sabato, Giugno 21, 2025
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Successo meritatissimo per Sergey Belyavsky in sostituzione di Hélène Grimaud alla Società dei Concerti


Doveva essere la celebre pianista francese Hélène Grimaud ad esibirsi ieri sera in Sala Verdi, nella serata organizzata dalla Società dei Concerti. Purtroppo, indisposta, ha dovuto rinunciare a diversi appuntamenti. All’ultimo momento, Enrica Ciccarelli, presidente della rinomata istituzione milanese, è riuscita a trovare un valido sostituto: il giovane pianista moscovita naturalizzato statunitense Sergey Belyavsky. Talento di spicco, vincitore di numerosi concorsi internazionali e secondo classificato al prestigioso 76° Concorso Internazionale di Ginevra nel 2022, Belyavsky – classe 1993 – si è presentato per la prima volta al pubblico milanese con un programma di grande impegno virtuosistico, comprendente musiche di Carl Philipp Emanuel Bach, Sergej Rachmaninov, Franz Liszt e Robert Schumann. Accanto a una tecnica straordinaria, ha rivelato notevoli capacità interpretative e introspezione musicale. Curiosamente, il celebre tema della “Follia di Spagna” di Arcangelo Corelli è ricorso in tre brani del programma:
  • C.P.E. Bach, 12 Variazioni su “La Folia d’Espagne”, Wq 118 n. 9
  • S. Rachmaninov, Variazioni su un tema di Corelli (La Folia), op. 42
  • F. Liszt, Rhapsodie espagnole. Folies d’Espagne et Jota aragonesa, S.254
Tre composizioni che hanno messo in luce la versatilità di Belyavsky, capace di adattarsi con intelligenza stilistica a tre linguaggi molto diversi: più sobrio e “pianistico” in Bach, spettacolare e denso di pathos in Rachmaninov e Liszt. Soprattutto in Liszt, l’artista ha brillato per chiarezza espressiva e articolazione digitale esemplare.
Dopo una breve pausa, il concerto ha cambiato registro, trasportando il pubblico nel mondo di Robert Schumann con Carnaval: scènes mignonnes sur quatre notes, op. 9. L’interpretazione ha rivelato un altro volto del pianista: quello più lirico, narrativo, attento alle sfumature e ai colori timbrici. La visione d’insieme del lavoro schumanniano è risultata convincente, sostenuta da una discorsività fluida e ben articolata. A chiudere la serata, il ritorno a Liszt con la Rapsodia Ungherese n. 9, S.244/9, “Il Carnevale di Pest”: un brano brillante e trascinante che ha confermato la particolare affinità dell’interprete con il repertorio lisztiano. Belyavsky ha dato prova di una ricerca timbrica raffinata, alternando suoni sottili nei registri acuti a sonorità corpose e dense di armonie, in uno stile che richiama alla memoria il grande pianista franco-ungherese Georges Cziffra.
Tre bis, accolti da applausi fragorosi: il quarto movimento, Intermezzo, dal Carnevale di Vienna op. 26 di Schumann, eseguito con calore e chiarezza; quindi due brani di Liszt: la celebre Campanella, resa con brillantezza cristallina, e una meditata, intensa Consolation n. 3. Applausi calorosi hanno salutato un interprete che speriamo di poter riascoltare molto presto.

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