Oggi, mercoledì 9 settembre, l’Auditorium del Conservatorio di Novara ha ospitato, nell’ambito del Pianovara Festival, un concerto per Duo violoncello-pianoforte, impaginato su due pezzi, la Sonata da concerto op.47 di Ch. V. Alkan (1856) e L’Introduzione e Polacca brillanteop.3 di F. Chopin. Gli interpreti erano la pianista Ludovica De Bernardo e il violoncellista Andrea Scacchi. Entrambi docenti nelle classi dei rispettivi strumenti presso il Conservatorio novarese, vantano una ormai ampia esperienza concertistica (Scacchi tra l’altro è stato per alcuni anni secondo violoncello presso la Filarmonica della Scala). È doveroso aggiungere che L. De Bernardo è stata allieva del Maestro Coppola. Alkan: chi era costui? Nato a Parigi nel 1813, qui morto nel 1888, praticamente non si mosse mai dalla città natale, ove teneva rari concerti generalmente per un pubblico piuttosto ristretto. Compositore dal catalogo piuttosto parco, già quand’era in vita, dunque, Alkan era poco noto ai contemporanei. Chi aveva avuto modo di ascoltarlo rimaneva sbalordito per la difficoltà estrema della sua scrittura pianistica e il suo virtuosismo che aveva, al tempo, un solo termine di paragone: F. Liszt. Diceva P. Rattalino che Alkan era l’unico pianista in Europa capace di irritare i nervi di Liszt. Attualmente Alkan è per i più un illustre sconosciuto, che si comincia comunque a riscoprire, a partire, ovviamente, dal suo Paese. Dunque, com’era questa sonata di Alkan? La prima osservazione da fare è che si tratta di una gran bella sonata per violoncello e pianoforte, in cui la componente virtuosistica, presente soprattutto nei due movimenti estremi, l’Allegro molto e il Finale Alla saltarella, non sopraffà mai un’espressività delicata e raffinata, spesso con esiti di una dolcezza malinconica di grande finezza. Molto in generale e forse un po’ semplificando possiamo dire che la componente melodica tocca soprattutto al violoncello, ben sfruttato nella varia gamma delle sue possibilità timbriche, dal grave all’acuto, mentre al pianoforte spetta la parte più complessa, un sostegno al piano melodico fatto di continui e acrobatici arpeggi, di abbellimenti vari, che certo rendono impervia la scrittura pianistica, che diventa un vero tour de force, un perpetuum mobile da stremare il pianista.

I due interpreti sono stati pari al compito cui erano chiamati: De Bernardo ha ancora una volta sfoggiato quel tocco che sa essere elegante e fluente, ispirato a una sensibilità per le più sottili sfumature timbriche, ma anche energico e vigoroso, sempre nel pieno controllo tecnico della tastiera. Scacchi, a sua volta, dà prova di una cura ammirevole per il dettaglio timbrico e dinamico, esprimendo un suono caldo e vellutato, particolarmente efficace nei passaggi più melodici del pezzo. Veri pezzi da antologia sono stati i due tempi centrali della Sonata; l’Allegrettino, una Siciliana ricca di cromatismi, e avvolta da un’aura di penetrante malinconia, e l’Adagio, la cui elegante melodia pare trarre spunto da alcuni canti ebraici (Alkan era di origine ebraiche). In questi due movimenti violoncello e pianoforte si alternano nelle parti melodiche e di ‘accompagnamento’, con effetti coloristici ed espressivi squisiti. L’Introduzione e Polacca brillante op.3 di F. Chopin fu definita dall’autore stesso “musica per le dame”, cioè di consumo. Certo non è da annoverarsi tra i capolavori trascendentali del compositore polacco, ma è un pezzo che suonato con l’eleganza e la raffinatezza di De Bernardo e Scacchi, riesce assai gradevole all’ascolto, specie nella seconda sezione, in cui Scacchi e De Bernardo hanno dato un’altra prova del loro virtuosismo, sempre controllato e piegato alle varie esigenze espressive del brano. Grandissimo il successo del concerto, sottolineato dagli applausi scroscianti di un pubblico straripante, che ha ottenuto come fuori programma il “Pezzo a imitazione di Habanera” di Ravel. Un altro concerto da ricordare di questo bel Festival.