Il regista Mario Martone ha voluto dedicare un film alla complessa figura di Goliarda Sapienza (Catania, 1924 – Gaeta, 1996), scrittrice, ma anche attrice di cinema e teatro (di scarso successo), la cui genialità fu riconosciuta post mortem grazie alla pubblicazione, nel 1998, del suo romanzo-capolavoro, L’arte della gioia. Lo scorso anno, nel centenario della nascita, Valeria Golino aveva curato la regia del film tratto dal romanzo, con lo stesso titolo: sia l’attrice protagonista, Tecla Insolia, che la non protagonista, Valeria Bruni Tedeschi, hanno vinto il David di Donatello 2025.

Fuori vede ora come attrice protagonista, nei panni della stessa Goliarda Sapienza quasi sessantenne, proprio Valeria Golino, eccellente interprete di un personaggio senz’altro difficile da cogliere nelle sue diverse sfumature.

L’affiancano molte donne: prima tra tutte la tormentata Roberta (l’ottima Matilda De Angelis), poi la bellissima Barbara (la cantante Elodie, vincitrice del Nastro d’Argento 2025 per questa sua interpretazione), e altre amiche-compagne conosciute nel carcere di Rebibbia dove la scrittrice fu portata il 4 ottobre 1980, accusata di furto. In un periodo di ristrettezze economiche e di mancanza di lavoro, Goliarda aveva infatti rubato alcuni gioielli di una sua amica (“per metterla alla prova”, disse poi) e li aveva venduti. Della pena detentiva di un paio di mesi la scrittrice scontò, a Rebibbia, solo cinque giorni, ma l’esperienza che fece fu per lei molto significativa e importante.

Martone dilata volutamente il tempo della sua carcerazione, che sembra lunghissimo, ambientando molte scene nel penitenziario, con vere recluse dietro le sbarre, e alternando il “dentro” e il “fuori”, in una continua mescolanza. La Sapienza descriveva in termini inusuali, con una sorta di paradossale entusiasmo, la situazione delle donne detenute, secondo lei in grado di adattarsi meglio degli uomini alla vita in prigione; affermava che aveva trovato le sue migliori amiche, in particolare una giovane di grande intelligenza, proprio in cella. Trasse da questa sua conoscenza del carcere, per quanto breve, il romanzo L’Università di Rebibbia (1983), che sollevò una certa attenzione e all’epoca fece piuttosto scalpore. Il film s’ispira a questo testo e al successivo Le certezze del dubbio (1987).

Emergono i disagi di un passato doloroso, costellato anche da lutti e malattie – Goliarda aveva tentato due volte il suicidio negli anni ‘60, aveva poi subìto l’elettroshock – insieme ad aspetti ambigui e difficilmente esplorabili di una figura un po’ bizzarra, senz’altro originalissima e anticipatrice, che oggi viene considerata tra le più rappresentative della letteratura del Novecento.
Qui il link per il trailer del film: https://www.youtube.com/watch?v=v1FlEyHn5dQ
Intervista a Goliarda Sapienza, Rai Storia (1994):