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DICEMBRE 2014

Daniel Barenboim conclude il ciclo sonatistico di Schubert alla Scala

Ieri sera al Teatro alla Scala sì è concluso il ciclo sonatistico schubertiano: interminabili gli applausi tributati a Daniel Barenboim. Sono applausi meritati per il grande pianista-direttore, sempre alla ricerca di un personale linguaggio interpretativo, come è doveroso facciano i grandi interpreti. Trovare qualcosa in più, o perlomeno di diverso, nella produzione sonatistica schubertiana dopo avere ascoltato Kempff, Brendel, Lupu e pochi altri tra i massimi specialisti, sembrava impossibile. In realtà la produzione sonatistica del viennese non è così antica essendo un autore riscoperto in modo più completo da non molti decenni. Barenboim è arrivato a Schubert per pianoforte solo recentemente. Come già scritto di recente, quello che ci è piaciuto maggiormente nello Schubert di Barenboim è la profondità di pensiero legata al disegno complessivo di ogni sonata. Ieri ha eseguito due monumenti, certamente tra le più belle e interiori sonate, quali la Sonata in la minore D 845 op.42 e la Sonata in Si bem. maggiore D 960 ( postuma), l'ultima delle 11 complete sulle 19 complessive. Le dinamiche di Barenboim in entrambi i lavori ci sono apparse esemplari con un massimo di volume timbrico mai invadente, con dei pianissimo quasi impercettibili che in una posizione vicino al palco, quella trovata in fortunati posti liberi, risultano nitidi e particolarmente espressivi. Meriterebbe un discorso a sè stante quello sulle posizione di ascolto in una sala da concerto. È stato eccellente in tutti i frangenti dove la semplicità discorsiva- che non vuol dire facilità interpretativa..anzi..- è ridotta all'osso; ottimo nei momenti più volumetrici. È certamente uno Schubert da metabolizzare riascoltandolo nel recente cofanetto in cd di una importante casa discografica. Chiaro, meditato ed eccellente il disegno complessivo. Quattro serate scaligere per un importante successo. Da ricordare a lungo.

23 dicembre 2014   Cesare Guzzardella

Ghiazza-Pedroni: un duo per clarinetto e pianoforte in Auditorium

Un duo di classe quello ascoltato domenica mattina nell' Auditorium di largo Mahler per la rassegna dei concerti cameristici. Fausto Ghiazza è un eccellente clarinettista, da molti anni primo clarinetto della Sinfonica Verdi, mentre il novarese Simone Pedroni è una presenza collaudata in Auditorium in quanto artista in residence della Sinfonica Verdi. Entrambi vincitori di importanti concorsi internazionali, hanno deciso di provare in duo brani cameristici noti e meno noti e hanno raggiunto l'obiettivo di grande qualità espressiva nei brani scelti. Abbiamo ascoltato prima la bellissima Sonata per clarinetto e pianoforte op.120 n.2 di J.Brahms, quindi l'elegante Sonata FP184 di Francis Poulenc per arrivare poi alla Premier Rapsodie di Claude Debussy. Il programma ufficiale è terminato con due brevi brani più recenti di musicisti viventi quali J.Williams con Viktoria Tale (2004 dal film The Terminal) e del clarinettista-compositore ungherese Bèla Kovács con After You, Ms. Gershwin (2004). Tutte le interpretazioni sono state di grande resa espressiva. Il suono di Ghiazza è timbricamente di altissimo livello e la sinergia con il pianismo classico di Pedroni ha portato ad eccellenti esecuzioni. Due i bis concessi al termine con Gershwin in brani da Porgy and Bess nelle trascrizioni del clarinettista R.Stoltzman con la celebre Summertime. Bravissimi! Da ricordare.

22 dicembre2014  Cesare Guzzardella

Jeffrey Swann e JoHann Falletta per la Società dei Concerti

L' ultimo concerto per il 2014 della Società dei Concerti ha trovato sul palcoscenico di Sala Verdi in Conservatorio la Stuttgarter Philharmoniker diretta da JoHann Falletta, direttrice d'orchestra statunitense, e al pianoforte solista Jeffrey Swann, pianista statunitense, noto a Milano anche per la vittoria di un importante concorso internazionale pianistico dedicato a Dino Ciani. Il programma prevedeva, nella prima parte, due autori statunitensi di prestigio quali Johnn Adams e George Gershwin. Nella seconda parte il russo Ćaikovskij con la nota Sinfonia n.4 in fa minore op.36. Il breve brano per grande orchestra di Adams, compositore vivente classe 1947, intitolato Short ride in a fast machine, è particolarmente eseguito all'estero anche per quelle caratteristiche che lo rendono perfettamente adeguato ad introdurre un concerto e soprattutto per quelle peculiarità stilistiche di Adams che lo rendono da subito accessibile all'ascolto. Lo stile musicale ha le sue origini in certo minimalismo ed è giocato sulla sovrapposizione di cellule melodiche ed armoniche ripetute. Di eccellente qualità la componente timbrica. Il secondo brano, il Concerto in Fa ha trovato un interprete ideale in Swann, pianista, a mio avviso, molto valido nel repertorio statunitense e in molta musica del '900. Lo stile jazz presente in molti frangenti del noto lavoro di Gershwin è stato evidenziato in modo raffinato ed efficace da Swann e la sinergia con l'Orchestra tedesca e la direzione della Falletta è stata di ottimo livello. Mirabile il bis solistico con i Giochi d'artificio di Claude Debussy. Nella seconda parte, convincente la Sinfonia n.4 del russo. D'effetto il bis con il Walzer da Masquerade Suite di Khachaturian. Lunghi applausi al termine.

19 dicembre 2014 Cesare Guzzardella

Martina Filijak al Festival Cantelli di Novara

Il Festival Cantelli Autunno Musicale, cioè la ahimé effimera stagione sinfonica del Coccia di Novara (tre concerti in tutto, concentrati tra novembre e dicembre), si è concluso ieri sera, 17 dicembre, con un concerto decisamente soddisfacente per i numerosi musicofili che affollavano platea e palchi del teatro cittadino. Il programma vedeva protagonista una delle più prestigiose formazioni orchestrali croate, quella che, fondata nel 1931, dopo vari cambiamenti di nome, ha assunto attualmente la denominazione di Croatian Radiotelevision Symphony Orchestra, per l’occasione diretta dal Maestro Mladen Tarbuk, da noi non molto noto, ma, a giudicare dalle note del programma di sala, vera autorità nella vita musicale del suo Paese, non solo come direttore, ma anche come compositore. L’impaginato della serata prevedeva tre composizioni: la prima, un omaggio alla tradizione musicale croata, il secondo tempo (Idyll) della Sinfonia tragica n.25 in do min. del per noi semisconosciuto compositore croato Benito Blagoje Bersa (!873-1934), un pezzo dall’inconfondibile linguaggio tardoromantico, di un effuso lirismo “slavo”, con echi di Ciajkovskij e Rachmaninov. A seguire due opere, invece, tra le più note del repertorio: il Concerto per pianoforte e orchestra n.2 in si bem magg. op.83 di J. Brahms e il poema sinfonico Shéhérazade di Rimskij Korsakov. A eseguire la parte solistica del concerto brahmsiano la giovane pianista croata (ma provvista anche di cittadinanza italiana) Martina Filijak. La Filijak ha sfoggiato un tocco di notevole energia, ma molto duttile nel variare i piani dinamici e timbrici della complessa partitura, con un bel suono tornito e limpido. Il fraseggio, sostenuto da una tecnica sicura, si è perfettamente integrato nel tessuto orchestrale, realizzando al meglio quell’ideale sinfonico che ispira il lavoro brahmsiano. Ottima la direzione di Tarbuk, che con gesto sobrio, ma sempre efficace, ha guidato la Croatian Symphony in un dialogo di costante finezza espressiva con il pianoforte, valorizzando con sapienza le ricche componenti timbriche della partitura. Rimane tra i nostri ricordi musicali migliori lo splendido terzo tempo Andante, superbamente interpretato da pianoforte, violoncello e orchestra con una struggente tonalità crepuscolare. Ottimamente eseguiti, per fraseggio e qualità di suono, i bis concessi dalla Filijak: il Preludio per la mano sinistra di Skrjabin e un Preludio da Bach. Eccellente la Shéhérazade nell’esecuzione di Tarbuk, che ha espresso con straordinaria finezza l’incantevole tavolozza di colori timbrici e il suadente melodismo della partitura, con un’intensità che si è comunicata ad un pubblico giustamente entusiasta alla fine della serata, con applausi tanto prolungati, da costringere il Maestro a chiedere gentilmente ai presenti di congedare lui e l’orchestra per il meritato riposo.

18 dicembre 2014 Bruno Busca

Il Concerto di San Silvestro al Teatro Civico di Vercelli

C'è una tradizione vercellese non ancora antica - anche se siamo già al sedicesimo anno - ma non per questo meno sentita: ritrovarsi al Teatro Civico nel tardo pomeriggio del 31 dicembre per assistere al concerto della Camerata Ducale. Un appuntamento che vede il teatro esaurito in ogni ordine di posti (e dire che il Viotti Festival è abituato ai sold out), con il pubblico che dal giorno precedente si scatena in una vera e propria corsa ai biglietti. Ingressi che, ricordiamolo, sono gratuiti: una scelta che da sempre contraddistingue questo concerto, pensato per rendere la musica un momento di partecipazione, speranza e spensieratezza. In tutto e per tutto, una festa per l'arrivo del nuovo anno. Anche questo 2014 seguirà dunque la tradizione, con musicisti e solisti della Camerata Ducale che daranno al pubblico il consueto appuntamento prima in sala e poi nel foyer del Teatro Civico, per scambiarsi gli auguri e brindare tutti insieme. 31 dicembre 2014 - Teatro Civico (Vercelli) - ore 19,30

18 dicembre dalla redazione

Daniel Barenboim al Teatro alla Scala interpreta Schubert

Con il concerto del 12 dicembre e quello di ieri sera, Daniel Barenboim è tornato all’integrale delle Sonate compiute di Schubert. Ha eseguito la Sonata in mi bem. magg. D 568 (op. 122), la Sonata in la min. D 784 (op. 143) e la Sonata in re magg. D 850 (op. 53) il giorno 12 e la Sonata in Si maggiore D 575 ( op.147), la Sonata in sol maggiore D 894 (op78) e la Sonata in do minore D 958 ( op.postuma), ieri. Il successo della prima serata, quella del 3 dicembre, è stato bissato in queste ultime con lunghissimi applausi da parte del numerosissimo pubblico presente in teatro. Un inaspettato breve bis con il Momento musicale n.3 in Fa minore, naturalmente di Schubert, ha quindi concluso la splendida serata. Sono applausi meritati quelli ricevuti, per un pianista che essendo anche grande direttore è un musicista completo. Quello che ci piace maggiormente nel suo modo d'interpretare Schubert non è tanto la perfezione tecnica comprensiva anche di alcune imprecisioni, quanto la profondità di pensiero musicale, spesso di altissimo valore estetico. L'uso approfondito delle dinamiche mette in risalto, in tutte le sonate ascoltate, i differenti piani sonori rendendo facilmente riconoscibile ogni brano tramite una "spazialità timbrico-amonica" tipica della direzione orchestrale. L'accentuazione dei contrasti dinamici esprime, nell'interpretazione di Barenboim, una maggiore drammatizzazione della poetica schubertiana come evidenziato nella Sonata D 958. Alcuni momenti di rilevante e raffinata melodicità, quelli ad esempio della Sonata D 894, sono molto interiorizzati e nascono dal bisogno profondo di riflessione. Ricordiamo che il concerto che concluderà questo ciclo sonatistico avrà luogo il 22 dicembre con due sonate memorabili quali la D 845 e la D 960. Da non perdere.

16 dicembre 2014 Cesare Guzzardella

Due concerti in Auditorium con il duo Dego-Leonardi e il cellista Alban Gerhardt

E' iniziata questa mattina l'integrale delle Sonate per violino e pianoforte di L.v. Beethoven con due giovani protagoniste che da alcuni anni stanno acquisendo popolarità tra gli appassionati di musica classica per le loro qualità d'interpreti. Stiamo parlando della violinista lecchese Francesca Dego, classe 1989, e della pianista milanese Francesca Leonardi, classe 1984. Il nutrito programma prevedeva ben quattro delle dieci Sonate per violino e pianoforte del grande tedesco: le Sonate n.1-2-3 dell'op. 12 e la Sonata n.7 op.30 n.2. Evidenziamo subito il miglioramento qualitativo complessivo delle due bravissime interpreti che suonano assieme da oltre dieci anni e hanno sviluppato oramai sinergie musicali tali da rendere convincenti sotto ogni profilo queste esecuzioni. La Dego, oltre ad avere sempre splendide intonazioni e timbriche, ha acquisito maggiore sicurezza e scioltezza con una perfezione di dettaglio di alta qualità. La Leonardi è decisamente migliorata nella prestazione complessiva e ora si può parlare di splendida resa stilistica. Eccellenti quindi entrambe le soliste nelle quattro sonate beethoveniane. Ricordiamo la recente uscita di queste sonate, nell'interpretazione Dego-Leonardi, per la storica casa discografica Deutsche Grammophon, a dimostrazione dell'importante evoluzione stilistica delle due artiste. Bravissime. Nel pomeriggio, sempre in Auditorium, segnaliamo l'ottima performance del violoncellista tedesco -classe 1989 - Alban Gerhardt in un programma all'insegna di Cajkovskij. La Verdi, diretta in modo energico da Zhang Xian, aveva anticipato l'ingresso in palcoscenico del violoncellista con il Waltz e la Polonaise da Eugene Oneghin e con la Suite dal balletto op.66a da La bella addormentata del grande russo. Prima il Pezzo capriccioso op.62 e poi le note Variazioni su un tema Rococò op.33 ci hanno reso esplicite le eccellenti qualità di Alban Gerhard nel plasmare con sicurezza, precisione e melodicità il suo violoncello. Eccellente l'equilibrio formale delle Variazioni e ottima la sinergia con ogni sezione orchestrale. Mirabile il bis proposto di J.S.Bach: il Prelude dalla Suite n.6 per cello solo . Lunghi e calorosi gli applausi al termine dell'esibizione di Gerhardt. Valida la resa stilistica con l'ultimo brano in programma: l'Ouverture 1812 op.49.

15 dicembre 2014   Cesare Guzzardella

Massimo Quarta solista e direttore al Viotti Festival

Il programma del vercellese Viotti Festival, ieri sera 13 Dicembre, nella sua sobrietà, proponeva due chicche di non frequente ascolto, seguite da un capolavoro di vasta notorietà. I due pezzi rari erano la Sinfonia in mi bemolle maggiore KV 16 , la prima in assoluto scritta da Mozart (a nove anni) e il Quartetto in do minore WII 17 composto nel 1801 da G.B. Viotti, ma in questa occasione eseguito in forma sinfonica, secondo una prassi abbastanza diffusa all’epoca. A concludere degnamente la serata il più celebre dei concerti per violino di Mozart, il KV 219 in la maggiore. Come sempre, l’organico orchestrale era quello della Camerata Ducale guidata da G. Rimonda, che ha poi ceduto il podio, per l’esecuzione del concerto mozartiano, a Massimo Quarta, per l’occasione solista e direttore. La sinfonia mozartiana, pur sotto l’evidente influenza dello stile galante “italiano” di J. Ch. Bach, testimoniata anche dalla suddivisione in tre tempi, è tra le più amabili delle sinfonie infantili del salisburghese per la qualità dei temi e le invenzioni timbriche, nonostante la povertà dell’organico (due oboi e due corni, oltre, ovviamente , agli archi). Affidata alla sapiente bacchetta di Rimonda e al collaudato ensemble della Ducale, la partitura ha espresso alla perfezione l’alternarsi delle dinamiche e delle indicazioni agogiche: stupendamente cesellato il primo tempo, a struttura binaria da sonata ‘all’italiana’, con il suo contrasto tra ritmi nervosi e graffianti delle note staccate del primo tema ed effusione lirica, cantabile del secondo tema. Nell’interpretazione di Rimonda anche il finale Rondò, la parte più debole dell’opera, ha in parte riscattato la sua superficialità puerile, grazie ad una direzione che ha dato il giusto spessore alle linee quasi contrappuntistiche che affiorano qua e là nel movimento. Il pezzo di Viotti, piuttosto lontano dalla linea maestra austro-tedesca ormai imboccata dalla musica strumentale europea a cavallo fra ‘7 e ‘800, presenta tuttavia pregi non ignorabili: di sorprendente bellezza il primo tempo, reso ancora una volta in modo convincente da Rimonda, che ha saputo conferire il giusto peso ritmico e timbrico alle velature di intensa espressività che lo avvolgono. Molto bella l’esecuzione del concerto mozartiano da parte di Quarta, che, perfettamente sostenuto dalla compagine orchestrale, ha dato voce, con le quattro corde del suo Guadagnini, alla limpidezza e alla luminosità che la tonalità di la maggiore spande su questo gioiello musicale, in particolare nell’Allegro iniziale, così come il famoso episodio ‘alla turca’ e i frizzanti passaggi solistici che precedono la cadenza nel Rondò finale hanno permesso al Maestro di fare sfoggio di una tecnica raffinatissima, mai ostentata, ma sempre risolta in scioltezza. Qualche riserva avanzeremmo sull’Adagio centrale del concerto, in cui il tocco forse un po’ troppo secco e nervoso non ha reso sempre al meglio quel celestiale lirismo che è la cifra indimenticabile di questo movimento. Tra i bis, splendida e molto personale l’interpretazione del capriccio n.24 di Paganini, uno dei pezzi preferiti di Quarta. Lunghi applausi hanno espresso il consenso del folto pubblico presente al Teatro Civico.

14 dicembre 2014   Bruno Busca

Il Trio Caikovskij in Conservatorio per la Società dei Concerti

È tornato in Sala Verdi il noto Trio Caikovskij, formazione formata da Pavel Vernikov al violino, Alexander Chaushian al violoncello e Kostantin Bogino al pianoforte. Quarant'anni di esperienza insieme per il violinista ed il pianista. Il cellistica Chaushian è invece subentrato nel 2009 al terzo fondatore, Anatoly Liberman. Decisamente alto il livello interpretativo dei tre brani che formavano il programma ascoltato ieri: il raro Trio n.1 in Re minore di A.Arenskij, musicista russo vissuto nella seconda metà dell'Ottocento, il Trio n.1 in Do minore di Šostakovič, brano in un unico movimento del 1923 di grande impatto timbrico e molto caratterizzante dello stile del musicista russo e per concludere il celebre Trio n.2 in in Mi bem. maggiore op.100 di Franz Schubert. Le ottime qualità di tutti gli strumentisti ha portato a tre esecuzioni di valore con timbriche decise, incisive e, nei momenti più intimistici, di alta melodicità. Grande successo di pubblico e un bellissimo bis con uno Scherzo ancora di Šostakovič . Da ricordare a lungo.

11 dicembre 2014 Cesare Guzzardella

Due ottimi ed importanti concerti domenicali all'Auditorium milanese

Due gli appuntamenti musicali in Auditorium ascoltati domenica 7 dicembre: alla mattina il quarto incontro con il duo Luciani-Motterle per la musica di Bach e quindi, nel tardo pomeriggio alle ore 18.00, un Concerto Straordinario per il centenario della scomparsa del valente compositore romano Giovanni Sgambati. Per il primo appuntamento segnaliamo l'eccellente esecuzione della nota bachiana Partita in Re minore per violino solo BWV 1004 -nella trascrizione con pianoforte di Robert Schumann- con una splendida interpretazione della ancor più celebre Ciaccona. Luciani, ben coadiuvato da Motterle, ha sostenuto la parte solistica con perfetto equilibrio in tutte le Variazioni sul tema senza forzature e con timbriche dal sapore antico. Segnaliamo anche la valida esecuzione del brano per pianoforte di Alban Berg. La sua Sonata op.1 è oramai frequente nelle sale da concerto e Motterle ci ha restituito un'esecuzione chiara, formalmente ed espressivamente di valore. Ricordiamo anche lo splendido bis concesso con una rarità quale l'Intermezzo op.117 n.2 di J.Brahms nella trascrizione per pianoforte e violino di Mario Castelnuovo-Tedesco. Di straordinario interesse il concerto del tardo pomeriggio che ha visto l'esecuzione di due lavori di Sgambati: il Concerto per pianoforte ed orchestra in Sol minore op.15, unico del compositore, e la Sinfonia n.2. Nel concerto la parte solistica è stata sostenuta dalla croata Martina Filjak e abbiamo trovato una pianista di grande classe e sorprendente vigore virtuosistico con resa complessiva chiara ed espressiva. Ottima la direzione di Francesco Attardi. Un bis per la Filjak con un raro Studio per la mano sinistra di Scriabin. Bravissima. Il raro concerto di Sgambati, tra i nostri massimi sinfonisti di fine Ottocento, è particolarmente valido sia per l'impronta melodica tipicamente italiana che per le scelte armoniche di derivazione soprattutto germanica. La varietà dei temi presenti, melodici e profondamente espressivi, e il lodevole sviluppo armonico del lavoro meriterebbero un maggiore presenza nelle sale da concerto. La Sinfonia n.2 è un recente ritrovamento datato pochi decenni orsono  ( anni '90) e la partitura è stata rivista criticamente  da Francesco Attardi, musicologo e direttore che domenica l'ha interpretata ottimamente grazie anche ad un'Orchestra Sinfonica Verdi preparata ed espressiva in tutte le sezioni strumentali. Il lavoro è particolarmente efficace nell'orchestrazione ed è certamente importante nella produzione sinfonica italiana con frangenti melodici tipici della scuola del centro Italia e con arditezze strumentali di stampo nordico. Certamente è un lavoro da rieseguire e diffondere nelle sale da concerto. Successo di pubblico e lunghi applausi al termine.

9 dicembre 2014 Cesare Guzzardella

Cinque giovani pianisti per i Concerti di Beethoven in versione da camera in Conservatorio

Un'interessante e riuscita proposta quella ascoltata il 4 ed il 5 dicembre al Conservatorio milanese. Cinque pianisti di qualità, di età comprese tra i dodici e i ventisette anni, hanno portato sul palcoscenico di Sala Verdi i cinque Concerti per pianoforte ed orchestra di L.v. Beethoven nella trascrizione cameristica di Vinzenz Lachner (1811-1893) e nella rivisitazione musicologica a cura del Conservatorio Verdi. Un'operazione particolarmente riuscita e di indubbia qualità estetica anticipata nel corso delle due serate da Alessandro Solbiati - compositore e docente in Conservatorio - che porterà prossimamente anche all'uscita di due Dvd prodotti dalla casa musicale milanese Limen. Il giorno 4 dicembre sono saliti sul palco i pianisti Federico Gad Crema, anni 15, Guido Coppin, anni 12, Francesco Granata , anni 16, rispettivamente per i concerti op.15, op.19 ed op.37. La sera successiva abbiamo trovato i già affermati Irina Kravchenko, anni 27 e Luca Buratto, anni 22, per l' op.58 e l'Op.73. Insieme ai solisti, nei rispettivi concerti, un ottimo Quintetto d'archi formato da validi strumentisti del Conservatorio Verdi hanno eseguito la parte orchestrale dei brani. Ricordiamo Margherita Miramonti e Lucia Zanoni ai violini, Matteo Torresetti alla viola, Fabrizio Scilla/Giovanni Volpe violoncello e Chiara Molent/Viktoria Dodova, contrabbasso. Di ottimo livello, spesso eccellenti, tutte le esecuzioni: timbriche morbide e delicate per Federico Gad Crema, maggiori contrasti per il giovanissimo e straordinario Guido Coppin, sbalorditiva sicurezza esecutiva e gran carattere per Francesco Granata, esperienza e maggiore equilibrio complessivo nelle stupende prestazioni di Irina Kravchenko e Luca Buratto. L'equilibrio tipicamente cameristico e quindi più intimista di queste versioni dei concerti ha messo maggiormente in luce la parte solistica di questi capolavori e tutti i pianisti, anche i giovanissimi, hanno affrontato con grande professionalità il non facile ruolo di protagonista. Bravissimi tutti gli strumentisti e un plauso all'organizzazione che ha messo in evidenza le qualità di eccellenza delle istituzioni musicali milanesi. Serate da ricordare.

7 dicembre 2014   Cesare Guzzardella

La pianista Leonora Armellini alle Serate Musicali

La pianista padovana Leonora Armellini ha interpretato ieri sera in Conservatorio il Concerto per pianoforte e orchestra n.1 op.15 di L.v.Beethoven insieme all'Orchestra Antonio Vivaldi con la direzione di Lorenzo Passerini. Decisamente valida l'esecuzione complessiva del celebre concerto. L'Armellini ha un suono limpido e uno stile classico particolarmente attento ad ogni dettaglio costruttivo. L' ottima sinergia con l'orchestra di Passerini ha portato ad una esecuzione di alto livello resa ancor più valida dalle morbide timbriche di ogni sezione orchestrale. Lunghi gli applausi al termine e valido il bis proposto con una Barcarola veneziana di F. Mendelssohn Bartoldy. Di spessore l'esecuzione della Settima Sinfonia di Beethoven eseguita dall'Orchestra Vivaldi dopo l'intervallo. Da ricordare.

2 dicembre 2014 Cesare Guzzardella

NOVEMBRE  2014

Les contes d’Hoffmann di Offenbach al Coccia di Novara

Decisamente di qualità lo spettacolo messo in scena ieri sera 29 novembre al Coccia di Novara, per la corrente stagione lirica: Les contes d’Hoffmann di Offenbach (titolo inconsueto da queste parti) nell’allestimento scenico e musicale del Laboratorio LTL, che unisce tre teatri toscani di tradizione , quelli di Pisa, Livorno e Lucca, cui per l’occasione si è associato il Coccia. Affidata alla neonata orchestra pisana Arché, per l’occasione diretta dal maestro francese Guy Condette, questa produzione ha ottenuto l’anno scorso il prestigioso premio Abbiati per la critica, a titolo di “migliore iniziativa” dell’anno 2013. Ad apertura di sipario lo spettatore è subito colpito dalla magica raffinatezza della messinscena, merito del regista Nicola Zorzi e dello scenografo Mauro Tinti, che hanno allestito un incantevole mondo fiabesco, attinto, nelle sue componenti di base, ai luoghi storici e simbolici dell’immaginario collettivo, il luna park e il circo della Bella Epoque e il cinema del ‘900. Soprattutto l’uso di sequenze filmiche, che portano il cinema dentro l’opera, in sé non certo nuovo e che anzi in alcuni casi può riuscire stucchevole, qui contribuisce intelligentemente all’evocazione di quella suggestiva atmosfera visionaria, in cui è immersa l’intera opera: come la settima arte è stata, almeno per circa un secolo, la rappresentazione in immagini delle nostre fantasie e del nostro inconscio, così la misteriosa e intrigante trama dei Contes, nasconde un “sottotesto”, che rimanda alle inquietudini tenebrose e demoniche del mondo sotterraneo del nostro io, espresse anche dal sapientissimo gioco di luci gestito da Michele Della Mea. Nella messinscena hanno avuto un ruolo importante anche i costumi di Elena Cicorella, perfettamente adeguati alla natura ibrida di questo singolare capolavoro, sempre sul confine tra composizione colta e operetta. Se la parte scenografico-teatrale di questi Contes è apparsa decisamente all’altezza, non da meno è stata di certo la parte musicale. Ottima la direzione di Condette, non solo nella gestione dei tempi e delle timbriche (superbo il “terzetto delle pulsazioni” nell’atto di Antonia!), ma anche nella cura della preparazione artistica dei cantanti, in particolare nella dizione del francese. Un incondizionato “Bravi!” va, per una volta, a tutti gli interpreti. Max Jota, nella parte di Hoffmann, e Carlo Torriani, in quelle di Lindorf/Coppelius/Dottor Miracle/Dapertutto, hanno saputo caratterizzarsi molto bene sia dal punto di vista timbrico-vocale sia da quello attoriale-interpretativo. Max Jota, dalla vocalità robusta e di buona proiezione, specie nei centri, ha conferito al suo personaggio una sottile ombra di malinconica inquietudine e di smarrimento, che riflette anche lo stato d’animo dello stesso Offenbach negli ultimi anni della sua vita, dopo la caduta del regime a lui caro del secondo Napoleone. Torriani, basso intenso ed elegantemente brunito, è un’ efficace e inquietante rappresentazione del Male, mentre , col suadente velluto della sua voce mezzosopranile Arianna Ronaldi calza a pennello nel ruolo di Niklausse, la Musa protettrice del poeta. Le parti di soprano delle tre donne amate da Hoffmann sono state divise fra Claudia Sasso (foto), un’Olympia di eccellente vocalità, a suo agio nell’estesa tessitura e nella coloratura della parte, cui ha aggiunto un pizzico di sapiente ironia a sottolineare la sua grottesca natura meccanica; Madina Serebryakova-Karbeli col suo timbro morbido e una linea di canto calda e appassionata, dà voce convincente al personaggio di Antonia, sospesa in fragile equilibrio tra il bene e il male. Ottima anche Valentina Boi nella parte di Giulietta, dal timbro trasparente e capace nella recitazione di dare espressione convincente ai vezzi e alle movenze caratteristici di una cortigiana vivace e astuta. Hanno dato ottima prova di sé anche Evgenij Gunko, persuasivo in due ruoli così diversi come quelli di Luther e di Crespel, Can Guvem eccellente per colore e capacità interpretativa nei ruoli di Spalanzani e di Nathanael, Mia Yaniw , una madre angosciata e misteriosa. Da apprezzare infine anche Andrea Schifaudo, per la duttile vocalità, che gli ha permesso di fornire convincenti interpretazioni nei molti ruoli di Andres/Cochenille/Frantz/Pittichinaccio, e Veio Torcigliani nel ruolo allegro di Hermann e in quello più drammatico di Schlemil. Alla fine il pubblico, numeroso, prorompeva in un lunghissimo applauso, chiamando più volte alla ribalta tutti gli interpreti. Una serata, per Novara, da ricordare.

30 novembre Bruno Busca

Il pianista Mikhail Rudy all'Auditorium di Milano

Una serata diversa e particolarmente interessante quella di ieri sera dedicata al pittore Marc Chagall, vista ed ascoltata presso l'Auditorium di Largo Mahler. Il pianista russo Mikhail Rudy ha sostenuto la prima parte della serata con un programma particolare costruito su un bellissimo filmato da lui stesso realizzato nel quale si metteva in movimento le opere del celebre pittore russo in questi giorni in mostra Palazzo Reale. In sequenza sincrona con le immagini, Rudy ha eseguito, davvero molto bene, la nota Melodia di Gluck-Sgambati da Orfeo e Euridice , la Fantasia in Re minore K 397 di Mozart, il celebre brano Morte di Isotta di Wagner - Liszt, due Studi di Debussy, per poi terminare con La Valse di Ravel. Il filo conduttore del programma, apparentemente disorganico nella scelta dei brani, ha trovato una valida ragione di essere con la bellissima sequenza di immagini proiettate sullo schermo e facenti parte di un'unità stilistica "musica - immagini" decisamente riuscita . L'eclettismo del virtuoso Rudy ha trovato in questa splendida realizzazione una sua valida affermazione. Di valore estetico anche i due bis concessi con un brano dalle Stagioni - giugno- di Cajkovskij e un intenso Notturno di Chopin. Lunghissimi gli applausi al termine. Dopo l'intervallo protagonista invece la Sinfonica Verdi con il direttore Jader Bignamini per altri colori musicali legati a Chagall, quelli dell'Uccello di Fuoco di Stravinskij e quelli ancora de La Valse di Ravel in versione e orchestrale. Ottima la direzione di Bignamini e bravissima l'orchestra. Da non perdere la replica di domani, domenica alle ore 16.00.

29 novembre 2014 Cesare Guzzardella

Alessandro Marino per la Società dei Concerti

È un valido pianista Alessandro Marino, giovane e con le idee chiare anche nella scelta del programma proposto ieri sera in Conservatorio per un concerto organizzato dalla Società dei Concerti. La varietà nelle scelte, con brani di raro ascolto e con solo alcuni più conosciuti, ci rivelano un solista moderno e amante della musica più vicina alla sua generazione. Di I.Moscheles la Fantasia sul Nabucodonosor di Verdi, di F.Chopin 3 Studi op.25, di F.Liszt lo Studio trascendentale n. 6 in sol min. “Vision”, di G.Gershwin Rhapsody in Blue e quindi dopo l'intervallo di C.V.Alkan Sinfonia per pianoforte solo op. 39/4-7 e di L.M.Gottschalk tre brani quali Souvenir de Porto Rico, Le bananier e la Fantasia trionfale sull’inno brasiliano . Diciamo la verità , Marino ci è piaciuto poco in Chopin, abbastanza in Liszt, pur essendo partito bene con Moscheles-Verdi nella parafrasi dal Nabucco. È soprattutto con gli ultimi compositori che Marino ha espresso il meglio dimostrando di avere grande musicalità. Dopo avere ottimamente eseguito il Gershwin della celebre Rapsodia, ha quindi espresso valori estetici di alto livello con il raro e complesso Alkan della Sinfonia per pianoforte solo e nei tre brani piacevolissimi di Gottschalk. La sua voglia di suonare e il suo simpatico entusiasmo è aumentato con i bellissimi bis: dal Mozart rivisitato da Volodos dell'Alla turca al notevole Rachmaninov del Preludio in sol minore. Certamente un valido pianista che va riascoltato attentamente. Bravo.

27 novembre 2014 Cesare Guzzardella

Fabio Luisi e l'Orchestra dell'Accademia Teatro alla Scala per la Società del Quartetto

Una serata importante quella di ieri sera in Sala Verdi organizzata dalla Società del Quartetto. Il direttore d'orchestra genovese Fabio Luisi, con una carriera lirica e sinfonica svolta soprattutto all'estero in teatri di prim'ordine come il Metropolitan di New York, l'Opera di Zurigo e la Staatsoper di Vienna o di Berlino, è stato ospite del "Quartetto" per un bellissimo concerto sinfonico che prevedeva due importanti lavori quali Verklärte Nacht di Arnold Schönberg e la Sinfonia n.4 in sol maggiore di Gustav Mahler. Due composizioni molto vicine nel tempo - 1899 e 1900 i rispettivi anni di realizzazione- che mostrano modi musicali differenti ma entrambi importanti. La giovane Orchestra dell'Accademia scaligera ha mostrato di possedere tutti i mezzi per raggiunge risultati ottimi. La direzione dettagliata e precisa di Luisi ha portato ad interpretazioni valide in entrambi i lavori. L'equilibrio dei piani sonori, sia nelle diverse sezioni degli archi nella Notte trasfigurata, che in ogni sezione della più completa orchestra mahleriana, è stato pienamente rispettato. Di valore l'intervento solistico del soprano bellunese Chiara Isotton (nella foto con Luisi) nel movimento finale della Sinfonia di Mahler, bravi tutti gli orchestrali.

26 novembre 2014 Cesare Guzzardella

Evgeni Bozhanov alle Serate Musicali

E' per la seconda volta ospite di Serate Musicali il pianista bulgaro Evgeni Bozhanov. Ieri sera ha tenuto un concerto interpretando musiche di Chopin, Ravel, Liszt e Takemitsu. Trent'anni, virtuoso della tastiera, Evgeni, uno dei favoriti al Concorso Chopin di Varsavia, nel 2010 non vinse e si piazzò "solo" al quarto posto destando critiche da parte di chi lo voleva vincitore. E’ certamente un pianista estroso, singolare e molto interessante. Come avevamo scritto lo scorso anno, se pensiamo di ascoltare i compositori storicizzati e resi “classici” dai grandi interpreti sbagliamo pianista. Bozhanov appartiene alla categoria dei pianisti creativi, quelli che vogliono mettere qualcosa di loro nella musica che interpretano. Ci è piaciuto moltissimo, quest'anno, il suo Chopin. Anche se sono state eseguite due sonate stravolgendo in parte le indicazioni di partitura, la creatività esternata espressa con sublimi momenti di raffinatezza sonora, colori magnifici, coerenza formale, ed equilibrio tra i piani sonori, ha fatto dimenticare le inesattezze di spartito. Probabilmente migliore complessivamente la Sonata in Si minore op.58, eseguita nella prima parte della serata, rispetto alla Sonata in Si bem. minore op.35, quella della celebre Marcia funebre che Bozhanov ha iniziato con un tocco personale ma incisivamente incantevole. Pianista grintoso, suona con forza ma sa anche essere estremamente delicato. Valido il Ravel della Valse ma ancor di più, per creatività e ricchezza di contrasti il Liszt del Mephisto-Valzer e di spessore anche il brano di Toru Takemitsu, Rain Tree Sketh, eseguito prima dell'Op.35 creando con essa una sorta di unità interpretativa. Un raro bis con un Rachmaninov rivisitato da Arcadi Volodos. Successo di pubblico.

25 novembre 2014 Cesare Guzzardella

RENATA TEBALDI: IL MITO DEL CANTO

Nell'ambito del palinsesto Milano Cuore d'Europa, Comune di Milano/Cultura, Polo Musei Storici e Musei Archeologici, e il Comitato Renata Tebaldi, per la costituenda Fondazione Museo Renata Tebaldi presentano la Mostra itinerante a cura di Alessandra Ferrari con il coordinamento di Giovanna Colombo "Renata Tebaldi. Il mito del canto, lo stile di una diva nel cuore di Milano“ presso gli spazi al primo piano di Palazzo Morando/Costume Moda Immagine dal 20 Novembre 2014 al 1 Febbraio 2015. L'esposizione, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica e promossa in collaborazione con MRT — Museo Renata Tebaldi e Friends of Renata è stata aperta al pubblico durante la conferenza stampa di mercoledì 19 Novembre 2014, presso la Sala Conferenze di Palazzo Morando. La selezione in mostra raccoglie abiti da sera firmati da Rosita Contreras, Hanae Mori, Stavropolus: gioielli, accessori e cappellini, i bauli da viaggio e i rari documenti che ripercorrono la carriera di Renata Tebaldi per raccontare una vita di "donna" gelosamente custodita. Durante l'esposizione si potranno ascoltare brani musicali della cantante, video inediti, interviste televisive tratte dagli archivi dei teatri che l'hanno accolta. La mostra proposta a Palazzo Morando è l'ultima tappa di un progetto espositivo itinerante, inaugurato il 19 dicembre 2005 al Teatro Regio di Parma in coproduzione con il Comitato Renata Tebaldi. Dal maggio 2015 la mostra proseguirà a Tokyo, Parigi, New York e Buenos Aires. "Le predilizioni e le passioni di una signora raffinata ed elegante rivelano una parte importante del privato di una delle soprano più famose della seconda metà del Novecento" — afferma Giovanna Colombo, Presidente del Comitato Renata Tebaldi — “L'augurio è che il visitatore, magari ignaro dell'arte vocale di Renata Tebaldi, dopo aver visitato la Mostra, esca consapevole di aver incontrato, non solo una grande voce ma una donna che non potrà non amare". Sono intervenuti nel corso della Conferenza Stampa Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Claudio Salsi, Direttore Soprintendenza Castello, Musei Archeologici e Musei Storici del Comune di Milano, Giovanni Gavazzeni, Direttore Artistico Comitato Renata Tebaldi e Alessandra Ferrari, curatrice nostra.

Milano, Novembre 2014 A. Montanati

Roberto Cominati e Wayne Marshall all'Auditorium per un "tutto Ravel"

Un programma interamente dedicato a Ravel quello ascoltato ieri sera in prima replica all'Auditorium milanese. Due Concerti per pianoforte ed orchestra introdotti dal brano orchestrale Alborada del Gracioso e a conclusione ancora l'orchestra con i frammenti sinfonici dal balletto Daphnis et Chloé. Cominati è specializzato in Ravel avendo eseguito a lungo i concerti e tutta la produzione per pianoforte solo. È un pianista raffinato, molto attento ad ogni dettaglio tecnico-espressivo e certamente ha mostrato, nella misurata ed espressiva direzione dell'inglese Marshall, di avere Ravel nel sangue. Prima il non facile Concerto per la mano sinistra, dove la tecnica di un'unica mano sostituisce con esemplari accortezze anche quella destra. Quindi il bellissimo e molto jazzato Concerto in Sol maggiore dove il riferimento a Gershwin risulta evidente per quelle splendide sonorità e modi di melodiare d'oltre oceano molto cari alla direzione di Marshall. Molto belle entrambe le esecuzioni, espresse con ottimo equilibrio tra la parte solistica e quella orchestrale. Marshall ha completato la serata con una equilibrata e timbricamente rilevante esecuzione dalla seconda serie di frammenti di Daphnis et Chloé, capolavoro d'orchestrazione di Maurice Ravel. Bravissimi gli strumentisti in ogni sezione orchestrale. Fragorosi gli applausi. Domenica alle 16.00, ultima replica. Da non perdere.

22 novembre 2014 Cesare Guzzardella

Il pianista cinese Chen Guang per la Società dei Concerti

È tornato in Conservatorio il pianista cinese Chen Guang. Scoperto lo scorso anno dalla Società dei Concerti, dopo il successo della stagione passata, ieri, in Sala Verdi ha presentato un impaginato molto interessante partendo da una Sonata di Haydn, la n.62 in mi bemolle maggiore Hob. 52, passando per la celebre "Appassionata" op.53 di Beethoven e continuando con il romantico Schumann della Sonata n.2 in sol minore op.22 e concludendo col Novecento di Prokof'ev con una delle sue più note Sonate, la n.7 in si bemolle maggiore op.83. Ha vent'anni oggi Guang e in fatto di tecnica ed equilibrio formale è certamente sorprendente. Ci è piaciuto maggiormente Haydn di Beethoven, eseguiti entrambi ad alti livelli. Il romanticismo di Schumann con l'Op 22 viene sufficientemente incontrato anche se la nitidezza timbrica è sempre tangibile. Ci ha stupito invece con il Prokof'ev della Settima Sonata e con un Precipitato finale eccellente per lo splendido equilibrio delle parti, le qualità timbriche, la sicurezza interpretativa precisa in ogni dettaglio. Ottimi i bis con un'eccellenza in Sostakovič. Assolutamente da riascoltare.

20 novembre 2014  Cesare Guzzardella

Steven Isserlis per Serate Musicali

Ha 56 anni il londinese Steven Isserlis ed è considerato tra i migliori violoncellista viventi. Nel concerto di ieri sera per "Serate Musicali" ha dimostrato tutte le sue qualità accompagnato dal bravissimo pianista Kirill Gerstein in un programma articolato e sapientemente composto. Prima un breve Dvorak con Waldesruhe op.68 n.5, poi il polacco Zemlinsky co la Sonata in la minore, quindi la Sonata n.1 op.38 e la Sonata n.2 op.99 inframmezzate da un raro Adagio per cello e pianoforte di Woldemar Bargiel, compositore sconosciuto ai più e fratellastro di Clara Schumann. È veramente disinvolto Isserlis, ha un tocco incisivo e un fraseggio articolato con capacità di escursioni dinamiche di alto livello. Perfetto l'equilibrio con il pianoforte di Gerstein e resa complessiva eccellente specie nelle due note Sonate brahmsiane. Da ricordare a lungo. Intensi gli applausi.

18-11-2014 C.G.

A VERCELLI IL PROGETTO GIOVANI DEDICATO AL FUTURO DELLA MUSICA

Partenza in grande stile per il Progetto Giovani, curato dalla Camerata Ducale e parte integrante del programma del XVII Viotti Festival: sabato 29 novembre (ore 21) al Teatro Civico di Vercelli si esibirà l'Orchestra degli studenti del Conservatorio G. Verdi di Torino, diretta dal maestro Giuseppe Ratti e impreziosita dalla presenza di una giovane solista, autentica promessa del concertismo italiano, Fabiola Tedesco. Un concerto che vede protagonista una delle migliori realtà del panorama musicale nazionale: l'Orchestra del Conservatorio torinese rappresenta infatti un perfetto esempio della valorizzazione dei giovani talenti secondo un progetto formativo solido e ben strutturato. L'organico, rinnovato ogni tre o quattro anni, compie sotto la guida esperta e appassionata del maestro Giuseppe Ratti un percorso di crescita che porta gli studenti a raggiungere un livello tecnico e artistico tale da permettere loro di affrontare repertori impegnativi, come ad esempio quello tardo-romantico.E il programma del concerto di sabato 29 lo conferma. Il Concerto per violino e orchestra op. 35 di Cajkovskij, oggi tra le composizioni più celebrate non solo dell'autore russo, ma di tutto il repertorio classico in generale, unisce una struttura melodica incandescente a passaggi che esibiscono tutte le sfaccettature del virtuosismo violinistico, richiedendo al solista perfezione e sicurezza assolute.

18 Novembre dalla redazione

Una domenica musicale all'Auditorium milanese

Alla mattina il concerto cameristico con il duo Luciani - Motterle, violino e pianoforte, che omaggiano J.S.Bach per il terzo appuntamento matutino, poi nel pomeriggio un giovane virtuoso violinista, Eugene Ugorski che s' impone benissimo con il raro ma affascinante concerto violinistico di Korngold. Entrambi gli appuntamenti hanno trovato meritati applausi. Per il primo purtroppo limitati a un centinaio o poco più spettatori, per il secondo, con il giovane Eugene e la bravissima Zhang Xian - direttore della Sinfonica Verdi-, una sala stracolma pur essendo il concerto alla seconda replica. Di rilevante importanza quello che stanno facendo il violinista Fulvio Luciani ed il pianista Massimiliano Motterle nel presentare - in sei appuntamenti e ieri era il terzo- le Sonate di Bach, alcune di queste nelle riuscite trascrizioni con pianoforte di Robert Schumann. La musica di Bach viene alternata da altri grandi compositori e ieri mattina era la volta di Brahms incastonato tra la Sonata per violino solo BWV 1003 e quella in La Maggiore BWV 1015 del grande di Eisenach. Dell'amburghese l'Op.120 n.1, un'eccellente trascrizione per violino e piano dalla sonata originale per clarinetto. Pregievole l'abitudine di Luciani ad introdurre i brani con esempi musicali significativi. Le interpretazioni del duo, decisamente valide, hanno evidenziato molte delle infinite peculiarità della musica di Bach e la sofisticata architettura nelle armonie brahmsiane. Bellissimo il bis concesso dal duo con il celebre Scherzo di Brahms dalla Sonata F.A.E. eseguito con notevole energia. Il pomeriggio ci ha riservato oltre alla celebre Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvorak, eseguita dopo l'intervallo, una splendida e raffinata rarità con il Concerto per violino di Korngold, musicista vissuto nella prima metà del Novecento. Il giovane ma agguerrito violinista solista ha rivelato eccellenti qualità tecnico - timbriche con una scansione ritmica perfetta, un modo di melodiare raffinato ed una capacità di superare ogni difficoltà del difficile concerto. La precisione nei dettagli con i numerosi difficili sopracuti è risultata evidente come anche l'espressività complessiva in sinergia con la splendida direzione della Xian e con l'ottima Orchestra Verdi. Notevole anche il bis concesso in solitaria da Ugorski con un brano di Bach. Nel pezzo introduttivo al concerto, l' Ouverture Karneval op.92 di Dvorak, la Xian e la Verdi hanno dimostrato di possedere qualità di alto livello espressivo. Dopo la celebre e ottima interpretazione della Sinfonia di Dvorak lunghissimi e calorosi gli applausi dei presenti. Da ricordare entrambi i concerti.

17 novembre 2014    Cesare Guzzardella

Aperto il Viotti Festival a Vercelli con Guido Rimonda

Un recital del Maestro Guido Rimonda ha inaugurato ieri sera, 15 novembre, al Teatro Civico di Vercelli, la diciassettesima stagione del Viotti Festival, da considerarsi ormai uno degli appuntamenti più attesi per gli appassionati musicofili piemontesi (e non solo). Una delle caratteristiche più interessanti delle proposte di Rimonda e della sua Camerata ducale è l’esplorazione di zone poco note e per così dire “periferiche” della tradizione musicale tra ‘700 e ‘800, soprattutto in campo violinistico, che talora riservano sorprendenti esperienze d’ascolto, scoperte di piccoli tesori rimasti per secoli sepolti in un giacimento ancora per buona parte dimenticato. Proprio questa “curiosità” musicologica improntava l’impaginato del concerto di ieri sera. Sotto il titolo “Il Barocco dopo il Barocco”, sono state proposte all’ascolto quattro trascrizioni per accompagnamento di orchestra d’archi di brani originariamente per violino solo di epoca barocca: tali trascrizioni risalgono all’800 romantico e al primo ‘900 neoclassico, quando la musica barocca, dopo un lungo periodo di oblio, fu oggetto di una rivisitazione, poco rispettosa della filologia e piuttosto orientata a ricreare alquanto liberamente un linguaggio e un’atmosfera musicali. I brani in programma erano dunque la Sonata in sol min. BWV 1001 di J.S.Bach trascritta per accompagnamento d’archi dallo stesso Rimonda da una trascrizione per pianoforte di Schumann, e tre trascrizioni, di Respighi da Tartini (Pastorale), da J. S. Bach (Sonata in mi min.BWV 1023) e da T. A. Vitali (1663-1745), una Ciaccona, nella quale all’accompagnamento degli archi si è aggiunto il cembalo, suonato da C. Canziani. L’interesse di queste composizioni, sicuramente discutibili da parte di chi abbia a cuore il rispetto filologico dell’originale, sta soprattutto nelle ricerche timbriche che l’accompagnamento orchestrale permette di integrare al suono dello strumento solista, conferendo a quest’ultimo, per così dire, un valore aggiunto .L’operazione ci sembra convincente soprattutto laddove nella scrittura solistica prevalga una linea melodica (Tartini), ma ci lascia francamente un po’ perplessi nel caso di Bach, in cui la complessa scrittura polifonica sulle quattro corde pretende un protagonismo dello strumento solistico, nei confronti del quale l’accompagnamento degli archi appare piuttosto estraneo, quando non un vero e proprio fattore di disturbo. A queste quattro rivisitazioni “creative” il programma della serata aggiungeva la Passacaglia per violino solo “L’Angelo custode” di H. I. Biber (1644-1704), splendida opera che nella sua monumentalità e complessità di scrittura polifonica prepara la strada a Bach e la Romanza per violino e archi di Saint-Saens, che, pur in apparenza lontanissima dallo stile barocco, nella morbida sensualità della sua melodia, resa magistralmente dal leggendario Noir di Rimonda, conserva una remota eco di quella splendida epoca della musica europea. Ottima come sempre la qualità dell’esecuzione ad opera di Rimonda, ormai in perfetta simbiosi con il suo meraviglioso strumento, sul quale con incantevole disinvoltura riesce nel miracolo di far sembrare semplici anche i passaggi tecnicamente più ardui, conquistando un suono ricco di colori che avvolge l’ascoltatore con la bellezza del suo timbro caldo e intenso. Meritati gli applausi prolungati di un pubblico accorso come sempre numeroso, nonostante le minacce di un implacabile maltempo.

16 novembre 2014  Bruno Busca

Daniel Barenboim e la Filarmonica della Scala

Tra le repliche del verdiano Simon Boccanegra, Daniel Barenboim sta dirigendo alla Scala programmi sinfonici rilevanti in qualità. Dopo il Cajkovskij di lunedì scorso con i celebri Concerto per violino e Sesta Sinfonia Patetica, è stata la volta di Mozart e Mahler - questa sera ultima replica - con due lavori conclusivi per il loro genere. Del salisburghese il Concerto n.27 in si bem. maggiore K 595 per pianoforte ed orchestra e del boemo la Sinfonia n. 9 in re maggiore, ultima sinfonia completa del musicista. Ottima l'esecuzione del concerto mozartiano con Barenboim nella doppia veste di solista e direttore, ma rimarrà nella memoria del pubblico scaligero soprattutto l'esecuzione della Nona di Mahler. Barenboim conosce benissimo le qualità di questa splendida orchestra. Avendola diretta in questi anni in decine di concerti ed opere, riesce a plasmarla con facilità in ogni timbrica e in ogni sezione strumentale. L'esecuzione, di altissimo livello espressivo, ha trovato momenti "magici" nel terzo movimento e nell'Adagio finale, forse il frangente più difficile e profondo , con una resa espressiva dove il suono ė sempre più rarefatto fino a quasi sparire nel nulla per arrivare a lunghi secondi di silenzio prima degli applausi. La bravura degli orchestrali in ogni sezione è indubbia ma ricordiamo almeno il primo violino Laura Marzadori (nella foto con Barenboim) con interventi solistici splendidi nel tenue ed incisivo vibrato. Un concerto da ricordare sempre, con applausi interminabili. Questa sera ultima replica. Da non perdere.

15 novembre 2014 Cesare Guzzardella

Simon Boccanegra alla Scala

La settima rappresentazione del Simon Boccanegra verdiano visto al Teatro alla Scala ieri sera vedeva come protagonista il tenore, ma in quest’opera baritono, Placido Domingo e la direzione di Daniel Barenboim. Valida ci è sembrata l'interpretazione complessiva del cast vocale con un Domingo-Boccanegra di grande professionalità che con le sue ottime qualità recitative ha compensato il non facile ruolo da baritono anche se le sue timbriche erano decisamente tenorili. Validi anche Tatiana Serjan (foto Archivio Scala), Amelia, Orlin Anastassov, Jacopo Fiesco e, particolarmente incisivo, Fabio Sartori in Gabriele Adorno. Lo spettacolo non era nuovo perchè in replica di quello del 2010. Allora le critiche aspre subite da Domingo sul ruolo poco adatto della sua voce nella parte di Simone vennero particolarmente registrate nei giornali. Ieri il numeroso pubblico intervenuto ha apprezzato la messinscena e la sua voce con decisi applausi. Valide, anche se di certo non innovative, la regia di Federico Tiezzi e le scene e i costumi tradizionali rispettivamente di Pier Paolo Bisleri e Giovanna Buzzi. Energica, attenta e raffinata in ogni dettaglio la direzione di Barenboim anche se l'impressione di modalità molto "sinfoniche", in molti frangenti, possono aver compensato, nel bene o nel male, il ruolo non sufficientemente incisivo del cast vocale che in Verdi dovrebbe dominare. Ottima la coralità di Bruno Casoni. Ultime repliche per il 16 e 19 novembre.

14 novembre 2014 C.G.

La Sinfonieorchester Wuppertal diretta da Kamioka e il pianista Alex Chernov

Splendida prestazione quella ascoltata ieri sera dalla Sinfonieorchester Wuppertal diretta da Toshiuki Kamioka nel concerto organizzato dalla Società dei Concerti. Prima un classico di Brahms quale il Concerto per pianoforte ed orchestra in re minore n.1 op.15 con un solista di gran levatura quale il russo Alexey Chernov e quindi Beethoven con la Settima Sinfonia in la maggiore op.92. Chernov ha interpretato con vigore e grande espressività il non facile concerto brahmsiano. La chiarezza espressiva dell'Adagio centrale e la forza ben misura del noto Maestoso unitamente all'estrema scioltezza del Rondò finale hanno trovato adeguata risposta nella sicura ed espressiva direzione di Kamioka. Lunghi applausi e un bis solistico di grande luminosità con Rachmaninov e il suo Preludio n.5 dall'op. 32. Dopo l'intervallo una mirabile interpretazione della Settima di Beethoven ha concluso con successo la serata musicale.

13 novembre 2014 Cesare Guzzardella

La pianista polacca Karolina Nadolska in Auditorium festeggia la Polonia

Ieri sera l'Auditorium di L.go Mahler ha visto la presenza di una giovane pianista polacca, Karolina Nadolska , specializzata nella musica di Chopin. Il Concerto Straordinario è stato organizzato in occasione della Festa Nazionale della Repubblica Polacca in collaborazione con il Circolo culturale italo-polacco di Milano e con il Consolato Generale della Repubblica di Polonia a Milano. Il programma dedicato prevalentemente a Fryderyk Chopin era strutturato anche con brani di un altro importante polacco quale Ignacy Jan Paderewski, celebre nei primi decenni del '900, sia come eccellente pianista che come alto rappresentante politico-culturale della Polonia, divenne anche Capo del Governo polacco nell'immediato dopoguerra. L'ottima pianista ha eseguito del grande compositore alcuni Valzer ( op.18 e op.64), alcune Mazurche (op.50), il Notturno op. 27. 2, l'Andante spianato e Polacca op.22, mentre di Padarewski alcune rarità quali una Polacca e il brano Canzone d'amore op.10 e il popolare Minuetto in sol maggiore. Valida l'interpretazione della Nadolska con timbriche morbide e vellutate, forse a volte mancati di contrasti dinamici, ma comunque coerenti. Un ottimo Chopin. Tecnicamente ineccepibile, ha ottenuto al termine fragorosi applausi dal numeroso pubblico presente in sala, concedendo anche due bis.

12 -11-2014 Cesare Guzzardella

Il duo Marzadori- Braconi per Serate Musicali

Due eccellenti virtuosi di strumenti ad arco, Laura Marzadori al violino e Simonide Braconi alla viola, sono saliti sul palcoscenico di Sala Verdi in Conservatorio per deliziare il pubbico intervenuto con musiche di Mozart, Handel, Ariosti e Schubert. Entrambi gli interpreti sono prime parti dell'Orchestra Filarmonica delle Scala e, quando possono, suonano in formazione cameristiche o come solisti. Nella prima parte del bellissimo concerto hanno eseguito brani di Mozart - le Sonate K 423 e K 424- e di Handel - la Sarabanda e la Passacaglia in sol minore. Ci hanno stupito per l'ottimo affiatamento e le mirabili sinergie. Hanno eseguito i brani con qualità timbrico-espressive di altissimo livello superando con facilità ogni difficoltà dei non facili brani handeliani splendidamente trascritti da Halvorsen. La seconda parte del concerto, in un'atmosfera molto diversa, ha trovato l'accompagnamento al pianoforte di Hans Fazzari, l'organizzatore di Serate Musicali ma anche ottimo pianista e compositore. Prima un raro brano per viola d'amore di Attilio Ariosti quindi una Sonata di Schubert, quella in Sol minore D 408. Carattere improvvisatorio per i lavori e buona la resa stilistica. Molti i bis concessi al termine, con brani di Tosti ed altri. Successo di pubblico.

11 novembre 2014 Cesare Guzzardella

ll clarinetto di Fausto Ghiazza e il Quartetto della "Verdi"

Nel nutrito repertorio per clarinetto spiccano molti brani cameristici dove il solista ha un ruolo preponderante e risulta melodicamente centrale. L'Op. 34 di Carl Maria von Weber ovvero il Quintetto per clarinetto ed archi in si bem. maggiore, è certamente tra i lavori più apprezzati per quella amabile cantabilità che troviamo spesso nei lavori lirici del compositore tedesco. Il ruolo centrale del solista ha trovato in Ghiazza un interprete degno della bellezza del lavoro. In quattro movimenti, il quintetto è stato scritto da Weber tra il 1811 e il 1815. Splendide le sinergie con i quattro archi che ricordiamo essere prime parti della Sinfonica Verdi e precisamente Nicolai Freiherr von Dellingshausen al primo violino, Fabio Rodella al secondo, Miho Yamagishi alla viola e Tobia Scarpolini al violoncello. La Suite in sol minore per clarinetto e quartetto d'archi di Ferruccio Busoni era il secondo brano in programma. Il lavoro di tradizionale melodicità è stato scritto da un giovanissimo Busoni quattordicenne e dedicato al padre Ferdinando, buon clarinettista. Qui il clarinetto interagisce con gli archi con maggiore equilibrio anche mediante una scrittura contrappuntistica tipica del Busoni bachiano. Il brano eseguito al termine era di grande interesse per l'approccio creativo e liberatorio di un grande musicista quale Paul Hindemith. Il suo Quintetto op.30 è ben in cinque movimenti e mostra il suo amore per il contrappunto bachiano attraverso le evoluzioni solistiche di tutti gli strumenti e la modernità del linguaggio novecentesco di un compositore proiettato tra il passato e il futuro. L'esecuzione, molto bella e dettagliata del gruppo cameristico è stata accolta al termine da lunghi applausi del pubblico presente in Auditorium . Bravissimi.

10 novembre 2014   Cesare Guzzardella

La chitarra di Miloš Karadaglić in Auditorium

Un concerto molto mediterraneo quello ascoltato ieri sera in Auditorium con l'Orchestra Sinfonica Verdi diretta da Zhang Xian. Nella parte centrale del concerto un giovane e affermato chitarrista montenegrino quale Miloš Karadaglić ha intrattenuto il numerosissimi pubblico intervenuto alla replica del venerdì in Auditorium. Per la replica di domani, domenica 9, c'è il tutto esaurito. L'intervento chitarristico è stato preceduto dalla nota suite di E. De Falla da "El sombrero de tres picos" eseguita in modo limpido ed energico dalla Verdi. Ma probabilmente il pubblico era in attesa di ascoltare la chitarra di Karadaglić per il celebre Concierto de Aranjuez di Rodrigo, lavoro arcinoto soprattutto per l'Adagio centrale. La chitarra solistica, leggermente amplificata, ha trovato un supporto ideale nella direzione della Xian e nelle equilibrate timbriche della Verdi. Splendida l'interpretazione e a sorpresa bellissimo il brano famoso senza autore Jeux interdits in un discreto arrangiamento atto a non coprire la profonda parte solistica. Dopo l'intervallo ancora Karadaglić in solitaria con una rarità interpretativa di Carlo Domeniconi, Koyunbaba per chitarra solista op.19. Questo musicista italiano è vissuto a lungo in Turchia, insegnando chitarra al Conservatorio di Istanbul e nella sua musica si sente molto l'influsso della cultura mediterranea più orientale. Valida l'esecuzione. Lunghi applausi e a conclusione due brani orchestrali splendidamente eseguiti: il Capriccio Spagnolo di Rimskij-Korsakov e il suggestivo Bolero di Ravel. Lunghi e fragorosi applausi e fiori per la bravissima Xian. Da ricordare.

8 novembre 2014      Cesare Guzzardella

Leonardo Colafelice per la "Società dei Concerti"

La "Società dei Concerti" ha proposto ieri sera il valido pianista pugliese, diciannovenne Leonardo Colafelice. Vincitore di numerosi concorsi internazionali, Leonardo ha già una nutrita carriera pianistica anche come solista di prestigiose orchestre internazionali. Il programma, particolarmente virtuosistico e diversificato, prevedeva brani di Beethoven, Chopin, Rachmaninov e Stravinskij. La Sonata n.26 op.81a del grande tedesco introduceva il concerto e due brani di Chopin quali lo Scherzo n.4 op.54 e la celebre Polonaise op.53 "Eroica" concludeva la prima parte. Dopo il breve intervallo ancora due brani all'insegna delle difficoltà tecniche brillantemente superate dall'interprete: le Variazioni su un tema di Corelli di Rachmaninov e i Tre movimenti da Petrusca di Stravinskij. Sorprende la facilità di Colafelice nel superare ogni difficoltà tecnica e ancora di più le sue qualità di valido approfondimento interpretativo. L'avvincente cantabilità del fraseggio in ogni brano e la resa coloristica, definita da un eccellente meditato nitore espressivo sono in sinergia con una capacità di sintesi armonica di elevato spessore. Molto bello il Beethoven della non facile Sonata. Robusti, voluminosi entrambi i brani chopiniana. Negli ultimi due brani dei russi, di virtuosismo trascendentale, sono maggiormente emerse le qualità virtuosistiche di Leonardo che con forza di braccia e sicurezza musicale dovuta ad una evidente volontà di perfezione tecnica, rende i lavori molto godibili con quadrature strutturali impeccabili e ricche di energia musicale. Un alleggerimento complessivo delle dinamiche e un rapporto più contrastato dei diversi piani sonori potrebbe probabilmente giovare alle interpretazioni che comunque rimangono di alto livello. Due i bis concessi con uno Studio di Chopin rivisitato da Godowski e un brano di Schumann.

6 novembre 2014 Cesare Guzzardella

Due pianiste della Georgia in Conservatorio

Sono nate entrambe in Georgia a Tbilisi le due note pianiste ascoltate in Sala Verdi. La prima, lunedì scorso, per le Serate Musicali, non ha bisogno certo di presentazioni in quanto è sui palcoscenici internazionali da oltre cinquant'anni. Stiamo parlando di Elisso Virsaladze, una pianista russa che da quella immensa scuola di Neuhaus, Richter, Gilels, ha trovato la sua identità di eccellente interprete, con una passione viscerale per Schumann, il suo cavallo di battaglia e per i classici. La seconda interprete è un fenomeno dei tempi più recenti, ha ventisette anni e si chiama Khatia Buniatishvili. Ha suonato ieri sera per la Società del Quartetto. La Virsaladze rappresenta la classicità, la storia dell'interpretazione, quello che ci si aspetta da un pianista. Nessun stravolgimento delle idee dei grandi compositori, virtuosismo reso semplice da una lunga esperienza artistico-interpretativa e grande espressività. Lunedì ha eseguito Mozart e Haydn con le 9 variazioni in do maggiore K264 del primo e le più eseguite Variazioni in fa del secondo. Quindi un raro Brahms con la giovanile ma architettonicamente straordinaria Sonata n.1 in Do maggiore. Per concludere con il suo amato Schumann degli Studi sinfonici op.13. Di alto livello l'esecuzione complessiva con un classicismo perfetto in Mozart e Hayd e un tendenza "improvvisatoria" nei romantici Brahms e Schumann. Si nota molto l'esperienza nella Virsaladze con quel suo modo di suonare espresso da grande passione che disegna una forma certa e riconoscibile. L'universo sonoro della più giovane, indubbiamente bella, Buniatishvili è completamente diverso. I Quadri di una esposizione di Musorgskij hanno introdotto il suo concerto. Le andature molto lente di alcuni dei dieci movimenti che compongono la celebre composizione non ci hanno entusiasmato. Certamente questa visione molto meditata del celebre lavoro è una novità interpretativa e anche gli esasperati contrasti con i movimenti più accesi mostrano una ricerca di una differente anima russa. Decisamente poco polacco lo Chopin dello Scherzo n.2 op.31 con molto virtuosismo e pochi riferimenti alla storia interpretativa. Abbiamo trovato più interessante la fragorosa lettura della versione pianistica della celebre La Valse di Ravel. Senza dubbio l'esecuzione migliore e di rilevante valore estetico, è stata quella dei Tre movimenti da Petrushka di Igor Stravinskij. Qui la pianista georgiana ha messo ha frutto il suo strabiliante virtuosismo penetrando bene nell'animo del grande russo. Lunghi e calorosi applausi al termine di entrambi i concerti con tre validi bis per la Virsaladze - un breve Schubert, un Schumann-Liszt e un valzer di Chopin- e un bis per la Buniatishvili con un ottimo Handel-Kempff. Da ricordare.

5 novembre 2014    Cesare Guzzardella

A Vercelli il XVII Viotti Festival

Sarà il fondatore, direttore musicale e solista della Camerata Ducale Guido Rimonda ad aprire ufficialmente, sabato 15 novembre, il XVII Viotti Festival. L'interprete viottiano per eccellenza inaugurerà la serie dei concerti in abbonamento in modo coerente con la filosofia della stagione, che vuole coniugare la continuità con l'esplorazione di temi originali e poco conosciuti. Sarà proprio questo il caso del concerto al Teatro Civico: Rimonda, con il suo Stradivari Leclaire proporrà il programma dall'evocativo titolo Il barocco dopo il barocco, guidando il pubblico alla scoperta di un repertorio perduto. Dopo la metà Settecento, infatti, i grandi autori definibili barocchi, Bach in testa, erano stati accantonati per quasi un secolo: un gusto musicale legato all'attualità non considerava ancora il passato come un patrimonio da proteggere, apprezzare, mantenere in vita. A partire dalla prima metà dell'Ottocento, però, tutto cambiò, e si affermò l'idea che i capolavori della musica abbiano un valore assoluto, che dura per sempre. I grandi autori dell'era barocca cominciarono così ad essere riletti e reinterpretati con sensibilità da grandi compositori romantici e post-romantici. Una tradizione che continua ancora oggi. Associazione Camerata Ducale t. 011 75.57.91- Comune di Vercelli t. 0161 59.62.27

5 novembre dalla redazione

 

Matthias Pintscher e Alfonso Alberti al Museo del Novecento di Milano

Incontro particolarmente interessante quello organizzato ieri, nel tardo pomeriggio, dall'Associazione per la musica contemporanea Milano Musica e dalla casa di produzione discografica Stradivarius. Due le ragioni: la conoscenza del compositore tedesco Matthias Pintscher che dirigerà questa sera al Teatro alla Scala l'Ensemble Intercontemporain in musiche di Romitelli e Ravel e la presentazione della sua produzione pianistica attraverso un CD Stradivarius in questa sede presentato. Il disco, prossimamente in vendita, è intitolato "On a clear day", da uno dei brani contenuti. Per questa piacevole occasione il bravissimo pianista-musicologo Alfonso Alberti (nelle immagini) ha condotto l'incontro-intervista con Pintscher ( foto) ed ha eseguito ben tre brani al pianoforte tra quelli inseriti nel cd. I lavori, prevalentemente degli anni '90, tranne On a clear day del 2004, hanno permesso al numeroso pubblico intervenuto di conoscere lo stile giovanile di Matthias Pintscher. Particolarmente validi i brani ascoltati, tutti eseguiti con grande chiarezza espressiva da Alberti, ricordanti per certi aspetti di luminosità timbrica, i lavori del francese Messiaen. Ma molteplici sono i riferimenti leggibili nella valida opera di Pintscher. Nell'intervista svoltasi tra un brano è l'altro, Pintscher ha raccontato le sue esperienze di compositore e direttore d'orchestra alla luce sia della produzione pianistica che di quella più vasta cameristica, orchestrale e lirica. L'incontro, ottimamente organizzato, si è svolto in un contesto piacevole e oltretutto in un ambiente, quello del bellissimo museo, acusticamente idoneo per le ottime sonorità del pianoforte. Ricordiamo ancora una volta l'uscita nei prossimi giorni del CD Stradivarius dedicato a Pintscher, ottimamente interpretato da Alberti. Da non perdere.

3 novembre 2014   Cesare Guzzardella

Il Requiem di Verdi diretto da Bignamini in Auditorium

È diventata una consuetudine per l'Orchestra Sinfonica Verdi l'esecuzione della Messa da Requiem verdiana e ogni volta troviamo miglior compattezza complessiva e migliori sonorità. Ieri sera, davanti ad un folto pubblico, la direzione del giovane Jader Bignamini ha entusiasmato i presenti. Il direttore ha mostrato vigore nel dirigere il capolavoro verdiano rivelando una evidente chiarezza espositiva delle timbriche orchestrali e una dettagliata conoscenza della partitura espressa da un grande capacità direttoriale. Il cast vocale di ottimo livello tecnico- espressivo vedeva il soprano Chiara Taigi, il mezzosoprano Anna Maria Chiuri, il tenore Yusif Eyvazov ed il basso Massimiliano Catellani. Tutte adeguate le voci con rilevanza espressiva nelle parti solistiche. Ottimo, come sempre, il coro preparato da Erina Gambarini. Replica domenica alle ore 16.00. Ricordiamo il Concerto Straordinario di lunedì 3 novembre alle ore 20.30 con i Canti della grande guerra eseguiti dal Coro Associazione Nazionale Alpini di Milano e dalla Verdi diretta da Giovanni Veneri.

1 novembre 2014 Cesare Guzzardella

OTTOBRE 2014

Il Trio di Lynn Harrell in un Concerto Straordinario per la Società dei Concerti

Era al completo la Sala Verdi del Conservatorio milanese per il Concerto Straordinario del violoncellista statunitense Lynn Harrell. L'eccezionale Trio era completato dalla pianista Zhang Zuo e dal violinista Julian Rachlin. Mettiamo in chiaro che si tratta di un Trio di altissimo livello interpretativo. Bellissimo il programma eseguito, con due capolavori che segnano in modo sostanziale la storia della musica dell'Ottocento e che hanno acquistato da subito grande popolarità nel repertorio cameristico: il Trio n.1 in si bem. maggiore op.99 D 898 di F. Schubert ed il Trio n.1 in si maggiore op.8 di J. Brahms. I conseguenti applausi tributati al termine dal folto pubblico che ha avuto la fortuna di assistere alla serata, testimoniano la capacità di apprezzamento di un pubblico preparato e disponibile ad un non facile ascolto cameristico. Splendide le integrazioni timbrico- espressive dei protagonisti con un violoncello, quello di Harrell, che non ascoltavamo da molto tempo a Milano e che ci stupisce per grazia e melodicità. Fondamentale il sostegno dell'eccellente Zuo, giovane ed affermata pianista cinese e di altissimo livello anche il violinista lettone, ma residente da decenni in Austria, Julian Rachlin. Il salto qualitativo rispetto la media dei concerti si è notato sin dalle prime note del luminoso trio schubertiano. La sorpresa finale con il bis beethoveniano, particolarmente sostanzioso, ha reso memorabile la serata. Sono stati eseguiti gli ultimi due movimenti del Trio n.7 in si bem.maggiore "Erzherzog-Arciduca" op.97 del maestro di Bonn con un finale energico affidato soprattutto alle mani della simpatica e sorridente Zuo. Da ricordare.

30 ottobre 2014    Cesare Guzzardella

Eduard Kunz alle Serate Musicali

Il giovane pianista Eduard Kunz è tornato in Conservatorio in un programma che prevedeva l' esecuzione dei due Concerti per pianoforte di Cajkovskij. Il primo, l' Op.35 in re bem. maggiore, è tra i più eseguiti al mondo e la melodia del primo tempo la conosciamo tutti, mentre il secondo, l'Op. 44 in sol maggiore, è certamente una rarità interpretativa specie nella versione ascoltata di Siloti. Kunz era accompagnato dall'Orchestra di Padova e del Veneto con la direzione di Romolo Gessi. Eseguendo come primo brano l'Op.44 Kunz ha rivelato da subito il suo stile pianistico definito da una sicurezza gestuale palpabile. Entrambi i concerti hanno i movimenti laterali accesi ed estroversi mentre quelli centrali di pacata melodicità. In questi Kunz ha rivelato la sua profonda sensibilità d'interprete che riesce ad esprimere raffinate timbriche quasi sfiorando la tastiera ed aspettando quasi che la melodia si realizzi autonomamente. Nelle parti concitate dei lavori, Kunz ha espresso una grinta fuori dal comune, con inesattezze ed errori di poca rilevanza ma con una precisa idea musicale complessiva che lo pongono ai vertici dell'interpretazione del compositore russo. Ottima la direzione e splendide le timbriche orchestrali in eccellente sinergia con il solista. Lunghissimi applausi e due validi bis solistici al termine del programma ufficiale con un brano di Cajkovskij dalle Stagioni -barcarola- eseguito in modo incantevole e la popolare Asturias di Albeniz particolarmente ricca di pregnanti contrasti. Da ricordare.

28-10-2014 Cesare Guzzardella

Luca Ciammarughi allo Spazio Teatro 89

Luca Ciammarughi non è solo un ottimo pianista ma anche un critico musicale, un saggista, un conduttore di trasmissioni radiofoniche e televisive. Ieri pomeriggio, allo Spazio Teatro 89 - centro culturale importante della periferia milanese che si occupa d'intrattenimento, teatro e musica- lo abbiamo ascoltato in un programma molto interessante per gli accostamenti di compositori che hanno fatto la storia degli strumenti a tastiera. Da J.P.Rameau, grande clavicembalista a C.P.E Bach, fortepianista, al grande W.A. Mozart che trovava, nel periodo in cui è vissuto, validi pianoforti. Tutti i brani, eseguiti con il moderno pianoforte dal bravissimo Ciammarughi, sono stati presentati dal solista insieme a Luca Schieppati, l'eclettico organizzatore musicale del grazioso teatro nonché anche lui valido pianista e musicologo. Ha suonato molto bene Ciammarughi, sia Rameau, con due sue Suite dalla raccolta Nouvelles Suites de Pièces de Clavecin, raccolta datata 1728, che C.P.E. Bach con una rara ma valida Sonata denominata "Wurttermeng", e benissimo anche Mozart con la Sonata in do minore K 457. Lunghissimi gli applausi e al termine due ottimi bis con un Improvviso di Chopin e un breve Waltz di Schubert. Da ricordare.

27 ottobre 2014 Cesare Guzzardella

Segre e Vendramin all'Auditorium di Milano

Secondo appuntamento con la chitarra di Emanuele Segre e i concerti cameristici della domenica mattina all'Auditorium di Largo Mahler. Questa volta sul palcoscenico insieme alla formazione d'Archi della "Verdi" abbiamo ascoltato il bandoneón di Davide Vendramin per un interessante programma cameristico che ha trovato nel musicista Astor Piazzolla la centralità del concerto. Il Brano introduttivo di F. Schubert era una trascrizione per chitarra ed archi - dall'originale per violoncello- della celebre "Arpeggione". Interessante l'esecuzione fornita dall'ottimo Segre anche se non paragonabile alla versione originale cellistica che permette di legare e rendere più profonde le melodiche note, specie nell'Adagio centrale. Bravissimi comunque gli archi della Verdi che hanno dato un valido supporto al volume poco intenso del solista. Forse, almeno in questo brano, una leggera amplificazione della chitarra avrebbe giovato. Cambio di registro e maggiore equilibrio con i brani seguenti. Di Arnold la profonda e coinvolgente Serenata op.50 e di Dyens il pregnante Tango en Skäi . Con Piazzolla nel brano finale e nei due bis proposti è salito sul palcoscenico l'eccellente Davide Vendramin con il profondo e insinuoso timbro del suo bandoneón. Prima col Doppio concerto per chitarra, bandoneón e archi, quindi nel primo bis con il melodico Caffè 1930 e poi ancora un brano dello strepitoso musicista argentino hanno conluso un concerto che meritava il pienone.

27 ottobre 2014 Cesare Guzzardella

Inaugurazione Stagione della Società del Quartetto

Ieri sera in Conservatorio si è aperta la Stagione musicale della Società del Quartetto con un concerto particolarmente interessante che prevedeva l'esecuzione della trascrizione cameristica della Sinfonia n.9 in re maggiore di Gustav Mahler. L'ensemble "Giorgio Bernasconi" dell'Accademia Teatro alla Scala era diretta da Marco Angius. Il direttore e gli orchestrali, un gruppo di circa 25 esecutori, hanno ottimamente affrontato questa coraggiosa trascrizione del capolavoro mahleriano operata da Klaus Simon che presenta motivo di valida riproposta in molti frangenti del lavoro. L'impatto cameristico con la relativa riduzione d'organico sostenuto dalla presenza di un pianoforte e di una ulteriore tastiera ha reso l'interpretazione più vicina ha certi caratteri popolari del lavoro. Ottima la tenuta complessiva della formazione con momenti di calo di tensione e altri di felice resa estetica. Bravissimi tutti gli orchestrali. Successo di pubblico e lunghi applausi al termine. Ricordiamo il prossimo concerto in programma previsto per il 4 novembre con la pianista Katia Buniatishvili. Da non perdere.

22 ottobre 2014  Cesare Guzzardella

Szczepan Konczal alle Serate Musicali

È un ottimo pianista Szczepan Konczal. Nato a Katowice in Polonia nel 1985, ha vinto numerosi concorsi internazionali iniziando quindi una carriera concertistica importante in Europa. Scoperto da Serate Musicali, è tornato ieri sera in Conservatorio per un recital pianistico dedicato interamente a F.Chopin. Dopo 11 mazurche eseguite con maestria e luminosa coerenza, Konczal ha interpretato la Fantasia op.39, lo Scherzo n.1 op. 20, il Notturno op.48 n.1 ed infine l'Andante spianato e Grande Polacca brillante op.22. Il suo è un pianismo particolarmente equilibrato giocato prevalentemente sulla bellezza del suono e meno sulle dinamiche che a volte meriterebbero maggiori contrasti. Specie nei brani più intimistici si è espresso con profonda espressività. Da riascoltare.

21 ottobre 2014 C. G.

Argerich, Kramer e Kremerata baltica: splendide sinergie

Raramente si uniscono in una sala da concerto musicisti del calibro di quelli ascoltati ieri sera al Teatro Dal Verme in un Concerto Straordinario organizzato da Serate Musicali. Stiamo parlando di Martha Argerich, Gidon Kremer e la sua Kremerata baltica. Il programma, come spesso accade per la formazione baltica ed il suo fondatore estone, riunisce il classico e il contemporaneo. Questa volta con più classico e con cenni di moderno nel brano che ha introdotto il concerto. Alexander Raskatov, classe 1953, è un musicista russo eclettico che passa dalla sperimentazione più accesa al neoclassicismo come nel brano scritto per questa occasione: Cinque minuti della vita di W.A.Mozart. Un breve lavoro per violino solista ed orchestra d'archi molto "settecentesco" ma con frangenti timbrici che escono dal modo tonale rendendo particolarmente attuale il felice lavoro. Il noto Divertimento per orchestra d'archi di Bèla Bartók, eseguito successivamente dalla Kremerata senza direttore, ha messo in risalto le eccelse qualità di questa incredibile formazione cameristica dotata di equilibrio dinamico-timbrico di alto livello. È salita quindi sul palcoscenico della sala, per l'occasione stracolma di pubblico, la Argerich per il Concerto per pianoforte ed orchestra n.2 op.19 di L. V.Beethoven. Esecuzione splendida con una Argerich doc per dinamica senza uguali, un fraseggio sintetico e profondo ed una Kremerata perfettamente in sintonia anche senza direttore. Breve ed intenso il bis schumanniano della Argerich. Dopo il breve intervallo ancora Kremer e la sua orchestra per il raro Rondò e Capriccio op. 129 di Beethoven e finalmente la Argerich e Kremer insieme per la splendida trascrizione per pianoforte e violino di Kissine del Doppio concerto per flauto, arpa ed orchestra K299 di W.A. Mozart. Esemplare il dialogo violino - pianoforte anche nelle bellissime cadenze solistiche. Tre i bis concessi tra cui il celebre Liebesleid di Fritz Kreisler. Da ricordare.

20 ottobre 2014 Cesare Guzzardella

Luciani e Motterle ai concerti del mattino in Auditorium

Continuano i concerti domenicali del mattino -ore 11.30- in Auditorium. Ieri abbiamo ascoltato il secondo concerto dedicato prevalentemente a Bach, ma non solo, dell'ottimo duo formato dal violinista Fulvio Luciani e dal pianista Massimiliano Motterle. Romantico Bach, questo il nome del ciclo, ha visto ieri l'esecuzione della Partita in si minore BWV 1002 nella trascrizione con pianoforte di Schumann e della Sonata in si minore BWV 1014 del grande tedesco. Raffinate le esecuzioni di entrambi i lavori. Il bellissimo violino di Luciani sa essere discreto e ricco di volume all'occorrenza ed il solista col bravissimo Motterle al pianoforte, suona un violino moderno o dal sapore antico nei colori. Valida l'inserzione solistica del pianista con l'Adagio in si minore K 540 di Mozart e ancor più interessante il profondo brano di Arvo Pärt denominato Frates, naturalmente per violino e pianoforte. Domenica 16 novembre il duo ritorna con Romantico Bach 3 , mentre la prossima domenica mattina alle ore 11.30 ritorna il chitarrista Emanuele Segre. Da non perdere.

20 ottobre C.G.

Uno studio sulle società concertistiche: i primi 150 anni della Società del Quartetto di Milano

Si è svolta ieri, 16 ottobre presso la Fondazione Corriere della Sera, la giornata di studio sulla ricerca Le società concertistiche: attività e gestione di Martha Friel e Filippo Cavazzoni commissionata dalla Società del Quartetto di Milano e svolta in collaborazione con IULM nell’ambito del progetto “Verso il futuro del nostro passato: i primi 150 anni della Società del Quartetto di Milano”. L’assessore Filippo Del Corno ha annunciato, nel corso del suo intervento, che ha proposto l’assegnazione dell’Ambrogino d’oro 2014 alla Società del Quartetto di Milano. Nella sala Montanelli della Fondazione Corriere della Sera, erano presenti molte delle più importanti Società e Associazioni concertistiche italiane, tutte interessate al confronto su problemi gestionali, normativi, progettuali. Nel corso della lunga giornata si è andato confermando un obiettivo che la Società del Quartetto di Milano persegue da tempo. “Le associazioni concertistiche hanno l’esigenza di stabilire una forte relazione tra loro” ha evidenziato il presidente Antonio Magnocavallo. “Una programmazione artistica coordinata ed unitaria, tra associazioni con criteri gestionali di assoluta trasparenza, consentirebbe alle Società concertistiche di divenire non meri distributori di concerti bensìcoproduttori di progetti musicali condivisi con gli artisti, con attenzione particolare agli italiani". “E’ auspicabile” ha aggiunto “assumere una posizione unitaria nei confronti dei vari interlocutori esterni, anche sul piano legislativo e fiscale”. Carlo Fontana, presidente dell’AGIS, nella mattinata ha proposto una costituente Musica e ha sollecitato “il ricomporsi del mondo musicale per ritrovare rappresentatività e una nuova efficacia propositiva”. E ha auspicato una maggiore sensibilizzazione perché “non può esistere cultura senza una società civile in grado di farla propria”. La proposta avanzata da Carlo Fontana è condivisa da Francescantonio Pollice, vicepresidente del Cidim, l’istituzione chefavorisce la collaborazione fra enti pubblici e istituzioni musicali, e dell’AIAM (Associazione Italiana Attività Musicali) che rappresenta una ottantina di istituzioni. Pollice ha elogiato l'iniziativa del Quartetto, perché si augura che “da Milano parta l'idea di un ripensamento del sistema della rappresentanza adeguato alle necessità del presente e pronto per le future sfide che il mondo della concertistica dovrà affrontare”. Il Direttore generale dello spettacolo dal vivo (Mibact) Salvatore Nastasi, presente nella sessione pomeridiana, ha illustrato le novità salienti del nuovo decreto ministeriale, che sostituisce il FUS (ex legge 800), che regola l’erogazione di fondi pubblici al mondo dello spettacolo dal vivo. Del documento ministeriale si sono evidenziati punti controversi, sui quali Nastasi si è soffermato e si è detto disponibile a un successivo confronto aperto sulle criticità emerse. L’educazione musicale nelle scuole sin dall’infanzia e la formazione di un nuovo pubblico, soprattutto giovane, sono stati argomenti presenti in quasi tutti gli interventi. Salvatore Carrubba, consigliere del Quartetto ha evidenziato “come il caso delle Società concertistiche sia particolarmente interessante per ridisegnare gli interventi in ambito culturale che, sempre di più, dovranno favorire l'incontro tra soggetti pubblici, privati e terzo settore, nel perseguimento dell'interesse generale di democratizzare la cultura e, nel caso della musica, far crescere nuovi pubblici"

dalla redazione 17-10-2014

Roberto Cappello e l'Orchestra del Conservatorio "A.Boito" di Parma

Le Serate Musicali da alcuni anni invitano il pianista Roberto Cappello insieme all'Orchestra del Conservatorio "A.Boito" di Parma. Il programma di ieri sera era all'insegna del più coinvolgente virtuosismo lisztiano: prima la Wenderer fantasia in do maggiore D 760 di Schubert-Liszt e quindi, totalmente dell'ungherese ,Totentanz. La musicalità di alto spessore del solista è emersa sino dalle prime note nella celebre Wenderer schubertiana, potenziata dalla riuscita trascrizione di Liszt. Valida l'esecuzione e la resa complessiva della giovane orchestra diretta da Eliseo Castrignanó. Ma è nella coinvolgente Totentanz che Cappello ha maggiormente mostrato doti virtuosistico-espressive. La potente ritmica del lavoro è stata splendidamente restituita e ogni aspetto dinamico del brano è stato messo in risalto. La chiarezza timbrica dei diversi piani sonori si è evidenziata anche nel bellissimo bis solistico con la celebre Ave Maria di Schubert-Liszt. Le celebri note sono emerse con nitore nel variato accompagnamento lisztiano. Valido il fuori programma orchestrale con Rendering di Schubert-Berio. Da ricordare.

14-10-2014    Cesare Guzzardella

Daniele Gatti alla Scala per il FAI con l'Orchestre National de France

Ieri sera la Scala ospitava un numeroso pubblico per il concerto diretto da Daniele Gatti a sostegno del FAI. Un'orchestra di eccellente qualità, quella Nazionale di Francia, ha interpretato brani di Igor Stravinskij e Richard Strauss. Del russo la Suite dal balletto Petruška ( versione 1947) mentre del tedesco il Poema Sinfonico Don Juan op. 20 e la Suite dall'opera Der Rosenkavalier. L'accurata interpretazione del direttore milanese ha trovato sia in Stravinskij che in Strauss alti valori estetici espletati da una precisione attenta e accurata in ogni dettaglio. Il programma ricco di tensione emotiva ha avuto momenti di garbata leggerezza nelle splendide pagine del Rosenkavalier dove Gatti ha raggiunto sonorità appena percettibili in un contesto di perfetto equilibrio formale. Mirabile l'Orchestra francese. Lunghissimi applausi a Gatti e alla formazione sinfonica e un breve e profondo bis. Ricordiamo che il concerto organizzato da Deutsch Bank a sostegno del FAI ha visto anche la collaborazione di Serate Musicali.

13 ottobre 2014 Cesare Guzzardella

Musiche di Gentilucci e Romitelli per la Sinfonica Verdi in Auditorium

Il concerto di ieri sera in Auditorium, con l'Orchestra Sinfonica Verdi diretta da Gaetano d'Espinosa, prevedeva musiche di Gentilucci, Romitelli e Brahms ed era inserito anche nella programmazione dei concerti dedicati al compositore Fausto Romitelli per la rassegna di Milano Musica. La prima parte del concerto di Largo Mahler è stato quindi incentrato su due compositori scomparsi prematuramente e appartenenti a generazioni successive: Armando Gentilucci, Lecco 1939- Milano 1989, e Fausto Romitelli, Gorizia 1963-Milano 2004. Del primo compositore, legato alle avanguardie post weberniane, è stata eseguita la suite orchestrale Frammenti Sinfonici da Moby Dick, tratta da un'opera su suo libretto e mai rappresentata. Del secondo invece, un lavoro giovanile sempre rimasto nel cassetto e ieri per la prima volta eseguito, Meridiana per orchestra. Le esecuzioni, entrambi valide, grazie ad un'orchestra accurata e duttile quale la Verdi e alla direzione dettagliata di d'Espinosa, hanno mostrato mondi musicali vicini nel tempo - Frammenti sinfonici data 1986-88, mentre Meridiana 1989-90- ma differenti nella concezione. Frammenti è un viaggio sonoro nel profondo della mente dal carattere ipnotico, spesso molto introverso con momenti di voluminosa e tagliente resa timbrica. I sette momenti musicali di questo lavoro si dipanano per quasi trentacinque minuti e trovano una relazione organica e formalmente corretta. Meridiana, una dozzina di minuti la durata, anticipa con maturità lo stile futuro di Romitelli che verrà poi reso più personale nelle opere successive e dimostra la precocità di scrittura del giovane compositore e la sua abilità nell' assorbire ogni esperienza della musica del Novecento. La complessità del linguaggio in entrambi i lavori meriterebbe ulteriori ascolti ma già dal primo si evince un rigore formale e una qualità compositiva di grande spessore. Nella seconda parte della serata, clima completamente diverso con una ottima Quarta Sinfonia di J.Brahms. Minuziosa, trasparente e raffinata la lettura di Gaetano d'Espinosa. Lunghi applausi al termine. Domenica alle ore 16.00 la replica. Da non perdere.

11-10 - 2014 Cesare Guzzardella

La Traviata al Teatro Coccia di Novara

Da far strabuzzare gli occhi ai numerosi appassionati locali di teatro d’opera l’esordio, ieri sera 10 ottobre, della stagione lirica di Novara. Di scena al Coccia, che ha prodotto lo spettacolo, una Traviata, il cui allestimento ha coinvolto nomi d’eccezione per il mediocrissimo tran tran della vita musicale della città piemontese: Orchestra sinfonica della Rai (finalmente un’orchestra vera e bella ad ascoltarsi in buca al Coccia!) diretta dall’enfant prodige Andrea Battistoni (finalmente un direttore di fama al Coccia, dove a Marzo vedremo addirittura Muti!!!), regia di Daniele Abbado (finalmente un regista d’opera vero e serio a Novara!), un cast vocale di tutto rispetto: nei ruoli principali Aurelia Florian-Violetta (vedi foto), Vincenzo Costanzo-Alfredo, Simone Piazzola-Germont padre. E lo spettacolo, pur con qualche limite che diremo, è di quelli destinati a restare nella memoria dei musicofili novaresi. La regia di Abbado ha scelto una scenografia (disegnata e realizzata da Angelo Linzalata) assolutamente nuda e spoglia, una sorta di astratto contenitore delimitato da grigie pareti, appena segnate da lesene nere, che ha fatto storcere più di un naso al buon pubblico novarese, abituato a ben più convenzionali messe in scena…In questo modo la vicenda della “traviata” è collocata fuori di ogni riferimento ad un tempo e spazio precisi, per concentrarsi invece su quello che, secondo l’interpretazione di Abbado, è uno dei protagonisti determinanti: la folla, coi suoi pregiudizi, morbosa curiosità, crudeli condanne, fatua mondanità, indifferenza a qualunque tragedia. La massa corale (la Schola cantorum S. Gregorio Magno) incombe in modo ossessivo e persino soffocante su Violetta, la circonda continuamente, la osserva; anche nelle scene ‘private’ dei duetti, in fondo alla scena assiste muto un gruppo di curiosi, rappresentanti anonimi della folla, di cui Violetta è vista come vittima inerme e sacrificale: per questo Abbado la fa cantare molto spesso sdraiata, giacente ai piedi del mostro-folla, cui si offre come oggetto del desiderio e, appunto, vittima di un gioco cinico e crudele. Della crudeltà e violenza della folla è pienamente partecipe Alfredo: Abbado ne fa un mediocre fantoccio, schiacciato fra incontrollabile desiderio di possesso carnale e timorosa sottomissione all’autoritaria figura paterna. I suoi gesti nei confronti di Violetta assumono talvolta la forma di una inconsueta violenza, come nel finale del secondo atto, quando scaglia in volto all’infelice amante, invece della solita borsa di denaro, un intero mucchio di banconote, per giunta gettandosi con furia sul corpo della povera traviata svenuta, in un gesto che evoca tanto un furibondo amplesso, quanto un impulso omicida. Tra i cantanti il nostro più convinto plauso va senz’altro al Germont padre di Simone Piazzola, perfetta incarnazione della figura paterna di edipica tradizione, in splendida forma vocale, con bella pastosità baritonale, capace di piegarsi anche a mezze voci di grande suggestione. La Florian ha il suo punto di forza nelle zone centrali della vocalità sopranile, che sa rendere efficacemente ricche di sfumature e timbri delicati: davvero superba l’interpretazione della romanza del terz’atto Addio del passato bei sogni ridenti. Quando, come soprattutto nel primo atto, è chiamata a prove di difficile coloratura sugli acuti, appare un po’ in difficoltà, esibendo un acuto un po’ troppo teso e ‘sbiancato’: qui c’è insomma ancora da migliorare la tecnica. Quanto a Costanzo, indubbiamente dotato di voce potente e tecnica sicura, ci è sembrato però non sempre a suo agio vocalmente nel particolare tipo di interpretazione che la regia gli ha affidato, riuscendo in generale piuttosto sbiadito. Ottima la direzione di Battistoni, che , agitandosi come un indemoniato sul podio, detta i tempi e le dinamiche giuste all’orchestra, coordinandola perfettamente col palcoscenico. I lunghissimi applausi di un pubblico da “tutto esaurito” hanno sottolineato eloquentemente il successo pieno della serata.

11 ottobre 2014    Bruno Busca

Edoardo Zosi per la Società dei Concerti

Il violinista milanese Edoardo Zosi ha inaugurato la serie Rubino della Società dei Concerti con una splendida esecuzione del Concerto per violino e orchestra in sol min. op.26 di M.Bruch, musicista noto soprattutto per questo romantico lavoro. La direzione dell'ottima Nord-West Deusche Philharmonie era affidata a Gintaras Rinkevicius. Il brano introduttivo di J. Brahms, l'Ouverture Tragique in re minore op.81, ha trovato un'interpretazione chiara ed energica. Nel brano successivo, l'op. 26, Zosi ha mostrato elevato spessore tecnico e soprattutto espressivo. Il timbro sicuro, preciso e altamente melodico del suo voluminoso violino ha trovato un eccellente supporto nell'orchestra tedesca che ha ben sottolineato ogni peculiarità solistica. Lunghi applausi e ottimo il bis solistico offerto dal giovane virtuoso con un brano di J.S.Bach. Dopo l'intervallo valida l'esecuzione della Quarta Sinfonia op.120 di Schumann.

10 -10-2014    Cesare Guzzardella

Francesco Manara e l'Orchestra Antonio Vivaldi inaugurano Serate Musicali

Non poteva iniziare meglio la Stagione 2014-15 di Serate Musicali, l'importante società concertistica milanese. In primo piano un eccellente violinista quale Francesco Manara, spalla dell'orchestra scaligera, e per l'occasione una giovane e valida orchestra giovanile denominata Antonio Vivaldi diretta dal Lorenzo Passerini. Ricordiamo che il concerto di ieri sera era anche dedicato all'importante associazione Progetto Itaca, organizzazione diffusa in tutta Italia e specializzata nel sostenere giovani con disagio mentale attraverso importanti attività di recupero. Il programma della serata prevedeva tre lavori: un brano del giovane compositore Piergiorgio Ratti, FM Rapsodia per violino e orchestra op.20, commissionata per l'occasione da Progetto Itaca Onlus, quindi il celebre Concerto per violino e orchestra in re magg. op.35 di Caikovskij, entrambi i lavori con Francesco Manara solista. Dopo l'intervallo la Sinfonia n.4 in fa min. Op.36 di Caikovskij. Particolarmente interessante la rapsodia di Ratti, lavoro rientrante in ambito tonale che gravita attorno a modalità compositive legate al folclore novecentesco di autori ungheresi alla Bartok e anche con ritmiche dal sapore sud-americano alla Villa Lobos. Ratti ha mostrato coerenza compositiva e notevoli capacità d'orchestrazione costruendo anche un'avvincente parte solistica ottimamente eseguita da Manara. Al termine applausi anche al compositore salito sul palcoscenico. Le qualità di Francesco Manara si sono poi maggiormente rivelate nel celebre concerto del compositore russo. Profonde e raffinate le timbriche del voluminoso violino solista. Il modo di melodiare, molto italiano, di Manara ha definito con sicurezza e trasparenza coloristica ogni dettaglio del noto concerto. Valida la direzione di Passerini e altrettanto valide le estroverse timbriche della giovane orchestra. Lunghi applausi e un bachiano bis di Manara. Dopo l'intervallo ottima l'interpretazione della Quarta Sinfonia di Caikovskij. Successo di pubblico, Chi volesse sostenere Progetto Itaca Onlus può mandare una SMS al numero 45598 sino al 12 ottobre versando la somma di 1-2 o 5 euro.

8 ottobre 2014  Cesare Guzzardella

Matthias Goerne alla Scala

Straordinario il recital proposto ieri sera al Teatro alla Scala con il baritono tedesco Matthias Goerne accompagnato dal pianista riminese Enrico Pace. Il programma prevedeva prima Beethoven con sei lieder -nn.1/6- da An die ferne Geliebte op. 98 (All'amata lontana), quindi di Schubert il celebre ciclo liederistico Schwanengesang D.957 (Canto del cigno). Goerne, coadiuvato dall'eccellente Pace ha donato al numerosissimo pubblico intervenuto un'interpretazione di altissima qualità estetica attraverso la sua voluminosa e chiarissima timbrica mediata da meditata e raffinata espressività. Non poteva trovare migliore accompagnamento pianistico in Enrico Pace, sempre attento nel sottolineare e sostenere ogni accento melodico del grande baritono e mai invadente. Lunghissimi gli applausi al termine e un bis con ancora Schubert. Memorabile.

6 ottobre 2014   Cesare  Guzzardella

Andrea Bacchetti in Auditorium a Milano

I concerti da camera della domenica mattina hanno trovato ieri sul palcoscenico dell' Auditorium milanese il pianista Andrea Bacchetti, uno dei migliori interpreti italiani del repertorio settecentesco. Bacchetti, presenza costante nelle sale da concerto di Milano, ha in Bach la sua massima frequentazione artistica. Il programma di ieri prevedeva infatti un concentrato bachiano che circondava le celebri Variazioni Goldberg, eseguite senza ritornelli anche per ragioni di tempo, da altri importanti lavori quali la Toccata in mi min. BWV 914, Wer nur den lieben Gott labt walten BWV 691, i deliziosi Preludio n.1 dal C.B.T. e il Minuetto in Sol maggiore-brano di apparente semplicità con il quale si cimentano tutti i pianisti alle prime armi- e infine la nota Suite francese in sol magg. N.5 BWV 816. I lavori sono stati eseguiti senza soluzione di continuità quasi a sembrare un'unica lunga suite di quasi sessanta minuti. L'interpretazione di Bacchetti ci è apparsa elegante e determinata. Si nota da subito la completa interiorizzazione del materiale musicale da parte del pianista genovese, la tecnica è sovrabbondante e l'espressività di alto livello. Permangono, in alcuni frangenti, nelle Goldberg, frettolosità temporali riferite ai movimenti più lenti che meritavano più respiro. Dopo una brevissima pausa Bacchetti ha ripreso il concerto con il Larghetto in sol di J.H.Hasse e Cinque sonate dal Manoscritto restaurato di Domenico Scarlatti. Bellissime le interpretazioni ascoltate. Nelle sonate scarlattiane il pianista ha dato prova di eccellente sintonia col Settecento italiano. Di estrema qualità il primo bis proposto con l'intero Concerto Italiano di Bach, con un movimento centrale meditato e profondo, quindi un inatteso Chopin con un eccellente Studio, un breve brano di Villa Lobos "Pulcinella", e una elegante arrangiamento jazz di Bacchetti stesso del noto "Over the rainbow". Lunghi applausi. Da ricordare.

6 ottobre 2014   Cesare Guzzardella

Valentina Lisitsa con la Sinfonica Verdi in Auditorium

La pianista ucraina Valentina Lisitsa per la prima volta ha tenuto un concerto in Auditorium con la Sinfonica Verdi diretta da Zhang Xian. In programma il raro Concerto per pianoforte e orchestra n.2 in sol min. op.16 di Sergej Prokof'ev. Il lavoro del grande pianista-compositore russo è del 1913 e insieme ad alcune composizione scritte nei medesimi anni da altri grandi del Novecento quali Stravinskij, Bartok, Ravel, ecc. introduce il secolo scorso alla modernità con scelte compositive timbrico-armoniche innovative e molto personali. Le difficoltà tecnico-virtuosistiche dei quattro movimenti che compongono il difficile brano sono state superate con esuberante facilità dalla bravissima pianista che ricordiamo essere una star del web per la straordinaria quantità di visite del suo canale You Tube. La Lisitsa pur avendo un approccio molto virtuosistico con il pianoforte non manca certo di profonda sensibilità espressiva, anche nei momenti di più meditata melodicità. Decisamente valida la sua interpretazione in ottima sinergia con l'orchestra e l'accurata direzione della Xian. Due i bellissimi bis solistici concessi con l'Ave Maria di Schubert-Liszt e la Campanella di Paganini-Liszt. Nella seconda parte del concerto valida l'esecuzione della Sinfonia "Manfred" op. 58 di Caikovskij. Lunghi applausi a tutti i protagonisti. Ultima replica domenica 5 ottobre alle ore 16.00. Da non perdere.

4 ottobre 2014     Cesare Guzzardella

Finale del 47° Pittaluga e Pittaluga Junior

Sabato 27 settembre 2014 si è chiuso con un gran successo di pubblico ed un grande risultato il 47° Concorso Internazionale di chitarra classica Michele Pittaluga presso il Teatro Alessandrino, a quattro anni dalla chiusura del Comunale. I finalisti del Concorso: Eren Sualp, Gian Marco Ciampa e Daniel Egielman si sono esibiti con l’Orchestra Classica di Alessandria diretta dal Maestro Paolo Ferrara, mentre la giovane vincitrice del neonato Pittaluga Junior, Carlotta Dalia ed Eren Sualp, vincitore del Premio in memoria del compositore Luis Ochoa, sono saliti sul palco per ricevere i meritati applausi. Entrambi hanno intrattenuto il pubblico mentre la Giuria internazionale giungeva, con le ultime votazioni, alla fase conclusiva del concorso. Il bravo presentatore della serata, il Maestro Francesco Biraghi, titolare della cattedra di chitarra al Verdi di Milano, ha presentato i concerti interessando il pubblico sui brani ed i compositori italiani che il programma prevedeva (Mauro Giuliani, Ferdinando Carulli e Francesco Molino). I risultati premiano il turco Eren Sualp (foto) di Ankara che , oltre ad un Premio in denaro di 10000 euro, si porta a casa la Medaglia del Presidente della Repubblica, un contratto discografico con la Naxos canadese e una tournée di concerti internazionale, oltre alla chitarra da concerto vinta come miglior esecuzione del brano di Ochoa ed una miriade di omaggi tra cui un orologio, la targa del Concorso, quadri ed incisioni e gift box delle ditte Savarez e Daddario, specialiste in articoli per chitarra. Secondo si classifica il giovanissimo polacco (non ancora ventenne) Daniel Egielman suonando, come il vincitore, il “Concerto opera 30” di Mauro Giuliani e terzo l’italiano Gian Marco Ciampa di Roma presentandosi con il “Petit concert de société” di Ferdinando Carulli. Sono stati loro assegnati i premi previsti dal bando ed a tutti i semifinalisti vengono destinati rimborsi spese e Master class offerte dal Conservatorio Vivaldi. Sul palco sale anche la Giuria del Pittaluga Junior ed alcuni giovanissimi concorrenti selezionati che ricevono rimborsi, master class e una settimana in USA per una full immersion presso i Guitar studios Castellani-Andriaccio di Buffalo (NY) , specializzati nell’educazione musicale di giovanissimi chitarristi. La serata si chiude con la conferma da parte degli organizzatori delle date del prossimo concorso, il 48°, dal 21 al 26 settembre 2015, con la ripresa delle due sezioni (Junior e senior) e la promessa del ritorno nel programma della Finale del “Concierto de Aranjuez” di Joaquin Rodrigo. Il vincitore rimarrà in città ancora per qualche giorno, avendo già un recital in programma a Tortona, ma tornerà spesso in Italia dove lo attende una lunga tournée di concerti. La settimana , iniziata il lunedì con la cerimonia di apertura in Sala giunta del Comune alla presenza delle Autorità, era proseguita con un concerto dell’Orchestra Femminile italiana diretta da Roberto Giuffré a Palazzo Monferrato. Per tutta la settimana il Conservatorio ha ospitato le Prove del 47° Concorso Pittaluga e del Pittaluga Junior cui si erano iscritti 23 concorrenti. Il giovedi 25 era il giorno delle “Chitarre in corsia” , una apprezzata visita ai ricoverati dell’Ospedale infantile e della casa di Soggiorno Borsalino da parte dei concorrenti Jonathan Bolivar e Damien Lancelle che hanno intrattenuto gli ospiti con un momento musicale. Il Convegno del Sabato, affollatissimo, ha consegnato gli ambiti riconoscimenti delle “chitarre d’oro” in diversi ambiti della ricerca e della produzione musicale, dopo aver affrontato i tanti temi interessanti in programma. I principali partner della manifestazione, che si è svolta sotto il Patrocinio della Commissione nazionale Unesco e con l’adesione del Presidente della Repubblica, sono stati la Regione Piemonte, il Ministero dei Beni culturali, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e quella di Torino,la AMAG, Metlac, Restiani, Guala Closures, Solvay Solexis, i club di servizio cittadini, la Camera di Commercio , alcune ditte fornitrici di materiali per chitarra, il Comune e la Provincia di Alessandria.

2 ottobre 2014 dalla redazione

SETTEMBRE 2014

Concerto di Emanuele Segre all'Auditorium di Milano

Secondo appuntamento con i concerti cameristici della domenica mattina all'Auditorium di Largo Mahler. Questa volta sul palcoscenico insieme alla formazione d'Archi della "Verdi" abbiamo trovato il chitarrista Emanuele Segre in un interessante e impegnativo programma cameristico. Dal classico Concerto in Re maggiore di A. Vivaldi per chitarra e archi (in origine per liuto e archi), con una splendida interpretazione del secondo tempo (Largo) ricca di fioriture e abbellimenti aggiunti dall'interprete, a un poco conosciuto brano di Niccolò Castiglioni, "Come io passo l'estate", formato da dieci brani che descrivono una situazione o un ambiente: la grande sensibilità insita nel brano per la natura e il paesaggio è resa con maestria dall'esecutore, anche nei passaggi tecnici più complessi. Il brano è stato magistralmente trascritto e adattato per chitarra ed archi da Carlo Boccadoro, dalla versione originale per pianoforte di Castiglioni. In "The black Owl" di Giovanni Sollima l'ensamble ha sinergicamente reso la complessità ritmica delle diverse sezioni in cui è "virtualmente" suddiviso il brano (che è in un unico movimento); da elogiare la raffinatezza espressiva del chitarrista che nell'ultima sezione "sviluppa" una melodia dalle reminiscenze vernacolari-mediterranee mentre gli archi eseguono una sorta di "tappeto" musicale. Conclude il Gran Quintetto op. 65 di Mauro Giuliani eseguito da Segre con brillantezza del suono, anche se non sempre adeguatamente reso da un punto di vista dinamico. Molto buona l'idea di far suonare gli archi con la sordina per limitarne il suono e consentire alla chitarra di emergere nelle parti solistiche: in questo modo si è evitato il ricorso all'efficace ma pur sempre discutibile uso dell'amplificazione esterna dello strumento. Bravi anche gli archi nell'esecuzione dei vari brani e nell'assecondare le esigenze espressive dell'artista.

29 settembre 2014 Alberto Cipriani

Gaetano d'Espinosa e la Sinfonica Verdi in Auditorium

Il secondo concerto della Stagione sinfonica della Verdi in Auditorium prevedeva trascrizioni o rifacimenti-completamenti di lavori di Shostakovich e Mahler operati da Rudolf Barshai, grande direttore d'orchestra russo scomparso nel 2010. Del primo compositore russo è stata eseguita una trascrizione per orchestra d'archi del Quartetto n.8, mentre dai frammenti della Decima Sinfonia, opera rimasta incompiuta di Gustav Mahler, la ricostruzione completa di Barshai. Ricordiamo che il direttore russo l'aveva interpretata con la Sinfonica Verdi nella Stagione 2002-2003. Decisamente valida l'interpretazione dell'orchestra d'archi e la dettagliata direzione di D'Espinosa per quanto concerne il lavoro di Shostakovich. La corposa sinfonia Mahleriana, in cinque movimenti, ha travato un direzione attenta e sicura nel direttore siciliano e la Verdi ha espresso con intensità coloristica e trasparenza i dettagli di un lavoro che rimane incerto per forma complessiva ma che mostra in molti frangenti la profonda anima compositiva del grande direttore-compositore austriaco. Grande successo di pubblico nella serata di ieri. Replica prevista per domenica alle ore 16.00. Da non perdere.

27 settembre 2014     Cesare Guzzardella

Krystian Zimerman conclude l'ottava edizione del Festival MITO

Non poteva avere migliore conclusione l'ottava edizione del Festival Internazionale MITO SettembreMusica con la presenza di un grande quale il pianista polacco Krystian Zimerman. Il Teatro Arcimboldi ha visto la splendida Orchestra Sinfonica della Radio Nazionale Polacca-Katowice diretta da Alexander Liebreich interpretare prima il raro ma profondo brano di Wirold Lutoslawski Musique funèbre per archi (1958) e quindi Brahms con il noto Concerto n1 in re min. per pianoforte e orchestra op.15 - solista appunto Zimerman e la Sinfonia n.1 in do min. Op.68. L'introduzione alla serata musicale con il sofferto lavoro per archi del polacco Lutoslawski - ottimamente eseguito- ha anticipato l'ingresso del protagonista con un concerto ormai tra i più celebrati del repertorio per pianoforte ed orchestra e certamemte tra i più drammatici per quella potente introduzione orchestrale nel Maestoso iniziale e nella ripresa solistica. Zimerman, in splendida forma, ha fornito un'interpretazione esemplare per intensità drammatica con chiarezze espositive e tensioni emotive di altissimo livello estetico. Il difficile concerto, anche per l'inusuale equilibrio drammatico tra la grande orchestra e il solista e le difficoltà tecniche riservate al pianoforte, veniva in passato considerato quasi ineseguibile. L'abitudine esecutiva a questo lavoro in questi ultimi decenni e la bravura di grandi pianisti del passato come Gilels o del presente come Pollini o Zimerman, hanno reso questo concerto tecnicamente abbordabile. Sono emerse, grazie a questo concerto, specificità estetiche che rivelano ulteriormente la grandezza compositiva del grande musicista tedesco-ungherese. Zimerman con una forza espressiva sicura ed energica ha trovato un equilibrio formale perfetto sia nei momenti drammatici del Maestoso che nella melodia meditata dell'Adagio centrale, per arrivare poi ad una ancor più splendida sinergia orchestrale nel Rondò finale. Ottima la direzione di Liebreich come dimostrato anche dalla bellissima esecuzione della Sinfonia op.68. Lunghi applausi per tutti i protagonisti.

22 settembre 2014   Cesare Guzzardella

In Conservatorio brani di Furrer e Vacchi per il Festival MITO

Ieri sera nella Sala Verdi del Conservatorio milanese l'ultimo appuntamento per il Festival Mito SettembreMusica con i contemporanei Beat Furrer e Fabio Vacchi ha trovato sul podio lo stesso Furrer alla direzione dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. In programma, nella prima parte, due brani orchestrali di Furrer quali La bianca notte per soprano, baritono e orchestra e Canti della Tenebra per mezzosoprano e orchestra. Entrambi i lavori erano in prima esecuzione italiana. Dopo l'intervallo sono stati eseguiti tre lavori di Vacchi per grande orchestra: il noto Dai calanchi di Sabbiuno, Veglia prima e il recente Tagebuch der Emporung in prima esecuzione italiana. Clima musicale completamente diverso per i brani di Furrer rispetto a quelli ascoltati il giorno 16. Le timbriche più cupe, misteriose e melodiche di entrambi i nuovi lavori sono state ben sottolineate nella parte vocale dai bravissimi cantanti quali Giulia Peri e Roberto Abbondanza. Valida anche l'interpretazione del mezzosoprano Gabriella Sborgi nel secondo brano. Dettagliata e convincente anche la direzione del direttore-compositore Furrer. Il collaudato e breve Dei calanchi di Sabbiuno ha evidenziato le abilità di Vacchi nel trattamento della grande orchestra. Una evidente forte componente melodica è alla base dei lavori del musicista bolognese e sia nei Dei Calanchi che nel successivo Veglia prima, le sonorità ascoltate sono apparse definite da eccellenti impasti timbrici che ci hanno condotto ad una suggestiva spirale d'inquietudine. Più estroverso e ritmicamente espressivo, specie nel ridondante finale, il lavoro che ha concluso la splendida serata. Tagebuch der Emporung ha infatti un trattamento orchestrale particolarmente virtuosistico e rimanda ad autori del Novecento che vanno da Varèse sino alla musica del migliore free jazz. Pregnante e suggestivo il complesso lavoro. Un plauso alla splendida direzione di Furrer nei brani di Vacchi. Lunghi applausi al termine con Vacchi sul palcoscenico insieme alla splendida orchestra.

19 settembre 2014 Cesare Guzzardella

Brani di Furrer e Vacchi al Dal Verme per il Festival MITO

Secondo appuntamento per il Festival Mito SettembreMusica con i contemporanei Beat Furrer e Fabio Vacchi. Il primo, svizzero classe 1954 e il secondo, bolognese classe 1949. In programma, nella prima parte, due brani orchestrali di Furrer quali Strane costellazioni per orchestra, in prima esecuzione italiana e il Concerto per pianoforte e orchestra, brano del 2007 particolarmente eseguito in Europa. Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato il Melologo per attore e orchestra "Prospero, o dell'armonia", lavoro del compositore bolognese del 2009. Ci sono piaciute molto le sonorità taglienti, moderne e "spaziali" di Furrer, specie nel valido concerto pianistico che ha trovato la partecipazione al piano del bravissimo pianista-compositore Oreste Sciortino (foto ), musicista specializzato in musica contemporanea. Valida la resa percussiva pianistica e l'equilibrio con i bravissimi professori dell'Orchestra Filarmonica '900 del Teatro Regio di Torino. Il lavoro di Fabio Vacchi ruota invece attorno alla declamazione di versi tratti dagli ultimi due atti ed epilogo della Tempesta di Shakespeare. La musica, anche tonale, poetica e spesso neoromantica nelle timbriche, non si scontra mai con i versi ben recitati dall'attore Sandro Lombardi ma ne è valido coronamento quasi a descriverne i contenuti. Anche per questo lavoro di Vacchi ottima è stata la direzione orchestrale di Gergely Madaras. Successo di pubblico e lunghi applausi anche al compositore bolognese (foto) salito sul palco. Prossimo appuntamento con Furrer e Vacchi per domani sera in Conservatorio.

17 settembre 2014    Cesare Guzzardella

Temirkanov e l'Orchestra di San Pietroburgo agli Arcimboldi per MITO

Grande successo di pubblico per il direttore d'orchestra russo Yuri Temirkanov. Ieri sera al Teatro degli Arcimboldi una delle date più attese per il Festival MITO SettembreMusica: l'Orchestra Sinfonica di San Pietroburgo e il suo direttore Temirkanov hanno raggiunto vertici interpretativi con la Sinfonia n.2 in re magg. Op.73 di Johannes Brahms e brani dallo Schiaccianoci di Pëtr Il'ič Čajkovskij. Si rimane stupefatti dalla bellezza coloristica dei timbri orchestrali e per l'eccellente impasto coloristico degli strumenti. L'ottima interpretazione della Seconda Sinfonia dell'amburghese, con finale "Allegro con brio" di eccelsa resa, è forse stata superata dalla bellezza delle timbriche pastose, incisive ma anche delicate dei brani del russo. In Čajkovskij Temirkanov e la sua orchestra da molti anni non hanno uguali. Lunghi applausi al termine e due bis.

10 settembre 2014    C.G.

Il Quartetto di Cremona per MITO al Conservatorio milanese

Una serata di qualità quella di ieri sera in Sala Verdi per Mito SettembreMusica. Il Quartetto di Cremona, tra i migliori quartetti d'archi presenti sulle scene internazionali, ha tenuto un eccellente concerto cameristico coadiuvato anche dalla presenza di ulteriori archisti per il Quintetto d'archi op.111 di J. Brahms e per la trascrizione in settetto d'archi di Metamorphosen di R.Strauss. La formazione ha anticipato il programma con due lavori di Anton Webern quali le Sei bagatelle op.9 e il Langsamer Satz. Le prime appartengono al periodo dodecafonico del viennese e il secondo brano è d' impronta romantica e decisamente tonale. Le brevi bagatelle hanno trovato un supporto ottimale nella profonda e precisa interpretazione dei quattro archisti che ricordiamo essere al primo violino Cristiano Gualco, al secondo violino Paolo Andreoli, alla viola Simone Gramaglia e al violoncello Giovanni Scaglione. Di spessore anche il melodico Quintetto in sol maggiore di Johannes Brahms. Il brano ha trovato una sinergica e decisa precisione di tocco dei cinque strumentisti, considerando anche il valido intervento di Margherita Di Giovanni alla seconda viola. Molto incisive le fondamentali parti del primo violino e del primo violoncello anche nella "moderna" Metamorphosen di Richard Strauss dall' originale per orchestra d'archi. Citiamo nella formazione a 7 archi ( foto) del brano, oltre la citata seconda viola, anche Riccardo Agosti al secondo cello e Andrea Lumachi al contrabbasso. Splendido concerto!

8 settembre 2014        Cesare Guzzardella

Il Mito tra pochi giorni a Milano e Torino

Manca poco all'inizio di Mito Settembre Musica, il Festival Internazionale della Musica che ha riscosso in questi anni grande successo di pubblico per la qualità musicale proposta. Il 4 settembre a Torino e il 5 a Milano, la Budapest Festival Orchestra diretta da Ivan Fischer proporra musiche sinfoniche con brani di Dvorak, Brahms, Schubert e Strauss. Al Teatro alla Scala verranno eseguite le Sinfonie n.3 e 4 di J. Brahms in ricordo del grande direttore Claudio Abbado. Ricordiamo la presenza quest'anno di grandi interpreti quali Martha Argerich, Krystian Zimerman, direttori come Fischer o Temirkanov e molti altri. Oltre ad artisti jazz, segnaliamo per il repertorio contemporaneo, ritratti dedicati a compositori quali Fabio Vacchi e Beat Furrer. Molti concerti saranno ad ingresso gratuito. Una manifestazione da non perdere.

2 settembre 2014    dalla redazione

 

LUGLIO 2014

Così fan tutte al Teatro alla Scala 

Continuano le rappresentazioni del Così fan tutte mozartiano al Teatro alla Scala. Ieri sera l'ultima direzione di Daniel Barenboim - dal 3 luglio ci sarà sul podio Karl-Heinz Steffens- ha trovato un evidente riscontro di pubblico con applausi per tutti i protagonisti. La regia di Claus Guth e le valide scene del medesimo e di Christian Schmidt sono quelle già trovate a Salisburgo nel 2009. L'impianto scenico, in linea con i moderni costumi di Anna Sofie Tuma, ci è sembrato adeguato allo spirito rappresentativo che modernizza i comportamenti dei sei protagonisti in una realtà più attuale, in un periodo, quello di questi anni, nel quale le contraddizioni dei rapporti umani sono evidenti in termini di coerenza ed ipocrisia. Il burattinaio Don Alfonso, nell'ottima voce di Michele Pertusi,  a comando impone  comportamenti che  metaforicamente ricordano i nostri tempi. Don Alfonso del vecchio filosofo ha ben poco e il suo atteggiamento è cinico nel plasmare la volontà dei protagonisti, a parte Despina, per la valida voce di Serena Malfi, che partecipa alla sceneggiata dando un suo spontaneo supporto. L'atteggiamento contraddittorio delle coppie Ferrando-Dorabella e Guglielmo-Fiordiligi, con tutte le implicazioni dei rispettivi tradimenti e le relative conseguenze,  è evidenziato e rappresentato con modalità non certo settecentesca, ma il risultato è comunque convincente. Segnaliamo soprattutto le voci femminili delle protagoniste con un' ottima, ma a volte disomogenea , Maria Bengtsson in Fiordiligi e un'altrettanto ottima e più costante Katija Dragojevic in Dorabella.Bravissime nei duetti (Prime due foto Archivio Scala).  Validi, ma non sempre all'altezza, Rolando Villazón - a volte troppo caricaturale- in Ferrando e Adam Plachetka, non sempre timbricamente chiaro, in Guglielmo. Ottimo, come detto, il Don Alfonso di Pertusi. Rilevante in qualità  la componente corale. Coerente e dettagliata la direzione di Barenboim con tempi spesso riflessivi. Prossime repliche per il 3-5-11-14-17-21 luglio. 

1 luglio 2014          Cesare Guzzardella

GIUGNO 2014

Giornata musicale in Conservatorio per i 150 anni del "Quartetto" 

Ieri giornata densa di concerti in Conservatorio per celebrare  i 150 anni dal primo concerto della Società del Quartetto. Era il 29 giugno 1864 e da allora la storica società ha organizzato migliaia di preziosi concerti con le migliori formazioni cameristiche e i maggiori solisti. Ieri sera in Sala Verdi abbiamo ascoltato due valenti formazioni cameristiche quali il Trio di Parma e il Quartetto di Cremona, quest'ultimo coadiuvato dalla presenza di uno dei migliori pianisti italiani quale Andrea Lucchesini. L'interessante e variegato programma prevedeva il Trio n.7 op.97 "Arciduca" di L.v.Beethoven e, sempre del maestro tedesco, una felice trascrizione per quintetto e pianoforte del noto Concerto n.4 in sol magg. op.58 nella ricostruzione dalle fonti originali di Han Werner Kuthen. L'accattivante Beethoven veniva inframmezzato da due lavori contemporanei di Omar Dodaro, Mònos, per quartetto d'archi, e di Giovanni Sollima con  Alone per violoncello. Di grande qualità l'esecuzione dell'"Arciduca", con il violoncello dell'eccellente Enrico Bronzi in evidenza e un coordinamento armonico, preciso, discreto e luminoso del bravissimo pianista Alberto Miodini, ma non dimentichiamo l'ottimo violino di Ivan Rabaglia. Enrico Bronzi è emerso anche nel folclorico e mediterraneo Alone del compositore e cellista  Sollima. Lo stile inconfondibile del compositore siciliano mostra una valida ricerca mediata dalle sonorità mediterranee e orientali, con un approccio strumentale innovativo e con trovate tecniche esecutive nuove e virtuosistiche. Il Quartetto di Cremona ha iniziato la propria prestazione con Mònos del giovane Omar Dodaro. Il brano, commissionato dal "Quartetto" per questo anniversario, era risultato primo nel Concorso per Quartetto d'archi "Sergio Dragoni". Particolarmente interessante il lavoro compositivo con una resa interpretativa ineccepibile ed equilibrata del Quartetto di Cremona che ancora una volta mostra il suo interesse per il repertorio contemporaneo. Il noto concerto beethoveniano, eseguito come ultimo brano, vedeva il Cremona coadiuvato dalla viola di Giuseppe Russo Rossi e trovava al pianoforte il bravissimo Lucchesini. Il pianoforte ha in questa trascrizione un ruolo ancor più privilegiato e la precisa e solare esecuzione di Lucchesini è emersa con nitore. Bravissimo il quintetto nel sottolineare i dettagli "orchestrali" anche se alcuni momenti di grandiosa espressività orchestrale non sono potuti emergere. Ottima l'interpretazione complessiva e lunghi e fragorosi gli applausi al termine. L'importanza della giornata è stata sottolineata dall'intervento centrale del Presidente del Quartetto Antonio Magnocavallo e dell'Assessore alla Cultura Filippo del Corno (nella foto). Una serata da ricordare. 

30 giugno 2014      Cesare Guzzardella

Madesimo Music Festival 2014 

Torna dall'11 al 27 luglio il Madesimo Music Festival, sedici giorni di concerti, incontri con gli artisti, masterclass e musica nella natura nella splendida cornice della Valle Spluga. L'iniziativa aveva avuto un ottimo riscontro anche lo scorso anno, ma quest'anno è stato programmato un ulteriore potenziamento. Tra le attività più attese ricordiamo anche Costruire il Talento, l'iniziativa organizzata dal direttore artistico Mario Marcarini (nella foto con Luca Ciammarughi alla presentazione milanese dell'evento), Label menager di Sony Classical Italia. Tra gli eventi anche il Sony Classical Talent Scout, format in cui chiunque appassionato di musica può mettersi alla prova in uno studio di registrazione. Una giuria premierà le migliori performance e offrirà al primo classificato l'opportunità di tenere un concerto nel corso del Festival. Tantissime le  iniziative tra le quali masterclass gratuite di violino temute da Lydia Cevidalli, quella per pianoforte tenuta da Orazio Sciortino, un Concerto-conferenza dedicato a CPE Bach a cura di Gabriele Toia e Gabriele Formenti, un concerto dell'arpista Cecilia Chailly, una presentazione del libro " Le stelle senza cielo" di Angiola Tremomti, un "vagabondaggio"schubertiano con Luca Ciammarughi, un concerto con Andrea Bacchetti che regala al pubblico le Variazioni Goldberg di J.S. Bach e un concerto di musica sacra con Claudio Osele, il soprano Veronika Kralova e altre notevoli attività. Il Madesimo Music Festival è organizzato con il sostegno e la collaborazione del Comune di Madesimo, di Sony Classical Italia, del Festival Cultura di Bergamo, di Radio Classica, Radio Popolare, Skira Classica, Swing, Italia nostra Onlus, Rivista Musica, e ancora,ancora.... Per ulteriori informazioni www.madesimo.eu,  www.circuitomusica.it. Consigliamo una grande partecipazione per un'iniziativa culturale che insegna a divertirsi con la musica in luoghi naturali privilegiati. Da non perdere. 

29 giugno 2014        Cesare Guzzardella

Anja Harteros al Teatro alla Scala  

Il soprano tedesco, di origini greche, Anja Harteros ha tenuto uno splendido recital accompagnata dall'ottimo pianista Wolfram Rieger. L'impaginato prevedeva lieder di Schubert, Brahms e , con un cambiamento di programma, di R. Strauss. L'interpretazione esemplare dei tre grandi musicisti ha trovato una voce pura e intensamente lirica in equilibrio sinergico con il pianoforte, per una lettura attenta ad ogni dettaglio, con andature particolarmente riflessive e dinamica discrete e profonde. La Harteros, ascoltata recentemente negli ultimi lieder di Strauss diretta da Chailly, dimostra ancora una volta di essere una delle voci migliori presenti sulla scena mondiale e di avere una presenza scenica particolarmente rilevante anche attorialmente.  Fragorosi gli applausi al termine e due eccellenti bis. Da ricordare. 

23 giugno 2014          Cesare Guzzardella

Finalmente Zimerman per il Quartetto 

Krystian Zimerman finalmente è arrivato. Ieri sera ha concluso la Stagione ufficiale della Società del Quartetto con un concerto che rimarrà certamente nella storia dell'importante società  milanese che conclude i 150 anni di attività concertistica. L'impaginato prevedeva le tre ultime sonate bethoveniane e precisamente le opere 109-110 e 111, a conclusione quindi del corposo ciclo sonatistico per pianoforte del genio tedesco che comprende complessivamente 32 lavori.  Sala Verdi al completo ha seguito con intensa concentrazione le note del pianista polacco che ricordiamo essere uno dei massimi pianisti viventi. Il suo Chopin è già nella storia dell'interpretazione ma anche il suo Beethoven esprime qualità di eccelso livello espressivo.  La visione complessiva delle tre opere, espresse formalmente in modo impeccabile mediante una luminosità espositiva che non ha uguali, ci mostra un Beethoven profondo ma nello stesso tempo pacato e a tratti particolarmente dolce, forse lontano dai modelli   interpretativi più tormentati di altri importanti grandi interpreti. Lunghi e fragorosi applausi al termine e nessun bis. Da ricordare. Ricordiamo che domenica 29 giugno, giorno preciso della ricorrenza dei 150 anni della Società del Quartetto, si terrà in Sala Verdi, per tutta la giornata ed a ingresso libero, concerti con importanti solisti e formazioni cameristiche come Andrea Lucchesini, il Trio di Parma, il Quartetto di Cremona e altri. Da non perdere.

 

21 giugno  2014     Cesare Guzzardella

Davide Cabassi e Jader Bignamini all'Auditorium milanese 

Strepitoso successo di pubblico per la Sinfonica Verdi all'Auditorium milanese. Ieri sera, nella replica di venerdì, platea e gallerie al completo per il concerto tenuto dal pianista milanese Davide Cabassi e dal direttore Jader Bignamini.  Il programma prevedeva due importanti lavori: il Concerto n. 5 "Imperatore" di L.V.Beethoven, a conclusione del ciclo, e la Quinta Sinfonia di Cajkovskij. Cabassi ha interpretato molto bene il celebre concerto beethoveniano e la direzione sicura ed energica di Bignamini ha implementato il successo di questa esecuzione. Il tocco preciso e sicuro del pianista ha trovato anche momenti di pacato e riflessivo nitore espressivo nel sublime Adagio, un poco mosso dell'Op. 73. La leggerezza di tocco del pianista, non disgiunta da sicura determinazione, anche nei momenti più concitati del Rondò finale, si è costantemente rivelata. Lunghi applausi al termine e un bis solistico con il noto Alla turca mozartiano. Valida l'interpretazione della Sinfonia n.5 op.64 del russo con uno splendido Finale.Andante maestoso, interpretato con luminosa, energica ed equilibrata espressività. Fragorosi gli applausi. Ultima replica per domenica alla 16.00. Da non perdere. 

14 giugno 2014       Cesare Guzzardella 

Sa Chen alle Serate Musicali  

Torna da alcuni anni alle Serate Musicali la pianista cinese Sa Chen. Interprete affermata internazionalmente, la Chen è dotata di una tecnica sorprendente derivante da una scuola musicale, quella cinese, diffusa e selettiva che ha portato alla ribalta in questi ultimi anni una schiera ingente di ottimi interpreti, alcuni tra i più noti e richiesti in ogni parte del mondo come Lang Lang, Yundy Li e Yuja Wang . Il programma presentato lunedì sera in Conservatorio prevedeva musiche di Franck, di Chopin e di Liszt.  Di grande rilievo la chiarezza espositiva e l'equilibrio delle parti in tutti i brani  ascoltati, eseguiti in modo riflessivo con andamenti adeguati e mai rapidi. Molto brava la Chen a sottolineare con espressione ogni dettaglio. Specie nel Franck del Preludio Corale e Fuga e soprattutto nella celebre Sonata in si minore lisztiana, la Chen ha mostrato eccellente personalizzazione delle sonorità proposte e soprattutto una capacità riflessiva di alto livello interpretativo. Validi anche i brani chopiniani con il noto preludio la Goccia e la Barcarola.  Successo in una Sala Verdi purtroppo con  posti liberi. 

10 giugno 2014       Cesare  Guzzardella

Stefano Bollani alla Scala per "Progetto Arca"

E'stato un Recital Straordinario molto particolare quello tenuto dal noto jazzista italiano Stefano Bollani al Teatro alla Scala. La destinazione benefica per l'onlus Progetto Arca è il motivo più importante di questo creativo e divertente concerto. La Fondazione Progetto Arca ( www.progettoarca.org ) da vent'anni raccoglie fondi a sostegno delle persone più deboli e bisognose della società e cerca di dare a loro una via di riscatto. I fondi della serata saranno destinati al progetto "Bambini e povertà in Italia, un aiuto subito!". Ma torniamo al concerto di Bollani, un recital senza programma, nato da un bisogno d'improvvisazione tipico della musica jazz e ancor più accentuato nel musicista italiano che nella seconda parte del concerto ha costruito una suite musicale divertente partendo da una decina di titoli chiesti al pubblico e segnati casualmente su un foglio. L'esagerata capacità improvvisatoria di Bollani ha portato ad una divertente esibizione, forse molto televisiva - vi ricordate il programma di Rai3 "Sostiene Bollani"? - che ha divertito il pubblico presente massicciamente in teatro. Da Take five di Paul Desmond a Paolo Conte imitato vocalmente, da Gershwin a Fin che la barca va, dal Bernstein di West side story alle montagne di Heidi e ancora altro con un improbabile Battiato ed un più decoroso Fred Bongusto, un potpourri di melodie ben armonizzate e personalizzate da un artista che si diverte e vuole divertire e far spettacolo, a volte esagerando un po', a volte dimenticando il lato serio che la musica di qualità impone. Eccellenti comunque alcuni brani eseguiti in modo "completo" con abilità virtuosistica, creatività e sensibilità musicale di alto livello. Grande successo di pubblico in un teatro decisamente più giovane del consueto. Per chi volesse sostenere la Fondazione Progetto Arca ricordiamo: bollettino postale CCP 1004598379, IBAN: IT 51 E 0335901600100000014086, 5x1000: C.F. numero 11183570156.

9 giugno 2014     Cesare Guzzardella

Due giovani certezze del concertismo milanese

Il Conservatorio milanese concluderà giovedì 12 giugno la prima edizione della Stagione Concertistica quest'anno denominata "I Sapori della musica" : dodici concerti in Sala Verdi o in Sala Puccini tenuti dall'Orchestra e dal Coro del Conservatorio G.Verdi, da formazioni cameristiche e dai migliori strumentisti dell'importante Istituzione musicale, molti di quest'ultimi vincitori di recenti concorsi internazionali. Giovedì 29 maggio abbiamo ascoltato un duo solistico di ottimo livello formato dalla violinista Margherita Miramonti e dal pianista, non ancora 16enne, Francesco Granata. In programma due noti brani quali la Sonata n.1 op.78 di J. Brahms e la Sonata n.9 op.47 "Kreutzer". Siamo rimasti meravigliati delle eccellenti sinergie rivelate dai due giovani interpreti. Specie nella celebre "Kreutzer" le timbriche sia della Miramonti che di Granata sono stata precise e luminose, i volumi sonori corretti, e l'equilibrio delle parti pesato in modo perfetto da entrambi. Le modalità classiche ascoltate, specie in Beethoven, hanno rilevato un'interpretazione di una qualità stupefacente, considerando anche la giovane età degli interpreti e soprattutto quella di Francesco. Un plauso alle sicure promesse del concertismo internazionale. Ricordiamo il concerto di Giovedì 12 giugno con il "Contemporary Jazz Orchestra" diretto da Giovanni Falzone.

8 giugno 2014   Cesare Guzzardella

La Camerata Ducale e il Flash-mob

Prossimamente la Camerata Ducale girerà il suo primo Flash-mob in Piazza Cavour a Vercelli. L’esibizione dell’Orchestra sarà filmata da Massimo Fonsatti.

6 giugno dalla redazione

MAGGIO 2014

Anna Fedorova per la Società dei Concerti

La pianista ucraina Anna Fedorova ha rivelato ottime qualità interpretative nel concerto tenuto ieri sera in Conservatorio per la Società dei Concerti. Il programma corposo prevedeva l'Op.118 di Johannes Brahms e due brani di Liszt con il Sonetto 104 del Petrarca e la Rapsodia ungherese n.6 nella prima parte. Dopo l'intervallo tutto Chopin con due Valzer, l'op.64 n.3 e l'op.42 e la Sonata n.3 in si min. op. 58. Esecuzione di qualità per tutti i lavori proposti con eccellenze nei due virtuosistici brani di Liszt, specie nella luminosa rapsodia dove la ventiquatrenne pianista ha trovato una chiarezza espositiva e una precisione timbrico-melodica di alto valore estetico. Equilibrata la Sonata di Chopin e ancora il polacco nei due bis proposti con ancora due valzer tra cui il celebre Minute. Lunghi applausi dal numeroso pubblico presente in Sala Verdi e omaggio floreale per la brava e bella Anna. Da riascoltare.

 

29 maggio 2014 Cesare Guzzardella

Cinemusic Night's Dream” chiude la XVI edizione del Viotti Festival

Trovajoli, Morricone, Chaplin e Piovani sono alcuni degli autori che daranno vita all’ultimo appuntamento di stagione del Viotti Festival, in cartellone per sabato 7 giugno, al Teatro Civico di Vercelli. La serata, che avrà inizio alle ore 21, vedrà sul palco del Civico la Camerata Ducale e il suo direttore e violino solista Guido Rimonda, che spiega così la scelta musicale: “inizialmente il concerto doveva essere un omaggio al compositore romano Armando Trovajoli, poi abbiamo deciso di arricchire la scaletta aggiungendo composizioni cinematografiche di altri celebri autori italiani e stranieri. Un nostro personale contributo alle più belle colonne sonore che hanno reso indimenticabili moltissime pellicole del Novecento”. I biglietti per la serata “Cinemusic Night's Dream” si possono prenotare fino alle ore 12.00 del venerdì antecedente al concerto attraverso i seguenti canali: on-line alla pagina biglietteria.viottifestival.com, oppure chiamando lo 011 75.57.91

29 maggio dalla redazione

Gerhard Oppitz al Conservatorio con l'UniMi

È una valida orchestra quella ascoltata ieri sera in Conservatorio. A conclusione della Stagione di concerti 2013-14 l'Orchestra UniMu -Università degli Studi di Milano-, diretta da Alessandro Crudele ha trovato un grande del pianoforte quale il tedesco Gerhard Oppitz per interpretare il Concerto n. 3. in do minore op.37 di L.v.Beethoven. Il celebre concerto è stato preceduto da un interessante lavoro di Orazio Sciortino denominato Innerlied nella versione per orchestra da camera ed in prima esecuzione italiana. Il brano di circa 10 minuti è complesso nella struttura ma decisamente ascoltabile. La componente melodica e l'intreccio delle linee armoniche espresse soprattutto dagli archi hanno trovato una suggestiva timbrica ben delineata dai bravissimi giovani orchestrali. Ottima la direzione di Crudele e lunghi applausi al termine anche al compositore salito sul palco. La buona introduzione orchestrale del concerto beethoveniano ha portato ad un eccellente ingresso del solista Oppitz che con una chiarezza espositiva particolarmente evidente ed una timbrica sicura ed energica ha supportato splendidamente la valida direzione di Crudele. Era da circa dieci anni che Oppitz non si vedeva a Milano e averlo ascoltato in una cornice legata al mondo giovanile ed universitario ci ha fatto molto piacere. Nessun bis solistico ma pazienza. Nella seconda parte della serata, valida l'interpretazione della Sinfonia n.5 in fa maggiore op.76 di Dvoràk.

28 maggio 2014 Cesare Guzzardella

Scipione Sangiovanni alle Serate Musicali del Conservatorio milanese

Ci stupisce sempre di più il giovane pianista pugliese Scipione Sangiovanni. Ieri sera ha tenuto un recital pianistico in Sala Verdi impaginando un programma intenso e originale che privilegiava brani virtuosistici rivisitati da grandi interpreti, alcuni trascritti da lui stesso. Bach, Vivaldi, Paganini Schubert e Wagner sona stati ottimamente interpretati. Il concerto è iniziato con la Partita n.6 in mi minore di J.S.Bach e Sangiovanni ha fornito una coloristica ricca di sfumature evidenziando i differenti piani sonori attraverso chiare linee melodiche. Nelle rivisitazioni, a cominciare da Vivaldi, con due de Le Quattro Stagioni -Estate e Autunno- sino al Wagner-Liszt del Tristano e Isotta, Scipione ha trovato un virtuosismo discreto e luminoso per sottolineare ogni lavoro. Le trascrizioni delle Stagioni vivaldiane sono una sua eccellente operazione, fedele all'originale nella resa armonica complessiva. La sua abilità di compositore-trascrittore è tutta al sevizio dei grandi musicisti e la sua musicalità mediterranea - soprattutto italiana - risulta evidente. Dopo Vivaldi una sequenza di tre Corali di Bach rivisitati da Busoni ha iniziato la seconda parte della serata. Eseguiti senza soluzione di continuità i tre lavori del sommo tedesco, immortalati dal grandissimo Busoni, sono stati interpretati in modo eccelso, senza indugi, malgrado le difficoltà virtuosistiche che i brani impongono. Una luminosa e mirabile Valse-Serenade di Schubert-Fazzari ha intervallato l'ultima parte del corposo programma. Più che una trascrizione è una felice composizione di Hans Fazzari quella che abbiamo ascoltato. Giocata su minimi cambiamenti melodici in percettibili variazioni armoniche, questo Valzer ha trovato nelle mani di Sangiovanni ancora un eccellente interprete. Tre splendide trascrizioni di Liszt, la prima da Paganini e le altre da Wagner, hanno concluso la parte ufficiale della serata. Andantino- Capriccioso dai sei Studi e quindi "Ho , du mein holder Abendstern" dal Tannahuser e il celebre "Isoldens Liebestod" da Tristano e Isotta hanno ancora una volta evidenziato le qualità personali e creative di Scipione. Bellissimi i bis con ancora un movimemto dall'Inverno vivaldiano e un preciso e chiarissimo Handel dalla Suite in re minore. Lunghi applausi da un pubblico purtroppo numericamente limitato. Da ricordare.

27 maggio 2014 Cesare Guzzardella

Rolando Villazón alla Scala

Uno dei più acclamati tenori al mondo, Rolando Villazón, ha tenuto ieri sera un recital accompagnato al pianoforte da Daniel Barenboim. Il programma variegato prevedeva brani di Robert Schumann con i noti Dictherliebeg op.48, di Manuel de Falla con Siete Canciones populares espanolas, di G. Verdi con quattro romanze e di Fernando Obradors con quattro canzoni da Canciones clásicas espanolas. La parte pianistica ha trovato la sorprendente musicalità di Barenboim, fatta di rigore stilistico definito da variazioni timbriche profonde, sottili e vellutate nei momenti di minor impatto sonoro, quindi al top. La resa stilistica di Villazón, complessivamente di altissima levatura, ha trovato la prestazione migliore, con resa eccellente, nei brani di De Falla (1876-1946) e Obradors (1897-1945). Il tenore messicano ha nelle corde la musica spagnola e la resa estetica nei complessivi 11 brani proposti dei due compositori mediterranei hanno fatto risaltare la sua sorprendente vocalità, definita da un timbro sanguigno, ricco di espressività come evidenziato anche da una evidente tensione mimica. Validi e certamente espressivi i sedici lieder che compongono l'Op.48 di Schumann. La sintonia con la raffinata parte pianistica di Barenboim ci è apparsa ottima anche se le timbriche più mediterranee di Villazón hanno forse enfatizzato troppo la più delicata espressività tedesca. Buono il Verdi delle romanze e ottimi i tre bis proposti con due Tosti, Chanson dell'adieu e L'alba separa dalla luce, e un intenso Massenet con Ouvre tes yeux bleus. Fragorosi applausi. Da ricordare.

26 maggio 2014 Cesare Guzzardella

Made in Italy all'Auditorium con Grazioli e la Sinfonica Verdi

Nel breve ma intenso programma proposto ieri mattina in Auditorium dall'Orchestra Verdi, per Made in Italy con la direzione di Giuseppe Grazioli, abbiamo avuto l'opportunità di ascoltare una rarità di Gianfrancesco Malipiero (1882-1973) quale la Suite n.1 per Orchestra dalle Impressioni dal vero. Il brano di circa 11 minuti è del 1910 ed è espressione di un compositore 28enne influenzato dalla musica impressionista di un Debussy o di un Ravel. Efficace l' interpretazione del meritevole direttore milanese, grande divulgatore del repertorio italiano del primo Novecento che annovera eccellenti compositori purtroppo spesso dimenticati quali, oltre a Malipiero, Casella, Petrassi, Respighi, Rota nella corposa produzione non filmica, solo per citare i più noti. Il secondo brano eseguito di Claude Debussy era una Sonata per trio di Flauto, Viola e Arpa con tre ottimi solisti quali rispettivamente Massimiliano Crepaldi, Gabriele Mugnai e Marta Pettoni . La Sonata é del 1915 ed è una rarità esecutiva dove Debussy esprime caratteristiche differenti rispetto la sua produzione più conosciuta con un taglio musicale dal sapore antico. Bravissimi i tre solisti per una interpretazione trasparente e dettagliata. L'ultimo brano, i Quattro interludi marini di Benjamin Britten dall'opera Peter Grimes, sono certamente i lavori più eseguiti del grande compositore inglese. Grazioli ha rivelato un'interpretazione dettagliata ed energica con un ultimo interludio , Storm - presto con fuoco, eseguito molto rapidamente e con sintesi espressiva rilevante. Lunghi applausi al termine.

26 maggio 2014 Cesare Guzzardella

Maurizio Baglini al Viotti Festival di Vercelli

Il Piemonte festeggia Mozart: così potremmo intitolare queste note. Infatti, dopo la trionfale conclusione, a Torino, della stagione dell’orchestra Rai, con la due giorni mozartiana, giovedì e venerdì, affidata ad Alexander Lonquich sul podio e alla tastiera, ieri sera, sabato 24 maggio, è toccato a Vercelli concludere la sua ottima stagione musicale, il Viotti Festival, all’insegna del genio salisburghese, con un analogo abbinamento sinfonia/concerto per pianoforte e orchestra. Il programma proponeva quello che col tempo è divenuto il più celebre concerto per pianoforte di Mozart, il KV466 in re min. n.20 e la Sinfonia c.d. Linz, cioè la KV425 in Do maggiore n.36. Al ruolo di solista alla tastiera era chiamato Maurizio Baglini, accompagnato dalla Camerata ducale guidata dal Maestro Rimonda. E così come a Torino i due concerti sono stati preceduti da brevi interventi di presentazione di Lonquich, anche a Vercelli Baglini, prima di sedersi al suo superbo Fazioli, ha voluto spiegare al pubblico la sua scelta circa uno dei problemi effettivamente più delicati per l’interpretazione del KV 466, quello della cadenza del primo tempo: com’è noto, non esistendone di pugno di Mozart, ne sono state scritte molte, tra ‘8 e ‘900, da Beethoven a Sciarrino e Schnittke. Baglini ha optato per quella di Brahms, giustamente sottolineando che la scelta di questa sezione della partitura ne condiziona, o comunque ne suggerisce, una particolare lettura. Dunque, quale lettura ce ne ha proposto Baglini? Il maestro pisano ha confermato, naturalmente, quelle che sono le sue migliori qualità esecutive: a parte la perfezione suprema del dominio strumentale, Baglini eccelle in un fraseggio capace, come pochi, di unire cantabilità e senso della costruzione, al cui servizio è il suono, al tempo stesso denso e perlato, che sa trarre dal suo Fazioli. Tutte doti, queste, perfettamente adeguate a dare voce al volto settecentesco di Mozart, in particolare a quella struggente vena di sensiblerie che affiora nella Romance centrale, ma che , a nostro modesto avviso, ha lasciato un po’ in ombra quell’atmosfera di “fosca, demoniaca drammaticità” (per usare le sempre efficaci parole di Piero Rattalino), che ha fatto collegare questo concerto all’imminente Don Giovanni. Così impostato, il discorso musicale è naturalmente sfociato in un finale, in cui lo spettacolare rovesciamento di tonalità, dal minore al maggiore, poteva essere percepito più come un rassicurante e trionfale rasserenamento della precedente tensione, che come una beffarda e ghignante parodia dei tradizionali finali di concerto, quale è stata proposta da altre interpretazioni. Per questo dominante carattere settecentesco della lettura proposta da Baglini, riteniamo non del tutto felice la sua scelta della cadenza brahmsiana: eseguita con superba bravura tecnica, nei suoi ritmi e nei suoi timbri è parsa però alle nostre orecchie come un corpo estraneo, una violenta sassata che ha squarciato il delicato edificio della musica mozartiana. La sapiente bacchetta di Rimonda ha saputo realizzare una perfetta integrazione tra le diverse linee strumentali e con il solista, permettendo una sicura compattezza nella fusione dei diversi materiali tematici, nelle linee melodiche così come nella timbrica. Dei due bis concessi da Baglini, splendido lo Scarlatti della sonata in mi, brillantissima ed eseguita con tocco veramente magico. L’altro pezzo, Manchega, una breve composizione ‘spagnoleggiante’ del pianista-compositore americano del primo ‘800, il da noi poco eseguito Louis Moreau Gottschalk (1824-1869) è poco più che una simpatica curiosità. Nella seconda parte del concerto, ottima la Linz di Rimonda e della Ducale, che hanno saputo valorizzare al meglio, per stacco dei tempi e scelte timbriche e agogiche, il carattere musicalmente ambivalente di questa sinfonia mozartiana, sospesa tra momenti di perplessa pensosità (l’Adagio introduttivo) e altri di vitalità haydniana, dallo squillante primo tema del primo tempo, col suo omaggio a Handel ( evidente citazione del celeberrimo Alleluja), al sanguigno Menuetto del terzo tempo: il tutto suonato con un discorso musicale fluido, di estrema chiarezza, con timbrica e dinamica raffinate. A tutti, a fine serata, il pubblico, come sempre numeroso, ha tributato calorosi e prolungati applausi. Arrivederci alla prossima stagione, in cui si preannunciano interessanti novità. Ne riparleremo.

25 maggio 2014 Bruno Busca

Il Quartetto d’archi dell’Arena di Verona al Teatro Coccia di Novara

A Novara avviene il contrario di ciò che dice un celebre modo di dire: il topolino ha partorito…se non una montagna, almeno una piacevole collina. La striminzita stagione cameristica 2014 ha offerto al pubblico quella che probabilmente resterà come una delle migliori serate dell’anno al Coccia: protagonisti il Quartetto d’archi dell’Arena di Verona e uno dei migliori clarinettisti italiani d’oggi, Giampiero Sobrino. L’impaginato proposto s’imperniava su due capolavori assoluti e meritamente celeberrimi della letteratura per clarinetto e quartetto d’archi: il Quintetto in si bemolle KV 581 di Mozart e il Quintetto in si minore op.115 di J. Brahms. Sobrino e i quartettisti di Verona hanno dimostrato, in entrambi i brani, le qualità dell’ottima formazione cameristica: intesa perfetta, nitida trasparenza delle linee strumentali, sapiente calibratura delle dinamiche e delle variazioni agogiche della partitura, il tutto espresso in un fraseggio sempre preciso e improntato a quella affabile morbidezza intinta di malinconica cantabilità, che è la cifra inconfondibile di entrambi i capolavori. Se tutti e cinque i protagonisti del recital sono stati da applauso, meritano per noi una particolare menzione Sobrino, davvero capace di esplorare le più sottili risorse timbriche del clarinetto (memorabile per dolcezza il ‘canto notturno’ che apre il Larghetto del quintetto mozartiano) , il primo violino Gunther Sanin, dal timbro raccolto e caldo, con un delicatissimo vibrato che si esalta nella trasognata delicatezza del duetto col clarinetto ad apertura dell’Adagio dell’opera brahmsiana, e la viola di Luca Pozza, magica nel fraseggio singhiozzante con cui, in dialogo col clarinetto, ha esposto il tema nella terza variazione dell’Allegretto finale mozartiano. I due bis proposti a conclusione della serata sono state due parafrasi per quintetto da arie celebri del Rigoletto e della Forza del destino, i cui autori non sono stati indicati da Sobrino che ha presentato i due pezzi: un ovvio omaggio a quella tradizione verdiana di cui l’Orchestra dell’Arena di Verona è tra i depositari più autorevoli, però la grande musica è un’altra cosa…Il pubblico, insolitamente numeroso, ha applaudito a lungo una serata che resterà tra i ricordi dei musicofili novaresi.

22 maggio Bruno Busca

ll Progetto Pollini alla Scala

Si è concluso ieri sera al Teatro alla Scala il "Progetto Pollini" con due rilevanti momenti musicali: il concerto della Ensemble musikFabrik diretta da Emilio Pomarico che ha eseguito un lavoro di Helmut Lachenmann denominato"..Zwei Gëfuhle " Musik mit Leonardo, per voce recitante ed ensemble e la terna delle ultime sonate di L.v.Beethoven con le opere 109, 110 e 111 e con Maurizio Pollini al pianoforte. I circa ventidue minuti del primo brano, lavoro di Lachenmann datato 1991-92, rappresentano un recupero di esperienze avanguardistiche precedenti, (anni '50 e '60) e hanno nella musica concreta un rilevante riferimento. La componente effettistica definita da un uso diverso della voce e degli strumenti tradizionali è cosa nota e forse da sempre poco apprezzata dal più vasto pubblico della "classica". Gli strumenti musicali tradizionali determinano anche "rumori" inseriti in un tutto sonoro ben congeniato e particolarmente legato al testo declamato dalla voce stessa di Lachenmann. Il brano contemporaneo ha determinato ieri sera un dissenso ben accentuato, anche se proveniente soprattutto dai piani alti del teatro. L'impossibile resa "piacevole" del difficile lavoro di Lachenmann è stata accentuata anche dal fatto che molti frangenti non erano ben percepiti in gran parte del teatro per i volumi sonori ridotti nei momenti più "concreti" del lavoro. La complessa e frammentaria architettura costruttiva difficilmente poteva essere intellegibile al primo ascolto. Ricordiamo il grande successo scaligero tributato recentemente ad un lavoro di Rihm, connazionale di Lachenmann, il pubblico in questo caso si è dimostrato molto disponibile verso la musica contemporanea! Ci ha pensato Maurizio Pollini a rendere oggettivamente piacevole la serata con un' ottima interpretazione di Beethoven. Il pianista milanese ha ancora una volta espresso la sua concezione interpretativa delle ultime sonate definite da rapidità discorsiva, sintesi e chiarezza espositiva. Ci sono sembrate migliori le op. 110 e 111 con un'eccellenza interpretativa nel secondo e ultimo movimento dell'ultima sonata. Qui abbiamo ritrovato il nostro Pollini, quello dove la luminosa chiarezza sonora unitamente al profondo ed espressivo pensiero rendono giustizia all'inarrivabile genio di Beethoven. Fragorosi e lunghi applausi ma nessun bis.

20 maggio 2014 Cesare Guzzardella

Il pianista Maurizio Baglini debutta al Viotti Festival

Debutto tutto mozartiano per Maurizio Baglini che sabato 24 maggio, al Teatro Civico di Vercelli, suonerà per la prima volta con la Camerata Ducale, diretta dal maestro Guido Rimonda. La serata prenderà il via, alle ore 21, con il Concerto n. 20 in re minore per pianoforte e orchestra KV 466 e proseguirà con la Sinfonia n. 36 in do maggiore ‘Linz’ KV 425. Composto nel 1785, il Concerto n. 20 in re minore è una tra le pagine più celebri e mature dell’intero catalogo mozartiano che mette in luce il virtuosismo del solista. Mentre la Sinfonia ‘Linz’, composta nel 1783 e presentata proprio nella città austriaca, mostra un Mozart proiettato verso la sinfonia per grande orchestra. Due partiture estremamente suggestive ritenute dei veri capolavori del genio salisburghese.Maurizio Baglini chiude gli appuntamenti pianistici di questa stagione. Nato a Pisa nel 1975 e vincitore a 24 anni del “World Music Piano Master” di Montecarlo, oggi è tra i musicisti più apprezzati sulla scena internazionale. La sua carriera vanta oltre 1200 concerti come solista e 900 di musica da camera in Europa, America, Asia, in sedi prestigiose quali la Salle Gaveau di Parigi, la Cappella Paolina del Quirinale e il Kennedy Center di Washington. Dal 2008 è il promotore del progetto “Inno alla gioia”, che lo porta da cinque anni ad eseguire in tutto il mondo la “Nona Sinfonia” di Beethoven nella “trascendentale” trascrizione per pianoforte di Liszt. Il suo vasto repertorio spazia da Byrd alla musica contemporanea, con riferimenti importanti a Chopin, Liszt e Schumann. I suoi CD più recenti sono pubblicanti per la DECCA. L’ultimo appuntamento con il Viotti Festival è per sabato 7 giugno con il concerto Omaggio a Trovajoli. Per informazioni consultare il sito www.viottifestival.it, oppure contattare lo staff del festival telefonicamente o via e-mail (011 75.57.91 | biglietteria@viottifestival.it).

2o maggio dalla redazione

Angela Gheorghiu alla Scala

Il recital del celebre soprano rumeno Angela Gheorghiu, tenuto al Teatro alla Scala ieri sera, era un evento atteso essendo anche un recupero della Stagione 2012-2013. La Gheorghiu è stata accompagnata dall'ottimo pianista Jeff Cohen in un programma intenso dove tra brani più noti di Rameau, Martini, Bizet, Fauré, Massenet, Debussy, Chopin e Rachmaninov, emergevano rarità di Enescu, Mezzetti, Dragoi, Dima, Negrea, Brediceanu, Stefanescu e Caudella. La seconda parte del bellissimo recital, su autori prevalentemente rumeni, ha trovato una lunghissima coda nei sette bis concessi dallo stravagante soprano che per l'occasione ha utilizzato anche le pause solistiche di Jeff Cohen per indossare ben quattro abiti, i primi due di eleganza raffinata, il terzo, in corrispondenza dei brani rumeni, di taglio folcloristico e per ultimo, un aderente e ancora elegante vestito. Le notevoli abilità di accompagnatore del pianista le abbiamo ritrovate anche nei brani eseguiti in solitaria: il celebre Notturno postumo in do diesis minore di Chopin e le note Danze popolari rumene di Bela Bartòk eseguite prima del lungo finale. I lievi problemi d'intonazione del primo brano, Le grillon di Rameau, sono stati subitaneamente superati nei brani successivi, con un crescendo nella qualità interpretativa man mano che ci si avvicinava ai bis. Il bellissimo, caldo ed intenso timbro della Gheorghiu ha rivelato efficaci sinergie con il pianoforte di Cohen, attento ad ogni dettaglio espressivo. Belli tutti i brani dei francesi e valida l'interpretazione del noto Studio di Chopin Tristesse nella rivisitazione testuale di Litvinne. Ma è nella seconda parte della serata che Angela ha dato il meglio, partendo da Languir me fais di George Enescu, passando per il bellissimo Le gemme di Martian Negrea, sino agli incantevoli e folclorici tre brani di Tiberiu Brediceanu: Chi mi sente cantare.., Sotto i fiori mi cullavi... e Giovanotto, per i tuoi occhi..Ma ricordiamo anche Giovincella del monte di George Stefanescu. In questi autori la Gheorghiu ha raggiunto vertici anche attorialmente. Intensi ed espressivi i sette bis concessi con vette in Io son l'umile ancella da Adriana Lecouvreur di Cilea, in Ideale di Tosti, O mio Babbino caro da Gianni Schicchi di Puccini e un'aria popolare rumena dal sapore orientale ed interpretata magistralmente da Angela. Grande successo con interminabili applausi.

17 maggio 2014 Cesare Guzzardella

Rudolf Buchbinder per la Società dei Concerti in Conservatorio

Sempre atteso dal pubblico della Società dei Concerti il pianista viennese Rudolf Buchbinder. La sua integrale delle sonate pianistiche di Beethoven è proseguita mercoledi' sera in Sala Verdi con cinque lavori tra i piu'conosciuti: nella prima parte le Op.22, 49 n.2 e la celebre Op.13 "Patetica", dopo il breve intervallo l'Op. 79 e la nota Op.53 "Waldstein". Ancora una volta rileviamo la completa interiorizzazione del materiale musicale beethoveniano con una resa interpretativa valida che mostra chiaramente la classicità viennese. I movimenti delle sonate, eseguiti rapidamente, dimostrano la notevole capacità di sintesi del pianista, non disgiunta da una complessiva resa stilistica ed espressiva certamente di alta qualità. Specie nelle sonate più giovanili, Buchbinder ha mostrato il lato più viennese dell'interpretazione. Il dosaggio delle timbriche è stato indubbiamente rilevante. Gli andamenti molto rapidi meriterebbero, in alcuni frangenti, rallentamenti per un maggiore respiro del fraseggio, Il bis con il finale della nota sonata Appassionata ha ancora una volta mostrato l'altezza di un interprete importante che ha entusiasmato il numeroso pubblico presente in sala. Lunghi ed intensi applausi.

16 maggio 2014 Cesare Guzzardella

Enrico Dindo conclude il ciclo delle Suite di Bach al "Quartetto"

Il violoncellista torinese Enrico Dindo ha concluso ieri sera in Conservatorio il ciclo delle Suite per violoncello solo di J.S.Bach. Con i numeri pari 2-4-6, eseguiti senza intervallo, il grande cellista, ex primo solista scaligero e poi vincitore di importanti concorsi internazionali tra cui nel 1997 l' importante  Rostropovich di Parigi, ha terminato l'esecuzione di questi capolavori di inventiva e di fantasia del grande compositore tedesco. Composti intorno al 1720, le sei suite sono strutturate in sei movimenti: un Prelude, una Allemande, una Courente, una Sarabande, una Giga e prima di quest'ultimo movimento,  un Minuet o una Bourrée o una Gavotte tutte in due parti. La predominanza melodica delle Suites è ben sostenuta da una rilevante e pregnante componente armonica   che rende questi lavori strutturalmente completi. Alle grandi architettire costruttive si aggiungono i riferimenti popolari di molti movimenti di danza dal quale Bach ha tratto spunto. Splendide le interpretazioni proposto da Dindo con un' eccellenza nella Suite n.6  in re maggiore, dove la sintesi del materiale proposto, unitamente ad una valenza espressiva che ha pochi rivali d'interpreti al mondo, hanno reso questo concerto di altissimo livello e certamente da ricordare. Interminabili gli applausi e come bis Dindo dice "Cominciamo da capo ..." ed esegue il Prelude iniziale  della Suite in sol maggiore n.1.  

14 maggio 2014    Cesare Guzzardella

Uno Chopin intimista per Enrico Pompili alle Serate Musicali

Un ottimo Chopin quello ascoltato ieri sera in Consevatorio per Serate Musicali. Il pianista bolzanese Enrico Pompili, vincitore di importanti Concorsi Internazionali e appassionato interprete di musica di fine Novecento e contemporanea, ha eseguito in Sala Verdi i due noti concerti di Frederic Chopin, l'Op.11 in mi minore e l'Op.21 in fa minore, accompagnato dalla formazione orchestrale Milano Classica in una dimensione particolarmente cameristica diretta da Yoichi Sugiyama. L'interpretazione di Pompili, lontana dai colori polacchi dei grandi interpreti, ha trovato comunque una valida ragione di essere specie nei momenti ancora più lirici dei movimenti centrali. Il suono delicato, profondo ed intensamente lirico sia della Romanza che del Larghetto centrali ha trovato grande espressività in ottima sinergia con l'orchestra ottimamente diretta da Sugiyama. Di eccellente livello il bis proposto da Pompili con Schumann e il suo Mignon. Da ricordare

13 maggio 2014 Cesare Guzzardella

La Camerata Ducale al Viotti di Vercelli

Ieri sera, 10 maggio, nel cielo di Vercelli si è librata la voce di un angelo: così fu definito dal violinista e compositore settecentesco G. B. Somis il suono dello Stradivari del 1721 oggi in possesso del violinista e musicologo italiano G. Rimonda, fondatore e direttore della Camerata Ducale, che ormai da sedici stagioni organizza nella città piemontese il Viotti Festival, con gli anni divenuto una delle realtà più solide e prestigiose della vita musicale piemontese e noto ormai anche fuori dei confini della regione ( e della nazione!). Sia in veste di esecutore, sia in quelle di studioso, Rimonda ha fin dagli inizi della propria attività legato il suo nome alla riscoperta dell’opera di un violinista e compositore italiano (piemontese anche lui) a lungo ingiustamente sprofondato in un quasi totale oblio, ma che è senza dubbio alcuno uno dei più grandi compositori per violino italiani di tutti i tempi e certamente il più grande, prima che si accendesse nel firmamento l’astro di Paganini: parliamo di G. B. Viotti (1755.1824), che, a parte qualche episodica eccezione, e nonostante il giudizio ammirato di un Brahms, non ha mai goduto presso i grandi interpreti della gloria, che pure avrebbe meritato. E’ proprio grazie a Rimonda che in questi anni si è assistito ad una ripresa d’interesse per la musica del compositore piemontese, di cui è testimonianza la registrazione integrale che la casa discografica Decca ha affidato a Rimonda stesso e alla sua Camerata, giunta, se non andiamo errati, al terzo CD. E appunto su due dei più importanti fra i ventinove concerti per violino e orchestra di Viotti, il n. 19 in sol minore (1791) e il n. 24 in si minore (1795) era impaginato il concerto di ieri sera. Per entrare nello spirito della musica di Viotti è preziosa la metafora che lo stesso Rimonda ha usato nel presentare al pubblico i due concerti: il suono dell’orchestra è come il palcoscenico di un teatro su cui si esibisce, protagonista assoluto, il violino. Il primo tempo del tipico concerto viottiano si apre con un’introduzione orchestrale maestosa, spesso di piglio ‘militare’, sorta di solenne sipario che, alzandosi, prepara l’ingresso dello strumento solista. Al posto dello sviluppo dell’Allegro in forma sonata del concerto classico, si ha un’alternanza solo-tutti, con una struttura sostanzialmente a ritornelli, che è il tratto ancora ‘arcaizzante’ dello stile compositivo di Viotti, palesemente legato a schemi formali di ascendenza corelliana. Ma la particolarità della musica del Maestro piemontese, che la riscatta dal rischio sempre incombente della monotonia, è la finezza, spesso davvero straordinaria, con cui Viotti elabora i temi, principali e secondari, per sfruttarne al massimo tutte le potenzialità espressive. A questo fine, oltre a varie modifiche della tessitura armonica e melodica del tema, hanno un ruolo decisivo il sapiente sfruttamento dei diversi colori orchestrali e, soprattutto, quello che possiamo definire il ‘gesto retorico’ dell’interprete, cioè la capacità di dare voce adeguata a quella vena sentimentale, di effuso e malinconico patetismo, che è la cifra inconfondibile del miglior Viotti: nelle ampie, fluide e tenere arcate tematiche di Viotti, specie nei tempi lenti centrali, presagisci già la grande romanza ottocentesca. Si aggiunga a questo, naturalmente, una dose abbondante di virtuosismo tecnico, soprattutto nelle cadenze e nei tempi finali, di solito in forma tipica di Rondò, con stremanti doppie corde, da mettere alla prova dita d’acciaio. Ebbene di questa musica Rimonda è interprete impareggiabile, davvero superbo: a parte la perfezione tecnica anche dei passaggi più impervi (terribile è il finale del concerto n. 24), Rimonda è bravissimo nella gestione delle dinamiche, il cui incessante mutamento è parte essenziale del linguaggio viottiano. Ma, ovviamente, dove Rimonda dimostra la sua classe superiore è nel suono: dal suo magico Stradivarius trae, con una cavata di limpidezza incantevole, il miele di una melodia che ammalia l’ascoltatore, trasportandolo in uno spazio sonoro tra i più affascinanti tra quelli creati dalla musica per violino di tutti i tempi. I due concerti di Viotti erano incorniciati da altri due numeri. Dapprima, ad aprire la serata, la consueta rarità settecentesca offerta dalla Camerata al suo pubblico: l’Ouverture dall’opera Il Giuseppe riconosciuto di Boccherini (1765), di cui, per dirla con le note del programma di sala, è una vera chicca il soavissimo Lento centrale. A chiudere il concerto, invece, un vero e proprio tour de force virtuosistico, il Tema e variazioni per la Granduchessa di Parma di Paganini, una vera orgia di doppie corde, acrobatici pizzicati della mano sinistra, armonici artificiali. Dopo il bis, Separation di de Beriot, Rimonda è stato seppellito da un lungo fiume di applausi, strameritati. Da ricordare.

11 maggio Bruno Busca

Edoardo Zosi e Igor Levit per la Societa dei Concerti

E' un violinista maturo Edoardo Zosi, un solista particolarmente limpido timbricamente e con una cifra stilistica molto italiana. Il concerto di mercoledì sera lo vedeva insieme al noto pianista Igor Levit per un impaginato tutto brahmsiano, con le note tre sonate per violino e pianoforte op. 78, op.100 e op. 108 e un bis ancora di Brahms, lo Scherzo dalla Sonata F.A.E.. A proposito, proprio mercoledì 7 maggio ricorreva la nascita del grande amburghese e questo è stato ricordato dal dott. Mormone al numeroso pubblico intervenuto. Ottima la sinergia di Zosi con i colori pianistici di Levit. Il pianismo di Levit è giocato su un eccellente equilibrio delle dinamiche, con chiarezza e controllo attento dei volumi sonori. Anche Zosi ci è sembrata particolarmente controllato nel proporre i noti temi sonatistici e la resa complessiva dei due giovani strumentisti ci è apparsa stilisticamente elegante e molto classica. La mancanza di slanci virtuosistici e di certo pathos romantico è forse il limite di queste comunque valide esecuzioni. Molto bene per la maggiore incisività la Sonata n. 3 e il bis della F.A.E. dove i due bravissimi interpreti ci sono apparsi piu "disinibiti". Grande successo di pubblico e lunghi applausi al termine.

09-05-2014 Cesare Guzzardella

Jan Lisiecki per la Società del Quartetto

Un concerto dedicato a Frederic Chopin quello sostenuto ieri sera in Conservatorio dal giovane pianista canadese Jan Lisiecki. La splendida serata musicale organizzata dalla Società del Quartetto ha trovato un interprete di grande spessore musicale nel diciannovenne solista, figlio di polacchi, e con la musica chopiniana nel sangue. I 24 Preludi op.28 sono stati preceduti dal Grande valzer brillante op.18 nella prima parte. Dopo l'intervallo il travolgente Studio n.12 dell'op.10 ha preceduto i tre delicati e intimisti Notturni op.9 e i tre più estroversi Valzer op.64 per arrivare al più celebre dei Notturni postumi quello in do diesis minore. L'Andante spianato e la Grande polacca brillante op.22 hanno concluso il programma ufficiale e nel bis ancora uno Studio, il n.1 op.25 ha strappato interminabili applausi. E'indubbiamente un bravissimo pianista Lisiecki, eccellente e raffinato in molti frangenti. Il tocco asciutto, preciso ed essenziale, unito ad andamenti spesso rapidi hanno caratterizzato la sua complessiva equilibrata interpretazione. I Preludi sono brani difficili nell'equilibrio complessivo e Lisiecki ne ha eseguiti molti impeccabilmente e con personalità. La seconda parte ha trovato brani di alto livello interpretativo soprattutto nel secondo e terzo notturno dell'op.9 con momenti di intenso ed espressivo lirismo e nei tre valzer eseguiti con raffinatezza melodica e calibrate armonie. Intenso il celebre Notturno postumo. Uno Chopin con modalità spesso innovative in un contesto stilistico definito ma con ancora potenziali futuri. Un pianista giustamente molto in carriera che bisogna assolutamente riascoltare. Successo di pubblico.

7 maggio 2014 Cesare Guzzardella

Riccardo Chailly alla Scala per il "Ciclo Strauss"

Seconda serata al Teatro alla Scala per il Ciclo Strauss, l'importante iniziativa del Teatro alla Scala per commemorare i 150 anni dalla nascita di Richard Strauss. Sul podio, questa volta, il milanese direttore d'orchestra Riccardo Chailly interprete con la Filarmonica scaligera di due poemi sinfonici del grande compositore, Tod und Verklarung op.24 e Till Eulenspiegels lustige Streiche op. 28 e dei Vier letzte Lieder, inframezzati da un brano commissionato dalla Scala al compositore tedesco Wolfgang Rihm denominato Transitus. Particolarmente efficaci l'interpretazioni di Chailly in Strauss, definite da limpide sonorita e giusta scelta dei tempi. Valida la corposa timbrica del soprano Anja Harteros (foto) nei noti ultimi quattro lieder di Strauss. Il brano di Rihm, compositore particolarmente conosciuto ed eseguito nel mondo, è un unico movimento complesso, ricco di tematiche e costruito su una stratificazione di piani sonori. L'influenza di una certa scuola tedesco del Novecento alla Hindemith risulta evidente sia per il rigore stilistico che per la chiarezza espositiva del ricco materiale proposto. La solida architettura costruttiva vede un efficace uso della tonalità in molte parte delle sequenze esposte. Il brano ha una ricchezza di contrasti con momenti di fantasiosa inventiva tematica e timbrica che devono molto anche alla musica di Strauss. Lunghi applausi al termine con il compositore (foto) sessantaduenne sul palco. Prossimo concerto del Ciclo per il 14 giugno con la Filarmonica diretta da Esa-Pekka Salonen, due poemi di Strauss e un brano di Luca Francesconi "Dentro non ha Tempo" in memoria di Luciana Abbado Pestalozza. Da non perdere.

6 maggio 2014 Cesare Guzzardella

Simone Pedroni a Novara

Il pianista novarese Simone Pedroni, classe 1969, primo premio van Cliburn 1993, è uno di quei solisti cui, per qualche caso misterioso, non arride tutta la fama che pure meriterebbero, sicché il loro nome non compare agli onori delle cronache musicali con quel rilievo che l’ascoltatore si aspetterebbe. Era questa la convinzione diffusa in tutti i musicofili novaresi accorsi numerosissimi al concerto tenuto da Pedroni ieri sera, 5 maggio, nella sala del Cinema teatro Sacro Cuore della città piemontese. I suddetti musicofili si domandavano anche, e per l’ennesima volta, come mai un bravo pianista di Novara, e che a Novara risiede, non suoni mai nel luogo istituzionale della vita musicale della sua città, il Teatro Coccia, ma sia costretto a esibirsi in sedi, diciamo così, marginali…La serata musicale si inseriva nel progetto Passio, un’iniziativa promossa da alcuni anni da associazioni religiose di Novara nel periodo pasquale, che propone varie esperienze culturali ed artistico-musicali, secondo una prospettiva che punta a valorizzarne il significato spirituale cristiano. Questa premessa era necessaria per comprendere la particolare impostazione della serata. Chiamato a eseguire i Quadri di un’esposizione di Mussorgskij, Pedroni l’ha introdotta con una vera e propria ampia lezione sul significato simbolico di questa singolare e misteriosa suite per pianoforte, un vero unicum (a parte somiglianze del tutto vaghe ed esteriori con i polittici di Schumann) nel panorama del pianismo ottocentesco. Pedroni, che è persona di fervide convinzioni religiose, ha identificato il simbolismo profondo del capolavoro di Mussorgskij nel percorso spirituale dell’uomo dal peccato alla redenzione, in cui il refrain della Promenade rappresenterebbe l’errare ansioso dell’uomo alla ricerca di una meta, che dopo un travaglio drammatico, di cui Pedroni ha analizzato ogni singola tappa, approda infine all’esaltante riconciliazione con Dio nel festoso scampanio dell’ultimo quadro, La grande porta di Kiev. Osserviamo da parte nostra che pretendere di attribuire a tutti costi a un’opera di musica strumentale precisi significati ( religiosi, civili o quant’altro) può condurre a forzature inaccettabili, ma dobbiamo riconoscere che la proposta di Pedroni non è priva di fascino e di momenti di analisi davvero stimolanti. Venendo all’esecuzione, diciamo senz’altro che quella del pianista novarese è stata di ottima qualità. Anzitutto degno d’ammirazione il fraseggio, con il quale Pedroni ha saputo calibrare con sapienza e pulizia di suono le diverse linee timbriche della partitura, appoggiandosi ad un tocco molto duttile, capace di aderire ai continui cambiamenti dinamici, dal pianissimo più delicato al più percussivo e martellante fortissimo. Ma è soprattutto nella resa del tipico suono mussorgskiano che Pedroni è stato grande interprete, grazie anche ad un accorto uso del pedale: dalla sua tastiera è uscito ieri sera un bellissimo suono ‘lunare’, magro, secco, fedele alla particolare tecnica pianistica di Mussorgskij, che non scolpisce il suono, ma lo incide come un graffito, limitando fortemente il peso del braccio come fonte di sonorità. Un suono che ha avuto il suo momento più suggestivo nella sezione Catacombae, in cui davvero gli ascoltatori hanno avuto l’impressione di un “descensus ad inferos”, scandito da una musica inquietante, scarnificata e ridotta ad una lugubre parvenza fantasmatica di striduli suoni. Eccellenti anche i due bis, entrambi da Rachmaninov. Lunghi applausi hanno salutato un concerto che merita di essere ricordato tra gli “eventi” della vita culturale di quest’anno a Novara.

6 maggio Bruno Busca

APRILE 2014

Natalia Gutman ed Elisso Virsaladze alle Serate Musicali

È un duo di grandi qualità interpretative quello ascoltato ieri sera in Conservatorio per Serate Musicali. La violoncellista Natalia Gutman e la pianista Elisso Virsaladze suonano assieme da decenni e fanno parte di quella celebre scuola musicale russa che ha reso celebri artisti come Rostropovic o Richter. Avendo entrambe suonato con questi inarrivabili interpreti possiamo immaginare quale sia il livello interpretativo ascoltato ieri nell'interessante programma che vedeva accostato al più eseguito brano di Beethoven, la Sonata per cello e pianoforte in sol. minore n.2 op.5, due più rare sonate come quelle di Mendelssohn, l'op.45 n.1 in si bem. maggiore e quella di Rachmaninov in sol minore op.19. Si rimane sbalorditi dell'ottima sinergia delle due interpreti da anni presenti alle Serate di Fazzari. La perfezione virtuosistica e la capacità di pesare il suono della Virsaladze ha trovato splendida sintonia con la melodicità del Guarneri del Gesù della Gutman. La concentrazione totale delle due interpreti, con un violoncello che a memoria intonava la linea melodica anche nei passaggi più impervi della non facile sonata di Rachmaninov, ha permesso una qualità interpretativa complessiva di alto livello. Un Beethoven doc, un Mendelssohn brillantemente romantico e la sorpresa di un Rachmaninov giovanile che partendo da influssi romantici brahmsiani nel Lento e Allegro moderato iniziale, ritrovava una autenticità compositiva nel bellissimo Andante sottolineato nella linea melodica da una chiarissima Elisso e uno stravolgente Allegro mosso finale eseguito virtuosisticamente da entrambi le interpreti. Interminabili gli applausi al termini, con omaggi floreali ma nessun bis. Da ricordare.

29 aprile 2014 Cesare Guzzardella

Gaetano D'Espinosa e Giuseppe Albanese all'Auditorium con la Sinfonica Verdi

Nel bel programma della Sinfonica Verdi troviamo da ieri programmati in differenti serate, i cinque concerti per pianoforte ed orchestra di L.v.Beethoven. Ieri sera, con replica domenica pomeriggio, è stato eseguito il Concerto n.1 in Do maggiore op.15. A completamento del programma un importante brano di Béla Bartók quale il Concerto per orchestra (1944). Al pianoforte solista nel concerto il calabrese Giuseppe Albanese. L'interpretazione ascoltata del brano del grande tedesco ci è apparsa di ottima fattura con adeguato equilibrio tra la parte orchestrale e quella solista. Albanese ha rivelato chiarezza espositiva di alto livello e corretto equilibrio nel proporre gli elementi armonici e melodici. intensamente espressivo il Largo centrale. Virtuosistico e avvincente il bis proposto di Carl Maria von Weber con il Rondò finale della Prima Sonata. La direzione del direttore palermitano D'Spinosa ci è sembrata molto dettagliata e particolarmente trasparente nel bellissimo lavoro del musicista ungherese. Il brano in cinque movimenti appartiene al periodo americano di Bartók iniziato alla fine del 1940 poco prima dell'entrata in guerra dell'Ungheria. Il lavoro eseguito per la prima volta a New York nel 1944 rappresenta un ritorno a stilemi più tradizionali del musicista anche se molto personalizzati e legati alla tradizione popolare magiara, come nel vitale Finale. Molto bella l'esecuzione della Sinfonica Verdi. Domenica 27 aprile ultima replica. Da non perdere.

26 aprile 2014 Cesare Guzzardella

Un ciclo di concerti per commemorare Richard Strauss alla Scala

È iniziato al Teatro alla Scala un ciclo di concerti dedicati a Richard Strauss in occasione dei 150 anni dalla nascita. I programmi prevedono più lavori del grande compositore tedesco intervallati da brani di musicisti contemporanei viventi quali quelli del francese quarantenne Bruno Mantovani, del tedesco Wolfgang Rihm e dell'italiano Luca Francesconi. Tre brani, uno per ogni compositore, sono stati commissionati dal Teatro alla Scala e tutti presentano relazioni evidenti con la musica del grande musicista- direttore, anche per l'utilizzo di una grande orchestra. Il concerto inaugurale ha visto, ieri sera, l'esecuzione di due poemi sinfonici di Strauss quali Macbeth op.23 e Ein Heldenleben (Vita d'eroe) op.40, intervallati da Schlemihl di Mantovani. Alla direzione della Filarmonica della Scala il francese Philippe Jordan. Mentre Macbeth, primo poema sinfonico di Strauss, è stato composto in età giovanile pur evidenziando caratteristiche personali, Ein Heldenleben, composto a ridosso del '900, è un lavoro di piena maturità straussiana con molti elementi anticipatori di modalità compositive più avanguardistiche. In entrambi i poemi - il secondo è come una grande sinfonia di circa 50 minuti in un unico movimento -Jordan ha centrato il segno attraverso una direzione energica, sensuale e ben equilibrata. Segnaliamo nell'Op.40 la raffinata interpretazione del primo violino scaligero Francesco De Angelis, che nel lavoro ha ruolo primario. Particolarmente riuscito il brano orchestrale di Mantovani. Il compositore francese, noto in Francia e particolarmente eseguito in tutta Europa, ha studiato al Conservatorio parigino e seguito corsi all'IRCAM e ha ereditato dalla scuola francese contemporanea rigore stilistico sia nella perfetta divisione temporale che nell'approfondita conoscenza delle timbriche strumentali. Le modalità di utilizzo degli strumenti nelle diverse sezioni orchestrali escono sovente dalla tradizione e vengono dispiegate in una ricerca sonora raffinata e trasparente che trova riferimenti in molti compositori, dal ' 900 in poi, partendo naturalmente da Strauss per il sapiente uso dei piani sonori e per il modo concertato di comporre, fino ad arrivare a certo spettralismo dei tempi più recenti. Molto convincenti le minuziose timbriche degli strumenti sia per la restituzione effettistica che per la migliore valenza melodica ed armonica. I numerosi premi internazionali vinti in questi anni dal compositore francese testimoniano l'efficacia di una scrittura musicale di alta qualità e di immediata presa. Il prossimo concerto per il Ciclo Strauss è previsto per il 5 maggio con il direttore Riccardo Chailly che dirigerà due poemi di Strauss, l' op.24 e l' l'op.28 e i Vier Letzte Lieder inframezzati dal brano Transitus di Rihm. Voce solista nei lieder il soprano Anja Harteros. Da non perdere.

24 aprile 2014 Cesare Guzzardella

Les Troyens di Hector Berlioz alla Scala

Si tratta di una delle messinscene più convincenti di questi anni quella cui abbiamo assistito ieri sera al Teatro alla Scala. Les Troyens, grande opera di Hector Berlioz, è in cinque atti su libretto del medesimo compositore francese. Oltre quattro ore di grandiosa musica che con gli intervalli rende lo spettacolo di cinque ore e trenta minuti.... e che spettacolo!! Il lavoro non è nuovo essendo una co-produzione della Scala con il Royal Opera House di Londra, il Wiener Staatsoper e il San Francisco Opera ed essendo arrivato in Italia ora, dopo avere ottenuto grandi successi altrove. La messinscena di David MacVicar, con le scene di Es Devlin, i costumi di Moritz Junge, le importanti luci di Wolfgang Gobbel e la rilevante coreografia di Lynne Page, ha soddisfatto pienamente il pubblico presente, grazie anche alla splendida direzione di Antonio Pappano, il direttore anglo-italiano che ha trovato in questa complessa ed entusiasmante partitura un luogo musicale privilegiato per esprimere le sue enormi potenzialità direttoriali. Ricordiamo che Berlioz è stato oltre che compositore anche un valente direttore d'orchestra, conoscitore di ogni potenzialità timbrica degli strumenti e la sua più importante opera, Les Troyens, è come una grande sinfonia che utilizza in modo mirabile anche le voci soliste e il coro. Ottimo il cast vocale, con tre punte d'eccezione rappresentate da Anna Caterina Antonacci in Cassandra, Daniela Barcellona in Didone e Gregory Kunde in Enea. Questi ultimi bravissimi nel memorabile duetto Nuit d'ivresse del quarto atto. Molto bravi, tra gli altri, anche Giacomo Prestia, Narbal, e Shalva Mukeria in Iopas con una mirabile O blonde Cérès. Un plauso al bravissimo Bruno Casoni per la preparazione del coro. Ultime repliche per il 26 e 30 aprile. Assolutamente da non perdere.

23 aprile 2014 Cesare Guzzardella

Il Quartetto di Cremona ha concluso il ciclo dedicato a L.v.Beethoven

Serata importante quella di ieri sera in Conservatorio per la Società del Quartetto. Il Quartetto di Cremona, probabilmente la migliore formazione quartettistica italiana, ha concluso il ciclo dei quartetti beethoveniani con due capolavori del maestro tedesco quali l'op.130 e l'op.132, rispettivamente i Quartetti n.13 e n.15. Ancora una volta siamo rimasti stupiti del rigore stilistico e dalla perfetta sintonia dei quattro cameristi che ricordiamo essere: Cristiano Gualco, primo violino, Paolo Andreoli, violino, Simone Gramaglia, viola, Giovanni Scaglione al violoncello. È dall'anno 2000 che suonano insieme e hanno avuto tra i maestri Piero Farulli del celebre Quartetto Italiano e Hatto Beyerle dell'Alban Berg Quartett. Oltre al fondamentale repertorio di Mozart, Beethoven o Schubert, il Quartetto esegue costantemente musica contemporanea ed ha in repertorio lavori di Vacchi o Ferrero, per citare due italiani. Il concerto di ieri, in una Sala Verdi colma di attenti ascoltatori, era dedicato ad Etta Rusconi che col marito Giancarlo hanno sostenuto per decenni l'attività della storica Società. La raffinatezza delle sonorità ascoltate ha avuto momenti di grande tensione emotiva. Gli ultimi quartetti di Beethoven, di non facile ascolto per la complessa ed articolata costruzione melodico-armonica, rappresentano la summa compositiva del musicista di Bonn e, come giustamente ha detto al termine il cellista Scaglione, solo pochi lavori possono avvicinarsi a questi esiti compositivi. Tra questi troviamo la forza espressiva del movimento "Andante con moto" della schubertiana "La morte e la fanciulla" eseguito come bis ed ascoltato in solenne silenzio dai fortunati presenti. Le vette melodiche del primo violino e del violoncello e l'equilibrio complessivo ottenuto con gli altri strumentisti hanno portato a vertici estetici unici. Un concerto da ricordare. Prossimo appuntamento per il 6 maggio con il pianista Jan Lisiecki.

16 aprile 2014 Cesare Guzzardella

Un importante premio discografico per il pianista Andrea Bacchetti

È un grande specialista del repertorio barocco il pianista genovese Andrea Bacchetti. Recentemente ha vinto un importante premio discografico all'International Classic Music Award 2014 quale interprete di musica barocca con un Cd dedicato a Domenico Scarlatti. Un disco importante dove vengono eseguite alcune Sonate del maestro napoletano tratte da manoscritti originali restaurati. Dieci sono le sonate inserite nel bellissimo cd RCA-Sony Music, al quale si aggiunge un bonus con quattro sonate di un grande contemporaneo di Scarlatti, anche se più giovane, quale Antonio Soler. Il modo di interpretare del pianista italiano, tra i massimi interpreti viventi del repertorio barocco, lo abbiamo conosciuto in questi anni frequentando le sale da concerto ed ascoltando oltre a Scarlatti grandi compositori come Bach, Galuppi o Benedetto Marcello, per citare i più frequentati. La sua tecnica precisa che definisce una timbrica chiara, espressiva e ricca di equilibrio nelle dinamiche, rimane sempre evidente. La scioltezza esecutiva che ben si addice al repertorio barocco, nato per clavicordo o clavicembalo e nobilitato poi con il moderno pianoforte, è ben rivelata nelle esecuzioni del Maestro Bacchetti che ricordiamo anche in altre pubblicazioni discografiche uscite sempre per la Sony Music come quelle dedicate alle sonate di Benedetto Marcello, autore meno frequentato dal concertismo internazionale, ma degno di grande attenzione. Anche in questa registrazione uscita per la serie "La tastiera italiana" Bacchetti dimostra di avere ogni qualità per evidenziare le modalità tipiche del barocco italiano. Il bellissimo fraseggio e i corretti accenti definiscono momenti musicali sempre di alto valore estetico. Da alcuni anni Bacchetti coadiuvato dal musicologo Mario Marcarini, ricerca nelle più importanti biblioteche italiane, da Venezia a Napoli o Firenze, materiale inedito dell'interminabile produzione italiana e la realizzazione di questi Cd è un'importante testimonianza di come il repertorio italiano sia fondamentale per comprendere le origini della musica strumentale e l'enorme influenza esercitata su tutti i compositori europei. Complimenti ad Andrea per i premi e la sua intelligente attività e.....ascoltiamo i suoi splendidi Cd Sony Music.

15 aprile 2014   Cesare Guzzardella

Yevgeny Sudbin alle Serate Musicali

È da alcuni anni che il pianista russo Yevgeny Sudbin è ospite in Conservatorio di Serate Musicali. I programmi sono particolarmente vari con brani spesso virtuosistici e di non semplice resa artistica. Ieri sera, in Sala Verdi, di fronte ad un pubblico purtroppo non particolarmente numeroso, ha eseguito musiche di Scarlatti, Shostakovich, Rachmaninov, Scriabin, Mozart/Sudbin e uno firmato interamente da lui. La prestazione, complessivamente di alto livello, è stata rilevante sia nei brani di Scarlatti che in quelli più virtuosistici come le due complesse Sonate di Scriabin, la n. 5 op.53 e la n.9 op. 68. Quattro le Sonate di Scarlatt' eseguite, alcune molto note e rese celebri dal grande Horowitz come la K 466 o la K 27. Anche i brani di Rachmaninov scelti sono stati cavalli di battaglia di Volodia quali i Preludi op.32 n. 5 e n.12 e l'op. 23 n.5. Subdin, con tecnica e forza sorprendenti, ha suonato bene ed in modo raffinato tutti i brani ma è probabilmente con le due Sonata di Scriabin che ha rilevato maggiormente le notevoli qualità interpretative e le affinità estetiche con gli autori russi. Premiato da alcune riviste in passato per l'incisione di un disco dedicato interamente a Scriabin ha infatti dimostrato sintonia espressiva con questo difficile ma geniale compositore. Validi anche i suoi due lavori: una equilibrata trascrizione del Lacrimosa di Mozart e un suo efficace stravolgimento del celebre Minute di Chopin che per qualità virtuosistiche ricorda certo Godowski. Due i bis concessi: una efficace Ballata di Chopin, la terza, e ancora Scriabin. Bravissimo. Lunghi applausi al termine. Da ricordare.

15 aprile 2014  Cesare Guzzardella

Il Ring di Wagner- Maazel in Auditorium

È certamente di sicuro interesse il programma ascoltato ieri pomeriggio in Auditorium con la Sinfonica Verdi diretta da Zhang Xian. Il noto direttore d'orchestra, nonchè violinista e compositore, Lorin Maazel, circa 25 anni orsono (1987) trascriveva per orchestra, con una riuscita rielaborazione, le parti più note della Tetralogia di Richard Wagner con la nuova denominazione "Der Ring ohne Worte". Ascoltare i momenti strumentalmente più imponenti del grande capolavoro wagneriano unendo in un'unica grande suite orchestrale le diverse sequenze tratte dalle Ouverture o dai Leitmotiv della Tetralogia con gli incisi e le timbriche molto personali del grande tedesco è stata un'esperienza unica che può essere apprezzata maggiormente dagli amanti della musica wagneriana. Eccellente la direzione della Xian, alla guida della Sinfonica Verdi, che ha sottolineato ogni dettaglio timbrico delle diverse sezioni orchestrali con una particolare resa negli ottoni e nelle percussioni spesso in primo piano.

14 aprile 2014. C.G.

Il violinista Andrey Baranov all'Auditorium milanese

Il concerto per la Gioventù Musicale d'Italia ascoltato questa mattina in Auditorium vedeva un eccellente violinista russo quale Andrey Baranov. Vincitore nel 2012 di un prestigioso Concorso Internazionale quale il Regina Elisabetta di Bruxelles e di molti altri rilevanti concorsi, si è presentato sul palcoscenico milanese con l'ottima pianista Maria Baranova, sua sorella, per interpretare brani di Messiaen, Bee5thotven, Ravel e Saint-Saens. Il Tema e variazioni del primo francese ha introdotto il concerto rilevando subito la bellissima timbrica del violino di Baranov. Il brano di Messiaen, tipico del musicista per la trattazione armonica pianistica e molto francese nella cifra melodica, ha trovato la morbida ed incisiva cavata del russo in ottima sinergia con la Baranova. Il secondo brano proposto è un cavallo di battaglia dei maggiori virtuosi dello strumento ad archetto: La Sonata n. 9 op.47 "A Kreutzer" del grande tedesco. Valida l'interpretazione ascoltata con uno splendido violino e un ottimo pianoforte specie nel movimento centrale, quello con le delicate variazioni. Il terzo brano in programma, la Sonata n.1 , quella postuma di Maurice Ravel ci hanno rilevato ancora le misurate ed espressive qualità del duo. E' con il brano finale, l'Introduzione e Rondò capriccioso op.28 di Camille Saint-Saens e con il bis proposto di Pablo de Sarasate, che abbiamo trovato la migliore sinergia tra i due fratelli musicisti. Il delicato ed espressivo tocco violinistico, mediato da un bellissimo vibrato ed una eccellente intonazione, e la scorrevole esecuzione pianistica, hanno permesso la riuscita dei due noti capolavori virtuosistici che hanno concluso il bellissimo concerto. Unica pecca della mattinata la presenza di pochi ascoltatori -qualche decina- ma almeno veramente fortunati.

13 aprile 2014 Cesare Guzzardella

APRILE 2014

Il Quartetto Ebène per la prima volta a Milano

Per la prima volta a Milano, il Quartetto Ebène ha tenuto un concerto ieri sera per la Società del Quartetto ottenendo un meritatissimo successo. La giovane formazione d'archi è formata da Pierre Colombet, violino, Gabriel Le Magadure, violino, Mathieu Herzog, viola e Raphael Merlin al violoncello. Particolarmente affermati in Francia, hanno avuto riconoscimenti internazionali importanti e hanno vinto numerosi premi discografici. Oltre ad essere eccellenti musicisti nel repertorio classico, sono validi arrangiatori di brani jazz e pop. Ieri hanno prima eseguito Mozart e Schumann, con il Quartetto K428 del primo e il Quartetto op.41 n.3 del secondo, quindi, dopo il breve intervallo, sono calati nel jazz e nel crossover proponendo una carrellata di brevi ma entusiasmanti brani tra cui arrangiamenti di lavori di Erroll Garner, Miles Davis, Astor Piazzolla, dei Beatles, con una sorprendente "Come together" e le musiche dal film "Pulp Fiction". Bravissimi sia nel repertorio classico che in quello più personale e creativo della seconda parte. Il tocco leggero e raffinato del gruppo ha trovato eccellente resa sia in Mozart che in Schumann e il perfetto equilibrio timbrico complessivo, calibrato e attento ai dettagli, ha portato ad interpretazioni di alto livello. La delicatezza nel fraseggio di tutti i solisti e la misurata capacità di pesare il suono senza eccedere in personalismi risulta da subito evidente. Il passaggio, nell'avvincente seconda parte del concerto, agli stilemi ritmici tipici del jazz con il violoncello usato come fosse un contrabbasso, ha dato un tocco di modernità e di divertimento ad una serata nella quale avremo voluto vedere una Sala Verdi al completo. Lunghi applausi al termine. Da ricordare.

9 aprile 2014 Cesare Guzzardella

Shlomo Mintz tra viola e violino in Conservatorio

Un concerto interamente dedicato a Brahms quello ascoltato ieri sera in Conservatorio per Serate Musicali. Il violinista Shlomo Mintz torna puntualmente a Milano da molti anni e nel concerto di Sala Verdi ha alternato la viola nelle trascrizioni delle due Sonate op.120 dalle originali per clarinetto e pianoforte, al violino della ben più nota Sonata n.3 op. 108. Al pianoforte c'era Sander Sittig. Valida la prestazione di Mintz, anche se la sinergia con il pianista ha volte ci è apparsa non equilibrata nei volumi sonori, con un pianoforte timbricamente voluminoso. La resa dell'ottimo duo ci è apparsa migliore nella splendida Sonata n.3 op.108. Le ottime sonorità del violino di Mintz sono emerse in questa sonata con maggiore equilibrio nelle parti e il pianoforte ci è parso preciso in ogni dettaglio. Applausi al termine e uno struggente bis con una Danza slava di Dvorak (op.72n.2)

8 aprile 2014 C.G.

Made in Italy, una interessante rassegna musicale all'Auditorium milanese

È meritevole di attento ascolto la rassegna musicale proposta in Auditorium  da Giuseppe Grazioli e denominata "Made in Italy". L'amore di Grazioli per la musica del primo Novecento, soprattutto italiano, l'avevamo già rilevato con un interessante "tutto Rota", che ha messo in risalto ogni peculiarità del noto musicista milanese. Questa mattina abbiamo ascoltato due importanti autori italiani quali Respighi e Casella preceduti dal grandissimo compositore-orchestratore Maurice Ravel con il suo Le Tombeau de Couperin, suite per orchestra in quattro movimenti datata 1919, da una selezione della originaria versione pianistica. Ricca di colori e di espressività l'esecuzione della Sinfonica Verdi. La Serenata op.46 di Alfredo Casella, musicista e divulgatore musicale (Torino 1883-Roma 1947), è un felice lavoro cameristica per clarinetto ,fagotto, tromba, violino e violoncello. Composto nel 1927, vinse un premio l'anno successivo in un importante concorso internazionale a Filadelfia in ex-equo con il Terzo Quartetto di Bela Bartók. Purtroppo di rara esecuzione ha trovato un'eccellente interpretazione nelle mani di Fausto Ghiazza, clarinetto, Andrea Magnani, fagotto, Alessandro Caruana, tromba, Nicolai Frehierr von Dellingshausen, violino e Mario Shirai Grigolato al violoncello. Il programma è terminato con un importante lavoro di Ottorino Respighi: Gli uccelli. Ispirato dalla natura e dalla musica antica e barocca, Respighi nella sua realizzazione ha dosato tutte le sue qualità di orchestratore creando un lavoro di ampio respiro che mette in risalto le abilità dei singoli strumentisti nell'imitare la voce degli uccelli all'interno di un percorso orchestrale di efficace leggerezza e complessità. Partendo dal tema iniziale e conclusivo di Bernardo Pasquini e intervallando tematiche di De Gallot e Rameau, Respighi ha sapientemente cucito i temi con invenzioni timbriche di altissimo valore estetico. Il brano, in cinque parti, di grande impatto timbrico, meriterebbe una maggiore frequentazione nelle sale da concerto. Ottima la direzione di Grazioli, preciso e molto attento ad ogni dettaglio. Il direttore ha anche intrattenuto il numeroso pubblico presente con efficaci spiegazioni inerenti i brani eseguiti. Lunghi applausi al termine. Prossimo appuntamento per domenica 4 maggio ore 11.00 con musiche di Rieti, Poulenc e Ibert. Alla direzione della Sinfonica Verdi, naturalmente, Giuseppe Grazioli.

6 aprile 2014 Cesare Guzzardella

Boris Petrusanskij a Vercelli

Si è inaugurata ieri sera, 3 aprile, nella cornice “ufficiale” del Teatro civico la stagione 2014 della gloriosa Società del Quartetto di Vercelli, la più antica d’Italia dopo quella milanese e da più di sessant’anni promotrice di uno dei concorsi musicali più prestigiosi del nostro Paese, il Viotti, da alcuni anni, purtroppo, limitato alle sole sezioni, ad anni alterni, di pianoforte e canto. La serata proponeva un recital di Boris Petrusanskij, nato e formatosi nella Russia sovietica (è stato allievo del leggendario Neuhaus), ma da tempo cittadino italiano. Il programma era molto ampio e spaziava dal classicismo viennese di Mozart (il Rondò in la min.Kv 511 e la Sonata in Do magg. Kv 330) e Beethoven (la Sonata n. 2 op. 27 in do diesis min.”Al chiaro di luna”) fino al romanticismo di Chopin con le Quattro mazurche op. 24 e la Fantasia in fa min. op. 49, e al tardo romanticismo, ma già orientato verso inedite soluzioni espressive, di Scrjabin, rappresentato ieri sera dai due Poemi op.32 e dalla Sonata n.4 op.30 in Fa diesis magg. in soli due tempi. Petrusanskij ha sorpreso chi si aspettava uno stile esecutivo tipicamente “russo”, caratterizzato da scintillante colorismo ed estroversa musicalità: al contrario il pianismo di Petrusanskij volge piuttosto ad un raccolto intimismo, ad un lirismo tutto interiore, che concede poco allo spettacolo, ma con tocco delicato e dolcemente espressivo, sostenuto da un uso dei pedali di rara sapienza, che è la sua dote più pregevole, sa scavare le più sottili e rarefatte nervature della partitura, raggiungendo spesso esiti di incantevole suggestione. S’incidono indelebili nella memoria dell’ascoltatore certi momenti in cui la purezza del suono si unisce all’ aerea leggerezza del fraseggio e alla scelta di dinamiche perfettamente aderenti alla strategia espressiva dell’interprete: nel Rondò mozartiano la trama leggera e trasparente che lascia appena affiorare la straordinaria ricchezza del materiale contrappuntistico o nella sonata “Al chiaro di luna” l’Allegretto centrale, impostato con una scelta metronomica inusualmente lenta, che diventa un delicato arabesco sonoro dolcemente velato di una struggente nota elegiaca, di sapore già schubertiano. Lo Chopin di Petrusanskij è uno Chopin di un lirismo fatto di pause cariche di stupore e di attesa, in cui le ardite soluzioni armoniche modali della mazurche op.24 sembrano alludere a nuovi, misteriosi orizzonti, mentre nella Fantasia a colpire l’ascoltatore non sono tanto i momenti di virtuosismo vertiginoso, quanto gli straordinari valori espressivi dell’Introduzione, una enigmatica e ossessiva marcia funebre. Proprio le caratteristiche che affascinano nello stile esecutivo di Petrusanskij fanno sì che le interpretazioni meno convincenti siano quelle di Scrjabin, di cui ci pare siano restati un po’ in ombra il capriccioso sensualismo del celeberrimo Poema in fa diesis e le accese sonorità del secondo movimento della Sonata. Splendidi i due bis, da Scrjabin e Chopin, concessi ad un pubblico entusiasta. Serata di musica d’arte decisamente di alta qualità, degna della nobile tradizione della Società del Quartetto di Vercelli.

5 aprile Bruno Busca

Igudesman & Joo prossimamente a Vercelli

Oggi Igudesman & Joo tornano al Teatro Civico di Vercelli con l’entusiasmante spettacolo musicale “And Now Mozart”. L’evento è in programmazione sabato 12 aprile dalle ore 21.00. Con questo nuovo spettacolo Aleksey e Hyung-ki trascinano lo spettatore verso un immaginifico mondo in cui la musica classica è contaminata da sistemi di navigazione che aiutano il solista ad orientarsi nello spartito, gli ispettori di polizia controllano le interpretazioni degli esecutori, i pianisti sono messi in vendita per feste e lavori domestici, e i musicisti si tengono in forma grazie all’invenzione del “Violorobics”. E Mozart? In questo show non c’è posto per Mozart. Ma questo è già rivelare un po’ troppo. Igudesman & Joo sono riusciti a coinvolgere nei loro sketch celebrità della musica classica quali Emanuel Ax, Joshua Bell, Janine Jansen, Viktoria Mullova, Julian Rachlin, mentre per l’UNICEF hanno fatto squadra con attori del calibro di John Malkovich e Roger Moore. www.viottifestival.it

5 aprile dalla redazione

Gregory Sokolov per la Società dei Concerti

Ieri sera in una Sala Verdi del Conservatorio colma di attenti ascoltatori abbiamo assistito alla performance del pianista russo Grigory Sokolov, tra i massimi interpreti viventi. Eravamo abituati ai suoi splendidi concerti degli scorsi anni incentrati sul '700 di Couperin, Rameau, Scarlatti o Mozart. Il romanticismo di Chopin o Schubert è arrivato inatteso da un artista che conosciamo per le sue doti virtuosistiche eccelse e la sua perfezione formale riferita a periodi più lontani. Il programma ufficiale prevedeva un tutto Chopin con la meno frequente Sonata in si minore n.3 op.58 e una selezione di 10 Mazurche. Il successo della serata è stato suggellato dal gran finale: ben 6 bis, quattro di Schubert. Ma torniamo a Chopin, per dire a gran voce che Sokolov ha meritato interamente gli interminabili applausi tributati dal pubblico più attento. Certo, il suo Chopin non risponde ai dettami della scuola pianistica classica di un Cortot, un Rubinstein e tra i viventi di un Bunin e Pollini o del più giovane Rafal Blechacz, ma l'interpretazione di Sokolov non si discute ed è tutta nella sua immensa creatività artistica che lo porta a definire il "suo" Chopin. Il controllo delle dinamiche nei diversi piani sonori, la qualità timbrica e lo spessore espressivo complessivo sono di altissimo livello intellettuale ed estetico. E vero, il "suo" Chopin potrebbe anche non piacere a molti, soprattutto agli ascoltatori abituati ai grandi del passato che hanno reso storiche le loro interpretazioni, ma la musica è fatta anche di libertà e di cambiamenti e il grande interprete, per non ripetere quello che gli altri hanno già espresso, ha il compito fondamentale di ri-creare. La spettacolare Sonata, resa di maggiore durata rispetto alla media anche per un Largo particolarmente riflessivo, ha risposto maggiormente ai canoni classici interpretativi anche se i contrasti dinamici sono stati particolarmente accentuati, ma la bellezza della melodia, sempre in primo piano, è veramente di alto valore. Le mazurche di Chopin-Sokolov rappresentano una maggiore novità nel suo modo interpretativo, con accenti molto personalizzati, ed evoluzione temporale discontinua. Ma alcuni brani, specie gli ultimi eseguiti, sono di evidente raffinata e profonda bellezza. I bis, un breve concerto nel concerto, hanno ancor più appassionato i presenti: ricordiamo tre mirabili Improvvisi e un Klavierstuke di Schubert, con melodia in primo piano intensa e lucente e quindi ancora una mazurca chopiniana (op.67 n.2) a livello delle precedenti e un rarissimo breve e melodico valzer di Groboyedov. Un concerto memorabile.

3 aprile 2014 Cesare Guzzardella

Andrea Lucchesini per la Società del Quartetto

Sono passati trent'anni dalla vittoria del pianista Andrea Lucchesini al Concorso Internazionale Dino Ciani. Dopo il concerto scaligero che consacrò il pianista toscano e lo introdusse nei circuiti internazionali, Lucchesini si è dedicato sia al concertismo che ad una importante attività didattica che lo ha portato a dirigere, da alcuni anni, la Scuola di Musica di Fiesole. Per il concerto del Conservatorio milanese di ieri ha scelto un programma classico incentrato su Mozart, Schubert, Brahms e Richard Strauss. La Sonata in Sol Maggiore n.5 del salisburghese ha ben introdotto il concerto. Di alto livello l'esecuzione definita con fluidità, leggerezza ed espressività, per una sonata che trova un'apparente semplice costruzione, ma una resa di qualità solo con eccellenti interpreti. I Tre Klavierstuke di Schubert hanno terminato la prima parte del concerto. Decisamente valida la resa espressiva di questi tardi capolavori del viennese, definiti con tempi adeguati e chiarezza espositiva. Profondi e con tempi riflessivi i bellissimi 3 Intermezzi Op.117 di Brahms Lucchesini ha messo bene in risalto la cantabilità di questi brevi capolavori con una sovrapposizione di piani sonori ben calibrata nelle dinamiche. L'ultimo brano in programma è stato una rarità di R. Strauss: la giovanile Sonata in si minore op.5 è stata scritta quando Richard aveva 16 anni, ma il brano, in quattro movimenti, dimostra una notevole qualità di scrittura e prende spunto da grandi compositori quale Beethoven, Schubert e Mendelssohn negli ultimi movimenti. Ottima la resa complessiva per un brano di immediata godibilità. Importante il bis concesso con l'Andante spianato e Grande polacca brillante op.22 di Chopin. Fragorosi gli applausi del pubblico intervenuto. Da ricordare.

2 aprile 2014 Cesare Guzzardella

Louis Lortie alle Serate Musicali

É un pianista raffinato Louis Lortie, l'interprete canadese ascoltato ieri in Conservatorio per Serate Musicali. La prima parte del concerto prevedeva compositori francesi quali Faurè e Debussy con nove dei Preludi dall'op. 103 del primo e una selezione di quattro preludio dal Primo Libro L125 del secondo. Con questi due grandi musicisti Lortie si trova perfettamente in sintonia. Il suo modo di melodiare chiaro e molto francese ha messo in risalto elegantemente i preludi di entrambi i compositori. Lo stile" alla chansonier" del bravissimo pianista, giocato su una leggerezza interpretativa non disgiunta da una profonda espressività, rendono bene le sonorità garbate e visionarie dei 9 preludi di Faurè e anche dei quattro scelti di Debussy, il n.2,6,10 e 12. Le sonorità dell'eccellente Fazioli utilizzato dal pianista canadese hanno trovato perfetto riscontro nei due francesi. Un più virtuosistico Wagner con due trascrizioni, una di Joseph Rubinstein e l'altra di Liszt, ha interessato la seconda parte del concerto. Dopo un tecnicamente abbordabile Idillio di Sigfrido abbiamo ascoltato una super-virtuosistica Ouverture dal Tannhauser che Lortie ha portato a termine con grinta ed espressività strappando al pubblico lunghi e calorosi applausi. Bellissimo il bis concesso di Liszt con il Sonetto 47 del Petrarca da "Années de Pèlerinage". Da ricordare.

1 aprile 2014 Cesare Guzzardella

MARZO 2014

Un grandioso Britten all'Auditorium

Una grandiosa formazione orchestrale e corale quella proposta dall'inglese Benjamin Britten per il suo War Requiem. L'op.66 per soli,coro,coro di voci bianche, orchestra da camera e orchestra, rappresenta il culmine della produzione sacra di Britten, probabilmente il massimo compositore inglese del Novecento. Composto nel 1962 per commemorare la tragedia della seconda guerra mondiale, il "Requiem di guerra" venne eseguito nel maggio del 1962 nella ricostruita, perchè distrutta dai bombardamenti del 1940, Cattedrale di Coventry. Il monumentale lavoro venne diretto dallo stesso Britten, che ricordiamo essere stato oltre che compositore, eccellente direttore d'orchestra e pianista. Nell'ultima replica domenicale di ieri , l'Auditorium al completo ha trovato nel palco circa 150 tra strumentisti e coristi, ma un numeroso gruppo di voci bianche occupava gran parte della galleria in alto, di fronte al palco. Le orchestre, la più numerosa diretta da Zhang Xian e una cameristica diretta da Ruben Jais, si alternavano e a volte si sovrapponevano nel definire le sonorità personali e ricercate del grande compositore inglese. I cantanti solisti, due voci maschili e una femminile hanno avuto un ruolo importante nel lavoro di Britten e spesso le loro voci sono state accompagnate solo dalla più discreta formazione cameristica. Splendida l'esecuzione ascoltata. Le voci soliste timbricamente eccellenti erano quelle del soprano Othalie Graham, del tenore Mirko Guadagnini e del baritono Joseph Lattanzi. Le sonorità della Sinfonica Verdi hanno raggiunto livelli espressivi molto alti attraverso un accurato equilibrio delle parti e in eccellente sinergia con le componenti vocali sia solistiche che dei due cori. Il lavoro di coordinamento delle sezioni strumentali e corali operato dalla bravissima direttrice, ha trovato una resa estetica complessiva avvincente. Sul palco al termine dell'esecuzione lungamente applaudita anche Erica Gambarini, maestro del coro della Verdi e Maria Teresa Tramontin direttrice del coro di voci bianche. Un pomeriggio da ricordare a lungo.

31 Marzo 2014 Cesare Guzzardella

Dindo e la Camerata Ducale al Viotti Festival

Il vercellese Viotti Festival, cioè la stagione concertistica della Camerata ducale, l’orchestra fondata e diretta dal violinista G. Rimonda, ha regalato ieri , 29 marzo, un’altra bella serata di musica al suo fedele e appassionato (e crescente!) pubblico: clou del programma il debutto al Civico del celebre violoncellista Enrico Dindo, che presentava due dei più eseguiti brani del repertorio per violoncello e orchestra, i concerti di F.J. Haydn Hob.VIIb:1 in Do maggiore e Hob.VIIb: 2 in Re maggiore, da sempre per Dindo veri “pezzi di baule”, che ieri ha suonato invertendone il numero d’ordine. Diciamo subito che affrontare d’un fiato, uno via l’altro, questi due concerti, non è impresa da tutti e richiede senz’altro resistenza e solidità tecnica, doti che Dindo ha dato prova di possedere in abbondanza: se già il concerto n. 1 contiene passaggi di notevole difficoltà, è soprattutto il concerto n.2 a sollecitare le qualità tecniche dell’esecutore, per una scrittura che, soprattutto nell’ultimo tempo, presenta ardui problemi tecnici, come acrobatiche doppie corde e salti di ottava, ma già nel primo movimento tende a sostituire la logica sonatistica dello sviluppo tematico con l’espansione ornamentale, in cui Haydn sfrutta al massimo le potenzialità timbriche ed espressive del violoncello, facendo anche ricorso alle innovazioni introdotte nella scrittura strumentale del suo tempo dalla contemporanea scuola di Mannheim, come l’uso del crescendo e del diminuendo o del pizzicato. Il violoncello, insomma, è chiamato a sfidare il violino…Ma i due concerti, composti a distanza di circa vent’anni l’uno dall’altro, impongono al solista anche un’ adeguata duttilità interpretativa, essendo stilisticamente diversi: se nel Concerto in do maggiore prevale ancora la logica del concerto barocco, basata sulla contrapposizione tra solo e tutti, il Concerto in re maggiore mostra una fluidità di scrittura e di idee che ricorda i meravigliosi Quartetti op. 33, composti appena due anni prima. Ebbene, Dindo ha dato di entrambi i concerti una eccellente esecuzione tecnica e un’interpretazione di ottimo livello, che a nostro avviso ha dato i suoi risultati più alti nel finale Allegro molto del concerto in Do maggiore, splendidamente reso nel suo tono tipicamente haydniano di arguzia e allegra vitalità e con sontuosa brillantezza di suono, e nel primo movimento del concerto in Re maggiore, dove Dindo ha risolto con scioltezza ammirevole le ardue difficoltà tecniche della scrittura, facendo toccare con miracolosa fluidità e trasparenza al suo Rogeri 1717 i limiti estremi del registro acuto, fino ad un incredibile sol sovracuto (in chiave di violino!) poco prima della cadenza finale. Ma in generale ci è piaciuta molto la limpida cantabilità “italiana” che è la cifra caratteristica e inconfondibile dello stile di Dindo e che ha trovato un più che valido supporto nella Camerata, compagine di eccellenza nell’esecuzione di partiture settecentesche. Bellissima, per intensità interpretativa l’Allemanda bachiana concessa come bis. L’impaginato prevedeva anche due numeri sinfonici, a incorniciare i due pezzi concertistici: la consueta rarità con cui Rimonda e la sua orchestra sono soliti deliziare il loro pubblico, per l’occasione la Sinfonia dall’opera “Le astuzie femminili” di D. Cimarosa, e la Sinfonia n.29 in La maggiore KV 201 di Mozart. Bravissimo, come sempre, Rimonda a calarsi, con lo stacco dei tempi e il giusto risalto dei registri timbrici, nel mondo musicale delle composizioni proposte. Nella singolare Sinfonia d’opera di Cimarosa, si tratta di quella sfumatura di patetico tipicamente settecentesco, che traspare dalla pur frizzante vivacità del tema principale, un’antica danza russa. Nella Sinfonia mozartiana, poi, la bacchetta di Rimonda eccelle nella preziosità cameristica della cura del dettaglio, con sapiente tornitura della frase, capace di restituire appieno la nuance timbrica di tenero intimismo della prima idea dell’Allegro moderato d’apertura, o i sottili contrasti dinamici dell’Andante che con i suoi archi in sordina evoca atmosfere ormai decisamente sturmer, lontane dai modelli italiani del primo sinfonismo mozartiano. Un’altra bellissima serata di musica a Vercelli, salutata dallo scrosciante applauso del gran pubblico presente.

30 marzo 2014 Bruno Busca

Giuseppe Albanese al Coccia di Novara

Il nuovo appuntamento della (magra!) Stagione di concerti da camera di Novara 2014 ha offerto ieri sera ai locali musicofili la gradita opportunità di riascoltare al Coccia un pianista già noto al pubblico della città piemontese. Si tratta di Giuseppe Albanese, senz’altro uno dei più interessanti tra i giovani pianisti italiani, il cui valore è stato consacrato definitivamente dalla recente ammissione al prestigioso Olimpo della casa discografica Deutsche Grammophon, per la quale Albanese ha recentemente inciso un cd la cui track list costituiva per l’appunto l’impaginato del recital di ieri sera: nel primo tempo la Fantasia in Do maggiore op.17 di Schumann; dopo la pausa la Sonata quasi una fantasia in do diesis minore op. 27 n.2 (la fin troppo nota Al chiaro di luna) di Beethoven, e la schubertiana Wanderer Phantasie. Un programma intelligentemente impostato, in chiave storico-musicale, su tre esempi-chiave di una linea di ricerca musicale tesa a dissolvere dall’interno le collaudate strutture della forma-sonata, in direzione di una più libera elaborazione del materiale tematico, come nel caso della Wanderer, che di fatto abolisce il bitematismo sonatistico generando tutto il discorso musicale da un’unica cellula motivica, oppure scompaginando la “normale” successione dei tempi: la Fantasia di Schumann termina inusualmente con un tempo lento, come inusualmente con un tempo lento ha inizio la sonata beethoveniana La proposta di Albanese è stata resa ancora più intrigante da alcune innovazioni da lui apportate alla versione della Fantasia schumanniana tradizionalmente impostasi nelle sale da concerto: oltre a proporre la prima versione del Finale, contenente una citazione dal Lied di Beethoven All’amata lontana, Albanese sfrutta appieno le indicazioni agogiche, generalmente trascurate, contenute nel manoscritto autografo della partitura, ottenendo una libertà dinamica e uno slancio espressivo di rara forza. Il pianismo di Albanese è fatto di un virtuosistico dominio della tastiera (che lo porta naturalmente ad accelerare i tempi, come risulta particolarmente evidente nella Wanderer) che non esclude affatto capacità d’introspezione e delicatezza di fraseggio, splendidamente in evidenza nel Finale della composizione di Schumann. L’uso sempre essenziale del pedale di risonanza gli consente un rilievo della singola nota, tornita sempre con precisione e trasparenza, e varietà di tavolozza timbrica, esaltata dalla sonata beethoveniana, nella incessante varietà dei suoi registri. Un ottimo concerto, suggellato da un bis da Gershwin e salutato dai calorosi applausi del, purtroppo, sparuto pubblico.

27 marzo 2014 Bruno Busca

Uto Ughi al Teatro Coccia di Novara

Risale al… secolo scorso l’ultima esibizione novarese di Uto Ughi, un concerto vivaldiano in S. Gaudenzio, chiesa-simbolo della città. Ieri sera, 25 marzo, il ventesimo anniversario della fondazione dell’Orchestra sinfonica Carlo Coccia ha offerto l’occasione di riascoltare a Novara, nel teatro omonimo, uno dei più grandi violinisti viventi e tra i protagonisti assoluti della vita musicale italiana di questi non facili anni. Ughi si presentava al pubblico di Novara con due composizioni tra le più celebri del repertorio per violino e orchestra: il Concerto in La maggiore n.5 KV 219 di Mozart e la Romanza in Fa maggiore op.50 di Beethoven. Ughi ha saputo dare voce di rara intensità alla limpidezza melodica che domina entrambi i pezzi, cesellando sul suo violino note che univano perlacea chiarezza di timbro e aerea grazia di fraseggio. Ma un’altra dote che affascina l’ascoltatore di Ughi è l’estrema duttilità delle sue possibilità espressive, delle quali ha dato magnifica prova nell’interpretazione del concerto mozartiano, ove, com’è stato osservato, varie ispirazioni – popolare, parodistica, esotica – si susseguono a cascata, in una forte contrapposizione dei singoli tempi, che l’archetto di Ughi ha sapientemente evocato all’ascolto del folto pubblico che affollava ogni ordine del Coccia, alla presenza di numerose autorità del Comune e della Provincia. Ricorderemo in particolare il finale Rondò, con il contrasto fra il suo luminoso La maggiore e il celeberrimo ruvido inserto in la minore, nello stile della csarda ungherese, che Ughi interpreta come una sorta di demoniaco scatenamento di oscure forze, a infrangere la cantabile limpidezza sinora dominante nella partitura. Purtroppo, tuttavia, l’esecuzione complessiva delle due composizioni, in particolare quella del concerto mozartiano, ha risentito di una preparazione un po’ affrettata, ammessa dallo stesso Ughi, sicché, nel dialogo solista-orchestra, ovviamente la “festeggiata” C. Coccia, non tutto è andato per il verso giusto: entrate imprecise di alcune linee strumentali, momenti in cui il suono dell’orchestra copriva il violino, attacchi poco convincenti si sono uditi qua e là. Lo stesso Ughi ha avuto un momento evidente di defaillance in alcune battute iniziali del primo tempo, chiaramente fuori intonazione. Tra l’altro, e ci chiediamo il perché, l’orchestra, nei due pezzi concertistici, non vedeva sul podio il direttore della serata, Michele Brescia: francamente, per quanto bravo possa essere il primo violino di spalla, la Coccia non ci pare ancora un’orchestra che possa suonare da sola… L’orchestra Coccia è specializzata, come ha ricordato in un breve discorso ad apertura di serata il maestro Roberto Politi, primo violoncello nonché tra i fondatori della compagine, nella musica per balletto e in quella operistica, mentre deve ancora maturare una significativa esperienza in campo concertistico e sinfonico. Questo spiega alcune incertezze emerse nei due brani sinfonici che hanno rispettivamente aperto e chiuso la serata, l’Ouverture dalle Nozze di Figaro di Mozart e la Quinta sinfonia di Beethoven. Piuttosto fiacca la prima, con qualche disordine nelle varie linee strumentali (da brivido l’entrata dei bassi…), più valida l’esecuzione del capolavoro beethoveniano, dove la bacchetta di M. Brescia ha dettato buoni stacchi dei tempi e giusto rilievo ai vari piani sonori della partitura: va però detto che c’è ancora molto da lavorare su alcune sezioni orchestrali, specie gli ottoni, che abbiamo trovato francamente inadeguati. Comunque il pubblico presente in sala ha mostrato di gradire la serata, con un’esuberanza persino fastidiosa, con applausi ad ogni pausa tra un movimento e l’altro nel concerto di Mozart e strappando due bis a Ughi (una fantasia su Paganini, in parte di sua composizione e la Gavotta di una Partita di Bach) e uno all’orchestra, la ripetizione dell’ultimo tempo della Quinta di Beethoven.

26 marzo Bruno Busca

Il quartetto di Accardo per Serate Musicali

Ieri sera nella Sala Verdi del Conservatorio milanese il quartetto d'archi di Salvatore Accardo ha interpretato due quartetti di Cajkovskij, esattamente l'op.11 in re maggiore e l'op.22 in fa maggiore. Le ottime sinergie complessive del valido quartetto formato oltre che dal primo violino Accardo, da Laura Gorna, secondo violino, Francesco Fiore, viola e Cecilia Radic, violoncello, hanno reso con nitore le melodiche ed armoniose melodie di entrambi i quartetti. Specie il secondo ci è sembrato ancora più valido con quel meraviglioso Andante ma non tanto del terzo movimento e quel robusto Finale, Allegro con moto. Particolarmente incisivo l'apporto della bellissima viola di Fiore e il sonoro violoncello della Radic. Ma non dimentichiamo la coppia di violini, i cui strumentisti, coppia anche nella vita, hanno ben condotto le loro parti. Lunghi applausi al termine ma nessun bis. Ricordiamo il prossimo concerto per Serate Musicali: lunedì 31 marzo il pianista canadese Louis Lortie interpreterà Faurè, Debussy e Wagner. Da non perdere.

25 marzo C.G.

Sofya Gulyak allo Spazio Teatro 89

Nel raccolto ed elegante Spazio Teatro 89, in una zona periferica milanese, spesso si riescono ad ascoltare valenti solisti abituati a platee ben più numerose rispetto ai circa duecento o poco più spettatori che questa valida struttura di via Fratelli Zoia può ospitare. Questo auditorium, organizzato per le attività musicali dal validissimo M.tro Luca Schieppati, è stato e sarà ancora un trampolino di lancio per numerosi strumentisti come è avvenuto per l'eccellente pianista ascoltata ieri pomeriggio: stiamo parlando della russa Sofya Gulyak, vincitrice nel 2009 del prestigioso Concorso Internazionale pianistico di Leeds, e della quale abbiamo già scritto nel 2012 dopo un suo splendido concerto tenuto al Teatro alla Scala. Ieri il programma era di enorme interesse con tre brani notissimi che avevano come caratteristica comune quello della scrittura timbricamente orchestrale. Le ampie sonorità della Ciaccona dalla celebre Partita n.2 per violino solo di Bach nella felice trascrizione di Ferruccio Busoni, quelle del Preludio, Corale e Fuga di Cèsar Franck, e le timbriche dei noti Quadri di una esposizione di Modest Mussorgsky, ricordano le tavolozze di una grande orchestra, e in quest'ultimo brano l'orchestra e stata poi concretizzata dal grande Ravel. La Gulyak ha affrontato le impervie pagine con sicurezza tipica della grande scuola russa, alternando al vigore delle grandi sonorità una dolcezza nei momenti di più intimo ascolto. Perfetto l'equilibrio complessivo dei lavori e alta la resa espressiva rilevata, anche nei frangenti più virtuosistici. Due i bis concessi dopo lunghi applausi. I brani sono stati inizialmente ben presentati dal pianista-organizzatore Schieppati che al termine del concerto ha annunciato il prossimo appuntamento di domenica 6 aprile che vedrà sul palco la coppia di pianisti Alessandra Ammara e Roberto Prosseda. Da non perdere.

24 marzo 2014 Cesare Guzzardella

Guido Rimonda a la Camerata Ducale in Conservatorio per Serate Musicali

Grande successo in Conservatorio per il violinista Guido Rimonda e per la sua Camerata Ducale, formazione vercellese che da anni mette in risalto il repertorio italiano con una particolare predilezione per Gian Battista Viotti, virtuoso violinista-compositore al quale è dedicato l'importante festival piemontese "Viotti". Il concerto ascoltato ieri è la replica di quello sostenuto a Vercelli sabato scorso e già trova una recensione in questa pagina. Ieri sera, anche il pubblico milanese ha apprezzato le scelte di programma operate da Rimonda che avevano come tema il mistero e la suggestione. Valida la successione dei brani e ottima la resa complessiva con una particolare riuscita nell'interpretazione delle Streghe op.8 di Paganini e della Légende di Wieniavski. Le corpose sonorità dello splendido violino Stradivari appartenuto al francese Leclair e ottimamente suonato da Rimonda, sono riverberate in Sala Verdi e specie nelle rilevanti cadenze, ci sono apparse estremamente espressive. Per i dettagli rimandiamo alla recensione di B.B. Ricordiamo il recente Cd di Rimonda e della Camerata uscito per la Decca denominato "Le violon noir" che comprende la maggior parte dei brani ascoltati. Da non perdere.

18 marzo 2014 C.G.

Julianna Avdeeva per Gioventù Musicale d'Italia

Tra i numerosi meriti della Gioventù Musicale d'Italia c'è anche quello di avere ideato questa rassegna musicale di giovani talenti. Domenica mattina, in Auditorium, in collaborazione con laVerdi, valenti interpreti vincitori di recenti Concorsi Internazionali hanno calcato il palcoscenico di questa importante sala concertistica. Tra questi, ieri mattina abbiamo avuto la fortuna di ascoltare la pianista moscovita Julianna Avdeeva, classe 1985, ultima vincitrice nel 2010 del più importante Concorso Internazionale pianistico, il Chopin di Varsavia. Siamo purtroppo rimasti delusi del poco pubblico presente in Sala, forse cento o poco più appassionati, anche perchè per la portata dell'evento e per la qualità interpretativa l'Auditorium avrebbe dovuto essere al completo. Il programma, di grande interesse, prevedeva di Liszt Après une lecture di Dante (Fantasia quasi Sonata) e quindi di Chopin i 24 Preludi op.28. L'esile e determinata Yulianna ha iniziato con l'energico capolavoro lisztiano mostrando una tecnica raffinata e di alta precisione atta a definire ottimamente le contrastate sequenze espositive della lunga Fantasia. Si rimane stupiti dal nitore espressivo dei momenti più delicati del lavoro di Liszt. I 24 Preludi di Chopin ci hanno rivelato la migliore cifra stilistica della Avdeeva. L'eccellente qualità timbrica ascoltata nei Preludi, si è espressa in ogni dettaglio attraverso gli infiniti colori di questi brevi e contrastati capolavori. Nei momenti di più pacata serenità discorsiva Yulianna ha mostrato ancor più riflessività e profondità espressiva. Ma è nell'equilibrio complessivo dei 24 brani, interpretati con grinta e determinazione, che ha rivelato di essere interprete di alto livello. Due i bis concessi, sempre di Chopin. Da ricordare.

17 marzo 2014 Cesare Guzzardella

Guido Rimonda e la Camerata Ducale a Vercelli

In sala si spengono le luci. Anche sull’orchestra cala il buio, appena illuminato dalle lampadine dei leggii. Dopo attimi di silenzio carico d’attesa, s’ode lontano, dal fondo della platea, la celestiale melodia di un violino, che suona la Danza degli spiriti beati dall’ Orfeo ed Euridice di C. W. Gluck (nella versione violinistica, essendo nella partitura originaria tale pagina prevista per il flauto). Il misterioso violinista si avvicina sempre più all’orchestra, esce dal cerchio di tenebre, sale sul palcoscenico, si volge al pubblico…Così Guido Rimonda ha voluto cominciare il suo recital, ieri sera 15 marzo, al Teatro Civico di Vercelli, in occasione del nuovo appuntamento con la XVI stagione del Viotti Festival, di cui, come solista e direttore della Camerata Ducale, dal 1998 è nume ispiratore ed organizzatore, insieme con la moglie, la pianista e clavicembalista Cristina Canziani. Un recital, quello di Rimonda, che, come è apparso chiaro fin da subito, ha proposto come tema quello che, parafrasando un celebre libro di M. Praz, potremmo titolare: “Il violino, la morte e il diavolo nella musica”. Perché questo tema? Come spiega il programma di sala, come sempre ottimamente curato dal valente Andrea Malnati, alla base del singolare impaginato della serata sono “la suggestione e il mistero che aleggiano attorno al violino Stradivari ‘Leclair’, appartenuto un tempo al grande violinista francese ed oggi di proprietà di G. Rimonda”. Come lo stesso Rimonda ha ricordato al pubblico, duecentocinquant’anni fa il cadavere di Leclair fu trovato, a due mesi dalla scomparsa del compositore, con un pugnale nella schiena ed ormai in stato di decomposizione, con il suo amato violino disperatamente stretto fra le mani, quasi egli avesse voluto, negli spasmi di un’ atroce agonia, suonarlo un’ ultima volta. Il mistero della morte di Leclair non fu mai chiarito e sembra ancora avvolgere il suo violino, che reca tuttora sulla cassa armonica sinistri segni neri, tracce un po’ inquietanti delle dita dello sventurato musicista avvinghiate sull’amato strumento: per questo motivo lo Stradivari di Rimonda è noto come “Violon noir”, che è anche il titolo di un CD di gran successo, recentemente inciso da Rimonda e dalla Ducale per la Decca, il cui contenuto è stato in parte proposto ieri sera “dal vivo”. Va detto peraltro che la categoria del mistero e del diabolico per Rimonda è così ampia, da includere anche cose che per la verità sembrerebbero entrarvi un po’ a fatica: così accanto a scelte che si giustificano da sé, come il Trillo del diavolo di Tartini, nella versione per violino e orchestra di G. Zandonai e cadenza di Rimonda, Le streghe di Paganini, la raveliana Pavane pour une infant defunte, la fosca Légende e La morte di Faust (da Fantasia brillante su motivi del Faust di Gounod) di H. Wienjawski, il programma di ieri sera, eseguito senza intervallo, prevedeva anche il Tema per il film Schindler’s List di J. Williams (per violino e orchestra) e il Tema e variazioni in Do maggiore di G.B. Viotti (1781), il cui tema diventerà poi, più di una decina d’anni dopo, quello celeberrimo della Marsigliese, inventore della quale risulterebbe dunque il musicista di Fontanetto. Ciò che legherebbe queste due ultime composizioni al tema della serata, secondo le spiegazioni fornite da Rimonda stesso nel corso del concerto, è la natura “diabolica” e misteriosa della violenza umana, quando si scatena in forme estreme, come nel Terrore rivoluzionario o nella Shoà nazista. Da anni considerato uno dei migliori violinisti italiani d’oggi, proiettato su livelli di prestigio internazionale dal contratto con la prestigiosa Decca per l’opera omnia per violino di Viotti, Rimonda si è ieri sera confermato, se mai ce ne fosse bisogno, grande e completo violinista, capace di unire il più acrobatico dominio delle quattro corde all’espressività del suono. Strappava ammirazione la stupefacente agilità con cui le dita di Rimonda fanno apparire facili i più ardui passaggi della tecnica violinistica: dalle doppie corde del Trillo tartiniano, agli armonici artificiali (che, ricordiamolo, richiedono un equilibrio perfetto e perciò difficilissimo fra posizione delle dita e pressione dell’archetto!) e agli incredibili pizzicati della mano sinistra delle Streghe. Ma quello che più ci piace di Rimonda è il suo suono, che sfrutta al meglio le meravigliose potenzialità di quel prodigioso Stradivari, definito da G.B. Somis “voce di un angelo”. Rimonda ne cava un suono tipicamente italiano, nella limpidezza e cantabilità della linea melodica, che nel concerto di ieri ha toccato il vertice nel tema principale della Pavane di Ravel, tra quelle più incantevoli da noi ascoltate negli ultimi tempi, e nella Lègende di Wienjawski (la cosa migliore del compositore polacco da noi mai ascoltata). Naturalmente il protagonista assoluto di una serata del genere è il solista, ma la Camerata Ducale merita comunque l’ennesimo apprezzamento per la qualità del suono e la precisione nello stacco dei tempi, con cui ha accompagnato il violino. Strameritati gli straripanti applausi con cui il pubblico, come sempre numerosissimo (tanti i giovani!), ha salutato Rimonda e la Ducale dopo il bis, Salout d’amour di Elgar.

16 marzo 2014 Bruno Busca

Dalla Società del Quartetto di Vercelli

Martedì 18 marzo al Teatro Civico di Vercelli si apre la Stagione 2014 della Società del Quartetto con un concerto dell’Orchestra del Conservatorio “Arrigo Boito di Parma diretta da Pierpaolo Maurizzi. ll cartellone della Società del Quartetto, ricco di proposte originali, si muove in questa rassegna 2014 fra le epoche e i generi: dalla musica classica, al jazz al folk alla contemporanea, con lobiettivo di fornire un’occasione unica per gli artisti ed il pubblico di sperimentare l’emozione della performance musicale dal vivo. Nel mese di ottobre la Stagione di concerti lascia spazio alla 65esima edizione del Concorso Internazionale di Musica Gian Battista Viotti dedicata ai cantanti d’opera. La Finale con orchestra del premio vercellese avrà luogo sabato 25 ottobre. La Stagione di concerti 2014 della Società del Quartetto si svolge sotto gli auspici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Città di Vercelli e della Regione Piemonte, con il contributo di Vercelli e i Suoi Eventi, della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli e della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e la collaborazione del Comune di Vercelli Assessorato alla Cultura, del Museo Borgogna e della Casa della Poesia di Vercelli.

16 marzo dalla redazione

Una sposa per lo Zar al Teatro alla Scala

Un ottimo lavoro quello ascoltato martedì scorso al Teatro alla Scala. L'opera di Rimskij-Korsakov "Una sposa per lo zar" è una rarità scenica in Italia e per la prima volta ha calcato il palcoscenico milanese con una produzione del Teatro alla Scala in co-produzione con Staatsoper Unter der Linden di Berlino. La tradizionale musica di fine Ottocento del compositore russo con un accentuato riguardo per la lirica occidentale - soprattutto italiana -è emersa nell'eccellente direzione musicale di Daniel Barenboim e anche nelle ottime voci del cast vocale, tutte di mirabile qualità. Rimane qualche lieve perplessità nella parte scenica più  che in quella registica di Dmitri Tcherniakov, anche se complessivamente constatiamo una ricerca di qualità nel mettere in accordo le scene con la rilevante parte video. Ricordiamo i protagonisti con Olga Peretyatko in Marfa , Anatoly Kotscherga in Vasilij S. Sobakin, Johannes Martin Kranzle in Grigorij Griaznoj, Tobias Schabel in Grigorij Maljuta, Marina Prudenskaya in Ljubasa, Pavel Cernoch in Ivan S. Lykov, Stephan Rugamer in Elisej Bomelij e bravi gli altri. Eccellente il coro di Bruno Casoni. Ultima replica per domani 14 marzo. Da non perdere.

13 marzo 2014 Cesare Guzzardella

Pinchas Zukerman in trio per Serate Musicali

Un trio d'eccezione quello ascoltato ieri sera in Conservatorio. Il violinista Pinchas Zukerman insieme alla violoncellista Amanda Forsyth e alla pianista Angela Cheng hanno eseguito due trii tra i più celebri della letteratura cameristica: il "Dumky" op.90 di Dvorak e "l'Arciduca" op.97 di Beethoven. Il primo trio eseguito, in mi minore e quarto del compositore ceco, è tra i brani più frequentati di Dvorak per quella cantabilità e quel ricorso al folclore slavo che attraversano costantemente la vivace composizione. L'esecuzione ascoltata, dal carattere volutamente improvvisatorio, è stata di eccellente livello esecutivo con momenti di chiara melodicità specie nel sonoro violoncello della bravissima Forsyth. Anche il trio beethoveniano in si bem. maggiore, di stampo più classico, ha trovato una valente interpretazione con i due archi particolarmente espressivi ed un elegante pianoforte in primo piano. Bravissimi naturalmente anche la Cheng e Zukerman. Lunghi applausi e un eccellente bis con uno Scherzo di Mendelssohn. Da ricordare.

11 marzo 2014 C.G.

Vacchi e Mahler diretti da Claire Gibault all'Auditorium milanese

È una commissione dell' Orchestra Verdi la nuova opera del compositore bolognese Fabio Vacchi denominata" Veronica Franco" melologo per voce recitante, soprano ed orchestra. La prima di venerdì sera ha avuto una replica ieri pomeriggio. Ottimo il successo tributato in sala per questo lavoro non facile, dedicato ad una importante donna vissuta nella seconda metà del '500. Poetessa e cortigiana veneziana, Veronica Franco è stata autrice di rilevanti poesie e testi letterari che rivelano un pensiero progressista e moderno. La parte scritta, recitata benissimo dall'attrice Giovanna Bozzolo è opera di Paola Ponti, mentre il testo cantato dell'ottimo soprano Talia Or è autenticamente di Veronica Franco. Il supporto musicale di Vacchi sottolinea molto bene il carattere della protagonista attraverso un uso sapiente della coloristica orchestrale in uno stile tipico del compositore bolognese. Il dramma di questa coraggiosissima donna pronta a sacrificare se stessa per le sue decise idee, vengono presentate attraverso una musica pregnante nel segno musicale che ricorda molti autori del secolo scorso come Mahler o Berg ma anche riferimenti più antichi o più recenti. Il sapiente uso armonico e melodico nella scrittura di Vacchi e forse più legato al passato che al presente ma la qualità compositiva è di elevato spessore. Lunghi applausi al termine con Vacchi sul palco insieme alla bravissima Claire Gibault, valente direttore d'orchestra come dimostrato dalla direzione dell'Andante ed Adagio eseguiti dopo l'intervallo come primo movimento della Decima Sinfonia di Gustav Mahler (versione Barshai).

10 marzo 2014 Cesare Guzzardella

Il pianista Lukas Vondracek al Teatro Coccia di Novara

E’ cominciata ieri sera, 7 marzo, al Teatro Coccia, la stagione novarese 2014 dei Concerti da camera: con netto ritardo e con un calendario drasticamente ridotto rispetto ad una tradizione ormai più che quarantennale (evidentemente le implacabili forbici dei tagli alla cultura hanno scelto di colpire a Novara soprattutto questo settore, fruito da un esiguo numero di appassionati, anche ieri presenti in un gruppetto sparuto…). Protagonista della serata il ventottenne pianista ceco Lukas Vondracek, pupillo di Askenazy e fresco vincitore del Concorso pianistico internazionale Repubblica di S. Marino, ma già segnalatosi al ben più prestigioso Van Cliburn 2009. Vondracek presentava la monumentale Sonata n.3 op.5 in fa minore di J. Brahms, la Sonata Hob. XVI: 50 in Do maggiore di F.J. Haydn e infine di Prokofiev la Sonata n. 7 in si bemolle minore op.83 (finalmente un pizzico di ‘900 in un concerto al Coccia!). Il giovane ceco è pianista dal suono tecnicamente preciso, sicuro nel fraseggio ed efficace nelle dinamiche: decisamente apprezzabili i contrasti tra i momenti di travolgente “motorismo” e quelli più morbidamente lirici nella composizione prokofieviana. Nel tocco è apparso più a suo agio con un Haydn suonato in chiave quasi clavicembalistica , che non con una scrittura pianistica, come quella brahmsiana, che spesso sollecita, come nell’Andante espressivo della sonata n. 3, una tenerezza trepidante e carezzevole che ci sembra un traguardo ancora lontano dalle possibilità di Vondracek. Nel complesso la sua è stata una performance più che accettabile, salutata, dopo il bis ( una delle Kinderszenen schumanniane, ben eseguita), da un giustamente cordiale applauso dei pochi presenti in sala.

8 marzo Bruno Busca

Viotti Festival in “noir” con Guido Rimonda e il suo Stradivari Leclair

Il cartellone del Viotti Festival scopre il suo lato oscuro con il concerto Le violon noir in programmazione al Teatro Civico di Vercelli per sabato 15 marzo alle ore 21.00. Protagonista dell’evento Guido Rimonda che accompagnato dalla Camerata Ducale eseguirà una carrellata di brani tratti dal suo ultimo CD firmato DECCA. Un progetto discografico ispirato allo “Stradivari Leclair” di Rimonda che fu testimone occulto della tragica fine del compositore e violinista francese. Jean-Marie Leclair, di cui quest’anno ricorre il 250° anniversario della morte, fu ritrovato esanime abbracciato al prezioso violino su cui lasciò indelebilmente le sue impronte. Un gesto d’amore estremo che ha ispirato l’album Le violon noir e questo concerto, che verrà replicato lunedì 17 marzo alle prestigiose Serate Musicali di Milano.Il prossimo appuntamento con il Viotti Festival è per sabato 29 marzo con il violoncellista Enrico Dindo. Per informazioni consultare il sito www.viottifestival.it, oppure contattare lo staff del festival telefonicamente o via e-mail 011 75.57.91 | biglietteria@viottifestival.it).

8 marzo dalla redazione

Andras Schiff per la Società del Quartetto

Serata importante quella di ieri sera in Conservatorio. Il pianista ungherese Andras Schiff ha concluso l'integrale sonatistica beethoveniana con le ultime tre note composizioni: le opere 109, 110 e 111. Il pianista è stato introdotto da un intervento del presidente del "Quartetto" avv. Antonio Magnacavallo che ha elogiato la collaborazione del grande pianista con la storica Società che quest' anno ha raggiunto 150 anni di attività concertistica. È intervenuta anche la Sottosegretaria al governo Ilaria Borletti che ha evidenziato l'importante attività culturale ed artistica del "Quartetto". Eccellente l'interpretazione sostenuta da Schiff che ha eseguito le tre sonate senza soluzione di continuità come fosse un lavoro unitario in tre movimenti. La profondità espressiva dell'esecuzione l'abbiamo già sottolineata nei recenti articoli dedicati al grande pianista. Ricordiamo i tre bis concessi con l`Aria iniziale delle Goldberg bachiane e ancora due brani di Beethoven con le Bagatelle n. 1 e n.6 dall'op. 126. Interminabili gli applausi. Da non dimenticare.

5 marzo 2014 Cesare Guzzardella

Lonquich alle Serate musicali del Conservatorio milanese

È un pianista di alto livello interpretativo Alexander Lonquich e lo ha dimostrato anche lunedì sera in Sala Verdi del Conservatorio impaginando un programma interamente dedicato a Franz Schubert. Ben tre importanti Sonate e nel bis ancora Schubert in una serata che rimarrà nel ricordo dei numerosi appassionati presenti. La Sonata n.5 in la minore D 537 ha introdotto il concerto seguita dalla n.9 in mi bemolle maggiore D 568. Dopo l'intervallo la nota Sonata n.22 in la maggiore D 959, penultima del compositore, ha concluso il programma ufficiale. Quello che emerge dall'ascolto dello Schubert di Lonquich è la profonda interiorizzazione delle strutture musicali del viennese definite da una equilibrata restituzione del "tutto sonoro" con grande risalto estetico soprattutto nei frangenti più meditati. Nell'Andantino della sonata finale- un capolavoro di semplicità e profondità espressiva- il pianista ha trovato il massimo livello interpretativo attraverso riflessione e meditato ascolto interiore. Grandissimo successo di pubblico e bis eccellente con un Klavierstuke tra i più celebri. Da ricordare.

5 marzo 2014 Cesare Guzzardella

Il Trovatore alla Scala

Continuano le repliche del Trovatore verdiano al Teatro alla Scala. Questa produzione scaligera è quella della Stagione 2000-2001 quando alla direzione orchestrale c'era Riccardo Muti. Oggi il trentenne milanese Daniele Rustioni ha ritrovato la regia, le scene e i costumi dell'argentino Hugo De Ana. Il tutto nel segno di una tradizione che dopo quasi 14 anni dalla messinscena di Muti rende ancora più difficile miglioramenti artistici senza un apporto di interpreti superlativi, a cominciare dalla direzione musicale. La valida messinscena per quello che concerne l'impianto scenico, i costumi, le adeguate luci di Filibeck unitamente alle originali scelte coreografiche di Leda Lojodice, non sono state valorizzate dai movimenti scenici  dei cantanti-attori fatta eccezione per alcuni di essi. La direzione estroversa del giovane Rustioni ha trovato i momenti migliori - in alcuni casi con eccellente resa estetica - nella direzione d'insieme con il coro di Bruno Casoni. Nei frangenti di maggiore intimità coloristica rimangono perplessità non essendo emersa profondità interpretativa legata a riflessività matura. Ieri sera, nella sesta rappresentazione, il cast vocale di buon livello ha visto i migliori interpreti in Azucena, con voce intensamente espressiva e corposa di Ekaterina Semenchuk, la più brava anche attorialmente. Valida l'interpretazione di Carlo Ventre malgrado l'annuncio fatto prima dell'inizio di una sua lieve indisposizione. Il suo Manrico è stato molto bene sostenuto timbricamente e attorialmente. Buone le parti di Simone Piazzola, il Conte di Luna, di Roberto Tagliavini, un Ferrando di ottimo impatto timbrico. Rimangono molti dubbi sull'efficacia interpretativa di Lucrezia Garcia in Leonora. Pur dotata di voluminosità vocale, ci è apparsa poco inserita complessivamente nella parte della protagonista. Successo di pubblico in un teatro al completo. Prossime repliche il 4-6-7 marzo.

2 marzo 2014 Cesare Guzzardella

Uto Ughi al Teatro Civico di Vercelli

Ieri sera, sabato 1 Marzo, al Teatro Civico di Vercelli, la nuova serata del Viotti Festival ha visto rinnovarsi quello che per la bella cittadina piemontese è ormai divenuto da qualche tempo un imperdibile rito annuale: il recital di Uto Ughi. La novità rispetto al consueto era la forma del recital: non concerti con accompagnamento della Camerata ducale, ma un programma cameristico di sonate per violino e pianoforte, affidato, quest’ultimo, alle dita di Marco Grisanti. Come accade di solito quando è in scena Ughi, il programma era piuttosto eterogeneo: intitolato “Serata Beethoven”, accanto a due composizioni celeberrime del Maestro di Bonn, la Sonata n.5 in Fa maggiore op. 24 “Primavera” e la n.7 in do minore op.30 n.2, l’impaginato era aperto da una sonata del compositore settecentesco francese Leclair (di cui cade quest’anno il 250° della misteriosa morte), l’op.9 n. 3 in Re maggiore “Tambourin” e chiuso da uno dei” pezzi di baule “ di Ughi , la Polonaise de Concert in Re maggiore op.4 di Henri Wienjawski, il “Paganini polacco” (1835-1880). Parlare di Uto Ughi significa ormai rischiare la stucchevole ripetizione: a settant’anni suonati (è proprio il caso di dire), Ughi possiede ancora un’agilità di dita e capacità di virtuosismo acrobatico da far invidia a un giovane, unite ad una tecnica dell’archetto e ad un’ espressività di suono che sa toccare rare profondità, come nell’Adagio della Primavera o nelle sezioni esterne del Cantabile della sonata in do min. In generale, delle due composizioni beethoveniane, Ughi ci è piaciuto di più nell’ interpretazione di quest’ultima, in particolare nel primo movimento, eseguito con bella dinamica, tesa e serrata, specie nella sezione dello sviluppo, magnificamente resa nel suo tempestoso fraseggio di ottave spezzate e arpeggi. Non sempre convincente, invece, per quanto riguarda l’intonazione, a nostro modesto avviso, la Primavera, specie nell’ Allegro iniziale, non tra i migliori da noi ascoltati. Pollice dritto anche per il bravo Grisanti, la cui parte, nelle due sonate di Beethoven, non è certo di mero accompagnamento al violino, con cui intrattiene anzi un continuo dialogo, come nel complesso Adagio Cantabile dell’op.30 n.2, eseguito con bella cesellatura del fraseggio, in particolare nel meraviglioso finale, dove le fluide biscrome del pianoforte appoggiano con un delicato fruscio lo smemorante pizzicato delle quattro corde. Ci mancano termini di paragone per la sonata di Leclair, che abbiamo ascoltato ieri per la prima volta, ma ci pare che Ughi ne abbia interpretato con sottile sapienza l’eleganza cantabile delle linee melodiche, di un’asciuttezza decisamente postbarocca, aliena a patetismi troppo spinti e ad eccessivi abbellimenti. Senza sorprese la pirotecnica esecuzione della Polonaise di Wienjawski, brano di acrobatico virtuosismo, intinto in quella malinconia un po’ di maniera in cui il gran pubblico dell’ottocento, e non solo, ha identificato il presunto carattere “tipico” della musica slava. Il momento per noi meno bello del concerto è stato il bis, con uno dei brani musicali più insopportabili che mai siano stati scritti: La ridda dei folletti, pezzo virtuosistico per violino e pianoforte di Antonio Bazzini (1818-!897), raro esempio di Kitsch musicale, che comunque non ci rovinerà il ricordo di quest’altra bella serata musicale a Vercelli, salutata da una trionfale ovazione dello straripante pubblico presente.

2 marzo 2014 Bruno Busca

FEBBRAIO 2014

Un Trio per Schubert alle Serate Musicali

Il programma cameristico di questa settimana in Conservatorio prevede una costante presenza di musiche di Franz Schubert con l'esecuzione di importanti composizioni per Trio con pianoforte. Ieri sera abbiamo ascoltato alle Serate Musicali un ottimo Trio nella formazione del pianista Alexander Lonquich, della violinista Caroline Widmann e del violoncellista Nicholas Alstadt. Il Notturno in mi bemolle maggiore op. 148 ha introdotto il concerto, poi seguito dalla Fantasia in do maggiore op. 159 per violino e pianoforte. Dopo l'intervallo il noto Trio n.2 op.100 in mi bemolle maggiore ha concluso una serata di grande valore musicale. Valide le interpretazioni ascoltate. Lonquich ha affrontato la parte pianistica con slancio ritmico ma anche con sonorità garbata e ben rispettosa degli altri solisti. La violinista tedesca Widmann, rara presenza per il pubblico milanese, ha mostrato qualità musicali di elevato livello estetico e sinergie sia con il pianista che con l'ottimo cellista Alstadt. Quest'ultimo ha avuto ruolo essenziale nel Trio Op.100 che ha concluso il programma ufficiale. Il tocco ricco di sonorità del suo violoncello si è evidenziato nel celebre trio schubertiano. Grande successo di pubblico e un eccellente bis con il movimento centrale del Trio di Ravel. Ricordiamo questa sera la presenza in Conservatorio della formazione cameristica Trio di Parma per i concerti del Quartetto. Programma simile a quello ascoltato ieri con il Notturno, l'Op.100 e questa volta, l'Op. 99 sempre del compositore viennese.

25 febbraio 2014 Cesare Guzzardella

Andràs Schiff alle Serate Musicali

Costante è la presenza in Sala Verdi, nel Conservatorio milanese, del pianista ungherese Andràs Schiff. Ieri sera per Serate Musicali ha ancora una volta rimarcato la sua sorprendente musicalità con l'esecuzione delle celebri Variazioni Goldberg anticipate da un altro brano di Bach particolarmente noto, la Suite Inglese n.3 in sol minore. Le Variazioni sono un monumento bachiano di architettura musicale e di equilibrio formale. La celebre composizione data 1741 ed è un esempio grandioso di polifonia vocale. Le linee melodiche principali della composizione, prendendo spunto dalla semplice Aria iniziale, ritornano continuamente in tutte le trenta varianti del brano per circa settantacinque minuti di musica. Schiff in una non lontana intervista rimarcava l'essenziale riferimento della voce più bassa, quella sostenuta dalla mano sinistra, e raccomandava l'ascoltatore di concentrarsi soprattutto su questa. Il pianista ieri ha sostenuto un'eccellente interpretazione complessiva evidenziando con chiarezza espositiva e luminosità le voci in un contesto di moderati contrasti timbrici. L'andatura particolarmente rapida in alcune variazioni ha evidenziato la completa interiorizzazione del materiale sonoro e la restituzione di esso con grande equilibrio formale e chiarezza espositiva. Da notare che Schiff in questo brano non usa quasi mai i pedali e utilizza il pianoforte in modo quasi clavicembalistico anche se le sonorità dell'ottimo Steinway hanno rivelato un colore che solo la timbrica del moderno strumento puo' mettere in rilievo. Lunghi gli applausi e ancora un bis bachiano con una splendida Suite francese. Al termine del concerto l'organizzatore, pianista e compositore Hans Fazzari ha consegnato una medaglia al Maestro ungherese per il ventennale di collaborazione con Serate Musicali.

21 febbraio 2014 Cesare Guzzardella

Uto Ughi e i Filarmonici di Roma per le Serate Musicali

Viene tutti gli anni Uto Ughi nella Sala Grande del Conservatorio milanese ospite di Fazzari alle Serate Musicali. Ieri era in particolare forma accompagnato dai Filarmonica di Roma per un programma collaudato ma sempre interessante: Boccherini, Vitali, Bach, Schubert, Wieniawski e De Sarasate erano i musicisti in programma. Ughi ha il dono della chiara e italianissima melodicità. Eccelle nei brani dove può mettere in luce il bel canto mediante il suo splendido ed intenso vibrato. Il bellissimo violino utilizzato, probabilmente un Guarneri del Gesù con timbro caldo e corposo, specie nei toni medi, ha messo in risalto soprattutto la bellissima Ciaccona in sol minore di Tomaso Antonio Vitali (1663-1745), brano che presenta un tema continuamente variato dal solista e armonizzato ottimamente dall'ottima formazione cameristica. Dopo un buon Bach con il Concerto in mi maggiore BWV 1042, brano celebre del grande tedesco, e dopo un raro Rondò in la maggiore di un giovanissimo Schubert, abbiamo trovato di grande rilevanza estetica la Polacca n.1 in re maggiore op.4 del polacco Henrik Wieniawski nell'arrangiamento cameristico di A. Montemuri. In questo lavoro di straordinario impatto virtuosistico, che ricorda soprattutto la brillantezza del connazionale Chopin di alcuni Valzer o di alcune Polacche, Ughi ha espresso le sue migliori abilità virtuosistiche non disgiunte da un'elevata espressività melodica. Anche nel brano dello spagnolo Pablo de Sarasate e precisamente nella Zingaresca op.20, Ughi ha toccato vertici interpretativi superando con facilità ogni difficoltà tecnica. Dopo la parte conclusiva del concerto l'interprete lombardo ha concesso un primo bis con lo struggente e celebre Oblivion di Astor Piazzolla e quindi una sorpresa finale ha concluso la serata: accompagnato al pianoforte dall'estroso musicista- organizzatore Hans Fazzari, ha eseguito in modo estemporaneo il noto valzer Liebesleid di Fritz Kreisler. Un assolo pianistico al pianoforte di Fazzari ha concluso la parte musicale della serata terminata poi con la consegna di medaglie delle Serate a Ughi. Sempre all'altezza i Filarmonici romani. Lunghi applausi da parte del numerosissimi pubblico intervenuto.

18 febbraio 2014 Cesare Guzzardella

Lucia di Lammermoor al Teatro alla Scala

Il Teatro alla Scala torna alla “tradizione” con Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti , dramma in due parti e tre atti di Salvatore Cammarano, dal romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott ambientato nella Scozia di fine ‘600. L’opera è tra le più rappresentate dal 1835, anno della “prima” al San Carlo di Napoli, e la regia di Mary Zimmerman, le scene di Daniel Ostling ed i costumi di Mara Blumenfeld rappresentano una messinscena tradizionale è con pochissimi elementi di novità. Oltretutto questo lavoro proviene da una edizione del MET del 2007. Comunque nella quarta rappresentazione di ieri sera il teatro ha avuto un'alta affluenza di pubblico con pochi posti liberi, a significare che questi titoli, anche privi di novità riempiono il teatro. Complessivamente positiva la rappresentazione con una valida ma non certo esilarante direzione musicale, quella di Piergiorgio Morandi e un buon cast vocale con alcune punte nei ruoli principali: Vittorio Grigolo un Edgardo che vocalmente si imponeva rispetto alle altre voci per voluminosità; Albina Shagimuratova, una limpida ma forse troppo brillante Lucia con i massimi tecnici e vocali nella nota scena della pazzia, ed infine un espressivo e con ottima timbrica Massimo Cavalletti in Enrico. Bravi gli altri. Peccato che non sia stata utilizzata, come nell'edizione scaligera del 2006, la Glasharmonika (in italiano "armonica a bicchieri"), strumento di raro impiego che sostituisce il più utilizzato flauto e che Donizetti ebbe come primo pensiero nella scrittura dell'opera. Ottimo il coro di Bruno Casoni, anche se il giusto equilibrio tra le parti orchestrali,vocali e corali non è stato di eccellente fattura con contrasti dinamici troppo netti e non sempre ben amalgamati. Prossime repliche il 16-19-21-23-28 febbraio

15 febbraio 2014 Cesare Guzzardella

Ilya Gringolts alle Serate Musicali 

Una serata davvero speciale per il violinista russo Ilya Gringolts. Ieri sera in Conservatorio di fronte ad un numeroso pubblico, il virtuoso ha eseguito i 24 Capricci per violino solo op.1 di Niccolò Paganini. Questi formidabili Studi sono il cavallo di battaglia dei migliori violinisti internazionali. Gli abbiamo sentiti in questi anni da Mintz, da Quarta, da Accardo e da altri ottimi interpreti. Gringolts- vincitore nel 1998 del noto Concorso Internazionale Paganini- ci ha stupito per le sue sonoritá incisive, taglienti e scultoree. La facilità nel superare ogni problema tecnico ha reso possibile la messo in risalto dello spessore interpretativo giocato sul sapiente uso dell'archetto che ha descritto dinamiche grintose ed energiche. Il suono scavato nelle corde ha riempito di sonorità lo Stradivari del quale dispone e l'enfasi timbrica dei più arditi Capricci ci ha ricordato quello che probabilmente doveva essere il musicista e virtuoso genovese. Molti dei Capricci, tutti resi con un'intonazione perfetta, anche nei suoni più acuti, hanno raggiunto vette ineguagliabili, come quello più celebre, il n.24 con il noto tema con variazioni. Dopo l'eccellente bis, il lied di Schubert "Der Erlkonig" nella rivisitazione del compositore-violinista ceco Heinrich Wilhelm Ernst(1814-1865), la serata ha avuto un fuori programma con due bis dove Gringolts è stato accompagnato ottimamente al pianoforte da Hans Fazzari, l'organizzatore delle Serate nonché musicista e ottimo pianista. Due i brani eseguiti tra cui il celebre Liebesleid di Fritz Kreisler. Al termine della splendida serata Fazzari ha consegnato (foto) a Gringolts una medaglia e una targa a nome della Società del giardino e di Serate Musicali. Lunghi e fragorosi applausi. Da ricordare.

11 febbraio 2014 Cesare Guzzardella

La formazione Barocca della Sinfnica Verdi diretta da Ruben Jais interpreta Jean Philippe Rameau

la Barocca, ensemble specialistico dell'Orchestra Sinfonica Verdi, diretta da Ruben Jais, tornerà all'Auditorium di Milano domani, mercoledì 12 febbraio (ore 20.30) , per il suo quarto appuntamento stagionale. Un appuntamento particolare, in quanto il programma della serata sarà interamente dedicato al compositore francese Jean Philippe Rameau, di cui si celebra l'anniversario dei 250 anni dalla morte .

10 febbraio dalla redazione

Kavakos e Pace per la Società del Quartetto

É un duo cameristico consolidato da alcuni anni quello formato dal violinista greco Leonidas Kavakos e dal pianista riminesi Enrico Pace. Nella splendida serata di martedì scorso il duo ha eseguito brani di Beethoven, Debussy, Ravel e Respighi. La nota Sonata n.7 op.30 n.2 del grande tedesco ha introdotto il concerto. Ottima l'interpretazione complessiva del brano con una parte pianistica molto attenta ad ogni dettaglio ed un equilibrio nei piani sonori di alto livello. Anche i brani successivi quali la Sonata per violino e piano di Claude Debussy e la Sonata postuma ma giovanile di Maurice Ravel hanno trovato una degna esecuzione da parte dei solisti. Il timbro morbido di Kavakos ha trovato sostegno nelle determinate timbriche di Pace.Il brano conclusivo, una rarità interpretativa dell'italiano Ottorino Respighi ha avuto ancora una brillante interpretazione. La Sonata in si minore (1916-17) è un brano complesso che trova un'organizzazione musicale di grande interesse per la sua intensa drammaticità specie nell'Allegro moderato ma energico del finale. Grande successo in una Sala Verdi con numeroso pubblico. Due i bis concessi con raffinate interpretazioni di Kreisler. Da ricordare.

6 febbraio 2014 Cesare Guzzardella

Scipione Sangiovanni per Serate Musicali

E' un'intelligenza musicale tutta italiana quella del pianista pugliese Scipione Sangiovanni, l'interprete che ha sostituito all'ultimo momento Piotr Anderszewski indisposto. Ottima l'interpretazione complessiva nel variegato programma proposto con momenti di eccellenza. Ricordiamo che il ventiseienne Sangiovanni oltre che interprete è anche compositore-arrangiatore. Le sue trascrizioni pianistiche delle 4 Stagioni vivaldiane hanno anche un'incisione discografica (Urania Records) e ieri sera in una Sala Verdi con purtroppo molti posti liberi, abbiamo ascoltato l'Inverno e come bis un movimento dalla Primavera. L'efficace trascrizione ha una luminosità evidente e una tenuta complessiva particolarmente equilibrata. Nel programma proposto ci è piaciuta molto la Suite in re min. HWV 437 di G.F. Handel definita da un tocco limpido specie nella bellissima Sarabanda con variazioni. Di particolare spessore i brani di Bach rivisitati da Busoni, con una Toccata e fuga in re minore BWV 565 molto organistica e la celebre Ciaccona in re min. BWV 1004 espressiva nel valido equilibrio delle parti. Non meno interessante l'interpretazione della Morte d'Isotta di Wagner-Liszt a dimostrazione di come Sangiovanni abbia un'ottima tenuta sui brani più virtuosistici. Momenti di avvincente espressività anche nelle Reminiscenze dal Don Giovanni di Mozart-Liszt e di particolare interesse, in un ottima interpretazione, Wiosna (Primavera) di F. Chopin in una efficace ed intelligente trasformazione di Hans Fazzari, organizzatore delle Serate musicali ma anche pianista-compositore. Questo brano è stato in passato eseguito anche da altri pianisti, certamente più conosciuti, ma quella di Sangiovanni ci è sembrata l'esecuzione migliore. Due i bis, uno già citato e un secondo di J.S.Bach: una raffinata Badinerie dalla Suite BWV 1067. Lunghi e calorosi applausi. Serata da ricordare.

4 febbraio 2014 Cesare Guzzardella

Un particolare trittico alla Scala

Un particolare accostamento quello cui abbiamo assistito ieri sera al Teatro alla Scala. Due brevi balletti e l'opera di Mascagni Cavalleria rusticana hanno trovato ad accoglierli un pubblico giovane e particolarmente interessato. La serata era rivolta soprattutto agli under 30 che al termine di ogni evento hanno mostrato entusiasmo tributando calorosi e lunghi applausi. Le Spectre de la rose su coreografie di Michail Fokin e La rose malade di Roland Petit sono i balletti che hanno introdotto la serata. Nella settima rappresentazione e terz'ultima replica abbiamo visto sul palco rispettivamente Beatrice Carbone e Paolo Coviello e quindi Vittoria Valerio e Mick Zeni. Entrambe le coppie hanno mostrato eccellenti qualità artistiche. La valida direzione di Daniel Harding specie nel celebre Adagietto di Gustav Mahler ha anticipato la riuscita direzione dell'atto unico di Mascagni. La medesima messinscena era stata diretta alla scala nel 2011 dallo stesso Harding e anche questa volta, grazie anche all'ottimo cast vocale, il riscontro è risultato più che valido. Segnaliamo tra i cantanti l'eccellente voce di Liudmyla Monastyrska in Santuzza e gli ottimi Elena Zilio, Lucia, Vitaliy Biliy in Alfio, Borge de Leon in Turiddu e Laleria Tornatore in Lola. Validi la regia di Mario Martone, le scene di Sergio Tramonti, i costumi di Ursula Patzak e le luci di Pasquale Mari. Ultime repliche l'8 e il 9 febbraio.

1 febbraio 2014 Cesare guzzardella

Prossimamente il Novecento americano con il duo pianistico Viazzo&Génot a Vercelli

L’anno scorso entusiasmarono la platea del Teatro Civico di Vercelli con una serata “tutta Gershwiniana”. Quest’anno il duo pianistico Viazzo&Génot torna al Viotti Festival con il recital “An American Night”. L’appuntamento fissato per sabato 8 febbraio, ore 21.00, può considerarsi un affascinante viaggio che dagli USA di George Gershwin giungerà fino all’Argentina di Astor Piazzolla, passando attraverso l’estro e l’eclettismo del grande Leonard Bernstein. In programma le partiture trascritte di ‘S Wonderful / Funny Face, Someone to Watch over Me (Gershwin, arr. Paul Posnak), Symphonic Dances da West Side Story (Bernstein, arr. John Musto), Verano Porteno, Milonga del ángel, La muerte del ángel, Michelangelo 70, Soledad, Libertango (Piazzolla, arr. Pablo Ziegler). Per informazioni consultare il sito www.viottifestival.it

1 febbraio dalla redazione

GENNAIO 2014

Enrico Dindo per il "Quartetto"

E' un'eccellenza per la musica italiana e internazionale il violoncellista Enrico Dindo. Ieri sera di fronte ad un numeroso pubblico ha tenuto un concerto solistico per la Società del Quartetto immaginando un programma tutto bachiano. Le Suite per cello solo del grande tedesco rappresentano un esempio di profonda creatività musicale che solo grandissimi interpreti come Dindo possono mettere in risalto. Ieri ha infatti eseguito le Suite n.1, n.3 e n.5. Completerà l'integrale martedì 13 maggio. Splendida la sua cifra stilistica, esaltata da una completa interiorizzazione della musica bachiana e da una restituzione meditata e profonda. La semplicità delle poche note della nota Sarabanda della quinta Suite è la dimostrazione di come spesso nel semplice si celi il profondo, e Dindo è sceso in profondità con la sua interpretazione. Il movimento è stato poi ripetuto come bis al termine del concerto. Lunghi e calorosi applausi hanno concluso la splendida serata.

29 gennaio Cesare Guzzardella

Freddy Kempf per le Serate Musicali

Il trentaseienne londinese Freddy Kempf torna puntualmente da alcuni anni in Conservatorio ospite delle Serate Musicali. Venerdì ha tenuto un concerto musicalmente diversificato con autori importanti quali Beethoven, Schumann e Musorgskij in una Sala Verdi con molti posti liberi. Peccato, perchè la qualità interpretativa è stata di eccellente livello musicale. La Sonata n.30 in mi magg. op.109 di L.v.Beethoven ha introdotto il concerto, gli Studi sinfonici op.13 di R.Schumann hanno concluso la prima parte della serata e, dopo l'intervallo, la Toccata in do magg. op.7 ancora di Schumann e i Quadri di un'esposizione del russo hanno concluso il programma ufficiale. Come già in passato rilevato, Kempf ha in questi ultimi anni cambiato in meglio il suo modo interpretativo, curando maggiormente le dinamiche e personalizzando positivamente il suo stile. Il suo Beethoven ci è apparso piuttosto elegante, privo di enfasi e sostenuto da una corretto equilibrio delle parti. Nei bellissimi Studi Sinfonici e nella Toccata il pianista ha mostrato le sue eccelse doti virtuosistiche specie in alcuni movimenti eseguiti con andature molto rapide. Uno Schumann, quello ascoltato, forse meno romantico ma di raffinata coerenza complessiva con momenti di personale ed elevato livello estetico. Splendida poi l'interpretazione dei celebri Quadri risultati chiarissimi ed incisivi in ogni dettaglio. Due i bis concessi con un Preludio di Rachmaninov e uno Studio di Chopin. Da ricordare.

26 gennaio 2014 Cesare Guzzardella

Viktoria Mullova al Viotti Festival di Vercelli

Nuovo appuntamento, imperdibile, ieri sera sabato 25 gennaio, con la XVI stagione del Viotti Festival di Vercelli, “una tra le proposte musicali più apprezzate del territorio nazionale e internazionale, con un cartellone che spicca per qualità degli interpreti e nei programmi musicali” (la citazione è dal Who’s Who 2014 della rivista Classic Voice). Protagonista di gran richiamo della serata, una delle più grandi violiniste del nostro tempo, la russa, ma profuga dalla sua patria sin dal 1983, Viktoria Mullova (tra l’altro, fu compagna del compianto C. Abbado, commemorato da un lungo applauso del pubblico e dell’orchestra). La Mullova era chiamata ad interpretare uno dei concerti violinistici in assoluto più popolare di tutti i tempi, quello di Mendelssohn, in mi min. op.64 , incorniciato dal programma tra due opere mozartiane: l’Ouverture da La Clemenza di Tito Kv 621 e la celeberrima Sinfonia n. 40 in sol min. KV 550. L’orchestra, come d’abitudine al Viotti Festival, la Camerata Ducale, diretta da Guido Rimonda, sceso peraltro dal podio in occasione del concerto di Mendelssohn, per assumere il ruolo di spalla. La Mullova non ha tradito le attese, incantando il pubblico con il suo suono, dal timbro cristallino, assolutamente omogeneo in tutta la gamma, esaltato da una corda di Mi di tersa purezza: è luogo comune che la perfetta intonazione di un violino non possa esistere, ma sinceramente, ascoltando la Mullova, non ne siamo del tutto convinti. Osservandola con attenzione, della grande solista russa colpisce soprattutto la tecnica dell’arco, che le consente un fraseggio di miracolosa fluidità, capace di ‘staccare’ il singolo suono, con una cesellatura di eccezionale nitore, che, unita al sovrano dominio tecnico della forma, fa della Mullova una vera aristocratica delle quattro corde. Dal punto di vista interpretativo, il Mendelssohn della Mullova è un Mendelssohn ‘classico’, erede legittimo del magistero mozartiano, reso al meglio nelle limpide architetture formali dell’Allegro iniziale, nella serena grazia dell’ Andante, come nel gioioso empito del Rondò sonata finale. Un’opinione diffusa rimprovera alla Mullova una certa qual ‘freddezza’, un eccessivo e un po’ algido distacco dall’esecuzione: non siamo naturalmente d’accordo con questa opinione, ma dobbiamo riconoscere che nella sua apollinea perfezione, al Mendelssohn della grande violinista non sarebbe nuociuto un tocco in più di quella luminosità di suono che è, a nostro modesto avviso, cifra interpretativa irrinunciabile per questo capolavoro. Questo modesto rilievo nulla toglie comunque all’altissima qualità di un’interpretazione, sostenuta anche da un efficace accompagnamento da parte dell’orchestra, brava a dialogare costantemente colle linee melodiche dello strumento solista. Lunghissimi gli applausi del gran pubblico presente, dopo un bellissimo bis bachiano. Per quanto riguarda la parte restante del concerto, la Camerata Ducale e Guido Rimonda hanno offerto all’ascolto una Ouverture della Clemenza di Tito nella quale la marmorea solennità neoclassica dell’insieme, preannunciata dalla marcia introduttiva, è stata argutamente corretta con una buona dose di grazia rococò, valorizzando il vario gioco dei timbri, affidati soprattutto ai fiati. Convincente anche l’esecuzione della sinfonia n. 40 (uno dei brani in assoluto più eseguiti al mondo, su cui è francamente difficile dire qualcosa di veramente nuovo): personalmente ci è piaciuto il plastico vigore con cui Rimonda ha scolpito il vivace ritmo anapestico del celeberrimo tema principale e la chiarezza delle simmetrie formali che caratterizzano il Primo tempo, unitamente alla resa delle dinamiche del Minuetto e del finale, con tempi sempre ben staccati. Ci pare però che siano risultati un po’ sfocati i momenti di più intensa drammaticità di questo complesso capolavoro, vale a dire la sezione centrale del secondo movimento e la ripresa del tema del Minuetto dopo il Trio, nel terzo tempo, uno dei vertici di più emozionante pathos della sinfonia. Caloroso il successo di pubblico, salutato con un bis del primo tempo della sinfonia. Serata da ricordare.

26 gennaio Bruno Busca

Susanna Malkki e la Filarmonica della Scala

Di particolare interesse il Concerto Sinfonico ascoltato in replica giovedì al Teatro alla Scala per la stagione della Filarmonica: Susanna Malkki non è un raro caso di direttore d'orchestra donna, ma è comunque appartenente ad un ristretto gruppo di direttori al femminile. Affermata internazionalmente, da parecchi anni impagina programmi classici e contemporanei eseguendo spesso lavori in prima esecuzione assoluta come quello della scorsa sera del compositore bergamasco Stefano Gervasoni (nella foto). Heur,Leurre, Lueur per violoncello ed orchestra è un recente brano (2013) commissionato dalla Filarmonica della Scala a Gervasoni e dedicato all'eccellente cellista solista Francesco Dillon. E' un unico movimento introdotto da un intervento del violoncello solista particolarmente lirico. La caratteristica concertante del lavoro con interventi alternati del solista e dell'orchestra rendono la composizione interessante anche per le sonorità ed il trattamento particolare dello strumento principale. L'estensione timbrica, dalle sonorità gravi ai più estremi sopracuti, interessa spesso anche molti strumenti dell'orchestra che intervengono singolarmente. Decisamente valida la resa complessiva per un lavoro eseguito in modo mirabile dal bravissimo Francesco Dillon e da tutta la compagine orchestrale. In apertura abbiamo ascoltato un brano noto di Boccherini- Berio denominato Quattro versioni originali della Ritirata notturna di Madrid di Luigi Boccherini. La trascrizione, riscrittura e rielaborazione di Luciano Berio del brano di Boccherini è certamente uno dei lavori più riusciti ed eseguiti del compositore ligure. Ottima l'interpretazione della Malkki e della Filarmonica. L'ultimo brano, a conclusione della serata, era il Concerto per orchestra di Béla Bartók, un brano del 1943 del grande compositore ungherese che anticipa in molti frangenti, per sonorità e modalità compositive, esperienze sonore più vicini a noi. Valida l'interpretazione ascoltata. Successo di pubblico con lunghi applausi.

25 gennaio 2014 Cesare Guzzardella

La Scala, Beethoven per Abbado in Streaming e diretta Rai

Alla piazza reale si unisce la piazza virtuale. Il rito che lunedì 27 gennaio, alle ore 18, il Teatro alla Scala e la Filarmonica dedicano alla scomparsa di Claudio Abbado, sarà diffuso in Streaming sui siti del Teatro alla Scala, della Filarmonica della Scala e della Rai. La Marcia funebre (Adagio assai) dalla Terza Sinfonia “Eroica” di Ludwig van Beethoven, eseguita nel teatro vuoto e a porte aperte, sotto la direzione di Daniel Barenboim, amplificata in audio su Piazza della Scala, sarà diffusa in tutto il mondo anche via Internet. Al pubblico della città di Milano che vorrà raccogliersi nella piazza antistante il Teatro per rendere l’ultimo silenzioso omaggio al grande direttore scomparso lunedì 20 gennaio, si unirà dunque il pubblico globale del web. È la prima volta che la Scala realizza un evento in Streaming (che la Filarmonica ha già sperimentato in due occasioni). E il Teatro è orgoglioso che ciò avvenga nel nome e nel ricordo di Claudio Abbado, suo Direttore Musicale fra il 1968 e il 1986, che tutto il mondo si è commosso nel celebrare come uno dei più importanti e amati musicisti degli ultimi cinquant’anni. Con sensibilità di cui la Scala è grata, la Rai ha compreso la rarità e il valore di questa straordinaria circostanza, e ha predisposto le condizioni tecniche per questa proiezione mediatica, ritagliando anche una diretta televisiva nel palinsesto di Rai5. La diretta in worldwide Streaming può essere seguita su www.teatroallascala.org e su www.youtube.com/teatroallascala

Milano, 24 gennaio 2014 dalla redazione

 

Claudio Abbado ci ha lasciato

E' morto questa mattina a Bologna il maestro Claudio Abbado. Figura centrale mondiale nel panorama interpretativo per oltre cinquant'anni, il direttore d’orchestra aveva 8o anni ed era nato a Milano da una famiglia di musicisti. In questi ultimi mesi, dopo l'ultimo concerto tenuto al Festival di Lucerna, la sua salute è progressivamente peggiorata tanto da dover rinunciare ai moltissimi impegni che aveva in programma. Ricordiamo la sua folgorante direzione al Teatro alla Scala milanese, all'Opera di Vienna, a Berlino con i Berliner Philharmoniker, a Lucerna, a Bologna e in moltissimi altri luoghi in ogni parte del mondo. Oltre ad essere uno dei più importanti ed amati direttori d'orchestra al mondo, Abbado ha dedicato gran parte della sua attività musicale all'organizzazione e alla diffusione della musica coltivando giovani talenti e fondando importanti orchestre giovanili. Milano e l'Italia perdono un uomo di talento eccezionale che rimarrà per sempre nella storia dell'interpretazione musicale.

20 gennaio 2014 dalla redazione

La Tosca al Coccia di Novara

Si è conclusa oggi domenica 19 gennaio la stagione lirica del Coccia di Novara, con un’opera da sempre tra le più amate del repertorio, la Tosca: ricorderemo che nei suoi anni d’oro il teatro novarese vide cantare il capolavoro pucciniano giganti come Del Monaco o Di Stefano…Pur senza raggiungere, ovviamente, quei leggendari livelli, questa edizione della Tosca, prodotta dalla Fondazione Teatro Coccia, è stata di qualità decisamente dignitosa e giustamente apprezzata dal foltissimo pubblico (tutto esaurito in entrambe le rappresentazioni, quella odierna e quella di venerdì 17), con applausi scroscianti e prolungati. Dignitosa anzitutto dal punto di vista musicale e interpretativo: un bravo va in primo luogo al giovane soprano rumeno Cellia Costea, un’ottima Tosca, dalla bella tessitura, di suono caldo e robusto, limpida negli acuti, fluida nei salti di ottava, ma anche di eccellenti capacità interpretative: la sua Vissi d’arte è stata da antologia, superbi i suoi duetti con Scarpia. Il ruolo di quest’ultimo è stato affidato all’esperto baritono Ivan Inverardi; un bravo anche a lui, perfettamente a suo agio nella maschera torva e sensuale di uno dei “cattivi” più cattivi del teatro musicale: vocalmente ottimo il timbro del suo fraseggio, oscillante tra il mellifluo e il diabolico e accompagnato da una resa interpretativa di grande spessore. Avremmo qualche riserva sul Cavaradossi del tenore Lorenzo Decaro: la sua è una voce di un bel colore scuro, ma piuttosto “piatta” nella tessitura e di non grande proiezione, che tende talvolta a “ingolarsi”, come gli è successo nelle note del disciogliea di E lucevan le stelle; anche sotto l’aspetto interpretativo ci aspettavamo francamente qualcosina in più, visto che quello dello sventurato pittore è considerato il suo ruolo “di riferimento”. Hanno sbrigato ineccepibilmente i loro ruoli di comprimari Daniele Cusari (Angelotti), il simpatico Davide Pelissero (il Sagrestano), Saverio Pugliese (vero physique du role del servile Spoletta) Massimilano Galli (Sciarrone). Ma, s’intende, una buona rappresentazione di un’opera musicale richiede non solo un buon palcoscenico, ma anche una buona direzione orchestrale. E allora diciamo bravo anche al maestro Valerio Galli (1980) che si è confermato nella buca del Coccia una delle più promettenti bacchette pucciniane fra le giovani leve italiane del podio: gesto ampio e preciso, con ottima scelta dei tempi e giusto risalto alla stratificata timbrica della musica pucciniana, ha saputo accompagnare al meglio i cantanti e il coro Schola Cantorum di S. Gregorio Magno di Trecate: da applausi il finale dell’atto II, nel progressivo svanire dell’orchestra (la Filarmonica del Piemonte) in un silenzio stupefatto, mentre Tosca depone la croce sul petto di Scarpia appena ucciso. E, infine , la regia. Affidata al ‘ronconiano’ Fabio Ceresa, è piaciuta per la sua suggestiva essenzialità: nei primi due atti uno scenario di alte colonne a simboleggiare la chiesa di S. Andrea della Valle (I atto) e palazzo Farnese (II atto), corte scalinate per la piattaforma del patibolo nel terzo atto, il tutto avvolto da suggestivi giochi di luce svarianti dal rosso del sangue al cupo azzurro di una minacciosa notte, all’ambiguo chiarore di una livida alba fatale. Ottimo il movimento in scena dei cantanti, che si fa magistrale nel finale dell’atto primo, quando Scarpia e i suoi sbirri, tutti nerovestiti, con progressivo movimento avvolgente circondano l’inconsapevole Tosca, in squillante abito rosso, ormai caduta nella trappola tesale dal crudele commissario. Perdoniamo volentieri a Ceresa qualche scelta inutile, come l’aver evocato come uno spettro in scena la sorella di Angelotti, o qualche ingenuità, come l’aver fatto morire Scarpia in una vasca da bagno, facendo di lui un Marat e di Tosca una Charlotte Corday. Spettacolo da ricordare.

19 gennaio 2014 Bruno Busca

Viktoria Mullova prossimamente al Teatro Civico di Vercelli

Sabato 25 gennaio, ore 21.00, Viktoria Mullova sarà al Teatro Civico di Vercelli per la stagione concertistica della Camerata Ducale. Al fianco dell’Orchestra, diretta dal maestro Guido Rimonda, la virtuosa moscovita eseguirà il celeberrimo Concerto in mi minore per violino e orchestra op. 64 di Felix Mendelssohn Bartholdy. In programma anche l'Ouverture da La Clemenza di Tito KV 621 e la Sinfonia n. 40 in sol minore KV 550 di Wolfgang Amadeus Mozart. “Sempre più frequentemente artisti di questo calibro vengono a suonare con la Camerata Ducale; abbiamo inaugurato la stagione con Angela Hewitt, mentre Viktoria Mullova ha scelto il nostro Festival per il suo debutto al Civico”. Così il direttore artistico Cristina Canziani traccia un breve profilo della sedicesima edizione, che terminerà il 7 giugno con l’omaggio ad Armando Trovajoli. Per informazioni consultare il sito www.viottifestival.it

18 gennaio dalla redazione

Serata conclusiva per i balletti "Ratmansky" alla Scala

Questa sera al Teatro alla Scala ultima replica del trittico di balletti "Ratmansky". Nella bellissima replica di ieri in un Teatro alla Scala al completo, abbiamo assistito a Russian Seasons, al Concerto DSCH e ad Opera. Il primo balletto e il terzo, in prima assoluta, sono stati coreografati da Alexei Ratmansky sulle musiche del compositore ucraino Leonid Desyatnikov. Il musicista russo, poco eseguito in Italia e invece un artista di valida creatività musicale, noto soprattutto per alcune opere liriche, per i balletti e per la musica da film. Il balletto Opera è una recente commissione della Scala al musicista e a Ratmansky. Il balletto Concerto DSCH, musicalmente il Concerto per pianoforte e orchestra n.2 di Dmitri Shostakovic, era giá stato inserito nel programma scaligero nel maggio del 2012 e in questi giorni ripreso con un solista al pianoforte del calibro di Davide Cabassi. Efficaci e valide tutte e tre le coreografie con il corpo di ballo scaligero sempre all'altezza della situazione. Citiamo almeno alcuni dei protagonisti: Marta Romagna e Riccardo Massimi in Russian Seasons, Nicoletta Manni, Stefania Ballone, Carlo di Lanno e Antonino Sutera in Concerto DSCH e Massimo Murru, Virna Toppi, Christian Fagetti e Stefania Vallone in Opera. Non dimentichiamo l'ottima direzione musicale di Mikhail Tatarnikov che unitamente all'orchestra scaligera ha evidenziato in ogni dettaglio le particolari partiture di Desyatnikov, e non dimentichiamo le essenziali voci soliste come quella del soprano Alisa Zinovjeva in Russian Seasons, il soprano Linda Jung, il mezzosoprano Natalia Gavrilan e il tenore Jaeyoon Jung in Opera. Questa sera nell'ultima replica troveremo ancora l'étoile Massimo Murru (foto Brescia-Amisano Teatro alla Scala) accanto a Stefania Ballone, Virna Toppi e Christian Fagetti. Assolutamente non perdere.

16 gennaio 2014  Cesare Guzzardella

Andras Schiff per il " Quartetto"

Con altre tre Sonate di L.v. Beethoven il pianista ungherese Andras Schiff sta per concludere il ciclo sonatistico del grande tedesco. Ieri in Conservatorio per la Società dei Quartetto ha eseguito la Sonata n.27 op.90, la Sonata n.28 op.101 e la Sonata n.29 op.106 "Hammerklavier". Schiff non ha voluto il classico intervallo di metà concerto ma ha interpretato senza soluzione di continuità i tre importanti lavori beethoveniani. La qualità interpretativa, di sicuro livello estetico, risponde alle modalità interpretative già evidenziate recentemente. Un Beethoven profondo, robusto e di grande equilibrio formale nel quale il pianista riesce a sottolineare i frangenti più nascosti attraverso una sorprendente evidenziazione dei piani sonori. Ci è piaciuta moltissimo la prima sonata, la celebre e piuttosto breve Op.90, eseguita con andamento complessivo moderato e riflessivo e che ha trovato massima valenza nel bellissimo movimento finale. Un regalo per il pubblico è stata la completa anticipazione dell'Op.109, in programma prossimamente, eseguita come bis. Lunghi applausi al termine dopo l'Aria iniziale delle Goldberg bachiane.

15 gennaio 2014. C.G.

La Kremerata baltica di Gidon Kremer per le Serate Musicali

E' una formazione cameristica di primo livello la Kremerata Baltica, tra le migliori al mondo. Il noto violinista e organizzatore musicale Gidon Kremer la fondò alla fine degli anni' 90 con l'idea di diffondere oltre il repertorio classico quello di musica contemporanea. In quasi vent'anni di attività la Kremerata ha tenuto migliaia di concerti in tutto il mondo sempre con successo di pubblico e di critica. La scelta del repertorio è sempre stato il fiore all'occhiello di Kremer. Nei programmi, come quello splendido ascoltato ieri sera, si alternano sempre compositori classici, ieri Beethoven e Cajkovskij, ad altri del Secondo Novecento o viventi. In Conservatorio, in una Sala Verdi con molto pubblico, abbiamo ascoltato la Sinfonia n.10 op.98 per archi di Mieczyslaw Weinberg ( 1919-1996), compositore polacco vissuto a lungo in Russia, e un brano dell'amatissimo Astor Piazzolla in una valida trascrizione di Pushkarev per violino, vibrafono e archi della Suite" Punta del Este" . L'alternanza classico- moderno dei brani ha reso ancor più interessante il concerto. Partendo da una valida trascrizione di Kissine del celebre Rondò e capriccio in sol maggiore op.129 di Beethoven, si è passati all'impegnativa sinfonia di Weinberg, un capolavoro di raffinatezza coloristica dove i contrasti degli andamenti con situazione di corale incisività timbrica e l'alternanza di pacata meditazione coloristica, sono stati resi in modo eccellente da Kremer e dai sui splendidi solisti con modalità interpretative di elevatò spessore estetico. Importanti nel lavoro gli interventi di numerosi solisti oltre a quello di Kremer al violino. Segnaliamo almeno la prima cellista, la bella e bravissima Gierve Dirvanauskaite (nella foto), dal tocco morbido e preciso in ogni dettaglio. La celebre Serenata in do maggiore per archi op.48 di Cajkovskij vedeva la sola orchestra d'archi, senza Kremer. L'interpretazione complessiva in questo brano è stata di alta rilevanza estetica con momenti emozionanti nel noto Valzer. Il brano di Piazzolla ha visto al vibrafono un interprete di rango quale A.Pushkarev (foto), autore  dell'arrangiamento. Bis con una valida trascrizione del celebre valzer "Liebesleid" di Fritz Kreisler. Da ricordare.

14 gennaio 2014 Cesare Guzzardella

Roberto Cappello e l'Orchestra del Conservatorio di Parma a Milano

Un numeroso pubblico ha accolto ieri in Sala Verdi nel Conservatorio milanese il pianista Roberto Cappello e l'Orchestra del Conservatorio Arrigo Boito di Parma diretta dal giovane Marco Dallara . Il noto pianista è conosciuto anche come didatta ed è da alcuni anni direttore del Conservatorio parmense. L'impaginato comprendeva due tra i più noti ed eseguiti concerti per pianoforte e orchestra: il Concerto K 466 di W.A.Mozart e il Concerto n.2 di Sergey Rachmaninov. I lavori sono stati preceduti dalla Ouverture dalle Nozze di Figaro del Salisburghese. Le qualità virtuosistiche e soprattutto espressive di Cappello sono emerse in entrambi i capolavori. La capacità riflessiva esternata da un cantabile di rara bellezza estetica è apparsa evidente nei movimenti di entrambi i concerti. Cappello coadiuvato dalla valida direzione di Marco Dallara e dalle grintose timbriche della giovanissima orchestra parmense, ha ancora una volta dimostrato di essere tra i massimi interpreti della sua generazione. Peccato l' inciampo nel movimento centrale del concerto mozartiano ma comunque rilevante lo spessore interpretativo di Cappello. Di grande impatto virtuosistico il bis proposto dal pianista al termine dei concerti con una rarissimo finale dal Cavaliere della rosa di Richard Strauss nella strepitosa rivisitazione del pianista-compositore Percy Grainger. La bellissima serata si è conclusa con un inaspettato intervento musicale di due giovani cantanti dal Conservatorio parmense(vedi foto) che hanno cantato il celebre brindisi dalla Traviata verdiana. Lunghi applausi.

10 gennaio 2014 Cesare Guzzardella

Progetto Giovani e " Talenti emergenti" al Teatro Civico di Vercelli

Venerdì 10 gennaio alle ore 21.00 si terrà una serata al Teatro Civico di Vercelli in collaborazione con il Conservatorio di Torino nella quale verranno eseguite musiche di Debussy, Tomasi, Ibert e Rosauro. Trai solisti ricordiamo Valerio Lisci all'arpa, Arda Tuncer al clarinetto, Marco Guerra al sassofono e Gianmattia Gandino al vibrafono. La Camerata Ducale verrà diretta da Mario Lamberto. Per informazioni www.camerataducale.it

09 gennaio 2014 dalla redazione

Prossimamente nuovi talenti per la Camerata Ducale di Vercelli e Viktoria Mullova

La stagione musicale della Camerata Ducale apre il nuovo anno con il concerto dei giovani talenti del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, in programmazione per venerdì 10 gennaio, inizio ore 21.00. Per l’occasione calcheranno le scene del Teatro Civico di Vercelli Valerio Lisci (arpa), Arda Tuncer (clarinetto), Marco Guerra (saxofono), Gianmattia Gandino (vibrafono). La serata ad ingresso libero, inserita nella mini rassegna “Progetto giovani”, nasce con l'obiettivo di presentare al grande pubblico le nuove leve di musicisti provenienti dall’istituzione piemontese. I quattro neo-diplomati diretti dal maestro Mario Lamberto, e affiancati dai professori della Camerata Ducale, si cimenteranno in un programma di autori del Novecento. In scaletta le Danses per arpa e orchestra d’archi di Claude Debussy. Seguirà il Concerto per clarinetto e archi del francese Henri Tomasi, pubblicato dalla Leduc nel 1953 e a tutt’oggi una delle pietre miliari del repertorio clarinettistico del XX secolo. Al 1935 risale invece il Concertino da camera per saxofono contralto e undici strumenti che Jacques Ibert compose a Parigi dedicandolo a Sigurd Rascher, celebre saxofonista americano e primo esecutore del Concertino. Il programma volgerà al termine con il Concerto per vibrafono e orchestra da camera composto nel 1995 dal brasiliano Ney Rosauro. I biglietti omaggio per il concerto di venerdì 10 gennaio si ritireranno al box office del Civico, in via Monte di Pietà 15, giovedì 09.01 (ore 17.00-19.30), venerdì 10.01 (ore 19.30-21.00). Per questo evento non si effettuano prenotazioni on-line e telefoniche. Il prossimo appuntamento in cartellone è per sabato 25 gennaio con l’attesissimo concerto di Viktoria Mullova. I biglietti sono già prenotabili on-line alla pagina biglietteria.viottifestival.com. Da martedì 7 gennaio saranno attive anche le prenotazioni telefoniche chiamando lo 011 75.57.91 (lunedì, mercoledì, venerdì, ore 10-12; martedì, giovedì, ore 14-16). Per ulteriori informazioni consultare il sito www.viottifestival.it, oppure contattare lo staff scrivendo a biglietteria@viottifestival.it.

2 gennaio dalla redazone