RECENSIONIDVDLIBRI
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NOVEMBRE/DICEMBRE 2024
Presentata la rassegna
di spettacoli e incontri
"La Grande età" al Teatro Parenti
È stata presentata al Teatro
Parenti di Milano la prossima importante
rassegna denominata La Grande Età. La
prima iniziativa in programma sarà l'11 dicembre
con il debutto dello spettacolo Age Pride
con Alessandra Faiella ma molti sono gli
spettacoli che avranno come tematiche il mondo
dei " non più giovani". Un
argomento
trattato in una serie d'incontri particolarmente
interessanti avvenuti sia per la stampa che per
il pubblico ieri pomeriggio. Ad iniziare
dall'intervento di Ambra Angiolini, introdotta
da Andrée Ruth Shammah, che ha presentato il suo
progetto dal titolo "Resta al mondo" e
che sarà inserito nelle attività della rassegna
La Grande Età. La nota attrice, resa
celebre dalla televisione italiana inizialmente
come presentatrice e cantante per giovanissimi,
è da tempo in cartellone al Parenti e
conversando con Andrée Ruth
Shammah,
si è resa pienamente disponibile a realizzare un
progettò importante per questa iniziativa, una
rassegna culturale utile per raccontare un nuovo
approccio alla longevità. Di grande spessore
culturale poi l'incontro avvenuto nella Sala
Grande, di fronte ad un mumerosissimo pubblico,
con l'attrice novantenne Giulia Lazzarini, nella
lettura delle brevi ma efficacissime poesie di
Vivian Lamarque -presente sul palcoscenico-
dalla raccolta
“L’Amore
da vecchia” e da altre raccolte. Come ultimo
incontro, c'è stata nella piccola ma accogliente
sala del Café Rouge, la presentazione di
tutte le attività relative a questa iniziativa,
con Andrée Ruth Shammah, Mario Cera -
Presidente Fondazione Ravasi Garzanti e
Felice Scalvini - Direttore Fondazione Ravasi
Garzanti. Prosegue quindi anche quest’anno
il progetto de La Grande Età, consolidando la
collaborazione tra il Teatro Franco Parenti e la
Fondazione Ravasi Garzanti, realtà milanese che
si occupa di migliorare le condizioni di vita
delle persone
anziane
e di sensibilizzare cittadini e istituzioni sul
tema della longevità. Dopo il successo degli
anni passati, quest’anno è stato ribattezzato il
progetto con il sottotitolo "Che non si
spenga il piacere…di essere vivi", un
sottotitolo ieri rimarcato più volte da Adrée
Ruth Shammah. Una giornata importante che ha
definito i prossimi mesi di splendidi spettacoli
e d' incontri.
5 dicembre 2024 Cesare
Guzzardella
A Ginevra "Clara", di Betty Gambartes e Diego
Vila
Una
serata di incredibile intensità, verità e di
impatto emotivo molto forte.Ho assistito alla
première di "Clara", una biofiction di Betty
Gambartes e Diego Vila, che ha visto una Annie
Dutoit-Argerich nei panni di Clara (Wieck-Schumann)
incredibilmente calzante, moderna, sincera,
piena di risorse espressive. Non un solo momento
dello spettacolo è lasciato al caso, e la musica
gioca un ruolo di prim'ordine. Il testo è
intessuto sapientemente con brani tratti dal
repertorio dei due
uomini
che hanno, di fatto, venerato questa donna
prodigiosa, ovvero Robert Schumann e Johannes
Brahms, nonché della stessa Clara. Pagine rese
con un suono 'parlante' e di incredibile
profondità dal M° Eduardo Delgado, che, con
grande sapienza e puro lirismo, ha dato
profondità all'universo di sentimenti
contrastanti e palpitanti che hanno abitato
Clara/Annie, per un'ora e mezza di rapimento. Lo
spettacolo ha visto la partecipazione
dell'eccezionale Sam McElroy, baritono dalla
voce e dalla presenza scenica davvero notevoli.
Il grande successo di questo spettacolo, che ha
visto centinaia di repliche in Argentina, è
sicuramente il risultato di un grande lavoro di
cesello e di abnegazione verso l'Arte. La
regista, Betty Gambartes, con grande senso della
teatralità, ha saputo dirigere tutto lo
spettacolo, mettendo lo spettatore in condizione
di non potersi permettere nemmeno un momento di
distrazione. La scenografia, essenziale ma
evocativa, e l'uso di video precedentemente
girati dalla stessa attrice, sia in interno che
in esterna, hanno fatto sì che il personaggio di
Clara si specchiasse con se stessa e i suoi
ricordi di fanciulla, di sposa, di figlia, di
diva. Costumi, effetti audio e luci
semplicemente formidabili. I numerosi livelli di
narrazione, non necessariamente cronologica,
hanno reso questo spettacolo un universo nel
quale lo spettatore veniva catapultato, senza
mai smarrirsi. Il pubblico europeo, con grande
calore, ha accolto la prima il 23 novembre a
Ginevra e, ieri, la seconda rappresentazione. A
rendere la serata magica, è stata la presenza in
sala dei genitori dell'attrice, che tutti
conosciamo: nientemeno che il mito vivente
Martha
Argerich e il direttore d'orchestra Charles
Dutoit. A fine spettacolo, dal palcoscenico, è
giunto loro con voce commossa, un omaggio
filiale, di riconoscenza per la loro presenza.
La vita di Clara e la descrizione ufficiale
dello spettacolo sono qui:
https://lacitebleue.ch/evenement/clara/
Chi potesse, vada ad assistere alle prossime
rappresentazioni mercoledì 27 e giovedì 28
novembre, alle 19:30 presso La Cité Bleue a
Ginevra. Assolutamente consigliato ai pianisti
ma anche a tutti coloro che vogliano assistere
ad uno spettacolo unico e indimenticabile!
26 novembre 2024
Angela Floccari
TEATRO MANZONI: " Magnifica
Presenza "
Autore:
FERZAN OZPETEK
Attori: Serra Yilmaz,
Tosca D’Aquino, Erik Tonelli
Date: dal 10 al 22 dicembre
Ferzan Ozpetek torna a
teatro con il nuovo adattamento scenico di uno
dei suoi successi cinematografici, Magnifica
presenza. Il regista, tra i più amati del nostro
cinema, prosegue così il percorso inaugurato con
Mine vaganti, e fa rivivere in teatro uno dei
suoi film cult portando con sé in questa
avventura una compagnia di attori esplosivi che
saranno i grandi protagonisti di questa commedia
tra illusione e realtà, sogno e verità, amore e
cinismo, cinema, teatro e incanto.
TEATRO MANZONI:
" NATALE IN CASA CUPIELLO "
Autore:
EDUARDO DE FILIPPO
Regia :
Vincenzo Salemme
Attori:
Vincenzo Salemme, Antonella Cioli, Antonio
Guerriero
Date: dal 26
al 8 dicembre 2024
Rispettando il testo originale, Salemme ha
compiuto l’impresa di “modernizzare” una delle
commedie più conosciute del Teatro del Novecento,
lavorando come mai prima sulla trasposizione di
quei dialoghi e di quella gestualità che fanno
parte della
tradizione e della cultura del nostro Paese: "Mi
sono avventurato nel capolavoro di Eduardo,
mettendo in piedi una macchina pazzesca, davanti
e dietro le quinte, a cui lavorano più di 40
persone. Portare in scena per la prima volta
un'opera così fondamentale per il teatro
italiano è stata una gioia immensa. Attraverso
il meraviglioso testo di Eduardo, 'respirando'
le sue parole ho potuto riscoprire una civiltà
culturale che credo si stia affievolendo nel
mondo di oggi. Anche per questa ragione, quindi,
non potrei essere più felice di averlo ritrovato
sul palco".
IL MISANTROPO di
Molière al Teatro Parenti
Nel 1666 Molière
–
pseudonimo scelto, per ragioni mai svelate,
dall’attore teatrale e commediografo parigino
Jean-Baptiste Poquelin (1622-1673), primogenito
di un tappezziere di corte – mise in scena il
suo capolavoro Le misanthrope, in cinque
atti in versi. Molière,
dopo alcune alterne vicende giovanili, godeva
già di un grandissimo successo e dell’aperto
favore del Re Luigi XIV, il Re Sole. “Il
misantropo” si colloca tra una commedia-balletto,
L’amour médecin -“L’amore medico”, del
1665, e la commedia in
prosa
Le médecin malgré lui -“Il medico suo
malgrado”, del 1666, lavoro improntato a una
satira feroce contro medici che camuffano la
loro ignoranza e impreparazione con un
linguaggio incomprensibile; è preceduto dal
famosissimo Le Tartuffe, del 1664,
proibito dopo la prima rappresentazione (ebbe un
definitivo nulla osta solo cinque anni
dopo) a causa delle proteste dei cattolici
francesi e dello stesso arcivescovo di Parigi.
Molière si era difeso dichiarando che i suoi
violenti strali non erano lanciati contro la
religione in sé: ma in realtà emerge l’accusa
potente a una morale bigotta e di fatto
truffaldina. Il tema centrale di queste commedie
è certo l’ipocrisia: che sia di falsi devoti, di
nobili di corte, di mariti, di mogli, di amanti,
medici o magistrati, nessuno sfugge. È la
società stessa a essere ipocrita: i
comportamenti di ognuno sono legati a schemi
fasulli di cortesia e compiacenza che non
corrispondono quasi mai al proprio reale
pensiero. Il mondo delle relazioni è intessuto
di bugie, e dire sempre la verità porta
inevitabilmente ad essere isolati, dileggiati,
perseguitati, considerati folli. Il Misantropo,
Alceste
– recitato
dallo stesso Molière
–
si erge rigidamente contro l’ipocrisia generale,
che odia in tutte le sue forme.
È però innamorato, infelicemente,
di una giovane e bella dama, Célimène,
molto
arguta e disinvolta, che di fatto rappresenta
proprio chi fa del doppio (o triplo!) gioco una
sua modalità di vita, nella sfera dei sentimenti;
ha in comune con lui un forte narcisismo. È
questo il nodo centrale della commedia, perché i
personaggi che ruotano intorno a questa coppia
–
che di fatto non si crea mai - si svelano nei
loro limiti, si ritirano, riappaiono, sembrano
sconfitti ma alla fine vincono, o almeno lo
pensano, mentre Alceste, contraddittorio, di
fatto egoista e possessivo, accecato dal suo
odio, inutilmente ribelle a un mondo artefatto
nel quale però occorre
saper vivere con gli opportuni compromessi, non
può che restare solo. La commedia è in un certo
senso il sipario della tragedia: i discorsi di
Alceste celano una drammatica profondità, nella
quale però, alla fine, non si trova che il buio.
Il bellissimo lavoro
– scene,
costumi, luci e musiche eccellenti - portato al
Parenti dalla Shammah, in due atti, in rima (traduzione
di Valerio Magrelli) sa comunicare allo
spettatore lo spirito moderno e geniale di Molière,
e sottolinea anche aspetti non banali delle
figure femminili, ossia una certa indipendenza
di pensiero e la rivendicazione al diritto di
scegliere un amante o un marito, senza
imposizioni. Ottima la recitazione di Fausto
Cabra, un Alceste convincente; calorosi applausi
per tutti. Da non perdere (fino al 24 novembre).
22 novembre 2024, Anna Busca
TEATRO
CARCANO: " 1984 "
di
George Orwell,
con Violante Placido, Ninni
Bruschetta e Woody Neri
e con Silvio Laviano,
Brunella Platania, Salvatore Rancatore, Tommaso
Paolucci, G. Rodrigues, C. Sacco ,nuovo
adattamento di Robert Icke e Duncan Macmillan,traduzione
e regia Giancarlo Nicoletti;scene
Alessandro Chiti ;musiche
Oragravity ,costumi Paola
Marchesin ,disegno video
Alessandro Papa ;disegno
luci Giuseppe Filipponio;aiuto
regia Giuditta Vasile,foto
Azzurra Primavera
produzione GoldenArt
Production
Date: dal 20 al 24 novembre
Un tour de force teatrale
a metà fra thriller, storia romantica, noir e
spettacolarità: acclamato da critica e pubblico
a Londra e Broadway, il nuovo adattamento del
romanzo di George Orwell 1984 è un’esperienza
pronta a lasciare il pubblico senza fiato. Il
capolavoro orwelliano, perennemente in cima alle
classifiche dei libri più letti di ogni anno,
oggi – nel mondo
della rete, della dittatura tecnologica e del
controllo digitale –
mantiene intatta tutta la
sua sconvolgente attualità e si presta più che
mai a essere una rappresentazione impietosa dei
nostri giorni, in cui la privacy è un’illusione,
la nozione di verità oggettiva è messa
continuamente in discussione, potere e
servilismo vanno a braccetto e la corruzione è
tale da far sembrare inutile ogni forma di
ribellione. Uno spettacolo che, chiedendo al
pubblico di mettere in dubbio la realtà di ciò
che avviene in scena, pone un interrogativo
senza tempo: che cos’è la verità? Sotto la guida
del regista Giancarlo Nicoletti (Premio Franco
Enriquez 2023), una compagnia di talenti di
prim’ordine che ha per protagonisti Violante
Placido, Ninni Bruschetta e Woody Neri e altri
sei attori, insieme a una scenografia imponente
firmata da Alessandro Chiti, che si avvale di
videoproiezioni, telecamere a circuito chiuso ed
effetti speciali, completati dal disegno video
visionario di Alessandro Papa, dagli iconici
costumi di Paola Marchesin e dalle suggestive
luci di Giuseppe Filipponio. Le musiche
originali composte dal duo Oragravity completano
una produzione di grande spettacolo dal vivo e a
fortissimo impatto sul pubblico, per raccontare
un modern classic della letteratura in maniera
innovativa, coinvolgente e inaspettata.1984, o
un anno di un futuro qualsiasi. Il mondo è
diviso in tre superstati in guerra fra loro:
Oceania, Eurasia ed Estasia. L’Oceania è
governata dal Grande Fratello, che tutto vede e
tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che
spiano di continuo nelle case, il suo braccio la
Polizia Mentale che interviene al minimo
sospetto. Tutto è permesso, non c’è legge
scritta. Niente, apparentemente, è proibito.
Tranne pensare. Tranne amare. Tranne divertirsi.
Insomma: tranne vivere, se non secondo i dettami
del Grande Fratello. Perfino i bambini sono
diventati spie e così sono chiamati; la guerra è
permanente, non importa contro quale nemico, e i
teleschermi, insieme alle videocamere,
controllano tutti. Winston Smith, un uomo comune
che lavora al Ministero della Verità, è solo un
ingranaggio del sistema che tiene un diario
clandestino in cui annota i suoi ricordi, le sue
verità e le sue domande più profonde. Anche se
non c’è “amore tranne quello per il Grande
Fratello, non c’è lealtà se non quella verso il
Partito”, Winston si innamora di Julia, pur
avendo paura che sia una spia pronta a
consegnarlo alle torture del Grande Fratello.
Nel disperato tentativo di vivere una vita
normale, dovrà scoprire di chi e di cosa può
fidarsi.
SUCCESSO PER
"NOTE A MARGINE"
AL TEATRO PARENTI
La compagnia teatrale de I
Gordi, con l'ottima regia di Riccardo Pippa, ha
messo in scena al Teatro Parenti una breve pièce
teatrale che sta ottenendo un grande successo di
pubblico. In scena una bara aperta, in una "sala
di commiato" di un'impresa di pompe funebri. La
defunta è Claudia, una donna ancora giovane e
bella: scorrono le sue immagini su uno schermo,
accompagnate da musiche scelte da parenti e
amici che si ritrovano per l'ultimo saluto.
Accanto, oltre all'impettito addetto
dell'impresa, attento a ogni particolare, ecco
il marito, spesso impegnato al telefono a
ricevere le condoglianze d'obbligo di chi non
può partecipare, i due fratelli, a tratti
commossi,
la
cognata, un'amica piuttosto originale, due
motociclisti un po' strambi e pieni di ricordi -
uno è un suo ex compagno di quinta elementare -
che condividevano con lei la passione della moto.
Si generano contrasti di situazioni, certamente
amplificati rispetto alla realtà, ma non lontani
dall' essere possibili. Il tema è trattato con
intelligente leggerezza, suscitando negli
spettatori momenti di ilarità: non si cade mai
né nel gusto del macabro né nella dissacrazione.
Emerge anzi nel lavoro una sorta di delicato
pudore (non si dice nulla di come è morta
Claudia, per esempio) che tiene in equilibrio la
profondità dell'argomento e gli aspetti
paradossali, e quindi divertenti, della
situazione. Tra i presenti, a un certo punto,
compare la stessa Claudia, fantasma invisibile,
che si muove accarezzandoli e toccandoli, piena
di affetto per tutti. La figlia, una graziosa
bimba che giunge per ultima e compie tranquilla
due giri della bara, prima che sia chiusa,
rappresenta la continuità della vita della madre:
esce infatti indossando il casco da motociclista
dimenticato su una sedia da uno degli amici di
Claudia. Bravissimi Claudia Caldarano, Cecilia
Campani, Daniele Cavone Felicioni, Antonio
Gargiulo, Zoe Guerrera, Giovanni Longhin, Andrea
Panigatti, Sandro Pivotti, Maria Vittoria
Scarlattei e Matteo Vitanza. Da non perdere.
14 novembre 2024 Anna Busca
TEATRO MANZONI:
"I ragazzi irresistibili"
(dal 5 al 17
novembre)
I due protagonisti
della commedia di Neil Simon, giustamente
giudicato uno dei maggiori scrittori americani
degli ultimi cinquant’anni, sono due anziani
attori di varietà che hanno
laborato in coppia
per tutta la loro vita dando vita ad un duo
diventato famoso come “I ragazzi irresistibili”
e che, dopo essersi separati per insanabili
incomprensioni, sono chiamati a riunirsi, undici
anni dopo, in occasione di una trasmissione
televisiva che li vuole insieme, per una sola
sera, per celebrare la storia del glorioso
varietà americano. In scena vediamo i due vecchi
attori che, con le loro diverse personalità,
cercano di ricucire quello strappo che li ha
separati per tanti anni nel tentativo di ridare
vita ad un numero comico che li ha resi famosi.
Le incomprensioni antiche si ripresentano più
radicate e questa difficile alchimia è il
pretesto per un gioco di geniale comicità e di
profonda melanconia. Certi scambi di battute e
situazioni esilaranti sono fonte non solo di
comicità ma anche di uno sguardo di profonda
tenerezza per quel mondo del teatro che, quando
vede i suoi protagonisti avviati sul viale del
declino, mostra tutta la sua umana fragilità.
Umberto Orsini e Franco Branciaroli si ritrovano
insieme per ridare vita a questo testo, che in
questi anni è diventato un classico, nel
tentativo di cogliere tutto quello che lo rende
più vicino al teatro di un Beckett (Finale di
Partita) o addirittura a un Cechov (Il Canto del
Cigno) piuttosto che a un lavoro di puro
intrattenimento. In questo omaggio al mondo
degli attori, alle loro piccole e deliziose
manie e tragiche miserie, li affianca la regia
di Massimo Popolizio che ritrova nei due
protagonisti quei compagni di strada coi quali
ha condiviso tante esperienze tra le più intense
e significative del teatro di questi anni.
Ispirata alla vita di una famosa coppia di
artisti del vaudeville, Joe Smith e Charles
Dale, The Sunshine Boys di Neil Simon debuttò a
Broadway nel 1972 con la regia di Alan Arkin.
Numerosi e di grande successo nei decenni
successivi gli allestimenti teatrali in tutto il
mondo e, con la sceneggiatura dell’autore,
pluripremiata la versione cinematografica del
1975 diretta da Herbert Ross, protagonisti
Walter Matthau e George Burns. Del 1995 è la
trasposizione per il piccolo schermo
statunitense affidata a due stelle di prima
grandezza: Woody Allen e Peter Falk.
OTTOBRE 2024
TEATRO CARCANO:
"LA COSCIENZA DI ZENO"
(dal 29 ottobre al 3 novembre)
“Varata
in occasione dei cent’anni dalla pubblicazione
del romanzo, la produzione de “La coscienza di
Zeno” di Italo Svevo con protagonista Alessandro
Haber e la regia di Paolo Valerio ha debuttato
con successo a Trieste - città di Svevo - a
ottobre 2023 e riprende ora il tour nella
stagione 2024-2025 arrivando a Milano al Teatro
Carcano dal 29 ottobre al 3 novembre.
L’operazione è firmata dal Teatro Stabile del
Friuli Venezia Giulia e da Goldenart Production.
È inserita in un ampio progetto di Paolo Valerio,
direttore dello Stabile, volto alla
valorizzazione dei giacimenti culturali di
Trieste e del suo territorio che ha ispirato nel
Novecento scrittori fondamentali e antesignani
nella letteratura europea”.
Lo spettacolo scaturisce dal
lavoro di una compagnia meticolosamente
orchestrata - la compongono oltre ad Alessandro
Haber, Alberto Fasoli, Valentina Violo, Stefano
Scandaletti, Ester Galazzi, Emanuele Fortunati,
Francesco Godina, Meredith Airò Farulla,
Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni
Schiavo - e da uno stimolante intrecciarsi di
dimensioni e linguaggi scenici: con Paolo
Valerio collaborano Marta Crisolini Malatesta
per la scena e i costumi, Gigi Saccomandi per le
luci, Alessandro Papa per i video e Oragravity
per le musiche.
Lo spettacolo restituisce
l’affascinante complessità del milieu in cui
Svevo concepisce e ambienta il romanzo e ne
illumina i nodi fondamentali e potentemente
antesignani attraverso l’inedito adattamento,
nato dalla collaborazione fra Paolo Valerio e
Monica Codena. Hanno lavorato attentamente
sull’innovativa scrittura sveviana su
interessanti scelte di messinscena e su un
protagonista fuori da ogni cliché come
Alessandro Haber.
Sarà lui a coniugare la
profondità e l’ironia surreale di Zeno Cosini, a
tratteggiarne complessità e fragilità, senso
d’inadeguatezza e successi, autoassoluzione e
sensi di colpa, la nevrosi e quell’incapacità di
sentirsi “in sintonia” con la società, che lo
porteranno sul lettino del Dottor S e alla
scrittura del diario psicanalitico… Aspetti che
si rispecchiano potentemente nelle
contraddizioni dell’uomo contemporaneo, e lo
rendono un personaggio attuale e teatralissimo
nella sua surrealtà, nei suoi divertenti lapsus
e ostinazioni, nelle sue intuizioni che ancora
ci scuotono. Paolo Valerio concretizza sulla
scena la fascinazione dell’analisi che il
protagonista fa della propria esistenza e del
suo mondo interiore, sdoppiando il personaggio
di Zeno e rendendo così quasi tangibile il
dialogo che egli ha con sé stesso, il confronto
con la sua “coscienza”, lo sguardo partecipe e
allo stesso tempo scettico che pone sui ricordi
e gli eventi della sua vita.
SETTEMBRE 2024
Beppe Servillo e la Piccola
Orchestra Avion Travel al Teatro Chapiteau di
Rogoredo
La Piccola Orchestra
Avion Travel di Beppe Servillo ha tenuto un
concerto per il Teatro Menotti nell'allestimento
di Rogoredo del Teatro Chapiteau. Caratteristica
della musica di questa
celebre
formazione, che compie i 40 anni di attività, è
quella di costruire musiche originali che
derivano dal mondo jazz, del rock progressivo e
dalla musica pop, sui testi cantati e recitati
da Servillo, artista che oltre a cantare recita
con una mimica tipica della scuola teatrale
napoletana. In repertorio brani particolarmente
vari hanno riempito di note il teatro-tenda di
Rogoredo colmo con alcune centinaia di
spettatori. Successo
meritato
al termine per un cantante-attore molto popolare
e per il suo gruppo. Gli ottimi interpreti del
gruppo erano: Peppe D’Argenzio al sax, Duilio
Galioto al piano e tastiere, Ferruccio Spinetti
al basso e Mimì Ciaramella alla batteria.
Ricordiamo che lo spettacolo rientra nel
contesto del Festival “La Città Senza Porte”
2024, un evento culturale di grande rilievo per
la città di Milano.
Organizzato
dal Teatro Menotti, questa edizione prosegue il
percorso tracciato negli anni precedenti,
offrendo un programma ricco di spettacoli con
concerti e laboratori che si svolgeranno dal 24
al 28 settembre in vari quartieri milanesi, tra
cui Rogoredo, Santa Giulia e Corvetto.
26 settembre 2024 Cesare
Guzzardella
LUGLIO 2024
TEATRO MENOTTI - PEREGO:
STAGIONE 2024/25
"Tu
prova ad avere un mondo nel cuore", così Fabrizio
De André sintetizzava, nel suo modo unico, la
storia teneramente tragicomica di Frank Dummer,
il matto, uno dei personaggi emblematici e
lancinanti di Spoon River. Abbiamo scelto di
prendere in prestito questa frase per farci
guidare nel nostro nuovo viaggio, che sarà la
Stagione teatrale 2024/2025, e per rendere
omaggio a questi dolorosi 25 anni senza Faber.
Ora ci chiediamo chi sia il matto, o chi siano i
matti. Qualche sospetto c'è, ma procediamo con
ordine. Ci piace immaginare il teatro come luogo
dove i cuori si aprono per accogliere emozioni e
suggestioni che possano essere conservate e
recuperate. Vediamo il teatro come uno scambio
di energie tra platea e palcoscenico, dove le
parole si trasformano in immagini, la musica si
fonde col battito del cuore e la danza traccia
confini impensabili. Ci piace pensare a un
teatro in cui le parole del passato risuonino
nel tempo presente. Come detto, un viaggio è
fatto di sorprese, luoghi sconosciuti, misteri,
miraggi e incontri imprevisti. È fatto da
viaggiatori pronti a intraprendere nuove
avventure, sapendo che ogni fine di viaggio è
l'inizio di un altro. Forse non serve imparare
un'enciclopedia a memoria, come faceva il matto
di De André e Lee Masters, per provare ad avere
un mondo nel cuore.
Nella stagione 2024/2025,
cerchiamo di farlo attraverso la musica che si
fa teatro e viceversa, con eventi imperdibili
come l'apertura dedicata a FABRIZIO DE ANDRÈ con
"L'AMORE SCOPPIÒ DAPPERTUTTO", interpretato da LAURA
MARINONI e con la riscrittura musicale di ALESSANDRO
NIDI per un quartetto dal grande impatto sonoro.
Per onorare la memoria di Faber in questi 25
insopportabili anni senza di lui, proponiamo un
concerto sinfonico curato da Milano Classica,
“FABER, L'ULTIMO TROVATORE” insieme a incontri e
altri momenti ancora da definire. Non poteva
mancare un tributo anche a un altro grande
autore, Giorgio Gaber, con la ripresa di
“LIBERTÀ OBBLIGATORIA". Il nostro programma
include anche il ritorno, molto richiesto, di
"NUOVA BALERA PIZZIGONI", che mescola musica dal
vivo e danza in una storia di segreti, miseria e
nobiltà di una sala da ballo.
Cerchiamo di ampliare i
nostri orizzonti con quattro appuntamenti
internazionali e esplosivi: “ROBOT INFIDÈLE "
del gruppo straordinario MACHINE DE CIRQUE, per
la prima volta a Milano; il ritorno di FAMILIE
FLÖZ con una mini personale (Teatro Delusio e Feste);
la prima assoluta di " FLAMENCO SKETCHES OF
SPAIN ", un incontro tra la musica immortale di
MILES DAVIS e la danza di ISRAEL GALVÁN , uno
dei più grandi ballerini di Flamenco
contemporaneo; infine, gli incredibili musicisti
di MozART GROUP con il loro pluripremiato e
irresistibile “CLASSICAL THERAPY”.
Le nostre produzioni, di
altissimo livello internazionale, rappresentano
soprattutto l'incontro con due grandi
protagonisti del teatro mondiale degli ultimi
decenni: PETER STEIN con "CRISI DI NERVI", tre
atti unici di Anton
Čechov in ripresa al Menotti e in una lunga
tournée nazionale
e internazionale; e la novità assoluta "LE
NUVOLE DI AMLETO" di EUGENIO BARBA, in co-produzione
con ODIN TEATRET ed Emilia-Romagna Teatro
ERT. Due maestri del teatro contemporaneo a
confronto con autori immortali come
Čechov e Shakespeare.
Il “bardo”
è
rivisitato anche da Valter Malosti, attore e
regista dei POEMETTI in una versione dal forte
impatto emotivo. Ancora classici, questa volta
del Novecento, rivisitati dalla follia e con le
improvvisazioni di PAOLO ROSSI e la sua
compagnia, con una sua personale versione di “DA
QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO”, che si
contrappone alla più rigorosa, ma non priva di
spunti contemporanei, di “PENSACI GIACOMINO” con
il “maestro” PIPPO PATTAVINA. Entrambi rendono
omaggio al genio di Luigi Pirandello e alla sua
universalità. Parole del passato che parlano al
presente, come quelle immortali di “NATALE IN
CASA CUPIELLO” di Eduardo de Filippo, riproposto
con attori e marionette da LUCA SACCOIA. E, a
proposito di immortalità e universalità, non
possiamo non includere “PINOCCHIO” rivisitato da
Maria Grazia Cipriani e Graziano Gregori, ovvero
il TEATRO DEL CARRETTO, forse la compagnia più
visionaria del nostro panorama teatrale.
Visionario è anche il teatro danza dei “ballerini
volanti” di NoGRAVITY con la loro ultima
creazione FELLINI’S DREAMS.
Parole
che vengono da un passato ancora più lontano, ma
che sanno
toccare
i nostri cuori e i nostri
sensi, come quelle di Euripide nella nostra
versione di “MEDEA” con ROMINA MONDELLO e una
compagnia di attori straordinari. Questo
spettacolo chiude definitivamente i conti con la
pandemia e l'emergenza sanitaria, poiché viene
ripreso per la prima volta dopo il debutto
nell'autunno 2019 all'Olimpico di Vicenza, poi
sospeso come tutto il resto. Una buona parte
della stagione è dedicata agli autori del
Novecento, con le produzioni di “TI HO SPOSATO
PER ALLEGRIA” di Natalia Ginzburg, autrice che
non dovremmo smettere di leggere e dalla cui
precisa e lancinante critica al cosiddetto “buon
senso” borghese dobbiamo lasciarci guidare. In
scena, per la co-produzione con il Teatro
Quirino di Roma, due attori di grande talento
come GIAMPIERO INGRASSIA e MARIANELLA
BARGILLI, con la regia di Emilio Russo, tra
parole, musica e uno sguardo agli anni '60.
Un'altra autrice italiana e
formidabile che ci ha lasciato troppo presto
è MICHELA MURGIA, di cui presentiamo
“ACCABADORA” con un’ispirata ANNA DELLA ROSA. Un’altra
produzione dedicata agli autori italiani sarà
“IL BAR SOTTO IL MARE” di Stefano Benni, scritto
in uno “stato di grazia” nel 1987, che contiene
uno degli incipit più efficaci: "Passiamo metà
della vita a deridere ciò in cui altri credono e
l’altra metà a credere ciò che altri deridono".
In scena, l'irresistibile MACCHINA DEL
SUONO alias Fabrizio Checcacci, Roberto Andrioli
e Lorenzo degli Innocenti.
Il teatro è fatto anche di
storie che si raccontano per interpretare meglio
il nostro presente. Tra gli attori autori che
hanno meglio interpretato questa linea ci sono ULDERICO
PESCE e MARCO BALIANI, spesso ospiti e complici
delle stagioni del Teatro Menotti. Pesce
presenta la novità “I SANDALI DI ELISA CLAPS”,
mentre MARCO BALIANI propone il suo RIGOLETTO in
collaborazione con il Teatro Regio di Parma.
Sfugge invece a ogni definizione un costruttore
di teatro come DANIO MANFREDINI, per la prima
volta al Menotti con un progetto dedicato a lui,
con il pluripremiato “CINEMA CIELO” e il
nuovissimo monologo “SENZA NOME”.
Milano, 13 luglio 2024
UN MONOLOGO
SU MARGHERITA
SARFATTI AL TEATRO PARENTI
“Sarfatti”
di Angela Dematté, da un’idea di Massimo
Mattioli, per la regia di Andrea Chiodi, è
un’interessante co-produzione del MART di
Rovereto e del Teatro Stabile di Bolzano.
Un’ottima Claudia Coli interpreta, in circa
un’ora di monologo, la figura controversa
dell’intellettuale veneziana Margherita Grassini,
che sposò giovanissima, a circa diciotto anni,
l’avvocato socialista Cesare Sarfatti, di cui
assunse il cognome. Nata nel 1880 da un’agiata
famiglia ebrea, dimostrò subito un’intelligenza
non comune; imparò con facilità diverse lingue,
studiò letteratura, filosofia, arte.
Trasferitasi a Milano con il marito
– da cui ebbe tre figli –
nel 1902, entrò subito nella vita culturale
della città: il suo
salotto
era frequentato dai più importanti artisti,
architetti, scrittori, scienziati, politici e
aristocratici dell’epoca. Dieci anni dopo, come
giornalista dell’”Avanti!”, conobbe Mussolini,
con il quale condivise idee e aspirazioni e
fondò poi “Il Popolo d’Italia”. Divennero amanti
e lo rimasero per circa vent’anni, con alterne
vicende. La Sarfatti ebbe senza dubbio un ruolo
rilevante nel contribuire alla creazione del
mito del duce (è sua la biografia “Dux”, del
1926, che vendette un milione e mezzo di copie
ed ebbe enorme successo anche negli Stati Uniti)
sostenendolo pure con iniziative culturali e
artistiche di cui lei era l’organizzatrice. Nel
1922 fondò il gruppo “Novecento”, con Funi,
Sironi, Marussig e altri. Nel 1924 – anno del
delitto Matteotti, appena accennato – rimase
vedova. Tutto questo emerge dal monologo, che si
svolge in una scena “cubica”, spoglia, con
l’unico arredo di una sedia e di una sorta di
parallelepipedo di plastica trasparente,
poggiato su un tavolino, che funge da
contenitore di una statuina di Mussolini – con
il braccio alzato nel saluto romano – e di un
modellino di scrivania/studio. La Coli recita
evidenziando diversi stati d’animo
del personaggio, soprattutto passione, tormento,
fierezza. Si rivolge alla statuetta di Benito
come al suo interlocutore immaginario, picchia
esasperata i pugni sulla teca, rievoca la
tragedia del figlio Roberto morto nel 1918, in
guerra, a soli diciassette anni, si sposta
continuamente dalla sedia al tavolino,
togliendosi e indossando più volte la giacca e
il cappello. Nello sfondo, a tratti, emergono
suoni come le urla di consenso della folla
acclamante nei raduni oceanici del fascismo; ma
anche le voci di Mastroianni e di Anita Ekberg
nel film felliniano “La dolce vita”, nella
famosa scena della fontana di Trevi. Il monologo
si conclude con frasi amare e connotate da
profonda disillusione. Mussolini, oltre alla
moglie Rachele, aveva molte altre amanti, e
interruppe la relazione con la Sarfatti a metà
degli anni ‘30, dopo averla emarginata anche dal
punto di vista politico-culturale. Note
trionfanti via via si perdono, come in un disco
rotto, diventando una sorta di lamento finale.
Applausi dal pubblico in una Sala Blu quasi
completa.
Milano, 11
luglio 2024 Anna Busca
GIUGNO 2024
Al Teatro Parenti La
Maria Brasca di
Testori-Shammah
È tornata in scena al Teatro
Parenti La Maria Brasca, un lavoro di Giovanni
Testori del 1959 per la regia più recente di
Andrée Ruth Shammah. Ambientato nel periodo
della stesura del testo, fu messo in scena nel
1960 ed ebbe come prima attrice protagonista
Franca Valeri,
seguita
poi da Adriana Asti. Nell'attuale allestimento
Maria Brasca è interpretata da una straordinaria
Marina Rocco, con la bravissima Mariella
Valentini (la sorella Enrica), e i convincenti
Filippo Lai
( il giovane Romeo) e Luca
Sandri (il
cognato Angelo). La scena si presenta doppia: a
un piano superiore un piccolo appartamento
popolare, affacciato su una rumorosa ferrovia, e
in basso un grigio e squallido cortile dove la
Brasca incontra il suo amato Romeo. La
scenografia di Gianmaurizio Fercioni e i costumi
di Daniela Verdenelli, riallestiti da Albertino
Accalai e da Simona Dondoni, hanno connotato
molto bene i personaggi, i cui dialoghi serrati
hanno messo in evidenza i singoli caratteri. I
diversi ruoli hanno in comune l'appartenenza ad
un proletariato che non possiede strumenti
culturali adeguati ad esprimere una critica
costruttiva verso le problematiche relazionali
che via via emergono. Maria si presenta come una
giovane operaia, vivace, sessualmente disinvolta,
libera nel linguaggio e nel comportamento, priva
di inibizioni, decisa a vivere l'intenso
rapporto che
la
lega a Romeo, un ragazzotto semplice, di
bell'aspetto, con qualche anno meno di lei.
Romeo, oltre alla storia amorosa con Maria,
cerca però avventure con altre donne, come una
tale Renata, di cui la Brasca viene a sapere
tramite la sorella Enrica e il cognato Angelo,
coppia infelice - presso la quale Maria abita -
con lei rassegnata a povertà, fatiche e
tradimenti. Maria, prima incredula e poi
furibonda, farà di tutto per salvare la sua
relazione, recandosi anche da Renata, alla quale
ne racconta in modo esplicito i dettagli più
privati, senza nessun pudore né paura di finire
sulla bocca di tutti, come accade. Riesce così
ad allontanare la rivale da Romeo. Al giovane
Maria fa intendere che, una volta sposata con
lui e impegnata nel lavoro e in faccende
domestiche, gli potrà concedere maggiori libertà...
Il lavoro, applauditissimo dal pubblico che
gremiva il teatro, ha come punti di forza
certamente l'ottima regia della Shammah e le
qualità attoriali di tutti i protagonisti. Maria
Brasca, tuttavia, non è certo una donna
rivoluzionaria: alla fine
si
adegua a una cultura maschilista e finisce per
auspicare per sé, paradossalmente, un futuro
simile a quello della sorella. L'unica
emancipazione che emerge dal personaggio è la
schiettezza, certo non comune negli anni '60,
con cui parla di sesso. Per il resto, la sua
figura femminile resta imprigionata in vecchi
stereotipi di cui lo stesso Testori, per ragioni
anagrafiche e culturali, era certo vittima. Se
Maria Brasca, invece di inseguire il
superficiale e fedifrago Romeo, esultando poi
trionfante per la sua riconquista, avesse scelto
di abbandonarlo definitivamente, sarebbe stata
certo un personaggio più moderno e avrebbe
potuto dare un contributo alla difesa dei
diritti delle donne. Lo spettacolo va dunque
visto, più per il contenuto, ormai obsoleto, per
l'eccellente recitazione, l'ottima messinscena e
la validissima regia. Repliche fino al 16 giugno.
6 giugno 2024 Cesare
Guzzardella e Anna Busca
MAGGIO
2024
TEATRO LIRICO-GIORGIO GABER:
"BACK TO MOMIX"
Regia:
Moses Pendleton
Date: dal 7 al 26 maggio
BACK TO MOMIX è uno
spettacolo nato dal desiderio di tornare a
calcare le scene dopo anni difficili che hanno
allontanato la compagnia dal suo pubblico, con
il desiderio di leggerezza e spensieratezza,
peculiarità della compagnia Momix, e uno sguardo
sempre teso al futuro: da qui il gioco di parole
del titolo che richiama un classico della
cinematografia anni ’80.
Momix, che di anni
ormai ne ha 43, non sembra accorgersene ed
affronta le sfide della gravità, le acrobazie
dei suoi incredibili ballerini e il trasformismo
dei suoi personaggi che evocano sensazioni e
colori sempre nuovi con gli occhi di un bambino
un po’ cresciuto, Moses Pendleton, carismatico
direttore artistico e creatore di innumerevoli
spettacoli di successo.
I più significativi
estratti dei grandi classici che hanno segnato
la storia della compagnia vengono restituiti
alle luci del palcoscenico con una nuova e viva
intensità: dagli storici MomixClassics, Passion,
Baseball, Opus Cactus, SunFlower Moon, fino a
Bothanica ed Alchemy.
Back to Momix è una festa
fra Momix ed il suo pubblico: un binomio
perfetto che da sempre si diverte, si emoziona,
si prende anche un po’ in giro e continua ad
incantare e incantarsi da ormai due generazioni!
TEATRO MANZONI: "IL
MERCANTE di VENEZIA
Autore:
William Shakespeare
Regia: Paolo Valerio
Attori: Franco Branciaroli,
Piergiorgio Fasolo,...
Date:
dal 7 al 19 maggio
Con i suoi potenti temi universali “Il
mercante di Venezia” di William Shakespeare -
rappresentato per la prima volta a Londra nel
1598 - pone al pubblico contemporaneo questioni
di assoluta necessità: scontri etici, rapporti
sociali e interreligiosi mai pacificati, l’amore,
l’odio, il valore dell’amicizia e della lealtà,
l’avidità e il ruolo del denaro.
È un testo fondamentale che il Teatro
Stabile del Friuli Venezia Giulia assieme al
Centro Teatrale Bresciano e al Teatro de Gli
Incamminati producono in un nuovo, raffinato
allestimento firmato da Paolo Valerio: lo
interpreta una notevole compagnia
d’attori capeggiata da Franco Branciaroli, che
offrirà una prova magistrale nel ruolo di
Shylock, figura sfaccettata, misteriosa, crudele
nella sua sete di vendetta, ma che spiazza gli
spettatori suscitando anche la loro compassione.
A lui, ebreo, usuraio, si rivolge Antonio, ricco
mercante veneziano, che pur avendo impegnato i
suoi beni in traffici rischiosi non esita a
farsi garante per l’amico Bassanio che ha
bisogno di tremila ducati per armare una nave e
raggiungere Belmonte, dove spera di cambiare il
proprio destino. Shylock che ha livore verso i
gentili e sete di vendetta per il disprezzo che
gli mostrano, impone una spietata obbligazione.
Se la somma non sarà restituita, egli pretenderà
una libbra della carne di Antonio, tagliata
vicino al cuore.
Parallelamente allo scellerato patto che Antonio
sottoscrive, evolvono altre linee del plot
creando un’architettura drammaturgica di
simmetrie e specularità dense di senso.
C’è
la dimensione di Belmonte, una sorta di Arcadia
dove la nobile Porzia, obbedendo al volere del
padre, si concederà in sposa solo al pretendente
che risolverà un enigma scegliendo quello giusto
fra tre scrigni: a ciò ambisce Bassanio che
vince optando per lo scrigno più povero.
Specularmente agisce Jessica, bellissima figlia
di Shylock, che invece tradendo le
aspirazioni paterne, si unisce a un cristiano e
fugge rubando un anello appartenuto alla madre.
E se Porzia e Bassanio declinano il loro amore
in modo “alto” più popolare ma simmetrico appare
il rapporto fra l’amico di lui - Graziano - e
Nerissa, fidata cameriera di Porzia.
Sarà l’intelligentissima dama “en travesti”
ad intervenire come avvocato in difesa di
Antonio, quando questi - perdute le sue navi -
si troverà nella drammatica condizione di pagare
la cruenta obbligazione a Shylock. Con argute
argomentazioni salverà la vita ad Antonio,
punirà la furia vendicativa dell’usuraio,
assicurerà sostanze e futuro a Jessica riuscendo
anche a rimproverare al marito Bassanio la sua
scarsa costanza. Un mondo mutevole e vibrante di
personaggi che incarnano inquietudini,
chiaroscuri e complessità di modernità assoluta.
Piermario Vescovo in “Una lettura di “The
Merchant of Venice” a partire dalla sua fonte”
evidenzia infatti «Basta (...) una minima
porzione dell’intera estensione di questi motivi
nel testo, per capire che Bassanio è la
realizzazione del desiderio di ‘nobiltà’ di
Antonio (ivi compreso il suo dispendio di
rappresentanza) e che Antonio trova a propria
volta - dall’incomprensibile «sadness», né
mercantile né amorosa, che lo distanzia
dall’interesse all’offerta
della sua carne degna dell’antica virtù
romana - un percorso
di
elevazione. Tant’è che l’Antonio che sputa sulla
barba e sulla veste di Shylock e che si dichiara
di volerlo fare anche dopo il prestito è certo
diverso dall’Antonio patiens incarcerato e che
attende la sentenza, forse più eroe romano che
martire cristiano.
Il giovinotto, ‘soldato’ e ‘umanista’ che si
accompagnava al Marchese di Monferrato, ha
dunque studiato e si comporta da nobile e lo
diventerà sposando Portia, appunto non per un
calcolo venale che lo salvi dalla rovina o che
gli permetta ancora di scialacquare, ma per una
relazione che si spiega solo in termini
simbolici. Per sposare Portia bisogna, infatti,
essere degni di lei, avere ‘cuor gentile’, il
che significa - nel percorso escogitato dal fu
signore di Belmonte - essere capaci di preferire
ciò che apparentemente non ha valore (il piombo)
all’oro e all’argento: saper trovare il vero
tesoro non facendosi ingannare dalle apparenze e
soprattutto dai motti depistanti degli scrigni,
che, come in un’‘impresa’, accompagnano
un’immagine (l’oro, l’argento, il piombo), con
la caratteristica che i motti sono qui arguti e
non didascalici, e quindi ‘traditori’. Chi
spreca il denaro o non se ne cura si mostra più
adatto di chi lo accumula o saggiamente lo
investe dell’impresa: questa la differenza
capitale tra Bassanio, Shylock ed Antonio».
Al Teatro Parenti "Una
giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa"
Al
Teatro Parenti Lorenzo Gleijeses, danzatore,
mimo e attore, rilegge la Metamorfosi di Kafka
in uno spettacolo dove anche le immagini, le
luci e la musica sono determinanti per la sua
valida riuscita. "Una giornata qualunque del
danzatore Gregorio Samsa" è una sorta di
rappresentazione di un frangente di vita di
Gregorio, personaggio complesso, sempre più
dissociato dal mondo, dal suo rapporto con il
padre, con la compagna e con la psicologa che lo
ha in cura. La lenta, kafkiana, trasformazione
in
insetto
è qui rappresentata dalla continua ripetizione
di una parte teatrale, raccontata con
l'ossessiva ritualità dei movimenti, sostenuti
dai fondamentali timbri ed effetti sonori di
Mirto Baliani, unitamente alle musiche di noti
compositori classici. Le luci inizialmente
presentano il protagonista attraverso coni
luminosi, che spostano repentinamente Gregorio,
come un insetto saltatore. Immagini quasi
oniriche su uno schermo e un
aspirapolvere-automa che si sposta di continuo
sul pavimento, a guisa di enorme scarafaggio,
interagiscono con il protagonista. Le situazioni,
spesso ossessivamente ripetute, si dipanano per
poco più di un'ora di spettacolo. La parte
attoriale di Gleijeses è nella comunicazione con
il padre, con la compagna, con la psicologa e la
sorella: dialoghi destinati a concludersi man
mano
che
le condizioni di Gregorio peggiorano e
l'incomunicabilità e l'emarginazione nei suoi
confronti avranno il sopravvento. È una messinscena
con una fusione di linguaggi artistici, non
semplici da riunire, dove tuttavia una certa
frammentazione ha trovato come contrappeso idee
originali ottimamente realizzate. Soprattutto
nei momenti coreografici e musicali lo
spettacolo ci è parso efficace e chiaramente
riferito a performance di arte contemporanea. La
valida regia e la drammaturgia di Eugenio Barba,
coadiuvate da Gleijeses e da Julia Varley, ha
portato dunque ad una realizzazione artistica
innovativa che è piaciuta al numeroso pubblico
presente nella Sala grande del Teatro Parenti.
Ancora repliche per questa sera e per il 25
aprile.
24 aprile
2024 Cesare Guzzardella
Successo al Teatro Parenti
per CHI COME ME
Un
meritato successo al Teatro Parenti per lo
spettacolo CHI COME ME di Roy Chen, per la regia
, l'adattamento e i costumi di Andrée Ruth
Shammah. Protagonisti dell'intelligente e
originale pièce, allestita nella nuova
bellissima sala a2a del Teatro Parenti, sono
cinque adolescenti affetti da disturbi del
comportamento. Sono ricoverati nel reparto
psichiatrico
di una casa di cura, dove vengono aiutati dal
dott. Bauman (Paolo Briguglia) e da
un'insegnante di teatro, la signorina Dorit
(Elena Lietti), che vuole preparare con loro uno
spettacolo da presentare ai genitori. Samuele
Poma, nel ruolo del sedicenne Barak, il ragazzo
più vicino alle dimissioni, vive un narcisismo
patologico; Federico Di Giacomo è Emanuel, un
geniale e problematico ragazzino con la sindrome
di Asperger; Chiara Ferrara è la sensibilissima
Alma, che manifesta tendenze autolesioniste e
suicidarie; Amy Boda nel ruolo di Tamara/Tom
affronta il dramma della disforia di genere;
infine Alia Stegani è Ester, che per superare il
trauma delle violenze sessuali subite da uno zio
ha bisogno di "trasformarsi" in un leone. Tutti
hanno rivelato qualità sorprendenti nel
sostenere ruoli così difficili, immedesimandosi
totalmente nei loro personaggi. Dal lavoro di
Chen emerge l'auspicio che, oltre alle terapie
farmacologiche,
si
utilizzino strategie come quelle adottate dai
principali protagonisti adulti della pièce,
ossia il dottor Bauman e Dorit: possono essere
utili per migliaia di adolescenti che soffrono
realmente di questi problemi. L'eccellente
costruzione teatrale per la realizzazione
scenica di Polina Adamov e le luci di Oscar
Frosio è realizzata in uno spazio di piccole
dimensioni, con una platea quasi circolare, che
fa sì che lo spettatore entri quasi fisicamente
nelle relazioni imprevedibili dei ragazzi, nei
loro rapporti conflittuali ma anche
amichevoli,
e nelle loro relazioni con gli adulti. I cinque
letti dei ragazzi sono sparsi nella platea, nel
segno di una condivisione/partecipazione al loro
dolore, che è quello di tutti noi. Il dialogo
serrato, le trovate ludiche escogitate da Dorit
e l'importante, coinvolgente parte musicale, con
brani classici e pop , riescono a creare una
sequenzialità del racconto che pur nella non
breve durata -circa due ore- porta rapidamente
gli spettatori al volutamente irrisolto finale.
Di grande importanza il ruolo dei bravissimi
Sara Bertelà e Pietro Micci, attori che, in una
pluralità di parti, interpretano i genitori dei
cinque ragazzi, risultando spesso anche
parzialmente responsabili delle situazioni
drammatiche dei loro figli. In essi, nel loro
cambio continuo e alla fine frenetico d'identità
e personalità, ritroviamo la parte più
divertente del lavoro, che per l'importanza
dell'argomento trattato ha un indirizzo
complessivo particolarmente serio e drammatico,
nonché attualissimo. Da non perdere
assolutamente! Repliche fino al 4 maggio.
17 aprile
2024 Cesare Guzzardella e Anna Busca
TEATRO MANZONI: "PIGIAMA
PER SEI"
Autore:
Marc Camoletti
Regia: Marco Rampoldi
Attori: Laura Curino, Rita Peluso, A.
Cornacchione, Max Pisu
Date: dal 16 al 28 aprile
Il più classico dei
triangoli: lei, lui e l’altro. Che diventa un
rombo, quando si scopre che ‘l’altro’ è stato
invitato a casa dal marito come alibi per
coprire una sua tresca. Ma tutto si complica
quando una cameriera viene scambiata per
l’amante del marito, e non può svelarsi finché…
Finché ognuno è
costretto a interpretare un ruolo diverso a
seconda di quali siano le persone presenti, in
un crescendo turbinante di equivoci e risate.
Pigiama per sei, tipico esempio di
meccanismo comico perfetto, presenta l’inedita
coppia Antonio Cornacchione - Max Pisu, ormai
affermati come attori brillanti. E fra loro
Laura Curino, maestra del teatro di narrazione,
che si muove con grande agio nel territorio
della commedia - come dimostrato in Calendar
girls, Rita Peluso.
capace di passare
dalla leggerezza dei suoi personaggi,
all’impegno di lavori quali Ferite a morte di
Serena Dandini.
A dirigere il gruppo
Marco Rampoldi, che da anni convoglia la
naturale forza comunicativa di chi ha
frequentato il cabaret in commedie articolate e
precise.
Uno spettacolo lieve,
veloce, divertente, in cui lo spettatore si
appassiona immedesimandosi pur senza volerlo nei
personaggi, che non rinuncia a fare uno spaccato
impietoso della vacuità dei rapporti personali
negli anni ’80, che non è migliorata ai nostri
giorni.
Aprile 2024 Dalla redazione
Presentato al Teatro Parenti
CHI COME ME di Roy Chen per la regia di Andrée
Ruth Shammah
Al
Teatro Franco Parenti è stato presentato il
nuovo spettacolo CHI COME ME, dello scrittore e
drammaturgo israeliano Roy Chen, con adattamento,
regia e costumi di Andrée Ruth Shammah. La pièce
è stata tradotta dall'ebraico da Shulim
Vogelmann ed è stata illustrata, oltre che dalla
Shammah e dallo stesso Chen, dai numerosi attori
presenti in scena,
come
Sara Bertelà, Paolo Briguglia, Elena Lietti,
Pietro Micci, e gli altri giovanissimi
protagonisti. Hanno parlato del loro ruolo e del
loro incontro con il teatro Samuele Poma, che
interpreta il ruolo del sedicenne Barak,
Federico Di Giacomo - Emanuel, Chiara Ferrara-
Alma, Amy Boda- Tamara/Tom e Alia Stegani-
Ester. I personaggi principali sono infatti
cinque adolescenti affetti da malattie
psichiatriche, che vivono il loro dramma e la
loro sofferenza insieme ai genitori e al medico
curante. Sarà l'esperienza teatrale che vivranno,
con le sue maschere recitanti e la sua
intrinseca, emozionante schizofrenia positiva, a
far emergere problemi nascosti e nuove
personalità, in un percorso che potrà portarli a
una sorta di equilibrio con la realtà.
Come
ha detto Chen, il teatro è terapeutico,
soprattutto in momenti di sofferenza collettiva
come quello che stiamo vivendo, connotato dagli
orrori delle guerre tra Russia e Ucraina e tra
Israele e Palestina. Lo spettacolo sarà
presentato in una nuova, bellissima sala,
sponsorizzata da a2a: ha la forma di un "abbraccio"
tra pubblico e attori, che possono occupare
spazi anche tra le poltrone e immergersi tra gli
spettatori. La realizzazione scenica è di Polina
Adamov, le luci di Oscar Frosio e le musiche
sono di autori classici come Brahms, Debussy,
Vivaldi Saint-Saëns, Schubert ma anche di
Michele Tadini, compositore
contemporaneo.Numerose le date in programma con
la Prima Nazionale per il 9 aprile e le
anteprime per il 5-6-7 aprile.( Foto ufficio Stampa Teatro Parenti)
4 aprile 2024 A. Busca e
C.Guzzardella
TEATRO NAZIONALE CHE BANCA:
"Neverland - L'isola che non cè'"
Autore:
James Matthew Barrie
Regia:
Roberto Ciufoli
Interpreti: Roberto Ciufoli,
Anastasia Kuzmina, Margherita Rebeggiani,
Daniele Bianconi
Riadattamento testo: Edoardo
LombardiCoreografie: Nikolett Prok
Musiche originali:
Emiliano Branda
Date: dal 5 al 7 aprile
La EMA entertainment presenta “Neverland l’isola
che non c’è” la storia senza tempo del ragazzo
che non voleva crescere, in una nuova,
incantevole versione teatrale per tutta la
famiglia.
Tratto dal romanzo di James Matthew Barrie che
ha affascinato generazioni di ragazzi e non, “Neverland
– l’Isola che non c’è”, non è solo un semplice
musical, ma
un vero e proprio sogno che
vi farà vivere un’avventura fantastica tra
indiani, bimbi sperduti, fate e pirati.
I meravigliosi costumi e le
impressionanti scenografie del designer Dan
Potra vi catapulteranno in un mondo magico,
ricco di atmosfera e proprio come Peter Pan, non
vorrete mai più lasciare l’Isola che non c’è! Il
pubblico scoprirà un mondo fatato in cui danza,
canto, commedia, acrobazie, luci ed effetti
video si mescolano per dare vita a questa
originale versione di una delle storie più
famose e amate al mondo.
Una scenografia stravagante
con libri giganti; un set in continua evoluzione
grazie all’abile video mapping; un evento
eccezionale per risvegliare il bambino che è in
noi.
“Finché crederai nelle fate
la magia volerà attraverso la tua finestra e la
storia non finirà mai”.
Note di Regia
Peter Pan è tornato e questa
volta è spettacolo!
La storia del ragazzo, che
sceglie di fermare il tempo e vivere nel sogno
dell’Isola che non c’è, diventa un musical
irresistibile, divertente, commovente ed
emozionante.
Gli ingredienti ci sono
tutti: Peter vola e si scontra con un esilarante
e crudele Capitan Uncino, Campanellino gelosa di
Wendy combina guai, i Pirati guidati da Spugna
combattono con i Bambini Sperduti e gli Indiani
di Giglio Tigrato, ma è tutto un sogno o è
realtà? La risposta ce la dà Mrs. Darling in un
finale a sorpresa.
Scene e costumi meravigliosi,
musiche originali indimenticabili, coreografie
travolgenti con acrobati mozzafiato.
Tutto questo è NEVERLAND, un
musical per tutti, un’emozione imperdibile!
Roberto Ciufo
Al Teatro Parenti meritato
successo
per
la pièce teatrale Scene da un
matrimonio di Ingmar Bergman
Sta
ottenendo il meritato successo la pièce
teatrale Scene da un matrimonio di Ingmar
Bergman, al Teatro Parenti in questi giorni.
L'originale lavoro del grande regista svedese
era uscito nei primi anni '70 per la televisione,
in sei brevi episodi, e successivamente
trasformato nel celebre film del 1973. Tradotto
da Piero Monaci, nell' adattamento teatrale di
Alessandro D’Alatri, per la regia di Raphael
Tobia Vogel, al Teatro Parenti ha trovato due
straordinari interpreti in Sara Lazzaro, nel
ruolo
di Marianna, e in Fausto Cabra, in Giovanni, una
coppia felice sposata da dieci anni, con due
figlie, che inizia ad andare in crisi sino a una
dolorosa separazione. La scena di Nicolas Bovey,
ottimamente illuminata da Oscar Frosio, è
suddivisa in due parti comunicanti: a sinistra
il soggiorno e a destra la camera da letto, dove
i due protagonisti, attraverso un dialogo spesso
serrato, riescono a far emergere bene gli
aspetti psicologici della loro personalità. Lui
è un professore universitario quarantaduenne e
lei un avvocato divorzista, trentacinquenne. Il
lavoro è suddiviso in scene numerate e titolate,
che si avvicendano rapidamente, cadenzate dalle
riuscite musiche di Matteo Ceccarini. Quella che
inizialmente sembra una relazione stabile,
fondata su un rapporto amoroso da "coppia ideale",
si trasforma in una vicenda conflittuale che non
trova una soluzione, e che rivela la debolezza
strutturale di entrambi. Lei sembra desiderare
inizialmente solo qualche viaggio e più tempo
libero da dedicare alla famiglia, dichiarandosi
comunque soddisfatta della vita che conduce; lui
appare relativamente piu determinato e
sostanzialmente distaccato da problemi
quotidiani che considera poco importanti. In
seguito è proprio lui ad interrompere il
rapporto, rivelando alla moglie di essersi
innamorato di una giovane studentessa, con la
quale andrà a vivere. Nella seconda parte la
situazione si capovolge, con Marianna che,
superata la crisi, si dimostra decisa a chiedere
il divorzio, mentre lui, terminata la nuova
relazione, si mostra più fragile, anche
economicamente, non disposto alla separazione
definitiva.
Alla
fine, si svolge una scena particolarmente
violenta dove, dopo un litigio feroce in cui
vengono rivelate verità impietose nascoste da
entrambi, e un rapido rapporto sessuale voluto
lucidamente e freddamente da Marianna, Giovanni,
ubriaco e disperato, la picchia, per poi firmare
le carte del divorzio. L'ultimo momento è
metaforico e di grande valore simbolico: sotto
una luce improvvisamente bianca e intensa, la
coppia si ritrova abbracciata, a parlare del
significato dell'amore, una sorta di utopia e di
grande illusione che connota la vita di coniugi
e amanti. La rivisitazione dell'opera di
Bergman, sempre attuale dopo mezzo secolo, ha
trovato un' eccellente resa sia registica che
recitativa, nella restituzione drammaturgica del
Teatro Parenti. Ultime repliche
per il 22-23 e 24 marzo. Da non perdere!
22 marzo 2024 Cesare
Guzzardella
TEATRO SAN BABILA:
"UOMINI e TOPI"
Autore:
John Steinbeck
Regia: Marco Vaccari
Attori: Gianni
Lamanna, Leonardo Moroni, Jacopo Sartori, M.Mocchi,
L.Alfieri, G.Marchesi, Felicce Invernici
Date: dal 22 al 24 marzo
“I più accurati piani di uomini e topi vanno
spesso a rovescio lasciandoci soltanto cruccio e
pena al posto della promessa gioia” Robert
Burns. Due amici George Milton e Lennie Small
coltivano il loro progetto di trovare un posto
dove la terra costa poco: un posto piccolo, da
coltivare. E poi allevare polli, maiali e
conigli. George accudisce da sempre Small che in
contrasto con il suo nome è un gigante con il
cuore e la mente di un bambino. Così spostandosi
di ranch in ranch per cercare lavoro inseguono
il loro sogno insieme. È la metafora di
un’America oppressa dalla crisi e del contrasto
tra un’umanità giovane e innocente e un’altra
gretta ed egoista. Romanzo breve ma anche testo
teatrale pubblicato negli Stati Uniti nel 1937”.
Nel 1962 allo
scrittore fu conferito il Premio Nobel per la
letteratura con la seguente motivazione: "Per le
sue scritture realistiche ed immaginative, che
uniscono l'umore sensibile e la percezione
sociale acuta". Considerato uno dei principali
esponenti della cosiddetta generazione perduta,
ha ricevuto anche la Medaglia presidenziale
della libertà dal Presidente Lyndon B. Johnson
il 14 settembre 1964.
In questo allestimento che
si avvale anche di attori molto giovani la
storia, per le tematiche e i rapporti tra i
protagonisti, vuole creare una forte sinergia
con un pubblico di giovanissimi e di adolescenti
e stimolare quesiti e dibattito.
TEATRO REPOWER: "IL PICCOLO PRINCIPE"
Autore:
Antoine
de Saint-Exupéry
scene Carmelo Giammello
direzione musicale Paolo Silvestri
costumi Guido Fiorato
adattamento e regia Stefano
Genovese
date: fino al 24 marzo
Dopo il successo ottenuto nella stagione appena
conclusa, torna a grande richiesta “IL
PICCOLO PRINCIPE” di Antoine
de Saint-Exupéry, la storia più letta e
amata di tutti i tempi.
“IL PICCOLO PRINCIPE” è
la storia che tutti conoscono ma nessuno ricorda,
quasi a provare che quanto dice il suo autore
corrisponde a verità: gli adulti non pensano mai
alle cose veramente importanti. E quali sono
queste cose? Quelle che ci insegnano da piccoli
e che dimentichiamo una volta diventati grandi.
Spetta proprio al Piccolo Principe, eterno
bambino, rinfrescarci la memoria.
«Tutti
gli adulti sono stati bambini una volta. Ma
pochi di essi se ne ricordano»
Pubblicato nel 1943, “IL
PICCOLO PRINCIPE” è un
racconto senza tempo, che ha incantato grandi e
piccini per generazioni. È il libro più tradotto
dopo la Bibbia (oltre 500 lingue e dialetti) e
ha venduto più di 200 milioni di copie in tutto
il mondo (19 milioni solo in Italia). Un’opera
fortemente trans-mediale, che negli anni è stata
adattata e declinata in innumerevoli forme, dai
fumetti, ai film, dalle serie animate al
balletto.
Lo show firmato Razmataz
Live è una
rappresentazione unica nel suo genere, che si
snoda attraverso gli innumerevoli linguaggi che
la narrazione, la musica, il canto, la
scenografia e, più in generale, la performance
offrono. In equilibrio tra prosa, musical, nouveau
cirque e installazione, ogni significato,
ogni personaggio, ogni snodo della vicenda
attinge al codice più adatto ad arrivare allo
spettatore. «Ciascuna scena
non si ferma agli occhi o alle orecchie o
all’olfatto» – racconta il
regista Stefano
Genovese – «Quelli
sono solo porte sensoriali per arrivare alla
destinazione finale: il cuore di ogni spettatore».
Fedele allo stile dell’opera originale, nel
mettere in scena “IL
PICCOLO PRINCIPE” Stefano
Genovese ha deciso di non
lasciare alle parole il ruolo centrale, ma di
affidare il racconto all’immaginazione,
traducendolo in un’esperienza spettacolistica
evocativa che solo il teatro, per sua stessa
natura, è in grado di restituire.
Le verità sono semplici e diventano assolute
proprio in virtù della loro essenzialità. Le
immagini – come sosteneva lo stesso Antoine
de Saint-Exupéry – aiutano
a non dimenticare, a rendere reale ciò che, se
fosse solo raccontato, non sarebbe creduto. Un
pensiero molto attuale, estremamente
all’avanguardia in un’epoca in cui ancora la
fotografia era agli albori, quasi a predire
l’importanza che essa, un secolo dopo, avrebbe
iniziato ad avere nelle vite di ciascuno di noi.
TEATRO MANZONI:
" PERFETTI SCONOSCIUTI "
Regia: Paolo Genovese
Attori: Abbrescia, Aita,
Bertini, Bonini
Date: dal 12 al 24 marzo
Una brillante
commedia sull’amicizia, sull’amore e sul
tradimento, che porterà quattro coppie di amici
a confrontarsi e a scoprire di essere “perfetti
sconosciuti”. Ognuno di noi ha tre vite: una
pubblica, una privata ed una segreta. Un tempo
quella segreta era ben protetta nell’archivio
della nostra memoria, oggi nelle nostre sim.
Cosa succederebbe se quella minuscola schedina
si mettesse a parlare? Durante una cena, un
gruppo di amici decide di fare un gioco della
verità mettendo i propri cellulari sul tavolo,
condividendo tra loro messaggi e telefonate.
Metteranno così a conoscenza l’un l’altro i
propri segreti più profondi.
TEATRO SISTINA CHAPITEAU:
"JESUS CHRIST SUPERSTAR"
Autore:
Andrew Llody Webber e Tim Rice
Regia:
Massimo Romeo Piparo
Prodotto da PeepArrow Entertainment
su licenza esclusiva The Really Useful Group –
London
Con: Lorenzo Licitra nel
ruolo di Gesù
Anggun nel
ruolo di Maria
Maddalena
Frankie hi-nrg mc nel
ruolo di Erode
Feisal Bonciani / Giuda
Giorgio Adamo/ Simone
Paride Acacia – Mattia Braghero / Hannas
Claudio Compagno / Pilato
Francesco Mastroianni / Caifa
Gianluca Pilla / Pietro
Orchestra diretta da Emanuele Friello
Date: dal 7 al 17 marzo
E’ stato presentata a Milano, in Spazio Lenovo -il
primo flagship store di Lenovo e Motorola in
Europa- la nuova edizione
di “Jesus Christ Superstar”, la
storica produzione di Massimo Romeo Piparo che
sarà in scena dal 7 al 17 marzo al Sistina
Chapiteau di Milano e dal 20 al 31 marzo a Roma,
Teatro Sistina. Sul palco di questa speciale
limited edition che celebra i primi 50 anni
dell'Opera rock più amata di tutti i tempi, e i
30 anni dalla regia di Piparo, la star
internazionale Anggun (tre
dischi di platino con la popolarissima hit “Snow
on the Sahara”)
nel ruolo di Maria
Maddalena,
il cantautore italiano Lorenzo Licitra nel ruolo
di Gesù,
Feisal Bonciani nel ruolo di Giuda e Frankie
hi-nrg mc in quello di Erode.
Straordinario ospite di questa edizione l'attore
americano Ted Neeley, star del celebre film, che
consegnerà il testimone del ruolo di Gesù alla
new entry Lorenzo Licitra, 33 anni, e sarà anche
presente alle proiezioni del film che
precederanno lo spettacolo il prossimo 12 e 13
marzo a Milano ed il 20 marzo a Roma.
Milano, 6 marzo 2024
Al Teatro Parenti
"Come tu mi vuoi"
di Pirandello con Lucia Lavia e la regia di De
Fusco
"Come tu mi vuoi"
, dramma scritto da Luigi Pirandello nel 1930 e
dedicato a Marta Abba, è stato messo in scena
ieri sera per la Prima al Teatro Parenti.
Ispirato alla vicenda dello smemorato di
Collegno - il famoso caso Bruneri/Canella della
fine degli anni Venti - è considerato tra i
lavori pirandelliani più maturi e complessi.
Dalla Sala Grande al completo, gli applausi sono
arrivati a tutti gli ottimi attori, ad iniziare
dalla protagonista Lucia Lavia, un'Ignota dal
corpo sinuoso, in grado di
mostrare
sia violenta passione che profonda sofferenza.
La regia di Luca De Fusco potenzia la scena
tradizionale con un valido gioco di proiezioni,
elegantemente realizzate grazie a uno schermo
velato e trasparente davanti al palcoscenico,
insieme a un grande quadro centrale che sdoppia
l'Ignota in una sorta di ritratto parlante. I
personaggi vengono inquadrati da diverse
angolazioni, evidenziando così il gioco
pirandelliano dell'impossibilità del
riconoscimento di un'identità reale e unica, per
nessun uomo e per nessuna donna. La scelta di "tagliare"
alcune scene del testo originale
risulta
funzionale alla resa di un ruolo dominante per
la parte dell'Ignota sugli altri personaggi,
ruolo che finisce per occupare in modo
preponderante lo spazio-tempo scenico: è infatti
Lucia Lavia, sia come Elma che come Cia, a
parlare in modo pressoché ininterrotto,
interpellando l'amante Salter piuttosto che
Boffi o il presunto marito Bruno o la zia Lena,
omonima cugina della madre di Cia. L'ingresso
finale della Demente, che ripete in modo
ossessivo proprio "Le-na", e viene creduta come
possibile vera Cia, è spiazzante e metaforico: i
nomi sono solo unioni di sillabe, nessuno di noi
ha un vero nome e tanto meno "è" un nome. E non
importa per l'Ignota essere riconosciuta come
Elma o come Cia: sarà ogni volta quella che gli
altri vogliono che sia, ma senza calcoli, senza
interessi, senza ipocrisie.
6 marzo 2024 Anna Busca
FEBBRAIO 2024
Il Figlio: l'ottimo lavoro di
Florian Zeller al Teatro Parenti
Continua al Teatro Parenti il grande successo
della pièce teatrale Il Figlio (Le fils, 2018)
del drammaturgo francese Florian Zeller. Il
lavoro è l'ultimo di una trilogia (La madre, Il
padre, Il figlio) che ha ispirato il film The
Father (2021), di cui lo stesso Zeller è stato
regista e sceneggiatore, interpretato da uno
strepitoso Anthony Hopkins, che ha ben meritato
l'Oscar. L'adattamento di Piero Maccarinelli,
con le riuscite scene di Carlo de Marino, ben
illuminate da Javier Delle Monache, ha delineato
lucidamente i ruoli degli eccellenti
protagonisti: Cesare Bocci (il padre Piero),
Galatea Ranzi (la madre Anna), Giulio Pranno (il
figlio Nicola) e Marta Gastini (la
compagna
di Piero). I genitori, separati, vengono a
sapere all'improvviso e tardivamente che Nicola,
diciottenne che vive con la madre ed è
all'ultimo anno di liceo, da tre mesi non
frequenta più la scuola. Nicola chiede di andare
a vivere col padre e con la sua compagna, che
hanno avuto da poco il piccolo Sasha. Sarà
accontentato, con la speranza che una nuova
scuola, una nuova casa e la vicinanza del
fratellino neonato possano aiutarlo a
riprendersi. Ma quella che agli occhi dei
genitori appare come una transitoria depressione
adolescenziale in realtà sarà riconosciuta dagli
psichiatri, dopo alcuni mesi, a seguito di un
tentativo di suicidio, come un grave disturbo
bipolare. Nel frattempo la vita di entrambi i
genitori viene stravolta da problematiche sempre
più difficili da affrontare, che emergono da
dialoghi serrati e coinvolgenti. Il finale è di
grande impatto emotivo. Tutti gli attori in
scena sono stati bravissimi a ricreare una
vicenda raccontata con grande realismo, che si
richiama purtroppo a drammi oggi diffusi, legati
spesso all'individualismo e all'incapacità degli
adulti di mettersi in sintonia emotiva con le
nuove generazioni. Si commettono errori e si
potenziano così le fragilità; non si riconoscono
in tempo i disturbi psichiatrici, si
sottovalutano i comportamenti autodistruttivi.
Repliche fino al 3 marzo. Da non perdere!
29 febbraio
2024 Cesare Guzzardella
Tre donne
alte
di Edward Albee al Teatro Elfo-Puccini
È ritornata in scena dopo due
anni, al Teatro Elfo-Puccini, la pièce teatrale
"Tre donne alte", che nel 1994 valse al suo
autore, il drammaturgo statunitense Edward Albee
(1928-2016), il suo terzo Premio Pulitzer.
Divenuto celebre con "Chi ha paura di Virginia
Woolf?" (1962) il suo capolavoro, Albee mostra
anche in questo dramma grande profondità di
pensiero e rara capacità di riflessione sui temi
fondamentali dell'esistenza umana. Le tre donne
protagoniste, una ricca novantaduenne malata e
affetta
da
una forma di demenza senile che la rende a
tratti priva di memoria, autoritaria e impietosa,
la sua cinica infermiera-badante,
cinquantaduenne, e un'arrogante giovane
assistente legale, di ventisei anni -
interpretate rispettivamente dalle bravissime
Ida Marinelli, Elena Ghiaurov e Denise
Brambillasca - impegnate in vere schermaglie
verbali nel primo atto, finiscono, nel secondo,
per fondersi inaspettatamente in un unicum. Il
dramma quindi si sdoppia. L'anziana è infatti
stesa nel suo letto, morente o già morta, e le
tre donne, vestite con la stessa tunica bianca
di velo, la rappresentano nelle sue tre fasi
della vita: gioventù, maturità e vecchiaia. Il
dialogo tra loro, surreale, fa emergere la
trasformazione dei sentimenti e del pensiero
della donna negli anni: si passa dalle speranze
gioiose e dall'attesa di felicità giovanili,
alla consapevolezza ormai disincantata di chi si
trova ad aver superato la metà della vita, fino
al distacco completo di chi è prossima alla sua
fine. Compare anche un figlio (Stephan Haban)
venuto a trovare la madre morente: ma è un
personaggio silenzioso, che non dice nulla, e
che viene respinto dalle due
figure
più anziane, perché era una sorta di disadattato
che aveva abbandonato la famiglia, andandosene
via da casa giovanissimo. Qui emerge l'aspetto
autobiografico del lavoro: Albee si fece
espellere da numerose scuole e lasciò i genitori
(adottivi) a diciotto anni. In questo lavoro
Albee si avvicina metaforicamente al letto di
sua madre moribonda, ne ripercorre la vita, e
allo spettatore il figlio, pur muto, appare come
una figura in cerca di perdono. È significativo
che per nessun personaggio venga pronunciato il
nome: il dramma diventa così universale, non
particolare. L'illusione dell'amore e della
fedeltà, la solitudine, le malattie, gli
incidenti connotano tutte le nostre vite.
Paradossalmente è la morte, l'uscita di scena,
il momento di massima felicità nella vita: tra
il primo e l'ultimo respiro c'è una successione
continua di eventi che non rendono possibile
questa condizione. Nell'ottima messinscena di
Ferdinando Bruni un grande orologio senza
lancette, nella stanza, segna l'impossibilità di
misurare realmente il tempo della nostra
esistenza. Eccellente lavoro, da non perdere
Repliche fino al 10 marzo.
21 febbraio 2024
Anna Busca
TEATRO REPOWER:
"GREASE"
Autori:
Jim Jacobs e Warren Casey
Regia: Saberio
Marconi
Date: dal 21 febbraio al 3 marzo
Dopo le anteprime nazionali
al Teatro Vaccaj di Tolentino, sede storica di
Compagnia della Rancia, è partito il tour 2024
di Grease, il musical più amato di sempre, che
vede già più di 50 repliche e 21 città fino a
maggio 2024, spesso già sold-out, per scatenarsi
con la #greasemania!Immancabile l’appuntamento
nella programmazione del Teatro Repower di
Milano, dove, a grande richiesta, sarà in scena
anche in questa stagione dal 21 febbraio al 3
marzo, con la regia di Saverio Marconi e la
regia associata di Mauro Simone.
dalla redazione
20 febbraio 2024
L'Eterno marito
al Teatro
Parenti
L'Eterno marito, pièce teatrale in questi giorni
in scena al Teatro Parenti, ha trovato un
meritato successo di pubblico anche nella
replica di ieri sera, in una Sala A al completo.
Il libero adattamento di Davide Carnevali dal
romanzo breve di Fëdor Dostoevskij - pubblicato
nel 1870 - per la regia di Claudio Autelli, ha
il punto di forza sia nella bravura dei due
protagonisti, Ciro Massella nel ruolo di Pavel
Pavlovic Trusotsky e Francesco Villano in quello
di Alexis Ivanovic Veltcianinof, sia
nell'originale messinscena che prevede un'
integrazione
armoniosa della recita con un contesto filmico
proiettato dietro il palcoscenico. Il dialogo
serrato tra i due personaggi maschili, legati da
un'ambigua relazione di amicizia e di rivalità,
viene spesso interrotto e integrato dalla
proiezione su un grande schermo. Qui compare
anche un personaggio femminile che ha un ruolo
fondamentale nel racconto di Dostoevskij: una
bimba, Lisa, che risulta essere la figlia che la
moglie di Pavel, Natalia, morta di tisi da poco,
ha avuto anni prima da Alexis, uno dei suoi
numerosi amanti. Sempre vissuta con Pavel, che
però la maltratta, Lisa - gravemente malata -
verrà portata da Alexis a casa di un'amica, dove
però morirà in pochi giorni. Il dramma si svolge
su più piani: l'ipocondriaco Alexis soffre di
insonnia e di perdita della memoria, ed
inizialmente è convinto, in una sorta di incubo
paranoico, di essere seguito e spiato da Pavel,
"l'uomo dal cappello con una fascia nera", che
tuttavia non riconosce subito; il ruolo di
attori, con i loro veri nomi, Ciro e Francesco,
si sovrappone spesso alla vicenda e include
anche la partecipazione del pubblico, che viene
filmato, illuminato da luci accecanti, coinvolto
in qualche scena, tanto che uno spettatore si
rivelerà poi essere in realtà un attore; il
sofferto dialogo tra i due protagonisti farà
emergere le debolezze di entrambi, tradito e
traditore, nel loro rapporto superficiale col
mondo femminile, di cui non comprendono
l'essenza. Natalia, una sorta di fantasma che
compare
nei
loro discorsi spesso inconcludenti e assurdi, se
non palesemente deliranti, domina ancora
entrambi. Secondo Alexis, Pavel incarna alla
perfezione la figura dell’eterno marito, ovvero
di colui che esiste solo in questo ruolo, e pur
di continuare il matrimonio tace a se stesso i
tradimenti della moglie e finge di non saperne
nulla. Il dramma precipita quando Pavel tenta di
uccidere nel sonno il suo "unico amico" - rivale.
La conclusione è in realtà circolare: due anni
dopo, durante un viaggio in treno, Alexis
incontra casualmente in una stazione una donna
che sta aspettando il marito. È la seconda
moglie di Pavel, che sopraggiunge. La storia non
si ripeterà, Alexis sale sul treno e riparte:
nella carrozza ha la visione della piccola,
innocente Lisa. Temi dunque come l'amore,
l'adulterio, la paternità, il senso di colpa, il
ruolo del caso nel destino di ognuno, la verità
contrapposta all'inganno, la malattia e la morte
s'intrecciano continuamente in una sorta di
danza vorticosa in cui finiamo per essere,
volenti o nolenti, tutti ballerini. Ultime
repliche per il 16, 17 e 18 febbraio. Da non
perdere!
16 febbraio
2024 Cesare
Guzzardella, Anna Busca
TEATRO MANZONI: "IL
CALAMARO GIGANTE"
Autore: Fabio Genovesi
Regia: Carlo Sciaccaluga
Attori: Angela Finocchiaro, Bruno Stori,
Gennaro Apicella, Silvia Biancalana, Marco
Buldrassi, Simone Cammarata
Date: dal 13 al 25 febbraio
La vita di Angela è assurda e
incomprensibile, come quella di ognuno di noi.
Da ragazza tanti sogni e passioni le facevano
battere il cuore, ma i binari rigidi della
società e della famiglia l’hanno portata a una
situazione che è come un boccone amaro
incastrato in gola, e non va né su né giù.
Oggi
più che mai: tornava a Milano per la cena
dell’ufficio, ma il rientro dei vacanzieri dal
mare la blocca in coda verso Roncobilaccio.
Angela maledice tutta quella gente, maledice
pure il mare da cui tornano. E ha ancora la
bocca aperta, quando un’onda impossibile la
porta via, travolgendo e stravolgendo la sua
vita. In un vortice fuori dal mondo e dallo
spazio, dove si ritrova a girare insieme a un
tipo strano e antiquato, Montfort, che arriva da
un’altra nazione e un altro secolo, e in comune
hanno solo di non sapere come sono finiti lì.
Così inizia il loro viaggio, che onda dopo onda
li sbatterà a vivere le avventure di donne e
uomini che invece hanno avuto il coraggio di
abbracciare il mare e la vita come un’unica,
strabiliante meraviglia. Vite sconosciute ma
fondamentali, incredibili ma verissime, legate
dall’aver creduto con tutto il cuore
all’esistenza di un animale così enorme e
lontano dalla normalità che per millenni lo si è
considerato una leggenda: Il Calamaro Gigante.
Nei loro panni, Angela e Montfort vivono le loro
battaglie, si esaltano ai loro trionfi e si
disperano alle tragiche rovine, in un racconto
che schizza tra i secoli e i continenti
ricorrendo a tutti i linguaggi offerti dalla
narrazione: immagini, scenografie, musica, danza…
in un abbraccio appassionato che raggiunge i
cuori di ogni età, dai giovani a quelli che
giovani lo sono dentro. E se nel mondo esiste il
calamaro gigante, allora non c’è più un sogno
che sia irrealizzabile, una battaglia
inaffrontabile, un amore impossibile. Perché la
storia più incredibile di tutte è proprio la
realtà.
dalla redazione
febbraio 2024
TEATRO NAZIONALE:
"SARANNO FAMOSI"
Regia. Luciano
Cannito
Ideato: David De Silva
Libretto: José Fernandez
Liriche di Jacques Lévy
Musica Steve Margosh
Traduzione e Adattamento Luciano
Cannito
Scene Italo Grassi
Costumi Maria Filippi
Direzione musicale Giovanni
Maria Lori
Questa nuova versione
firmata da Luciano Cannito, che unisce
l’esperienza di regista a quella di coreografo
internazionale, sarà un trionfo di canto, danza,
musica, recitazione, in una narrazione dinamica
e travolgente. La scelta registica e
l’adattamento di Cannito sposta l’azione dagli
anni Ottanta ai nostri giorni, per rendere lo
spettacolo più vicino alle nuove generazioni, e
più facilmente identificabile nel pubblico di
oggi.
Saranno Famosi è stata una
delle serie tv più famose e indimenticabili. Ma
è stato anche un film e un musical di successo
internazionale. Saranno Famosi è un fenomeno
leggendario ed intramontabile della cultura pop.
Un titolo talmente famoso da essere entrato
nell’immaginario della gente come sinonimo di
desiderio di realizzare il proprio sogno nel
mondo dello spettacolo. Il duro lavoro, la
competizione artistica, il sudore, la passione,
gli amori, le sconfitte e i successi.
La trama racconta la vita
degli allievi e gli insegnanti della rinomata ed
esclusiva scuola di Performing Arts di New York.
Un gruppo di ragazzi, la loro passione e la loro
dedizione per il mondo dello spettacolo, una
storia che continua a conquistare ed emozionare
nuove generazioni di pubblico ed ispirare
miriadi di giovani talenti.
TEATRO MANZONI:
"AMANTI"
Regia:
Ivan Crotoneo
Attori: Fabrizia Sacchi,
Orsetta De Rossi, Eleonora Russo, Diego D'Elia
Date: dal 6 all' 11 febbraio
È settembre. Claudia e
Giulio si incontrano per la prima volta davanti
a un ascensore, nell’atrio di un palazzo
borghese. Le porte si aprono. Lei sta andando
via, lui deve salire. Ma Claudia si accorge di
avere dimenticato un fazzoletto su, e risale con
Giulio. L’appartamento al quale sono diretti è
lo stesso: scoprono infatti solo ora che
entrambi frequentano la stessa analista, la
dottoressa Gilda Cioffi, psicoterapeuta
specializzata in problemi di coppia. Hanno
l’appuntamento settimanale con la dottoressa
ogni mercoledì: alle 15 lei, alle 16 lui. Si
presentano stringendosi la mano. È il loro primo
contatto fisico.
Due mesi dopo
ritroviamo Claudia e Giulio in una stanza
d’albergo. Stanno facendo l’amore. Sono
diventati amanti. Entrambi sposati, Giulio con
moglie e tre figli, Claudia con un marito più
giovane di lei con il quale sta cercando di
avere un bambino, si vedono regolarmente e
clandestinamente per stare insieme. E si dicono
che è solo sesso, avventura, evasione. Che non
fanno male a nessuno. Che quello spazio non
c’entra davvero con le loro vite reali. Ma può
essere davvero così quando due persone si
incontrano ripetutamente e pretendono di
controllare sesso e amore?
Amanti segue la storia
della relazione di Giulio e Claudia,
intervallando i loro incontri in albergo con i
dialoghi che ciascuno dei due ha con la
dottoressa Cioffi, la quale ovviamente ignora
che i suoi due problematici pazienti hanno una
relazione tra di loro. Così la loro storia si
dipana fra gli incontri a letto, e le verità o
le menzogne che contemporaneamente raccontano
alla dottoressa, dalla quale vanno da soli o
insieme ai rispettivi partner, Laura e Roberto.
Una progressione temporale fatta di equivoci,
imbrogli, passi falsi, finte presentazioni,
menzogne, incasinamenti, prudenza, e anche guai
evitati per miracolo.
Fino a quando
qualcosa stravolge tutti gli equilibri.
Amanti è una commedia in
due atti sull’amore, sul sesso, sul tradimento e
sul matrimonio, sulle relazioni di lunga durata
e sulle avventure a termine, sul maschile e sul
femminile, e in definitiva sulla ricerca della
felicità che prende sempre strade diverse da
quelle previste. Una commedia brillante e
divertente, con situazioni e dialoghi che
strappano risate, ma anche un’esplorazione dei
sentimenti di una coppia che nella clandestinità
trova rifugio, conforto, divertimento, ma anche
affanno, preoccupazione, e forse pericolo.
TEATRO SAN BABILA: "IL DIARIO
di ANNE FRANK"
Autori:
Frances Goodrich e Albert Hackett
Regia: Carlo Emilio Lerici
Attori: R. Attias, G. Bonetti,
A.Accarino, F.Bianco, F.Buttarazzi, T.Tosto
Data: dal 26 al 28 gennaio
La vicenda inizia con Otto Frank, unico
sopravvissuto, che ritrova nella soffitta il
Diario tenuto da sua figlia Anne. Mentre inizia
a leggere, come evocate dalle pagine del Diario,
riprendono vita le vicende della famiglia Frank
nella Amsterdam occupata dai nazisti. E’ il
1942: la famiglia Frank è ebrea, e i tedeschi
danno la caccia agli ebrei di casa in casa.
Prima del tragico finale, Anne vivrà due anni
nel rifugio segreto, vedendo il cielo solo la
notte, da una piccola finestra, con la compagnia
della sua famiglia, della famiglia Van Daan e
del dottor Dussel. Con una scenografia che si
sviluppa su due livelli e quattro ambienti, lo
spettacolo è strutturato come un lungo piano
sequenza, in cui i dieci attori ci raccontano,
in una coralità scenica e narrativa, la loro
quotidianità, in un sottile confine ed
equilibrio tra tragedia e leggerezza. Le
circostanze, inusuali e inimmaginabili, mostrano
caratteri diversi e contrastanti, egoismi e
simpatie, paura e speranza, e lo sbocciare di un
giovane amore. E anche se la fine è
imminente e certa, fino all’ultimo Anne conserva
la sua voglia di vivere e la sua fiducia
nell’umanità: «...continuo a credere nell'intima
bontà dell'uomo...»
Considerato uno dei
capolavori del teatro del '900, e Premio
Pulitzer per la drammaturgia nel 1956, Il Diario
di Anne Frank, nel suo debutto al Teatro Belli
nel 2020, ha registrato un grandissimo successo
di pubblico e di critica, e un successo di
particolare rilievo soprattutto negli oltre 4000
studenti delle scuole di Roma e provincia che vi
hanno assistito. Lo spettacolo è ormai al suo
quarto anno di repliche consecutive.
Lo spettacolo ha ricevuto
il patrocinio dalle principali istituzioni
ebraiche: UCEI – Unione della Comunità Ebraiche
Italiane, Fondazione Museo della Shoah, Centro
Ebraico Italiano “G. E. V. Pitigliani”,
l'Associazione Progetto Memoria, l'Associazione
Figli della Shoah e il MEIS, Museo Nazionale
dell’Ebraismo Italiano e della Shoah.
Fabrizio Gifuni ritorna al
Teatro Parenti per Aldo Moro
Dopo
lo straordinario successo de "Il male dei ricci"
imperniato su Pier Paolo Pasolini , Fabrizio
Gifuni è tornato al Teatro Parenti ieri sera per
completare il dittico
de
"I fantasmi della nostra storia" con lo
spettacolo "Con il vostro irridente silenzio".
Protagonista è Aldo Moro, che parla con la
voce di Gifuni, straordinariamente resa simile
per tono e inflessioni, tramite
le sue lettere dalla prigionia e il suo
memoriale. Capace di immedesimarsi
pienamente nell'uomo e nel politico
democristiano, rapito e imprigionato dalle
Brigate Rosse per 55 giorni tra il 16 marzo e il
9 maggio del 1978, giorno in cui il suo cadavere fu trovato in via Caetani, l'attore ha ben introdotto
storicamente il suo lavoro, anche a beneficio
degli spettatori più giovani,
lontani per ragioni
anagrafiche dal periodo e dalle vicende del
sequestro Moro. Gifuni ha letto
ininterrottamente per oltre un'ora e mezza
decine di lettere, intervallate da brani tratti
dal memoriale. Le scelte testuali sono state
estremamente significative al fine di mettere in
risalto i contrasti tra l'uomo che, nella sua
disperata solitudine di prigioniero, si rivolge
alla famiglia con grande affetto, e il
presidente della DC, "processato"
dai
brigatisti, che destina ai notabili del suo
partito - e non solo - missive sempre più
pesanti. È cosciente di non riuscire ad ottenere
un aiuto concreto alla sua liberazione: la linea
dura, indicata soprattutto da Andreotti, non
prevede nessuno "scambio di prigionieri". La
frattura con gli "ex amici" diventa insanabile:
il suo sangue ricadrà su di loro. Il dramma di
Moro portato a teatro e rivissuto con così
profonda compartecipazione da Gifuni,
visibilmente provato alla fine dello spettacolo,
ha coinvolto emotivamente il folto pubblico, che
gli ha tributato lunghi applausi commossi e
fragorosi. Questa sera e domani 14 gennaio le
repliche.
13 gennaio
2024 Cesare Guzzardella
TEATRO MANZONI:
"QUASI AMICI"
Regia: Alberto Ferrari
Attori: Massimo Ghini, Paolo
Ruffini
Date: dal 16 al 28 gennaio
Quasi Amici è una
storia importante, di quelle storie che meritano
di essere condivise e raccontate. Anche con il
linguaggio delle emozioni più
profonde: quello teatrale. Un adattamento per
il teatro del soggetto e della sceneggiatura di
Quasi amici è affascinante perché permette di
dilatare, in drammaturgia teatrale, quelle
emozioni che nascono per il cinema con un altro
linguaggio, non solo visivo, ma anche filmico.
Emozioni che devono irrobustirsi però con
parole e simboli precisi sul palcoscenico per
poter rimandare tutti noi a un immaginario
condiviso con il quale far dialogare il proprio.
E partecipare. Ed è straordinario raccontare
ancora più nell’intimità delle parole, degli
scambi, delle svolte narrative, delle luci, dei
movimenti, che solo una drammaturgia teatrale
può cogliere e restituire, dando il senso
profondo di una grande amicizia in fieri.
Osservando poi il percorso che compiono i due
protagonisti per crescere, ognuno nella
rispettiva vita e in quella dell’altro e di come
uno diventi assolutamente necessario all’altro
per poter proseguire indenne, o quasi, il
proprio cammino su questa terra.
Due uomini talmente
diversi da costituire una teorizzazione
dell’antimateria. Due particelle che potrebbero
portare a un’esplosione, un annichilimento delle
proprie personalità e invece avviene il miracolo.
Ed è questo Miracolo laico che vorrei
raccontare. Un uomo molto agiato, ricco, molto
ricco, troppo ricco, intelligente, affascinante;
un uomo che vive di cultura e con la cultura
vive, che si muove e conquista e soddisfa il
proprio ego narcisistico con il cervello più che
con il corpo. Un uomo a cui il destino ha voluto,
per contrappasso, relegare a solo cervello,
facendolo precipitare con il parapendio e
fratturandogli la quarta vertebra cervicale e
riprendendosi il corpo. Quel corpo, che era solo
un bagaglio della mente, ora nell’assenza,
diventa il fantasma di un’identità da inseguire
e recuperare. E un altro uomo che entra ed esce
di galera, sin da ragazzino, svelto, con una sua
intelligenza vivace e una cultura fatta sulla
strada e nei film di serie b, che ha visto. Ma
decisamente smart. Un uomo che preferisce porre
il suo corpo avanti a tutto e lasciare il
cervello quieto nelle retrovie. Un corpo che, da
subito, ha cercato di farsi strada nelle
periferie degradate, in cui un’incertezza
diventa come in natura, essenziale per
determinare il proprio posto nella catena
alimentare. Un predatore che in realtà̀ è una
preda delle proprie debolezze. Un uomo che si è
privato della carica del cervello che avrebbe
potuto essere per lui determinante.
ecc...
Note di Regia: Alberto Ferrari
Dalla
Redazione
Grande successo di Fabrizio
Gifuni al
Teatro Parenti per Pasolini
È in
scena al Teatro Parenti, fino a domenica 14
gennaio, Fabrizio Gifuni. Attore di successo di
teatro e di cinema, romano di origini pugliesi e
siciliane, ha messo in scena un doppio
spettacolo, in serate differenti, dedicato a
Pier Paolo Pasolini e ad Aldo Moro. Sono due
ideazioni
drammaturgiche
che Gifuni, presentando lo spettacolo visto ieri
sera in una Sala Grande del Teatro Parenti al
completo, inquadra come "I fantasmi della nostra
storia". Nell'incisiva introduzione al primo
lavoro, "Il male dei ricci" - titolo
ispirato a un verso di una poesia in friulano di
Pasolini - Gifuni ha portato un interessante
raffronto tra lo scrittore-regista e il politico
democristiano: due corpi rimasti senza una vera
sepoltura perché finiti tragicamente uccisi,
rispettivamente nel 1975 e nel 1978, e privati
del diritto alla giustizia . Ancora oggi,
infatti, entrambi i delitti non sono stati
chiariti. Per la storia d'Italia, dunque,
Pasolini e Moro sono davvero fantasmi, che nel
buio e nel
silenzio
di un teatro affollato, a quasi cinquant'anni
dalla loro morte, possono ritrovare la voce
grazie a un attore sul palcoscenico. La vicenda
pasoliniana è narrata in duplice modalità. Nella
prima Gifuni diventa Pasolini stesso; nella
seconda l'attore interpreta con profonda
immedesimazione pagine da "I Ragazzi di vita", o
legge stralci da "Poesie in forma di rosa", "Lettere
luterane" e "Scritti corsari". Il passaggio tra
Pasolini- personaggio e Gifuni- attore avviene
senza soluzione di continuità. La filosofia
pasoliniana
contro
la nuova dittatura della società dei consumi
viene raccontata dall'attore- Pasolini, mentre
il triste mondo, prima amorale e poi immorale di
Riccetto, protagonista de "Ragazzi di vita" ,
viene delineato in romanesco con eccellente resa
attoriale. Non è un lavoro facile quello che
viene proposto su Pasolini; certamente mette in
risalto sia il grande intellettuale che l'uomo
ipersensibile, capace di cogliere con grande
lucidità e preveggenza, partendo dalla sua
personale immersione fisica e letteraria nelle
borgate romane, il cambiamento che avanzava
inesorabile, distruttore di una sorta di
primitiva vitalità. Applausi ripetuti e calorosi
dal pubblico.
10 gennaio 2024
Cesare
Guzzardella
"Da questa
sera si recita a
soggetto! Il Metodo Pirandello" al Teatro
Parenti
Grande
successo al Teatro Parenti per Paolo Rossi e la
sua compagnia in "Da questa sera si recita a
soggetto! Il Metodo Pirandello". Il
divertente spettacolo, tra cabaret e teatro, ha
trovato come importante supporto anche il
pubblico
presente, in particolare alcuni spettatori
reclutati prima dell'inizio dello spettacolo,
che hanno interagito con gli attori divenendo
loro stessi, per qualche minuto, protagonisti
della scena. Come nella celebre opera
pirandelliana, il lavoro di Paolo Rossi e di
Carlo G.Gabardini è una sorta di "teatro nel
teatro". L'improvvisazione è comunque certamente
il filo portante dello spettacolo, sostenuta
abilmente da un Paolo Rossi perfettamente a suo
agio nel ruolo di perno di un sistema che ruota,
spesso vorticosamente, su temi diversi, comunque
ben collegati alla vita e al pensiero di
Pirandello.
L'attore
è figlio di quel teatro-cabaret milanese che ha
avuto come padri Dario Fo, Enzo Jannacci,
Giorgio Gaber e chi, alla fine degli anni '60 e
negli anni '70, calpestava il palcoscenico del
Derby di Milano. La comicità dissacrante di
Rossi, sfociante in un intelligente umorismo
frutto di riflessioni profonde sulla Vita, sulla
Morte, sulla Libertà, sulla Gelosia, ritrova in
questo spettacolo la giusta centralità. Un
contrabbasso, una chitarra e una consolle
gestita da un'attrice - disc-jockey, al limite
del teatro dell'assurdo - accompagnano a tratti
lo spettacolo. Bravissimi
i
co-protagonisti: Emanuele Dell’Aquila, Alex
Orciari, Caterina Gabanella, Laura Bussani,
Alessandro Cassutti. Validi anche gli
improvvisati "attori" scesi dalla platea! In
chiusura, Paolo Rossi - "morto" in scena come
Molière - ha letto una lettera di "scuse" al
grande drammaturgo siciliano, per non avere
seguito affatto il suo copione... E dopo il
commiato, il palcoscenico si è trasformato in
una discoteca, con luci colorate e musica ad
alto volume, in cui si sono immersi molti
giovani del pubblico. La festa non finisce mai!
6 gennaio
2024 Anna Busca e Cesare Guzzardella
TEATRO MANZONI: FESTIVAL della MAGIA
Idia
di Raul Cremona
Regia: Giovanni Riccò
Date: dal 3 al 7 gennaio 2024
I deato
e condotto dall’eclettico Raul Cremona, torna lo
spettacolare Festival della Magia, un trionfo da
25.000 spettatori nelle passate stagioni, qui
alla sua sesta edizione, sempre arricchita da
grandi artisti
internazionali. Dalla rinomata
scuola asiatica approdano Po Cheng Lai con il
suo favoloso numero dei ventagli e il suggestivo
manipolatore Mike Chao. Dalla Francia sarà
ospite l’ironico e folle illusionista Jimmy Delp, mentre
l’Italia sarà rappresentata da due campioni: il
geniale mentalista Vanni De Luca e Dario
Adiletta con il suo originalissimo numero sulla
manipolazione dell’acqua. Infine dalla Spagna Ramó
& Alegría che giocheranno con gli stereotipi dei
ruoli del mago e del suo assistente. Due ore di
stupore e divertimento per tutta la famiglia.
TEATRO PARENTI: "L'ANIMA LATINA" con Mariangela
D'Abbraccio
Una serata particolarmente
riuscita quella dell'attrice e chanteuse
napoletana Mariangela D'Abbraccio, arrivata al
Teatro Parenti accompagnata dal valido pianista
Massimiliano Gagliardi per lo spettacolo "Anima
Latina". Il lavoro è ottimamente costruito dalla
regia di Francesco Tavassi, che
mette
in risalto il talento della protagonista, in
grado di passare dalla recitazione al canto in
modo unitario e coinvolgente. Una sorta di
pastiche che unisce, senza soluzione di
continuità, numerosi brani provenienti
soprattutto dal mondo latino, napoletano e del
Sud America - in particolare Argentina e Brasile
- ma con incursioni anche più a nord, grazie ad
autentici piccoli capolavori della cosiddetta
scuola di Genova, di Tenco ("Vedrai, vedrai") ,
De Andrè ("Amore che vieni, amore che vai"),
Endrigo (Canzone per te), o di quella romana di
Bruno Martino ("Estate") e pugliese di Domenico
Modugno. Non solo brani cantati, quindi, ma
anche poesie ed extrapolazioni di testi teatrali
ben recitati, spesso ad introduzione
delle
canzoni. Borges, Pessoa, Neruda, Lorca o
Eduardo, si sono intrecciati con il tango
argentino di Piazzolla, con i testi di Vinicius
De Moraes, con canzoni classiche napoletane di
Salvatore Di Giacomo e di Libero Bovio, ma anche
con Pino Daniele e con i testi di numerosi
cantautori letti poeticamente e cantati in modo
personale
e convincente. Ottimi gli arrangiamenti
pianistici, che hanno unito la recita e il
canto: il M. tro Gagliardi è stato preciso e
attento alle inflessioni verbali e vocali della
D'Abbraccio, rivelando una musicalità autentica,
dal carattere improvvisatorio, e adeguato alle
apparentemente spontanee incursioni della
protagonista, ricche di coordinate gestualità e
fisicità, studiate alla perfezione. Uno
spettacolo che alla prima rappresentazione di
ieri sera al Teatro Parenti, in Sala A, non
troppo grande e per questo adattissima al lavoro
proposto, ha trovato un successo davvero
meritato. Due i bis, tra i quali lo splendido "
Dicitencello vuje". Numerosi e calorosi gli
applausi del pubblico, presente al completo. Lo
spettacolo verrà replicato fino al 7 gennaio,
con una recita speciale per il 31 dicembre, che
si concluderà con un brindisi per festeggiare
l'arrivo del 2024. Assolutamente da non perdere.
Milano, 29 dicembre
2023 Cesare Guzzardella
TEATRO
CARCANO: "Pippi Calzelunghe - il Musical
Autore:
Astrid Lindgren
Idea: Gigi Proiett
Regia: Fabrizio Angelini
Versione italiana: Sagitta
Alter e Carlotta Proietti
Date: dal 28 dic al 7 gen.
Pippi Calzelunghe il Musical nasce da
un’idea di Gigi Proietti, più che un’idea,
un’intuizione: regalare al pubblico un’edizione
“dal vivo” di una delle eroine più amate di
tutti i tempi. Quella intuizione diventa realtà.
Nata dalla penna di Astrid Lindgren, la celebre
favola si trasforma in uno spettacolo dai tratti
unici, grazie alla versione italiana di Sagitta
Alter e Carlotta Proietti e alla regia di
Fabrizio Angelini.
Un cast di attori, cantanti, ballerini-acrobati
racconterà sul palco la storia di Pippi,
un’icona senza tempo. Ritroveremo le sue
inconfondibili treccine rosse, le lentiggini e i
coloratissimi look che hanno fatto sognare
intere generazioni. Non mancheranno in scena i
suoi fedeli compagni di viaggio: l’adorabile
cavallo a pois chiamato Zietto e Nilsson una
stravagante scimmietta.
Ribelle, anticonformista e allergica alle regole,
Pippi regalerà a tutti una lezione che suona più
o meno così: l’indipendenza, il potere di
sognare ad occhi aperti, la capacità di dare al
denaro un’importanza relativa e il valore
dell’amicizia rendono bella la vita, assai più
dei vestiti eleganti e del galateo da salotto.
Uno spettacolo vivace e esuberante: acrobazie,
colpi di scena, tanta tanta musica; i costumi
accuratissimi e raffinati e l’elegante
allestimento sono firmati da Susanna Proietti.
Ma Pippi Calzelunghe il Musical è anche qualcosa
di più. È il sentimento delicato che vi
porterete nel cuore alla fine dello spettacolo:
quella tenerezza che in fondo non è l’unica arma
veramente potente per vivere felici?
TEATRO: I LEGNANESI -
7°...NON RUBARE
Un nuovo spettacolo per riabbracciare ancora una
volta le decine di migliaia di spettatori che
aspettanodi
anno in anno di trascorrere due ore spensierate
con la famiglia Colombo - Antonio Provasio
(Teresa), Enrico Dalceri (Mabilia), Italo
Giglioli (Giovanni) - gli altri personaggi del
cortile e gli sfavillanti boys.
Il nuovo titolo per la stagione 2023-2024 è
già promessa di divertimento assicurato, con la
comicità e la tradizione de I LEGNANESI alle
prese con un comandamento quanto mai attuale.
Crescere in una famiglia tradizionale di sani e
autentici principi oggigiorno è una grande
fortuna: lo sa bene Mabilia che, consapevole di
questo privilegio, partecipa a un concorso di
beneficenza aggiudicandosi “l’adozione
temporanea” di un ragazzo problematico, ma dal
carattere incredibilmente travolgente. Ed è
proprio così che Carmine entra a far parte
della famiglia Colombo, travolgendo tutti.
Il compito di Teresa e Giovanni sarà quello di
reinserire il ragazzo in società fornendogli le
basi solide e i principi morali essenziali per
vivere onestamente, mentre quello di Mabilia di
vestire i panni di “sorella maggiore”.
Un testo scritto da Mitia Del Brocco che, ogni
anno, unisce magistralmente tradizione e
innovazione in costante equilibrio come in
questo nuovo spettacolo, in cui il connubio fra
i profumi del tradizionale cortile e le
ispirazioni tratte dalla serie di enorme
successo “Mare fuori” lasceranno sbalorditi,
portando gli spettatori dentro a uno spettacolo
divertente, brillante e spassoso come solo I
LEGNANESI sanno fare!
La nuova storia della Famiglia Colombo, la più
divertente d’Italia, sarà accompagnata da
sfavillanti scenografie e maestosi quadri
musicali curati da Enrico Dalceri, mentre la
regia dello spettacolo, come da tradizione,
sarà affidata all’indiscussa professionalità
di Antonio Provasio.
TEATRO MANZONI: "DOVE ERAVAMO RIMASTI"
Attori:
Massimo Lopez, Tullio Solenghi
Musica dal vivo: Orchestra
Jazz Company
Date: dal 19
dicembre al 1° gennaio
Massimo Lopez e Tullio
Solenghi tornano insieme sul palcoscenico con un
nuovo attesissimo show, Dove eravamo rimasti,
uno spettacolo straordinario con momenti
musicali coinvolgenti che delizieranno il
pubblico ad ogni tappa della tournée. Il debutto
a Ferrara del 10 novembre è stato accolto con un
sold out e con grande calore dal pubblico.
Scritto da Lopez e
Solenghi con Giorgio Cappozzo, lo spettacolo
prodotto da International Music and Arts vede
sul palco l’acclamato duo accompagnato dalla
Jazz Company diretta dal Maestro Gabriele
Comeglio. Un nuovo imperdibile appuntamento a
teatro che, ancora una volta, porterà sul palco
numeri e sketch di una delle coppie più amate
del mondo dello spettacolo, per uno show come
sempre all’insegna della grande comicità.
“La sensazione più
esaltante del nostro ultimo spettacolo, “Massimo
Lopez e Tullio Solenghi Show” è stata quella di
avere di fronte a noi ogni sera non soltanto un
pubblico empatico e festoso, ma una sorta di
famiglia allargata,
dei veri e propri
parenti che hanno condiviso alcuni momenti della
nostra avventura scenica con frammenti della
loro vita - dichiarano Massimo
Lopez e Tullio Solenghi. “Ecco perché abbiamo
voluto ripartire proprio da qui, non a caso
l’abbiamo battezzato “Dove eravamo rimasti”.
Questo nostro nuovo spettacolo proporrà numeri/sketch/brani
musicali/contributi video, con alcuni picchi di
comicità come una lectio magistralis di Sgarbi/Lopez,
un affettuoso omaggio all’avanspettacolo e il
confronto Mattarella/Bergoglio, inseriti nella
nostra ormai collaudata dimensione dello Show.
Il filo conduttore sarà quello di una
chiacchierata tra amici, la famiglia allargata
di cui sopra, che collegherà i vari momenti di
spettacolo. La band del maestro Gabriele
Comeglio sarà ancora una volta con noi sul palco,
irrinunciabile “spalla” della cornice musicale.
L’intento è quello di stupire ed emozionare
ancora una volta quei meravigliosi “parenti”
seduti giù in platea”.
Per San Silvestro sono
previste 2 recite, alle ore 17,30 e alle ore
21,30. Al termine della recita delle 21,30, allo
scoccare della mezzanotte, si brinderà al nuovo
anno con spumante, panettone e un buffet di
dolci insieme a Massimo Lopez e Tullio Solenghi.
TEATRO MANZONI: "LA
STRANA COPPIA"
Autore:
Neil Simon
Regia: Gianluca Guidi
Attori:
Gianluca Guidi , Giampiero Ingrassia e con
Giuseppe Cantore, Riccardo Graziosi, Rosario
Petix, Simone Repetto
Date: dal 21 al 3
dicembre 2023
La strana coppia è
un esempio di come Neil Simon – straordinario
dialoghista e uomo con un senso dell’umorismo
impareggiabile – riesca sempre a trovare quel
pizzico di simpatica follia nella vita di tutti
i giorni. Si alza il sipario su un appartamento
intriso di fumo, siamo a Manhattan negli anni
’60. L’appartamento, sporco e disordinato,
appartiene a Oscar, che dopo il divorzio l’ha
lasciato andare in rovina. Quando Oscar invita
il maniacale e ordinato amico Felix, appena
cacciato dalla moglie, a convivere con lui, la
casa diventa un campo di battaglia tra due
personalità diametralmente opposte. Il tutto ci
porterà a riflettere su quanto stretto contatto
personale possa sopportare un’amicizia. Il loro
incontro-scontro quotidiano garantirà sicuro
divertimento in questa nuova versione teatrale
proposta ed interpretata dalla collaudata e
vivace coppia Giampiero Ingrassia e Gianluca
Guidi, quest’ultimo in veste anche di regista.
TEATRO CARCANO:
"FERDINANDO"
Regia:
Arturo Cirillo
Attori: con Arturo Cirillo,
Sabrina Scuccimarra
Date: dal 16 al 19 novembre
2023
Arturo Cirillo riporta in scena FERDINANDO,
capolavoro della drammaturgia di Annibale
Ruccello (1956-1986). Con questo
allestimento, Arturo Cirillo, dopo le
fortunate prove dello stesso autore Le
cinque rose di Jennifer e L’ereditiera (Premio
Ubu), firma un altro classico e allo stesso
tempo contemporaneo capolavoro.
Agosto 1870: il Regno delle Due Sicilie è
caduto e la baronessa borbonica Donna
Clotilde nella sua villa vesuviana si è “ammalata”
di disprezzo per il re sabaudo e per
l’Italia piccolo-borghese nata dalla recente
unificazione. A fare da infermiera
all’ipocondriaca nobildonna è Gesualda,
cugina povera e inacidita dal nubilato, ma
segreta amante di Don Catellino, prete di
famiglia corrotto e vizioso. I giorni
passano tutti uguali, tra pasticche, decotti,
rancori e bugie. A sconvolgere lo stagnante
equilibrio domestico è l’arrivo di un
sedicenne dalla bellezza efebica che,
rimasto orfano, viene mandato a vivere da
Donna Clotilde, di cui risulta essere un
lontano nipote. Sarà lui a gettare lo
scompiglio nella casa, riaccendendo passioni
sopite e smascherando vecchi delitti. Ma chi
è davvero Ferdinando?
Dalle note di regia di Arturo Cirillo
Logica ed inconsueta, allo stesso tempo, mi
appare la mia decisione di portare in scena Ferdinando di
Annibale Ruccello. Logica perché riconosco
in Ruccello un mio autore, un autore sul
quale sono tornato più volte, e con
spettacoli per me importanti. Ma la scelta
mi appare anche inconsueta, poiché per me
Ferdinando è sempre stato legato allo
spettacolo che curò l'autore stesso (nonché
primo interprete del ruolo di Don Catellino),
che ha girato per molti anni tutta l'Italia
avvalendosi della grande interpretazione di
Isa Danieli.
Inoltre per me il testo è sempre apparso
molto diverso da tutti gli altri di Ruccello,
un testo più realistico, storico, un dramma
con una struttura classica. Il desiderio per
un inafferrabile adolescente, nato da un
inconsolabile bisogno d'amore, matura nella
mente di tre personaggi disperati (Donna
Clotilde, Donna Gesualda e Don Catello),
prigionieri della propria solitudine,
esacerbati dall'abitudine. Allora tutto
l'aspetto storico mi è apparso una finzione,
un teatro della crudeltà mascherato da
dramma borghese, in cui anche la lingua, il
fantomatico napoletano in cui si sostanzia
Donna Clotilde, è esso stesso lingua di
scena, lingua di rappresentazione, non meno
del tanto "schifato" italiano.
Una scena composta da un unico grande drappo
che scende dall'alto e contiene il luogo
dell'azione, un luogo claustrofobico in cui
convivono tutti i personaggi, che vediamo
spogliarsi, rivestirsi, incontrarsi (come in
un film di Luis Bunuel). Personaggi
rinchiusi in abiti scuri, monacali e
preteschi, per devozione o lutto, ma forse
solo per difesa. Illuminati da luci
rivelatrici, come in un miracolo pagano,
dove l'intimità delle note di un pianoforte
convivono con quelle sontuose e barocche di
un organo.
Poi c'è Ferdinando,
ragazzino normale di un tempo presente,
portatore solo del proprio corpo giovane sul
quale gli altri tre personaggi, di questo
quartetto, disegnano le proprie visioni e i
propri desideri. Trascendendo dalla persona
in sé, come spesso avviene
nell'innamoramento, si ingannano e si
lasciano ingannare. Dopo gli resta solo la
constatazione del proprio fallimento e della
propria folle e disperata solitudine, in un
luogo spettrale abitato dai morti e dai
ricordi.
Mi pare che con Ferdinando,
ancora una volta e ancora di più, Ruccello
faccia fuori i generi, sessuali e
spettacolari, per mettere in scena l’ambiguo
e il sortilegio -.
TEATRO MENOTTI:
"IL COMPLEANNO"
Autore:
Harold Pinter
Regia: Peter Stein
Attori: Maddalena Crippa
Date: dal 9 al 19 novembre
Il Compleanno, una delle opere di maggior
successo del premio Nobel Harold
Pinter, nella versione firmata da Peter
Stein, tra i massimi registi della scena
contemporanea a livello mondiale, torna in scena
al Teatro Menotti dopo una trionfale tournee in
tutta Italia. La vicenda de Il Compleanno parte
da una situazione apparentemente innocua per poi
sfociare nell’inverosimile per via dei suoi
personaggi. Individui paurosi, isolati dal mondo
in uno spazio ristretto, infelici ma al sicuro
fin quando non arriva qualcosa o qualcuno a
scuotere il loro pertugio e a rappresentare una
minaccia. Un teatro che mette in scena individui
soffocati dalla repressione, spesso neanche
consapevoli della loro condizione, anzi convinti
di essere in effetti uomini totalmente liberi.
TEATRO MANZONI:
"TRAPPOLA per TOPI"
Autore:
Agatha Crhistie
Regia: Giorgio Gallione
Attori:
Claudia Campagnola, Dario Merlini, Stefano
Annoni, Maria Lauria, Marco Casazza, Tommaso
Cardarelli, Raffaella Anzalone
Date: dal 7 al 19 novembre
Il 25 novembre 1952, all’Ambassadors Theatre di
Londra andava in scena per la prima volta Trappola
per topi di
Agatha Christie. Da allora, per 70 anni
ininterrottamente, il sipario si è alzato su
questa commedia “gialla” senza tempo e di
straordinaria efficacia scenica. Trappola
per topi ha
un plot ferreo ed incalzante, è impregnata di
suspense ed ironia, ed è abitata da personaggi
che non sono mai solo silhouette o stereotipi di
genere, ma creature bizzarre ed ambigue al punto
giusto per stimolare e permettere una messa in
scena non polverosa o di cliché. Nonostante
l’ambientazione d’epoca e tipicamente british,
il racconto e la trama possono essere vissuti
come contemporanei. I personaggi di Trappola nascono
nella loro epoca, ma sono vivi e rappresentabili
oggi, perché i conflitti, le
ferite esistenziali, i segreti che ognuno di
loro esplicita o nasconde sono quelli dell’uomo
contemporaneo, dell’io diviso, della pazzia
inconsapevole. Lo si potrà dimostrare grazie
alla potenza senza tempo di Agatha Christie, ma
anche e soprattutto con il talento e l’adesione
di una compagnia di artisti, guidata da Lodo
Guenzi, che gioca seriamente con un’opera
precisa come una filigrana, che però lascia
spazio all’invenzione e alla sorpresa.
TEATRO CARCANO:
"MARIA STUARDA"
Regia:Davide
Livermore
Attori:Laura Marinoni,
Elisabetta Pozzi:
Date: dal 8 al 12 novembre
2023
Stuarda, capolavoro di Friedrich Schiller del
1800, racconta il confronto serrato e tragico
tra Maria Stuart, cattolica regina di Scozia, e
la protestante Elisabetta I. In gioco c’è la
corona d’Inghilterra e lo scontro sarà
implacabile: politica, religione, potere,
intrighi e passioni si mescolano in questo
violento affresco storico, che Davide Livermore
ambienta in una scena astratta, dominata da una
grande scalinata: sarà corte, prigione, parco,
lo spazio in cui i due opposti si specchiano e
si fondono.
Al cuore della pièce c’è il rapporto tra donne e
potere: Elisabetta è costretta a mascolinizzarsi
per governare e per non perdere la sfida con la
sua rivale, che invece fa una scelta opposta.
Due regine del teatro italiano come Laura
Marinoni ed Elisabetta Pozzi (in rigoroso
TEATRO MANZONI:
"TESTIMONE d'ACCUSA"
Autore:
Agatha Christie
Regia: Geppy Gleijeses
Attori: Vanessa Gravina,
Giulio Corso, Paolo Triestino
Date: dal 17 al 29 ottobre
Esiste la “commedia
perfetta”? Forse sì. Secondo alcuni critici è
“Il matrimonio di Figaro” di Beaumarchais,
secondo altri è “L’importanza di chiamarsi
Ernesto” di Oscar Wilde. Sul più bel dramma
giudiziario però non ci sono dubbi: “Testimone
d’accusa” di Agatha Christie. Il gioco non verte
tanto sulla psicologia dei personaggi (ci
aggiriamo tra simulatori occulti, assassini,
grandi avvocati) quanto sulla PERFEZIONE del
meccanismo. È infernale questo meccanismo, con
un colpo di scena dopo l’altro, in un crescendo
raveliano, una battuta dopo l’altra. E la
costruzione “giudiziaria”? Impressionante per
precisione e verità, come se l’avesse scritta il
più grande giudice inglese del secolo scorso. Lo
spunto, come spesso accade nelle opere della
Christie, parte dalla storia di una donna
tradita dal marito più giovane; ed è uno spunto
autobiografico. L’autrice fu tradita dal primo
marito (di cui però portò sempre il cognome) e
sposò poi un uomo molto più giovane di lei. Ma
bastasse questo… Il film capolavoro che ne
trasse Billy Wilder era assai liberamente tratto
-la Christie lo considerava il miglior
adattamento cinematografico della sua opera-. Il
testo teatrale è assai più asciutto, non concede
tregua alla tensione, affonda come una lama di
coltello affilatissima (letteralmente) nella
schiena di chi osserva. Considerare la “maestra
del brivido” un’autrice di consumo è come
valutare Hitchcock un cineasta di serie B.
Agatha è un genio e tale per sempre resterà. E
qui, più che in Trappola per topi, più che in
Dieci piccoli indiani questo diamante luccica in
tutto il suo splendore. Naturalmente metterlo in
scena richiede un cast di livello superiore e un
realismo (non certo naturalismo) rigidissimi. E
una dovizia di mezzi scenografici e recitativi.
Io l’ho messo in scena con Paolo Triestino,
serio attore di lungo corso, con Vanessa Gravina,
bella, bravissima e impossibile, Giulio Corso,
uno dei migliori dell’ultima generazione, e
altri 9 attori, tutti perfettamente aderenti ai
ruoli. Per chiudere (ed essere più chiaro) vi
anticiperò due particolari: in scena avremo lo
stenografo che scriverà -con il particolare
ticchettio- tutti i verbali del processo su una
macchina stenografica autentica del 1948 (la
commedia è del ‘53), i sei giurati saranno
scelti tra il pubblico sera per sera, e chiamati
a giurare e ad emettere il verdetto.
Buoni brividi a tutti!
Geppy Gleijeses
TEATRO MENOTTI - SPAZIO
ATELIER
MUSICA DA RIPOSTIGLIO
CON FABRIZIO MELONI - dalla SCALA al
RIPOSTIGLIO (17 Giugno)
Ultimo appuntamento della rassegna di musica
nello spazio Atelier del
Teatro
Menotti a cura del virtuoso Danilo Rossi a cui
si deve l’incontro tra uno dei massimi esponenti
del concertismo internazionale Fabrizio Meloni,
Primo clarinetto solista dell’Orchestra della
Scala e la Musica da Ripostiglio, band crossover
presente in diverse produzioni del Teatro
Menotti e attiva da oltre 25 anni nei più
importanti teatri italiani.
Una prima assoluta e
imperdibile, nata in occasione degli
appuntamenti musicali del Teatro Menotti. Una
scaletta dissacrante, ironica e musicalmente
geniale. Un programma impossibile da prevedere,
certamente straordinario da ascoltare.
Un incontro unico tra
formidabili artisti di formazione musicale
diversa, uno spettacolo pieno di sorprese, in
cui la musica classica incontrerà i ritmi latini
e le note klezmer.
Fabrizio Melloni,
Primo clarinetto solista dell’Orchestra del
Teatro e della Filarmonica della Scala dal 1984.
Vincitore di Concorsi Nazionali ed
Internazionali (Primavera di Praga, Monaco), ha
collaborato con solisti di fama internazionale
quali: Canino, Lonquich, Campanella, H. Schiff,
Gulda, Gruberova, Brunello, il Quartetto Hagen,
Myung-Whun Chung, il M° Muti nella veste
straordinaria di pianista. Ha effettuato
tournè negli Stati
Uniti e in Israele con il Quintetto a Fiati
Italiano eseguendo brani dedicati a questa
formazione da Berio, Sciarrino e Mascagni. Ha
all’attivo diverse incisioni: Mozart (Sinfonia
Concertante), Mozart-Brahms (Quintetti per
clarinetto e archi), Schubert, Schumann,
Mendelssohn, Beethoven... Mozart Concerto per
clarinetto e Orchestra K 622 con l’Orchestra
Filarmonica della Scala diretta dal M° Muti.
Fondatore del Duo Obliquo con il compositore,
pianista e percussionista Carlo Boccadoro. È
docente dei corsi di perfezionamento (Pavia “Accademia
Rolla”, Asolo Musica, Porto S. Giorgio,
Bertinoro, Festival Gargano e dell’Accademia
Teatro alla Scala).
Si chiamano Musica da
Ripostiglio, perché “da camera” gli
sembrava eccessivo. Sono in quattro e danno
spettacolo, facendo divertire il pubblico
con un repertorio a metà strada tra lo
scanzonato e l’impegnato, tra l’inedito e
il citato. L’ironia non fa difetto a
questo gruppo nato dal ventennale
sodalizio artistico tra il cantautore Luca
Pirozzi e il chitarrista Luca Giacomelli,
a cui si sono aggiunti Raffaele Toninelli
al contrabbasso ed Emanuele Pellegrini
alla batteria e alle percussioni. Una singolare
proposta, quella dei Musica da Ripostiglio
che spazia tra canzoni originali e
classici italiani (Conte, Carosone,
Celentano), in un’atmosfera tipicamente retrò
in cui lo swing dei primi anni del
‘900, si tinge di influenze gitane e
francesi, confluisce in sirtaki greci, fino ad
impregnarsi di profumi tangheggianti,
walzer e boleri, con
accurato lavoro sui
testi, originali e irriverenti. I Musica da
Ripostiglio divertono, improvvisano, con
freschezza e semplicità, con una proposta
emozionante e originale, in grado di coinvolgere
un pubblico di tutte le eta'.
Un gruppo, che sin dalla propria nascita ha
stretto legami col mondo del teatro, in
particolare con attori quali Pierfrancesco
Favino, Paolo Sassanelli, Rocco Papaleo,
Mariangela D’Abbraccio, Sergio Rubini,
Alessandro Haber, Giovanni Veronesi, che hanno
voluto le loro musiche nei propri spettacoli.
Teatro Lirico 'Giorgio Gaber'
'Musical Square'
Giovedì 8 Giugno 2023 alle ore 20.00 l’Orchestra
Filarmonica Campana diretta dal
M° Giulio Marazia
debutterà a Milano nel prestigioso Teatro Lirico
Giorgio Gaber per il Festival Musical
Square con il concerto Nobiltà e Aristocrazia.
In programma musiche di Edward Elgar, Frederic
Chopin e Francesco Paolo Tosti. La rassegna è
curata dal direttore artistico M° Giuliano De
Angelis
con la sinergia del responsabile del comparto
musica classica del Teatro Lirico Roberto Favaro
e il
coordinamento
artistico della violinista russa Yulia
Berinskaya.
Il concerto si apre con la Serenata per archi in
mi minore op. 20 di Edward Elgar, considerato
tra i compositori
inglesi più rappresentativi del periodo
tardoromantico e molto sensibile alle influenze
del sinfonismo di derivazione tedesca. Il lavoro
è contraddistinto da un cordiale e affettuoso
lirismo, rivelatore di uno stile creativo dai
gusti raffinati e aristocratici, nel contesto di
un discorso fluido scorrevole e secondo un tipo
di scrittura formalmente chiara e
sentimentalmente comunicativa.
A seguire il concerto per pianoforte e orchestra
in fa minore n. 2 op. 21 di Frederic Chopin,
nella versione cameristica per archi e
pianoforte. Scritto durante il periodo giovanile,
prima di lasciare Varsavia, sotto l'influenza
d'un ambiente musicale un po' provinciale e
superficiale, che nel concerto vedeva soltanto
l'occasione in cui un solista di cartello poteva
esibire il suo scintillante virtuosismo e la sua
accattivante cantabilità. Dunque non c'è da
meravigliarsi se i temi e l'architettura di
questo concerto recano tracce di questo tipo di
concertismo: tuttavia il non ancora ventenne
compositore lascia emergere anche in questi
lavori giovanili più d'una anticipazione della
sua scrittura pianistica, del suo fascino di
natura nobile e melodico e del suo colorito
armonico, inconfondibili. Il concerto sarà
interpretato dalla giovane Giulia Falzarano, per
la prima volta tra i solisti dell’OFC. Chiudono
il concerto le
liriche
da camera di Francesco Paolo Tosti, Non T’amo
più, Malia e A’ Vucchell, nella versione per
voce e archi e interpretate dal soprano Giusy
Luana Lombardi. Tosti è stato un compositore
divenuto celeberrimo per le sue liriche da
camera, nonché protagonista dei più importanti
salotti artistici dell’epoca e insegnante di
canto della principessa Margherita di Savoia. Le
sue romanze di gusto raffinato, espressione di
un'epoca e di una società, gli diedero fama
europea.
Sul podio dell’orchestra il direttore musicale
Giulio Marazia. Ha studiato
corno, pianoforte, didattica della musica,
composizione e direzione d’orchestra presso i
Conservatori di Salerno, Bari e Milano, dove si
è laureato con il massimo dei voti. Fra i suoi
insegnanti Nicola Samale, Piero Bellugi,
Vittorio Parisi, Gianluigi Gelmetti e Paolo
Arrivabeni. Fra le orchestre dirette: Pomeriggi
Musicali, Orchestra del Conservatorio di Milano,
Brooklyn Chamber Orchestra, Opera Royal de
Wallonie, Venice Chamber Orchestra, Orchestra
Filarmonica Pugliese, Orchestra Pergolesi,
Israeli Moshavot Chamber Orchestra, Orchestra
Sinfonica di Asti, Orchestra Conservatorio di
Foggia, Orquestra Simfonica Julia Carbonell de
Lleida, Kodaly Philarmonic Orchestra, Orquestra
Sinfonica do Teatro Nacional Claudio Santoro di
Brasilia.
Info: www.musicalsquare.it
TEATRO LIRICO - GIORGIO GABER
"Musical
Square' con Chapliniana"
(27 maggio)
Il linguaggio del cinema che si fonde con quello
della musica in una sorprendente narrazione.
Dopo l’ampio successo delle date di Monza e
Sondrio, sabato 27 maggio al
Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano per il
Festival Musical Square (ideato
e diretto dal musicista Giuliano De
Angelis, violoncellista e solista
internazionale) va in scena con i filmati del
Fondo Chaplin restaurati dalla Cineteca di
Bologna, il cine-concerto intitolato Chapliniana,
volto ad avvicinare il pubblico adulto e quello
più giovane al mondo del cinema con la
riscoperta di pellicole storiche dalla forte
valenza sociale.
In Chapliniana i più divertenti cortometraggi di
e con Charlie Chaplin e Mabel Normand sono
riproposti con le musiche originali di
Rossella Spinosa, tra le più affermate
compositrici per il cinema muto a livello
internazionale, con all’attivo commissioni da
importanti orchestre e la scrittura delle
musiche per oltre un centinaio di pellicole
storiche che hanno riscosso grandi apprezzamenti
dal pubblico e dalla critica di settore. Le
musiche di Rossella Spinosa sono eseguite dal
vivo dall’Orchestra di Bellagio
e del Lago di Como, con Rossella Spinosa al
pianoforte e Alessandro Calcagnile
alla direzione.
“Musicare i film comici ma, ancor di più, i film
con e di Charlie Chaplin -
dichiara Rossella Spinosa - implica un impegno
importante dal punto di vista compositivo,
poiché non si può non tener conto
dell’aspettativa anche “musicale” del pubblico.
Il lavoro che ho affrontato ha cercato di
mettere insieme la mia personale ricerca con un
imprinting sonoro di richiamo filologico,
scegliendo anche di lavorare in modo accurato
sulla timbrica strumentale. Ecco perché un
organico come quello prescelto, con archi,
percussioni e pianoforte. La stessa partitura di
The Vagabond – realizzata in prima per
pianoforte e orchestra sinfonica per
l’anniversario dei 100 anni di Charlot su
commissione del Teatro Vittorio Emanuele di
Messina – sarà qui riproposta in una versione
nuova proprio per l’organico predetto, in modo
da garantire una omogeneità timbrica all’intera
produzione. La presenza sia all’interno di una
manifestazione cinematografica importante come
il Lecco Film Fest sia di sale prestigiose come
quelle che ci ospiteranno, rappresenta una
importante occasione per un’operazione di
divulgazione – ma insieme di sperimentazione
musicale – davvero rilevante. Sono realmente
felice di poter essere l’anima compositiva di
questa kermesse”.
Lo spazio principale nello spettacolo è
riservato al film The Vagabond
(Il Vagabondo), cortometraggio del 1916
interpretato, diretto e prodotto da Charlie
Chaplin, dove appare definitivamente quello
Charlot che sarà protagonista dei celebri The
Kid e The Circus. Al fianco di Chaplin, sullo
schermo e dietro le quinte troveremo poi Mabel
Normand, sceneggiatrice e regista di comiche
cinematografiche, autrice di divertenti
cortometraggi di grande successo.
In un inarrestabile susseguirsi di memorie e
sorprese che combinano sogno e verità, lo
spettacolo, grazie alle musiche di Rossella
Spinosa che con tecnica e sensibilità trascinano
nel divertente e commovente mondo di Charlot,
consente di riscoprire capitoli cinematografici
che hanno segnato l’immaginario di inizio
Novecento. Un viaggio tra suoni e visioni
guidati da eterogenee atmosfere sonore e dalle
indimenticabili inventive dei due straordinari
protagonisti, Charlie Chaplin e Mabel Normand,
“La Charlot femmina”, regina indiscussa della
commedia durante gli anni pionieristici del
cinema muto.
TEATRO MANZONI: "L'Erba del
vicino è sempre più verde"
Scritto
e diretto da Carlo Buccirosso
Attori: Mario
Martusciello - Carlo Buccirosso
Fabrizio Miano,
Donatella de Felice
Peppe Miale,
Elvira Zingone, Maria Bolignano
Date: dal 2 al 14 maggio 2023
Mario Martusciello,
funzionario benestante di banca, da tempo in
aperta burrascosa crisi matrimoniale con sua
moglie, si è rifugiato da alcuni mesi in un
moderno monolocale, vivendo un momento di
profonda depressione, insoddisfatto del proprio
tenore di vita, delle proprie ambizioni, delle
proprie scelte, delle proprie amicizie, e non di
meno di sua sorella, rea di preoccuparsi
eccessivamente del suo inaspettato isolamento.
In continua spasmodica ricerca di libertà, di
cambiamenti, di nuove esperienze di vita e di
un’apertura mentale che gli è sempre stata
ostacolata dai sensi di inferiorità e dalla
mancanza di spregiudicatezza, Mario guarda il
mondo e le persone che lo circondano alla stessa
stregua di un fanciullo smanioso di cimentarsi
con le attrazioni più insidiose di un immenso
parco giochi, cui non ha mai avuto l’opportunità
di poter accedere… Ed è così che pervaso
dall’adrenalina della novità, dall’eccitazione
del rischio, nonché dalla paura dell’ignoto, si
ritroverà presto soggiogato dalla sindrome
dell’”Erba del vicino”, ovverosia dalla
sopravvalutazione di tutto quanto non gli
appartenga, di ogni essere umano diverso da sé
stesso, di qualsiasi tipo di emozione possa
procurargli una donna che non sia uguale a sua
moglie, come “una giovane avvenente influencer”
conosciuta solo per caso… il tutto accompagnato
da un senso di autocommiserazione e da
un’ammirazione spropositata verso chi nella vita
ha saputo guadagnarsi, con grande fortuna, soldi
e successo a sbafo, a discapito suo che mai ha
avuto il fegato di osare, né di cambiare modo di
essere pur di raggiungere qualcosa d’importante…
È
allora che quel senso
di attrazione verso chi è diverso da te, che
riesce in tutto più di te, e che sa essere
quello che giocoforza non sei mai stato tu,
potrebbe anche trasformarsi in un’irrefrenabile
follia omicida, e a quel punto... sotto a chi
tocca!
In un simile
spiazzante panorama, chiunque avesse la
malaugurata idea di suonare alla porta di casa
Martusciello per qualsivoglia motivo, come per
la consegna della ordinazione del giapponese o
di un pacco postale, o peggio ancora per uno
sventurato errore domiciliare, si troverebbe
invischiato in una situazione non facilmente
gestibile, con l’arduo compito poi di tentare di
uscire dall’appartamento in tempi brevi, e
possibilmente nelle migliori condizioni di
salute!... In definitiva, “l’erba del vicino”
sarà pure più verde di quella dell’altro, ma ciò
che conta è che non si macchi di rosso “sangue”…
E se invece fosse proprio il vicino di casa in
carne ed ossa, a sfidare la sorte suonando alla
porta dell’appartamento di Mario, magari solo
per chiedere la cortesia di qualche foglia di
prezzemolo, cambierebbe qualcosa al finale della
nostra vicenda?...
Carlo Buccirosso
TEATRO SAN BABILA:
"L'AVARO"
dal
14 al 16 aprile
Autore: Molière
Regia: Andrea Buscemi
Attori: Andrea
Buscemi – Eva Robin.s
Livia Castellana, -
Francesco Tammacco
Pantzleo Annese-
Martina Benedetti- Nicola Fanucchi,
Rebecca Fanucchi
Musiche
originali Niccolò Buscemi
Ruolo da sempre ambìto dagli attori di ogni
latitudine, il vecchio Arpagone è uno dei
personaggi più famosi del teatro di tutti i
tempi. Per disegnare un personaggio divenuto di
fatto leggendario, Molière non ha fatto altro
che prendere il tema già trattato da Plauto
nell'Aulularia, che è il racconto di un vizio,
sviluppandolo attraverso il suo vertiginoso
talento drammaturgico.
L'avaro è un maniacale
risparmiatore, patologicamente attaccato al
possesso fisico, quasi carnale, dell'oro, e si
priva di tutto pur di accumulare danaro, per cui
non si fa scrupoli a praticare anche l'usura.
Costringe a vita grama
sé stesso e la sua famiglia e chi vi ruota
attorno, lesinando su tutto e concentrando la
propria attenzione e il proprio sentimento solo
sui denari nascosti in giardino. Nonostante la
sua maniacale taccagneria, i buchi indecorosi
nelle livree dei servi, i cavalli che rischiano
di morire di fame, nonché l'età avanzata, ha
pure velleità matrimoniali e mette gli occhi su
una giovane vicina di casa, già amata dal figlio.
La circostanza sarà il pretesto per Molière per
narrare una storia divertente e profondamente
significativa, nella quale costringerà il
vecchio taccagno a sacrificare l'intera sua
tranquillità al fallace mito della ricchezza.
MARZO 2023
TEATRO
CARCANO:
"Dio
è morto e neanch’io mi sento tanto bene"
dal 30 marzo
prodotto
da International Music and Arts.
Sul palcoscenico lo straordinario Tullio
Solenghi, che ci diletta con la lettura
di alcuni tra i brani più significativi e
spassosi tratti dai libri di Woody
Allen, coniugandoli con le musiche che
hanno caratterizzato i suoi film più
significativi, eseguite dal maestro Alessandro
Nidi e dal suo Ensemble.
Si passerà così dai “Racconti Hassidici” alla
parodia delle Sacre Scritture tratti da “Saperla
Lunga” allo spassoso “Bestiario” tratto da
“Citarsi Addosso”, intervallati da brani di
George Gershwin, Tommy Dorsey, Dave Brubeck, con
uno speciale omaggio al mentore di Woody, il
sommo “Groucho Marx”, evocato dalla musica
Klezmer.
Una serata in cui, in rapida carrellata, si
alterneranno suoni e voci, musica e racconto in
un’alternanza di primi piani a comporre un
“montaggio” divertente e ipnotico.
Teatro Franco Parenti:
“Coppie e doppi”
“Coppie e doppi” è il lavoro
che la bravissima Anna Galiena porta in scena al
Teatro Franco Parenti dal 26 marzo al 6 aprile;
il testo è frutto delle sue traduzioni e
adattamenti di dialoghi scelti da ben sei opere
di Shakespeare, ossia Riccardo III, Romeo e
Giulietta, Macbeth, Amleto,
Sogno di una notte di mezza
estate, Otello. L’attrice si sdoppia più volte
interpretando dunque una dozzina di personaggi e
dando vita a scene che hanno come filo
conduttore i sentimenti e le emozioni, il male e
l’oscuro dell’uomo, l’intreccio tra amore e
morte, tra potere e possesso, tra saggezza e
follia. Gli spettatori assistono non solo a
sdoppiamenti dialogici,
ma
anche a vere trasmutazioni della Galiena, che
sul palcoscenico passa dalla figura sciancata e
feroce di Riccardo III a quella dolcissima e
delicata di Giulietta, dalla fragile Ofelia alla
regina delle fate Titania che, vittima di un
incantesimo, ama l’orribile Bottom dalla testa
d’asino. Uno spettacolo intenso e impegnativo,
un “teatro nel teatro”, che sa richiamare con
intelligenza la profonda indagine shakespeariana
sull’umanità e le sue passioni. Da vedere.
Milano, 31 marzo 2023 Anna
Busca
TEATRO MANZONI: "LA DOLCE ALA DELLA GIOVINEZZA"
dal 21 marzo al 2 aprile
di TENNESSEE WILLIAMS
Regia, scene e costumi di
PIER LUIGI PIZZI
con ELENA SOFIA RICCI, Gabriele Anagni
La proposta del Teatro della Toscana e di Mariano Anagni di pensare ad un progetto di regia per LA DOLCE ALA DELLA GIOVINEZZA, è stato di grande stimolo e dopo un'attenta lettura, ho accettato, forte del fatto che avrei avuto la presenza nel cast, di Elena Sofia Ricci, nel ruolo della protagonista.
Come d'abitudine il mio progetto comprende l'ambientazione e i vestiti. Williams ha una straordinaria abilità a costruire personaggi femminili al limite del delirio, sul bordo dell'abisso. Alexandra del Lago, star del cinema in declino, non più giovanissima, alcolizzata e depressa, in fuga da quello che crede un insuccesso del suo ultimo film, cerca un rimedio alla solitudine nelle braccia di un gigolò, giovane e bello, un attore fallito in cerca di rilancio, ma destinato ad una triste fine, una volta che ha perduto il suo unico bene, la gioventù. Ma Williams, da grande drammaturgo è capace sempre di stupirci, sovvertendo genialmente il destino della nostra eroina.
Appunti di Pier Luigi Pizzi
Teatro Menotti:
"ANFITRIONE "
Regia e drammaturgia Teresa Ludovico
Musiche M° Michele Jamil Marzella
Eseguite dal vivo da M° Francesco Ludovico
Spazio scenico e luci Vincent Longuemare
Con Michele Cipriani, Irene Grasso, Demi Licata, Alessandro Lussiana, Michele Schiano di Cola, Giovanni Serratore
Dall’antica Tebe a un Sud bollente e schizofrenico, per raccontare un tema contemporaneo nel 206 a.C come ai giorni nostri: il rapporto tra identità e ruolo sociale. È il fil rouge da cui muovevano le vicende di un doppio mondo - umano e divino - nell’Amphitruo di Plauto; in scena al Teatro Menotti il 21 e 22 marzo.
Nella pièce, Giove, dopo essersi trasformato nelle più svariate forme, decide per la prima volta di camuffarsi da uomo, assume le sembianze di Anfitrione e lo allontana da casa per giacere con sua moglie Alcmena, e generare con lei Ercole, il semidio… Da questo preambolo si generano le domande che, come 2000 anni fa
nell’opera del commediografo latino, emergono in scena: chi sono io se non sono io? Quando guardo il mio uguale a me, vedo il mio aspetto, tale e quale, non c’è nulla di più simile a me! Io sono quello che sono sempre stato? Dov’è che sono morto? Dove l’ho perduta la mia persona? Il mio me può essere che io l’abbia lasciato? Che io mi sia dimenticato? Chi è più disgraziato di me? Nessuno mi riconosce più e tutti mi sbeffeggiano a piacere. Non so più chi sono!
E così, con un gioco vorticoso di scambi, di scherzi, di falsi e di malintesi, emerge il duello tra identità e ruolo sociale, nel caos di una coralità multiforme composta dai sei attori in scena - Michele Cipriani, Irene Grasso, Demi Licata, Alessandro Lussiana, Michele Schiano di Cola e Giovanni Serratore - che si muovono sul palco guidati dalle musiche del maestro Michele Jamil Marzella e dalle coreografie di Elisabetta Di Terlizzi. Non a caso fu proprio Plauto a inventare il termine ‘sosia’, non nell’accezione moderna di persone con grande somiglianza fisica, ma in quella di appropriazione dell’identità grazie alla persuasione e all’inganno. Lo spazio scenico e le luci sono curati da Vincent Longuemare.
Chi sono io se non sono io? Quando guardo il mio uguale a me, vedo il mio aspetto, tale e quale, non c’è nulla di più simile a me! Io sono quello che sono sempre stato? Dov’è che sono morto? Dove l’ho perduta la mia persona? Il mio me può essere che io l’abbia lasciato? Che io mi sia dimenticato? Chi è più disgraziato di me? Nessuno mi riconosce più e tutti mi sbeffeggiano a piacere. Non so più chi sono!
Queste sono alcune delle domande che tormentano sia i protagonisti dell’Anfitrione, scritto da Plauto più di 2000 anni fa, che molti di noi oggi. Il doppio, la costruzione di un’identità fittizia, il furto dell’identità, la perdita dell’identità garantita da un ruolo sociale, sono i temi che Plauto ci consegna in una forma nuova, da lui definita tragicommedia, perché gli accadimenti riguardano dei, padroni e schiavi. In essa il sommo Giove, dopo essersi trasformato nelle più svariate forme animali, vegetali, naturali, decide, per la prima volta, di camuffarsi da uomo. Assume le sembianze di Anfitrione, lontano da casa, per potersi accoppiare con sua moglie, la bella Alcmena, e generare con lei il semidio Ercole. Giove-
Anfitrione durante la notte d’amore, lunga come tre notti, racconta ad Alcmena, come se li avesse vissuti personalmente, episodi del viaggio di Anfitrione. Durante il racconto il dio provò, per la prima volta, un’ilarità che poi si premurò di lasciare in dono agli uomini. “Abbandonato il regno delle metamorfosi, si entrava in quello della contraffazione” Incipit Comoedia (R. Calasso). “Aprite gli occhi spettatori, ne vale la pena: Giove e Mercurio fanno la commedia, qui” (Plauto). Da quel momento nelle rappresentazioni teatrali il comico e il tremendo avrebbero convissuto e avrebbero specchiato le nostre vite mortali e imperfette. Dopo Plauto in tanti hanno riscritto l’Anfitrione e ciascuno l’ha fatto cercando di ascoltare gli stimoli e le inquietudini del proprio tempo. Ho provato a farlo anch’io.
Teresa Ludovico
TEATRO REPOWER: "Compagnia della Rancia nuove audizioni per GREASE"
Compagnia della Rancia annuncia audizioni per ruoli e ensemble per il musical GREASE per la stagione 2023/2024.
Le selezioni si terranno al Teatro Repower di Milano i prossimi 17 e 18 aprile; tutte le informazioni e il form per le iscrizioni sono disponibili on line all’indirizzo www.compagniadellarancia.it/audizioni
GREASE, il musical di Jim Jacobs e Warren Casey con la regia di Saverio Marconi è un classico con lo stile di oggi che continua a unire le generazioni in una festa a teatro; dal febbraio 2022, il musical – che dopo Milano (fino al 19 marzo al Teatro Repower) continuerà il fortunato tour fino al 2 aprile tornando in scena a grande richiesta anche a Firenze (Teatro Verdi) e Genova (Politeama Genovese) e ripartirà nuovamente a inizio 2024 - ha collezionato più di 80 repliche tutte sold out per più di 100.000 spettatori, raggiungendo quota 2.000.000 complessivi dal debutto nel 1997.
TEATRO REPOWER: "GREASE"
dal 2 al 19 marzo
DI JIM JACOBS E WARREN CASEY
REGIA SAVERIO MARCONILa GREASEMANIA è inarrestabile! Il Teatro Repower, anche nella stagione 2022/2023 ospita GREASE, il musical di Jim Jacobs e Warren Casey, prodotto in Italia da Compagnia della Rancia con la regia di Saverio Marconi. Un classico con lo stile di oggi, che unisce le generazioni, e che rappresenta un appuntamento fisso a grande richiesta nei cartelloni del Teatro Repower, dove ha collezionato, dall’inaugurazione nel 2003, 320.000 spettatori, risultando lo spettacolo più applaudito. La Greasemania è inarrestabile e torna a Milano dopo sold-out in quasi tutte le regioni italiane, in un tour senza soluzione di continuità da febbraio 2022, e 80.000 spettatori che hanno condiviso il loro entusiasmo sui canali social della Compagnia della Rancia commentando “Coinvolgenti, emozionanti, travolgenti!”, “Anni fa sono venuta con le amiche e ieri sera ho portato tutta la famiglia”, “Strepitosi! Grazie per le emozioni e la carica meravigliosa che mi avete dato!”, “Un pomeriggio indimenticabile per tutta la famiglia!”. GREASE Il Musical è una magia coloratissima e luminosa, una festa da condividere con amici e famiglie senza riuscire a restare fermi sulle poltrone ma scatenarsi a ballare sulle note della famosissima colonna sonora: un fenomeno “pop” che conquista tutti grazie a un gruppo di giovani performer pieni di talento ed energia. Protagonisti Simone Sassudelli nel ruolo di Danny Zuko e Francesca Ciavaglia in quello di Sandy, reso indimenticabile da Olivia Newton-John, recentemente scomparsa; insieme a loro l’esplosivo Kenickie (Giorgio Camandona), la ribelle e spigolosa Rizzo (Gea Andreotti), Miss Lynch (Elena Nieri), i T-Birds, le Pink Ladies, gli studenti dell’high school più celebre e un particolarissimo angelo rock. GREASE Il Musical è una macchina da applausi che, dal 1997, ha cambiato il modo di vivere l’esperienza di andare a teatro; un inno all'amicizia, agli amori indimenticabili e assoluti dell'adolescenza, oltre che a un'epoca - gli anni '50 – che oggi come allora rappresentano il simbolo di un mondo spensierato e di una fiducia incrollabile nel futuro. Si vedono tra il pubblico scatenarsi insieme almeno tre generazioni, ognuna innamorata di GREASE per un motivo differente: la nostalgia del mondo perfetto degli anni Cinquanta, i ricordi legati al film campione di incassi del 1978 con John Travolta e Olivia Newton-John e alle indimenticabili canzoni, l’immedesimazione in una storia d’amore senza tempo, tra ciuffi ribelli modellati con la brillantina, giubbotti di pelle e sbarazzine gonne a ruota.
Teatro Lirico Giorgio Gaber "Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere"
con
Debora Villa
da venerdì 3 a domenica 5 marzo 2023
"Tanto tempo fa, i Marziani e le Venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi."
John Grey - Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere
Debora Villa torna in teatro a grande richiesta per affrontare in modo ironico e divertente
le domande che da sempre attanagliano l’uomo e la donna.
Uno spettacolo alla ricerca del dialogo tra due pianeti opposti perché: Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere.
Sin dalla notte dei tempi psicologi, scrittori e avventurieri hanno provato a scardinare i meccanismi relazionali uomo/donna: la letteratura pullula di trattati e libri che provano a spiegare uno dei dogmi per eccellenza: uomo e donna sono diversi.
Ma va? Risponde Debora Villa…
Non solo, ma uomo e donna vengono da due mondi diversi: Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere.
Con questo titolo, nel 1992, lo psicologo John Gray esce
in libreria dando vita ad un best seller di fama mondiale capace di raggiungere, ad oggi, cinquanta milioni di copie vendute.
Il libro si basa su un pensiero tanto semplice quanto efficace: gli uomini e le donne hanno due diversi modi di pensare, di parlare, di amare. I comportamenti di uomini e donne assumono quindi spesso significati diametralmente opposti. Per esempio, tanto l'uomo in determinati momenti della sua giornata ha bisogno di "ritirarsi nella sua caverna", in solitudine, quanto la donna, alle prese con le stesse problematiche del partner, sente di dover condividere i propri sentimenti con gli altri.
Spesso utilizzato in ambito teatrale, Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, arriva per la prima volta in assoluto in una versione tutta al femminile: con sottile ironia Debora Villa prenderà per mano lo spettatore conducendolo ancora una volta nei meandri di dietrologie e psicologie femminili e maschili. Il risultato? 90 minuti di travolgente, irriverente e raffinata comicità che porterà il pubblico ad affrontare un’esilarante terapia di gruppo.
“Uomini e donne impareranno a conoscersi di nuovo "perché – come sostiene Gray- quando si imparano a riconoscere e apprezzare le differenze tra i due sessi, tutto diventa più facile, le incomprensioni svaniscono e i rapporti si rafforzano, e se ci aggiungi una bella risata la terapia è completa. Perché "ridere fa bene: al cuore, all'anima ma soprattutto all'amore".
Debora Villa
Teatro Menotti:
“Maria Maddalena” con Lina Sastri
dal 28 febbraio al 5 marzo
Produzione Tradizione E Turismo – Centro Di Produzione Teatrale
Da Fuochi Di Marguerite Yourcenar
Messa in scena, regia e interpretazione Lina Sastri
Con Lina Sastri
Con Filippo d’Allio (chitarra, arrangiamenti) Domenico Monda (percussioni)
Collaborazione alla messa in scena Bruno Garofalo
Assistente alla regia e direttore di produzione Costantino Petrone
Durata: 60 minuti
Lina Sastri sarà in scena al Teatro Menotti con il suo “Maria Maddalena”, dal 28 febbraio al 5 marzo. Lo spettacolo è tratto da Fuochi di Marguerite Yourcenar, la regia è firmata dalla stessa Lina Sastri.
Il racconto è appassionato e spietato, come la scrittura magnifica di Marguerite Yourcenar. È un canto poetico in cui prende forma una storia d’amore dolorosa e appassionata.
La storia di una mancanza che segna la vita di Maria Maddalena e la condanna a un destino di solitudine e infelicità, perché segnata da un’eterna ferita d’amore: così la Yourcenar racconta la storia di questa donna che passa dall’amore innocente per Giovanni a quello appassionato per Gesù fino alla dedizione più assoluta.
È un percorso inquietante e profondo nell’anima femminile. In scena con l’attrice interprete di Maddalena, due musicisti evocano musicalmente le atmosfere emozionali del racconto, che prendono corpo grazie alla voce dell’interprete. «È la grande passione di Maria Maddalena per Gesù, che la condanna a un destino di infelicità – spiega Lina Sastri, ma è anche la solitudine del non amato o del respinto o dell’escluso. Porteremo in scena il percorso di un’anima che nasce innocente e, per vendetta, perché vittima di abbandono, cambia il suo destino, o crede di cambiarlo. Ma non ci riuscirà: l’amore e la passione la porteranno comunque di fronte alla ferita insanabile, al doloroso cammino di chi ama ed è abbandonato. Senza scampo»
TEATRO LIRICO - Giorgio Gaber " La Madre di Eva "
Dal 28 febbraio al 2 marzo il Teatro Lirico ‘Giorgio Gaber’ di Milano ospita '𝗟𝗮 𝗠𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗘𝘃𝗮', spettacolo 'di' e 'con' Stefania Rocca liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Ferreri, finalista al premio Strega nel 2018. Una proposta co-prodotta dalla multinazionale dello spettacolo live ‘Stage Entertainment’, da ‘Ora one production’ e ‘Enfiteatro’, che ripercorre la storia di un ragazzo nato in un corpo femminile in cui si sente prigioniero e intende intraprendere un percorso di transizione per raggiungere finalmente la serenità.
Lo spettacolo è stato presentato al Palazzo Reale di Milano dalla stessa Stefania Rocca e da Matteo Forte, amministratore delegato di Stage Entertainment e direttore dei teatri Lirico e Nazionale. Hanno partecipato anche i due co-protagonisti Bryan Ceotto e Simon Sisti Ajmone (scelti dopo numerosi provini effettuati anche grazie alla piattaforma heArt (www.heart-social.com) e ha portato il suo saluto l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi che ha dichiarato: “Il tema dell’identità, di genere ma non solo, è uno dei terreni su cui, da sempre, si misurano i più grandi protagonisti del teatro. Si tratta di un tema universale che ogni tempo declina in base alle caratteristiche della sua contemporaneità e che, in questo bellissimo spettacolo, Stefania Rocca porta in scena con una doppia valenza: il percorso di chi deve imparare a riconoscere se stesso ma anche quello, a volte ancora più doloroso e complesso, di essere riconosciuto”.
Come mio primo lavoro alla regia teatrale – ha detto Stefania Rocca - ho scelto di portare in scena un dramma classico eppure assolutamente attuale, quello della complessità del rapporto generazionale. La storia di partenza, liberamente ispirato alla ‘madre di Eva’, romanzo di Silvia Ferreri finalista al premio Strega 2018, è quella di un ragazzo nato in un corpo femminile in cui si sente prigioniero che intende percorrere un percorso di transizione e di una madre che non vuole vedere, un po’ per paura e un po’ perché bloccata nel suo desiderio di madre perfetta. È un conflitto generazionale e culturale, due linguaggi che usano parole simili ma con significati differenti come sempre succede tra generazioni diverse. Per questo è una storia senza tempo. Ho scelto di utilizzare diversi linguaggi oltre la messa in scena teatrale per meglio raccontare quei momenti di vissuto che appaiono e scompaiono dalla memoria senza soluzione di continuità a comporre quel puzzle emotivo di due esistenze antitetiche. Portando avanti questo progetto, ho incontrato tanti genitori e tanti ragazzi che stanno affrontando questo percorso, singolare e diverso per ognuno di loro. Alla fine quando un conflitto si ricompone avviene ascoltando il linguaggio del cuore, il solo che ci consente di dare valore alle differenze. In fondo la bellezza è negli occhi di chi guarda".
"Il nostro obiettivo – ha aggiunto Matteo Forte - è quello di fornire al pubblico e alla città un palcoscenico e degli eventi che aiutino a comprendere ed arricchire il dibattito sull’identità di genere, senza dimenticare che noi facciamo teatro e quindi la chiave che abbiamo deciso di utilizzare è più vicina all’intrattenimento seppur con la grande attenzione e sensibilità con la quale la regista ha costruito lo spettacolo".
Forte poi ha ripercorso le settimane di preparazione dello spettacolo, giorni densi e ricchi di incontri che hanno permesso di comprendere davvero la complessità dell’argomento.
“Abbiamo incontrato – ha raccontato - moltissimi rappresentati di associazioni e istituzioni che si occupano di aiutare i figl* e i genitori che si sono trovati a gestire situazioni inaspettate, dolorose e rivelatrici come quelle di accompagnare un figl* in un percorso di transizione. La ricchezza che da uomo e genitore ho tratto da questi incontri non ha prezzo, abbiamo trovato ‘eroi’ dell’ascolto, dell’empatia e dell’amore incondizionato che avrebbero molto da insegnare a tutti”.
"Anche per questo – ha concluso Forte - Stage Entertainment, da sempre impegnata nella creazione delle migliori condizioni professionali e di mercato grazie alle quali i differenti talenti artistici possano essere integrati al meglio, ha ormai da anni nel proprio DNA la centralità di tutti i temi EDI (equality diversity and inclusion). L’integrazione dei talenti passa attraverso l’integrazione e la valorizzazione delle differenze, questa è la visione con la quale realizziamo i nostri spettacoli in tutto il mondo e questi sono i valori che ci hanno immediatamente convinto a co-produrre La Madre di Eva. Riteniamo infatti che creare le condizioni non solo in azienda, ma per chi come noi ha uno scopo sociale nell’esercizio della propria attività, anche nel mercato affinché temi di grande attualità e rilevanza possano essere prima conosciuti dal grande pubblico e poi dibattuti e compresi".
Dopo Milano, la Madre di Eva approderà a Roma e in particolare al Teatro Parioli il 27 e il 28 marzo e l’11 e il 12 aprile presso il Parco della Musica.
TEATRO FILODRAMMATICI : "
Ritratto di Dora M."
Dal 21 al 26 febbraio 2023
con Ginestra Paladino
Regia:
Francesco Frongia
Una produzione Teatro Filodrammatici di Milano / Fondazione Teatro Due di Parma.
La pièce ruota attorno alla figura di Dora Maar, musa di Picasso, che ha attraversato tutto il ‘900 (era nata a Parigi nel 1907 e a Parigi morirà 90 anni dopo nel 1997) e che, nella prima metà della sua vita, è stata sempre vicina al cuore della Parigi artistica e culturale dell’epoca, in quel momento magico e irripetibile in cui la città era il centro del mondo.
La sua carriera fotografica fu breve, ma intensa: si colloca fra il 1931 e il 1937, anno in cui, spinta da Picasso, abbandonò la fotografia per la pittura, dopo aver testimoniato con una serie di storici scatti la creazione di Guernica. Questo passaggio dalla fotografia, un’arte che Dora padroneggiava con maestria, alla pittura, in cui non arriverà mai a superare una faticosa mediocrità, è uno dei momenti che delineano un percorso esistenziale segnato da brusche cesure e dolorosi cambi di rotta. Al momento dell’incontro con Pablo, Dora è una donna realizzata, dalla bellezza fiammeggiante. Picasso la vede per la prima volta in un ristorante mentre gioca con un affilato coltello e conserverà per tutta la vita il suo guanto di pizzo nero sporco di sangue, reliquia del loro colpo di fulmine. Dora era stata l’amante di Bataille, amica di Eluard, di Prévert, di Bunuel. Le sue foto testimoniavano la Parigi proletaria dell’epoca, erano foto poetiche e politiche nello stesso tempo che ritraevano gli abitanti della cosidetta “Zone”, una sorta di bidonville ai confini della città, o, a Barcellona, il popolo della Boqueria, il suo impegno politico coincideva con la sua appartenenza al gruppo dei surrealisti, di cui era un’esponente non secondaria.
Cinque anni dopo, alla fine della sua relazione con Picasso, che la lascia per la più giovane Francoise Gilot, Dora è una donna spezzata, che si aggira nuda nell’androne di casa sua, in preda a una crisi psicotica. Fu soccorsa, curata e accudita da Jacques Lacan e da sua moglie Sylvia Bataille e trovò due strade per superare l’abbandono: la pittura e la religione. Dopo un breve periodo “mondano” in compagnia di Marie Laure de Noailles, in cui frequentò Cocteau, Balthus, Lucien Freud, Alice Toklas, Dora Maar poco a poco si chiuse in un’esistenza fatta di meditazione, di preghiera e di solitudine, una clausura misteriosa che durò quasi cinquant’anni e in cui nessuno fu mai ammesso.
Sono queste tre immagini di donna così lontane fra loro che affascinano, incuriosiscono e appassionano. Dora Maar raggiante musa dei surrealisti, la donna che gioca coi coltelli, Dora Maar, la donna che piange nei ritratti di Picasso, annientata da un amore assoluto, Dora Maar la reclusa, la mistica piegata nel corpo dall’artrosi, ma sempre più raffinata nello spirito.
Ginestra Paladino ha lanciato una provocazione che Fabrizio Sinisi ha raccolto per costruire questo trittico: tre facce, tre maschere, tre stazioni di un percorso esistenziale unico, lontani da qualsiasi tentazione di biopic, più vicini all’idea di una sorta di melologo in cui la musica di Carlo Boccadoro – un musicista che ha l’esperienza teatrale e la versatilità per “dipingere” questi ritratti musicali – accompagna la voce di Dora, immersa nel flusso di immagini che creeremo per lei, attraverso le tre tappe della sua lunga vita.
TEATRO MANZONI:
" AMANTI "
UNA COMMEDIA SCRITTA E DIRETTA DA
IVAN COTRONEO
Con FABRIZIA SACCHI,
ORSETTA DE ROSSI
Dal 14 al 26 febbraio 2023
È settembre. Claudia e Giulio si incontrano per la prima volta davanti a un ascensore, nell’atrio di un palazzo borghese. Le porte si aprono. Lei sta andando via, lui deve salire. Ma Claudia si accorge di avere dimenticato un fazzoletto su, e risale con Giulio. L’appartamento al quale sono diretti è lo stesso: scoprono infatti solo ora che entrambi frequentano la stessa analista, la dottoressa Gilda Cioffi, psicoterapeuta specializzata in problemi di coppia. Hanno l’appuntamento settimanale con la dottoressa ogni mercoledì: alle 15 lei, alle 16 lui. Si presentano stringendosi la mano. È il loro primo contatto fisico.
Due mesi dopo ritroviamo Claudia e Giulio in una stanza d’albergo. Stanno facendo l’amore. Sono diventati amanti. Entrambi sposati, Giulio con moglie e tre figli, Claudia con un marito più giovane di lei con il quale sta cercando di avere un bambino, si vedono regolarmente e clandestinamente per stare insieme. E si dicono che è solo sesso, avventura, evasione. Che non fanno male a nessuno. Che quello spazio non c’entra davvero con le loro vite reali. Ma può essere davvero così quando due persone si incontrano ripetutamente e pretendono di controllare sesso e amore?
Amanti segue la storia della relazione di Giulio e Claudia, intervallando i loro incontri in albergo con i dialoghi che ciascuno dei due ha con la dottoressa Cioffi, la quale ovviamente ignora che i suoi due problematici pazienti hanno una relazione tra di loro. Così la loro storia si dipana fra gli incontri a letto, e le verità o le menzogne che contemporaneamente raccontano alla dottoressa, dalla quale vanno da soli o insieme ai rispettivi partner, Laura e Roberto. Una progressione temporale fatta di equivoci, imbrogli, passi falsi, finte presentazioni, menzogne, incasinamenti, prudenza, e anche guai evitati per miracolo.
Fino a quando qualcosa stravolge tutti gli equilibri.
TEATRO SAN BABILA: "
ORGASMO E PREGIUDIZIO "
di Diego Ruiz e Fiona Bettanini
Regia: Pino Ammendola e Nicola Pistoia
Date: dal 17 al 19 febbraio
In scena al Teatro San Babila Orgasmo e pregiudizio la commedia che ha debuttato per la prima volta nel 1999 e da allora ha collezionato più di 1500 repliche solo in Italia e il suo successo sembra inarrestabile.
Rappresentato ininterrottamente da 15 anni anche a Praga, poi a Londra, Bruxelles, Buenos Aires ha divertito trasversalmente tutte le generazioni, migliaia di spettatori senza limiti di età e nonostante siano passati tutti questi anni, gli argomenti trattati sono invariati di forza e attualità.
Tutti curiosi di spiare una coppia di amici costretta a condividere il letto di un Motel.
Da quel letto non scenderanno mai, ma su quel letto affronteranno le loro più intime paure, le reciproche curiosità, le debolezze mai ammesse, finendo col confessarsi segreti e tabù mai rivelati prima.
Un confronto aperto tra l’universo femminile e quello maschile che, senza volgarità, permette allo spettatore di fugare finalmente i propri dubbi sull’altro sesso e dare una risposta alle domande che non ha mai avuto il coraggio di fare.
Teatro Repower: “Piccole donne”
Per il secondo anno consecutivo in Italia la Compagnia dell'Alba porta in scena un nuovo Family Entertainment: “Piccole donne - il Musical di Broadway", avvalendosi della co-produzione del TSA - Teatro Stabile d’Abruzzo. Il musical sarà in scena al Teatro Repower dal 24 al 26 febbraio.
“Piccole donne - il Musical di Broadway" è un adattamento del celebre romanzo di Luisa May Alcott che fin dalla sua pubblicazione nel 1868 è stato uno straordinario successo. Considerato uno dei capolavori assoluti della letteratura per ragazzi è un romanzo senza tempo, una storia adatta al pubblico di ogni età che ha avuto innumerevoli trasposizioni cinematografiche e che ora la Compagnia dell’Alba presenta nella versione musicale di Broadway grazie ad uno speciale accordo con Music Theatre International.
Lo spettacolo, con protagonista Sutton Foster, ha debuttato al Virginia Theatre di Broadway il 23 gennaio 2005, a seguito di ben 55 anteprime, collezionando diverse nomination ai Tony Award, al Drama Desk Award e all’Outer Critics Circle Award dello stesso anno. Successivamente è stato presentato in tour in 30 città negli Stati Uniti, toccando anche San Diego e Washington DC, mentre altre produzioni hanno preso vita in Australia, Austria, Germania e Gran Bretagna. Il libretto del musical è di Allan Knee, le musiche di Jason Howland, le liriche di Mindi Dickstein.
La versione italiana è curata da Gianfranco Vergoni, le scene sono di Gabriele Moreschi, illuminate dal light designer Valerio Tiberi. La direzione musicale è di Gabriele de Guglielmo, mentre la regia e le coreografie sono di Fabrizio Angelini.
Il musical, come il romanzo, racconta le storie delle quattro sorelle March (Meg, la saggia, Beth, il tesoro di casa, Amy, la perfetta piccola dama, e in particolare Josephine, detta Jo, maschiaccio di casa e aspirante scrittrice) che nella seconda metà dell’800 vivono insieme alla loro mamma a Concord, nel Massachusetts, mentre il loro babbo è lontano, cappellano dell'esercito dell'Unione durante la guerra civile americana.
Le loro vite, questa volta in musica, si intrecciano con quelle di altri coloriti personaggi: il professor Bhaer, la zia March, il giovane Laurie con il signor Laurence, suo nonno, e il suo tutore, John Brooke. "Piccole donne" sarà proprio il titolo del romanzo che Jo scriverà sulla storia della sua famiglia e dei suoi amici e che verrà pubblicato da un grande editore. Un musical che, come consuetudine della Compagnia, sarà cantato interamente dal vivo.
Questo il cast: Jo - Edilge Di Stefano, Fritz Bhaer - Fabrizio Angelini, John Brooke - Gabriele de Guglielmo, Meg - Alberta Cipriani, Beth - Giulia Rubino, Amy - Claudia Mancini, Mamy - Carolina Ciampoli, Zia March - Laura Del Ciotto; con Giancarlo Teodori - Mr Laurence e con Flavio Gismondi – Laurie.
Teatro Menotti: “Il Giardino dei
Ciliegi”
Dall’8 al 26 febbraio, in Prima Nazionale, debutta la nuova produzione del Teatro Menotti “Il Giardino dei Ciliegi” di Anton Cechov, regia e adattamento di Rosario Lisma, con Milvia Marigliano, Rosario Lisma, Giovanni Franzoni, Eleonora Giovanardi, Tano Mongelli, Dalila Reas. E con la partecipazione in voce di Roberto Herlitzka.
Il Giardino dei Ciliegi è l’ultimo lavoro di un Cechov malato e vicino alla morte; eppure, mai così attaccato alla vita. Intesa come respiro, anima del mondo e speranza nel futuro.
“Nell’uomo muore tutto ciò che è legato ai cinque sensi – scrive nei suoi Quaderni – Quel che sta oltre è probabilmente enorme, inimmaginabile, sublime e sopravvive”.
Nella sua ultima “commedia” - perché così egli la definì e la intese - egli esprime ancora più lucidamente la sua riflessione sulla goffa incapacità di vivere degli esseri umani. Il loro strabismo esistenziale sulla propria anima. Ljuba e suo fratello Gaev, un tempo lieti, da bambini, tornano nell’età matura nel luogo simbolo della loro felicità appassita, la stanza chiamata ancora “dei bambini” da cui si intravede il loro giardino dei ciliegi, un tempo motivo di vanto e orgoglio in tutto il distretto.
TEATRO MANZONI:
" Il padre della sposa " dal 31 gennaio
di Caroline Francke
Regia Gianluca Guidi
con Martina Difonte,
Marcella Lattuca
Roberto M. Iannone, Marcella Lattuca,Roberto M. Iannone
Scene e costumi Carlo De Marino
Musiche Gianluca Guidi
Luci Umile Vainieri
Giovanni è un imprenditore e padre di famiglia, la cui bella e giovane figlia sta per convolare a nozze. La ragazza sta per sposare il rampollo di una ricca famiglia, ma l’imminente matrimonio, con annessi caotici preparativi, avrà un effetto straniante sul povero padre. In cuor suo l’uomo non vuole accettare il fatto che la figlia sia ormai una donna e il solo pensiero di lasciare l’adorata fanciulla nelle mani di uno sconosciuto lo fa impazzire. A peggiorare le cose ci si metterà il prezzo esorbitante del matrimonio, nonché l’invasione casalinga di un eccentrico e costosissimo organizzatore di matrimoni, che sceglierà di organizzare il ricevimento proprio in casa. Tutto ciò porterà l’uomo ad assumere bizzarri atteggiamenti facendo preoccupare tutto il parentado, nonostante il sostegno della moglie Michelle. Il padre della sposa, di cui saranno strepitosi mattatori Gianfranco Jannuzzo e Barbara De Rossi, qui guidati da Gianluca Guidi, si presenta come una divertente comedy piena di gag e momenti coinvolgenti, animata da situazioni tenere e divertenti.
TEATRO CARCANO: "
Oylem Goylem " con/di
Moni Ovadia
dal 2 al 5 febbraio
scritto diretto e interpretato da Moni Ovadia.
Oylem Goylem è un vero e proprio fenomeno epocale che in qualche misura ha modificato il tessuto culturale del nostro Paese. Uno spettacolo di straordinaria tensione etica ed espressiva in cui l’eccellente affabulatore Moni Ovadia, con i bravi musicisti della sua Orchestra, sa unire esilarante comicità, pietà e protesta civile.
La lingua, la musica, e la cultura Yiddish, quell’inafferrabile miscuglio di tedesco, ebraico, polacco, russo, ucraino e romeno, la condizione universale dell’Ebreo errante, il suo essere senza patria sempre e comunque, sono al centro di “Oylem Goylem”. Si potrebbe dire che lo spettacolo ha la forma classica del cabaret comunemente inteso. Alterna infatti brani musicali e canti a storielle, aneddoti, citazioni che la comprovata abilità dell’intrattenitore sa rendere gustosamente vivaci. Ma la curiosità dello spettacolo sta nel fatto di essere interamente dedicato a quella parte della cultura ebraica di cui lo Yiddish è la lingua e il Klezmer la musica.
Moni Ovadia e i suoi musicisti danno vita a una rappresentazione basata sul ritmo, sull’autoironia, sull’alternanza continua di toni e di registri linguistici, dal canto alla musica; una grande carrellata di umorismo e chiacchiere, battute fulminanti e citazioni dotte, scherzi e una musica che fa incontrare il canto liturgico con le sonorità zingare. Uno spettacolo che “sa di steppa e retrobotteghe, di strade e sinagoghe”. Tutto questo è ciò che Moni Ovadia chiama il “suono dell’esilio, la musica della dispersione”: in una parola della diaspora.. La Moni Ovadia Stage Orchestra si rifà alla tradizione della musica klezmer nell’incrocio di stili, nell’alternanza continua dei toni e degli umori che la pervadono, dal canto dolente e monocorde che fa rivivere il clima di preghiera della sinagoga all’esplosiva festosità di canzoni e ballate composte per le occasioni liete.
“Oylem Goylem” è un esempio di come in uno spettacolo di centoventi minuti si possono fondere umorismo e tradizione, intelligenza colta e gusto popolare in una formula linguisticamente internazionale.
TEATRO MANZONI:
"IL GIAGUARO MI GUARDA STORTO" (10 - 22 gennaio)
Ritorno sui palchi dei teatri piena di desideri, racconti e interrogativi. Il primo desiderio è quello di ritrovarvi, scambiaresguardi con ogni spettatrice e con ogni spettatore seduto in platea dalla prima all’ultima fila, nessuno escluso, per scoprire chi siamo diventati dopo questa assenza epocale.
Dai racconti d’infanzia alla difficile relazione che abbiamo con l’attesa, dalla perplessità nei confronti degli animali umani alla stima per le formiche, il filo conduttore sarà il desiderio, stupore vitale che accende sogni, infuoca cuori e libera movimento.
Durante il nostro incontro potrete danzare con me, guardare in silenzio, fare domande o dare risposte. Potrete anche chiudere gli occhi, ascoltare le mie parole come fossero una ninna nanna e addormentarvi, l’importante è non smettere di sognare e tenere gli occhi ben aperti una volta fuori dal teatro. Teresa ManninoI Legnanesi ad Assago
Inaugurato stasera ad Assago lo spettacolo dei Legnanesi :"Liberi di sognare" al teatro Repower. Un successo di pubblico con la bravura solita della compagnia dialettale di Legnano. Un ritorno molto atteso e applaudito.
Milano 29 Dice.bre 2022 Achille Guzzardella
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