Oggi, Sabato 15 novembre, l’Auditorium del Conservatorio Cantelli di Novara ha ospitato, per la nuova stagione dei Sabati, la pianista giapponese Yura Okawa nella prima parte del concerto e un Quartetto d’archi di giovani promesse del Cantelli, nella seconda parte. Di Yura Okawa abbiamo già scritto in occasione del suo recente recital nell’ambito del Festival pianistico Pianovara, a settembre. Poiché la Okawa ha presentato ieri quasi lo stesso programma di quel recital, ci permettiamo di rimandare alla nostra recensione su questo giornale, dell’11/09/2025. L’unica novità era rappresentata dallo Scherzo n.3 op.39 in do diesis minore di F. Chopin. In questo non facile pezzo, la giovane allieva giapponese, venuta a perfezionarsi a Novara col Maestro Coppola, ha confermato una volta di più le virtù del suo stile pianistico: un bel suono pulito, chiaro ed energico, nelle potenti doppie ottave del tema d’apertura, al netto di qualche imprecisione su qualche nota, lasciando peraltro un po’ a desiderare nel tema di corale successivo, suonato a nostro avviso, con una linea espressiva un po’ opaca, appiattita su un suono ‘pestato’ e dinamiche un po’ povere: il tema di corale ne è risultato impoverito in quel che ha di più affascinante, quella dolce, eterea pacatezza che lo contrappone all’infernale” tema introduttivo. Ammirevoli invece le rapide cascate di note che intercalano il corale, di cui la Okawa pone in risalto, con l’uso del pedale di risonanza, il valore soprattutto timbrico.
Un recital che ha conquistato ancora una volta il pubblico in sala, che ha espresso il suo consenso con un prolungato applauso. E’ venuto quindi il turno di altri quattro giovani, Michela Montanaro e Jooeun Kang, violino, Laurent Telloli, viola e Giovanni Melina, violoncello, giovani promesse del Cantelli, chiamati ad interpretare il Quartetto op. 18 n. 4 in do minore di Beethoven. Una caratteristica singolare di questo Quartetto è il ruolo decisamente protagonistico del primo violino sugli altri strumenti: particolarmente impegnata dunque Michela Montanaro che ha mostrato qualche incertezza nel suono, che non sempre usciva pulito e ‘pieno’ come sarebbe stato desiderabile, e con un’intonazione non del tutto convincente: l’ampia linea melodica dell’Allegro ma non tanto iniziale ci è parsa talora un poco impacciata, poco fluida nel fraseggio.
I quattro virgulti del Cantelli hanno comunque saputo realizzare in generale un riuscito equilibrio d’insieme, in cui tutti gli strumenti hanno dato il loro contributo ad una accettabile esecuzione del pezzo, tessendo una efficace architettura polifonica. I momenti migliori? A nostro avviso il secondo movimento, l’Andante scherzoso quasi allegretto, che ha visto i quattro archi interpretare bene lo stile imitativo della scrittura per note staccate, non priva di humor, l’elegante e delicata espressività con cui è stato suonato il successivo Minuetto e per concludere, l’intensa interpretazione della coda del finale Rondò, resa bene nel suo Prestissimo trascinante e un poco allucinato. Anche questa seconda parte del concerto è stata ben accolta dal pubblico, con un convinto applauso. Siamo di fronte a giovani ancora inevitabilmente un po’ acerbi, ma ben preparati e che certamente matureranno col tempo, che hanno offerto al folto pubblico presente un concerto piacevole e interessante. Non c’è stato, né da parte della Okawa, né da parte del Quartetto alcun fuori programma.