martedì, Maggio 13, 2025
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Gilbert Varga dirige l’Orchestra Sinfonica di Milano: un viaggio musicale tra Veress, Liszt, Martucci e Bartók


Un programma raro e raffinato ha caratterizzato il concerto dell’Orchestra Sinfonica di Milano, andato in scena all’Auditorium di Largo Mahler, con replica pomeridiana. Sul podio, il direttore ungherese Gilbert Varga, che ha guidato con autorevolezza e sensibilità un itinerario musicale denso di significato e non di frequente esecuzione. La serata si è aperta con Threnos. In memoria Béla Bartók, composta nel 1945 da Sándor Veress. Il brano, un omaggio profondo e introspettivo al grande compositore ungherese, si distingue per una lunga frase musicale ricorrente che cresce progressivamente in intensità. La lettura offerta dalla compagine milanese ha restituito con efficacia l’intensa espressività e la raffinata architettura della partitura.
A seguire, il Concerto n. 1 in Mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra di Franz Liszt, affidato al pianista Nelson Goerner, interprete di fama internazionale. Goerner ha saputo coniugare brillantezza tecnica e chiarezza espositiva, affrontando con eleganza i passaggi più virtuosistici del lavoro. Il concerto, articolato in quattro movimenti senza soluzione di continuità e composto da Liszt tra il 1830 e il 1849, fu eseguito per la prima volta nel 1855 sotto la direzione di Hector Berlioz. L’esecuzione, intensa e coesa, ha riscosso un caloroso consenso da parte del pubblico, che Goerner ha ricambiato con un raffinato bis: il Notturno in do diesis minore di Fryderyk Chopin.
Dopo l’intervallo, spazio a una gemma del repertorio sinfonico italiano: il Notturno n. 1 op. 70 di Giuseppe Martucci, composizione breve ma intensa, datata 1891. L’Orchestra ha saputo valorizzarne l’atmosfera lirica e la sottile tessitura orchestrale. In chiusura, Il mandarino meraviglioso, suite tratta dal balletto omonimo di Béla Bartók, composto nel 1926. Un finale di grande impatto, che ha visto l’orchestra impegnata in una prova di altissima qualità tecnica ed espressiva. Varga ha saputo coniugare con intelligenza analitica e vigore teatrale la narrazione musicale, offrendo una lettura trascinante e lucida dell’opera. Lungo e convinto l’applauso finale da parte del pubblico, a suggello di una serata che ha unito rigore interpretativo e bellezza sonora in un programma di raro valore.

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