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DICEMBRE 2014
Daniel Barenboim
conclude il ciclo sonatistico
di Schubert alla Scala
Ieri sera al Teatro alla
Scala sì è concluso il ciclo sonatistico
schubertiano: interminabili gli applausi
tributati a Daniel Barenboim. Sono applausi
meritati per il grande pianista-direttore,
sempre alla ricerca di un personale linguaggio
interpretativo, come è doveroso facciano i
grandi interpreti. Trovare qualcosa in più, o
perlomeno di diverso, nella
produzione
sonatistica schubertiana dopo avere ascoltato
Kempff, Brendel, Lupu e pochi altri tra i
massimi specialisti, sembrava impossibile. In
realtà la produzione sonatistica del viennese
non è così antica essendo un autore riscoperto
in modo più completo da non molti decenni.
Barenboim è arrivato a Schubert per pianoforte
solo recentemente. Come già scritto di recente,
quello che ci è piaciuto maggiormente nello
Schubert di Barenboim è la profondità di
pensiero legata al disegno complessivo di ogni
sonata. Ieri ha eseguito due monumenti,
certamente tra le più belle e interiori sonate,
quali la Sonata in la minore D 845 op.42
e la Sonata in Si bem. maggiore D 960 (
postuma),
l'ultima delle 11 complete sulle 19 complessive.
Le dinamiche di Barenboim in entrambi i lavori
ci sono apparse esemplari con un massimo di
volume timbrico mai invadente, con dei
pianissimo quasi impercettibili che in una
posizione vicino al palco, quella trovata in
fortunati posti liberi, risultano nitidi e
particolarmente espressivi. Meriterebbe un
discorso a sè stante quello sulle posizione di
ascolto in una sala da concerto. È stato
eccellente in tutti i frangenti dove la
semplicità discorsiva- che non vuol dire
facilità interpretativa..anzi..- è ridotta
all'osso; ottimo nei momenti più volumetrici. È
certamente uno Schubert da metabolizzare
riascoltandolo nel recente cofanetto in cd di
una importante casa discografica. Chiaro,
meditato ed eccellente il disegno complessivo.
Quattro serate scaligere per un importante
successo. Da ricordare a lungo.
23 dicembre 2014
Cesare Guzzardella
Ghiazza-Pedroni: un
duo per clarinetto e
pianoforte in Auditorium
Un duo di classe quello
ascoltato domenica mattina nell' Auditorium di
largo Mahler per la rassegna dei concerti
cameristici. Fausto Ghiazza è un eccellente
clarinettista, da molti anni primo clarinetto
della Sinfonica
Verdi,
mentre il novarese Simone Pedroni è una presenza
collaudata in Auditorium in quanto artista in
residence della Sinfonica Verdi. Entrambi
vincitori di importanti concorsi internazionali,
hanno deciso di provare in duo brani cameristici
noti e meno noti e hanno raggiunto l'obiettivo
di grande qualità espressiva nei brani scelti.
Abbiamo ascoltato prima la bellissima Sonata
per
clarinetto
e pianoforte op.120 n.2 di J.Brahms, quindi
l'elegante Sonata FP184 di Francis
Poulenc per arrivare poi alla Premier
Rapsodie di Claude Debussy. Il programma
ufficiale è terminato con due brevi brani più
recenti di musicisti viventi quali J.Williams
con Viktoria Tale (2004 dal film The
Terminal) e del clarinettista-compositore
ungherese Bèla Kovács con
After
You, Ms. Gershwin (2004). Tutte le
interpretazioni sono state di grande resa
espressiva. Il suono di Ghiazza è timbricamente
di altissimo livello e la sinergia con il
pianismo classico di Pedroni ha portato ad
eccellenti esecuzioni. Due i bis concessi al
termine con Gershwin in brani da Porgy and
Bess nelle trascrizioni del clarinettista
R.Stoltzman con la celebre Summertime.
Bravissimi! Da ricordare.
22 dicembre2014
Cesare Guzzardella
Jeffrey Swann e
JoHann Falletta per la Società dei Concerti
L' ultimo concerto per il
2014 della Società dei Concerti ha trovato sul
palcoscenico di Sala Verdi in Conservatorio la
Stuttgarter Philharmoniker diretta da JoHann
Falletta, direttrice d'orchestra statunitense, e
al pianoforte solista Jeffrey Swann, pianista
statunitense, noto a Milano anche per la
vittoria di un importante concorso
internazionale pianistico dedicato a Dino Ciani.
Il programma prevedeva, nella prima parte, due
autori statunitensi di prestigio quali Johnn
Adams e George Gershwin.
Nella
seconda parte il russo Ćaikovskij con la nota
Sinfonia n.4 in fa minore op.36. Il breve
brano per grande orchestra di Adams, compositore
vivente classe 1947, intitolato Short ride in
a fast machine, è particolarmente eseguito
all'estero anche per quelle caratteristiche che
lo rendono perfettamente adeguato ad introdurre
un concerto e soprattutto per quelle peculiarità
stilistiche di Adams che lo rendono da subito
accessibile all'ascolto. Lo stile musicale ha le
sue origini in certo minimalismo ed è giocato
sulla sovrapposizione di cellule melodiche ed
armoniche ripetute. Di eccellente qualità la
componente timbrica. Il secondo brano, il
Concerto in Fa ha trovato un interprete
ideale in Swann, pianista, a mio avviso, molto
valido nel repertorio statunitense e in molta
musica del '900. Lo stile jazz presente in molti
frangenti del noto lavoro di Gershwin è stato
evidenziato in modo raffinato ed efficace da
Swann e la sinergia con l'Orchestra tedesca e la
direzione della Falletta è stata di ottimo
livello. Mirabile il bis solistico con i
Giochi d'artificio di Claude Debussy. Nella
seconda parte, convincente la Sinfonia n.4 del
russo. D'effetto il bis con il Walzer da
Masquerade Suite di Khachaturian. Lunghi
applausi al termine.
19 dicembre 2014 Cesare
Guzzardella
Martina Filijak al
Festival Cantelli
di Novara
Il Festival Cantelli Autunno
Musicale, cioè la ahimé effimera stagione
sinfonica del Coccia di Novara (tre concerti in
tutto, concentrati tra novembre e dicembre), si
è concluso ieri sera, 17 dicembre, con un
concerto decisamente soddisfacente per i
numerosi musicofili che affollavano platea e
palchi del teatro cittadino. Il programma vedeva
protagonista
una delle più prestigiose formazioni orchestrali
croate, quella che, fondata nel 1931, dopo vari
cambiamenti di nome, ha assunto attualmente la
denominazione di Croatian Radiotelevision
Symphony Orchestra, per l’occasione diretta dal
Maestro Mladen Tarbuk, da noi non molto noto,
ma, a giudicare dalle note del programma di
sala, vera autorità nella vita musicale del suo
Paese, non solo come direttore, ma anche come
compositore. L’impaginato della serata prevedeva
tre composizioni: la prima, un omaggio alla
tradizione musicale croata, il secondo tempo (Idyll)
della Sinfonia tragica n.25 in do min. del per
noi semisconosciuto compositore croato Benito
Blagoje Bersa (!873-1934), un pezzo
dall’inconfondibile linguaggio tardoromantico,
di un effuso lirismo “slavo”, con echi di
Ciajkovskij e Rachmaninov. A seguire due opere,
invece, tra le più note del repertorio: il
Concerto per pianoforte e orchestra n.2 in si
bem magg. op.83 di J. Brahms e il poema
sinfonico Shéhérazade di Rimskij Korsakov. A
eseguire la parte solistica del concerto
brahmsiano la giovane pianista croata (ma
provvista anche di cittadinanza italiana)
Martina Filijak. La Filijak ha sfoggiato un
tocco di notevole energia, ma molto duttile nel
variare i piani dinamici e timbrici della
complessa partitura, con un bel suono tornito e
limpido. Il fraseggio, sostenuto da una tecnica
sicura, si è perfettamente integrato nel tessuto
orchestrale, realizzando al meglio quell’ideale
sinfonico che ispira il lavoro brahmsiano.
Ottima la direzione di Tarbuk, che con gesto
sobrio, ma sempre efficace, ha guidato la
Croatian Symphony in un dialogo di costante
finezza espressiva con il pianoforte,
valorizzando con sapienza le ricche componenti
timbriche della partitura. Rimane tra i nostri
ricordi musicali migliori lo splendido terzo
tempo Andante, superbamente interpretato da
pianoforte, violoncello e orchestra con una
struggente tonalità crepuscolare. Ottimamente
eseguiti, per fraseggio e qualità di suono, i
bis concessi dalla Filijak: il Preludio per la
mano sinistra di Skrjabin e un Preludio da Bach.
Eccellente la Shéhérazade nell’esecuzione di
Tarbuk, che ha espresso con straordinaria
finezza l’incantevole tavolozza di colori
timbrici e il suadente melodismo della
partitura, con un’intensità che si è comunicata
ad un pubblico giustamente entusiasta alla fine
della serata, con applausi tanto prolungati, da
costringere il Maestro a chiedere gentilmente ai
presenti di congedare lui e l’orchestra per il
meritato riposo.
18 dicembre 2014 Bruno Busca
Il Concerto di San
Silvestro al Teatro Civico di Vercelli
C'è una tradizione vercellese
non ancora antica - anche se siamo già al
sedicesimo anno - ma non per questo meno
sentita: ritrovarsi al Teatro Civico nel tardo
pomeriggio del 31 dicembre per assistere al
concerto della Camerata Ducale. Un appuntamento
che vede il teatro esaurito in ogni ordine di
posti (e dire che il Viotti Festival è abituato
ai sold out), con il pubblico che dal giorno
precedente si scatena in una vera e propria
corsa ai biglietti. Ingressi che, ricordiamolo,
sono gratuiti: una scelta che da sempre
contraddistingue questo concerto, pensato per
rendere la musica un momento di partecipazione,
speranza e spensieratezza. In tutto e per tutto,
una festa per l'arrivo del nuovo anno. Anche
questo 2014 seguirà dunque la tradizione, con
musicisti e solisti della Camerata Ducale che
daranno al pubblico il consueto appuntamento
prima in sala e poi nel foyer del Teatro Civico,
per scambiarsi gli auguri e brindare tutti
insieme. 31 dicembre 2014 - Teatro Civico
(Vercelli) - ore 19,30
18 dicembre dalla redazione
Daniel Barenboim al
Teatro alla Scala interpreta Schubert
Con il concerto del 12
dicembre e quello di ieri sera, Daniel Barenboim
è tornato all’integrale delle Sonate compiute di
Schubert. Ha eseguito la Sonata in mi bem.
magg. D 568 (op. 122), la Sonata in la
min. D 784 (op. 143) e la Sonata
in
re magg. D 850 (op. 53) il giorno 12 e la
Sonata in Si maggiore D 575 ( op.147), la
Sonata in sol maggiore D 894 (op78) e la
Sonata in do minore D 958 ( op.postuma),
ieri. Il successo della prima serata, quella del
3 dicembre, è stato bissato in queste ultime con
lunghissimi applausi da parte del numerosissimo
pubblico presente in teatro. Un inaspettato
breve bis con il Momento musicale n.3 in Fa
minore,
naturalmente
di Schubert, ha quindi concluso la splendida
serata. Sono applausi meritati quelli ricevuti,
per un pianista che essendo anche grande
direttore è un musicista completo. Quello che ci
piace maggiormente nel suo modo d'interpretare
Schubert non è tanto la perfezione tecnica
comprensiva anche di alcune imprecisioni, quanto
la profondità di pensiero musicale, spesso di
altissimo valore estetico. L'uso approfondito
delle dinamiche mette in risalto, in tutte le
sonate ascoltate, i differenti piani sonori
rendendo facilmente
riconoscibile
ogni brano tramite una "spazialità
timbrico-amonica" tipica della direzione
orchestrale. L'accentuazione dei contrasti
dinamici esprime, nell'interpretazione di
Barenboim, una maggiore drammatizzazione della
poetica schubertiana come evidenziato nella
Sonata D 958. Alcuni momenti di rilevante e
raffinata melodicità, quelli ad esempio della
Sonata D 894, sono molto interiorizzati e
nascono dal bisogno profondo di riflessione.
Ricordiamo che il concerto che concluderà questo
ciclo sonatistico avrà luogo il 22 dicembre con
due sonate memorabili quali la D 845 e la D 960.
Da non perdere.
16 dicembre 2014 Cesare
Guzzardella
Due concerti in
Auditorium con il duo Dego-Leonardi e il
cellista Alban Gerhardt
E' iniziata questa mattina
l'integrale delle Sonate per violino e
pianoforte di L.v. Beethoven con due giovani
protagoniste che da alcuni anni stanno
acquisendo popolarità tra gli appassionati di
musica classica per le loro qualità
d'interpreti. Stiamo parlando della violinista
lecchese Francesca Dego, classe 1989, e della
pianista milanese Francesca Leonardi, classe
1984. Il nutrito programma prevedeva ben quattro
delle dieci Sonate per
violino
e pianoforte del grande tedesco: le Sonate
n.1-2-3 dell'op. 12 e la
Sonata n.7 op.30 n.2. Evidenziamo subito il
miglioramento qualitativo complessivo delle due
bravissime interpreti che suonano assieme da
oltre dieci anni e hanno sviluppato oramai
sinergie musicali tali da rendere convincenti
sotto ogni profilo queste esecuzioni. La Dego,
oltre ad avere sempre splendide intonazioni e
timbriche, ha acquisito maggiore sicurezza e
scioltezza con una perfezione di dettaglio di
alta qualità. La Leonardi
è
decisamente migliorata nella prestazione
complessiva e ora si può parlare di splendida
resa stilistica. Eccellenti quindi entrambe le
soliste nelle quattro sonate beethoveniane.
Ricordiamo la recente uscita di queste sonate,
nell'interpretazione Dego-Leonardi, per la
storica casa discografica Deutsche Grammophon, a
dimostrazione dell'importante evoluzione
stilistica delle due artiste. Bravissime. Nel
pomeriggio, sempre in Auditorium, segnaliamo
l'ottima performance del
violoncellista
tedesco -classe 1989 - Alban Gerhardt in un
programma all'insegna di Cajkovskij. La Verdi,
diretta in modo energico da Zhang Xian, aveva
anticipato l'ingresso in palcoscenico del
violoncellista con il Waltz e la
Polonaise da Eugene Oneghin e con la
Suite dal balletto op.66a da La bella
addormentata del grande russo. Prima il
Pezzo capriccioso op.62 e poi le note
Variazioni su un tema Rococò op.33 ci hanno
reso esplicite le eccellenti qualità di Alban
Gerhard
nel plasmare con sicurezza, precisione e
melodicità il suo violoncello. Eccellente
l'equilibrio formale delle Variazioni e ottima
la sinergia con ogni sezione orchestrale.
Mirabile il bis proposto di J.S.Bach: il
Prelude dalla Suite n.6 per cello solo .
Lunghi e calorosi gli applausi al termine
dell'esibizione di Gerhardt. Valida la resa
stilistica con l'ultimo brano in programma: l'Ouverture
1812 op.49.
15 dicembre 2014
Cesare Guzzardella
Massimo Quarta
solista e direttore al
Viotti Festival
Il programma del vercellese
Viotti Festival, ieri sera 13 Dicembre, nella
sua sobrietà, proponeva due chicche di non
frequente ascolto, seguite da un capolavoro di
vasta notorietà. I due pezzi rari erano la
Sinfonia in mi bemolle maggiore KV 16 , la prima
in assoluto scritta da Mozart (a nove anni) e il
Quartetto in do minore WII 17 composto nel 1801
da G.B. Viotti, ma in questa occasione eseguito
in forma sinfonica, secondo una prassi
abbastanza diffusa all’epoca. A concludere
degnamente la serata il più celebre dei concerti
per violino di Mozart, il KV 219 in la maggiore.
Come
sempre, l’organico orchestrale era quello della
Camerata Ducale guidata da G. Rimonda, che ha
poi ceduto il podio, per l’esecuzione del
concerto mozartiano, a Massimo Quarta, per
l’occasione solista e direttore. La sinfonia
mozartiana, pur sotto l’evidente influenza dello
stile galante “italiano” di J. Ch. Bach,
testimoniata anche dalla suddivisione in tre
tempi, è tra le più amabili delle sinfonie
infantili del salisburghese per la qualità dei
temi e le invenzioni timbriche, nonostante la
povertà dell’organico (due oboi e due corni,
oltre, ovviamente , agli archi). Affidata alla
sapiente bacchetta di Rimonda e al collaudato
ensemble della Ducale, la partitura ha espresso
alla perfezione l’alternarsi delle dinamiche e
delle indicazioni agogiche: stupendamente
cesellato il primo tempo, a struttura binaria da
sonata ‘all’italiana’, con il suo contrasto tra
ritmi nervosi e graffianti delle note staccate
del primo tema ed effusione lirica, cantabile
del secondo tema. Nell’interpretazione di
Rimonda anche il finale Rondò, la parte più
debole dell’opera, ha in parte riscattato la sua
superficialità puerile, grazie ad una direzione
che ha dato il giusto spessore alle linee quasi
contrappuntistiche che affiorano qua e là nel
movimento. Il pezzo di Viotti, piuttosto lontano
dalla linea maestra austro-tedesca ormai
imboccata dalla musica strumentale europea a
cavallo fra ‘7 e ‘800, presenta tuttavia pregi
non ignorabili: di sorprendente bellezza il
primo tempo, reso ancora una volta in modo
convincente da Rimonda, che ha saputo conferire
il giusto peso ritmico e timbrico alle velature
di intensa espressività che lo avvolgono. Molto
bella l’esecuzione del concerto mozartiano da
parte di Quarta, che, perfettamente sostenuto
dalla compagine orchestrale, ha dato voce, con
le quattro corde del suo Guadagnini, alla
limpidezza e alla luminosità che la tonalità di
la maggiore spande su questo gioiello musicale,
in particolare nell’Allegro iniziale, così come
il famoso episodio ‘alla turca’ e i frizzanti
passaggi solistici che precedono la cadenza nel
Rondò finale hanno permesso al Maestro di fare
sfoggio di una tecnica raffinatissima, mai
ostentata, ma sempre risolta in scioltezza.
Qualche riserva avanzeremmo sull’Adagio centrale
del concerto, in cui il tocco forse un po’
troppo secco e nervoso non ha reso sempre al
meglio quel celestiale lirismo che è la cifra
indimenticabile di questo movimento. Tra i bis,
splendida e molto personale l’interpretazione
del capriccio n.24 di Paganini, uno dei pezzi
preferiti di Quarta. Lunghi applausi hanno
espresso il consenso del folto pubblico presente
al Teatro Civico.
14 dicembre 2014
Bruno Busca
Il Trio Caikovskij in
Conservatorio per la Società
dei Concerti
È tornato in Sala Verdi il
noto Trio Caikovskij, formazione formata da
Pavel Vernikov al violino, Alexander Chaushian
al violoncello e Kostantin
Bogino
al pianoforte. Quarant'anni di esperienza
insieme per il violinista ed il pianista. Il
cellistica Chaushian è invece subentrato nel
2009 al terzo fondatore, Anatoly Liberman.
Decisamente alto il livello interpretativo dei
tre brani che formavano il programma ascoltato
ieri: il raro Trio n.1 in Re minore di
A.Arenskij, musicista russo vissuto nella
seconda metà dell'Ottocento, il Trio n.1 in
Do minore di
Šostakovič, brano in un u nico
movimento del 1923 di grande impatto timbrico e
molto caratterizzante dello stile del musicista
russo e per concludere il celebre Trio n.2 in
in Mi
bem. maggiore op.100
di Franz Schubert. Le ottime
qualità di
tutti gli strumentisti ha portato a tre
esecuzioni di valore con timbriche decise,
incisive e, nei momenti più intimistici, di alta
melodicità. Grande successo di pubblico e un
bellissimo bis con uno Scherzo ancora di
Šostakovič
. Da ricordare a
lungo.
11 dicembre 2014 Cesare
Guzzardella
Due ottimi ed
importanti concerti domenicali all'Auditorium
milanese
Due gli appuntamenti musicali
in Auditorium ascoltati domenica 7 dicembre:
alla mattina il quarto incontro con il duo
Luciani-Motterle per la musica di Bach e quindi,
nel tardo pomeriggio alle ore 18.00, un Concerto
Straordinario per il centenario della scomparsa
del valente
compositore
romano Giovanni Sgambati. Per il primo
appuntamento segnaliamo l'eccellente esecuzione
della nota bachiana Partita in Re minore per
violino solo BWV 1004 -nella trascrizione
con pianoforte di Robert Schumann- con una
splendida interpretazione della ancor più
celebre Ciaccona. Luciani, ben coadiuvato
da Motterle, ha sostenuto la parte solistica con
perfetto equilibrio in tutte le Variazioni
sul tema senza forzature e con timbriche dal
sapore antico.
Segnaliamo
anche la valida esecuzione del brano per
pianoforte di Alban Berg. La sua Sonata op.1
è oramai frequente nelle sale da concerto e
Motterle ci ha restituito un'esecuzione chiara,
formalmente ed espressivamente di valore.
Ricordiamo anche lo splendido bis concesso con
una rarità quale l'Intermezzo op.117 n.2
di J.Brahms nella trascrizione per pianoforte e
violino di Mario Castelnuovo-Tedesco. Di
straordinario interesse il concerto del tardo
pomeriggio che ha visto l'esecuzione di due
lavori di Sgambati: il Concerto per
pianoforte ed orchestra in Sol minore op.15,
unico del compositore, e la Sinfonia n.2.
Nel
concerto la parte solistica è stata sostenuta
dalla croata Martina Filjak e abbiamo trovato
una pianista di grande classe e sorprendente
vigore virtuosistico con resa complessiva chiara
ed espressiva. Ottima la direzione di Francesco
Attardi. Un bis per la Filjak con un raro
Studio per la mano sinistra di Scriabin.
Bravissima. Il raro concerto di Sgambati, tra i
nostri massimi sinfonisti di fine Ottocento, è
particolarmente valido sia per l'impronta
melodica tipicamente italiana che per le scelte
armoniche di derivazione soprattutto germanica.
La varietà dei temi presenti, melodici e
profondamente espressivi, e il lodevole sviluppo
armonico del lavoro meriterebbero un maggiore
presenza nelle sale da concerto.
La
Sinfonia n.2 è un recente ritrovamento datato
pochi decenni orsono (
anni '90) e la partitura è stata rivista
criticamente da Francesco Attardi,
musicologo e direttore che domenica l'ha
interpretata ottimamente grazie anche ad
un'Orchestra Sinfonica Verdi preparata ed
espressiva in tutte le sezioni strumentali. Il
lavoro è particolarmente efficace
nell'orchestrazione ed è certamente importante
nella produzione sinfonica italiana con
frangenti melodici tipici della scuola del
centro Italia e con arditezze strumentali di
stampo nordico. Certamente è un lavoro da
rieseguire e diffondere nelle sale da concerto.
Successo di pubblico e lunghi applausi
al termine.
9 dicembre 2014 Cesare
Guzzardella
Cinque giovani
pianisti per i Concerti di Beethoven in versione
da camera in Conservatorio
Un'interessante e riuscita
proposta quella ascoltata il 4 ed il 5 dicembre
al Conservatorio milanese. Cinque pianisti di
qualità, di età comprese tra i dodici e i
ventisette anni, hanno portato sul palcoscenico
di Sala Verdi i cinque Concerti per pianoforte
ed orchestra di L.v. Beethoven nella
trascrizione cameristica di Vinzenz Lachner
(1811-1893) e nella
rivisitazione
musicologica a cura del Conservatorio Verdi.
Un'operazione particolarmente riuscita e di
indubbia qualità estetica anticipata nel corso
delle due serate da Alessandro Solbiati -
compositore e docente in Conservatorio - che
porterà prossimamente anche all'uscita di due
Dvd prodotti dalla casa
musicale
milanese Limen. Il giorno 4 dicembre sono saliti
sul palco i pianisti Federico Gad Crema, anni
15, Guido Coppin, anni 12, Francesco Granata ,
anni 16, rispettivamente per i concerti op.15,
op.19 ed op.37. La
sera
successiva abbiamo trovato i già affermati Irina
Kravchenko, anni 27 e Luca Buratto, anni 22, per
l' op.58 e l'Op.73. Insieme ai solisti, nei
rispettivi concerti, un ottimo Quintetto d'archi
formato da validi strumentisti del Conservatorio
Verdi hanno eseguito la parte orchestrale dei
brani. Ricordiamo Margherita Miramonti e
Lucia
Zanoni ai violini, Matteo Torresetti alla viola,
Fabrizio Scilla/Giovanni Volpe violoncello e
Chiara Molent/Viktoria Dodova, contrabbasso. Di
ottimo livello, spesso eccellenti, tutte le
esecuzioni: timbriche morbide e delicate per
Federico Gad Crema, maggiori contrasti per il
giovanissimo e straordinario Guido Coppin,
sbalorditiva sicurezza esecutiva e gran
carattere
per
Francesco Granata, esperienza e maggiore
equilibrio complessivo nelle stupende
prestazioni di Irina Kravchenko e Luca Buratto.
L'equilibrio tipicamente cameristico e quindi
più intimista di queste versioni dei concerti ha
messo maggiormente in
luce
la parte solistica di questi capolavori e tutti
i pianisti, anche i giovanissimi, hanno
affrontato con grande professionalità il non
facile ruolo di protagonista. Bravissimi tutti
gli strumentisti e un plauso all'organizzazione
che ha messo in evidenza le qualità di
eccellenza delle istituzioni musicali milanesi.
Serate da ricordare.
7 dicembre 2014
Cesare Guzzardella
La pianista Leonora
Armellini alle Serate
Musicali
La pianista padovana Leonora
Armellini ha interpretato ieri sera in
Conservatorio
il Concerto per pianoforte e orchestra n.1
op.15 di L.v.Beethoven insieme all'Orchestra
Antonio Vivaldi con la direzione di Lorenzo
Passerini. Decisamente valida l'esecuzione
complessiva del celebre concerto. L'Armellini ha
un suono
limpido e uno stile classico particolarmente
attento ad ogni dettaglio costruttivo. L' ottima
sinergia con l'orchestra di Passerini ha portato
ad una esecuzione di alto livello resa ancor più
valida dalle morbide timbriche di ogni sezione
orchestrale. Lunghi gli applausi al termine e
valido il bis proposto con una Barcarola
veneziana di F. Mendelssohn Bartoldy. Di
spessore l'esecuzione della Settima Sinfonia
di Beethoven eseguita dall'Orchestra Vivaldi
dopo l'intervallo. Da ricordare.
2 dicembre 2014 Cesare
Guzzardella
NOVEMBRE
2014
Les contes d’Hoffmann
di Offenbach al Coccia di
Novara
Decisamente di qualità lo
spettacolo messo in scena ieri sera 29 novembre
al Coccia di Novara, per la corrente stagione
lirica: Les contes d’Hoffmann di Offenbach
(titolo inconsueto da queste parti)
nell’allestimento scenico e musicale del
Laboratorio LTL, che unisce tre teatri toscani
di tradizione , quelli di Pisa, Livorno e Lucca,
cui per l’occasione si è associato il Coccia.
Affidata alla neonata orchestra pisana Arché,
per l’occasione diretta dal maestro francese Guy
Condette,
questa
produzione ha ottenuto l’anno scorso il
prestigioso premio Abbiati per la critica, a
titolo di “migliore iniziativa” dell’anno 2013.
Ad apertura di sipario lo spettatore è subito
colpito dalla magica raffinatezza della
messinscena, merito del regista Nicola Zorzi e
dello scenografo Mauro Tinti, che hanno
allestito un incantevole mondo fiabesco,
attinto, nelle sue componenti di base, ai luoghi
storici e simbolici dell’immaginario collettivo,
il luna park e il circo della Bella Epoque e il
cinema del ‘900. Soprattutto l’uso di sequenze
filmiche, che portano il cinema dentro l’opera,
in sé non certo nuovo e che anzi in alcuni casi
può riuscire stucchevole, qui contribuisce
intelligentemente all’evocazione di quella
suggestiva atmosfera visionaria, in cui è
immersa l’intera opera: come la settima arte è
stata, almeno per circa un secolo, la
rappresentazione in immagini delle nostre
fantasie e del nostro inconscio, così la
misteriosa e intrigante trama dei Contes,
nasconde un “sottotesto”, che rimanda alle
inquietudini tenebrose e demoniche del mondo
sotterraneo del nostro io, espresse anche dal
sapientissimo gioco di luci gestito da Michele
Della Mea. Nella messinscena hanno avuto un
ruolo importante anche i costumi di Elena
Cicorella, perfettamente adeguati alla natura
ibrida di questo singolare capolavoro, sempre
sul confine tra composizione colta e operetta.
Se la parte scenografico-teatrale di questi
Contes è apparsa decisamente all’altezza, non da
meno è stata di certo la parte musicale. Ottima
la direzione di Condette, non solo nella
gestione dei tempi e delle timbriche (superbo il
“terzetto delle pulsazioni” nell’atto di
Antonia!), ma anche nella cura della
preparazione artistica dei cantanti, in
particolare nella dizione del francese. Un
incondizionato “Bravi!” va, per una volta, a
tutti gli interpreti. Max Jota, nella parte di
Hoffmann, e Carlo Torriani, in quelle di Lindorf/Coppelius/Dottor
Miracle/Dapertutto, hanno saputo caratterizzarsi
molto bene sia dal punto di vista
timbrico-vocale sia da quello
attoriale-interpretativo. Max Jota, dalla
vocalità robusta e di buona proiezione, specie
nei centri, ha conferito al suo personaggio una
sottile ombra di malinconica inquietudine e di
smarrimento, che riflette anche lo stato d’animo
dello stesso Offenbach negli ultimi anni della
sua vita, dopo la caduta del regime a lui caro
del secondo Napoleone. Torriani, basso intenso
ed elegantemente brunito, è un’ efficace e
inquietante rappresentazione del Male, mentre ,
col suadente velluto della sua voce
mezzosopranile Arianna Ronaldi calza a pennello
nel ruolo di Niklausse, la Musa protettrice del
poeta.
Le
parti di soprano delle tre donne amate da
Hoffmann sono state divise fra Claudia Sasso
(foto), un’Olympia di eccellente
vocalità, a suo agio nell’estesa tessitura e
nella coloratura della parte, cui ha aggiunto un
pizzico di sapiente ironia a sottolineare la sua
grottesca natura meccanica; Madina
Serebryakova-Karbeli col suo timbro morbido e
una linea di canto calda e appassionata, dà voce
convincente al personaggio di Antonia, sospesa
in fragile equilibrio tra il bene e il male.
Ottima anche Valentina Boi nella parte di
Giulietta, dal timbro trasparente e capace nella
recitazione di dare espressione convincente ai
vezzi e alle movenze caratteristici di una
cortigiana vivace e astuta. Hanno dato ottima
prova di sé anche Evgenij Gunko, persuasivo in
due ruoli così diversi come quelli di Luther e
di Crespel, Can Guvem eccellente per colore e
capacità interpretativa nei ruoli di Spalanzani
e di Nathanael, Mia Yaniw , una madre angosciata
e misteriosa. Da apprezzare infine anche Andrea
Schifaudo, per la duttile vocalità, che gli ha
permesso di fornire convincenti interpretazioni
nei molti ruoli di Andres/Cochenille/Frantz/Pittichinaccio,
e Veio Torcigliani nel ruolo allegro di Hermann
e in quello più drammatico di Schlemil. Alla
fine il pubblico, numeroso, prorompeva in un
lunghissimo applauso, chiamando più volte alla
ribalta tutti gli interpreti. Una serata, per
Novara, da ricordare.
30 novembre Bruno Busca
Il pianista Mikhail
Rudy all'Auditorium di Milano
Una serata diversa e
particolarmente interessante quella di ieri sera
dedicata al pittore Marc Chagall, vista ed
ascoltata presso l'Auditorium di
Largo
Mahler. Il pianista russo Mikhail Rudy ha
sostenuto la prima parte della serata con un
programma particolare costruito su un bellissimo
filmato da lui stesso realizzato nel quale si
metteva in movimento le opere del celebre
pittore russo in questi giorni in mostra Palazzo
Reale. In sequenza sincrona con le immagini,
Rudy ha eseguito, davvero molto bene, la nota
Melodia di Gluck-Sgambati da Orfeo e
Euridice , la Fantasia in Re minore K 397
di Mozart, il celebre brano Morte di Isotta
di Wagner - Liszt , due Studi
di Debussy,
per poi terminare con
La Valse di Ravel. Il filo conduttore del
programma,
apparentemente
disorganico nella scelta dei brani, ha trovato
una valida ragione di essere con la bellissima
sequenza di immagini proiettate sullo schermo e
facenti parte di un'unità stilistica "musica -
immagini" decisamente riuscita . L'eclettismo
del virtuoso Rudy ha trovato in questa splendida
realizzazione una sua valida affermazione. Di
valore estetico anche i due bis concessi con un
brano
dalle
Stagioni - giugno- di Cajkovskij e
un intenso Notturno di Chopin.
Lunghissimi gli applausi al termine. Dopo
l'intervallo protagonista invece
la Sinfonica Verdi con il direttore Jader
Bignamini per altri colori musicali legati a
Chagall, quelli dell'Uccello di Fuoco di
Stravinskij e quelli ancora de La Valse
di Ravel in versione e orchestrale. Ottima la
direzione di Bignamini e bravissima l'orchestra.
Da non perdere la replica di domani, domenica
alle ore 16.00.
29 novembre 2014 Cesare
Guzzardella
Alessandro Marino per
la Società dei Concerti
È un valido pianista
Alessandro Marino, giovane e con le idee chiare
anche nella scelta del programma proposto ieri
sera in Conservatorio per un concerto
organizzato dalla Società dei Concerti.
La varietà nelle scelte, con brani di raro
ascolto e con solo alcuni più conosciuti, ci
rivelano un solista moderno e amante della
musica più vicina alla sua
generazione.
Di I.Moscheles la Fantasia sul Nabucodonosor
di Verdi, di F.Chopin 3 Studi op.25,
di F.Liszt lo Studio trascendentale n. 6 in
sol min. “Vision”, di G.Gershwin Rhapsody
in Blue e quindi dopo l'intervallo di
C.V.Alkan Sinfonia per pianoforte solo op.
39/4-7 e di L.M.Gottschalk tre brani quali
Souvenir de Porto Rico, Le bananier e la
Fantasia trionfale sull’inno brasiliano .
Diciamo la verità , Marino ci è piaciuto poco in
Chopin, abbastanza in Liszt, pur essendo partito
bene con Moscheles-Verdi
nella parafrasi dal Nabucco. È soprattutto con
gli ultimi compositori che Marino ha espresso il
meglio dimostrando di avere grande musicalità.
Dopo avere ottimamente eseguito il Gershwin
della celebre Rapsodia, ha quindi
espresso valori estetici di alto livello con il
raro e complesso Alkan della Sinfonia per
pianoforte solo e nei tre brani
piacevolissimi di Gottschalk. La sua voglia di
suonare e il suo simpatico entusiasmo è
aumentato con i bellissimi bis: dal Mozart
rivisitato da Volodos dell'Alla turca al
notevole Rachmaninov del Preludio in sol
minore. Certamente un valido pianista che va
riascoltato attentamente. Bravo.
27 novembre 2014 Cesare
Guzzardella
Fabio Luisi e
l'Orchestra dell'Accademia Teatro alla Scala per
la Società del Quartetto
Una serata importante quella
di ieri sera in Sala Verdi organizzata dalla
Società del Quartetto. Il direttore
d'orchestra genovese Fabio Luisi, con una
carriera lirica e sinfonica svolta soprattutto
all'estero in teatri di
prim'ordine
come il Metropolitan di New York, l'Opera di
Zurigo e la Staatsoper di Vienna o di Berlino, è
stato ospite del "Quartetto" per un bellissimo
concerto sinfonico che prevedeva due importanti
lavori quali Verklärte Nacht di Arnold
Schönberg e la Sinfonia n.4 in sol maggiore
di Gustav Mahler. Due composizioni molto
vicine nel tempo - 1899 e 1900 i rispettivi anni
di realizzazione- che mostrano modi musicali
differenti ma entrambi
importanti.
La giovane Orchestra dell'Accademia scaligera ha
mostrato di possedere tutti i mezzi per
raggiunge risultati ottimi. La direzione
dettagliata e precisa di Luisi ha portato ad
interpretazioni valide in entrambi i lavori.
L'equilibrio dei piani sonori, sia nelle diverse
sezioni degli archi nella Notte trasfigurata,
che in ogni sezione della più completa orchestra
mahleriana, è stato pienamente rispettato. Di
valore l'intervento solistico del soprano
bellunese Chiara Isotton (nella foto con Luisi)
nel movimento finale della Sinfonia di Mahler,
bravi tutti gli orchestrali.
26 novembre 2014 Cesare
Guzzardella
Evgeni Bozhanov alle
Serate Musicali
E' per la seconda volta
ospite di Serate Musicali il pianista
bulgaro Evgeni Bozhanov. Ieri sera ha tenuto un
concerto interpretando musiche di Chopin, Ravel,
Liszt e Takemitsu. Trent'anni, virtuoso della
tastiera, Evgeni, uno dei favoriti al Concorso
Chopin di Varsavia, nel 2010 non vinse e si
piazzò "solo" al quarto posto destando critiche
da parte di chi lo voleva vincitore. E’
certamente un pianista estroso, singolare e
molto
interessante.
Come avevamo scritto lo scorso anno, se pensiamo
di ascoltare i compositori storicizzati e resi
“classici” dai grandi interpreti sbagliamo
pianista. Bozhanov appartiene alla categoria dei
pianisti creativi, quelli che vogliono mettere
qualcosa di loro nella musica che interpretano.
Ci è piaciuto moltissimo, quest'anno, il suo
Chopin. Anche se sono state eseguite due sonate
stravolgendo in parte le indicazioni di
partitura, la creatività esternata espressa con
sublimi momenti di raffinatezza sonora, colori
magnifici, coerenza formale, ed equilibrio tra i
piani sonori, ha fatto dimenticare le
inesattezze di spartito. Probabilmente migliore
complessivamente la Sonata in Si minore op.58,
eseguita nella prima parte della serata,
rispetto alla Sonata in Si bem. minore op.35,
quella della celebre Marcia funebre che
Bozhanov ha iniziato con un tocco personale ma
incisivamente incantevole. Pianista grintoso,
suona con forza ma sa anche essere estremamente
delicato. Valido il Ravel della Valse ma
ancor di più, per creatività e ricchezza di
contrasti il Liszt del Mephisto-Valzer e
di spessore anche il brano di Toru Takemitsu,
Rain Tree Sketh, eseguito prima dell'Op.35
creando con essa una sorta di unità
interpretativa. Un raro bis con un Rachmaninov
rivisitato da Arcadi Volodos. Successo di
pubblico.
25 novembre 2014 Cesare
Guzzardella
RENATA TEBALDI: IL
MITO DEL CANTO
Nell'ambito del palinsesto
Milano Cuore d'Europa, Comune di Milano/Cultura,
Polo Musei Storici e Musei Archeologici, e il
Comitato Renata Tebaldi, per la costituenda
Fondazione Museo Renata Tebaldi presentano la
Mostra itinerante a cura di Alessandra Ferrari
con il coordinamento di Giovanna Colombo "Renata
Tebaldi. Il mito del canto, lo stile di una diva
nel cuore di Milano“ presso gli spazi al primo
piano di Palazzo Morando/Costume Moda Immagine
dal 20 Novembre 2014 al 1 Febbraio 2015.
L'esposizione, sotto l'Alto Patronato del
Presidente della Repubblica e promossa in
collaborazione con MRT
— Museo Renata
Tebaldi
e Friends of Renata è
stata aperta al pubblico durante la conferenza
stampa di mercoledì 19 Novembre 2014, presso la
Sala Conferenze di Palazzo Morando. La selezione
in mostra raccoglie abiti da sera firmati da
Rosita Contreras, Hanae Mori, Stavropolus:
gioielli, accessori e cappellini, i bauli da
viaggio e i rari documenti che ripercorrono la
carriera di Renata Tebaldi per raccontare una
vita di "donna" gelosamente custodita. Durante
l'esposizione si potranno ascoltare brani
musicali della cantante, video inediti,
interviste televisive tratte dagli archivi dei
teatri che l'hanno accolta. La mostra proposta a
Palazzo Morando è l'ultima tappa di un progetto
espositivo itinerante, inaugurato il 19 dicembre
2005 al Teatro Regio di Parma in coproduzione
con il Comitato Renata Tebaldi. Dal maggio 2015
la mostra proseguirà a Tokyo, Parigi, New York e
Buenos Aires. "Le predilizioni e le passioni di
una signora raffinata ed elegante rivelano una
parte importante del privato di una delle
soprano più famose della seconda metà del
Novecento"
— afferma Giovanna Colombo, Presidente del
Comitato Renata Tebaldi — “L'augurio
è che il visitatore, magari
ignaro dell'arte vocale di Renata Tebaldi, dopo
aver visitato la Mostra, esca consapevole di
aver incontrato, non solo una grande voce ma una
donna che non potrà non amare". Sono intervenuti
nel corso della Conferenza Stampa Filippo Del
Corno, Assessore alla Cultura del Comune di
Milano, Claudio Salsi, Direttore Soprintendenza
Castello, Musei Archeologici e Musei Storici del
Comune di Milano, Giovanni Gavazzeni, Direttore
Artistico Comitato Renata Tebaldi e Alessandra
Ferrari, curatrice nostra.
Milano, Novembre 2014 A.
Montanati
Roberto Cominati e
Wayne Marshall all'Auditorium per un
"tutto Ravel"
Un programma interamente
dedicato a Ravel quello ascoltato ieri sera in
prima replica all'Auditorium milanese. Due
Concerti per pianoforte ed orchestra introdotti
dal brano orchestrale Alborada del Gracioso
e a
conclusione
ancora l'orchestra con i frammenti sinfonici dal
balletto Daphnis et Chloé. Cominati è
specializzato in Ravel avendo eseguito a lungo
i concerti e tutta la produzione per pianoforte
solo. È un pianista raffinato, molto attento ad
ogni dettaglio tecnico-espressivo e certamente
ha mostrato, nella misurata ed espressiva
direzione dell'inglese Marshall, di avere Ravel
nel sangue. Prima il non facile Concerto per
la mano sinistra, dove la tecnica di
un'unica mano sostituisce con esemplari
accortezze anche quella destra.
Quindi
il bellissimo e molto jazzato Concerto in Sol
maggiore dove il riferimento a Gershwin
risulta evidente per quelle splendide sonorità e
modi di melodiare d'oltre oceano molto cari alla
direzione di Marshall. Molto belle entrambe le
esecuzioni, espresse con ottimo equilibrio tra
la parte solistica e quella orchestrale.
Marshall ha completato la serata con una
equilibrata e timbricamente rilevante esecuzione
dalla seconda serie di frammenti di Daphnis et
Chloé, capolavoro d'orchestrazione di Maurice
Ravel. Bravissimi gli strumentisti in ogni
sezione orchestrale. Fragorosi gli applausi.
Domenica alle 16.00, ultima replica. Da non
perdere.
22 novembre 2014 Cesare
Guzzardella
Il pianista cinese
Chen Guang per la Società
dei Concerti
È tornato in Conservatorio il
pianista cinese Chen Guang. Scoperto lo scorso
anno dalla Società dei Concerti, dopo il
successo della stagione
passata,
ieri, in Sala Verdi ha presentato un impaginato
molto interessante partendo da una Sonata di
Haydn, la n.62 in mi bemolle maggiore Hob.
52, passando per la celebre
"Appassionata" op.53 di Beethoven e
continuando con il romantico Schumann della
Sonata n.2 in sol minore op.22 e concludendo
col Novecento di Prokof'ev con una delle sue più
note Sonate, la n.7 in si bemolle maggiore
op.83. Ha vent'anni oggi Guang e in fatto di
tecnica ed equilibrio
formale
è certamente sorprendente. Ci è piaciuto
maggiormente Haydn di Beethoven, eseguiti
entrambi ad alti livelli. Il romanticismo di
Schumann con l'Op 22 viene sufficientemente
incontrato anche se la nitidezza timbrica è
sempre tangibile. Ci ha stupito invece con il
Prokof'ev della Settima Sonata e con un
Precipitato finale eccellente per lo
splendido equilibrio delle parti, le qualità
timbriche, la sicurezza interpretativa precisa
in ogni dettaglio. Ottimi i bis con
un'eccellenza in Sostakovič. Assolutamente da
riascoltare.
20 novembre 2014
Cesare Guzzardella
Steven Isserlis per
Serate Musicali
Ha 56 anni il londinese
Steven Isserlis ed è considerato tra i migliori
violoncellista
viventi. Nel concerto di ieri sera per "Serate
Musicali" ha dimostrato tutte le sue qualità
accompagnato dal bravissimo pianista Kirill
Gerstein in un programma articolato e
sapientemente composto. Prima un breve Dvorak
con Waldesruhe op.68 n.5, poi il polacco
Zemlinsky co la Sonata in la minore,
quindi la Sonata n.1 op.38 e la Sonata
n.2 op.99 inframmezzate
da un raro Adagio per cello e pianoforte
di Woldemar
Bargiel,
compositore sconosciuto ai più e fratellastro di
Clara Schumann. È veramente disinvolto Isserlis,
ha un tocco incisivo e un fraseggio articolato
con capacità di escursioni dinamiche di alto
livello. Perfetto l'equilibrio con il pianoforte
di Gerstein e resa complessiva eccellente specie
nelle due note Sonate brahmsiane. Da ricordare a
lungo. Intensi gli applausi.
18-11-2014 C.G.
A VERCELLI IL
PROGETTO GIOVANI DEDICATO AL FUTURO DELLA MUSICA
Partenza in grande stile per
il Progetto Giovani, curato dalla Camerata
Ducale e parte integrante del programma del XVII
Viotti Festival: sabato 29 novembre (ore 21) al
Teatro Civico di Vercelli si esibirà l'Orchestra
degli
studenti del Conservatorio G. Verdi di Torino,
diretta dal maestro Giuseppe Ratti e
impreziosita dalla presenza di una giovane
solista, autentica promessa del concertismo
italiano, Fabiola Tedesco. Un concerto che vede
protagonista una delle migliori realtà del
panorama musicale nazionale: l'Orchestra del
Conservatorio torinese rappresenta infatti un
perfetto esempio della valorizzazione dei
giovani talenti secondo un progetto formativo
solido e ben strutturato. L'organico, rinnovato
ogni tre o quattro anni, compie sotto la guida
esperta e appassionata del maestro Giuseppe
Ratti un percorso di crescita che porta gli
studenti a raggiungere un livello tecnico e
artistico tale da permettere loro di affrontare
repertori impegnativi, come ad esempio quello
tardo-romantico.E il programma del concerto di
sabato 29 lo conferma. Il Concerto per violino e
orchestra op. 35 di Cajkovskij, oggi tra le
composizioni più celebrate non solo dell'autore
russo, ma di tutto il repertorio classico in
generale, unisce una struttura melodica
incandescente a passaggi che esibiscono tutte le
sfaccettature del virtuosismo violinistico,
richiedendo al solista perfezione e sicurezza
assolute.
18 Novembre dalla redazione
Una domenica musicale
all'Auditorium milanese
Alla mattina il concerto
cameristico con il duo Luciani - Motterle,
violino e pianoforte, che omaggiano J.S.Bach per
il terzo appuntamento matutino, poi nel
pomeriggio un giovane virtuoso violinista,
Eugene Ugorski che s' impone benissimo con il
raro ma affascinante concerto violinistico di
Korngold. Entrambi gli appuntamenti hanno
trovato meritati applausi. Per il primo
purtroppo limitati a un centinaio o poco più
spettatori,
per il secondo, con il giovane Eugene e la
bravissima Zhang Xian - direttore della
Sinfonica Verdi-, una sala stracolma pur essendo
il concerto alla seconda replica. Di rilevante
importanza quello che stanno facendo il
violinista Fulvio Luciani ed il pianista
Massimiliano Motterle nel presentare - in sei
appuntamenti e ieri era il terzo- le Sonate di
Bach, alcune di queste nelle riuscite
trascrizioni con pianoforte di Robert Schumann.
La musica di Bach viene alternata
da
altri grandi compositori e ieri mattina era la
volta di Brahms incastonato tra la Sonata per
violino solo BWV 1003 e quella in La
Maggiore BWV 1015 del grande di Eisenach.
Dell'amburghese l'Op.120 n.1,
un'eccellente trascrizione per violino e piano
dalla sonata originale per clarinetto.
Pregievole l'abitudine di Luciani
ad introdurre i brani con
esempi musicali significativi. Le
interpretazioni del duo, decisamente valide,
hanno evidenziato molte delle infinite
peculiarità della musica di Bach e la
sofisticata architettura nelle armonie
brahmsiane. Bellissimo il bis concesso dal duo
con il celebre Scherzo di Brahms dalla
Sonata F.A.E. eseguito con notevole energia.
Il pomeriggio ci ha riservato oltre alla celebre
Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvorak,
eseguita dopo l'intervallo, una splendida e
raffinata rarità con il Concerto per violino
di Korngold, musicista vissuto nella prima
metà del Novecento. Il
giovane
ma agguerrito violinista solista ha rivelato
eccellenti qualità tecnico - timbriche con una
scansione ritmica perfetta, un modo di melodiare
raffinato ed una capacità di superare ogni
difficoltà del difficile concerto. La precisione
nei dettagli con i numerosi difficili sopracuti
è risultata evidente come anche l'espressività
complessiva in sinergia con la splendida
direzione della Xian e con l'ottima Orchestra
Verdi. Notevole anche il bis concesso in
solitaria da Ugorski con un brano di Bach. Nel
pezzo introduttivo al concerto, l' Ouverture
Karneval op.92 di Dvorak, la Xian e la Verdi
hanno dimostrato di possedere qualità di alto
livello espressivo. Dopo la celebre e ottima
interpretazione della Sinfonia di Dvorak
lunghissimi e calorosi gli applausi dei
presenti. Da ricordare entrambi i concerti.
17 novembre 2014
Cesare
Guzzardella
Aperto il
Viotti Festival
a Vercelli con Guido Rimonda
Un recital del Maestro Guido
Rimonda ha inaugurato ieri sera, 15 novembre, al
Teatro Civico di Vercelli, la diciassettesima
stagione del Viotti Festival, da considerarsi
ormai uno degli appuntamenti più attesi per gli
appassionati musicofili piemontesi (e non solo).
Una delle caratteristiche più interessanti delle
proposte di Rimonda e della sua Camerata ducale
è l’esplorazione di zone poco note e per così
dire “periferiche” della tradizione musicale tra
‘700 e ‘800, soprattutto in
campo
violinistico, che talora riservano sorprendenti
esperienze d’ascolto, scoperte di piccoli tesori
rimasti per secoli sepolti in un giacimento
ancora per buona parte dimenticato. Proprio
questa “curiosità” musicologica improntava
l’impaginato del concerto di ieri sera. Sotto il
titolo “Il Barocco dopo il Barocco”, sono state
proposte all’ascolto quattro trascrizioni per
accompagnamento di orchestra d’archi di brani
originariamente per violino solo di epoca
barocca: tali trascrizioni risalgono all’800
romantico e al primo ‘900 neoclassico, quando la
musica barocca, dopo un lungo periodo di oblio,
fu oggetto di una rivisitazione, poco rispettosa
della filologia e piuttosto orientata a ricreare
alquanto liberamente un linguaggio e
un’atmosfera musicali. I brani in programma
erano dunque la Sonata in sol min. BWV 1001 di
J.S.Bach trascritta per accompagnamento d’archi
dallo stesso Rimonda da una trascrizione per
pianoforte di Schumann, e tre trascrizioni, di
Respighi da Tartini (Pastorale), da J. S. Bach
(Sonata in mi min.BWV 1023) e da T. A. Vitali
(1663-1745), una Ciaccona, nella quale
all’accompagnamento degli archi si è aggiunto il
cembalo, suonato da C. Canziani. L’interesse di
queste composizioni, sicuramente discutibili da
parte di chi abbia a cuore il rispetto
filologico dell’originale, sta soprattutto nelle
ricerche timbriche che l’accompagnamento
orchestrale permette di integrare al suono dello
strumento solista, conferendo a quest’ultimo,
per così dire, un valore aggiunto .L’operazione
ci sembra convincente soprattutto laddove nella
scrittura solistica prevalga una linea melodica
(Tartini), ma ci lascia francamente un po’
perplessi nel caso di Bach, in cui la complessa
scrittura polifonica sulle quattro corde
pretende un protagonismo dello strumento
solistico, nei confronti del quale
l’accompagnamento degli archi appare piuttosto
estraneo, quando non un vero e proprio fattore
di disturbo. A queste quattro rivisitazioni
“creative” il programma della serata aggiungeva
la Passacaglia per violino solo “L’Angelo
custode” di H. I. Biber (1644-1704), splendida
opera che nella sua monumentalità e complessità
di scrittura polifonica prepara la strada a Bach
e la Romanza per violino e archi di Saint-Saens,
che, pur in apparenza lontanissima dallo stile
barocco, nella morbida sensualità della sua
melodia, resa magistralmente dal leggendario
Noir di Rimonda, conserva una remota eco di
quella splendida epoca della musica europea.
Ottima come sempre la qualità dell’esecuzione ad
opera di Rimonda, ormai in perfetta simbiosi con
il suo meraviglioso strumento, sul quale con
incantevole disinvoltura riesce nel miracolo di
far sembrare semplici anche i passaggi
tecnicamente più ardui, conquistando un suono
ricco di colori che avvolge l’ascoltatore con la
bellezza del suo timbro caldo e intenso.
Meritati gli applausi prolungati di un pubblico
accorso come sempre numeroso, nonostante le
minacce di un implacabile maltempo.
16 novembre 2014
Bruno Busca
Daniel Barenboim e la
Filarmonica della Scala
Tra le repliche del verdiano
Simon Boccanegra, Daniel Barenboim sta dirigendo
alla Scala programmi sinfonici rilevanti in
qualità. Dopo il Cajkovskij di lunedì scorso con
i celebri Concerto per violino e Sesta
Sinfonia
Patetica, è stata la volta di Mozart e
Mahler - questa sera ultima replica - con due
lavori conclusivi per il loro genere. Del
salisburghese il Concerto n.27 in si bem.
maggiore K 595 per pianoforte ed orchestra e
del boemo la Sinfonia n. 9 in re maggiore,
ultima sinfonia completa del musicista. Ottima
l'esecuzione del concerto mozartiano con
Barenboim nella doppia veste di solista e
direttore, ma
rimarrà
nella memoria del pubblico scaligero soprattutto
l'esecuzione della Nona di Mahler. Barenboim
conosce benissimo le qualità di questa splendida
orchestra. Avendola diretta in questi anni in
decine di concerti ed opere, riesce a plasmarla
con facilità in ogni timbrica e in ogni sezione
strumentale. L'esecuzione, di altissimo livello
espressivo, ha trovato momenti "magici" nel
terzo movimento e nell'Adagio finale,
forse il frangente più difficile e profondo ,
con una resa espressiva dove il suono ė sempre
più rarefatto fino a quasi sparire nel nulla per
arrivare a lunghi secondi di silenzio prima
degli applausi. La bravura degli orchestrali in
ogni sezione è indubbia ma ricordiamo almeno il
primo violino Laura Marzadori (nella foto con
Barenboim) con interventi solistici splendidi
nel tenue ed incisivo vibrato. Un concerto da
ricordare sempre, con applausi interminabili.
Questa sera ultima replica. Da non perdere.
15 novembre 2014 Cesare
Guzzardella
Simon Boccanegra
alla Scala
La settima rappresentazione
del Simon Boccanegra verdiano visto al Teatro
alla Scala ieri sera vedeva come protagonista il
tenore, ma in quest’opera baritono, Placido
Domingo e la direzione di Daniel Barenboim.
Valida ci è sembrata l'interpretazione
complessiva del cast vocale con un
Domingo-Boccanegra di grande professionalità che
con le
sue
ottime qualità recitative ha compensato il non
facile ruolo da baritono anche se le sue
timbriche erano decisamente tenorili. Validi
anche Tatiana Serjan (foto Archivio
Scala), Amelia,
Orlin Anastassov, Jacopo Fiesco e,
particolarmente incisivo, Fabio Sartori in
Gabriele Adorno. Lo spettacolo non era nuovo
perchè in replica di quello del 2010. Allora le
critiche aspre subite da Domingo sul ruolo poco
adatto della sua voce nella parte di Simone
vennero particolarmente registrate nei giornali.
Ieri il numeroso pubblico intervenuto ha
apprezzato la messinscena e la sua voce con
decisi applausi. Valide, anche se di certo non
innovative, la regia di Federico Tiezzi e le
scene e i costumi tradizionali
rispettivamente
di Pier Paolo Bisleri e Giovanna Buzzi.
Energica, attenta e raffinata in ogni dettaglio
la direzione di Barenboim anche se l'impressione
di modalità molto "sinfoniche", in molti
frangenti, possono aver compensato, nel bene o
nel male, il ruolo non sufficientemente incisivo
del cast vocale che in Verdi dovrebbe dominare.
Ottima la coralità di Bruno Casoni. Ultime
repliche per il 16 e 19 novembre.
14 novembre 2014 C.G.
La
Sinfonieorchester Wuppertal
diretta da Kamioka e il pianista
Alex Chernov
Splendida prestazione quella
ascoltata ieri sera dalla Sinfonieorchester
Wuppertal diretta da Toshiuki Kamioka nel
concerto organizzato dalla Società dei
Concerti. Prima un classico di Brahms quale
il Concerto per
pianoforte
ed orchestra in re minore n.1 op.15 con un
solista di gran levatura quale il russo Alexey
Chernov e quindi Beethoven con la Settima
Sinfonia in la maggiore op.92. Chernov ha
interpretato con vigore e grande espressività il
non facile concerto brahmsiano. La chiarezza
espressiva dell'Adagio centrale e la
forza ben misura del noto Maestoso
unitamente all'estrema scioltezza del Rondò
finale hanno trovato adeguata risposta nella
sicura ed espressiva direzione di Kamioka.
Lunghi applausi e un bis solistico di grande
luminosità con Rachmaninov e il suo Preludio
n.5 dall'op. 32. Dopo l'intervallo una
mirabile interpretazione della Settima di
Beethoven ha concluso con successo la serata
musicale.
13 novembre 2014 Cesare
Guzzardella
La pianista polacca
Karolina Nadolska in Auditorium festeggia la
Polonia
Ieri sera l'Auditorium di
L.go Mahler ha visto la presenza di una giovane
pianista polacca, Karolina Nadolska ,
specializzata nella musica di Chopin. Il
Concerto Straordinario è stato organizzato
in occasione della Festa Nazionale della
Repubblica Polacca in collaborazione con il
Circolo
culturale italo-polacco di Milano e con il
Consolato Generale della Repubblica di Polonia a
Milano. Il programma dedicato prevalentemente a
Fryderyk Chopin era strutturato anche con brani
di un altro importante polacco quale Ignacy Jan
Paderewski, celebre nei primi decenni del '900,
sia come eccellente pianista che come alto
rappresentante politico-culturale della Polonia,
divenne anche Capo del Governo polacco
nell'immediato dopoguerra.
L'ottima
pianista ha eseguito del grande compositore
alcuni Valzer ( op.18 e op.64), alcune
Mazurche
(op.50), il Notturno op. 27. 2, l'Andante
spianato e Polacca op.22, mentre di
Padarewski alcune rarità quali una Polacca
e il brano Canzone d'amore op.10 e il
popolare Minuetto in sol maggiore. Valida
l'interpretazione della Nadolska con timbriche
morbide e vellutate, forse a volte mancati di
contrasti dinamici, ma comunque coerenti. Un
ottimo Chopin. Tecnicamente ineccepibile, ha
ottenuto al termine fragorosi applausi dal
numeroso pubblico presente in sala, concedendo
anche due bis.
12 -11-2014 Cesare
Guzzardella
Il duo Marzadori-
Braconi per Serate Musicali
Due eccellenti virtuosi di
strumenti ad arco, Laura Marzadori al violino e
Simonide Braconi alla viola, sono saliti sul
palcoscenico di Sala Verdi in Conservatorio per
deliziare il pubbico intervenuto con musiche di
Mozart,
Handel,
Ariosti e Schubert. Entrambi gli interpreti sono
prime parti dell'Orchestra Filarmonica delle
Scala e, quando possono, suonano in formazione
cameristiche o come solisti. Nella prima parte
del bellissimo concerto hanno eseguito brani di
Mozart - le Sonate K 423 e K 424- e di
Handel - la Sarabanda e la Passacaglia in sol
minore. Ci hanno stupito per l'ottimo
affiatamento e le mirabili sinergie. Hanno
eseguito i brani con qualità timbrico-espressive
di altissimo livello superando con facilità ogni
difficoltà dei non facili brani handeliani
splendidamente trascritti da Halvorsen.
La
seconda parte del concerto, in un'atmosfera
molto diversa, ha trovato l'accompagnamento al
pianoforte di Hans Fazzari, l'organizzatore di
Serate Musicali ma anche ottimo pianista
e compositore. Prima un raro brano per viola
d'amore di Attilio Ariosti quindi una Sonata di
Schubert, quella in Sol minore D 408.
Carattere improvvisatorio per i lavori e buona
la resa stilistica. Molti i bis concessi al
termine, con brani di Tosti ed altri. Successo
di pubblico.
11 novembre 2014 Cesare
Guzzardella
ll clarinetto di
Fausto Ghiazza e il Quartetto della "Verdi"
Nel nutrito repertorio per
clarinetto spiccano molti brani cameristici dove
il solista ha un ruolo preponderante e risulta
melodicamente centrale. L'Op. 34 di Carl
Maria von Weber ovvero il Quintetto per
clarinetto ed archi in si bem. maggiore, è
certamente tra i lavori più apprezzati per
quella amabile cantabilità che troviamo spesso
nei lavori lirici del compositore tedesco. Il
ruolo centrale del solista ha trovato in Ghiazza
un interprete degno della bellezza del lavoro.
In quattro movimenti, il
quintetto
è stato scritto da Weber tra il 1811 e il 1815.
Splendide le sinergie con i quattro archi che
ricordiamo essere prime parti della Sinfonica
Verdi e precisamente Nicolai Freiherr von
Dellingshausen al primo violino, Fabio Rodella
al secondo, Miho
Yamagishi alla viola e Tobia Scarpolini al
violoncello. La Suite in sol minore per
clarinetto e quartetto d'archi di Ferruccio
Busoni era il secondo brano in programma. Il
lavoro di tradizionale melodicità è stato
scritto da un giovanissimo Busoni quattordicenne
e dedicato al padre Ferdinando, buon
clarinettista. Qui il clarinetto interagisce con
gli archi con maggiore
equilibrio
anche mediante una scrittura contrappuntistica
tipica del Busoni bachiano. Il brano eseguito al
termine era di grande interesse per l'approccio
creativo e liberatorio di un grande musicista
quale Paul Hindemith. Il suo Quintetto op.30
è ben in cinque movimenti e mostra il suo
amore per il contrappunto bachiano attraverso le
evoluzioni solistiche di tutti gli strumenti e
la modernità del linguaggio novecentesco di un
compositore proiettato tra il passato e il
futuro. L'esecuzione, molto bella e dettagliata
del gruppo cameristico è stata accolta al
termine da lunghi applausi del
pubblico presente in Auditorium . Bravissimi.
10 novembre 2014
Cesare Guzzardella
La chitarra di Miloš
Karadaglić in Auditorium
Un concerto molto
mediterraneo quello ascoltato ieri sera in
Auditorium con l'Orchestra Sinfonica Verdi
diretta da Zhang Xian. Nella parte
centrale
del concerto un giovane e affermato chitarrista
montenegrino quale Miloš Karadaglić ha
intrattenuto il numerosissimi pubblico
intervenuto alla replica del venerdì in
Auditorium. Per la replica di domani, domenica
9, c'è il tutto esaurito. L'intervento
chitarristico è stato preceduto dalla nota suite
di E. De Falla da "El sombrero de tres picos"
eseguita in modo limpido ed energico dalla
Verdi. Ma probabilmente il pubblico era in
attesa di ascoltare la chitarra di Karadaglić
per il celebre Concierto de Aranjuez di
Rodrigo, lavoro arcinoto soprattutto per
l'Adagio centrale. La chitarra solistica,
leggermente amplificata, ha trovato un supporto
ideale nella direzione della Xian e nelle
equilibrate timbriche della Verdi. Splendida
l'interpretazione e a sorpresa bellissimo il
brano famoso senza autore
Jeux
interdits in un discreto arrangiamento atto
a non coprire la profonda parte solistica. Dopo
l'intervallo ancora Karadaglić in solitaria con
una rarità interpretativa di Carlo Domeniconi,
Koyunbaba per chitarra solista op.19.
Questo musicista italiano è vissuto a lungo in
Turchia, insegnando chitarra al Conservatorio di
Istanbul e nella sua musica si sente molto
l'influsso della cultura mediterranea più
orientale. Valida l'esecuzione. Lunghi applausi
e a conclusione due brani orchestrali
splendidamente eseguiti: il Capriccio
Spagnolo di Rimskij-Korsakov e il suggestivo
Bolero di Ravel. Lunghi e fragorosi
applausi e fiori per la bravissima Xian. Da
ricordare.
8 novembre 2014
Cesare Guzzardella
Leonardo Colafelice
per la "Società dei Concerti"
La "Società dei Concerti"
ha proposto ieri sera il valido pianista
pugliese, diciannovenne Leonardo Colafelice.
Vincitore di numerosi concorsi internazionali,
Leonardo ha già una nutrita carriera pianistica
anche come solista di prestigiose orchestre
internazionali. Il programma, particolarmente
virtuosistico e diversificato, prevedeva brani
di Beethoven, Chopin, Rachmaninov e Stravinskij.
La Sonata n.26 op.81a
del
grande tedesco introduceva il concerto e due
brani di Chopin quali lo Scherzo n.4 op.54
e la celebre Polonaise op.53 "Eroica"
concludeva la prima parte. Dopo il breve
intervallo ancora due brani all'insegna delle
difficoltà tecniche brillantemente superate
dall'interprete: le Variazioni su un tema di
Corelli di Rachmaninov e i Tre movimenti
da Petrusca di Stravinskij. Sorprende la
facilità di Colafelice nel superare ogni
difficoltà tecnica e ancora di più le sue
qualità di valido approfondimento
interpretativo. L'avvincente cantabilità del
fraseggio in ogni brano e la resa coloristica,
definita da un eccellente meditato nitore
espressivo sono in sinergia con una capacità di
sintesi armonica di elevato spessore. Molto
bello il Beethoven della non facile Sonata.
Robusti, voluminosi entrambi i brani chopiniana.
Negli ultimi due brani dei russi, di virtuosismo
trascendentale, sono maggiormente emerse le
qualità virtuosistiche di Leonardo che con forza
di braccia e sicurezza musicale dovuta ad una
evidente volontà di perfezione tecnica, rende i
lavori molto godibili con quadrature strutturali
impeccabili e ricche di energia musicale. Un
alleggerimento complessivo delle dinamiche e un
rapporto più contrastato dei diversi piani
sonori potrebbe probabilmente giovare alle
interpretazioni che comunque rimangono di alto
livello. Due i bis concessi con uno Studio di
Chopin rivisitato da Godowski e un brano di
Schumann.
6 novembre 2014 Cesare
Guzzardella
Due pianiste della
Georgia in Conservatorio
Sono nate entrambe in Georgia
a Tbilisi le due note pianiste ascoltate in Sala
Verdi. La prima, lunedì
scorso, per le Serate Musicali, non ha
bisogno certo di presentazioni in quanto è sui
palcoscenici internazionali
da
oltre cinquant'anni. Stiamo parlando di Elisso
Virsaladze, una pianista russa che da quella
immensa scuola di Neuhaus, Richter, Gilels, ha
trovato la sua identità di eccellente
interprete, con una passione viscerale per
Schumann, il suo cavallo di battaglia e per i
classici. La seconda interprete è un fenomeno
dei tempi più recenti, ha ventisette anni e si
chiama Khatia Buniatishvili. Ha suonato ieri
sera per la Società del Quartetto. La
Virsaladze rappresenta la classicità, la storia
dell'interpretazione, quello che ci si aspetta
da un pianista. Nessun stravolgimento delle idee
dei grandi compositori, virtuosismo reso
semplice da una lunga esperienza
artistico-interpretativa e grande espressività.
Lunedì ha eseguito Mozart e Haydn con le 9
variazioni
in do maggiore K264 del primo e le più
eseguite Variazioni in fa del secondo.
Quindi un raro Brahms con la giovanile ma
architettonicamente straordinaria Sonata n.1
in Do maggiore. Per concludere con il suo
amato Schumann degli Studi sinfonici op.13.
Di alto livello l'esecuzione complessiva con un
classicismo perfetto in Mozart e Hayd e un
tendenza "improvvisatoria" nei romantici Brahms
e Schumann. Si nota molto l'esperienza nella
Virsaladze con quel suo modo di suonare espresso
da grande passione che disegna una forma certa e
riconoscibile. L'universo sonoro della più
giovane, indubbiamente bella, Buniatishvili è
completamente diverso. I Quadri di una
esposizione di Musorgskij
hanno
introdotto il suo concerto. Le andature molto
lente di alcuni dei dieci movimenti che
compongono la celebre composizione non ci hanno
entusiasmato. Certamente questa visione molto
meditata del celebre lavoro è una novità
interpretativa e anche gli esasperati contrasti
con i movimenti più accesi mostrano una ricerca
di una differente anima russa. Decisamente poco
polacco lo Chopin dello Scherzo n.2 op.31
con molto virtuosismo e pochi riferimenti alla
storia interpretativa. Abbiamo trovato più
interessante la fragorosa lettura della versione
pianistica della celebre La Valse di
Ravel. Senza dubbio l'esecuzione migliore e di
rilevante valore estetico, è stata quella dei
Tre movimenti da Petrushka di Igor
Stravinskij. Qui la pianista georgiana ha messo
ha frutto il suo strabiliante virtuosismo
penetrando bene nell'animo del grande russo.
Lunghi e calorosi applausi al termine di
entrambi i concerti con tre validi bis per la
Virsaladze - un breve Schubert, un
Schumann-Liszt e un valzer di Chopin- e un bis
per la Buniatishvili con un ottimo Handel-Kempff.
Da ricordare .
5 novembre 2014
Cesare
Guzzardella
A Vercelli il XVII
Viotti Festival
Sarà il fondatore, direttore
musicale e solista della Camerata Ducale Guido
Rimonda ad aprire ufficialmente, sabato 15
novembre, il XVII Viotti Festival. L'interprete
viottiano per eccellenza inaugurerà la serie dei
concerti in abbonamento in modo coerente con la
filosofia della stagione, che vuole coniugare la
continuità con l'esplorazione di temi originali
e poco conosciuti. Sarà proprio questo il caso
del concerto al Teatro Civico: Rimonda, con il
suo Stradivari Leclaire proporrà il programma
dall'evocativo titolo Il barocco dopo il
barocco, guidando il pubblico alla scoperta di
un repertorio perduto. Dopo la metà Settecento,
infatti, i grandi autori definibili barocchi,
Bach in testa, erano stati accantonati per quasi
un secolo: un gusto musicale legato
all'attualità non considerava ancora il passato
come un patrimonio da proteggere, apprezzare,
mantenere in vita. A partire dalla prima metà
dell'Ottocento, però, tutto cambiò, e si affermò
l'idea che i capolavori della musica abbiano un
valore assoluto, che dura per sempre. I grandi
autori dell'era barocca cominciarono così ad
essere riletti e reinterpretati con sensibilità
da grandi compositori romantici e
post-romantici. Una tradizione che continua
ancora oggi. Associazione Camerata Ducale t. 011
75.57.91- Comune di Vercelli t. 0161 59.62.27
5 novembre dalla redazione
Matthias Pintscher e
Alfonso Alberti al Museo del Novecento di Milano
Incontro particolarmente interessante quello
organizzato ieri, nel tardo pomeriggio,
dall'Associazione per la musica contemporanea
Milano Musica e dalla casa di produzione
discografica Stradivarius. Due le
ragioni: la conoscenza del compositore tedesco
Matthias Pintscher che dirigerà questa sera al
Teatro alla Scala l'Ensemble
Intercontemporain
in
musiche di Romitelli e Ravel e la presentazione
della sua produzione pianistica attraverso un CD
Stradivarius in questa sede presentato. Il
disco, prossimamente in vendita, è intitolato "On
a clear day", da uno dei brani contenuti.
Per questa piacevole occasione il bravissimo
pianista-musicologo Alfonso Alberti (nelle
immagini) ha condotto l'incontro-intervista con
Pintscher ( foto) ed ha eseguito ben tre brani
al pianoforte tra quelli inseriti nel cd. I
lavori, prevalentemente degli anni '90, tranne
On
a clear day del 2004, hanno permesso al
numeroso pubblico intervenuto di conoscere lo
stile giovanile di Matthias Pintscher.
Particolarmente validi i brani ascoltati, tutti
eseguiti con grande chiarezza espressiva da
Alberti, ricordanti per certi aspetti di
luminosità timbrica, i lavori del francese
Messiaen. Ma molteplici sono i riferimenti
leggibili nella valida opera di Pintscher.
Nell'intervista svoltasi
tra
un brano è l'altro, Pintscher ha raccontato le
sue esperienze di compositore e direttore
d'orchestra alla luce sia della produzione
pianistica che di quella più vasta cameristica,
orchestrale e lirica. L'incontro, ottimamente
organizzato, si è svolto in un contesto
piacevole e oltretutto in un ambiente, quello
del bellissimo museo, acusticamente idoneo per
le ottime sonorità del pianoforte. Ricordiamo
ancora una volta l'uscita nei prossimi giorni
del CD Stradivarius dedicato a Pintscher,
ottimamente interpretato da Alberti. Da non
perdere.
3 novembre 2014
Cesare Guzzardella
Il Requiem di Verdi
diretto da Bignamini in Auditorium
È diventata una consuetudine
per l'Orchestra Sinfonica Verdi l'esecuzione
della Messa da Requiem verdiana e ogni
volta troviamo miglior compattezza complessiva e
migliori sonorità. Ieri sera, davanti ad un
folto pubblico, la direzione del giovane Jader
Bignamini ha entusiasmato
i
presenti.
Il direttore ha mostrato vigore nel dirigere il
capolavoro verdiano rivelando una evidente
chiarezza espositiva delle timbriche orchestrali
e una dettagliata conoscenza della partitura
espressa da un grande capacità direttoriale. Il
cast vocale di ottimo livello tecnico-
espressivo vedeva il soprano Chiara Taigi, il
mezzosoprano Anna Maria Chiuri, il tenore Yusif
Eyvazov ed il basso Massimiliano Catellani.
Tutte adeguate le voci con rilevanza espressiva
nelle parti solistiche. Ottimo, come sempre, il
coro preparato da Erina Gambarini. Replica
domenica alle ore 16.00. Ricordiamo il Concerto
Straordinario di lunedì 3 novembre alle ore
20.30 con i Canti della grande guerra
eseguiti dal Coro Associazione Nazionale Alpini
di Milano e dalla Verdi diretta da Giovanni
Veneri.
1 novembre 2014 Cesare
Guzzardella
OTTOBRE 2014
Il Trio di Lynn
Harrell in un Concerto Straordinario per
la Società dei Concerti
Era al completo la Sala Verdi
del Conservatorio milanese per il Concerto
Straordinario
del violoncellista statunitense Lynn Harrell.
L'eccezionale Trio era completato dalla pianista
Zhang Zuo e dal violinista Julian Rachlin.
Mettiamo in chiaro che si tratta di un Trio di
altissimo livello interpretativo. Bellissimo il
programma eseguito, con due capolavori che
segnano in modo sostanziale la storia della
musica dell'Ottocento e che hanno acquistato da
subito grande popolarità nel repertorio
cameristico: il Trio n.1 in si bem. maggiore
op.99 D 898 di F. Schubert ed il Trio n.1
in si maggiore op.8 di J. Brahms. I
conseguenti applausi tributati al termine dal
folto pubblico che ha avuto la fortuna di
assistere alla serata, testimoniano la capacità
di apprezzamento di un pubblico preparato e
disponibile ad un non
facile ascolto cameristico. Splendide le
integrazioni timbrico- espressive dei
protagonisti con un violoncello, quello di
Harrell, che non ascoltavamo da molto tempo a
Milano
e che ci stupisce per grazia e melodicità.
Fondamentale il sostegno dell'eccellente Zuo,
giovane ed affermata pianista cinese e di
altissimo livello anche il violinista lettone,
ma residente da decenni in Austria, Julian
Rachlin. Il salto qualitativo rispetto la media
dei concerti si è notato sin dalle prime note
del luminoso trio schubertiano. La sorpresa
finale con il bis beethoveniano, particolarmente
sostanzioso, ha reso memorabile la serata. Sono
stati eseguiti gli ultimi due movimenti del
Trio n.7 in si bem.maggiore "Erzherzog-Arciduca"
op.97 del maestro di Bonn con un finale
energico affidato soprattutto alle mani della
simpatica e sorridente Zuo. Da ricordare.
30 ottobre 2014
Cesare
Guzzardella
Eduard Kunz alle
Serate Musicali
Il giovane pianista Eduard
Kunz è tornato in Conservatorio in un programma
che prevedeva l' esecuzione dei due Concerti per
pianoforte di Cajkovskij. Il primo, l' Op.35
in re bem. maggiore, è tra i più eseguiti
al
mondo e la melodia del primo tempo la conosciamo
tutti, mentre il secondo, l'Op. 44 in sol
maggiore, è certamente una rarità
interpretativa specie nella versione ascoltata
di Siloti. Kunz era accompagnato
dall'Orchestra di Padova e del Veneto con la
direzione di Romolo Gessi. Eseguendo come primo
brano l'Op.44 Kunz ha rivelato da subito il suo
stile pianistico definito da una sicurezza
gestuale palpabile. Entrambi i concerti hanno i
movimenti laterali accesi ed estroversi mentre
quelli centrali di pacata melodicità.
In
questi Kunz ha rivelato la sua profonda
sensibilità d'interprete che riesce ad esprimere
raffinate timbriche quasi sfiorando la tastiera
ed aspettando quasi che la melodia si realizzi
autonomamente. Nelle parti concitate dei lavori,
Kunz ha espresso una grinta fuori dal comune,
con inesattezze ed errori di poca rilevanza ma
con una precisa idea musicale complessiva che lo
pongono ai vertici dell'interpretazione del
compositore russo. Ottima la direzione e
splendide le timbriche orchestrali in eccellente
sinergia con il solista. Lunghissimi applausi e
due validi bis solistici al termine del
programma ufficiale con un brano di Cajkovskij
dalle Stagioni -barcarola- eseguito in
modo incantevole e la popolare Asturias
di Albeniz particolarmente ricca di pregnanti
contrasti. Da ricordare.
28-10-2014 Cesare Guzzardella
Luca Ciammarughi allo
Spazio Teatro 89
Luca Ciammarughi non è solo
un ottimo pianista ma anche un critico musicale,
un saggista, un conduttore di trasmissioni
radiofoniche e
televisive.
Ieri pomeriggio, allo Spazio Teatro 89 - centro
culturale importante della periferia milanese
che si occupa d'intrattenimento, teatro e
musica- lo abbiamo ascoltato in un programma
molto interessante per gli accostamenti di
compositori che hanno fatto la storia degli
strumenti a tastiera. Da J.P.Rameau, grande
clavicembalista a C.P.E Bach, fortepianista, al
grande W.A. Mozart che trovava, nel periodo in
cui è vissuto, validi pianoforti. Tutti i brani,
eseguiti
con il moderno pianoforte dal bravissimo
Ciammarughi, sono stati presentati dal solista
insieme a Luca Schieppati, l'eclettico
organizzatore musicale del grazioso teatro
nonché anche lui valido pianista e musicologo.
Ha suonato molto bene Ciammarughi, sia Rameau,
con due sue Suite dalla raccolta Nouvelles
Suites de Pièces de Clavecin, raccolta
datata 1728, che C.P.E. Bach con una rara ma
valida Sonata denominata "Wurttermeng", e
benissimo anche Mozart con la Sonata in do
minore K 457. Lunghissimi gli applausi e al
termine due ottimi bis con un Improvviso
di Chopin e un breve Waltz di
Schubert. Da ricordare.
27 ottobre 2014 Cesare
Guzzardella
Segre e Vendramin
all'Auditorium di Milano
Secondo appuntamento con la
chitarra di Emanuele Segre e i concerti
cameristici della domenica mattina
all'Auditorium di Largo Mahler. Questa volta sul
palcoscenico insieme alla formazione d'Archi
della
"Verdi"
abbiamo ascoltato il bandoneón di Davide
Vendramin per un interessante programma
cameristico che ha trovato nel musicista Astor
Piazzolla la centralità del concerto. Il Brano
introduttivo di F. Schubert era una trascrizione
per chitarra ed archi - dall'originale per
violoncello- della celebre "Arpeggione".
Interessante l'esecuzione fornita dall'ottimo
Segre anche se non paragonabile alla versione
originale cellistica che permette di legare
e
rendere più profonde le melodiche note, specie
nell'Adagio centrale. Bravissimi comunque
gli archi della Verdi che hanno dato un valido
supporto al volume poco intenso del solista.
Forse, almeno in questo brano, una leggera
amplificazione della chitarra avrebbe giovato.
Cambio di registro e maggiore equilibrio con i
brani seguenti. Di Arnold la profonda e
coinvolgente Serenata op.50 e di Dyens il
pregnante Tango en Skäi . Con Piazzolla
nel brano finale e nei due bis proposti è salito
sul palcoscenico l'eccellente Davide Vendramin
con il profondo e insinuoso timbro del suo
bandoneón. Prima col Doppio concerto per
chitarra, bandoneón e archi, quindi nel
primo bis con il melodico Caffè 1930 e
poi ancora un brano dello strepitoso musicista
argentino hanno conluso un concerto che meritava
il pienone.
27 ottobre 2014 Cesare
Guzzardella
Inaugurazione
Stagione della Società del
Quartetto
Ieri sera in Conservatorio si
è aperta la Stagione musicale della Società
del Quartetto con un concerto
particolarmente interessante che prevedeva
l'esecuzione della trascrizione
cameristica della Sinfonia n.9 in re maggiore
di Gustav Mahler. L'ensemble
"Giorgio Bernasconi"
dell'Accademia
Teatro alla Scala era diretta da Marco Angius.
Il direttore e gli orchestrali, un gruppo di
circa 25 esecutori, hanno ottimamente affrontato
questa coraggiosa trascrizione del capolavoro
mahleriano operata da Klaus Simon che presenta
motivo di valida riproposta in molti frangenti
del lavoro. L'impatto cameristico con la
relativa riduzione d'organico sostenuto dalla
presenza di un pianoforte e di una ulteriore
tastiera ha reso l'interpretazione più vicina ha
certi caratteri popolari del lavoro. Ottima la
tenuta complessiva della formazione con momenti
di calo di tensione e altri di felice resa
estetica. Bravissimi tutti gli orchestrali.
Successo di pubblico e lunghi applausi al
termine. Ricordiamo il prossimo concerto in
programma previsto per il 4 novembre con la
pianista Katia Buniatishvili. Da non perdere.
22 ottobre 2014
Cesare Guzzardella
Szczepan Konczal alle
Serate Musicali
È un ottimo pianista Szczepan
Konczal. Nato a Katowice in Polonia nel 1985, ha
vinto numerosi concorsi
internazionali iniziando quindi una
carriera
concertistica importante in Europa. Scoperto da
Serate Musicali, è tornato ieri sera in
Conservatorio per un recital pianistico
dedicato interamente a F.Chopin. Dopo 11
mazurche eseguite con maestria e luminosa
coerenza, Konczal ha interpretato la Fantasia
op.39, lo Scherzo n.1 op. 20, il
Notturno op.48 n.1 ed infine l'Andante
spianato e Grande Polacca brillante op.22.
Il suo è un pianismo particolarmente equilibrato
giocato prevalentemente sulla bellezza del suono
e meno sulle dinamiche che a volte meriterebbero
maggiori contrasti. Specie nei brani più
intimistici si è espresso con profonda
espressività. Da riascoltare.
21 ottobre 2014 C. G.
Argerich, Kramer e
Kremerata baltica: splendide sinergie
Raramente si uniscono in una
sala da concerto musicisti del calibro di quelli
ascoltati ieri sera al Teatro Dal Verme in un
Concerto Straordinario organizzato da Serate
Musicali. Stiamo parlando di Martha Argerich,
Gidon Kremer e la sua Kremerata baltica. Il
programma, come spesso accade per la formazione
baltica ed il suo fondatore estone, riunisce il
classico
e il contemporaneo. Questa volta con più
classico e con cenni di moderno nel brano che ha
introdotto il concerto. Alexander Raskatov,
classe 1953, è un musicista russo eclettico che
passa dalla sperimentazione più accesa al
neoclassicismo come nel brano scritto per questa
occasione: Cinque minuti della vita di
W.A.Mozart. Un breve
lavoro per violino solista ed orchestra d'archi
molto "settecentesco" ma con frangenti timbrici
che escono dal modo tonale rendendo
particolarmente attuale il felice lavoro. Il
noto Divertimento per orchestra d'archi
di Bèla Bartók, eseguito successivamente dalla
Kremerata senza direttore, ha messo in risalto
le eccelse qualità di questa incredibile
formazione cameristica dotata di equilibrio
dinamico-timbrico di alto livello. È salita
quindi sul palcoscenico della sala, per
l'occasione stracolma di pubblico, la Argerich
per il Concerto per pianoforte ed orchestra
n.2 op.19 di L. V.Beethoven. Esecuzione
splendida con una Argerich doc per dinamica
senza uguali, un fraseggio sintetico e profondo
ed una Kremerata perfettamente in sintonia anche
senza direttore. Breve ed intenso il bis
schumanniano della Argerich. Dopo il breve
intervallo ancora Kremer e la sua orchestra per
il raro Rondò e Capriccio op. 129 di
Beethoven e finalmente la Argerich e Kremer
insieme per la splendida trascrizione per
pianoforte e violino di Kissine del Doppio
concerto per flauto, arpa ed orchestra K299
di W.A. Mozart. Esemplare il dialogo violino -
pianoforte anche nelle bellissime cadenze
solistiche. Tre i bis concessi tra cui il
celebre Liebesleid di Fritz Kreisler. Da
ricordare.
20 ottobre 2014 Cesare
Guzzardella
Luciani e Motterle ai
concerti del mattino in Auditorium
Continuano i concerti
domenicali del mattino -ore 11.30- in
Auditorium. Ieri abbiamo ascoltato il secondo
concerto dedicato prevalentemente a Bach, ma non
solo, dell'ottimo duo formato dal violinista
Fulvio Luciani e
dal
pianista Massimiliano Motterle. Romantico
Bach, questo il nome del ciclo, ha visto
ieri l'esecuzione della Partita in si minore
BWV 1002 nella trascrizione con pianoforte
di Schumann e della Sonata in si minore BWV
1014 del grande tedesco. Raffinate le
esecuzioni di entrambi i lavori. Il bellissimo
violino di Luciani sa essere discreto e ricco di
volume all'occorrenza ed il solista col
bravissimo Motterle al pianoforte, suona un
violino moderno o dal sapore antico nei colori.
Valida l'inserzione solistica del pianista con
l'Adagio in si minore K 540 di Mozart e
ancor più interessante il profondo brano di Arvo
Pärt denominato Frates, naturalmente per
violino e pianoforte. Domenica 16 novembre il
duo ritorna con Romantico Bach 3 , mentre
la prossima domenica mattina alle ore 11.30
ritorna il chitarrista Emanuele Segre. Da non
perdere.
20 ottobre C.G.
Uno studio sulle
società concertistiche: i primi 150 anni della
Società del Quartetto di
Milano
Si è svolta ieri, 16 ottobre
presso la Fondazione Corriere della Sera, la
giornata di studio sulla ricerca Le società
concertistiche: attività e gestione di
Martha Friel e Filippo Cavazzoni commissionata
dalla Società del Quartetto di Milano e svolta
in collaborazione con IULM nell’ambito del
progetto “Verso il futuro del nostro passato: i
primi 150 anni della Società del Quartetto di
Milano”. L’assessore Filippo Del Corno ha
annunciato, nel corso del suo intervento, che ha
proposto l’assegnazione dell’Ambrogino d’oro
2014 alla Società del Quartetto di
Milano.
Nella sala Montanelli della Fondazione Corriere
della Sera, erano presenti molte delle più
importanti Società e Associazioni concertistiche
italiane, tutte interessate al confronto su
problemi gestionali, normativi, progettuali. Nel
corso della lunga giornata si è andato
confermando un obiettivo che la Società del
Quartetto di Milano persegue da tempo. “Le
associazioni concertistiche hanno l’esigenza di
stabilire una forte relazione tra loro” ha
evidenziato il presidente Antonio Magnocavallo.
“Una programmazione artistica coordinata ed
unitaria, tra associazioni con criteri
gestionali di assoluta trasparenza,
consentirebbe alle Società concertistiche di
divenire non meri distributori di concerti
bensìcoproduttori di progetti musicali condivisi
con gli artisti, con attenzione particolare agli
italiani". “E’ auspicabile” ha aggiunto
“assumere una posizione unitaria nei confronti
dei vari interlocutori esterni, anche sul piano
legislativo e fiscale”. Carlo Fontana,
presidente dell’AGIS, nella mattinata ha
proposto una costituente Musica e ha sollecitato
“il ricomporsi del mondo musicale per ritrovare
rappresentatività e una nuova efficacia
propositiva”. E ha auspicato una maggiore
sensibilizzazione perché “non può esistere
cultura senza una società civile in grado di
farla propria”. La proposta avanzata da Carlo
Fontana è condivisa da Francescantonio Pollice,
vicepresidente del Cidim, l’istituzione
chefavorisce la collaborazione fra enti pubblici
e istituzioni musicali, e dell’AIAM
(Associazione Italiana Attività Musicali) che
rappresenta una ottantina di istituzioni.
Pollice ha elogiato l'iniziativa del Quartetto,
perché si augura che “da Milano parta l'idea di
un ripensamento del sistema della rappresentanza
adeguato alle necessità del presente e pronto
per le future sfide che il mondo della
concertistica dovrà affrontare”. Il Direttore
generale dello spettacolo dal vivo (Mibact)
Salvatore Nastasi, presente nella sessione
pomeridiana, ha illustrato le novità salienti
del nuovo decreto ministeriale, che sostituisce
il FUS (ex legge 800), che regola l’erogazione
di fondi pubblici al mondo dello spettacolo dal
vivo. Del documento ministeriale si sono
evidenziati punti controversi, sui quali Nastasi
si è soffermato e si è detto disponibile a un
successivo confronto aperto sulle criticità
emerse. L’educazione musicale nelle scuole sin
dall’infanzia e la formazione di un nuovo
pubblico, soprattutto giovane, sono stati
argomenti presenti in quasi tutti gli
interventi. Salvatore Carrubba, consigliere del
Quartetto ha evidenziato “come il caso delle
Società concertistiche sia particolarmente
interessante per ridisegnare gli interventi in
ambito culturale che, sempre di più, dovranno
favorire l'incontro tra soggetti pubblici,
privati e terzo settore, nel perseguimento
dell'interesse generale di democratizzare la
cultura e, nel caso della musica, far crescere
nuovi pubblici"
dalla redazione 17-10-2014
Roberto Cappello e
l'Orchestra del Conservatorio "A.Boito" di Parma
Le Serate Musicali da
alcuni anni invitano il pianista Roberto
Cappello insieme all'Orchestra del Conservatorio
"A.Boito" di Parma. Il programma di ieri sera
era all'insegna del più coinvolgente virtuosismo
lisztiano:
prima la Wenderer fantasia in do maggiore D
760 di Schubert-Liszt e quindi, totalmente
dell'ungherese ,Totentanz. La musicalità
di alto spessore del solista è emersa sino dalle
prime note nella celebre Wenderer schubertiana,
potenziata dalla riuscita trascrizione di Liszt.
Valida l'esecuzione e la resa complessiva della
giovane orchestra diretta da Eliseo Castrignanó.
Ma è nella coinvolgente Totentanz che Cappello
ha maggiormente mostrato doti
virtuosistico-espressive. La potente ritmica del
lavoro è stata splendidamente restituita e ogni
aspetto dinamico del brano è stato messo in
risalto. La chiarezza timbrica dei diversi piani
sonori si è evidenziata anche nel bellissimo bis
solistico con la celebre Ave Maria di
Schubert-Liszt. Le celebri note sono emerse con
nitore nel variato accompagnamento lisztiano.
Valido il fuori programma orchestrale con
Rendering di Schubert-Berio. Da ricordare.
14-10-2014
Cesare Guzzardella
Daniele Gatti alla
Scala per il FAI con
l'Orchestre National de France
Ieri sera la Scala ospitava
un numeroso pubblico per il concerto diretto da
Daniele Gatti a sostegno del FAI. Un'orchestra
di eccellente qualità, quella Nazionale di
Francia, ha interpretato brani di Igor
Stravinskij e Richard Strauss. Del russo la
Suite dal balletto Petruška
( versione
1947)
mentre del tedesco il Poema Sinfonico Don
Juan op. 20 e la Suite dall'opera Der
Rosenkavalier.
L'accurata
interpretazione del direttore milanese ha
trovato sia in Stravinskij che in Strauss alti
valori estetici espletati da una precisione
attenta e accurata in ogni dettaglio. Il
programma ricco di tensione emotiva ha avuto
momenti di garbata leggerezza nelle splendide
pagine del Rosenkavalier dove Gatti ha raggiunto
sonorità appena percettibili in un
contesto di perfetto equilibrio formale.
Mirabile l'Orchestra francese. Lunghissimi
applausi a Gatti e alla formazione sinfonica e
un breve e profondo bis. Ricordiamo che il
concerto organizzato da Deutsch Bank a sostegno
del FAI ha visto anche la collaborazione di
Serate Musicali.
13 ottobre 2014 Cesare
Guzzardella
Musiche di Gentilucci
e Romitelli per la Sinfonica Verdi in Auditorium
Il concerto di ieri sera in
Auditorium, con l'Orchestra Sinfonica Verdi
diretta da Gaetano d'Espinosa, prevedeva musiche
di Gentilucci, Romitelli e Brahms ed era
inserito anche nella programmazione dei concerti
dedicati al compositore Fausto Romitelli per la
rassegna di Milano Musica. La prima parte
del concerto di Largo Mahler è stato quindi
incentrato su due compositori scomparsi
prematuramente e appartenenti a generazioni
successive: Armando Gentilucci, Lecco 1939-
Milano 1989, e Fausto Romitelli, Gorizia
1963-Milano 2004. Del primo
compositore,
legato alle avanguardie post weberniane, è stata
eseguita la suite orchestrale Frammenti
Sinfonici da Moby Dick, tratta da un'opera
su suo libretto e mai rappresentata. Del secondo
invece, un lavoro giovanile sempre rimasto nel
cassetto e ieri per la prima volta eseguito,
Meridiana per orchestra. Le esecuzioni,
entrambi valide, grazie ad un'orchestra accurata
e duttile quale la Verdi e alla direzione
dettagliata di d'Espinosa, hanno mostrato mondi
musicali vicini nel tempo - Frammenti sinfonici
data 1986-88, mentre Meridiana 1989-90- ma
differenti nella concezione. Frammenti è
un viaggio sonoro nel profondo della mente dal
carattere ipnotico, spesso molto introverso con
momenti di voluminosa e tagliente resa timbrica.
I sette momenti musicali di questo lavoro si
dipanano per quasi trentacinque minuti e trovano
una relazione organica e formalmente corretta.
Meridiana, una dozzina di minuti la
durata, anticipa con maturità lo stile futuro di
Romitelli che verrà poi reso più personale nelle
opere successive e dimostra la precocità di
scrittura del giovane compositore e la sua
abilità nell' assorbire ogni esperienza della
musica del Novecento. La complessità del
linguaggio in entrambi i lavori meriterebbe
ulteriori ascolti ma già dal primo si evince un
rigore formale e una qualità compositiva
di grande spessore. Nella seconda parte della
serata, clima completamente diverso con una
ottima Quarta Sinfonia di J.Brahms.
Minuziosa, trasparente e raffinata la lettura di
Gaetano d'Espinosa. Lunghi applausi al termine.
Domenica alle ore 16.00 la replica. Da non
perdere.
11-10 - 2014 Cesare
Guzzardella
La
Traviata al Teatro
Coccia di Novara
Da far strabuzzare gli occhi
ai numerosi appassionati locali di teatro
d’opera l’esordio, ieri sera 10 ottobre, della
stagione lirica di Novara. Di scena al Coccia,
che ha prodotto lo spettacolo, una Traviata, il
cui allestimento ha coinvolto nomi d’eccezione
per il mediocrissimo tran tran della vita
musicale della città piemontese: Orchestra
sinfonica della Rai (finalmente un’orchestra
vera e bella ad ascoltarsi in buca al Coccia!)
diretta dall’enfant prodige Andrea Battistoni
(finalmente un direttore di fama al Coccia, dove
a Marzo vedremo addirittura Muti!!!), regia di
Daniele Abbado (finalmente un regista d’opera
vero e serio a Novara!), un cast vocale di tutto
rispetto: nei ruoli principali Aurelia
Florian-Violetta (vedi foto),
Vincenzo
Costanzo-Alfredo, Simone Piazzola-Germont padre.
E lo spettacolo, pur con qualche limite che
diremo, è di quelli destinati a restare nella
memoria dei musicofili novaresi. La regia di
Abbado ha scelto una scenografia (disegnata e
realizzata da Angelo Linzalata) assolutamente
nuda e spoglia, una sorta di astratto
contenitore delimitato da grigie pareti, appena
segnate da lesene nere, che ha fatto storcere
più di un naso al buon pubblico novarese,
abituato a ben più convenzionali messe in
scena…In questo modo la vicenda della “traviata”
è collocata fuori di ogni riferimento ad un
tempo e spazio precisi, per concentrarsi invece
su quello che, secondo l’interpretazione di
Abbado, è uno dei protagonisti determinanti: la
folla, coi suoi pregiudizi, morbosa curiosità,
crudeli condanne, fatua mondanità, indifferenza
a qualunque tragedia. La massa corale (la Schola
cantorum S. Gregorio Magno) incombe in modo
ossessivo e persino soffocante su Violetta, la
circonda continuamente, la osserva; anche nelle
scene ‘private’ dei duetti, in fondo alla scena
assiste muto un gruppo di curiosi,
rappresentanti anonimi della folla, di cui
Violetta è vista come vittima inerme e
sacrificale: per questo Abbado la fa cantare
molto spesso sdraiata, giacente ai piedi del
mostro-folla, cui si offre come oggetto del
desiderio e, appunto, vittima di un gioco cinico
e crudele. Della crudeltà e violenza della folla
è pienamente partecipe Alfredo: Abbado ne fa un
mediocre fantoccio, schiacciato fra
incontrollabile desiderio di possesso carnale e
timorosa sottomissione all’autoritaria figura
paterna. I suoi gesti nei confronti di Violetta
assumono talvolta la forma di una inconsueta
violenza, come nel finale del secondo atto,
quando scaglia in volto all’infelice amante,
invece della solita borsa di denaro, un intero
mucchio di banconote, per giunta gettandosi con
furia sul corpo della povera traviata svenuta,
in un gesto che evoca tanto un furibondo
amplesso, quanto un impulso omicida. Tra i
cantanti il nostro più convinto plauso va
senz’altro al Germont padre di Simone Piazzola,
perfetta incarnazione della figura paterna di
edipica tradizione, in splendida forma vocale,
con bella pastosità baritonale, capace di
piegarsi anche a mezze voci di grande
suggestione. La Florian ha il suo punto di forza
nelle zone centrali della vocalità sopranile,
che sa rendere efficacemente ricche di sfumature
e timbri delicati: davvero superba
l’interpretazione della romanza del terz’atto
Addio del passato bei sogni ridenti. Quando,
come soprattutto nel primo atto, è chiamata a
prove di difficile coloratura sugli acuti,
appare un po’ in difficoltà, esibendo un acuto
un po’ troppo teso e ‘sbiancato’: qui c’è
insomma ancora da migliorare la tecnica. Quanto
a Costanzo, indubbiamente dotato di voce potente
e tecnica sicura, ci è sembrato però non sempre
a suo agio vocalmente nel particolare tipo di
interpretazione che la regia gli ha affidato,
riuscendo in generale piuttosto sbiadito. Ottima
la direzione di Battistoni, che , agitandosi
come un indemoniato sul podio, detta i tempi e
le dinamiche giuste all’orchestra, coordinandola
perfettamente col palcoscenico. I lunghissimi
applausi di un pubblico da “tutto esaurito”
hanno sottolineato eloquentemente il successo
pieno della serata.
11 ottobre 2014
Bruno Busca
Edoardo Zosi per la
Società dei Concerti
Il violinista milanese
Edoardo Zosi ha inaugurato la serie Rubino
della Società dei Concerti con una
splendida esecuzione del
Concerto per
violino
e orchestra in sol min. op.26 di M.Bruch,
musicista noto soprattutto per questo romantico
lavoro. La direzione dell'ottima Nord-West
Deusche Philharmonie era affidata a Gintaras
Rinkevicius. Il brano introduttivo di J. Brahms,
l'Ouverture Tragique in re minore op.81,
ha trovato un'interpretazione chiara ed
energica. Nel brano successivo,
l'op. 26, Zosi ha mostrato elevato spessore
tecnico e soprattutto espressivo. Il timbro
sicuro, preciso e altamente melodico del suo
voluminoso violino ha trovato un eccellente
supporto nell'orchestra tedesca che ha ben
sottolineato ogni peculiarità solistica. Lunghi
applausi e ottimo il bis solistico offerto dal
giovane virtuoso con un brano di J.S.Bach. Dopo
l'intervallo valida l'esecuzione della Quarta
Sinfonia op.120 di Schumann.
10
-10-2014 Cesare
Guzzardella
Francesco Manara e
l'Orchestra Antonio Vivaldi inaugurano
Serate Musicali
Non poteva iniziare meglio la
Stagione 2014-15 di Serate Musicali, l'importante
società concertistica milanese. In primo piano
un eccellente violinista quale Francesco Manara,
spalla dell'orchestra scaligera, e per
l'occasione una giovane e valida orchestra
giovanile denominata Antonio Vivaldi diretta dal
Lorenzo Passerini. Ricordiamo che il concerto di
ieri
sera
era anche dedicato all'importante associazione
Progetto Itaca, organizzazione diffusa in
tutta Italia e specializzata nel sostenere
giovani con disagio mentale attraverso
importanti attività di recupero. Il programma
della serata prevedeva tre lavori: un brano del
giovane compositore Piergiorgio Ratti, FM
Rapsodia per violino e orchestra op.20,
commissionata per l'occasione da Progetto
Itaca Onlus, quindi il celebre Concerto
per violino e orchestra in re magg. op.35 di
Caikovskij, entrambi i lavori con Francesco
Manara solista. Dopo l'intervallo la Sinfonia
n.4 in fa min. Op.36 di Caikovskij.
Particolarmente interessante la rapsodia di
Ratti, lavoro rientrante in ambito tonale che
gravita attorno a modalità compositive legate al
folclore novecentesco di autori ungheresi alla
Bartok e anche con ritmiche dal sapore
sud-americano alla Villa Lobos.
Ratti
ha mostrato coerenza compositiva e notevoli
capacità d'orchestrazione costruendo anche
un'avvincente parte solistica ottimamente
eseguita da Manara. Al termine applausi anche al
compositore salito sul palcoscenico. Le qualità
di Francesco Manara si sono poi maggiormente
rivelate nel celebre concerto del compositore
russo. Profonde e raffinate le timbriche del
voluminoso violino solista. Il modo di melodiare,
molto italiano, di Manara ha definito con
sicurezza e trasparenza coloristica ogni
dettaglio del noto concerto. Valida la direzione
di Passerini e altrettanto valide le estroverse
timbriche della giovane orchestra. Lunghi
applausi e un bachiano bis di Manara. Dopo
l'intervallo ottima l'interpretazione della
Quarta Sinfonia di Caikovskij. Successo di
pubblico, Chi volesse sostenere Progetto Itaca
Onlus può mandare una SMS al numero 45598 sino
al 12 ottobre versando la somma di 1-2 o 5 euro.
8
ottobre 2014 Cesare
Guzzardella
Matthias Goerne alla
Scala
Straordinario il recital
proposto ieri sera al Teatro alla Scala con il
baritono tedesco Matthias Goerne accompagnato
dal pianista riminese
Enrico
Pace. Il programma prevedeva prima Beethoven con
sei lieder -nn.1/6- da An die ferne Geliebte
op. 98 (All'amata lontana), quindi di
Schubert il celebre ciclo liederistico
Schwanengesang D.957 (Canto del cigno).
Goerne, coadiuvato dall'eccellente Pace ha
donato al numerosissimo pubblico intervenuto
un'interpretazione di altissima qualità estetica
attraverso la sua voluminosa e chiarissima
timbrica mediata da meditata e raffinata
espressività. Non poteva trovare migliore
accompagnamento pianistico in Enrico Pace,
sempre attento nel sottolineare e sostenere ogni
accento melodico del grande baritono e mai
invadente. Lunghissimi gli applausi al termine e
un bis con ancora Schubert. Memorabile.
6 ottobre 2014
Cesare
Guzzardella
Andrea Bacchetti in
Auditorium a Milano
I concerti da camera della
domenica mattina hanno trovato ieri sul
palcoscenico dell' Auditorium milanese il
pianista Andrea Bacchetti, uno dei migliori
interpreti italiani del repertorio
settecentesco. Bacchetti, presenza costante
nelle sale da concerto di Milano, ha in Bach la
sua massima frequentazione artistica. Il
programma di ieri prevedeva infatti un
concentrato bachiano che circondava le celebri
Variazioni Goldberg,
eseguite
senza ritornelli anche per ragioni di tempo, da
altri importanti lavori quali la Toccata in
mi min. BWV 914, Wer nur den lieben Gott labt
walten BWV 691, i deliziosi Preludio n.1
dal C.B.T. e il Minuetto in Sol maggiore-brano
di apparente semplicità con il quale si
cimentano tutti i pianisti alle prime armi- e
infine la nota Suite francese in sol magg.
N.5 BWV 816. I lavori sono stati eseguiti
senza soluzione di continuità quasi a sembrare
un'unica lunga suite di quasi sessanta minuti.
L'interpretazione di Bacchetti ci è apparsa
elegante e determinata. Si nota da subito la
completa interiorizzazione del materiale
musicale da parte del pianista genovese, la
tecnica è sovrabbondante e l'espressività di
alto livello. Permangono, in alcuni frangenti,
nelle Goldberg, frettolosità temporali riferite
ai movimenti più lenti che meritavano più
respiro. Dopo una brevissima pausa Bacchetti ha
ripreso il concerto con il Larghetto in sol
di J.H.Hasse e Cinque sonate dal
Manoscritto restaurato di Domenico Scarlatti.
Bellissime le interpretazioni ascoltate. Nelle
sonate scarlattiane il pianista ha dato prova di
eccellente sintonia col Settecento italiano. Di
estrema qualità il primo bis proposto con
l'intero Concerto Italiano di Bach, con
un movimento centrale meditato e profondo,
quindi un inatteso Chopin con un eccellente
Studio, un breve brano di Villa Lobos
"Pulcinella", e una elegante arrangiamento
jazz di Bacchetti stesso del noto "Over the
rainbow". Lunghi applausi. Da ricordare.
6 ottobre 2014
Cesare Guzzardella
Valentina Lisitsa con
la Sinfonica Verdi in Auditorium
La pianista ucraina Valentina
Lisitsa per la prima volta ha tenuto un concerto
in Auditorium con la Sinfonica Verdi diretta da
Zhang Xian. In programma il raro Concerto per
pianoforte e orchestra n.2 in sol min. op.16
di Sergej Prokof'ev. Il lavoro del grande
pianista-compositore russo è del 1913 e insieme
ad alcune composizione scritte nei medesimi
anni
da altri grandi del Novecento quali Stravinskij,
Bartok, Ravel, ecc. introduce il secolo scorso
alla modernità con scelte compositive
timbrico-armoniche innovative e molto personali.
Le difficoltà tecnico-virtuosistiche dei quattro
movimenti che compongono il difficile brano sono
state superate con esuberante facilità dalla
bravissima pianista che ricordiamo essere una
star del web per la straordinaria quantità di
visite del suo canale You Tube. La Lisitsa pur
avendo un approccio molto virtuosistico con il
pianoforte non manca certo di profonda
sensibilità espressiva, anche nei momenti di più
meditata melodicità. Decisamente valida la sua
interpretazione in ottima sinergia con
l'orchestra e l'accurata direzione della Xian.
Due i bellissimi bis solistici concessi con l'Ave
Maria di Schubert-Liszt e la Campanella
di Paganini-Liszt. Nella seconda parte del
concerto valida l'esecuzione della Sinfonia "Manfred"
op. 58 di Caikovskij. Lunghi applausi a
tutti i protagonisti. Ultima replica domenica 5
ottobre alle ore 16.00. Da non perdere.
4 ottobre 2014
Cesare
Guzzardella
Finale del 47°
Pittaluga e Pittaluga Junior
Sabato 27 settembre 2014 si è
chiuso con un gran successo di pubblico ed un
grande risultato il 47° Concorso Internazionale
di chitarra classica Michele Pittaluga presso il
Teatro Alessandrino, a quattro anni dalla
chiusura del Comunale. I finalisti del Concorso:
Eren Sualp, Gian Marco Ciampa e Daniel Egielman
si sono esibiti con l’Orchestra Classica di
Alessandria diretta dal Maestro Paolo Ferrara,
mentre la giovane vincitrice del neonato
Pittaluga Junior, Carlotta Dalia ed Eren Sualp,
vincitore del Premio in memoria del compositore
Luis Ochoa, sono saliti s ul
palco per ricevere i meritati applausi. Entrambi
hanno intrattenuto il pubblico mentre la Giuria
internazionale giungeva, con le ultime
votazioni, alla fase conclusiva del concorso. Il
bravo presentatore della serata, il Maestro
Francesco Biraghi, titolare della cattedra di
chitarra al Verdi di Milano, ha presentato i
concerti interessando il pubblico sui brani ed i
compositori italiani che il programma prevedeva
(Mauro Giuliani, Ferdinando Carulli e Francesco
Molino). I risultati premiano il turco Eren
Sualp (foto) di Ankara che , oltre ad un Premio
in denaro di 10000 euro, si porta a casa la
Medaglia del Presidente della Repubblica, un
contratto discografico con la Naxos canadese e
una tournée di concerti internazionale, oltre
alla chitarra da concerto vinta come miglior
esecuzione del brano di Ochoa ed una miriade di
omaggi tra cui un orologio, la targa del
Concorso, quadri ed incisioni e gift box delle
ditte Savarez e Daddario, specialiste in
articoli per chitarra. Secondo si classifica il
giovanissimo polacco (non ancora ventenne)
Daniel Egielman suonando,
come
il vincitore, il “Concerto opera 30” di Mauro
Giuliani e terzo l’italiano Gian Marco Ciampa di
Roma presentandosi con il “Petit concert de
société” di Ferdinando Carulli. Sono stati loro
assegnati i premi previsti dal bando ed a tutti
i semifinalisti vengono destinati rimborsi spese
e Master class offerte dal Conservatorio
Vivaldi. Sul palco sale anche la Giuria del
Pittaluga Junior ed alcuni giovanissimi
concorrenti selezionati che ricevono rimborsi,
master class e una settimana in USA per una full
immersion presso i Guitar studios
Castellani-Andriaccio di Buffalo (NY) ,
specializzati nell’educazione musicale di
giovanissimi chitarristi. La serata si chiude
con la conferma da parte degli organizzatori
delle date del prossimo concorso, il 48°, dal 21
al 26 settembre 2015, con la ripresa delle due
sezioni (Junior e senior) e la promessa del
ritorno nel programma della Finale del “Concierto
de Aranjuez” di Joaquin Rodrigo. Il vincitore
rimarrà in città ancora per qualche giorno,
avendo già un recital in programma a Tortona, ma
tornerà spesso in Italia dove lo attende una
lunga tournée di concerti. La settimana ,
iniziata il lunedì con la cerimonia di apertura
in Sala giunta del Comune alla presenza delle
Autorità, era proseguita con un concerto
dell’Orchestra Femminile italiana diretta da
Roberto Giuffré a Palazzo Monferrato. Per tutta
la settimana il Conservatorio ha ospitato le
Prove del 47° Concorso Pittaluga e del Pittaluga
Junior cui si erano iscritti 23 concorrenti. Il
giovedi 25 era il giorno delle “Chitarre in
corsia” , una apprezzata visita ai ricoverati
dell’Ospedale infantile e della casa di
Soggiorno Borsalino da parte dei concorrenti
Jonathan Bolivar e Damien Lancelle che hanno
intrattenuto gli ospiti con un momento musicale.
Il Convegno del Sabato, affollatissimo, ha
consegnato gli ambiti riconoscimenti delle
“chitarre d’oro” in diversi ambiti della ricerca
e della produzione musicale, dopo aver
affrontato i tanti temi interessanti in
programma. I principali partner della
manifestazione, che si è svolta sotto il
Patrocinio della Commissione nazionale Unesco e
con l’adesione del Presidente della Repubblica,
sono stati la Regione Piemonte, il Ministero dei
Beni culturali, la Fondazione Cassa di Risparmio
di Alessandria e quella di Torino,la AMAG,
Metlac, Restiani, Guala Closures, Solvay Solexis,
i club di servizio cittadini, la Camera di
Commercio , alcune ditte fornitrici di materiali
per chitarra, il Comune e la Provincia di
Alessandria.
2 ottobre 2014 dalla
redazione
SETTEMBRE 2014
Concerto di Emanuele
Segre all'Auditorium di Milano
Secondo appuntamento
con i concerti
cameristici della domenica mattina
all'Auditorium di Largo Mahler. Questa volta sul
palcoscenico insieme alla formazione d'Archi
della "Verdi" abbiamo trovato il chitarrista
Emanuele Segre in un interessante e impegnativo
programma cameristico. Dal classico Concerto
in Re maggiore di A. Vivaldi per chitarra e
archi (in origine per liuto e archi), con una
splendida interpretazione del
secondo
tempo (Largo) ricca di fioriture e abbellimenti
aggiunti dall'interprete, a un poco conosciuto
brano di Niccolò Castiglioni, "Come io passo
l'estate", formato da dieci brani che
descrivono una situazione o un ambiente: la
grande sensibilità insita nel brano per la
natura e il paesaggio è resa con maestria
dall'esecutore, anche nei passaggi tecnici più
complessi. Il brano è stato magistralmente
trascritto e adattato per chitarra ed archi da
Carlo Boccadoro, dalla versione originale per
pianoforte di Castiglioni. In "The black Owl"
di Giovanni Sollima l'ensamble ha
sinergicamente reso la complessità ritmica delle
diverse sezioni in cui è "virtualmente"
suddiviso il brano (che è in un unico
movimento); da elogiare la raffinatezza
espressiva del chitarrista che nell'ultima
sezione "sviluppa" una melodia dalle
reminiscenze vernacolari-mediterranee mentre gli
archi eseguono una sorta di "tappeto" musicale.
Conclude il Gran Quintetto op. 65 di
Mauro Giuliani eseguito da Segre con
brillantezza del suono, anche se non sempre
adeguatamente reso da un punto di vista
dinamico. Molto buona l'idea di far suonare gli
archi con la sordina per limitarne il suono e
consentire alla chitarra di emergere nelle parti
solistiche: in questo modo si è evitato il
ricorso all'efficace ma pur sempre discutibile
uso dell'amplificazione esterna dello strumento.
Bravi anche gli archi nell'esecuzione dei vari
brani e nell'assecondare le esigenze espressive
dell'artista.
29 settembre 2014 Alberto
Cipriani
Gaetano d'Espinosa e
la Sinfonica Verdi in Auditorium
Il secondo concerto della
Stagione sinfonica della Verdi in Auditorium
prevedeva trascrizioni o
rifacimenti-completamenti di lavori di
Shostakovic h e Mahler
operati da Rudolf Barshai, grande direttore
d'orchestra russo scomparso nel 2010. Del primo
compositore russo è
stata
eseguita una trascrizione per orchestra d'archi
del Quartetto n.8, mentre dai frammenti
della Decima Sinfonia, opera rimasta
incompiuta di Gustav Mahler, la ricostruzione
completa di Barshai. Ricordiamo che il direttore
russo l'aveva interpretata con la Sinfonica
Verdi nella Stagione 2002-2003. Decisamente
valida l'interpretazione dell'orchestra d'archi
e la dettagliata direzione di D'Espinosa per
quanto concerne il lavoro di Shostakovich.
La corposa sinfonia Mahleriana, in cinque
movimenti, ha travato un direzione attenta e
sicura nel direttore siciliano e la Verdi ha
espresso con intensità coloristica e trasparenza
i dettagli di un lavoro che rimane incerto per
forma complessiva ma che mostra in molti
frangenti la profonda anima compositiva del
grande direttore-compositore austriaco. Grande
successo di pubblico nella serata di ieri.
Replica prevista per domenica alle ore 16.00. Da
non perdere.
27 settembre 2014
Cesare
Guzzardella
Krystian Zimerman
conclude l'ottava edizione del
Festival MITO
Non poteva avere migliore
conclusione l'ottava edizione del Festival
Internazionale MITO SettembreMusica con la
presenza di un grande quale il pianista polacco
Krystian Zimerman. Il Teatro Arcimboldi ha visto
la splendida Orchestra Sinfonica della Radio
Nazionale Polacca-Katowice diretta da Alexander
Liebreich interpretare prima il
raro
ma profondo brano di Wirold Lutoslawski
Musique funèbre per archi (1958) e quindi
Brahms con il noto Concerto n1 in re min. per
pianoforte e orchestra op.15 - solista
appunto Zimerman e la Sinfonia n.1 in do min.
Op.68. L'introduzione alla serata musicale
con il sofferto lavoro per archi del polacco
Lutoslawski - ottimamente eseguito- ha
anticipato l'ingresso del protagonista con un
concerto ormai tra i più celebrati del
repertorio per pianoforte ed orchestra e
certamemte tra i più drammatici per quella
potente introduzione orchestrale nel Maestoso
iniziale e nella ripresa solistica. Zimerman, in
splendida forma, ha fornito un'interpretazione
esemplare per intensità drammatica con chiarezze
espositive e tensioni emotive di altissimo
livello estetico. Il difficile concerto, anche
per l'inusuale equilibrio drammatico tra la
grande orchestra e il solista e le difficoltà
tecniche riservate al pianoforte, veniva in
passato considerato quasi ineseguibile.
L'abitudine esecutiva a questo lavoro in questi
ultimi decenni e la bravura di grandi pianisti
del passato come Gilels o del presente come
Pollini o Zimerman, hanno reso questo concerto
tecnicamente abbordabile. Sono emerse, grazie a
questo concerto, specificità estetiche che
rivelano ulteriormente la grandezza compositiva
del grande musicista tedesco-ungherese. Zimerman
con una forza espressiva sicura ed energica ha
trovato un equilibrio formale perfetto sia nei
momenti drammatici del Maestoso che nella
melodia meditata dell'Adagio centrale,
per arrivare poi ad una ancor più splendida
sinergia orchestrale nel Rondò finale.
Ottima la direzione di Liebreich come dimostrato
anche dalla bellissima esecuzione della Sinfonia
op.68. Lunghi applausi per tutti i protagonisti.
22 settembre 2014
Cesare Guzzardella
In Conservatorio
brani di Furrer e Vacchi per il
Festival MITO
Ieri sera nella Sala Verdi
del Conservatorio milanese l'ultimo appuntamento
per il Festival Mito SettembreMusica con i
contemporanei Beat Furrer e Fabio Vacchi ha
trovato sul podio lo stesso Furrer alla
direzione dell'Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai. In programma,
nella
prima parte, due brani orchestrali di Furrer
quali La bianca notte per soprano,
baritono e orchestra e Canti della
Tenebra per mezzosoprano e orchestra.
Entrambi i lavori erano in prima esecuzione
italiana. Dopo l'intervallo sono stati eseguiti
tre lavori di Vacchi per grande orchestra: il
noto Dai calanchi di Sabbiuno, Veglia
prima e il recente Tagebuch der Emporung
in prima esecuzione italiana. Clima musicale
completamente diverso per i brani di Furrer
rispetto a quelli ascoltati il giorno 16. Le
timbriche più cupe, misteriose e melodiche di
entrambi i nuovi lavori sono state ben
sottolineate nella parte vocale dai bravissimi
cantanti quali Giulia Peri e Roberto Abbondanza.
Valida anche l'interpretazione del mezzosoprano
Gabriella Sborgi nel secondo brano. Dettagliata
e convincente anche la direzione del
direttore-compositore Furrer. Il collaudato e
breve Dei calanchi di Sabbiuno ha
evidenziato le abilità di Vacchi nel trattamento
della
grande orchestra. Una evidente forte componente
melodica è alla base dei lavori del musicista
bolognese e sia nei
Dei Calanchi che nel
successivo Veglia prima, le sonorità
ascoltate sono apparse definite da eccellenti
impasti timbrici che ci hanno condotto ad una
suggestiva spirale d'inquietudine.
Più estroverso e ritmicamente espressivo, specie
nel ridondante finale, il lavoro che ha concluso
la splendida serata.
Tagebuch der Emporung ha infatti un
trattamento orchestrale particolarmente
virtuosistico e rimanda ad autori del Novecento
che vanno da Varès e sino
alla musica del migliore free jazz. Pregnante e
suggestivo il complesso lavoro. Un plauso alla
splendida direzione di Furrer nei brani di
Vacchi. Lunghi applausi al termine con Vacchi
sul palcoscenico insieme alla splendida
orchestra.
19 settembre 2014 Cesare
Guzzardella
Brani di Furrer e Vacchi al Dal Verme
per il Festival MITO
Secondo appuntamento per il
Festival Mito SettembreMusica con i
contemporanei Beat Furrer e Fabio Vacchi. Il
primo, svizzero classe 1954 e il secondo,
bolognese classe 1949. In programma, nella prima
parte, due brani orchestrali di Furrer quali
Strane costellazioni per
orchestra,
in prima esecuzione italiana e il
Concerto per pianoforte e orchestra, brano
del 2007 particolarmente eseguito in Europa.
Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato il
Melologo per attore e orchestra "Prospero, o
dell'armonia", lavoro del compositore
bolognese del 2009. Ci sono piaciute molto le
sonorità taglienti, moderne e "spaziali" di
Furrer,
specie
nel valido concerto pianistico che ha trovato la
partecipazione al piano del bravissimo
pianista-compositore Oreste Sciortino
(foto ), musicista specializzato
in musica contemporanea. Valida la resa
percussiva pianistica e l'equilibrio con i
bravissimi professori
dell'Orchestra Filarmonica '900 del Teatro Regio
di Torino. Il lavoro di Fabio Vacchi ruota
invece attorno alla declamazione di versi tratti
dagli ultimi due atti ed epilogo della Tempesta
di Shakespeare. La musica, anche tonale, poetica
e spesso neoromantica nelle timbriche, non si
scontra mai con i versi ben recitati dall'attore
Sandro Lombardi ma ne è valido coronamento quasi
a descriverne i contenuti. Anche per questo
lavoro di Vacchi ottima è stata la direzione
orchestrale di Gergely Madaras. Successo di
pubblico e lunghi applausi anche al compositore
bolognese (foto) salito sul palco. Prossimo
appuntamento con Furrer e Vacchi per domani sera
in Conservatorio.
17 settembre 2014
Cesare
Guzzardella
Temirkanov e
l'Orchestra di San Pietroburgo agli Arcimboldi
per MITO
Grande successo di pubblico
per il direttore d'orchestra russo Yuri
Temirkanov. Ieri sera al Teatro degli Arcimboldi
una delle date più attese
per
il Festival MITO SettembreMusica:
l'Orchestra Sinfonica di San Pietroburgo e il
suo direttore Temirkanov hanno raggiunto vertici
interpretativi con la Sinfonia n.2 in re
magg. Op.73 di Johannes Brahms e brani dallo
Schiaccianoci di Pëtr Il'ič
Čajkovskij. Si rimane stupefatti dalla
bellezza coloristica dei timbri orchestrali e
per l'eccellente impasto coloristico degli
strumenti. L'ottima interpretazione della
Seconda Sinfonia dell'amburghese, con finale
"Allegro con brio" di eccelsa resa, è
forse stata superata dalla bellezza delle
timbriche pastose, incisive ma
anche delicate dei brani del russo. In
Čajkovskij
Temirkanov e la sua orchestra da molti anni non
hanno uguali. Lunghi applausi al termine e due
bis.
10
settembre 2014
C.G.
Il
Quartetto di Cremona
per MITO al Conservatorio milanese
Una serata di qualità quella
di ieri sera in Sala Verdi per Mito
SettembreMusica. Il Quartetto di Cremona,
tra i migliori quartetti d'archi presenti sulle
scene internazionali, ha tenuto un eccellente
concerto cameristico coadiuvato anche dalla
presenza di ulteriori archisti per il
Quintetto
d'archi op.111 di J. Brahms e per la
trascrizione in settetto d'archi di
Metamorphosen di R.Strauss. La formazione ha
anticipato il programma con due lavori di Anton
Webern quali le Sei bagatelle op.9 e il
Langsamer Satz. Le prime appartengono al
periodo dodecafonico del viennese e il secondo
brano è d' impronta romantica e decisamente
tonale. Le brevi bagatelle hanno trovato un
supporto ottimale nella profonda e precisa
interpretazione dei quattro archisti che
ricordiamo essere al primo violino Cristiano
Gualco, al secondo
violino Paolo Andreoli, alla viola Simone
Gramaglia e al violoncello Giovanni Scaglione.
Di spessore anche il melodico Quintetto in
sol maggiore di Johannes Brahms. Il brano ha
trovato una sinergica e decisa precisione di
tocco dei cinque strumentisti, considerando
anche il valido intervento di Margherita Di
Giovanni alla seconda viola. Molto incisive le
fondamentali parti del primo violino e del primo
violoncello anche nella "moderna"
Metamorphosen di Richard Strauss dall'
originale per orchestra d'archi. Citiamo nella
formazione a 7 archi ( foto) del brano, oltre la
citata seconda viola, anche Riccardo Agosti al
secondo cello e Andrea Lumachi al contrabbasso.
Splendido concerto!
8 settembre 2014
Cesare Guzzardella
Il Mito tra pochi
giorni a Milano e Torino
Manca poco all'inizio di
Mito Settembre Musica, il Festival
Internazionale della Musica che ha riscosso in
questi anni grande
successo
di pubblico per la qualità musicale proposta. Il
4 settembre a Torino e il 5 a Milano, la
Budapest Festival Orchestra diretta da Ivan
Fischer proporra musiche sinfoniche con brani di
Dvorak, Brahms, Schubert e Strauss. Al Teatro
alla Scala verranno eseguite le Sinfonie n.3 e 4
di J. Brahms in ricordo del grande direttore
Claudio Abbado. Ricordiamo la presenza
quest'anno di grandi interpreti quali Martha
Argerich, Krystian Zimerman, direttori come
Fischer o Temirkanov e molti altri. Oltre ad
artisti jazz, segnaliamo per il repertorio
contemporaneo, ritratti dedicati a compositori
quali Fabio Vacchi e Beat Furrer. Molti concerti
saranno ad ingresso gratuito. Una manifestazione
da non perdere.
2 settembre 2014
dalla redazione
LUGLIO 2014
Così fan tutte
al Teatro alla Scala
Continuano le rappresentazioni del
Così fan
tutte mozartiano al Teatro alla Scala. Ieri
sera l'ultima direzione di Daniel Barenboim -
dal 3 luglio ci sarà sul podio Karl-Heinz
Steffens- ha trovato un evidente riscontro di
pubblico con applausi per tutti i protagonisti.
La regia di Claus Guth e le
valide
scene del medesimo e di Christian Schmidt sono
quelle già trovate a Salisburgo nel 2009.
L'impianto scenico, in linea con i moderni
costumi di Anna Sofie Tuma, ci è sembrato
adeguato allo spirito rappresentativo che
modernizza i comportamenti dei sei protagonisti
in una realtà più attuale, in un periodo, quello
di questi anni, nel quale le contraddizioni dei
rapporti umani sono evidenti in termini di
coerenza ed ipocrisia. Il burattinaio Don
Alfonso, nell'ottima voce di Michele Pertusi,
a comando
impone comportamenti che metaforicamente
ricordano i nostri tempi.
Don
Alfonso del vecchio filosofo ha ben poco e il
suo atteggiamento è cinico nel plasmare la
volontà dei protagonisti, a parte Despina, per
la valida voce di Serena Malfi, che partecipa
alla sceneggiata dando un suo spontaneo
supporto. L'atteggiamento contraddittorio delle
coppie Ferrando-Dorabella e Guglielmo-Fiordiligi,
con tutte le implicazioni dei rispettivi
tradimenti e le relative conseguenze, è
evidenziato e rappresentato con modalità non
certo settecentesca, ma il risultato
è comunque convincente. Segnaliamo soprattutto
le voci femminili delle protagoniste con un'
ottima, ma a volte disomogenea , Maria Bengtsson
in
Fiordiligi e un'altrettanto ottima e più
costante Katija Dragojevic in
Dorabella.Bravissime nei duetti (Prime due foto
Archivio Scala). Validi, ma non sempre
all'altezza, Rolando Villazón - a volte troppo
caricaturale- in
Ferrando
e Adam Plachetka, non sempre timbricamente
chiaro, in Guglielmo. Ottimo, come detto, il
Don Alfonso di Pertusi. Rilevante in qualità la componente corale.
Coerente e dettagliata la direzione di Barenboim
con tempi spesso riflessivi. Prossime repliche
per il 3-5-11-14-17-21 luglio.
1 luglio 2014
Cesare
Guzzardella
GIUGNO 2014
Giornata
musicale in Conservatorio
per i 150 anni del "Quartetto"
Ieri giornata densa di concerti in Conservatorio
per celebrare i
150 anni dal primo concerto della
Società
del Quartetto. Era il 29 giugno 1864 e da
allora la storica società ha organizzato
migliaia di preziosi concerti con
le
migliori formazioni cameristiche e i maggiori
solisti. Ieri sera in Sala Verdi abbiamo
ascoltato due valenti formazioni cameristiche
quali il
Trio di Parma e il
Quartetto
di Cremona, quest'ultimo coadiuvato dalla
presenza di uno dei migliori pianisti italiani
quale Andrea Lucchesini. L'interessante e
variegato programma prevedeva il
Trio n.7
op.97 "Arciduca" di L.v.Beethoven e, sempre
del maestro tedesco, una felice trascrizione
per
quintetto e pianoforte del noto
Concerto
n.4 in sol magg. op.58 nella ricostruzione
dalle fonti originali di Han Werner Kuthen.
L'accattivante Beethoven veniva inframmezzato
da due lavori contemporanei
di Omar Dodaro,
Mònos,
per quartetto d'archi, e di Giovanni Sollima con
Alone per violoncello. Di grande qualità l'esecuzione dell'"Arciduca",
con il violoncello dell'eccellente Enrico Bronzi
in evidenza e un coordinamento armonico,
preciso, discreto e luminoso del bravissimo
pianista Alberto Miodini, ma
non
dimentichiamo l'ottimo violino di Ivan Rabaglia.
Enrico Bronzi è emerso anche nel folclorico e
mediterraneo
Alone
del compositore e cellista Sollima. Lo stile
inconfondibile del compositore siciliano mostra
una valida ricerca mediata dalle sonorità
mediterranee e orientali, con un approccio
strumentale innovativo e con trovate tecniche
esecutive nuove e virtuosistiche. Il Quartetto
di Cremona ha iniziato la propria prestazione
con Mònos
del giovane Omar Dodaro. Il brano,
commissionato
dal "Quartetto" per questo anniversario, era
risultato primo nel Concorso per Quartetto
d'archi "Sergio Dragoni". Particolarmente
interessante il lavoro compositivo con una resa
interpretativa ineccepibile ed equilibrata del
Quartetto di Cremona che ancora una volta mostra
il suo interesse per il repertorio
contemporaneo. Il noto concerto beethoveniano,
eseguito come ultimo brano, vedeva il Cremona
coadiuvato dalla viola di Giuseppe Russo Rossi e
trovava
al pianoforte il bravissimo Lucchesini. Il
pianoforte ha in questa trascrizione un ruolo
ancor più privilegiato e la precisa e solare
esecuzione di Lucchesini è emersa con nitore.
Bravissimo il quintetto nel sottolineare i
dettagli "orchestrali" anche se alcuni momenti
di grandiosa espressività orchestrale non sono
potuti emergere. Ottima l'interpretazione
complessiva e lunghi e fragorosi gli applausi al
termine. L'importanza della giornata è stata
sottolineata dall'intervento centrale del
Presidente del Quartetto Antonio Magnocavallo e
dell'Assessore alla Cultura Filippo del Corno
(nella foto). Una serata da ricordare.
30 giugno 2014
Cesare Guzzardella
Madesimo
Music Festival 2014
Torna dall'11 al 27 luglio il
Madesimo
Music Festival, sedici giorni di concerti,
incontri con gli artisti, masterclass e musica
nella natura nella splendida cornice della Valle
Spluga. L'iniziativa aveva avuto un ottimo
riscontro anche lo scorso anno, ma quest'anno è
stato programmato un ulteriore potenziamento.
Tra le attività più attese ricordiamo anche
Costruire il Talento, l'iniziativa organizzata dal direttore
artistico Mario
Marcarini
(nella foto con Luca Ciammarughi alla
presentazione milanese dell'evento), Label
menager di
Sony
Classical Italia. Tra gli eventi anche il
Sony Classical Talent Scout,
format
in cui chiunque appassionato di musica può
mettersi alla prova in uno studio di
registrazione. Una giuria premierà le migliori
performance e offrirà al primo classificato
l'opportunità di tenere un concerto nel corso
del Festival. Tantissime le iniziative tra le
quali
masterclass
gratuite di violino temute da Lydia Cevidalli,
quella per pianoforte tenuta da Orazio Sciortino,
un Concerto-conferenza dedicato a CPE Bach a
cura di Gabriele Toia e Gabriele Formenti, un
concerto dell'arpista Cecilia Chailly, una
presentazione del libro
" Le stelle senza cielo" di Angiola Tremomti, un "vagabondaggio"schubertiano
con Luca Ciammarughi, un concerto con Andrea
Bacchetti che regala al pubblico le
Variazioni
Goldberg di J.S. Bach e un concerto di
musica sacra con Claudio Osele, il soprano
Veronika Kralova e altre notevoli attività. Il
Madesimo Music Festival è organizzato con il
sostegno e la collaborazione del Comune di
Madesimo, di Sony Classical Italia, del Festival
Cultura di Bergamo, di Radio Classica, Radio
Popolare, Skira Classica, Swing, Italia nostra
Onlus, Rivista Musica, e ancora,ancora.... Per
ulteriori informazioni
www.madesimo.eu,
www.circuitomusica.it.
Consigliamo una grande partecipazione per
un'iniziativa culturale che insegna a divertirsi
con la musica in luoghi naturali privilegiati.
Da non perdere.
29 giugno 2014
Cesare Guzzardella
Anja Harteros
al Teatro alla Scala
Il
soprano tedesco, di origini greche, Anja
Harteros ha tenuto uno splendido
recital
accompagnata dall'ottimo pianista Wolfram Rieger.
L'impaginato
prevedeva lieder di Schubert, Brahms e , con un
cambiamento di programma, di R. Strauss.
L'interpretazione esemplare dei tre grandi
musicisti ha trovato una voce pura e
intensamente lirica in equilibrio sinergico con
il pianoforte, per una lettura attenta ad ogni
dettaglio, con andature particolarmente
riflessive e dinamica discrete e profonde. La
Harteros, ascoltata recentemente negli ultimi
lieder di Strauss diretta da Chailly, dimostra
ancora una volta di essere una delle voci
migliori presenti sulla scena mondiale e di
avere una presenza scenica particolarmente
rilevante anche attorialmente. Fragorosi gli
applausi al termine e due eccellenti bis. Da
ricordare.
23 giugno 2014
Cesare
Guzzardella
Finalmente
Zimerman per il
Quartetto
Krystian Zimerman finalmente è arrivato. Ieri
sera ha concluso la Stagione ufficiale della
Società
del Quartetto con un concerto che rimarrà
certamente nella storia dell'importante società
milanese che conclude i
150
anni di attività concertistica. L'impaginato
prevedeva le tre ultime sonate bethoveniane e
precisamente le opere
109-110 e 111, a conclusione quindi del corposo ciclo sonatistico
per pianoforte del genio tedesco che comprende
complessivamente 32 lavori. Sala Verdi al
completo ha seguito con intensa concentrazione
le note del pianista polacco che ricordiamo
essere uno dei massimi pianisti viventi. Il suo
Chopin è già nella storia dell'interpretazione
ma anche il suo Beethoven esprime qualità di
eccelso livello espressivo. La
visione complessiva delle tre opere, espresse
formalmente in modo impeccabile mediante una
luminosità espositiva che non ha uguali, ci
mostra un Beethoven profondo ma nello stesso
tempo pacato e a tratti particolarmente dolce,
forse lontano dai modelli interpretativi più
tormentati di altri importanti grandi
interpreti. Lunghi e fragorosi applausi al
termine e nessun bis. Da ricordare. Ricordiamo
che domenica 29 giugno, giorno preciso della
ricorrenza dei 150 anni della Società del
Quartetto, si terrà in Sala Verdi, per tutta la
giornata ed a ingresso libero, concerti con
importanti solisti e formazioni cameristiche
come Andrea Lucchesini, il Trio di Parma, il
Quartetto di Cremona e altri. Da non perdere.
21 giugno 2014
Cesare Guzzardella
Davide
Cabassi e Jader Bignamini all'Auditorium
milanese
Strepitoso successo di pubblico per la Sinfonica
Verdi all'Auditorium milanese. Ieri sera, nella
replica di venerdì, platea e gallerie al
completo
per
il concerto tenuto dal pianista milanese Davide
Cabassi e dal direttore Jader Bignamini. Il
programma prevedeva due importanti lavori: il
Concerto
n. 5 "Imperatore" di L.V.Beethoven, a
conclusione del ciclo, e la
Quinta
Sinfonia di Cajkovskij. Cabassi ha
interpretato molto bene il celebre concerto
beethoveniano e la direzione sicura ed energica
di Bignamini ha implementato il successo di
questa esecuzione. Il tocco preciso e sicuro del
pianista ha trovato anche momenti di pacato e
riflessivo nitore espressivo nel sublime Adagio, un poco mosso dell'Op. 73. La leggerezza di tocco del pianista,
non disgiunta da sicura determinazione, anche
nei momenti più concitati del Rondò finale, si è
costantemente rivelata. Lunghi applausi al
termine e un bis solistico con il noto
Alla turca
mozartiano. Valida l'interpretazione della
Sinfonia
n.5 op.64 del russo con uno splendido
Finale.Andante maestoso, interpretato con
luminosa, energica ed equilibrata espressività.
Fragorosi gli applausi. Ultima replica per
domenica alla 16.00. Da non perdere.
14 giugno 2014
Cesare
Guzzardella
Sa Chen
alle Serate Musicali
Torna da alcuni anni alle
Serate
Musicali la pianista cinese Sa Chen.
Interprete affermata internazionalmente, la Chen
è dotata di una tecnica sorprendente derivante
da una scuola musicale, quella cinese, diffusa e
selettiva
che ha portato alla ribalta in questi ultimi
anni una schiera ingente di ottimi interpreti,
alcuni tra i più noti e richiesti in ogni parte
del mondo come Lang Lang, Yundy Li e Yuja Wang .
Il programma presentato lunedì sera in
Conservatorio prevedeva musiche di Franck, di
Chopin e di Liszt. Di grande rilievo la
chiarezza espositiva e l'equilibrio delle parti
in tutti i brani ascoltati, eseguiti in modo
riflessivo con andamenti adeguati e mai rapidi.
Molto brava la Chen a sottolineare con
espressione ogni dettaglio. Specie nel Franck
del
Preludio Corale e Fuga e soprattutto nella
celebre
Sonata in si minore lisztiana, la Chen ha
mostrato eccellente personalizzazione delle
sonorità proposte e soprattutto una capacità
riflessiva di alto livello interpretativo.
Validi anche i brani chopiniani con il noto
preludio la
Goccia
e la Barcarola. Successo in una Sala Verdi purtroppo con posti liberi.
10 giugno 2014
Cesare Guzzardella
Stefano Bollani alla Scala
per "Progetto Arca"
E'stato un Recital
Straordinario molto particolare quello
tenuto dal noto jazzista italiano Stefano
Bollani al Teatro alla Scala. La destinazione
benefica per l'onlus Progetto Arca è il
motivo più importante di questo creativo e
divertente concerto. La Fondazione Progetto
Arca (
www.progettoarca.org
) da vent'anni raccoglie fondi a sostegno delle
persone
più deboli e bisognose della società e cerca di
dare a loro una via di riscatto. I fondi della
serata saranno destinati al progetto "Bambini e
povertà in Italia, un aiuto subito!". Ma
torniamo al concerto di Bollani, un recital
senza programma, nato da un bisogno
d'improvvisazione tipico della musica jazz e
ancor più accentuato nel musicista italiano che
nella seconda parte del concerto ha costruito
una suite
musicale
divertente partendo da una decina di titoli
chiesti al pubblico e segnati casualmente su un
foglio. L'esagerata capacità improvvisatoria di
Bollani ha portato ad una divertente esibizione,
forse molto televisiva - vi ricordate il
programma
di Rai3 "Sostiene Bollani"? - che ha divertito
il pubblico presente massicciamente in teatro.
Da Take five di Paul Desmond a Paolo
Conte imitato vocalmente, da Gershwin a Fin
che la barca va, dal Bernstein di West
side story alle montagne di Heidi e
ancora altro con un improbabile Battiato ed un
più decoroso Fred Bongusto, un potpourri di
melodie ben armonizzate e personalizzate da un
artista che si diverte e vuole divertire e far
spettacolo, a volte esagerando un po', a volte
dimenticando il lato serio che la musica di
qualità impone. Eccellenti comunque alcuni brani
eseguiti in modo "completo" con abilità
virtuosistica, creatività e sensibilità musicale
di alto livello. Grande successo di pubblico in
un teatro decisamente più giovane del consueto.
Per chi volesse sostenere la Fondazione Progetto
Arca ricordiamo: bollettino postale CCP
1004598379, IBAN: IT 51 E
0335901600100000014086, 5x1000: C.F. numero
11183570156.
9 giugno 2014
Cesare Guzzardella
Due giovani certezze
del concertismo milanese
Il Conservatorio milanese
concluderà giovedì 12 giugno la prima edizione
della Stagione Concertistica quest'anno
denominata "I Sapori della musica" :
dodici concerti in Sala Verdi o in Sala Puccini
tenuti dall'Orchestra e dal Coro del
Conservatorio G.Verdi, da formazioni
cameristiche e dai migliori strumentisti
dell'importante Istituzione musicale, molti di
quest'ultimi vincitori di recenti concorsi
internazionali. Giovedì 29 maggio abbiamo
ascoltato un duo solistico di ottimo livello
formato dalla violinista Margherita
Miramonti e dal pianista, non ancora
16enne, Francesco Granata. In
programma due noti brani quali la Sonata n.1
op.78 di J. Brahms e la Sonata n.9 op.47
"Kreutzer". Siamo rimasti meravigliati delle
eccellenti sinergie rivelate dai due giovani
interpreti. Specie nella celebre "Kreutzer"
le timbriche sia della Miramonti che di Granata
sono stata precise e luminose, i volumi sonori
corretti, e l'equilibrio delle parti pesato in
modo perfetto da entrambi. Le modalità classiche
ascoltate, specie in Beethoven, hanno rilevato
un'interpretazione di una qualità stupefacente,
considerando anche la giovane età degli
interpreti e soprattutto quella di Francesco. Un
plauso alle sicure promesse del concertismo
internazionale. Ricordiamo il concerto di
Giovedì 12 giugno con il "Contemporary Jazz
Orchestra" diretto da Giovanni Falzone.
8 giugno 2014
Cesare Guzzardella
La Camerata Ducale e
il Flash-mob
Prossimamente
la Camerata Ducale girerà il suo
primo Flash-mob in Piazza Cavour a Vercelli.
L’esibizione dell’Orchestra sarà filmata da
Massimo Fonsatti.
6 giugno dalla redazione
MAGGIO 2014
Anna Fedorova per la
Società dei Concerti
La pianista ucraina Anna
Fedorova ha rivelato ottime qualità
interpretative nel concerto tenuto ieri sera in
Conservatorio per la Società
dei
Concerti. Il programma corposo prevedeva l'Op.118
di Johannes Brahms e due brani di Liszt con il
Sonetto 104 del Petrarca e la Rapsodia
ungherese n.6 nella prima parte. Dopo
l'intervallo tutto Chopin con due Valzer, l'op.64
n.3 e l'op.42 e la Sonata n.3 in
si min. op. 58. Esecuzione di qualità per
tutti i lavori proposti con eccellenze nei due
virtuosistici
brani di Liszt, specie nella luminosa rapsodia
dove la ventiquatrenne pianista ha trovato una
chiarezza espositiva e una precisione
timbrico-melodica di alto valore estetico.
Equilibrata la Sonata di Chopin e ancora il
polacco nei due bis proposti con ancora due
valzer tra cui il celebre Minute. Lunghi
applausi dal numeroso pubblico presente in Sala
Verdi e omaggio floreale per la brava e bella
Anna. Da riascoltare.
29 maggio 2014 Cesare
Guzzardella
Cinemusic Night's
Dream” chiude la XVI edizione del
Viotti Festival
Trovajoli, Morricone, Chaplin
e Piovani sono alcuni degli autori che daranno
vita all’ultimo appuntamento di stagione del
Viotti Festival, in cartellone per sabato 7
giugno, al Teatro Civico di Vercelli. La serata,
che avrà inizio alle ore 21, vedrà sul palco del
Civico la Camerata Ducale e il suo direttore e
violino solista Guido Rimonda, che spiega così
la scelta musicale: “inizialmente il concerto
doveva essere un omaggio al compositore romano
Armando Trovajoli, poi abbiamo deciso di
arricchire la scaletta aggiungendo composizioni
cinematografiche di altri celebri autori
italiani e stranieri. Un nostro personale
contributo alle più belle colonne sonore che
hanno reso indimenticabili moltissime pellicole
del Novecento”. I biglietti per la serata “Cinemusic
Night's Dream” si possono prenotare fino alle
ore 12.00 del venerdì antecedente al concerto
attraverso i seguenti canali: on-line alla
pagina biglietteria.viottifestival.com, oppure
chiamando lo 011 75.57.91
29 maggio dalla redazione
Gerhard Oppitz al
Conservatorio con l'UniMi
È una valida orchestra quella
ascoltata ieri sera in Conservatorio. A
conclusione della Stagione di concerti 2013-14
l'Orchestra UniMu - Università
degli Studi di Milano-, diretta da Alessandro
Crudele ha trovato un grande del pianoforte
quale il tedesco Gerhard Oppitz per interpretare
il Concerto n. 3. in do minore op.37 di
L.v.Beethoven. Il celebre concerto è stato
preceduto da un interessante
lavoro di Orazio Sciortino denominato
Innerlied nella versione per orchestra da
camera ed in prima esecuzione italiana. Il brano
di circa 10 minuti è complesso nella struttura
ma decisamente ascoltabile. La
componente
melodica e l'intreccio delle linee armoniche
espresse soprattutto dagli archi hanno trovato
una suggestiva timbrica ben delineata dai
bravissimi giovani orchestrali. Ottima la
direzione di Crudele e lunghi applausi al termine
anche al compositore salito sul palco. La buona
introduzione orchestrale del concerto
beethoveniano ha portato ad un eccellente
ingresso del solista Oppitz che con una
chiarezza espositiva particolarmente evidente ed
una timbrica sicura ed energica ha supportato
splendidamente la valida
direzione di Crudele. Era da circa dieci anni
che Oppitz non si vedeva a Milano e averlo
ascoltato in una cornice legata al mondo
giovanile ed universitario ci ha fatto molto
piacere. Nessun bis solistico ma pazienza. Nella
seconda parte della serata, valida
l'interpretazione della Sinfonia n.5 in fa
maggiore op.76 di Dvoràk.
28 maggio 2014 Cesare Guzzardella
Scipione Sangiovanni
alle Serate Musicali
del Conservatorio milanese
Ci stupisce sempre di più il
giovane pianista pugliese Scipione Sangiovanni.
Ieri sera ha tenuto un recital pianistico
in Sala Verdi impaginando un programma intenso e
originale che privilegiava brani virtuosistici
rivisitati da grandi interpreti, alcuni
trascritti da lui stesso. Bach, Vivaldi,
Paganini Schubert e Wagner sona stati
ottimamente interpretati. Il concerto è iniziato
con la Partita n.6 in mi minore di
J.S.Bach e Sangiovanni ha fornito una
coloristica ricca di sfumature
evidenziando
i differenti piani sonori attraverso chiare
linee melodiche. Nelle rivisitazioni, a
cominciare da Vivaldi, con due de Le Quattro
Stagioni -Estate e Autunno- sino
al Wagner-Liszt del Tristano e Isotta,
Scipione ha trovato un virtuosismo discreto e
luminoso per sottolineare ogni lavoro. Le
trascrizioni delle Stagioni vivaldiane sono una
sua eccellente operazione, fedele all'originale
nella resa armonica complessiva. La sua abilità
di compositore-trascrittore è tutta al sevizio
dei grandi musicisti e la sua musicalità
mediterranea - soprattutto italiana - risulta
evidente. Dopo Vivaldi una sequenza di tre
Corali di Bach rivisitati da Busoni ha iniziato
la seconda parte della serata. Eseguiti senza
soluzione di continuità i tre lavori del sommo
tedesco, immortalati dal grandissimo Busoni,
sono stati interpretati in modo eccelso, senza
indugi, malgrado le difficoltà virtuosistiche
che i brani impongono. Una luminosa e mirabile
Valse-Serenade di Schubert-Fazzari ha
intervallato l'ultima parte del corposo
programma. Più che una trascrizione è una felice
composizione di Hans Fazzari quella che abbiamo
ascoltato. Giocata su minimi cambiamenti
melodici in percettibili variazioni armoniche,
questo Valzer ha trovato nelle mani di
Sangiovanni ancora un eccellente interprete. Tre
splendide trascrizioni di Liszt, la prima da
Paganini e le altre da Wagner, hanno concluso la
parte ufficiale della serata. Andantino-
Capriccioso dai sei Studi e quindi "Ho ,
du mein holder Abendstern" dal Tannahuser e
il celebre "Isoldens Liebestod" da
Tristano e Isotta hanno ancora una volta
evidenziato le qualità personali e creative di
Scipione. Bellissimi i bis con ancora un
movimemto dall'Inverno vivaldiano e un
preciso e chiarissimo Handel dalla Suite in
re minore. Lunghi applausi da un pubblico
purtroppo numericamente limitato. Da ricordare.
27 maggio 2014 Cesare
Guzzardella
Rolando Villazón alla
Scala
Uno dei più acclamati tenori
al mondo, Rolando Villazón, ha tenuto ieri sera
un recital accompagnato al pianoforte da
Daniel Barenboim. Il
programma
variegato prevedeva brani di Robert Schumann con
i noti Dictherliebeg op.48, di Manuel de
Falla con Siete Canciones populares espanolas,
di G. Verdi con quattro romanze e di Fernando
Obradors con quattro canzoni da Canciones
clásicas espanolas. La parte pianistica ha
trovato la sorprendente musicalità di Barenboim,
fatta di rigore stilistico definito da
variazioni timbriche profonde, sottili e
vellutate nei momenti di minor impatto sonoro,
quindi al top. La resa stilistica di Villazón,
complessivamente
di altissima levatura, ha trovato la prestazione
migliore, con resa eccellente, nei brani di De
Falla (1876-1946) e Obradors (1897-1945). Il
tenore messicano ha nelle corde la musica
spagnola e la resa estetica nei complessivi 11
brani proposti dei due compositori mediterranei
hanno fatto risaltare la sua sorprendente
vocalità, definita da
un
timbro sanguigno, ricco di espressività come
evidenziato anche da una evidente tensione
mimica. Validi e certamente espressivi i sedici
lieder che compongono l'Op.48 di Schumann. La
sintonia con la raffinata parte pianistica di
Barenboim ci è apparsa ottima anche se le
timbriche più mediterranee di Villazón hanno
forse enfatizzato troppo la più delicata
espressività tedesca. Buono il Verdi delle
romanze e ottimi i tre bis proposti con due
Tosti, Chanson dell'adieu e L'alba
separa dalla luce, e un intenso Massenet con
Ouvre tes yeux bleus. Fragorosi applausi.
Da ricordare.
26 maggio 2014 Cesare Guzzardella
Made in Italy
all'Auditorium con Grazioli e la Sinfonica Verdi
Nel breve ma intenso
programma proposto ieri mattina in Auditorium
dall'Orchestra Verdi, per Made in Italy
con la direzione di Giuseppe
Grazioli,
abbiamo avuto l'opportunità di ascoltare una
rarità di Gianfrancesco Malipiero (1882-1973)
quale la Suite n.1 per Orchestra dalle
Impressioni dal vero. Il brano di circa 11
minuti è del 1910 ed è espressione di un
compositore 28enne influenzato dalla musica
impressionista
di un Debussy o di un Ravel. Efficace l'
interpretazione del
meritevole direttore
milanese, grande divulgatore del repertorio
italiano del primo Novecento che annovera
eccellenti compositori purtroppo spesso
dimenticati quali, oltre a Malipiero, Casella,
Petrassi, Respighi, Rota nella corposa
produzione non filmica, solo per citare i più
noti. Il secondo brano eseguito di Claude
Debussy era
una
Sonata per trio di Flauto, Viola e Arpa
con tre ottimi solisti quali rispettivamente
Massimiliano Crepaldi, Gabriele Mugnai e Marta
Pettoni . La Sonata é del 1915 ed è una rarità
esecutiva dove Debussy esprime caratteristiche
differenti rispetto la sua produzione più
conosciuta con un taglio musicale dal sapore
antico. Bravissimi i tre solisti per una
interpretazione trasparente e dettagliata.
L'ultimo brano, i Quattro interludi marini
di Benjamin Britten dall'opera Peter
Grimes, sono certamente i lavori più
eseguiti del grande compositore inglese.
Grazioli ha rivelato un'interpretazione
dettagliata ed energica con un ultimo interludio
, Storm - presto con fuoco, eseguito
molto rapidamente e con sintesi espressiva
rilevante. Lunghi applausi al termine.
26 maggio 2014 Cesare
Guzzardella
Maurizio Baglini al
Viotti Festival di Vercelli
Il Piemonte festeggia Mozart:
così potremmo intitolare queste note. Infatti,
dopo la trionfale conclusione, a Torino, della
stagione dell’orchestra Rai, con la due giorni
mozartiana, giovedì e venerdì, affidata ad
Alexander Lonquich sul podio e alla tastiera,
ieri sera, sabato 24 maggio, è toccato a
Vercelli concludere la sua ottima stagione
musicale,
il Viotti Festival, all’insegna del genio
salisburghese, con un analogo abbinamento
sinfonia/concerto per pianoforte e orchestra. Il
programma proponeva quello che col tempo è
divenuto il più celebre concerto per pianoforte
di Mozart, il KV466 in re min. n.20 e la
Sinfonia c.d. Linz, cioè la KV425 in Do maggiore
n.36. Al ruolo di solista alla tastiera era
chiamato Maurizio Baglini, accompagnato dalla
Camerata ducale guidata dal Maestro Rimonda. E
così come a Torino i due concerti sono stati
preceduti da brevi interventi di presentazione
di Lonquich, anche a Vercelli Baglini, prima di
sedersi al suo superbo Fazioli, ha voluto
spiegare al pubblico la sua scelta circa uno dei
problemi effettivamente più delicati per
l’interpretazione del KV 466, quello della
cadenza del primo tempo: com’è noto, non
esistendone di pugno di Mozart, ne sono state
scritte molte, tra ‘8 e ‘900, da Beethoven a
Sciarrino e Schnittke. Baglini ha optato per
quella di Brahms, giustamente sottolineando che
la scelta di questa sezione della partitura ne
condiziona, o comunque ne suggerisce, una
particolare lettura. Dunque, quale lettura ce ne
ha proposto Baglini? Il maestro pisano ha
confermato, naturalmente, quelle che sono le sue
migliori qualità esecutive: a parte la
perfezione suprema del dominio strumentale,
Baglini eccelle in un fraseggio capace, come
pochi, di unire cantabilità e senso della
costruzione, al cui servizio è il suono, al
tempo stesso denso e perlato, che sa trarre dal
suo Fazioli. Tutte doti, queste, perfettamente
adeguate a dare voce al volto settecentesco di
Mozart, in particolare a quella struggente vena
di sensiblerie che affiora nella Romance
centrale, ma che , a nostro modesto avviso, ha
lasciato un po’ in ombra quell’atmosfera di
“fosca, demoniaca drammaticità” (per usare le
sempre efficaci parole di Piero Rattalino), che
ha fatto collegare questo concerto all’imminente
Don Giovanni. Così impostato, il discorso
musicale è naturalmente sfociato in un finale,
in cui lo spettacolare rovesciamento di
tonalità, dal minore al maggiore, poteva essere
percepito più come un rassicurante e trionfale
rasserenamento della precedente tensione, che
come una beffarda e ghignante parodia dei
tradizionali finali di concerto, quale è stata
proposta da altre interpretazioni. Per questo
dominante carattere settecentesco della lettura
proposta da Baglini, riteniamo non del tutto
felice la sua scelta della cadenza brahmsiana:
eseguita con superba bravura tecnica, nei suoi
ritmi e nei suoi timbri è parsa però alle nostre
orecchie come un corpo estraneo, una violenta
sassata che ha squarciato il delicato edificio
della musica mozartiana. La sapiente bacchetta
di Rimonda ha saputo realizzare una perfetta
integrazione tra le diverse linee strumentali e
con il solista, permettendo una sicura
compattezza nella fusione dei diversi materiali
tematici, nelle linee melodiche così come nella
timbrica. Dei due bis concessi da Baglini,
splendido lo Scarlatti della sonata in mi,
brillantissima ed eseguita con tocco veramente
magico. L’altro pezzo, Manchega, una breve
composizione ‘spagnoleggiante’ del
pianista-compositore americano del primo ‘800,
il da noi poco eseguito Louis Moreau Gottschalk
(1824-1869) è poco più che una simpatica
curiosità. Nella seconda parte del concerto,
ottima la Linz di Rimonda e della Ducale, che
hanno saputo valorizzare al meglio, per stacco
dei tempi e scelte timbriche e agogiche, il
carattere musicalmente ambivalente di questa
sinfonia mozartiana, sospesa tra momenti di
perplessa pensosità (l’Adagio introduttivo) e
altri di vitalità haydniana, dallo squillante
primo tema del primo tempo, col suo omaggio a
Handel ( evidente citazione del celeberrimo
Alleluja), al sanguigno Menuetto del terzo
tempo: il tutto suonato con un discorso musicale
fluido, di estrema chiarezza, con timbrica e
dinamica raffinate. A tutti, a fine serata, il
pubblico, come sempre numeroso, ha tributato
calorosi e prolungati applausi. Arrivederci alla
prossima stagione, in cui si preannunciano
interessanti novità. Ne riparleremo.
25 maggio 2014
Bruno Busca
Il
Quartetto d’archi dell’Arena di Verona
al Teatro Coccia di Novara
A Novara avviene il contrario
di ciò che dice un celebre modo di dire: il
topolino ha partorito…se non una montagna,
almeno una piacevole collina. La striminzita
stagione cameristica 2014 ha offerto al pubblico
quella che probabilmente resterà come una delle
migliori serate dell’anno al Coccia:
protagonisti il Quartetto d’archi dell’Arena di
Verona e uno dei
migliori
clarinettisti italiani d’oggi, Giampiero Sobrino.
L’impaginato proposto s’imperniava su due
capolavori assoluti e meritamente celeberrimi
della letteratura per clarinetto e quartetto
d’archi: il Quintetto in si bemolle KV 581
di Mozart e il Quintetto in si
minore op.115 di J. Brahms. Sobrino e i
quartettisti di Verona hanno dimostrato, in
entrambi i brani, le qualità dell’ottima
formazione cameristica: intesa perfetta, nitida
trasparenza delle linee strumentali, sapiente
calibratura delle dinamiche e delle variazioni
agogiche della partitura, il tutto espresso in
un fraseggio sempre preciso e improntato a
quella affabile morbidezza intinta di
malinconica cantabilità, che è la cifra
inconfondibile di entrambi i capolavori. Se
tutti e cinque i protagonisti del recital sono
stati da applauso, meritano per noi una
particolare menzione Sobrino, davvero capace di
esplorare le più sottili risorse timbriche del
clarinetto (memorabile per dolcezza il ‘canto
notturno’ che apre il Larghetto del
quintetto mozartiano) , il primo violino Gunther
Sanin, dal timbro raccolto e caldo, con un
delicatissimo vibrato che si esalta nella
trasognata delicatezza del duetto col clarinetto
ad apertura dell’Adagio dell’opera
brahmsiana, e la viola di Luca Pozza, magica nel
fraseggio singhiozzante con cui, in dialogo col
clarinetto, ha esposto il tema nella terza
variazione dell’Allegretto finale
mozartiano. I due bis proposti a conclusione
della serata sono state due parafrasi per
quintetto da arie celebri del Rigoletto e
della Forza del destino, i cui autori non
sono stati indicati da Sobrino che ha presentato
i due pezzi: un ovvio omaggio a quella
tradizione verdiana di cui l’Orchestra
dell’Arena di Verona è tra i depositari più
autorevoli, però la grande musica è un’altra
cosa…Il pubblico, insolitamente numeroso, ha
applaudito a lungo una serata che resterà tra i
ricordi dei musicofili novaresi.
22 maggio Bruno Busca
ll
Progetto Pollini
alla Scala
Si è concluso ieri sera al
Teatro alla Scala il "Progetto Pollini"
con due rilevanti momenti musicali: il concerto
della Ensemble musikFabrik diretta da
Emilio Pomarico che ha eseguito un lavoro di
Helmut Lachenmann denominato"..Zwei Gëfuhle "
Musik mit Leonardo, per
voce
recitante ed ensemble e la terna delle ultime
sonate di L.v.Beethoven con le opere 109, 110
e 111 e con Maurizio Pollini al pianoforte.
I circa ventidue minuti del primo brano, lavoro
di Lachenmann datato 1991-92, rappresentano un
recupero di esperienze avanguardistiche
precedenti, (anni '50 e '60) e hanno nella
musica concreta un rilevante riferimento. La
componente effettistica definita da un uso
diverso della voce e degli strumenti
tradizionali è cosa nota e forse da sempre poco
apprezzata dal più vasto pubblico della
"classica". Gli strumenti musicali tradizionali
determinano anche "rumori" inseriti in un tutto
sonoro ben congeniato e particolarmente legato
al testo declamato dalla voce stessa di
Lachenmann. Il brano contemporaneo ha
determinato ieri sera un dissenso ben
accentuato,
anche se proveniente soprattutto dai piani alti
del teatro. L'impossibile resa "piacevole" del
difficile lavoro di Lachenmann è stata
accentuata anche dal fatto che molti frangenti
non erano ben percepiti in gran parte del teatro
per i volumi sonori ridotti nei momenti più
"concreti" del lavoro. La
complessa e frammentaria architettura
costruttiva difficilmente poteva
essere intellegibile al primo ascolto.
Ricordiamo il grande successo scaligero
tributato recentemente ad un lavoro di Rihm,
connazionale di Lachenmann, il pubblico in
questo caso si è dimostrato molto disponibile
verso la musica contemporanea! Ci ha pensato
Maurizio Pollini a rendere oggettivamente
piacevole la serata con un' ottima
interpretazione di Beethoven. Il pianista
milanese ha ancora una volta espresso la sua
concezione interpretativa delle ultime sonate
definite da rapidità
discorsiva, sintesi e chiarezza espositiva. Ci
sono sembrate migliori le op. 110 e 111 con
un'eccellenza interpretativa nel secondo e
ultimo movimento dell'ultima sonata. Qui
abbiamo ritrovato il nostro Pollini, quello dove
la luminosa chiarezza sonora unitamente al
profondo ed espressivo pensiero rendono
giustizia all'inarrivabile genio di Beethoven.
Fragorosi e lunghi applausi ma nessun bis.
20 maggio 2014 Cesare
Guzzardella
Il pianista Maurizio
Baglini debutta al Viotti Festival
Debutto tutto mozartiano per
Maurizio Baglini che sabato 24 maggio, al Teatro
Civico di Vercelli, suonerà per la prima volta
con la Camerata Ducale, diretta dal maestro
Guido Rimonda. La serata prenderà il via, alle
ore 21, con il Concerto n. 20 in re minore per
pianoforte e orchestra KV 466 e proseguirà con
la Sinfonia n. 36 in do maggiore ‘Linz’ KV 425.
Composto nel 1785, il Concerto n. 20 in re
minore è una tra le pagine più celebri e mature
dell’intero catalogo mozartiano che mette in
luce il virtuosismo del solista. Mentre la
Sinfonia ‘Linz’, composta nel 1783 e presentata
proprio nella città austriaca, mostra un Mozart
proiettato verso la sinfonia per grande
orchestra. Due partiture estremamente suggestive
ritenute dei veri capolavori del genio
salisburghese.Maurizio Baglini chiude gli
appuntamenti pianistici di questa stagione. Nato
a Pisa nel 1975 e vincitore a 24 anni del “World
Music Piano Master” di Montecarlo, oggi è tra i
musicisti più apprezzati sulla scena
internazionale. La sua carriera vanta oltre 1200
concerti come solista e 900 di musica da camera
in Europa, America, Asia, in sedi prestigiose
quali la Salle Gaveau di Parigi, la Cappella
Paolina del Quirinale e il Kennedy Center di
Washington. Dal 2008 è il promotore del progetto
“Inno alla gioia”, che lo porta da cinque anni
ad eseguire in tutto il mondo la “Nona Sinfonia”
di Beethoven nella “trascendentale” trascrizione
per pianoforte di Liszt. Il suo vasto repertorio
spazia da Byrd alla musica contemporanea, con
riferimenti importanti a Chopin, Liszt e
Schumann. I suoi CD più recenti sono pubblicanti
per la DECCA. L’ultimo appuntamento con il
Viotti Festival è per sabato 7 giugno con il
concerto Omaggio a Trovajoli. Per informazioni
consultare il sito
www.viottifestival.it,
oppure contattare lo staff del festival
telefonicamente o via e-mail (011 75.57.91 |
biglietteria@viottifestival.it).
2o maggio dalla redazione
Angela Gheorghiu alla
Scala
Il recital del celebre
soprano rumeno Angela Gheorghiu, tenuto al
Teatro alla Scala ieri sera, era un evento
atteso essendo anche un recupero della Stagione
2012-2013. La Gheorghiu è stata accompagnata
dall'ottimo pianista Jeff Cohen in un programma
intenso dove tra brani più noti di Rameau,
Martini, Bizet, Fauré, Massenet, Debussy, Chopin
e Rachmaninov, emergevano rarità di Enescu,
Mezzetti, Dragoi, Dima,
Negrea,
Brediceanu, Stefanescu e Caudella. La seconda
parte del bellissimo recital, su autori
prevalentemente rumeni, ha trovato una
lunghissima coda nei sette bis concessi dallo
stravagante soprano che per l'occasione ha
utilizzato anche le pause solistiche di Jeff
Cohen per indossare ben quattro abiti, i primi
due di eleganza raffinata, il terzo, in
corrispondenza dei brani rumeni, di taglio
folcloristico e per ultimo, un aderente e
ancora elegante vestito. Le notevoli abilità di
accompagnatore del pianista le abbiamo ritrovate
anche nei brani eseguiti in solitaria: il
celebre Notturno postumo in do diesis minore
di Chopin e le note Danze popolari rumene
di Bela Bartòk eseguite prima del lungo finale.
I lievi problemi d'intonazione del primo brano,
Le
grillon di Rameau, sono stati subitaneamente
superati nei brani successivi, con un crescendo
nella qualità interpretativa man mano che ci si
avvicinava ai bis. Il bellissimo, caldo ed
intenso timbro della Gheorghiu ha rivelato
efficaci sinergie con il pianoforte di Cohen,
attento ad ogni dettaglio espressivo. Belli
tutti i brani dei francesi e valida
l'interpretazione del noto Studio di Chopin
Tristesse nella rivisitazione testuale di
Litvinne. Ma è nella seconda parte della serata
che Angela ha dato il meglio, partendo da
Languir me fais di George Enescu, passando
per il bellissimo Le gemme di Martian
Negrea, sino agli incantevoli e folclorici tre
brani di Tiberiu Brediceanu: Chi mi sente
cantare.., Sotto i fiori mi cullavi... e
Giovanotto, per i tuoi occhi..Ma ricordiamo
anche Giovincella del monte di George
Stefanescu. In questi autori la Gheorghiu ha
raggiunto vertici anche attorialmente. Intensi
ed espressivi i sette bis concessi con vette in
Io son l'umile ancella da Adriana
Lecouvreur di Cilea, in Ideale di Tosti,
O mio Babbino caro da Gianni Schicchi di
Puccini e un'aria popolare rumena dal sapore
orientale ed interpretata magistralmente da
Angela. Grande successo con interminabili
applausi.
17 maggio 2014 Cesare Guzzardella
Rudolf Buchbinder per
la Società dei Concerti
in Conservatorio
Sempre atteso dal pubblico
della Società dei Concerti il pianista viennese
Rudolf Buchbinder. La sua integrale delle sonate
pianistiche di Beethoven è proseguita mercoledi'
sera in Sala Verdi con cinque lavori tra i piu'conosciuti:
nella prima parte le Op.22, 49 n.2 e la
celebre Op.13 "Patetica", dopo il breve
intervallo l'Op. 79 e la nota Op.53
"Waldstein".
Ancora una volta rileviamo la completa
interiorizzazione del materiale musicale
beethoveniano con una resa interpretativa valida
che mostra chiaramente la classicità viennese. I
movimenti delle sonate, eseguiti rapidamente,
dimostrano la notevole capacità di sintesi del
pianista, non disgiunta da una complessiva resa
stilistica ed espressiva certamente di alta
qualità. Specie nelle sonate più giovanili,
Buchbinder ha mostrato il lato più viennese
dell'interpretazione. Il dosaggio delle
timbriche è stato indubbiamente rilevante. Gli
andamenti molto rapidi meriterebbero, in alcuni
frangenti, rallentamenti per un maggiore respiro
del fraseggio, Il bis con il finale della nota
sonata Appassionata ha ancora una volta
mostrato l'altezza di un interprete importante
che ha entusiasmato il numeroso pubblico
presente in sala. Lunghi ed intensi applausi.
16 maggio 2014 Cesare Guzzardella
Enrico Dindo conclude il ciclo delle Suite di
Bach al "Quartetto"
Il violoncellista torinese Enrico Dindo ha concluso
ieri sera in Conservatorio il ciclo delle Suite
per violoncello solo di J.S.Bach. Con i
numeri
pari 2-4-6, eseguiti senza intervallo, il
grande cellista, ex primo solista scaligero e
poi vincitore di importanti concorsi
internazionali tra cui nel 1997 l' importante
Rostropovich di Parigi, ha
terminato l'esecuzione di questi capolavori di
inventiva e di fantasia del grande compositore
tedesco. Composti intorno al 1720, le sei suite
sono strutturate in sei movimenti: un Prelude,
una Allemande, una Courente, una
Sarabande, una Giga e prima di
quest'ultimo movimento,
un Minuet o una Bourrée o
una Gavotte tutte in due parti. La
predominanza melodica delle Suites è ben
sostenuta da una rilevante e pregnante
componente armonica
che rende questi lavori strutturalmente
completi. Alle grandi architettire costruttive
si aggiungono i riferimenti popolari di molti
movimenti di danza dal quale Bach ha tratto
spunto. Splendide le interpretazioni proposto da
Dindo con un' eccellenza nella Suite n.6
in re maggiore, dove la sintesi del
materiale proposto, unitamente ad una valenza
espressiva che ha pochi rivali d'interpreti al
mondo, hanno reso questo concerto di altissimo
livello e certamente da ricordare. Interminabili
gli applausi e come bis Dindo dice
"Cominciamo da capo ..." ed esegue il
Prelude iniziale
della Suite in sol maggiore n.1.
14 maggio 2014
Cesare Guzzardella
Uno Chopin intimista
per Enrico Pompili alle
Serate Musicali
Un ottimo Chopin quello
ascoltato ieri sera in Consevatorio per
Serate Musicali. Il pianista bolzanese
Enrico Pompili, vincitore di importanti Concorsi
Internazionali e appassionato interprete di
musica di fine
Novecento
e contemporanea, ha eseguito in Sala Verdi i due
noti concerti di Frederic Chopin, l'Op.11 in
mi minore e l'Op.21 in fa minore,
accompagnato dalla formazione orchestrale
Milano Classica in una dimensione
particolarmente cameristica diretta da Yoichi
Sugiyama. L'interpretazione di Pompili, lontana
dai
colori polacchi dei grandi interpreti, ha
trovato comunque una valida ragione di essere
specie nei momenti ancora più lirici dei
movimenti centrali. Il suono delicato, profondo
ed intensamente lirico sia della Romanza che del
Larghetto centrali ha trovato grande
espressività in ottima sinergia con l'orchestra
ottimamente diretta da Sugiyama. Di eccellente
livello il bis proposto da Pompili con Schumann
e il suo Mignon. Da ricordare
13 maggio 2014 Cesare
Guzzardella
La Camerata Ducale al
Viotti di Vercelli
Ieri sera, 10 maggio, nel
cielo di Vercelli si è librata la voce di un
angelo: così fu definito dal violinista e
compositore settecentesco G. B. Somis il suono
dello Stradivari del 1721 oggi in possesso del
violinista e musicologo italiano G. Rimonda,
fondatore e direttore della Camerata Ducale, che
ormai da sedici stagioni organizza nella città
piemontese il
Viotti Festival, con gli anni
divenuto una delle realtà più solide e
prestigiose della vita musicale piemontese e
noto ormai anche fuori dei confini della regione
( e della nazione!). Sia in veste di esecutore,
sia in quelle di studioso, Rimonda ha fin dagli
inizi della propria attività legato il suo nome
alla riscoperta dell’opera di un violinista e
compositore italiano (piemontese anche lui) a
lungo ingiustamente sprofondato in un quasi
totale oblio, ma che è senza dubbio alcuno uno
dei più grandi compositori per violino italiani
di tutti i tempi e certamente il più grande,
prima che si accendesse nel firmamento l’astro
di Paganini: parliamo di G. B. Viotti
(1755.1824), che, a parte qualche episodica
eccezione, e nonostante il giudizio ammirato di
un Brahms, non ha mai goduto presso i grandi
interpreti della gloria, che pure avrebbe
meritato. E’ proprio grazie a Rimonda che in
questi anni si è assistito ad una ripresa
d’interesse per la musica del compositore
piemontese, di cui è testimonianza la
registrazione integrale che la casa discografica
Decca ha affidato a Rimonda stesso e alla sua
Camerata, giunta, se non andiamo errati, al
terzo CD. E appunto su due dei più importanti
fra i ventinove concerti per violino e orchestra
di Viotti, il n. 19 in sol minore (1791) e il n.
24 in si minore (1795) era impaginato il
concerto di ieri sera. Per entrare nello spirito
della musica di Viotti è preziosa la metafora
che lo stesso Rimonda ha usato nel presentare al
pubblico i due concerti: il suono dell’orchestra
è come il palcoscenico di un teatro su cui si
esibisce, protagonista assoluto, il violino. Il
primo tempo del tipico concerto viottiano si
apre con un’introduzione orchestrale maestosa,
spesso di piglio ‘militare’, sorta di solenne
sipario che, alzandosi, prepara l’ingresso dello
strumento solista. Al posto dello sviluppo
dell’Allegro in forma sonata del concerto
classico, si ha un’alternanza solo-tutti, con
una struttura sostanzialmente a ritornelli, che
è il tratto ancora ‘arcaizzante’ dello stile
compositivo di Viotti, palesemente legato a
schemi formali di ascendenza corelliana. Ma la
particolarità della musica del Maestro
piemontese, che la riscatta dal rischio sempre
incombente della monotonia, è la finezza, spesso
davvero straordinaria, con cui Viotti elabora i
temi, principali e secondari, per sfruttarne al
massimo tutte le potenzialità espressive. A
questo fine, oltre a varie modifiche della
tessitura armonica e melodica del tema, hanno un
ruolo decisivo il sapiente sfruttamento dei
diversi colori orchestrali e, soprattutto,
quello che possiamo definire il ‘gesto retorico’
dell’interprete, cioè la capacità di dare voce
adeguata a quella vena sentimentale, di effuso e
malinconico patetismo, che è la cifra
inconfondibile del miglior Viotti: nelle ampie,
fluide e tenere arcate tematiche di Viotti,
specie nei tempi lenti centrali, presagisci già
la grande romanza ottocentesca. Si aggiunga a
questo, naturalmente, una dose abbondante di
virtuosismo tecnico, soprattutto nelle cadenze e
nei tempi finali, di solito in forma tipica di
Rondò, con stremanti doppie corde, da mettere
alla prova dita d’acciaio. Ebbene di questa
musica Rimonda è interprete impareggiabile,
davvero superbo: a parte la perfezione tecnica
anche dei passaggi più impervi (terribile è il
finale del concerto n. 24), Rimonda è bravissimo
nella gestione delle dinamiche, il cui
incessante mutamento è parte essenziale del
linguaggio viottiano. Ma, ovviamente, dove
Rimonda dimostra la sua classe superiore è nel
suono: dal suo magico Stradivarius trae, con una
cavata di limpidezza incantevole, il miele di
una melodia che ammalia l’ascoltatore,
trasportandolo in uno spazio sonoro tra i più
affascinanti tra quelli creati dalla musica per
violino di tutti i tempi. I due concerti di
Viotti erano incorniciati da altri due numeri.
Dapprima, ad aprire la serata, la consueta
rarità settecentesca offerta dalla Camerata al
suo pubblico: l’Ouverture dall’opera Il Giuseppe
riconosciuto di Boccherini (1765), di cui, per
dirla con le note del programma di sala, è una
vera chicca il soavissimo Lento centrale. A
chiudere il concerto, invece, un vero e proprio
tour de force virtuosistico, il Tema e
variazioni per la Granduchessa di Parma di
Paganini, una vera orgia di doppie corde,
acrobatici pizzicati della mano sinistra,
armonici artificiali. Dopo il bis, Separation di
de Beriot, Rimonda è stato seppellito da un
lungo fiume di applausi, strameritati. Da
ricordare.
11
maggio Bruno Busca
Edoardo Zosi e Igor
Levit per la Societa dei
Concerti
E' un violinista maturo
Edoardo Zosi, un solista particolarmente limpido
timbricamente e con una cifra stilistica molto
italiana. Il concerto di
mercoledì
sera lo vedeva insieme al noto pianista Igor
Levit per un impaginato tutto brahmsiano, con le
note tre sonate per violino e pianoforte op.
78, op.100 e op. 108 e un bis ancora
di Brahms, lo Scherzo dalla Sonata F.A.E..
A proposito, proprio mercoledì
7 maggio ricorreva la nascita del grande
amburghese e questo è
stato ricordato dal dott.
Mormone al numeroso pubblico intervenuto. Ottima
la sinergia di Zosi con i colori pianistici di
Levit. Il pianismo di Levit è
giocato su un
eccellente equilibrio delle dinamiche, con
chiarezza e controllo attento dei volumi sonori.
Anche Zosi ci è sembrata particolarmente
controllato nel proporre i noti temi sonatistici
e la resa complessiva dei due giovani
strumentisti ci è
apparsa stilisticamente
elegante e molto classica. La mancanza di slanci
virtuosistici e di certo pathos romantico
è
forse il limite di queste comunque valide
esecuzioni. Molto bene per la maggiore
incisività la Sonata n. 3 e il bis della F.A.E.
dove i due bravissimi interpreti ci sono apparsi
piu "disinibiti". Grande successo di pubblico e
lunghi applausi al termine.
09-05-2014 Cesare Guzzardella
Jan Lisiecki per la
Società del Quartetto
Un concerto dedicato a
Frederic Chopin quello sostenuto ieri sera in
Conservatorio dal giovane
pianista canadese Jan Lisiecki. La splendida
serata musicale organizzata dalla Società del
Quartetto ha trovato un interprete di grande
spessore musicale nel diciannovenne solista,
figlio di
polacchi,
e con la musica chopiniana nel sangue. I 24
Preludi op.28 sono stati preceduti dal
Grande valzer brillante op.18 nella prima
parte. Dopo l'intervallo il travolgente
Studio n.12 dell'op.10 ha preceduto i tre
delicati e intimisti Notturni op.9 e i
tre più estroversi Valzer op.64 per
arrivare al più celebre dei Notturni postumi
quello in do diesis minore. L'Andante
spianato e la Grande polacca brillante op.22
hanno concluso il programma ufficiale e nel bis
ancora uno Studio, il n.1 op.25 ha
strappato
interminabili
applausi. E'indubbiamente un bravissimo pianista
Lisiecki, eccellente e raffinato in molti
frangenti. Il tocco asciutto, preciso ed
essenziale, unito ad andamenti spesso rapidi
hanno caratterizzato la sua complessiva
equilibrata interpretazione. I Preludi sono
brani difficili nell'equilibrio complessivo e
Lisiecki ne ha eseguiti molti impeccabilmente e
con personalità. La seconda parte ha trovato
brani di alto livello interpretativo soprattutto
nel secondo e terzo notturno dell'op.9 con
momenti di intenso ed espressivo lirismo e nei
tre valzer eseguiti con raffinatezza melodica e
calibrate armonie. Intenso il celebre Notturno
postumo. Uno Chopin con modalità spesso
innovative in un contesto stilistico definito ma
con ancora potenziali futuri. Un pianista
giustamente molto in carriera che bisogna
assolutamente riascoltare. Successo di pubblico.
7 maggio 2014 Cesare Guzzardella
Riccardo Chailly alla
Scala per il "Ciclo Strauss"
Seconda serata al Teatro alla
Scala per il Ciclo Strauss, l'importante
iniziativa del Teatro alla Scala per commemorare
i 150 anni dalla nascita di Richard Strauss. Sul
podio, questa volta, il milanese direttore
d'orchestra Riccardo Chailly interprete con la
Filarmonica scaligera di due poemi sinfonici del
grande compositore, Tod und Verklarung op.24
e Till Eulenspiegels lustige Streiche op. 28
e dei Vier letzte Lieder,
inframezzati
da un brano commissionato dalla Scala al
compositore tedesco Wolfgang Rihm denominato
Transitus. Particolarmente efficaci
l'interpretazioni di Chailly in Strauss,
definite da limpide sonorita e giusta scelta dei
tempi. Valida la corposa timbrica del soprano
Anja Harteros (foto) nei noti ultimi quattro
lieder di Strauss. Il brano di Rihm, compositore
particolarmente
conosciuto
ed eseguito nel mondo, è un unico movimento
complesso, ricco di tematiche e costruito su una
stratificazione di piani sonori. L'influenza di
una certa scuola tedesco del Novecento alla
Hindemith risulta evidente sia per il rigore
stilistico che per la chiarezza espositiva del
ricco materiale proposto. La solida architettura
costruttiva vede un efficace uso della tonalità
in molte parte delle sequenze esposte. Il brano
ha una ricchezza di contrasti con momenti di
fantasiosa inventiva tematica e timbrica che
devono molto anche alla musica di Strauss.
Lunghi applausi al termine con il compositore
(foto) sessantaduenne sul palco. Prossimo
concerto del Ciclo per il 14 giugno con la
Filarmonica diretta da Esa-Pekka Salonen, due
poemi di Strauss e un brano di Luca Francesconi
"Dentro non ha Tempo" in memoria di Luciana
Abbado Pestalozza. Da non perdere.
6 maggio 2014 Cesare
Guzzardella
Simone Pedroni a
Novara
Il pianista novarese Simone
Pedroni, classe 1969, primo premio van Cliburn
1993, è uno di quei solisti cui, per qualche
caso misterioso, non arride tutta la fama che
pure meriterebbero, sicché il loro nome non
compare agli onori delle cronache musicali con
quel rilievo che l’ascoltatore si aspetterebbe.
Era questa la convinzione diffusa in tutti i
musicofili novaresi accorsi numerosissimi al
concerto tenuto da Pedroni ieri sera, 5 maggio,
nella sala del Cinema teatro Sacro Cuore della
città
piemontese.
I suddetti musicofili si domandavano anche, e
per l’ennesima volta, come mai un bravo pianista
di Novara, e che a Novara risiede, non suoni mai
nel luogo istituzionale della vita musicale
della sua città, il Teatro Coccia, ma sia
costretto a esibirsi in sedi, diciamo così,
marginali…La serata musicale si inseriva nel
progetto Passio, un’iniziativa promossa
da alcuni anni da associazioni religiose di
Novara nel periodo pasquale, che propone varie
esperienze culturali ed artistico-musicali,
secondo una prospettiva che punta a valorizzarne
il significato spirituale cristiano. Questa
premessa era necessaria per comprendere la
particolare impostazione della serata. Chiamato
a eseguire i Quadri di un’esposizione di
Mussorgskij, Pedroni l’ha introdotta con una
vera e propria ampia lezione sul significato
simbolico di questa singolare e misteriosa suite
per pianoforte, un vero unicum (a parte
somiglianze del tutto vaghe ed esteriori con i
polittici di Schumann) nel panorama del pianismo
ottocentesco. Pedroni, che è persona di fervide
convinzioni religiose, ha identificato il
simbolismo profondo del capolavoro di
Mussorgskij nel percorso spirituale dell’uomo
dal peccato alla redenzione, in cui il
refrain della Promenade
rappresenterebbe l’errare ansioso dell’uomo alla
ricerca di una meta, che dopo un travaglio
drammatico, di cui Pedroni ha analizzato ogni
singola tappa, approda infine all’esaltante
riconciliazione con Dio nel festoso scampanio
dell’ultimo quadro, La grande porta di Kiev.
Osserviamo da parte nostra che pretendere di
attribuire a tutti costi a un’opera di musica
strumentale precisi significati ( religiosi,
civili o quant’altro) può condurre a forzature
inaccettabili, ma dobbiamo riconoscere che la
proposta di Pedroni non è priva di fascino e di
momenti di analisi davvero stimolanti. Venendo
all’esecuzione, diciamo senz’altro che quella
del pianista novarese è stata di ottima qualità.
Anzitutto degno d’ammirazione il fraseggio, con
il quale Pedroni ha saputo calibrare con
sapienza e pulizia di suono le diverse linee
timbriche della partitura, appoggiandosi ad un
tocco molto duttile, capace di aderire ai
continui cambiamenti dinamici, dal pianissimo
più delicato al più percussivo e martellante
fortissimo. Ma è soprattutto nella resa del
tipico suono mussorgskiano che Pedroni è stato
grande interprete, grazie anche ad un accorto
uso del pedale: dalla sua tastiera è uscito ieri
sera un bellissimo suono ‘lunare’, magro, secco,
fedele alla particolare tecnica pianistica di
Mussorgskij, che non scolpisce il suono, ma lo
incide come un graffito, limitando fortemente il
peso del braccio come fonte di sonorità. Un
suono che ha avuto il suo momento più suggestivo
nella sezione Catacombae, in cui davvero
gli ascoltatori hanno avuto l’impressione di un
“descensus ad inferos”, scandito da una musica
inquietante, scarnificata e ridotta ad una
lugubre parvenza fantasmatica di striduli suoni.
Eccellenti anche i due bis, entrambi da
Rachmaninov. Lunghi applausi hanno salutato un
concerto che merita di essere ricordato tra gli
“eventi” della vita culturale di quest’anno a
Novara.
6 maggio Bruno Busca
APRILE 2014
Natalia Gutman ed
Elisso Virsaladze alle
Serate Musicali
È un duo di grandi qualità
interpretative quello ascoltato ieri sera in
Conservatorio per Serate Musicali. La
violoncellista Natalia Gutman e la pianista
Elisso Virsaladze suonano assieme da decenni e
fanno parte di quella celebre scuola musicale
russa che ha reso celebri artisti come
Rostropovic o Richter. Avendo entrambe suonato
con questi inarrivabili
interpreti
possiamo immaginare quale sia il livello
interpretativo ascoltato ieri nell'interessante
programma che vedeva accostato al più eseguito
brano di Beethoven, la Sonata per cello e
pianoforte in sol. minore n.2 op.5, due più
rare sonate come quelle di Mendelssohn, l'op.45
n.1 in si bem. maggiore e quella di
Rachmaninov in sol minore op.19. Si
rimane sbalorditi dell'ottima sinergia delle due
interpreti
da anni presenti alle Serate di Fazzari.
La perfezione virtuosistica e la capacità di
pesare il suono della Virsaladze ha trovato
splendida sintonia con la melodicità del
Guarneri del Gesù della Gutman. La
concentrazione totale delle due interpreti, con
un violoncello che a memoria intonava la linea
melodica anche nei passaggi più impervi della
non facile sonata di Rachmaninov, ha permesso
una qualità interpretativa complessiva di alto
livello. Un Beethoven doc, un Mendelssohn
brillantemente romantico e la sorpresa di un
Rachmaninov giovanile che partendo da influssi
romantici brahmsiani nel Lento e Allegro
moderato iniziale, ritrovava una autenticità
compositiva nel bellissimo Andante
sottolineato nella linea melodica da una
chiarissima Elisso e uno stravolgente Allegro
mosso finale eseguito virtuosisticamente da
entrambi le interpreti. Interminabili gli
applausi al termini, con omaggi floreali ma
nessun bis. Da ricordare.
29 aprile 2014 Cesare Guzzardella
Gaetano D'Espinosa e
Giuseppe Albanese all'Auditorium con la
Sinfonica Verdi
Nel bel programma della
Sinfonica Verdi troviamo da ieri programmati in
differenti serate, i cinque concerti per
pianoforte ed orchestra di L.v.Beethoven. Ieri
sera, con replica domenica pomeriggio, è stato
eseguito
il Concerto n.1 in Do maggiore op.15. A
completamento del programma un importante brano
di Béla Bartók quale il Concerto per
orchestra (1944). Al pianoforte solista nel
concerto il calabrese Giuseppe Albanese.
L'interpretazione ascoltata del brano del grande
tedesco ci è apparsa di ottima fattura con
adeguato equilibrio tra la parte orchestrale e
quella solista. Albanese ha rivelato chiarezza
espositiva di alto livello e corretto equilibrio
nel
proporre gli elementi armonici e melodici.
intensamente espressivo il Largo centrale.
Virtuosistico e avvincente il bis proposto di
Carl Maria von Weber con
il Rondò finale della Prima Sonata. La direzione
del direttore palermitano D'Spinosa ci è
sembrata molto dettagliata e particolarmente
trasparente nel bellissimo lavoro del musicista
ungherese. Il brano in cinque movimenti
appartiene al periodo americano di Bartók
iniziato alla fine del 1940 poco prima
dell'entrata in guerra dell'Ungheria. Il lavoro
eseguito per la prima volta a New York nel 1944
rappresenta un ritorno a stilemi più
tradizionali del musicista anche se molto
personalizzati e legati alla tradizione popolare
magiara, come nel vitale Finale. Molto bella
l'esecuzione della Sinfonica Verdi. Domenica 27
aprile ultima replica. Da non perdere.
26 aprile 2014 Cesare Guzzardella
Un ciclo di concerti
per commemorare Richard Strauss alla Scala
È iniziato al Teatro alla
Scala un ciclo di concerti dedicati a Richard
Strauss in occasione dei 150 anni dalla nascita.
I programmi prevedono più lavori del grande
compositore tedesco intervallati da brani di
musicisti contemporanei viventi quali quelli del
francese quarantenne Bruno Mantovani, del
tedesco Wolfgang Rihm e dell'italiano Luca
Francesconi. Tre brani, uno per ogni
compositore, sono stati commissionati dal Teatro
alla Scala e tutti presentano relazioni evidenti
con la musica del grande musicista- direttore,
anche per l'utilizzo di una grande orchestra. Il
concerto inaugurale ha visto, ieri sera,
l'esecuzione di due poemi sinfonici di Strauss
quali Macbeth op.23 e Ein Heldenleben
(Vita d'eroe) op.40, intervallati da
Schlemihl di Mantovani. Alla direzione della
Filarmonica
della Scala il francese Philippe Jordan. Mentre
Macbeth, primo poema sinfonico di Strauss, è
stato composto in età giovanile pur evidenziando
caratteristiche personali, Ein Heldenleben,
composto a ridosso del '900, è un lavoro di
piena maturità straussiana con molti elementi
anticipatori di modalità compositive più
avanguardistiche. In entrambi i poemi - il
secondo è come una grande sinfonia di circa 50
minuti in un unico movimento -Jordan ha centrato
il segno attraverso una direzione energica,
sensuale e ben equilibrata. Segnaliamo
nell'Op.40 la raffinata interpretazione del
primo violino scaligero Francesco De Angelis,
che nel lavoro ha ruolo primario.
Particolarmente riuscito il brano orchestrale di
Mantovani. Il compositore francese, noto in
Francia e particolarmente eseguito in tutta
Europa, ha studiato al Conservatorio parigino e
seguito corsi all'IRCAM e ha ereditato dalla
scuola francese contemporanea rigore stilistico
sia nella perfetta divisione temporale che
nell'approfondita conoscenza delle timbriche
strumentali. Le modalità di utilizzo degli
strumenti nelle diverse sezioni orchestrali
escono sovente dalla tradizione e vengono
dispiegate in una ricerca sonora raffinata e
trasparente che trova riferimenti in molti
compositori, dal ' 900 in poi, partendo
naturalmente da Strauss per il sapiente uso dei
piani sonori e per il modo concertato di
comporre, fino ad arrivare a certo spettralismo
dei tempi più recenti. Molto convincenti le
minuziose timbriche degli strumenti sia per la
restituzione effettistica che per la migliore
valenza melodica ed armonica. I numerosi premi
internazionali vinti in questi anni dal
compositore francese testimoniano l'efficacia di
una scrittura musicale di alta qualità e di
immediata presa. Il prossimo concerto per il
Ciclo Strauss è previsto per il 5 maggio con il
direttore Riccardo Chailly che dirigerà due
poemi di Strauss, l' op.24 e l' l'op.28
e i Vier Letzte Lieder inframezzati
dal brano Transitus di Rihm. Voce solista
nei lieder il soprano Anja Harteros. Da non
perdere.
24 aprile 2014 Cesare
Guzzardella
Les Troyens
di Hector Berlioz alla Scala
Si tratta di una delle
messinscene più convincenti di questi anni
quella cui abbiamo assistito ieri sera al Teatro
alla Scala. Les Troyens, grande opera di
Hector Berlioz, è in cinque atti su libretto del
medesimo compositore francese. Oltre quattro ore
di grandiosa musica che con gli intervalli rende
lo spettacolo di cinque ore e trenta minuti....
e che spettacolo!! Il lavoro non è nuovo essendo
una co-produzione della Scala con il Royal Opera
House di Londra, il Wiener Staatsoper e il San
Francisco Opera ed essendo arrivato in Italia
ora, dopo avere ottenuto
grandi
successi altrove. La messinscena di David
MacVicar, con le scene di Es Devlin, i costumi
di Moritz Junge, le importanti luci di Wolfgang
Gobbel e la rilevante coreografia di Lynne Page,
ha soddisfatto pienamente il pubblico presente,
grazie anche alla splendida direzione di Antonio
Pappano, il direttore anglo-italiano che ha
trovato in questa complessa ed entusiasmante
partitura un luogo musicale privilegiato per
esprimere le sue enormi potenzialità
direttoriali. Ricordiamo che Berlioz è stato
oltre che compositore anche un valente direttore
d'orchestra, conoscitore di ogni potenzialità
timbrica degli strumenti e la sua più importante
opera, Les Troyens, è come una grande sinfonia
che utilizza in modo mirabile anche le voci
soliste e il coro. Ottimo il cast vocale, con
tre punte d'eccezione rappresentate da Anna
Caterina Antonacci in Cassandra, Daniela
Barcellona in Didone e Gregory Kunde in
Enea. Questi ultimi bravissimi nel
memorabile duetto Nuit d'ivresse del
quarto atto. Molto bravi, tra gli altri, anche
Giacomo Prestia, Narbal, e Shalva Mukeria
in Iopas con una mirabile O blonde
Cérès. Un plauso al bravissimo Bruno Casoni
per la preparazione del coro. Ultime repliche
per il 26 e 30 aprile. Assolutamente da non
perdere.
23 aprile 2014 Cesare Guzzardella
Il Quartetto di
Cremona ha concluso il ciclo dedicato a
L.v.Beethoven
Serata importante quella di
ieri sera in Conservatorio per la Società del
Quartetto. Il Quartetto di Cremona,
probabilmente la migliore formazione
quartettistica italiana, ha concluso il ciclo
dei quartetti beethoveniani con due capolavori
del maestro tedesco quali l'op.130 e l'op.132,
rispettivamente i Quartetti n.13 e
n.15. Ancora una volta siamo rimasti stupiti
del rigore stilistico e dalla perfetta sintonia
dei quattro
cameristi
che ricordiamo essere: Cristiano Gualco, primo
violino, Paolo Andreoli, violino, Simone
Gramaglia, viola, Giovanni Scaglione al
violoncello. È dall'anno 2000 che suonano
insieme e hanno avuto tra i maestri Piero
Farulli del celebre Quartetto Italiano e Hatto
Beyerle dell'Alban Berg Quartett. Oltre al
fondamentale repertorio
di
Mozart, Beethoven o Schubert, il Quartetto
esegue costantemente musica contemporanea ed ha
in repertorio lavori di Vacchi o Ferrero, per
citare due italiani. Il concerto di ieri, in una
Sala Verdi colma di attenti ascoltatori, era
dedicato ad Etta Rusconi che col marito
Giancarlo hanno sostenuto per decenni l'attività
della storica Società. La raffinatezza delle
sonorità ascoltate ha avuto momenti di grande
tensione emotiva. Gli ultimi quartetti di
Beethoven, di non facile ascolto per la
complessa ed articolata costruzione
melodico-armonica, rappresentano la summa
compositiva del musicista di
Bonn
e, come giustamente ha detto al termine il
cellista Scaglione, solo pochi lavori possono
avvicinarsi a questi esiti compositivi. Tra
questi troviamo la forza espressiva del
movimento "Andante con moto" della
schubertiana "La morte e la fanciulla"
eseguito come bis ed ascoltato in solenne
silenzio dai fortunati presenti. Le vette
melodiche del primo violino e del violoncello e
l'equilibrio complessivo ottenuto con gli altri
strumentisti hanno portato a vertici estetici
unici. Un concerto da ricordare. Prossimo
appuntamento per il 6 maggio con il pianista Jan
Lisiecki.
16 aprile 2014 Cesare Guzzardella
Un importante premio
discografico per il pianista
Andrea Bacchetti
È un grande specialista del
repertorio barocco il pianista genovese Andrea
Bacchetti. Recentemente ha vinto un importante
premio discografico all'International Classic
Music Award 2014 quale interprete di musica
barocca con un Cd dedicato a Domenico Scarlatti.
Un disco importante dove vengono eseguite alcune
Sonate del maestro napoletano tratte da
manoscritti originali restaurati. Dieci sono le
sonate inserite nel bellissimo cd RCA-Sony Music,
al quale si aggiunge un bonus
con
quattro sonate di un grande contemporaneo di
Scarlatti, anche se più giovane, quale Antonio
Soler. Il modo di interpretare del pianista
italiano, tra i massimi interpreti viventi del
repertorio barocco, lo abbiamo conosciuto in
questi anni frequentando le sale da concerto ed
ascoltando oltre a Scarlatti grandi compositori
come Bach, Galuppi o Benedetto Marcello, per
citare i più frequentati. La sua tecnica precisa
che definisce una timbrica chiara, espressiva e
ricca di equilibrio nelle dinamiche, rimane
sempre evidente. La scioltezza esecutiva che ben
si addice al repertorio barocco,
nato
per clavicordo o clavicembalo e nobilitato poi
con il moderno pianoforte, è ben rivelata nelle
esecuzioni del Maestro Bacchetti che ricordiamo
anche in altre pubblicazioni discografiche
uscite sempre per la Sony Music come
quelle dedicate alle sonate di Benedetto
Marcello, autore meno frequentato dal
concertismo internazionale, ma degno di grande
attenzione. Anche in questa registrazione uscita
per la serie "La tastiera italiana"
Bacchetti dimostra di avere ogni qualità per
evidenziare le modalità tipiche del barocco
italiano. Il bellissimo fraseggio e i corretti
accenti definiscono momenti musicali sempre di
alto valore estetico. Da alcuni anni Bacchetti
coadiuvato dal musicologo Mario Marcarini,
ricerca nelle più importanti biblioteche
italiane, da Venezia a Napoli o Firenze,
materiale inedito dell'interminabile produzione
italiana e la realizzazione di questi Cd è
un'importante testimonianza di come il
repertorio italiano sia fondamentale per
comprendere le origini della musica strumentale
e l'enorme influenza esercitata su tutti i
compositori europei. Complimenti ad Andrea per i
premi e la sua intelligente attività
e.....ascoltiamo i suoi splendidi Cd Sony
Music.
15 aprile
2014 Cesare
Guzzardella
Yevgeny Sudbin alle
Serate Musicali
È da alcuni anni che il
pianista russo Yevgeny Sudbin è ospite in
Conservatorio di Serate Musicali. I
programmi sono particolarmente vari con brani
spesso virtuosistici e di non semplice resa
artistica. Ieri sera, in Sala Verdi, di fronte
ad un pubblico purtroppo non particolarmente
numeroso,
ha eseguito musiche di Scarlatti, Shostakovich,
Rachmaninov, Scriabin, Mozart/Sudbin e uno
firmato interamente da lui. La prestazione,
complessivamente di alto livello, è stata
rilevante sia nei brani di Scarlatti che in
quelli più virtuosistici come le due complesse
Sonate di Scriabin, la n. 5 op.53
e la n.9 op. 68. Quattro le Sonate di
Scarlatt' eseguite, alcune molto note e rese
celebri dal grande Horowitz come la K 466
o la K 27. Anche i brani di Rachmaninov
scelti sono stati cavalli di battaglia di
Volodia quali i Preludi op.32 n. 5 e
n.12 e l'op. 23 n.5. Subdin, con
tecnica e forza sorprendenti, ha suonato bene ed
in modo raffinato tutti i brani ma è
probabilmente
con le due Sonata di Scriabin che ha rilevato
maggiormente le notevoli qualità interpretative
e le affinità estetiche con gli autori russi.
Premiato da alcune riviste in passato per
l'incisione di un disco dedicato interamente a
Scriabin ha infatti dimostrato sintonia
espressiva con questo difficile ma geniale
compositore. Validi anche i suoi due lavori: una
equilibrata trascrizione del Lacrimosa di
Mozart e un suo efficace stravolgimento del
celebre Minute di Chopin che per qualità
virtuosistiche ricorda certo Godowski. Due i bis
concessi: una efficace Ballata di Chopin, la
terza, e ancora Scriabin. Bravissimo. Lunghi
applausi al termine. Da ricordare.
15 aprile 2014
Cesare Guzzardella
Il Ring di Wagner-
Maazel in Auditorium
È certamente di sicuro
interesse il programma ascoltato ieri pomeriggio
in Auditorium con la Sinfonica Verdi diretta da
Zhang Xian. Il noto direttore
d'orchestra,
nonchè violinista e
compositore, Lorin Maazel, circa 25 anni orsono
(1987) trascriveva per orchestra, con una
riuscita rielaborazione, le parti più note della
Tetralogia di Richard Wagner con la nuova
denominazione "Der Ring ohne Worte".
Ascoltare i momenti strumentalmente più
imponenti del grande capolavoro wagneriano
unendo in un'unica grande suite orchestrale
le diverse sequenze tratte dalle Ouverture o
dai Leitmotiv della Tetralogia con gli incisi e
le timbriche molto personali del grande tedesco
è stata un'esperienza unica che può essere
apprezzata maggiormente dagli amanti della
musica wagneriana. Eccellente la direzione della
Xian, alla guida della Sinfonica Verdi, che ha
sottolineato ogni dettaglio timbrico delle
diverse sezioni orchestrali con una particolare
resa negli ottoni e nelle percussioni spesso in
primo piano.
14 aprile 2014. C.G.
Il violinista Andrey
Baranov all'Auditorium milanese
Il concerto per la Gioventù
Musicale d'Italia ascoltato questa mattina in
Auditorium vedeva un eccellente violinista russo
quale Andrey Baranov. Vincitore nel 2012 di un
prestigioso Concorso Internazionale quale il
Regina Elisabetta di Bruxelles e di molti altri
rilevanti concorsi, si è presentato sul
palcoscenico milanese con l'ottima pianista
Maria Baranova,
sua
sorella, per interpretare brani di Messiaen,
Bee5thotven, Ravel e Saint-Saens. Il Tema e
variazioni del primo francese ha introdotto
il concerto rilevando subito la bellissima
timbrica del violino di Baranov. Il brano di
Messiaen, tipico del musicista per la
trattazione armonica pianistica e molto francese
nella cifra melodica, ha trovato la morbida ed
incisiva cavata del russo in ottima sinergia con
la Baranova. Il secondo brano proposto è un
cavallo di battaglia dei maggiori virtuosi dello
strumento ad archetto: La Sonata n. 9 op.47
"A Kreutzer" del grande tedesco.
Valida
l'interpretazione ascoltata con uno splendido
violino e un ottimo pianoforte specie nel
movimento centrale, quello con le delicate
variazioni. Il terzo brano in programma, la
Sonata n.1 , quella postuma di Maurice Ravel
ci hanno rilevato ancora le misurate ed
espressive qualità del duo. E' con il brano
finale, l'Introduzione e Rondò capriccioso
op.28 di Camille Saint-Saens e con il bis
proposto di Pablo de Sarasate, che abbiamo
trovato la migliore sinergia tra i due fratelli
musicisti. Il delicato ed espressivo tocco
violinistico, mediato da un bellissimo vibrato
ed una eccellente intonazione, e la scorrevole
esecuzione pianistica, hanno permesso la
riuscita dei due noti capolavori virtuosistici
che hanno concluso il bellissimo concerto. Unica
pecca della mattinata la presenza di pochi
ascoltatori -qualche decina- ma almeno veramente
fortunati.
13 aprile 2014 Cesare
Guzzardella
APRILE 2014
Il Quartetto Ebène
per la prima volta a Milano
Per la prima volta a Milano,
il Quartetto Ebène ha tenuto un concerto ieri
sera per la
Società del Quartetto
ottenendo un
meritatissimo successo. La giovane formazione
d'archi è formata da Pierre Colombet, violino,
Gabriel
Le
Magadure, violino, Mathieu Herzog, viola e
Raphael Merlin al violoncello. Particolarmente
affermati in Francia, hanno avuto riconoscimenti
internazionali importanti e hanno vinto numerosi
premi discografici. Oltre ad essere eccellenti
musicisti nel repertorio classico, sono validi
arrangiatori di brani jazz e pop. Ieri hanno
prima eseguito Mozart e Schumann, con il
Quartetto K428 del primo e il Quartetto op.41
n.3 del secondo, quindi, dopo il breve
intervallo, sono calati nel jazz
e nel crossover proponendo una carrellata di
brevi ma entusiasmanti brani tra cui
arrangiamenti di lavori di Erroll Garner, Miles
Davis, Astor Piazzolla, dei Beatles, con una
sorprendente "Come together" e le musiche dal
film "Pulp Fiction". Bravissimi sia nel
repertorio classico che in quello più personale
e creativo della seconda parte. Il tocco leggero
e raffinato del gruppo ha trovato eccellente
resa sia in Mozart che in Schumann e il perfetto
equilibrio timbrico complessivo, calibrato e
attento ai dettagli, ha portato ad
interpretazioni di alto livello. La delicatezza
nel fraseggio di tutti i solisti e la misurata
capacità di pesare il suono senza eccedere in
personalismi risulta da subito evidente. Il
passaggio, nell'avvincente seconda parte del
concerto, agli stilemi ritmici tipici del jazz
con il violoncello usato come fosse un
contrabbasso, ha dato un tocco di modernità e di
divertimento ad una serata nella quale avremo
voluto vedere una Sala Verdi al completo. Lunghi
applausi al termine. Da ricordare.
9 aprile 2014 Cesare
Guzzardella
Shlomo Mintz tra
viola e violino in Conservatorio
Un concerto interamente
dedicato a Brahms quello ascoltato ieri sera in
Conservatorio
per Serate Musicali. Il violinista Shlomo Mintz
torna puntualmente a Milano da molti anni e nel
concerto di Sala Verdi ha alternato la viola
nelle trascrizioni delle due Sonate op.120 dalle
originali per clarinetto e pianoforte, al
violino della ben più nota Sonata n.3 op. 108.
Al pianoforte c'era Sander Sittig. Valida la
prestazione di Mintz, anche se la sinergia con
il pianista ha volte ci è apparsa non
equilibrata nei volumi sonori, con un pianoforte timbricamente voluminoso. La resa dell'ottimo
duo ci è apparsa migliore nella splendida Sonata
n.3 op.108. Le ottime sonorità del violino di
Mintz sono emerse in questa sonata con maggiore
equilibrio nelle parti e il pianoforte ci è
parso preciso in ogni dettaglio. Applausi al
termine e uno struggente bis con una Danza slava
di Dvorak (op.72n.2)
8 aprile 2014 C.G.
Made in Italy,
una interessante rassegna musicale
all'Auditorium milanese
È meritevole di attento
ascolto la rassegna musicale proposta in
Auditorium da Giuseppe Grazioli e
denominata "Made in Italy". L'amore
di
Grazioli per la musica del primo Novecento,
soprattutto italiano, l'avevamo già rilevato con
un interessante "tutto Rota", che ha messo in
risalto ogni peculiarità del noto musicista
milanese. Questa mattina abbiamo ascoltato due
importanti autori italiani quali Respighi e
Casella preceduti dal grandissimo
compositore-orchestratore Maurice Ravel con il
suo Le Tombeau de Couperin, suite per
orchestra in quattro movimenti datata 1919, da
una selezione della originaria versione
pianistica. Ricca di colori e di espressività
l'esecuzione della Sinfonica Verdi. La
Serenata op.46 di Alfredo
Casella,
musicista e divulgatore musicale (Torino
1883-Roma 1947), è un felice lavoro cameristica
per clarinetto ,fagotto, tromba, violino e
violoncello. Composto nel 1927, vinse un premio
l'anno successivo in un importante concorso
internazionale a Filadelfia in ex-equo con il
Terzo Quartetto di Bela Bartók. Purtroppo di
rara esecuzione ha trovato un'eccellente
interpretazione nelle mani di Fausto Ghiazza,
clarinetto, Andrea Magnani, fagotto,
Alessandro Caruana, tromba, Nicolai
Frehierr von Dellingshausen,![](aprile%202011/grazioli4.jpg)
violino e Mario Shirai Grigolato al
violoncello. Il programma è terminato con un
importante lavoro di Ottorino Respighi: Gli
uccelli. Ispirato dalla natura e dalla
musica antica e barocca, Respighi nella sua
realizzazione ha dosato tutte le sue qualità di
orchestratore creando un lavoro di ampio respiro
che mette in risalto le abilità dei singoli
strumentisti nell'imitare la voce degli uccelli
all'interno di un percorso orchestrale di
efficace leggerezza e complessità. Partendo dal
tema iniziale e conclusivo di Bernardo Pasquini
e intervallando tematiche di De Gallot e Rameau,
Respighi ha sapientemente cucito i temi con
invenzioni timbriche di altissimo valore
estetico. Il brano, in cinque parti, di grande
impatto timbrico, meriterebbe una maggiore
frequentazione nelle sale da concerto. Ottima la
direzione di Grazioli, preciso e molto attento
ad ogni dettaglio. Il direttore ha anche
intrattenuto il numeroso pubblico presente con
efficaci spiegazioni inerenti i brani eseguiti.
Lunghi applausi al termine. Prossimo
appuntamento per domenica 4 maggio ore 11.00 con
musiche di Rieti, Poulenc e Ibert. Alla
direzione della Sinfonica Verdi, naturalmente,
Giuseppe Grazioli.
6 aprile 2014 Cesare Guzzardella
Boris Petrusanskij a
Vercelli
Si è inaugurata ieri sera, 3
aprile, nella cornice “ufficiale” del Teatro
civico la stagione 2014 della gloriosa Società
del Quartetto di Vercelli, la più antica
d’Italia dopo quella milanese e da più di
sessant’anni promotrice di
uno
dei concorsi musicali più prestigiosi del nostro
Paese, il Viotti, da alcuni anni, purtroppo,
limitato alle sole sezioni, ad anni alterni, di
pianoforte e canto. La serata proponeva un
recital di Boris Petrusanskij, nato e formatosi
nella Russia sovietica (è stato allievo del
leggendario Neuhaus), ma da tempo cittadino
italiano. Il programma era molto ampio e
spaziava dal classicismo viennese di Mozart (il
Rondò in la min.Kv 511 e la Sonata in
Do magg. Kv 330) e Beethoven (la
Sonata n. 2 op. 27 in do diesis min.”Al chiaro
di luna”) fino al romanticismo di Chopin con
le Quattro mazurche op. 24 e la
Fantasia in fa min. op. 49, e al tardo
romanticismo, ma già orientato verso inedite
soluzioni espressive, di Scrjabin, rappresentato
ieri sera dai due Poemi op.32 e dalla
Sonata n.4 op.30 in Fa diesis magg. in soli
due tempi. Petrusanskij ha sorpreso chi si
aspettava uno stile esecutivo tipicamente
“russo”, caratterizzato da scintillante
colorismo ed estroversa musicalità: al contrario
il pianismo di Petrusanskij volge piuttosto ad
un raccolto intimismo, ad un lirismo tutto
interiore, che concede poco allo spettacolo, ma
con tocco delicato e dolcemente espressivo,
sostenuto da un uso dei pedali di rara sapienza,
che è la sua dote più pregevole, sa scavare le
più sottili e rarefatte nervature della
partitura, raggiungendo spesso esiti di
incantevole suggestione. S’incidono indelebili
nella memoria dell’ascoltatore certi momenti in
cui la purezza del suono si unisce all’ aerea
leggerezza del fraseggio e alla scelta di
dinamiche perfettamente aderenti alla strategia
espressiva dell’interprete: nel Rondò mozartiano
la trama leggera e trasparente che lascia appena
affiorare la straordinaria ricchezza del
materiale contrappuntistico o nella sonata “Al
chiaro di luna” l’Allegretto centrale,
impostato con una scelta metronomica
inusualmente lenta, che diventa un delicato
arabesco sonoro dolcemente velato di una
struggente nota elegiaca, di sapore già
schubertiano. Lo Chopin di Petrusanskij è uno
Chopin di un lirismo fatto di pause cariche di
stupore e di attesa, in cui le ardite soluzioni
armoniche modali della mazurche op.24 sembrano
alludere a nuovi, misteriosi orizzonti, mentre
nella Fantasia a colpire l’ascoltatore non sono
tanto i momenti di virtuosismo vertiginoso,
quanto gli straordinari valori espressivi dell’Introduzione,
una enigmatica e ossessiva marcia funebre.
Proprio le caratteristiche che affascinano nello
stile esecutivo di Petrusanskij fanno sì che le
interpretazioni meno convincenti siano quelle di
Scrjabin, di cui ci pare siano restati un po’ in
ombra il capriccioso sensualismo del celeberrimo
Poema in fa diesis e le accese sonorità del
secondo movimento della Sonata. Splendidi i due
bis, da Scrjabin e Chopin, concessi ad un
pubblico entusiasta. Serata di musica d’arte
decisamente di alta qualità, degna della nobile
tradizione della Società del Quartetto di
Vercelli.
5 aprile Bruno Busca
Igudesman & Joo prossimamente
a Vercelli
Oggi Igudesman & Joo tornano
al Teatro Civico di Vercelli con l’entusiasmante
spettacolo musicale “And Now Mozart”. L’evento è
in programmazione sabato 12 aprile dalle ore
21.00. Con questo nuovo spettacolo Aleksey e
Hyung-ki trascinano lo spettatore verso un
immaginifico mondo in cui la musica classica è
contaminata da sistemi di navigazione che
aiutano il solista ad orientarsi nello spartito,
gli ispettori di polizia controllano le
interpretazioni degli esecutori, i pianisti sono
messi in vendita per feste e lavori domestici, e
i musicisti si tengono in forma grazie
all’invenzione del “Violorobics”. E Mozart? In
questo show non c’è posto per Mozart. Ma questo
è già rivelare un po’ troppo. Igudesman & Joo
sono riusciti a coinvolgere nei loro sketch
celebrità della musica classica quali Emanuel Ax,
Joshua Bell, Janine Jansen, Viktoria Mullova,
Julian Rachlin, mentre per l’UNICEF hanno fatto
squadra con attori del calibro di John Malkovich
e Roger Moore.
www.viottifestival.it
5 aprile dalla redazione
Gregory Sokolov per
la Società dei Concerti
Ieri sera in una Sala Verdi
del Conservatorio colma di attenti ascoltatori
abbiamo assistito alla performance
del pianista russo Grigory Sokolov, tra i
massimi interpreti viventi. Eravamo abituati ai
suoi splendidi concerti degli scorsi anni
incentrati sul '700 di Couperin, Rameau,
Scarlatti o Mozart. Il
romanticismo
di Chopin o Schubert è arrivato inatteso da un
artista che conosciamo per le sue doti
virtuosistiche eccelse e la sua perfezione
formale riferita a periodi più lontani. Il
programma ufficiale prevedeva un tutto Chopin
con la meno frequente Sonata in si minore n.3
op.58 e una selezione di 10 Mazurche.
Il successo della serata è stato suggellato dal
gran finale: ben 6 bis, quattro di Schubert. Ma
torniamo a Chopin, per dire a gran voce che
Sokolov ha meritato interamente gli
interminabili applausi tributati dal pubblico
più attento. Certo, il suo Chopin non risponde
ai dettami della scuola pianistica classica di
un Cortot, un Rubinstein e tra i viventi di un
Bunin e Pollini o del più
giovane
Rafal Blechacz, ma l'interpretazione di Sokolov
non si discute ed è tutta nella sua immensa
creatività artistica che lo porta a definire il
"suo" Chopin. Il controllo delle dinamiche nei
diversi piani sonori, la qualità timbrica e lo
spessore espressivo complessivo sono di
altissimo livello intellettuale ed estetico. E
vero, il "suo" Chopin potrebbe anche non piacere
a molti, soprattutto agli ascoltatori abituati
ai grandi del passato che hanno reso storiche le
loro interpretazioni, ma la musica è fatta anche
di libertà e di cambiamenti e il grande
interprete, per non ripetere quello che gli
altri hanno già espresso, ha il compito
fondamentale di ri-creare. La spettacolare
Sonata, resa di maggiore durata rispetto alla
media anche per un Largo particolarmente
riflessivo, ha risposto maggiormente ai canoni
classici interpretativi anche se i contrasti
dinamici sono stati particolarmente accentuati,
ma la bellezza della melodia, sempre in primo
piano, è veramente di alto valore. Le mazurche
di Chopin-Sokolov rappresentano una maggiore
novità nel suo modo interpretativo, con accenti
molto personalizzati, ed evoluzione temporale
discontinua. Ma alcuni brani, specie gli ultimi
eseguiti, sono di evidente raffinata e profonda
bellezza. I bis, un breve concerto nel concerto,
hanno ancor più appassionato i presenti:
ricordiamo tre mirabili Improvvisi e un
Klavierstuke di Schubert, con melodia in primo
piano intensa e lucente e quindi ancora una
mazurca chopiniana (op.67 n.2) a livello delle
precedenti e un rarissimo breve e melodico
valzer di Groboyedov. Un concerto memorabile.
3 aprile 2014 Cesare
Guzzardella
Andrea Lucchesini per
la Società del Quartetto
Sono passati trent'anni dalla
vittoria del pianista Andrea Lucchesini al
Concorso Internazionale Dino Ciani. Dopo il
concerto scaligero che consacrò il pianista
toscano e lo introdusse nei circuiti
internazionali, Lucchesini si è dedicato sia al
concertismo che ad una importante attività
didattica
che lo ha portato a dirigere, da alcuni anni, la
Scuola di Musica di Fiesole. Per il concerto del
Conservatorio milanese di ieri ha scelto un
programma classico incentrato su Mozart,
Schubert, Brahms e Richard Strauss. La Sonata
in Sol Maggiore n.5 del salisburghese ha ben
introdotto il concerto. Di alto livello
l'esecuzione definita con fluidità, leggerezza
ed espressività, per una sonata che trova
un'apparente semplice costruzione, ma una resa
di qualità solo con eccellenti interpreti. I
Tre Klavierstuke di Schubert hanno terminato
la prima parte del concerto. Decisamente valida
la resa espressiva di questi tardi capolavori
del viennese, definiti con tempi adeguati e
chiarezza espositiva. Profondi e con tempi
riflessivi i bellissimi 3 Intermezzi
Op.117 di Brahms Lucchesini ha messo bene in
risalto la cantabilità di questi brevi
capolavori con una sovrapposizione di piani
sonori ben calibrata nelle dinamiche. L'ultimo
brano in programma è stato una rarità di R.
Strauss: la giovanile Sonata in si minore
op.5 è stata scritta quando Richard aveva 16
anni, ma il brano, in quattro movimenti,
dimostra una notevole qualità di scrittura e
prende spunto da grandi compositori quale
Beethoven, Schubert e Mendelssohn negli ultimi
movimenti. Ottima la resa complessiva per un
brano di immediata godibilità. Importante il bis
concesso con l'Andante spianato e Grande
polacca brillante op.22 di Chopin. Fragorosi
gli applausi del pubblico intervenuto. Da
ricordare.
2 aprile 2014 Cesare Guzzardella
Louis Lortie alle
Serate Musicali
É un pianista raffinato Louis
Lortie, l'interprete canadese ascoltato ieri in
Conservatorio per Serate Musicali. La
prima parte del concerto prevedeva compositori
francesi quali Faurè e Debussy con nove dei
Preludi dall'op. 103 del primo e una
selezione di quattro preludio dal
Primo Libro
L125 del secondo. Con questi due grandi
musicisti Lortie si trova perfettamente in
sintonia. Il suo modo di melodiare chiaro e
molto francese ha messo in risalto elegantemente
i preludi di entrambi i compositori.
Lo stile" alla chansonier" del bravissimo
pianista, giocato su una leggerezza
interpretativa non disgiunta da una profonda
espressività, rendono bene le sonorità garbate e
visionarie dei 9 preludi di Faurè e anche dei
quattro scelti di Debussy, il n.2,6,10 e
12. Le sonorità dell'eccellente Fazioli
utilizzato dal pianista canadese hanno trovato
perfetto riscontro nei due francesi. Un più
virtuosistico Wagner con due trascrizioni, una
di Joseph Rubinstein e l'altra di Liszt, ha
interessato la seconda parte del concerto. Dopo
un tecnicamente abbordabile Idillio di
Sigfrido abbiamo ascoltato una
super-virtuosistica Ouverture dal Tannhauser
che Lortie ha portato a termine con grinta ed
espressività strappando al pubblico lunghi e
calorosi applausi. Bellissimo il bis concesso di
Liszt con il Sonetto 47 del Petrarca da "Années
de Pèlerinage". Da ricordare.
1 aprile 2014 Cesare Guzzardella
MARZO 2014
Un grandioso Britten
all'Auditorium
Una grandiosa formazione
orchestrale e corale quella proposta
dall'inglese Benjamin Britten per il suo War
Requiem. L'op.66 per soli,coro,coro di
voci bianche, orchestra da camera e orchestra,
rappresenta il culmine della produzione sacra di
Britten, probabilmente il massimo compositore
inglese del Novecento. Composto nel 1962 per
commemorare la tragedia
della seconda guerra
mondiale, il "Requiem di guerra" venne eseguito
nel maggio del 1962 nella ricostruita, perchè
distrutta dai bombardamenti del 1940, Cattedrale
di Coventry. Il monumentale lavoro venne diretto
dallo stesso Britten, che ricordiamo essere
stato oltre che compositore, eccellente
direttore d'orchestra e pianista. Nell'ultima
replica domenicale di ieri , l'Auditorium al
completo ha trovato nel palco circa 150 tra
strumentisti e coristi, ma un numeroso gruppo di
voci bianche occupava gran
parte della galleria
in alto, di fronte al palco. Le orchestre, la
più numerosa diretta da Zhang Xian e una
cameristica diretta da Ruben Jais, si
alternavano e a volte si sovrapponevano nel
definire le sonorità personali e ricercate del
grande compositore inglese. I cantanti solisti,
due voci maschili e una femminile hanno avuto un
ruolo importante nel lavoro di Britten e spesso
le loro voci sono state accompagnate solo dalla
più discreta formazione cameristica. Splendida
l'esecuzione ascoltata. Le voci soliste
timbricamente eccellenti erano quelle del
soprano Othalie Graham, del tenore Mirko
Guadagnini e del baritono Joseph Lattanzi. Le
sonorità della Sinfonica Verdi hanno raggiunto
livelli espressivi molto alti attraverso un
accurato equilibrio delle parti e in eccellente
sinergia con le componenti vocali sia solistiche
che dei due cori. Il lavoro di coordinamento
delle sezioni strumentali e corali operato dalla
bravissima direttrice, ha trovato una resa
estetica complessiva avvincente. Sul palco al
termine dell'esecuzione lungamente applaudita
anche Erica Gambarini, maestro del coro della
Verdi e Maria Teresa Tramontin direttrice del
coro di voci bianche. Un pomeriggio da ricordare
a lungo.
31 Marzo 2014 Cesare Guzzardella
Dindo e la Camerata
Ducale al Viotti Festival
Il vercellese Viotti
Festival, cioè la stagione concertistica della
Camerata ducale, l’orchestra fondata e diretta
dal violinista G. Rimonda, ha regalato ieri , 29
marzo, un’altra bella serata di musica al suo
fedele e appassionato (e crescente!) pubblico:
clou del programma il debutto al Civico del
celebre violoncellista Enrico Dindo, che
presentava due dei più eseguiti brani del
repertorio per violoncello e orchestra, i
concerti di F.J. Haydn Hob.VIIb:1 in Do
maggiore e Hob.VIIb: 2 in Re maggiore,
da sempre
per
Dindo veri “pezzi di baule”, che ieri ha suonato
invertendone il numero d’ordine. Diciamo subito
che affrontare d’un fiato, uno via l’altro,
questi due concerti, non è impresa da tutti e
richiede senz’altro resistenza e solidità
tecnica, doti che Dindo ha dato prova di
possedere in abbondanza: se già il concerto n. 1
contiene passaggi di notevole difficoltà, è
soprattutto il concerto n.2 a sollecitare le
qualità tecniche dell’esecutore, per una
scrittura che, soprattutto nell’ultimo tempo,
presenta ardui problemi tecnici, come
acrobatiche doppie corde e salti di ottava, ma
già nel primo movimento tende a sostituire la
logica sonatistica dello sviluppo tematico con
l’espansione ornamentale, in cui Haydn sfrutta
al massimo le potenzialità timbriche ed
espressive del violoncello, facendo anche
ricorso alle innovazioni introdotte nella
scrittura strumentale del suo tempo dalla
contemporanea scuola di Mannheim, come l’uso del
crescendo e del diminuendo o del pizzicato. Il
violoncello, insomma, è chiamato a sfidare il
violino…Ma i due concerti, composti a distanza
di circa vent’anni l’uno dall’altro, impongono
al solista anche un’ adeguata duttilità
interpretativa, essendo stilisticamente diversi:
se nel Concerto in do maggiore prevale
ancora la logica del concerto barocco, basata
sulla contrapposizione tra solo e tutti, il
Concerto in re maggiore mostra una fluidità
di scrittura e di idee che ricorda i
meravigliosi Quartetti op. 33, composti appena
due anni prima. Ebbene, Dindo ha dato di
entrambi i concerti una eccellente esecuzione
tecnica e un’interpretazione di ottimo livello,
che a nostro avviso ha dato i suoi risultati più
alti nel finale Allegro molto del
concerto in Do maggiore, splendidamente reso nel
suo tono tipicamente haydniano di arguzia e
allegra vitalità e con sontuosa brillantezza di
suono, e nel primo movimento del concerto in Re
maggiore, dove Dindo ha risolto con scioltezza
ammirevole le ardue difficoltà tecniche della
scrittura, facendo toccare con miracolosa
fluidità e trasparenza al suo Rogeri 1717 i
limiti estremi del registro acuto, fino ad un
incredibile sol sovracuto (in chiave di
violino!) poco prima della cadenza finale. Ma in
generale ci è piaciuta molto la limpida
cantabilità “italiana” che è la cifra
caratteristica e inconfondibile dello stile di
Dindo e che ha trovato un più che valido
supporto nella Camerata, compagine di eccellenza
nell’esecuzione di partiture settecentesche.
Bellissima, per intensità interpretativa l’Allemanda
bachiana concessa come bis. L’impaginato
prevedeva anche due numeri sinfonici, a
incorniciare i due pezzi concertistici: la
consueta rarità con cui Rimonda e la sua
orchestra sono soliti deliziare il loro
pubblico, per l’occasione la Sinfonia
dall’opera “Le astuzie femminili” di D.
Cimarosa, e la Sinfonia n.29 in La maggiore
KV 201 di Mozart. Bravissimo, come sempre,
Rimonda a calarsi, con lo stacco dei tempi e il
giusto risalto dei registri timbrici, nel mondo
musicale delle composizioni proposte. Nella
singolare Sinfonia d’opera di Cimarosa, si
tratta di quella sfumatura di patetico
tipicamente settecentesco, che traspare dalla
pur frizzante vivacità del tema principale,
un’antica danza russa. Nella Sinfonia
mozartiana, poi, la bacchetta di Rimonda eccelle
nella preziosità cameristica della cura del
dettaglio, con sapiente tornitura della frase,
capace di restituire appieno la nuance
timbrica di tenero intimismo della prima idea
dell’Allegro moderato d’apertura, o i
sottili contrasti dinamici dell’Andante
che con i suoi archi in sordina evoca atmosfere
ormai decisamente sturmer, lontane dai
modelli italiani del primo sinfonismo
mozartiano. Un’altra bellissima serata di musica
a Vercelli, salutata dallo scrosciante applauso
del gran pubblico presente.
30 marzo 2014 Bruno Busca
Giuseppe Albanese al
Coccia di Novara
Il nuovo appuntamento della
(magra!) Stagione di concerti da camera di
Novara 2014 ha offerto ieri sera ai locali
musicofili la gradita opportunità di riascoltare
al Coccia un pianista già noto al pubblico della
città piemontese. Si tratta di Giuseppe
Albanese, senz’altro uno dei più interessanti
tra i
giovani
pianisti italiani, il cui valore è stato
consacrato definitivamente dalla recente
ammissione al prestigioso Olimpo della casa
discografica Deutsche Grammophon, per la quale
Albanese ha recentemente inciso un cd la cui
track list costituiva per l’appunto l’impaginato
del recital di ieri sera: nel primo tempo la
Fantasia in Do maggiore op.17 di Schumann;
dopo la pausa la Sonata quasi una fantasia in
do diesis minore op. 27 n.2 (la fin troppo
nota Al chiaro di luna) di Beethoven, e
la schubertiana Wanderer Phantasie. Un
programma intelligentemente impostato, in chiave
storico-musicale, su tre esempi-chiave di una
linea di ricerca musicale tesa a dissolvere
dall’interno le collaudate strutture della
forma-sonata, in direzione di una più libera
elaborazione del materiale tematico, come nel
caso della Wanderer, che di fatto abolisce il
bitematismo sonatistico generando tutto il
discorso musicale da un’unica cellula motivica,
oppure scompaginando la “normale” successione
dei tempi: la Fantasia di Schumann termina
inusualmente con un tempo lento, come
inusualmente con un tempo lento ha inizio la
sonata beethoveniana La proposta di Albanese è
stata resa ancora più intrigante da alcune
innovazioni da lui apportate alla versione della
Fantasia schumanniana tradizionalmente impostasi
nelle sale da concerto: oltre a proporre la
prima versione del Finale, contenente una
citazione dal Lied di Beethoven
All’amata lontana, Albanese sfrutta appieno
le indicazioni agogiche, generalmente
trascurate, contenute nel manoscritto autografo
della partitura, ottenendo una libertà dinamica
e uno slancio espressivo di rara forza. Il
pianismo di Albanese è fatto di un virtuosistico
dominio della tastiera (che lo porta
naturalmente ad accelerare i tempi, come risulta
particolarmente evidente nella Wanderer)
che non esclude affatto capacità d’introspezione
e delicatezza di fraseggio, splendidamente in
evidenza nel Finale della composizione di
Schumann. L’uso sempre essenziale del pedale di
risonanza gli consente un rilievo della singola
nota, tornita sempre con precisione e
trasparenza, e varietà di tavolozza timbrica,
esaltata dalla sonata beethoveniana, nella
incessante varietà dei suoi registri. Un ottimo
concerto, suggellato da un bis da Gershwin e
salutato dai calorosi applausi del, purtroppo,
sparuto pubblico.
27 marzo 2014 Bruno Busca
Uto Ughi al Teatro
Coccia di Novara
Risale al… secolo scorso
l’ultima esibizione novarese di Uto Ughi, un
concerto vivaldiano in S. Gaudenzio,
chiesa-simbolo della città. Ieri sera, 25 marzo,
il ventesimo anniversario della fondazione
dell’Orchestra sinfonica Carlo Coccia ha offerto
l’occasione di riascoltare a Novara, nel teatro
omonimo, uno dei più grandi violinisti viventi e
tra i protagonisti assoluti della vita musicale
italiana di questi non facili anni. Ughi si
presentava al pubblico di Novara con due
composizioni tra le più celebri
del
repertorio per violino e orchestra: il
Concerto in La maggiore n.5 KV 219 di Mozart
e la Romanza in Fa maggiore op.50 di
Beethoven. Ughi ha saputo dare voce di rara
intensità alla limpidezza melodica che domina
entrambi i pezzi, cesellando sul suo violino
note che univano perlacea chiarezza di timbro e
aerea grazia di fraseggio. Ma un’altra dote che
affascina l’ascoltatore di Ughi è l’estrema
duttilità delle sue possibilità espressive,
delle quali ha dato magnifica prova
nell’interpretazione del concerto mozartiano,
ove, com’è stato osservato, varie ispirazioni –
popolare, parodistica, esotica – si susseguono a
cascata, in una forte contrapposizione dei
singoli tempi, che l’archetto di Ughi ha
sapientemente evocato all’ascolto del folto
pubblico che affollava ogni ordine del Coccia,
alla presenza di numerose autorità del Comune e
della Provincia. Ricorderemo in particolare il
finale Rondò, con il contrasto fra il suo
luminoso La maggiore e il celeberrimo ruvido
inserto in la minore, nello stile della
csarda ungherese, che Ughi interpreta
come una sorta di demoniaco scatenamento di
oscure forze, a infrangere la cantabile
limpidezza sinora dominante nella partitura.
Purtroppo, tuttavia, l’esecuzione complessiva
delle due composizioni, in particolare quella
del concerto mozartiano, ha risentito di una
preparazione un po’ affrettata, ammessa dallo
stesso Ughi, sicché, nel dialogo
solista-orchestra, ovviamente la “festeggiata”
C. Coccia, non tutto è andato per il verso
giusto: entrate imprecise di alcune linee
strumentali, momenti in cui il suono
dell’orchestra copriva il violino, attacchi poco
convincenti si sono uditi qua e là. Lo stesso
Ughi ha avuto un momento evidente di
defaillance in alcune battute iniziali del
primo tempo, chiaramente fuori intonazione. Tra
l’altro, e ci chiediamo il perché, l’orchestra,
nei due pezzi concertistici, non vedeva sul
podio il direttore della serata, Michele
Brescia: francamente, per quanto bravo possa
essere il primo violino di spalla, la Coccia non
ci pare ancora un’orchestra che possa suonare da
sola… L’orchestra Coccia è specializzata, come
ha ricordato in un breve discorso ad apertura di
serata il maestro Roberto Politi, primo
violoncello nonché tra i fondatori della
compagine, nella musica per balletto e in quella
operistica, mentre deve ancora maturare una
significativa esperienza in campo concertistico
e sinfonico. Questo spiega alcune incertezze
emerse nei due brani sinfonici che hanno
rispettivamente aperto e chiuso la serata, l’Ouverture
dalle Nozze di Figaro di Mozart e la
Quinta sinfonia di Beethoven. Piuttosto
fiacca la prima, con qualche disordine nelle
varie linee strumentali (da brivido l’entrata
dei bassi…), più valida l’esecuzione del
capolavoro beethoveniano, dove la bacchetta di
M. Brescia ha dettato buoni stacchi dei tempi e
giusto rilievo ai vari piani sonori della
partitura: va però detto che c’è ancora molto da
lavorare su alcune sezioni orchestrali, specie
gli ottoni, che abbiamo trovato francamente
inadeguati. Comunque il pubblico presente in
sala ha mostrato di gradire la serata, con
un’esuberanza persino fastidiosa, con applausi
ad ogni pausa tra un movimento e l’altro nel
concerto di Mozart e strappando due bis a Ughi
(una fantasia su Paganini, in parte di sua
composizione e la Gavotta di una
Partita di Bach) e uno all’orchestra, la
ripetizione dell’ultimo tempo della Quinta di
Beethoven.
26 marzo Bruno Busca
Il quartetto di Accardo per
Serate Musicali
Ieri sera nella Sala Verdi
del Conservatorio milanese il quartetto d'archi
di Salvatore Accardo ha interpretato due
quartetti di Cajkovskij, esattamente
l'op.11
in re maggiore e l'op.22 in fa maggiore.
Le ottime sinergie complessive del valido
quartetto formato oltre che dal primo violino
Accardo, da Laura Gorna, secondo violino,
Francesco Fiore, viola e Cecilia Radic,
violoncello, hanno reso con nitore le
melodiche ed armoniose melodie di entrambi i
quartetti. Specie il secondo ci è sembrato
ancora più valido con quel meraviglioso
Andante ma non tanto
del
terzo movimento e quel robusto Finale,
Allegro con moto. Particolarmente incisivo
l'apporto della bellissima viola di Fiore e il
sonoro violoncello della Radic. Ma non
dimentichiamo la coppia di violini, i cui
strumentisti, coppia anche nella vita, hanno ben
condotto le loro parti. Lunghi applausi al
termine ma nessun bis. Ricordiamo il prossimo
concerto per Serate Musicali: lunedì 31
marzo il pianista canadese Louis Lortie
interpreterà Faurè, Debussy e Wagner. Da non
perdere.
25 marzo C.G.
Sofya Gulyak allo
Spazio Teatro 89
Nel raccolto ed elegante
Spazio Teatro 89, in una zona periferica
milanese, spesso si riescono ad ascoltare
valenti solisti abituati a platee ben più
numerose rispetto ai circa duecento o poco più
spettatori che questa valida struttura di via
Fratelli Zoia può ospitare. Questo auditorium,
organizzato per le attività musicali dal
validissimo M.tro Luca Schieppati, è
stato
e sarà ancora un trampolino di lancio per
numerosi strumentisti come è avvenuto per
l'eccellente pianista ascoltata ieri pomeriggio:
stiamo parlando della russa Sofya Gulyak,
vincitrice nel 2009 del prestigioso Concorso
Internazionale pianistico di Leeds, e della quale
abbiamo già scritto nel 2012 dopo un suo
splendido concerto tenuto al Teatro alla Scala.
Ieri il programma era di enorme interesse con
tre brani notissimi che avevano come
caratteristica comune quello della scrittura
timbricamente orchestrale. Le ampie sonorità
della Ciaccona dalla celebre
Partita
n.2 per violino solo di Bach nella felice
trascrizione di Ferruccio Busoni, quelle del
Preludio, Corale e Fuga di Cèsar
Franck, e le timbriche dei noti Quadri di una
esposizione di Modest Mussorgsky, ricordano
le tavolozze di una grande orchestra, e in
quest'ultimo brano l'orchestra e stata poi
concretizzata dal grande Ravel. La Gulyak ha
affrontato le impervie pagine con sicurezza
tipica della grande scuola russa, alternando al
vigore delle grandi sonorità una dolcezza nei
momenti di più intimo ascolto. Perfetto
l'equilibrio complessivo dei lavori e alta la
resa espressiva rilevata, anche nei frangenti
più virtuosistici. Due i bis concessi dopo
lunghi applausi. I brani sono stati inizialmente
ben presentati dal pianista-organizzatore
Schieppati che al termine del concerto ha
annunciato il prossimo appuntamento di domenica
6 aprile che vedrà sul palco la coppia di
pianisti Alessandra Ammara e Roberto Prosseda.
Da non perdere.
24 marzo 2014 Cesare
Guzzardella
Guido Rimonda a la
Camerata Ducale in Conservatorio per
Serate Musicali
Grande successo in
Conservatorio per il violinista Guido Rimonda e
per la sua Camerata Ducale, formazione
vercellese che da anni mette in risalto il
repertorio italiano con una particolare
predilezione per Gian Battista Viotti,
virtuoso
violinista-compositore al quale è dedicato
l'importante festival piemontese "Viotti". Il
concerto ascoltato ieri è la replica di quello
sostenuto a Vercelli sabato scorso e già trova
una recensione in questa pagina. Ieri sera,
anche il pubblico milanese ha apprezzato le
scelte di programma operate da Rimonda che
avevano come tema il mistero e la suggestione.
Valida la successione dei brani e ottima la resa
complessiva
con una particolare riuscita
nell'interpretazione delle Streghe op.8
di Paganini e della Légende di Wieniavski.
Le corpose sonorità dello splendido violino
Stradivari appartenuto al francese Leclair e
ottimamente suonato da Rimonda, sono riverberate
in Sala Verdi e specie nelle rilevanti cadenze,
ci sono apparse estremamente espressive. Per i
dettagli rimandiamo alla recensione di B.B.
Ricordiamo il recente Cd di Rimonda e della
Camerata uscito per la Decca denominato "Le
violon noir" che comprende la maggior parte
dei brani ascoltati. Da non perdere.
18 marzo 2014 C.G.
Julianna Avdeeva per
Gioventù Musicale d'Italia
Tra i numerosi meriti della
Gioventù Musicale d'Italia c'è anche quello di
avere ideato questa rassegna musicale di giovani
talenti. Domenica mattina, in Auditorium, in
collaborazione con laVerdi, valenti interpreti
vincitori di
recenti Concorsi Internazionali
hanno calcato il palcoscenico di questa
importante sala concertistica. Tra questi, ieri
mattina abbiamo avuto la fortuna di ascoltare la
pianista moscovita Julianna Avdeeva, classe
1985, ultima vincitrice nel 2010 del più
importante Concorso Internazionale pianistico,
il Chopin di Varsavia. Siamo purtroppo
rimasti delusi del poco pubblico presente in
Sala, forse cento o poco più appassionati, anche
perchè per la portata dell'evento e per la
qualità interpretativa l'Auditorium avrebbe
dovuto essere al completo. Il programma, di
grande interesse, prevedeva di Liszt Après
une lecture di Dante (Fantasia quasi Sonata)
e quindi di Chopin i 24 Preludi op.28.
L'esile e determinata Yulianna ha iniziato con
l'energico capolavoro lisztiano mostrando una
tecnica raffinata e di alta precisione atta a
definire ottimamente le contrastate sequenze
espositive della lunga Fantasia. Si rimane
stupiti dal nitore espressivo dei momenti più
delicati del lavoro di Liszt. I 24 Preludi di
Chopin ci hanno rivelato la migliore cifra
stilistica della Avdeeva. L'eccellente qualità
timbrica ascoltata nei Preludi, si è espressa in
ogni dettaglio attraverso gli infiniti colori di
questi brevi e contrastati capolavori. Nei
momenti di più pacata serenità discorsiva
Yulianna ha mostrato ancor più riflessività e
profondità espressiva. Ma è nell'equilibrio
complessivo dei 24 brani, interpretati con
grinta e determinazione, che ha rivelato di
essere interprete di alto livello. Due i bis
concessi, sempre di Chopin. Da ricordare.
17 marzo 2014 Cesare Guzzardella
Guido Rimonda e la Camerata
Ducale a Vercelli
In sala si spengono le
luci. Anche sull’orchestra cala il buio, appena
illuminato dalle lampadine dei leggii. Dopo
attimi di silenzio carico d’attesa, s’ode
lontano, dal fondo della platea, la celestiale
melodia di un violino, che suona la Danza degli
spiriti beati dall’ Orfeo ed Euridice di C. W.
Gluck (nella versione violinistica, essendo
nella partitura originaria tale
pagina prevista
per il flauto). Il misterioso violinista si
avvicina sempre più all’orchestra, esce dal
cerchio di tenebre, sale sul palcoscenico, si
volge al pubblico…Così Guido Rimonda ha voluto
cominciare il suo recital, ieri sera 15 marzo,
al Teatro Civico di Vercelli, in occasione del
nuovo appuntamento con la XVI stagione del
Viotti Festival, di cui, come solista e
direttore della Camerata Ducale, dal 1998 è nume
ispiratore ed organizzatore, insieme con la
moglie, la pianista e clavicembalista Cristina
Canziani. Un recital, quello di Rimonda, che,
come è apparso chiaro fin da subito, ha proposto
come tema quello che, parafrasando un celebre
libro di M. Praz, potremmo titolare: “Il
violino, la morte e il diavolo nella musica”.
Perché questo tema? Come spiega il programma di
sala, come sempre ottimamente curato dal valente
Andrea Malnati, alla base del singolare
impaginato della serata sono “la suggestione e
il mistero che aleggiano attorno al violino
Stradivari ‘Leclair’, appartenuto un tempo al
grande violinista francese ed oggi di proprietà
di G. Rimonda”. Come lo stesso Rimonda ha
ricordato al pubblico, duecentocinquant’anni fa
il cadavere di Leclair fu trovato, a due mesi
dalla scomparsa del compositore, con un pugnale
nella schiena ed ormai in stato di
decomposizione, con il suo amato violino
disperatamente stretto fra le mani, quasi egli
avesse voluto, negli spasmi di un’ atroce
agonia, suonarlo un’ ultima volta. Il mistero
della morte di Leclair non fu mai chiarito e
sembra ancora avvolgere il suo violino, che reca
tuttora sulla cassa armonica sinistri segni
neri, tracce un po’ inquietanti delle dita dello
sventurato musicista avvinghiate sull’amato
strumento: per questo motivo lo Stradivari di
Rimonda è noto come “Violon noir”, che è anche
il titolo di un CD di gran successo,
recentemente inciso da Rimonda e dalla Ducale
per la Decca, il cui contenuto è stato in parte
proposto ieri sera “dal vivo”. Va detto peraltro
che la categoria del mistero e del diabolico per
Rimonda è così ampia, da includere anche cose
che per la verità sembrerebbero entrarvi un po’
a fatica: così accanto a scelte che si
giustificano da sé, come il Trillo del diavolo
di Tartini, nella versione per violino e
orchestra di G. Zandonai e cadenza di Rimonda,
Le streghe di Paganini, la raveliana Pavane pour
une infant defunte, la fosca Légende e La morte
di Faust (da Fantasia brillante su motivi del
Faust di Gounod) di H. Wienjawski, il programma
di ieri sera, eseguito senza intervallo,
prevedeva anche il Tema per il film Schindler’s
List di J. Williams (per violino e orchestra) e
il Tema e variazioni in Do maggiore di G.B.
Viotti (1781), il cui tema diventerà poi, più di
una decina d’anni dopo, quello celeberrimo della
Marsigliese, inventore della quale risulterebbe
dunque il musicista di Fontanetto. Ciò che
legherebbe queste due ultime composizioni al
tema della serata, secondo le spiegazioni
fornite da Rimonda stesso nel corso del
concerto, è la natura “diabolica” e misteriosa
della violenza umana, quando si scatena in forme
estreme, come nel Terrore rivoluzionario o nella
Shoà nazista. Da anni considerato uno dei
migliori violinisti italiani d’oggi, proiettato
su livelli di prestigio internazionale dal
contratto con la prestigiosa Decca per l’opera
omnia per violino di Viotti, Rimonda si è ieri
sera confermato, se mai ce ne fosse bisogno,
grande e completo violinista, capace di unire il
più acrobatico dominio delle quattro corde
all’espressività del suono. Strappava
ammirazione la stupefacente agilità con cui le
dita di Rimonda fanno apparire facili i più
ardui passaggi della tecnica violinistica: dalle
doppie corde del Trillo tartiniano, agli
armonici artificiali (che, ricordiamolo,
richiedono un equilibrio perfetto e perciò
difficilissimo fra posizione delle dita e
pressione dell’archetto!) e agli incredibili
pizzicati della mano sinistra delle Streghe. Ma
quello che più ci piace di Rimonda è il suo
suono, che sfrutta al meglio le meravigliose
potenzialità di quel prodigioso Stradivari,
definito da G.B. Somis “voce di un angelo”.
Rimonda ne cava un suono tipicamente italiano,
nella limpidezza e cantabilità della linea
melodica, che nel concerto di ieri ha toccato il
vertice nel tema principale della Pavane di
Ravel, tra quelle più incantevoli da noi
ascoltate negli ultimi tempi, e nella Lègende di
Wienjawski (la cosa migliore del compositore
polacco da noi mai ascoltata). Naturalmente il
protagonista assoluto di una serata del genere è
il solista, ma la Camerata Ducale merita
comunque l’ennesimo apprezzamento per la qualità
del suono e la precisione nello stacco dei
tempi, con cui ha accompagnato il violino.
Strameritati gli straripanti applausi con cui il
pubblico, come sempre numerosissimo (tanti i
giovani!), ha salutato Rimonda e la Ducale dopo
il bis, Salout d’amour di Elgar.
16 marzo 2014 Bruno Busca
Dalla Società del Quartetto
di Vercelli
Martedì 18 marzo al Teatro
Civico di Vercelli si apre la Stagione 2014
della Società del Quartetto con un concerto
dell’Orchestra del Conservatorio “Arrigo Boito
di Parma diretta da Pierpaolo Maurizzi. ll
cartellone della Società del Quartetto, ricco di
proposte originali, si muove in questa rassegna
2014 fra le epoche e i generi: dalla musica
classica, al jazz al folk alla contemporanea,
con l’obiettivo
di fornire un’occasione unica per gli artisti ed
il pubblico di sperimentare l’emozione della
performance musicale dal vivo. Nel mese di
ottobre la Stagione di concerti lascia spazio
alla 65esima edizione del Concorso
Internazionale di Musica Gian Battista Viotti
dedicata ai cantanti d’opera. La Finale con
orchestra del premio vercellese avrà luogo
sabato 25 ottobre. La Stagione di concerti 2014
della Società del Quartetto si svolge sotto gli
auspici del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, della Città di Vercelli e della
Regione Piemonte, con il contributo di Vercelli
e i Suoi Eventi, della Fondazione Cassa di
Risparmio di Vercelli e della Fondazione Cassa
di Risparmio di Torino e la collaborazione del
Comune di Vercelli Assessorato alla Cultura, del
Museo Borgogna e della Casa della Poesia di
Vercelli.
16 marzo dalla redazione
Una sposa per lo Zar
al Teatro alla Scala
Un ottimo lavoro quello
ascoltato martedì scorso al Teatro alla Scala.
L'opera di Rimskij-Korsakov "Una sposa per lo
zar" è una rarità scenica in Italia e per la
prima volta ha calcato il palcoscenico milanese
con una
produzione
del Teatro alla Scala in co-produzione con
Staatsoper Unter der Linden di Berlino. La
tradizionale musica di fine Ottocento del
compositore russo con un accentuato riguardo per
la lirica occidentale - soprattutto italiana -è
emersa nell'eccellente direzione musicale di
Daniel Barenboim e anche nelle ottime voci del
cast vocale, tutte di mirabile qualità. Rimane
qualche lieve perplessità nella parte scenica
più che in quella registica di Dmitri
Tcherniakov, anche se complessivamente
constatiamo una ricerca di qualità nel mettere
in accordo le scene con la rilevante parte
video. Ricordiamo i protagonisti con Olga
Peretyatko in Marfa , Anatoly Kotscherga
in Vasilij S. Sobakin, Johannes Martin
Kranzle in Grigorij Griaznoj, Tobias
Schabel in Grigorij Maljuta, Marina
Prudenskaya in Ljubasa, Pavel Cernoch in
Ivan S. Lykov, Stephan Rugamer in
Elisej Bomelij e bravi gli altri. Eccellente
il coro di Bruno Casoni. Ultima replica per
domani 14 marzo. Da non perdere.
13 marzo 2014 Cesare Guzzardella
Pinchas Zukerman in
trio per Serate Musicali
Un trio d'eccezione quello
ascoltato ieri sera in Conservatorio. Il
violinista Pinchas Zukerman insieme alla
violoncellista Amanda Forsyth e alla
pianista
Angela Cheng hanno eseguito due trii tra i più
celebri della letteratura cameristica: il "Dumky"
op.90 di Dvorak e "l'Arciduca" op.97
di Beethoven. Il primo trio eseguito, in mi
minore e quarto del compositore ceco, è tra i
brani più frequentati di Dvorak per quella
cantabilità e quel ricorso al folclore slavo che
attraversano costantemente la vivace
composizione. L'esecuzione ascoltata, dal
carattere volutamente improvvisatorio, è stata
di eccellente livello esecutivo con momenti di
chiara melodicità specie nel sonoro violoncello
della
bravissima Forsyth. Anche il trio beethoveniano
in si bem. maggiore, di stampo più classico, ha
trovato una valente interpretazione con i due
archi particolarmente espressivi ed un elegante
pianoforte in primo piano. Bravissimi
naturalmente anche la Cheng e Zukerman. Lunghi
applausi e un eccellente bis con uno Scherzo
di Mendelssohn. Da ricordare.
11 marzo 2014 C.G.
Vacchi e Mahler
diretti da Claire Gibault all'Auditorium
milanese
È una commissione dell'
Orchestra Verdi la nuova opera del compositore
bolognese Fabio Vacchi denominata" Veronica
Franco" melologo per voce recitante, soprano
ed orchestra. La prima di venerdì sera ha avuto
una replica ieri pomeriggio. Ottimo il successo
tributato in sala per questo lavoro non facile,
dedicato ad una importante donna vissuta nella
seconda
metà del '500. Poetessa e cortigiana
veneziana, Veronica Franco è stata autrice di
rilevanti poesie e testi letterari che rivelano
un pensiero progressista e moderno. La parte
scritta, recitata benissimo dall'attrice
Giovanna Bozzolo è opera di Paola Ponti, mentre
il testo cantato dell'ottimo soprano Talia Or è
autenticamente di Veronica Franco. Il supporto
musicale di Vacchi sottolinea molto bene il
carattere della protagonista attraverso un uso
sapiente della coloristica orchestrale in uno
stile tipico del compositore bolognese. Il
dramma di questa coraggiosissima donna pronta a
sacrificare se stessa per le sue decise idee,
vengono presentate attraverso una musica
pregnante nel segno musicale che ricorda molti
autori del secolo scorso come Mahler o Berg ma
anche riferimenti più antichi o più recenti. Il
sapiente uso armonico e melodico nella scrittura
di Vacchi e forse più legato al passato che al
presente ma la qualità compositiva è di elevato
spessore. Lunghi applausi al termine con Vacchi
sul palco insieme alla bravissima Claire Gibault,
valente direttore d'orchestra come dimostrato
dalla direzione dell'Andante ed Adagio
eseguiti dopo l'intervallo come primo movimento
della Decima Sinfonia di Gustav Mahler
(versione Barshai).
10 marzo 2014 Cesare Guzzardella
Il pianista Lukas
Vondracek al Teatro Coccia di Novara
E’ cominciata ieri sera, 7
marzo, al Teatro Coccia, la stagione novarese
2014 dei Concerti da camera: con netto ritardo e
con un calendario drasticamente ridotto rispetto
ad una tradizione ormai più che quarantennale
(evidentemente le implacabili forbici dei tagli
alla cultura hanno scelto di colpire a Novara
soprattutto questo settore, fruito da un
esiguo
numero di appassionati, anche ieri presenti in
un gruppetto sparuto…). Protagonista della
serata il ventottenne pianista ceco Lukas
Vondracek, pupillo di Askenazy e fresco
vincitore del Concorso pianistico internazionale
Repubblica di S. Marino, ma già segnalatosi al
ben più prestigioso Van Cliburn 2009. Vondracek
presentava la monumentale Sonata n.3 op.5 in
fa minore di J. Brahms, la Sonata Hob.
XVI: 50 in Do maggiore di F.J. Haydn e
infine di Prokofiev la Sonata n. 7 in si
bemolle minore op.83 (finalmente un pizzico
di ‘900 in un concerto al Coccia!). Il giovane
ceco è pianista dal suono tecnicamente preciso,
sicuro nel fraseggio ed efficace nelle
dinamiche: decisamente apprezzabili i contrasti
tra i momenti di travolgente “motorismo” e
quelli più morbidamente lirici nella
composizione prokofieviana. Nel tocco è apparso
più a suo agio con un Haydn suonato in chiave
quasi clavicembalistica , che non con una
scrittura pianistica, come quella brahmsiana,
che spesso sollecita, come nell’Andante
espressivo della sonata n. 3, una tenerezza
trepidante e carezzevole che ci sembra un
traguardo ancora lontano dalle possibilità di
Vondracek. Nel complesso la sua è stata una
performance più che accettabile, salutata, dopo
il bis ( una delle Kinderszenen
schumanniane, ben eseguita), da un giustamente
cordiale applauso dei pochi presenti in sala.
8 marzo Bruno Busca
Viotti Festival in
“noir” con Guido Rimonda e il suo Stradivari
Leclair
Il cartellone del Viotti
Festival scopre il suo lato oscuro con il
concerto Le violon noir in programmazione al
Teatro Civico di Vercelli per sabato 15 marzo
alle ore 21.00. Protagonista dell’evento Guido
Rimonda che accompagnato dalla Camerata Ducale
eseguirà una carrellata di brani tratti dal suo
ultimo CD firmato DECCA. Un progetto
discografico ispirato allo “Stradivari Leclair”
di Rimonda che fu testimone occulto della
tragica fine del compositore e violinista
francese. Jean-Marie Leclair, di cui quest’anno
ricorre il 250° anniversario della morte, fu
ritrovato esanime abbracciato al prezioso
violino su cui lasciò indelebilmente le sue
impronte. Un gesto d’amore estremo che ha
ispirato l’album Le violon noir e questo
concerto, che verrà replicato lunedì 17 marzo
alle prestigiose Serate Musicali di Milano.Il
prossimo appuntamento con il Viotti Festival è
per sabato 29 marzo con il violoncellista Enrico
Dindo. Per informazioni consultare il sito
www.viottifestival.it,
oppure contattare lo staff del festival
telefonicamente o via e-mail 011 75.57.91 |
biglietteria@viottifestival.it).
8 marzo dalla redazione
Andras Schiff per la
Società del Quartetto
Serata importante quella di
ieri sera in Conservatorio. Il pianista
ungherese Andras Schiff ha concluso l'integrale
sonatistica beethoveniana con le ultime tre note
composizioni: le opere 109, 110 e 111. Il
pianista è stato introdotto da un intervento del
presidente del "Quartetto" avv. Antonio
Magnacavallo che ha elogiato la collaborazione
del grande pianista con la
storica Società che
quest' anno ha raggiunto 150 anni di attività
concertistica. È intervenuta anche la
Sottosegretaria al governo Ilaria Borletti che
ha evidenziato l'importante attività culturale
ed artistica del "Quartetto". Eccellente
l'interpretazione sostenuta da Schiff che ha
eseguito le tre sonate senza soluzione di
continuità come fosse un lavoro unitario in tre
movimenti. La profondità espressiva
dell'esecuzione l'abbiamo già sottolineata nei
recenti articoli dedicati al grande pianista.
Ricordiamo i tre bis concessi con l`Aria
iniziale delle Goldberg bachiane e ancora due
brani di Beethoven con le Bagatelle n. 1 e
n.6 dall'op. 126. Interminabili gli
applausi. Da non dimenticare.
5 marzo 2014 Cesare
Guzzardella
Lonquich alle
Serate
musicali del Conservatorio milanese
È un pianista di alto livello
interpretativo Alexander Lonquich e lo ha
dimostrato anche lunedì sera in Sala Verdi del
Conservatorio impaginando un programma
interamente dedicato a Franz Schubert. Ben tre
importanti
Sonate e nel bis ancora Schubert in
una serata che rimarrà nel ricordo dei numerosi
appassionati presenti. La Sonata n.5 in la
minore D 537 ha introdotto il concerto
seguita dalla n.9 in mi bemolle maggiore D
568. Dopo l'intervallo la nota Sonata
n.22 in la maggiore D 959, penultima del
compositore, ha concluso il programma ufficiale.
Quello che emerge dall'ascolto dello Schubert di
Lonquich è la profonda interiorizzazione delle
strutture musicali del viennese definite da una
equilibrata restituzione del "tutto sonoro" con
grande risalto estetico soprattutto nei
frangenti più meditati. Nell'Andantino
della sonata finale- un capolavoro di semplicità
e profondità espressiva- il pianista ha trovato
il massimo livello interpretativo attraverso
riflessione e meditato ascolto interiore.
Grandissimo successo di pubblico e bis
eccellente con un Klavierstuke tra i più
celebri. Da ricordare.
5 marzo 2014 Cesare Guzzardella
Il Trovatore alla
Scala
Continuano
le repliche del Trovatore verdiano al Teatro
alla Scala. Questa produzione scaligera è quella
della Stagione 2000-2001 quando alla direzione
orchestrale c'era Riccardo Muti. Oggi il
trentenne milanese Daniele Rustioni ha ritrovato
la regia, le scene e i costumi dell'argentino
Hugo De Ana. Il tutto nel segno di una
tradizione che dopo quasi 14 anni dalla
messinscena di Muti rende ancora più difficile
miglioramenti artistici senza un apporto di
interpreti superlativi, a cominciare dalla
direzione musicale. La valida messinscena per
quello che concerne l'impianto
scenico,
i costumi, le adeguate luci di Filibeck
unitamente alle originali scelte coreografiche
di Leda Lojodice, non sono state valorizzate dai
movimenti scenici dei cantanti-attori
fatta eccezione per alcuni di essi. La direzione
estroversa del giovane Rustioni ha trovato i
momenti migliori - in alcuni casi con eccellente
resa estetica - nella direzione d'insieme con il
coro di Bruno Casoni. Nei frangenti di maggiore
intimità coloristica rimangono perplessità non
essendo emersa profondità interpretativa legata
a riflessività matura. Ieri sera, nella sesta
rappresentazione, il cast vocale di buon livello
ha visto i migliori interpreti in Azucena,
con voce intensamente espressiva e corposa di
Ekaterina Semenchuk, la più brava anche
attorialmente. Valida l'interpretazione di Carlo
Ventre malgrado l'annuncio fatto prima
dell'inizio di una sua lieve indisposizione. Il
suo Manrico è stato molto bene sostenuto
timbricamente e attorialmente. Buone le parti di
Simone Piazzola, il Conte di Luna, di
Roberto Tagliavini, un Ferrando di ottimo
impatto timbrico. Rimangono molti dubbi
sull'efficacia interpretativa di Lucrezia Garcia
in Leonora. Pur dotata di voluminosità
vocale, ci è apparsa poco inserita
complessivamente nella parte della protagonista.
Successo di pubblico in un teatro al completo.
Prossime repliche il 4-6-7 marzo.
2 marzo 2014 Cesare
Guzzardella
Uto Ughi al Teatro
Civico di Vercelli
Ieri sera, sabato 1 Marzo, al
Teatro Civico di Vercelli, la nuova serata del
Viotti Festival ha visto rinnovarsi quello che
per la bella cittadina piemontese è ormai
divenuto da qualche tempo un imperdibile rito
annuale: il recital di Uto Ughi. La novità
rispetto al consueto era la forma del recital:
non
concerti con accompagnamento della Camerata
ducale, ma un programma cameristico di sonate
per violino e pianoforte, affidato,
quest’ultimo, alle dita di Marco Grisanti. Come
accade di solito quando è in scena Ughi, il
programma era piuttosto eterogeneo: intitolato
“Serata Beethoven”, accanto a due composizioni
celeberrime del Maestro di Bonn, la Sonata
n.5 in Fa maggiore op. 24 “Primavera” e la
n.7 in do minore op.30 n.2, l’impaginato
era aperto da una sonata del compositore
settecentesco francese Leclair (di cui cade
quest’anno il 250° della misteriosa morte), l’op.9
n. 3 in Re maggiore “Tambourin” e chiuso da
uno dei” pezzi di baule “ di Ughi , la
Polonaise de Concert in Re maggiore op.4 di
Henri Wienjawski, il “Paganini polacco”
(1835-1880). Parlare di Uto Ughi significa ormai
rischiare la stucchevole ripetizione: a
settant’anni suonati (è proprio il caso di
dire), Ughi possiede ancora un’agilità di dita e
capacità di virtuosismo acrobatico da far
invidia a un giovane, unite ad una tecnica
dell’archetto e ad un’ espressività di suono che
sa toccare rare profondità, come nell’Adagio
della Primavera o nelle sezioni
esterne del Cantabile della sonata in do
min. In generale, delle due composizioni
beethoveniane, Ughi ci è piaciuto di più nell’
interpretazione di quest’ultima, in particolare
nel primo movimento, eseguito con bella
dinamica, tesa e serrata, specie nella sezione
dello sviluppo, magnificamente resa nel suo
tempestoso fraseggio di ottave spezzate e
arpeggi. Non sempre convincente, invece, per
quanto riguarda l’intonazione, a nostro modesto
avviso, la Primavera, specie nell’
Allegro iniziale, non tra i migliori da noi
ascoltati. Pollice dritto anche per il bravo
Grisanti, la cui parte, nelle due sonate di
Beethoven, non è certo di mero accompagnamento
al violino, con cui intrattiene anzi un continuo
dialogo, come nel complesso Adagio Cantabile
dell’op.30 n.2, eseguito con bella cesellatura
del fraseggio, in particolare nel meraviglioso
finale, dove le fluide biscrome del pianoforte
appoggiano con un delicato fruscio lo smemorante
pizzicato delle quattro corde. Ci mancano
termini di paragone per la sonata di Leclair,
che abbiamo ascoltato ieri per la prima volta,
ma ci pare che Ughi ne abbia interpretato con
sottile sapienza l’eleganza cantabile delle
linee melodiche, di un’asciuttezza decisamente
postbarocca, aliena a patetismi troppo spinti e
ad eccessivi abbellimenti. Senza sorprese la
pirotecnica esecuzione della Polonaise di
Wienjawski, brano di acrobatico virtuosismo,
intinto in quella malinconia un po’ di maniera
in cui il gran pubblico dell’ottocento, e non
solo, ha identificato il presunto carattere
“tipico” della musica slava. Il momento per noi
meno bello del concerto è stato il bis, con uno
dei brani musicali più insopportabili che mai
siano stati scritti: La ridda dei folletti,
pezzo virtuosistico per violino e pianoforte
di Antonio Bazzini (1818-!897), raro esempio
di Kitsch musicale, che comunque non ci
rovinerà il ricordo di quest’altra bella serata
musicale a Vercelli, salutata da una trionfale
ovazione dello straripante pubblico presente.
2 marzo 2014 Bruno Busca
FEBBRAIO 2014
Un Trio per Schubert
alle Serate Musicali
Il programma cameristico di
questa settimana in Conservatorio prevede una
costante presenza di musiche di Franz Schubert
con l'esecuzione di importanti composizioni per
Trio con pianoforte. Ieri sera abbiamo
ascoltato
alle Serate Musicali un ottimo Trio nella
formazione del pianista Alexander Lonquich,
della violinista Caroline Widmann e del
violoncellista Nicholas Alstadt. Il Notturno
in mi bemolle maggiore op. 148 ha introdotto
il concerto, poi seguito dalla Fantasia in do
maggiore op. 159 per violino e pianoforte.
Dopo l'intervallo il noto Trio n.2 op.100 in
mi bemolle maggiore ha concluso una serata
di grande valore musicale. Valide le
interpretazioni ascoltate. Lonquich ha
affrontato la parte pianistica con slancio
ritmico ma anche con sonorità garbata e ben
rispettosa degli altri solisti.
La
violinista tedesca Widmann, rara presenza per il
pubblico milanese, ha mostrato qualità musicali
di elevato livello estetico e sinergie sia con
il pianista che con l'ottimo cellista Alstadt.
Quest'ultimo ha avuto ruolo essenziale nel Trio
Op.100 che ha concluso il programma ufficiale.
Il tocco ricco di sonorità del suo violoncello
si è evidenziato nel celebre trio schubertiano.
Grande successo di pubblico e un eccellente bis
con il movimento centrale del Trio di
Ravel. Ricordiamo questa sera la presenza in
Conservatorio della formazione cameristica
Trio di Parma per i concerti del
Quartetto. Programma simile a quello
ascoltato ieri con il Notturno, l'Op.100 e
questa volta, l'Op. 99 sempre del compositore
viennese.
25 febbraio 2014 Cesare
Guzzardella
Andràs Schiff alle
Serate Musicali
Costante è la presenza in
Sala Verdi, nel Conservatorio milanese, del
pianista ungherese Andràs Schiff. Ieri sera per
Serate Musicali ha ancora una volta
rimarcato la sua sorprendente musicalità con
l'esecuzione delle celebri Variazioni
Goldberg anticipate da un altro brano di
Bach particolarmente noto, la Suite Inglese
n.3 in sol minore. Le Variazioni sono un
monumento bachiano di architettura musicale e di
equilibrio
formale.
La celebre composizione data 1741 ed è un
esempio grandioso di polifonia vocale. Le linee
melodiche principali della composizione,
prendendo spunto dalla semplice Aria
iniziale, ritornano continuamente in tutte le
trenta varianti del brano per circa
settantacinque minuti di musica. Schiff in una
non lontana intervista rimarcava l'essenziale
riferimento della voce più bassa, quella
sostenuta dalla mano sinistra, e raccomandava
l'ascoltatore di concentrarsi soprattutto
su
questa. Il pianista ieri ha sostenuto
un'eccellente interpretazione complessiva
evidenziando con chiarezza espositiva e
luminosità le voci in un contesto di moderati
contrasti timbrici. L'andatura particolarmente
rapida in alcune variazioni ha evidenziato la
completa interiorizzazione
del materiale sonoro e la restituzione di esso
con grande equilibrio formale e chiarezza
espositiva. Da notare che Schiff in questo brano
non usa quasi mai i pedali e utilizza il
pianoforte in modo quasi clavicembalistico anche
se le sonorità dell'ottimo Steinway hanno
rivelato un colore che solo la timbrica del
moderno strumento puo' mettere in rilievo.
Lunghi gli applausi e ancora un bis bachiano con
una splendida Suite francese. Al termine
del concerto l'organizzatore,
pianista e compositore Hans Fazzari ha
consegnato una medaglia al Maestro ungherese per
il ventennale di collaborazione con Serate
Musicali.
21 febbraio 2014 Cesare Guzzardella
Uto Ughi e i
Filarmonici di Roma
per le Serate Musicali
Viene tutti gli anni Uto Ughi
nella Sala Grande del Conservatorio milanese
ospite di Fazzari alle Serate Musicali.
Ieri era in particolare forma accompagnato dai
Filarmonica di Roma per un programma collaudato
ma sempre interessante: Boccherini, Vitali,
Bach, Schubert, Wieniawski e De
Sarasate
erano i musicisti in programma. Ughi ha il dono
della chiara e italianissima melodicità. Eccelle
nei brani dove può mettere in luce il bel canto
mediante il suo splendido ed intenso vibrato. Il
bellissimo violino utilizzato, probabilmente un
Guarneri del Gesù con timbro caldo e corposo,
specie nei toni medi, ha
messo in risalto soprattutto la bellissima
Ciaccona in sol minore di Tomaso Antonio
Vitali (1663-1745), brano che presenta un tema
continuamente variato dal solista e armonizzato
ottimamente dall'ottima formazione cameristica.
Dopo un buon Bach con il Concerto in mi
maggiore BWV 1042, brano celebre del grande
tedesco, e dopo un raro Rondò in la maggiore
di un giovanissimo Schubert, abbiamo trovato di
grande rilevanza estetica la
Polacca n.1 in
re maggiore
op.4
del polacco Henrik Wieniawski
nell'arrangiamento
cameristico
di A. Montemuri. In questo lavoro di
straordinario impatto virtuosistico, che ricorda
soprattutto la brillantezza del connazionale
Chopin di alcuni Valzer o di alcune Polacche,
Ughi ha espresso le sue migliori abilità
virtuosistiche non disgiunte da un'elevata
espressività melodica. Anche nel brano dello
spagnolo Pablo de Sarasate e precisamente nella
Zingaresca op.20, Ughi ha toccato vertici
interpretativi superando con facilità ogni
difficoltà tecnica. Dopo la parte conclusiva del
concerto l'interprete lombardo ha concesso un
primo bis con lo struggente e celebre
Oblivion di Astor Piazzolla e quindi una
sorpresa finale ha concluso la serata:
accompagnato al pianoforte dall'estroso
musicista- organizzatore Hans Fazzari, ha
eseguito in modo estemporaneo il noto valzer
Liebesleid di Fritz Kreisler. Un assolo
pianistico al pianoforte di Fazzari ha concluso
la parte musicale della serata terminata poi con
la consegna di medaglie delle Serate a
Ughi. Sempre all'altezza i Filarmonici romani.
Lunghi applausi da parte del numerosissimi
pubblico intervenuto.
18 febbraio 2014 Cesare Guzzardella
Lucia di Lammermoor al Teatro alla
Scala
Il Teatro alla
Scala torna alla “tradizione” con Lucia di
Lammermoor di Gaetano Donizetti , dramma in due
parti e tre atti di Salvatore Cammarano, dal
romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott
ambientato nella Scozia di fine ‘600. L’opera è
tra le più rappresentate dal
1835,
anno della “prima” al San Carlo di Napoli, e la
regia di Mary Zimmerman, le scene di Daniel
Ostling ed i costumi di Mara Blumenfeld
rappresentano una messinscena tradizionale è con
pochissimi elementi di novità. Oltretutto questo
lavoro proviene da una edizione del MET del
2007. Comunque nella quarta rappresentazione di
ieri sera il teatro ha avuto un'alta affluenza
di pubblico con pochi posti liberi, a
significare che questi titoli, anche privi di
novità riempiono il teatro. Complessivamente
positiva la rappresentazione con una valida ma
non certo esilarante direzione musicale, quella
di Piergiorgio Morandi e un buon cast vocale con
alcune punte nei ruoli principali: Vittorio
Grigolo un Edgardo che vocalmente si
imponeva rispetto alle altre voci per
voluminosità; Albina Shagimuratova, una limpida
ma forse troppo brillante Lucia con i
massimi tecnici e vocali nella nota scena della
pazzia, ed infine un espressivo e con ottima
timbrica Massimo Cavalletti in Enrico.
Bravi gli altri. Peccato che non sia stata
utilizzata, come nell'edizione scaligera del
2006, la Glasharmonika (in italiano "armonica a
bicchieri"), strumento di raro impiego che
sostituisce il più utilizzato flauto e che
Donizetti ebbe come primo pensiero nella
scrittura dell'opera. Ottimo il coro di Bruno
Casoni, anche se il giusto equilibrio tra le
parti orchestrali,vocali e corali non è stato di
eccellente fattura con contrasti dinamici troppo
netti e non sempre ben amalgamati. Prossime
repliche il 16-19-21-23-28 febbraio
15 febbraio 2014 Cesare Guzzardella
Ilya Gringolts alle
Serate Musicali
Una serata davvero speciale
per il violinista russo Ilya Gringolts. Ieri
sera in Conservatorio di fronte ad un numeroso
pubblico, il virtuoso ha eseguito i 24
Capricci per violino solo op.1 di Niccolò
Paganini. Questi formidabili Studi sono il
cavallo di battaglia dei migliori violinisti
internazionali. Gli
abbiamo sentiti in questi
anni da Mintz, da Quarta, da Accardo e da altri
ottimi interpreti. Gringolts- vincitore nel 1998
del noto Concorso Internazionale Paganini- ci ha
stupito per le sue sonoritá incisive, taglienti
e scultoree. La facilità nel superare ogni
problema tecnico ha reso possibile la messo in
risalto dello spessore interpretativo giocato
sul sapiente uso dell'archetto che ha descritto
dinamiche grintose ed energiche. Il suono
scavato nelle corde ha riempito di sonorità lo
Stradivari del quale dispone e l'enfasi timbrica
dei più arditi Capricci ci ha ricordato quello
che probabilmente doveva essere il musicista e
virtuoso genovese. Molti dei Capricci, tutti
resi
con un'intonazione perfetta, anche nei
suoni più acuti, hanno raggiunto vette
ineguagliabili, come quello più celebre, il n.24
con il noto tema con variazioni. Dopo
l'eccellente bis, il lied di Schubert "Der
Erlkonig" nella rivisitazione del
compositore-violinista ceco Heinrich Wilhelm
Ernst(1814-1865), la serata ha avuto un fuori
programma con due bis dove Gringolts è stato
accompagnato ottimamente al pianoforte da Hans
Fazzari, l'organizzatore delle Serate
nonché musicista e ottimo pianista. Due i brani
eseguiti tra cui il celebre Liebesleid di
Fritz Kreisler. Al termine della splendida
serata Fazzari ha consegnato (foto) a Gringolts
una medaglia e una targa a nome della Società
del giardino e di Serate Musicali.
Lunghi e fragorosi applausi. Da ricordare.
11 febbraio 2014 Cesare Guzzardella
La formazione Barocca
della Sinfnica Verdi diretta da Ruben Jais
interpreta Jean Philippe Rameau
la Barocca, ensemble
specialistico dell'Orchestra Sinfonica Verdi,
diretta da Ruben Jais, tornerà all'Auditorium di
Milano domani, mercoledì 12 febbraio (ore 20.30)
, per il suo quarto appuntamento stagionale. Un
appuntamento particolare, in quanto il programma
della serata sarà interamente dedicato al
compositore francese Jean Philippe Rameau, di
cui si celebra l'anniversario dei 250 anni dalla
morte .
10 febbraio dalla redazione
Kavakos e Pace per la
Società del Quartetto
É un duo cameristico
consolidato da alcuni anni quello formato dal
violinista greco Leonidas Kavakos e dal pianista
riminesi Enrico Pace.
Nella
splendida serata di martedì scorso il duo ha
eseguito brani di Beethoven, Debussy, Ravel e
Respighi. La nota Sonata n.7 op.30 n.2
del grande tedesco ha introdotto il concerto.
Ottima l'interpretazione complessiva del brano
con una parte pianistica molto attenta ad ogni
dettaglio ed un equilibrio nei piani sonori di
alto livello. Anche i brani successivi quali la
Sonata per violino e piano di Claude Debuss y
e la Sonata postuma ma giovanile di
Maurice Ravel hanno trovato una degna esecuzione
da parte dei solisti. Il timbro morbido di
Kavakos
ha
trovato sostegno nelle determinate timbriche di
Pace.Il brano conclusivo, una rarità
interpretativa dell'italiano Ottorino Respighi
ha avuto ancora una brillante interpretazione.
La Sonata in si minore (1916-17) è un
brano complesso che trova un'organizzazione
musicale di grande interesse per la sua intensa
drammaticità specie nell'Allegro moderato ma
energico del finale. Grande successo in una
Sala Verdi con numeroso pubblico. Due i bis
concessi con raffinate interpretazioni di
Kreisler. Da ricordare.
6 febbraio 2014 Cesare Guzzardella
Scipione Sangiovanni
per Serate Musicali
E' un'intelligenza musicale
tutta italiana quella del pianista pugliese
Scipione Sangiovanni, l'interprete che ha
sostituito all'ultimo momento Piotr Anderszewski
indisposto. Ottima l'interpretazione complessiva
nel variegato programma proposto con momenti di
eccellenza. Ricordiamo
che il ventiseienne Sangiovanni oltre che interprete è anche
compositore-arrangiatore. Le sue trascrizioni
pianistiche delle 4 Stagioni vivaldiane
hanno anche un'incisione discografica (Urania
Records) e ieri sera in una Sala Verdi con
purtroppo molti posti liberi, abbiamo ascoltato
l'Inverno e come bis un movimento dalla
Primavera. L'efficace trascrizione ha una
luminosità evidente e una tenuta complessiva
particolarmente equilibrata. Nel programma
proposto ci è piaciuta molto la Suite in re
min. HWV 437 di G.F. Handel definita da un
tocco limpido specie nella bellissima
Sarabanda con variazioni. Di particolare
spessore i brani di Bach rivisitati da Busoni,
con una Toccata e fuga in re minore BWV 565
molto organistica e la celebre Ciaccona
in re min. BWV 1004 espressiva nel valido
equilibrio delle parti. Non meno interessante
l'interpretazione della Morte d'Isotta di
Wagner-Liszt a dimostrazione di come Sangiovanni
abbia un'ottima tenuta sui brani più
virtuosistici. Momenti di avvincente
espressività anche nelle Reminiscenze dal Don
Giovanni di Mozart-Liszt e di particolare
interesse, in un ottima interpretazione,
Wiosna (Primavera) di F. Chopin in una
efficace ed intelligente trasformazione di Hans
Fazzari, organizzatore delle Serate musicali ma
anche pianista-compositore. Questo brano è stato
in passato eseguito anche da altri pianisti,
certamente più conosciuti, ma quella di
Sangiovanni ci è sembrata l'esecuzione migliore.
Due i bis, uno già citato e un secondo di
J.S.Bach: una raffinata Badinerie dalla
Suite BWV 1067. Lunghi e calorosi applausi.
Serata da ricordare.
4 febbraio 2014 Cesare Guzzardella
Un particolare trittico
alla Scala
Un particolare accostamento
quello cui abbiamo assistito ieri sera al Teatro
alla Scala. Due brevi balletti e l'opera di
Mascagni Cavalleria rusticana hanno
trovato ad accoglierli un pubblico giovane e
particolarmente
interessato.
La serata era rivolta soprattutto agli under
30 che al termine di ogni evento hanno
mostrato entusiasmo tributando calorosi e lunghi
applausi. Le Spectre de la rose su
coreografie di Michail Fokin e La rose malade
di Roland Petit sono i balletti che hanno
introdotto la serata. Nella settima
rappresentazione e terz'ultima replica abbiamo
visto sul palco rispettivamente Beatrice Carbone
e Paolo Coviello e quindi Vittoria Valerio e
Mick Zeni. Entrambe le coppie hanno mostrato
eccellenti qualità artistiche. La valida
direzione di Daniel Harding specie nel celebre
Adagietto di Gustav Mahler ha anticipato
la riuscita direzione dell'atto unico di
Mascagni. La medesima messinscena era stata
diretta alla scala nel 2011 dallo stesso Harding
e anche questa volta, grazie anche all'ottimo
cast vocale, il riscontro è risultato più che
valido. Segnaliamo tra i cantanti l'eccellente
voce di Liudmyla Monastyrska in Santuzza
e gli ottimi Elena Zilio, Lucia, Vitaliy
Biliy in Alfio, Borge de Leon in
Turiddu e Laleria Tornatore in Lola.
Validi la regia di Mario Martone, le scene di
Sergio Tramonti, i costumi di Ursula Patzak e le
luci di Pasquale Mari. Ultime repliche l'8 e il
9 febbraio.
1 febbraio 2014 Cesare
guzzardella
Prossimamente il
Novecento americano con il duo pianistico
Viazzo&Génot a Vercelli
L’anno scorso entusiasmarono
la platea del Teatro Civico di Vercelli con una
serata “tutta Gershwiniana”. Quest’anno il duo
pianistico Viazzo&Génot torna al Viotti Festival
con il recital “An American Night”.
L’appuntamento fissato per sabato 8 febbraio,
ore 21.00, può considerarsi un affascinante
viaggio che dagli USA di George Gershwin
giungerà fino all’Argentina di Astor Piazzolla,
passando attraverso l’estro e l’eclettismo del
grande Leonard Bernstein. In programma le
partiture trascritte di ‘S Wonderful / Funny
Face, Someone to Watch over Me (Gershwin, arr.
Paul Posnak), Symphonic Dances da West Side
Story (Bernstein, arr. John Musto), Verano
Porteno, Milonga del ángel, La muerte del ángel,
Michelangelo 70, Soledad, Libertango (Piazzolla,
arr. Pablo Ziegler). Per informazioni consultare
il sito
www.viottifestival.it
1 febbraio dalla redazione
GENNAIO 2014
Enrico Dindo per il
"Quartetto"
E' un'eccellenza per la
musica italiana e internazionale il
violoncellista
Enrico
Dindo. Ieri sera di fronte ad un numeroso
pubblico ha tenuto un concerto solistico per la
Società del Quartetto immaginando un
programma tutto bachiano. Le Suite per cello
solo del grande tedesco rappresentano un esempio
di profonda creatività musicale che solo
grandissimi interpreti come Dindo possono
mettere in risalto. Ieri ha infatti eseguito le
Suite n.1, n.3 e n.5. Completerà
l'integrale martedì 13 maggio. Splendida la
sua
cifra stilistica, esaltata da una completa
interiorizzazione della musica bachiana e da una
restituzione meditata e profonda. La semplicità
delle poche note della nota Sarabanda della
quinta Suite è la dimostrazione di come spesso
nel semplice si celi il profondo, e Dindo è
sceso in profondità con la sua interpretazione.
Il movimento è stato poi ripetuto come bis al
termine del concerto. Lunghi e calorosi applausi
hanno concluso la splendida serata.
29 gennaio Cesare Guzzardella
Freddy Kempf per le
Serate Musicali
Il trentaseienne londinese
Freddy Kempf torna puntualmente da alcuni anni
in Conservatorio ospite delle Serate Musicali.
Venerdì ha tenuto un concerto musicalmente
diversificato con autori importanti quali
Beethoven,
Schumann
e Musorgskij in una Sala Verdi con molti posti
liberi. Peccato, perchè la qualità
interpretativa è stata di eccellente livello
musicale. La Sonata n.30 in mi magg. op.109
di L.v.Beethoven ha introdotto il concerto,
gli Studi sinfonici op.13 di R.Schumann
hanno concluso la prima parte della serata e,
dopo l'intervallo, la Toccata in do magg.
op.7 ancora di Schumann e i Quadri di
un'esposizione del russo hanno concluso il
programma ufficiale. Come già in passato
rilevato, Kempf ha in questi ultimi anni
cambiato in meglio il suo modo interpretativo,
curando
maggiormente
le dinamiche e personalizzando positivamente il
suo stile. Il suo Beethoven ci è apparso
piuttosto elegante, privo di enfasi e sostenuto
da una corretto equilibrio delle parti. Nei
bellissimi Studi Sinfonici e nella
Toccata il pianista ha mostrato le sue
eccelse doti virtuosistiche specie in alcuni
movimenti eseguiti con andature molto rapide.
Uno Schumann, quello ascoltato, forse meno
romantico ma di raffinata coerenza complessiva
con momenti di personale ed elevato livello
estetico. Splendida poi l'interpretazione dei
celebri Quadri risultati chiarissimi ed
incisivi in ogni dettaglio. Due i bis concessi
con un Preludio di
Rachmaninov e uno Studio di Chopin. Da
ricordare.
26 gennaio 2014 Cesare
Guzzardella
Viktoria Mullova al
Viotti Festival di Vercelli
Nuovo appuntamento,
imperdibile, ieri sera sabato 25 gennaio, con la
XVI stagione del Viotti Festival di Vercelli,
“una tra le proposte musicali più apprezzate del
territorio nazionale e internazionale, con un
cartellone che spicca per qualità degli
interpreti e nei programmi musicali” (la
citazione è dal Who’s Who 2014 della
rivista Classic Voice). Protagonista di
gran
richiamo
della serata, una delle più grandi violiniste
del nostro tempo, la russa, ma profuga dalla sua
patria sin dal 1983, Viktoria Mullova (tra
l’altro, fu compagna del compianto C. Abbado,
commemorato da un lungo applauso del pubblico e
dell’orchestra). La Mullova era chiamata ad
interpretare uno dei concerti violinistici in
assoluto più popolare di tutti i tempi, quello
di Mendelssohn, in mi min. op.64 ,
incorniciato dal programma tra due opere
mozartiane: l’Ouverture da La Clemenza di
Tito Kv 621 e la celeberrima Sinfonia n.
40 in sol min. KV 550. L’orchestra, come
d’abitudine al Viotti Festival, la Camerata
Ducale, diretta da Guido Rimonda, sceso peraltro
dal podio in occasione del concerto di
Mendelssohn, per assumere il ruolo di spalla. La
Mullova non ha tradito le attese, incantando il
pubblico con il suo suono, dal timbro
cristallino, assolutamente omogeneo in tutta la
gamma, esaltato da una corda di Mi di tersa
purezza: è luogo comune che la perfetta
intonazione di un violino non possa esistere, ma
sinceramente, ascoltando la Mullova, non ne
siamo del tutto convinti. Osservandola con
attenzione, della grande solista russa colpisce
soprattutto la tecnica dell’arco, che le
consente un fraseggio di miracolosa fluidità,
capace di ‘staccare’ il singolo suono, con una
cesellatura di eccezionale nitore, che, unita al
sovrano dominio tecnico della forma, fa della
Mullova una vera aristocratica delle quattro
corde. Dal punto di vista interpretativo, il
Mendelssohn della Mullova è un Mendelssohn
‘classico’, erede legittimo del magistero
mozartiano, reso al meglio nelle limpide
architetture formali dell’Allegro
iniziale, nella serena grazia dell’ Andante,
come nel gioioso empito del Rondò sonata
finale. Un’opinione diffusa rimprovera alla
Mullova una certa qual ‘freddezza’, un eccessivo
e un po’ algido distacco dall’esecuzione: non
siamo naturalmente d’accordo con questa
opinione, ma dobbiamo riconoscere che nella sua
apollinea perfezione, al Mendelssohn della
grande violinista non sarebbe nuociuto un tocco
in più di quella luminosità di suono che è, a
nostro modesto avviso, cifra interpretativa
irrinunciabile per questo capolavoro. Questo
modesto rilievo nulla toglie comunque
all’altissima qualità di un’interpretazione,
sostenuta anche da un efficace accompagnamento
da parte dell’orchestra, brava a dialogare
costantemente colle linee melodiche dello
strumento solista. Lunghissimi gli applausi del
gran pubblico presente, dopo un bellissimo bis
bachiano. Per quanto riguarda la parte restante
del concerto, la Camerata Ducale e Guido Rimonda
hanno offerto all’ascolto una Ouverture della
Clemenza di Tito nella quale la marmorea
solennità neoclassica dell’insieme,
preannunciata dalla marcia introduttiva, è stata
argutamente corretta con una buona dose di
grazia rococò, valorizzando il vario gioco dei
timbri, affidati soprattutto ai fiati.
Convincente anche l’esecuzione della sinfonia n.
40 (uno dei brani in assoluto più eseguiti al
mondo, su cui è francamente difficile dire
qualcosa di veramente nuovo): personalmente ci è
piaciuto il plastico vigore con cui Rimonda ha
scolpito il vivace ritmo anapestico del
celeberrimo tema principale e la chiarezza delle
simmetrie formali che caratterizzano il Primo
tempo, unitamente alla resa delle dinamiche del
Minuetto e del finale, con tempi sempre
ben staccati. Ci pare però che siano risultati
un po’ sfocati i momenti di più intensa
drammaticità di questo complesso capolavoro,
vale a dire la sezione centrale del secondo
movimento e la ripresa del tema del Minuetto
dopo il Trio, nel terzo tempo, uno dei vertici
di più emozionante pathos della sinfonia.
Caloroso il successo di pubblico, salutato con
un bis del primo tempo della sinfonia. Serata da
ricordare.
26 gennaio Bruno Busca
Susanna Malkki e la
Filarmonica della Scala
Di particolare interesse il
Concerto Sinfonico ascoltato in replica giovedì
al Teatro alla Scala per la stagione della
Filarmonica: Susanna Malkki non è un raro caso
di direttore
d'orchestra
donna, ma è comunque appartenente ad un
ristretto gruppo di direttori al femminile.
Affermata internazionalmente, da parecchi anni
impagina programmi classici e contemporanei
eseguendo spesso lavori in prima esecuzione
assoluta come quello della scorsa sera del
compositore bergamasco Stefano Gervasoni (nella
foto). Heur,Leurre, Lueur per violoncello
ed orchestra è un recente brano (2013)
commissionato dalla Filarmonica della Scala a
Gervasoni e dedicato all'eccellente cellista
solista Francesco Dillon.
E' un unico movimento introdotto da un
intervento del violoncello solista
particolarmente lirico. La caratteristica
concertante del lavoro con interventi alternati
del solista e dell'orchestra rendono la
composizione interessante anche per le sonorità
ed il trattamento particolare dello strumento
principale. L'estensione timbrica, dalle
sonorità gravi ai più estremi sopracuti,
interessa spesso anche molti strumenti
dell'orchestra che intervengono singolarmente.
Decisamente valida la resa complessiva per un
lavoro eseguito in modo mirabile dal bravissimo
Francesco Dillon e da tutta la compagine
orchestrale. In apertura abbiamo ascoltato un
brano noto di Boccherini- Berio denominato
Quattro versioni originali della Ritirata
notturna di Madrid di Luigi Boccherini. La
trascrizione, riscrittura e rielaborazione di
Luciano Berio del brano di Boccherini è
certamente uno dei lavori più riusciti ed
eseguiti del compositore ligure. Ottima
l'interpretazione della Malkki e della
Filarmonica. L'ultimo brano, a conclusione della
serata, era il Concerto per orchestra di Béla
Bartók, un brano del 1943 del grande compositore
ungherese che anticipa in molti frangenti, per
sonorità e modalità compositive, esperienze
sonore più vicini a noi. Valida
l'interpretazione ascoltata. Successo di
pubblico con lunghi applausi.
25 gennaio 2014 Cesare
Guzzardella
La Scala, Beethoven
per Abbado in Streaming e diretta Rai
Alla piazza reale si unisce
la piazza virtuale. Il rito che lunedì 27
gennaio, alle ore 18, il Teatro alla Scala e la
Filarmonica dedicano alla scomparsa di Claudio
Abbado, sarà diffuso in Streaming sui siti del
Teatro alla Scala, della Filarmonica della Scala
e della Rai. La Marcia funebre (Adagio assai)
dalla
Terza
Sinfonia “Eroica” di Ludwig van Beethoven,
eseguita nel teatro vuoto e a porte aperte,
sotto la direzione di Daniel Barenboim,
amplificata in audio su Piazza della Scala, sarà
diffusa in tutto il mondo anche via Internet. Al
pubblico della città di Milano che vorrà
raccogliersi nella piazza antistante il Teatro
per rendere l’ultimo silenzioso omaggio al
grande direttore scomparso lunedì 20 gennaio, si
unirà dunque il pubblico globale del web. È la
prima volta che la Scala realizza un evento in
Streaming (che la Filarmonica ha già
sperimentato in due occasioni). E il Teatro è
orgoglioso che ciò avvenga nel nome e nel
ricordo di Claudio Abbado, suo Direttore
Musicale fra il 1968 e il 1986, che tutto il
mondo si è commosso nel celebrare come uno dei
più importanti e amati musicisti degli ultimi
cinquant’anni. Con sensibilità di cui la Scala è
grata, la Rai ha compreso la rarità e il valore
di questa straordinaria circostanza, e ha
predisposto le condizioni tecniche per questa
proiezione mediatica, ritagliando anche una
diretta televisiva nel palinsesto di Rai5. La
diretta in worldwide Streaming può essere
seguita su
www.teatroallascala.org
e su
www.youtube.com/teatroallascala
Milano, 24 gennaio 2014 dalla redazione
Claudio Abbado ci ha
lasciato
E' morto questa mattina a
Bologna il maestro Claudio Abbado. Figura
centrale mondiale nel panorama interpretativo
per oltre cinquant'anni, il direttore
d’orchestra aveva 8o anni ed era nato a Milano
da una famiglia di
musicisti.
In questi ultimi mesi, dopo l'ultimo concerto
tenuto al Festival di Lucerna, la sua salute è
progressivamente peggiorata tanto da dover
rinunciare ai moltissimi impegni che aveva in
programma. Ricordiamo la sua folgorante
direzione al Teatro alla Scala milanese,
all'Opera di Vienna, a Berlino con i Berliner
Philharmoniker, a Lucerna, a Bologna e in
moltissimi altri luoghi in ogni parte del mondo.
Oltre ad essere uno dei più importanti ed amati
direttori d'orchestra al mondo, Abbado ha
dedicato gran parte della sua attività musicale
all'organizzazione e alla diffusione della
musica coltivando giovani talenti e fondando
importanti orchestre giovanili. Milano e
l'Italia perdono un uomo di talento eccezionale
che rimarrà per sempre nella storia
dell'interpretazione musicale.
20 gennaio 2014 dalla redazione
La Tosca al Coccia di
Novara
Si è conclusa oggi domenica
19 gennaio la stagione lirica del Coccia di
Novara, con un’opera da sempre tra le più amate
del repertorio, la Tosca: ricorderemo che
nei suoi anni d’oro il teatro novarese vide
cantare il capolavoro pucciniano giganti come
Del Monaco o Di Stefano…Pur senza raggiungere,
ovviamente, quei leggendari livelli, questa
edizione della Tosca, prodotta dalla Fondazione
Teatro Coccia, è stata di qualità
decisamente
dignitosa e giustamente apprezzata dal
foltissimo pubblico (tutto esaurito in entrambe
le rappresentazioni, quella odierna e quella di
venerdì 17), con applausi scroscianti e
prolungati. Dignitosa anzitutto dal punto di
vista musicale e interpretativo: un bravo va in
primo luogo al giovane soprano rumeno Cellia
Costea, un’ottima Tosca, dalla bella tessitura,
di suono caldo e robusto, limpida negli acuti,
fluida nei salti di ottava, ma anche di
eccellenti capacità interpretative: la sua
Vissi d’arte è stata da antologia, superbi i
suoi duetti con Scarpia. Il ruolo di
quest’ultimo è stato affidato all’esperto
baritono Ivan Inverardi; un bravo anche a lui,
perfettamente a suo agio nella maschera torva e
sensuale di uno dei “cattivi” più cattivi del
teatro musicale: vocalmente ottimo il timbro del
suo fraseggio, oscillante tra il mellifluo e il
diabolico e accompagnato da una resa
interpretativa di grande spessore. Avremmo
qualche riserva sul Cavaradossi del tenore
Lorenzo Decaro: la sua è una voce di un bel
colore scuro, ma piuttosto “piatta” nella
tessitura e di non grande proiezione, che tende
talvolta a “ingolarsi”, come gli è successo
nelle note del disciogliea di E
lucevan le stelle; anche sotto l’aspetto
interpretativo ci aspettavamo francamente
qualcosina in più, visto che quello dello
sventurato pittore è considerato il suo ruolo
“di riferimento”. Hanno sbrigato
ineccepibilmente i loro ruoli di comprimari
Daniele Cusari (Angelotti), il simpatico Davide
Pelissero (il Sagrestano), Saverio Pugliese
(vero physique du role del servile
Spoletta) Massimilano Galli (Sciarrone). Ma,
s’intende, una buona rappresentazione di
un’opera musicale richiede non solo un buon
palcoscenico, ma anche una buona direzione
orchestrale. E allora diciamo bravo anche al
maestro Valerio Galli (1980) che si è confermato
nella buca del Coccia una delle più promettenti
bacchette pucciniane fra le giovani leve
italiane del podio: gesto ampio e preciso, con
ottima scelta dei tempi e giusto risalto alla
stratificata timbrica della musica pucciniana,
ha saputo accompagnare al meglio i cantanti e il
coro Schola Cantorum di S. Gregorio Magno di
Trecate: da applausi il finale dell’atto II, nel
progressivo svanire dell’orchestra (la
Filarmonica del Piemonte) in un silenzio
stupefatto, mentre Tosca depone la croce sul
petto di Scarpia appena ucciso. E, infine , la
regia. Affidata al ‘ronconiano’ Fabio Ceresa, è
piaciuta per la sua suggestiva essenzialità: nei
primi due atti uno scenario di alte colonne a
simboleggiare la chiesa di S. Andrea della Valle
(I atto) e palazzo Farnese (II atto), corte
scalinate per la piattaforma del patibolo nel
terzo atto, il tutto avvolto da suggestivi
giochi di luce svarianti dal rosso del sangue al
cupo azzurro di una minacciosa notte,
all’ambiguo chiarore di una livida alba fatale.
Ottimo il movimento in scena dei cantanti, che
si fa magistrale nel finale dell’atto primo,
quando Scarpia e i suoi sbirri, tutti
nerovestiti, con progressivo movimento
avvolgente circondano l’inconsapevole Tosca, in
squillante abito rosso, ormai caduta nella
trappola tesale dal crudele commissario.
Perdoniamo volentieri a Ceresa qualche scelta
inutile, come l’aver evocato come uno spettro in
scena la sorella di Angelotti, o qualche
ingenuità, come l’aver fatto morire Scarpia in
una vasca da bagno, facendo di lui un Marat e di
Tosca una Charlotte Corday. Spettacolo da
ricordare.
19
gennaio 2014 Bruno Busca
Viktoria Mullova
prossimamente al Teatro Civico di Vercelli
Sabato 25 gennaio, ore 21.00,
Viktoria Mullova sarà al Teatro Civico di
Vercelli per la stagione concertistica della
Camerata Ducale. Al fianco dell’Orchestra,
diretta dal maestro Guido Rimonda, la virtuosa
moscovita eseguirà il celeberrimo Concerto in mi
minore per violino e orchestra op. 64 di Felix
Mendelssohn Bartholdy. In programma anche
l'Ouverture da La Clemenza di Tito KV 621 e la Sinfonia n. 40 in sol
minore KV 550 di Wolfgang Amadeus Mozart.
“Sempre più frequentemente artisti di questo
calibro vengono a suonare con la Camerata
Ducale; abbiamo inaugurato la stagione con
Angela Hewitt, mentre Viktoria Mullova ha scelto
il nostro Festival per il suo debutto al
Civico”. Così il direttore artistico Cristina
Canziani traccia un breve profilo della
sedicesima edizione, che terminerà il 7 giugno
con l’omaggio ad Armando Trovajoli. Per
informazioni consultare il sito
www.viottifestival.it
18 gennaio dalla redazione
Serata conclusiva per
i balletti "Ratmansky" alla Scala
Questa sera al Teatro alla
Scala ultima replica del trittico di balletti "Ratmansky".
Nella bellissima replica di ieri in un Teatro
alla Scala al completo, abbiamo assistito a
Russian Seasons, al Concerto DSCH e
ad Opera. Il primo balletto e il terzo,
in prima assoluta, sono stati coreografati da
Alexei Ratmansky sulle musiche del compositore
ucraino Leonid Desyatnikov. Il musicista russo,
poco eseguito in Italia e invece un artista di
valida creatività musicale, noto soprattutto per
alcune opere liriche, per i
balletti e per la
musica da film. Il balletto Opera è una
recente commissione della Scala al musicista e a
Ratmansky. Il balletto Concerto DSCH,
musicalmente il Concerto per pianoforte e
orchestra n.2 di Dmitri Shostakovic, era giá
stato inserito nel programma scaligero nel
maggio del 2012 e in questi giorni ripreso con
un solista al pianoforte del calibro di Davide
Cabassi. Efficaci e valide tutte e tre le
coreografie con il corpo di ballo scaligero
sempre all'altezza della situazione. Citiamo
almeno alcuni dei protagonisti: Marta Romagna e
Riccardo Massimi in Russian Seasons,
Nicoletta Manni, Stefania Ballone, Carlo di
Lanno e Antonino Sutera in Concerto
DSCH e Massimo Murru, Virna Toppi, Christian
Fagetti e Stefania Vallone in Opera. Non
dimentichiamo l'ottima direzione musicale di
Mikhail Tatarnikov che unitamente all'orchestra
scaligera ha evidenziato in ogni dettaglio le
particolari partiture di Desyatnikov, e non
dimentichiamo le essenziali voci soliste come
quella del soprano Alisa Zinovjeva in Russian
Seasons, il soprano Linda Jung, il
mezzosoprano Natalia Gavrilan e il tenore
Jaeyoon Jung in Opera. Questa sera
nell'ultima replica troveremo ancora l'étoile
Massimo Murru (foto Brescia-Amisano Teatro alla
Scala) accanto a Stefania Ballone, Virna Toppi e
Christian Fagetti. Assolutamente non perdere.
16 gennaio 2014 Cesare
Guzzardella
Andras Schiff per il
" Quartetto"
Con altre tre Sonate di L.v.
Beethoven il pianista ungherese Andras Schiff
sta per concludere il ciclo sonatistico del
grande tedesco. Ieri in Conservatorio per la
Società dei Quartetto ha eseguito la
Sonata n.27 op.90, la Sonata n.28 op.101
e la Sonata n.29 op.106 "Hammerklavier".
Schiff non ha voluto il classico intervallo di
metà concerto ma ha interpretato senza soluzione
di continuità i tre importanti
lavori
beethoveniani. La qualità interpretativa, di
sicuro livello estetico, risponde alle modalità
interpretative già evidenziate recentemente. Un
Beethoven profondo, robusto e di grande
equilibrio formale nel quale il pianista riesce
a sottolineare i frangenti più nascosti
attraverso una sorprendente evidenziazione dei
piani sonori. Ci è piaciuta moltissimo la prima
sonata, la celebre e piuttosto breve Op.90,
eseguita con andamento complessivo moderato e
riflessivo e che ha trovato massima valenza nel
bellissimo movimento finale. Un regalo per il
pubblico è stata la completa anticipazione dell'Op.109,
in programma prossimamente, eseguita come bis.
Lunghi applausi al termine dopo l'Aria iniziale
delle Goldberg bachiane.
15 gennaio 2014. C.G.
La
Kremerata baltica
di Gidon Kremer per le
Serate Musicali
E' una
formazione cameristica di primo livello la
Kremerata Baltica, tra le migliori al mondo. Il
noto violinista e organizzatore musicale Gidon
Kremer
la
fondò alla fine degli anni' 90 con l'idea di
diffondere oltre il repertorio classico quello
di musica contemporanea. In quasi vent'anni di
attività la Kremerata ha tenuto migliaia di
concerti in tutto il mondo sempre con successo
di pubblico e di critica. La scelta del
repertorio è sempre stato il fiore all'occhiello
di Kremer. Nei programmi, come quello splendido
ascoltato ieri sera, si alternano sempre
compositori classici, ieri Beethoven e
Cajkovskij, ad altri del Secondo Novecento o
viventi. In Conservatorio, in una Sala Verdi con
molto pubblico, abbiamo ascoltato la Sinfonia
n.10 op.98 per archi di Mieczyslaw Weinberg
( 1919-1996),
compositore
polacco vissuto a lungo in Russia, e un brano
dell'amatissimo Astor Piazzolla in una valida
trascrizione di Pushkarev per violino, vibrafono
e archi della Suite" Punta del Este" .
L'alternanza classico- moderno dei brani ha reso
ancor più interessante il concerto. Partendo da
una valida trascrizione di Kissine del celebre
Rondò e capriccio in sol maggiore op.129
di Beethoven, si è passati all'impegnativa
sinfonia di Weinberg, un capolavoro di
raffinatezza coloristica dove i contrasti degli
andamenti con situazione di corale incisività
timbrica e l'alternanza di pacata meditazione
coloristica, sono stati resi in modo eccellente
da Kremer e dai sui splendidi solisti con
modalità
interpretative di elevatò spessore estetico.
Importanti nel lavoro gli interventi di numerosi
solisti oltre a quello di Kremer al violino.
Segnaliamo almeno la prima cellista, la bella e
bravissima Gierve Dirvanauskaite (nella foto),
dal tocco morbido e preciso in ogni dettaglio.
La celebre Serenata in do maggiore
per archi op.48 di Cajkovskij vedeva
la sola orchestra d'archi, senza Kremer.
L'interpretazione complessiva in questo brano è
stata di alta rilevanza estetica con momenti
emozionanti nel noto Valzer. Il brano di
Piazzolla ha visto al vibrafono un interprete di
rango quale A.Pushkarev (foto), autore
dell'arrangiamento. Bis con una valida
trascrizione del celebre valzer "Liebesleid" di
Fritz Kreisler. Da ricordare.
14 gennaio 2014 Cesare Guzzardella
Roberto Cappello e
l'Orchestra del Conservatorio di Parma a Milano
Un numeroso pubblico ha
accolto ieri in Sala Verdi nel Conservatorio
milanese il pianista Roberto Cappello e
l'Orchestra del Conservatorio Arrigo Boito di
Parma diretta dal giovane Marco Dallara . Il
noto pianista è conosciuto anche come didatta ed
è da alcuni anni direttore del
Conservatorio
parmense. L'impaginato comprendeva due tra i più
noti ed eseguiti concerti per pianoforte e
orchestra: il Concerto K 466 di W.A.Mozart e il
Concerto n.2 di Sergey Rachmaninov. I lavori
sono stati preceduti
dalla Ouverture dalle Nozze di Figaro del
Salisburghese. Le qualità virtuosistiche e
soprattutto espressive di Cappello sono emerse
in entrambi i capolavori. La capacità riflessiva
esternata da un cantabile di rara bellezza
estetica è apparsa evidente nei movimenti di
entrambi i concerti. Cappello coadiuvato dalla
valida direzione di Marco Dallara e dalle
grintose timbriche della giovanissima
orchestra
parmense, ha ancora una volta dimostrato di
essere tra i massimi interpreti della sua
generazione. Peccato l' inciampo nel movimento
centrale del concerto mozartiano ma comunque rilevante
lo spessore interpretativo di Cappello. Di
grande impatto virtuosistico il bis proposto dal
pianista al termine dei concerti con una
rarissimo finale dal Cavaliere della rosa di
Richard Strauss nella strepitosa rivisitazione
del pianista-compositore Percy Grainger. La
bellissima serata si è conclusa con un
inaspettato intervento musicale di due giovani
cantanti dal Conservatorio parmense(vedi foto)
che hanno cantato il celebre brindisi dalla
Traviata verdiana. Lunghi applausi.
10 gennaio 2014 Cesare
Guzzardella
Progetto Giovani e "
Talenti emergenti" al Teatro Civico di Vercelli
Venerd ì
10 gennaio alle ore 21.00 si terrà
una serata al Teatro Civico di Vercelli in
collaborazione con il Conservatorio di Torino
nella quale verranno eseguite musiche di Debussy,
Tomasi, Ibert e Rosauro. Trai solisti ricordiamo
Valerio Lisci all'arpa, Arda Tuncer al
clarinetto, Marco Guerra al sassofono e
Gianmattia Gandino al vibrafono. La Camerata
Ducale verrà diretta da Mario Lamberto. Per
informazioni
www.camerataducale.it
09 gennaio 2014 dalla redazione
Prossimamente nuovi
talenti per la Camerata Ducale di Vercelli e
Viktoria Mullova
La stagione musicale della
Camerata Ducale apre il nuovo anno con il
concerto dei giovani talenti del Conservatorio
Giuseppe Verdi di Torino, in programmazione per
venerdì 10 gennaio, inizio ore 21.00. Per
l’occasione calcheranno le scene del Teatro
Civico di Vercelli Valerio Lisci (arpa), Arda
Tuncer (clarinetto), Marco Guerra (saxofono),
Gianmattia Gandino (vibrafono). La serata ad
ingresso libero, inserita nella mini rassegna
“Progetto giovani”, nasce con l'obiettivo di
presentare al grande pubblico le nuove leve di
musicisti provenienti dall’istituzione
piemontese. I quattro neo-diplomati diretti dal
maestro Mario Lamberto, e affiancati dai
professori della Camerata Ducale, si
cimenteranno in un programma di autori del
Novecento. In scaletta le Danses per arpa e
orchestra d’archi di Claude Debussy. Seguirà il
Concerto per clarinetto e archi del francese
Henri Tomasi, pubblicato dalla Leduc nel 1953 e
a tutt’oggi una delle pietre miliari del
repertorio clarinettistico del XX secolo. Al
1935 risale invece il Concertino da camera per
saxofono contralto e undici strumenti che
Jacques Ibert compose a Parigi dedicandolo a
Sigurd Rascher, celebre saxofonista americano e
primo esecutore del Concertino. Il programma
volgerà al termine con il Concerto per vibrafono
e orchestra da camera composto nel 1995 dal
brasiliano Ney Rosauro. I biglietti omaggio per
il concerto di venerdì 10 gennaio si ritireranno
al box office del Civico, in via Monte di Pietà
15, giovedì 09.01 (ore 17.00-19.30), venerdì
10.01 (ore 19.30-21.00). Per questo evento non
si effettuano prenotazioni on-line e
telefoniche. Il prossimo appuntamento in
cartellone è per sabato 25 gennaio con
l’attesissimo concerto di Viktoria Mullova. I
biglietti sono già prenotabili on-line alla
pagina biglietteria.viottifestival.com. Da
martedì 7 gennaio saranno attive anche le
prenotazioni telefoniche chiamando lo 011
75.57.91 (lunedì, mercoledì, venerdì, ore 10-12;
martedì, giovedì, ore 14-16). Per ulteriori
informazioni consultare il sito
www.viottifestival.it, oppure
contattare lo staff scrivendo a
biglietteria@viottifestival.it.
2 gennaio dalla redazone
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