Il Festival MiTo 2025 si è aperto in maniera scintillante con due concerti di grande prestigio: ieri all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto di Torino e questa sera al Teatro alla Scala di Milano. A Torino protagonista la Filarmonica della Scala diretta da Myung-Whun Chung con musiche di Šostakovič, Rachmaninov e Čajkovskij; a Milano la London Symphony Orchestra guidata da Antonio Pappano, con pagine di Bernstein, Prokof’ev e Copland. L’inaugurazione torinese, dedicata interamente al repertorio russo, si è aperta con il celebre Valzer n. 2 dalla Suite per orchestra di varietà di Šostakovič: una pagina molto amata, forse la più nota del compositore, resa celebre anche da numerose colonne sonore. Cuore del concerto è stato il Concerto n. 2 in do minore op. 18 di Rachmaninov, affidato al giovane pianista giapponese Mao Fujita, rivelatosi dopo la vittoria al prestigioso Concorso Clara Haskil. La sua interpretazione, improntata a delicatezza e introspezione, ha trovato piena sintonia con la direzione raffinata di Chung. Molto apprezzato anche il bis solistico, ancora di Rachmaninov: il primo Momento musicale op. 16, eseguito da Fujita con profondità espressiva e un tocco ricco di sfumature dinamiche.
Dopo l’intervallo, la Sinfonia n. 6 in si minore “Patetica” di Čajkovskij ha suggellato la serata. Chung ne ha offerto una lettura attenta, accurata e meditata, guidando la Filarmonica della Scala attraverso i quattro movimenti con precisione e sensibilità. Particolarmente riusciti i due conclusivi: l’Allegro molto vivace, esaltato dal vigore degli ottoni perfettamente integrati, e il commovente Adagio lamentoso, reso con tensione drammatica fino alla lunga, sospesa pausa finale prima degli applausi calorosi.
Anche alla Scala l’apertura ha avuto un sapore speciale. Prima del concerto, il sindaco Beppe Sala ha ricordato la figura di Giorgio Armani, scomparso proprio oggi, invitando il pubblico a un minuto di silenzio in omaggio a un protagonista di fama mondiale, profondamente legato a Milano.
Sul podio, Antonio Pappano ha scelto un programma di grande fascino, alternando la scuola americana e quella russa. L’inizio è stato affidato alla brillante Ouverture dall’opera Candide di Leonard Bernstein, seguita dal monumentale Concerto n. 2 in sol minore per pianoforte e orchestra op. 16 di Prokof’ev. Solista, il pianista sudcoreano Seong-Jin Cho, artista di fama internazionale. La sua esecuzione ha rivelato un virtuosismo limpido, di grande precisione tecnica e ricchezza di accenti ritmici, in perfetta sintonia con la direzione di Pappano. Le ardue cadenze, affrontate con sicurezza, hanno confermato la statura di un interprete raro. Molto applaudito anche il bis, À la manière de Borodine di Ravel, eseguito con eleganza e misura.
Nella seconda parte, la LSO ha offerto una notevole interpretazione della Sinfonia n. 3 di Aaron Copland, lavoro di raro ascolto se non per l’inclusione, nel quarto movimento, della celebre Fanfare for the Common Man. La resa dell’orchestra, guidata con vigore e chiarezza da Pappano, ha messo in luce la forza e l’ampiezza espressiva della partitura. A suggello della serata, l’orchestra londinese ha concesso un breve bis orchestrale con un estratto dalle Enigma Variations di Elgar, eseguito con intensità.
Un doppio avvio, dunque, che ha confermato il Festival MiTo come una delle più brillanti manifestazioni musicali europee, accolto da un pubblico entusiasta sia a Torino che a Milano.