Società del
Quartetto spicca il duo ascoltato ieri sera
in Sala Verdi formato dalla violinista russa
Viktoria Mullova e dalla pianista francese Katia
Labèque. Da circa
quindici
anni, tra i numerosi impegni con altri
musicisti, suonano insieme per un repertorio
molto diversificato che partendo dalla musica
antica e classica, arriva sino ai nostri giorni
con brani di musicisti "colti" come Arvo Pärt o
Toru Takemitsu, quelli ascoltati ieri, o anche
musiche del settore jazz e rock. Il concerto,
dedicato a Claudio Abbado, è iniziato con brani
classici quali la Sonata in la maggiore K 526
di W.A.Mozart e la Sonata in la minore
op.105 di Robert Schumann. Il perfetto
equilibrio sonoro tra le timbriche dei due
strumenti e la leggerezza dinamica di raffinata
eleganza nell'esprimere l'evoluzione sonora, ci
hanno rivelato prima in Mozart e poi in Schumann
l'alta cifra stilistica delle interpreti. Ma è
con i brani più moderni, partendo da
Distantce de fée di Takemitsu, eseguito
senza soluzione di continuità con il mistico
Fratres di Pärt, che le due celebri
interpreti hanno mostrato di possedere un rigore
stilistico ed una pregnanza espressiva adatta ad
ogni
genere di musica. Il breve lavoro del giapponese
risente molto l'influenza francese di un Debussy
e di un Messiaen e anticipa bene il successivo
brano del compositore estone. Un certo
minimalismo, con ripetizione delle strutture
armoniche, in Fratres è nobilitato da un
profondo misticismo che rende questo intenso
brano molto espressivo. È infatti
particolarmente eseguito nelle sale europee dai
migliori interpreti. Bellissimo anche il brano
conclusivo di Maurice Ravel con una Labèque
particolarmente in vena jazz nello
splendido Blues, movimento
centrale della nota Sonata in sol maggiore.
Lunghi applausi dal numeroso pubblico presente
in sala e due brevi bis per le splendide
interpreti. Da ricordare.
21 gennaio 2015 Cesare
Guzzardella
Piotr Anderszewski
per Serate Musicali
Un concerto di qualità quello
organizzato ieri sera in Conservatorio da
Serate Musicali. Il pianista polacco Piotr
Anderszewski ha presentato un
programma
incentrato prevalentemente su J.S.Bach con ben
due brani importanti quali la Ouverture in
stile francese BWV 831e la Suite inglese
n.6 BWV 811. Incastonate tra queste due
composizioni anche R.Schumann con la
Novelletta n.8 e K. Szymanovski
con
Metopes - Tre poemi op.29. Abbiamo
trovato di coinvolgente livello interpretativo
il Bach del pianista polacco. La concentrazione
assoluta sottolineata anche dalla soffusa
illuminazione di Sala Verdi concentrata sulla
tastiera dello Steinway era funzionale alla
messa in risalto delle splendide architetture
musicali bachiane. Le dinamiche, ricche di
contrasti, in un contesto esecutivo molto
intimista, sono risultate eccellenti anche nelle
sequenze dei movimenti lenti. I piani sonori e
la sovrapposizione delle voci sono risultati di
chiarissima resa all'ascolto. Valido Schumann ma
ancora meglio i tre Poemi del polacco giocati su
timbriche morbide e molto debussyane. Un grande
interprete.
20-01-2015 Cesare Guzzardella
Pietari Inkinen con
Kaspar e Prosseda in Auditorium
Il direttore finlandese
Pietari Inkinen è da poco il nuovo direttore
dell'Orchestra Sinfonica di Praga. Ieri
pomeriggio nell a replica
domenicale ha diretto la "Sinfonica Verdi" in un
programma interamente dedicato a compositore
cechi, programma anche presentato venerdì sera a
cura del Centro Ceco di Milano. Smetana, Martinu
e Dvorak sono i tre musicisti splendidamente
diretti da Inkinen alla guida della "Verdi". La
leggerezza soave di Vltava-LaMoldava,
celeberrima composizione di Bedřich
Smetana, è stata seguita dall'ingresso in
palcoscenico di due pianisti rilevanti quali
Roberto Prosseda e Pavel Kaspar per l'esecuzione
di una
rarità
quale il Concerto per due pianoforti ed
orchestra H292 di Bohuslav Martinů.
La composizione di fluida inventiva è del
1943, in un periodo nel quale Martinů
viveva negli Stati Uniti. Di rilievo sia le
parti solistiche dei pianoforti, in perfetta
sincronia nello svolgere ruoli simmetrici o
complementari, che la direzione precisa e
dettagliata del direttore finlandese. Molto
interessante il bis proposto da Prosseda e
Kaspar con una trascrizione per
due pianoforti
di
Claude
Debussy di un brano di Robert
Schumann per pianoforte con pedaliera e cioè lo
Studio
in forma di canone n.5 op.56.
Una vera chicca! La seconda parte del concerto
vedeva l'esecuzione della Sinfonia n.8
in sol maggiore op.88
di Antonín
Dvoŕák.
Questa sinfonia per notorietà è preceduta solo
dalla Sinfonia dal Nuovo Mondo ma è egualmente
di elevato valore estetico. Veramente alto il
livello interpretativo di Inkinen con una
Sinfonica Verdi adeguata in ogni sezione
orchestrale. Le timbriche raffinate e poco
invasive e le dinamiche ben rilevate nella
molteplicità di dosaggio, hanno messo in risalto
ogni dettaglio del brano mettendo in rilievo
anche
le caratteristiche
popolari delle melodie di Dvoŕák.
Lunghi gli applausi al termine. Da ricordare a
lungo.
19 gennaio 2015
Cesare Guzzardella
Anna Tifu e Gloria
Campaner per la Società dei
Concerti
È un duo giovane e pieno di
energia musicale quello formato dalla violinista
cagliaritana Anna Tifu ( classe 1986) e dalla
pianista veneziana (Jesolo) Gloria Campaner
(1986). Ieri sera hanno ottenuto un meritato
successo nella Sala Verdi
del Conservatorio di Milano, in un concerto
organizzato
dalla Società dei Concerti. Il programma,
intelligentemente strutturato, alternava lavori
noti e frequentati quali la
Sonata in la maggiore di César Franck e
Tzigane di Maurice Ravel ad altri di rara
frequentazione quali la Fantasia op.131
di Schumann e Impression d'enfance op.28
di George Enescu. Siamo rimasti colpiti dalla
splendida sinergia delle due interpreti e dalla
sicurezza interpretativa di entrambe. Con
grinta, efficace timbrica e giovane dirompente
espressività, hanno centrato il segno in ogni
brano. La Tifu è certamente tra le migliori
interpreti della sua generazione e possiede una
timbrica precisa e ricca di sfumature,
decisamente adeguata ai brani scelti. Due i bis
concessi con una virtuosistica Fantasia dalla
Carmen di Serasate-Bizet e Meditation
di Massenet. Lunghi gli applausi e fiori per
entrambe le belle interpreti da Antonio Mormone,
presidente della società concertistica. Da
ricordare.
15 gennaio 2015 Cesare
Guzzardella
Jan Lisiecki per la
Società del Quartetto
Era già venuto lo scorso anno
in Sala Verdi il pianista canadese di origine
polacca Jan Lisiecki riscuotendo un ottimo
successo di pubblico e di critica. Ieri sera,
con un programma più vario, ha bissato il
successo. Prima Bach poi Paderewski e
Mendelssohn , per concludere con
Chopin.
Quattro musicisti di cui tre arciconosciuti e
uno, Paderewski, di rara frequentazione. La fama
del polacco Ignaci Jan Pederewski, vissuto tra
la seconda metà dell'Ottocento e la prima del
Novecento, è legata infatti più alle sue qualità
di eccelso pianista che di compositore. Rimane
celebre il suo Minuetto appartenente alle
6 Humoresque da concerto op.14. Ieri
insieme al Menuet e ad alcune Humoresque è stato
eseguito anche il Notturno op.16 n.4 . È
un pianista molto preciso, luminoso e ben
espressivo il non ancora ventenne Lisiecki. Il
suo Bach ci è piaciuto, sia i due Corali di Bach
- Busoni che la Partita n.2. Bene i brani
di Pederewski e il noto Rondò capriccioso
op.14 di F. Mendelssohn. La seconda parte
del concerto ha visto i celebri 12 Studi
op.10 di Chopin. Esecuzione dettagliata,
pulita, espressiva, ma lontana dai sommi
interpreti. Da ricordare.
14 gennaio 2015 Cesare
Guzzardella
Freddy Kempf per le
Serate Musicali
Da circa 15 anni il pianista
inglese-classe 1977 da padre tedesco e
madre giapponese- Freddy Kempf torna
puntualmente ai concerti di Serate Musicali.
Ieri sera ha impaginato un programma con due
capolavori sonatistici quali la Sonata in la
maggiore D 959 di F. Schubert e la Grande
Sonata in Sol maggiore op.37 di Caikovskj.
Tra le due corpose sonate anche un celebre brano
di
F.Chopin
quale l'Andante spianato e Grande Polacca
brillante op.22. È un eccellente pianista il
londinese: in questi ultimi anni è maturato
molto e il suo sorprendente virtuosismo lo porta
ad eseguire i brani più complessi con facile
risoluzione dei problemi tecnici ma anche in
modo profondo. Ci è piaciuta molto la sua
interpretazione di Schubert. Ha una visione
complessiva ricca di equilibri dinamici e
timbrici. Anche nello splendido Andantino
ha trovato la giusta dose di timbriche non
invadenti, mostrandoci il suo alto spessore
estetico. Di altissimo livello anche il Rondò
Allegretto conclusivo con un finale
virtuosistico splendido. All'insegna del
virtuosismo con una esecuzione particolarmente
rapida, la Grande Sonata del compositore
russo. Lavoro di rara esecuzione in ambito
milanese, ha trovato un interprete che ha fatto
emergere in toto la visione orchestrale del
lavoro ricco di intrecci coloristici. Valido
anche Chopin con l'Op.22 specie nella Grande
Polacca eseguita con modalità personali ma
di straordinario impatto sonoro. Due i bis con
l'intimo Gennaio dalle Stagioni di
Caikovskij e il secondo movimento dalla
Sonata n.2 di Rachmaninov. Un concerto
assolutamente da ricordare per un artista in
salita.
13 gennaio 2015 Cesare
Guzzardella
La violinista
Francesca Dego al mattino all'Auditorium e
un'anteprima importante alla Scala per la
U.I.L.D.M. con Fabio Luisi e Joshua Bell
Due i concerti ascoltati
ieri: al mattino quello cameristico
dell'Auditorium con la violinista Francesca
Dego e la pianista Francesca Leonardi per la
continuazione del ciclo delle Sonate di
Beethoven. Alla sera, alla Scala, la Prova
generale a favore di U.I.L.D.M. con Fabio Luisi
e il violinista Jashua Bell.Tre le sonate
per il noto duo lombardo con anche le
celebri
"Primavera op.24 " e "A Kreutzer op.47". Non
devono essere certo presentati questi due
capolavori che appartengono alla categorie dei
"classici" noti anche ai saltuari frequentatori
delle sale da concerto. Brave le interpreti,
anche se ci è sembrata più incisiva
e
ottimamente interpretata la Sonata in la
maggiore op.47 "Kreutzer". Le sinergie delle
giovani interpreti in questo caso sono state al
top. Eccellente il bis con un brano ebraico,
la Melodia ebraica di J. Achron,
dedicato ai tragici fatti di Parigi. Alla Scala
un'importante Prova aperta a favore della
U.I.LD.M. ha visto sul podio alla guida della
Filarmonica della Scala il direttore Fabio
Luisi. Ha interpretato musiche di Brahms, Ligeti
e Varèse. L'esecuzione è stata preceduta da una
breve presentazione delle tre composizioni
in programma. I due importanti capolavori del
Novecento, Amériques
per grande orchestra di Edgar Var èse,
nella versione del 1927, e Lontano per
orchestra
di György Ligeti, datata 1967,
hanno
introdotto la serata. Sono stati eseguiti
integralmente e senza soluzione di continuità,
pur essendo la prova generale del concerto che
si terrà questa sera per la Stagione della
Filarmonica. Il primo, Amériques,
è di spettacolare impatto sonoro visto la
presenza di una enorme quantità di percussioni e
il secondo, Lontano, è di intima concezione con
timbriche soffuse e profonde; entrambi sono
caratterizzanti di differenti modi di concepire
la musica in modo moderno. Valida l'
interpretazione di Luisi, specie in Varèse. Per
il Concerto in re maggiore op.77 di
Johannes Brahms è salito sul palcoscenico il
violinista statunitense Joshua Bell. Si è
trattata in questo caso proprio di una prova
essendo state ripetute numerose volte molte
sequenze del celebre concerto. Molto intimiste
le sonorità dell'ottimo violinista e sinergica
la direzione di Luisi. Ricordiamo che chi
volesse sostenere anche e non solo
economicamente, le attività di U.I.L.D.M.,
legate al recupero sociale di pazienti con
distrofia muscolare è pregato di prendere
contatto con la sezione milanese della società
consultando il sito
www.uildmmilano.it.
12 gennaio 2013 Cesare
Guzzardella
Serata Straordinaria
al Teatro alla Scala con
Aldo Ciccolini a favore della Fondazione
Francesca Rava– N.P.H. Italia Onlus
Mercoledì 21 gennaio,
alle ore 20.00, alla
Scala si terrà un
recital del
pianista Aldo Ciccolini in occasione del quinto
anniversario del terremoto di Haiti. Artista di
fama internazionale, uno dei più grandi maestri
del pianoforte della nostra epoca, Ciccolini
sarà il protagonista del tradizionale
appuntamento di raccolta fondi al Teatro alla
Scala della
Fondazione
Francesca Rava – NPH Italia Onlus, che con
questa serata intende ricordare le vittime del
terremoto di Haiti del gennaio 2010 e portare di
nuovo attenzione su questo paese dimenticato,
rinnovare l’appello per milioni di persone che
ancora oggi vivono in tende e baracche, curare
migliaia di bambini che soffrono per fame e
malattie, consentire l’empowerment dei giovani
haitiani perché siano i protagonisti della
rinascita del loro paese. Grazie al sostegno di
Cotril, l’intero ricavato sarà devoluto
all’Ospedale pediatrico NPH Saint Damien di Port
au Prince che assiste 80.000 bambini l’anno in
questo paese quarto mondo ove NPH,
l’organizzazione che la Fondazione Francesca
Rava
rappresenta
in Italia, opera da 28 anni con 3 ospedali, 3
Case orfanotrofio, 2 centri per bambini
disabili, 32 scuole di strada, progetti di
ricostruzione, di formazione professionale e
autosostenibilità per spezzare il circolo di
povertà. Nell’emergenza terremoto del 12 gennaio
2010 che distrusse l’isola provocando 230.000
morti, 300.000 feriti e un milione di sfollati,
il Saint Damien fu centro di riferimento per i
soccorsi internazionali, assistendo 10.000
persone in 2 settimane, fu base della Protezione
civile e della Marina Militare. A distanza di 5
anni dal terremoto il Saint Damien ha
quadruplicato il suo lavoro, non altrettanto
sono aumentati i fondi e gli aiuti
internazionali ed è rimasto l’unico pediatrico
dell’isola. Costruito su progetto tecnico
italiano, arredato e attrezzato grazie al
sostegno della Fondazione Francesca Rava, è
dotato di 150 posti letto, 4 sale operatorie,
Maternità e Neonatologia, terapia intensiva,
pronto soccorso, farmacia con autoproduzione
galenica e l’unico programma oncologico
pediatrico nel paese, è gemellato con Ospedali
italiani per la formazione professionale. Decine
di medici, infermieri ed ostetriche italiani
ogni anno vi si recano per affiancare lo staff
haitiano nell’assistenza ai tantissimi bambini,
metà dei quali sofferenti per malnutrizione. La
serata della Fondazione Francesca Rava del 21
gennaio vedrà impegnato Aldo Ciccolini, noto per
le sue interpretazioni del repertorio francese
di fine Ottocento e dei romantici tedeschi e che
dopo aver calcato i palcoscenici di tutto il
mondo nella sua lunga ed eccezionale carriera,
tornerà alla Scala eseguendo le Quattro Ballate
op. 10 di Brahms, la Sonata in mi min. op. 7 di
Edvard Grieg e la Sonata in si bem. magg. D 960
di Franz Schubert, l'ultimo, eccezionale sforzo
creativo del grande compositore. Alla serata
sarà presente Padre Rick Frechette, medico in
prima linea, da 28 anni direttore di NPH Haiti.
Biglietti con donazione minima a partire da 20
euro. Per informazioni e prenotazioni:
Fondazione Francesca Rava – N.P.H Italia Onlus,
Tel +39 02 54122917
www.nph-italia.org
, eventi@nph-italia.org.
Per donare: IBAN: IT 39 G 03062 34210
000000760000 – con
carta di credito su
www.nph-italia.org
7 gennaio 2015 dalla
redazione
DICEMBRE 2014
Daniel Barenboim
conclude il ciclo sonatistico
di Schubert alla Scala
Ieri sera al Teatro alla
Scala sì è concluso il ciclo sonatistico
schubertiano: interminabili gli applausi
tributati a Daniel Barenboim. Sono applausi
meritati per il grande pianista-direttore,
sempre alla ricerca di un personale linguaggio
interpretativo, come è doveroso facciano i
grandi interpreti. Trovare qualcosa in più, o
perlomeno di diverso, nella
produzione
sonatistica schubertiana dopo avere ascoltato
Kempff, Brendel, Lupu e pochi altri tra i
massimi specialisti, sembrava impossibile. In
realtà la produzione sonatistica del viennese
non è così antica essendo un autore riscoperto
in modo più completo da non molti decenni.
Barenboim è arrivato a Schubert per pianoforte
solo recentemente. Come già scritto di recente,
quello che ci è piaciuto maggiormente nello
Schubert di Barenboim è la profondità di
pensiero legata al disegno complessivo di ogni
sonata. Ieri ha eseguito due monumenti,
certamente tra le più belle e interiori sonate,
quali la Sonata in la minore D 845 op.42
e la Sonata in Si bem. maggiore D 960 (
postuma),
l'ultima delle 11 complete sulle 19 complessive.
Le dinamiche di Barenboim in entrambi i lavori
ci sono apparse esemplari con un massimo di
volume timbrico mai invadente, con dei
pianissimo quasi impercettibili che in una
posizione vicino al palco, quella trovata in
fortunati posti liberi, risultano nitidi e
particolarmente espressivi. Meriterebbe un
discorso a sè stante quello sulle posizione di
ascolto in una sala da concerto. È stato
eccellente in tutti i frangenti dove la
semplicità discorsiva- che non vuol dire
facilità interpretativa..anzi..- è ridotta
all'osso; ottimo nei momenti più volumetrici. È
certamente uno Schubert da metabolizzare
riascoltandolo nel recente cofanetto in cd di
una importante casa discografica. Chiaro,
meditato ed eccellente il disegno complessivo.
Quattro serate scaligere per un importante
successo. Da ricordare a lungo.
23 dicembre 2014
Cesare Guzzardella
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