Splende il Trio Chimera allo Spazio Teatro 89

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Un concerto di alto livello tecnico ed espressivo quello ascoltato nel pomeriggio di ieri allo Spazio Teatro 89 di via Fratelli Zoia a Milano. Il Trio Chimera — formato da Marta Ceretta al pianoforte, Stefano Raccagni al violino e Giorgio Lucchini al violoncello — ha offerto interpretazioni di grande coesione e sensibilità, alternando rigore formale e libertà espressiva in un percorso capace di restituire al pubblico tensione, memoria e anche leggerezza.

Un programma vario ma ottimamente costruito, arricchito da un brano introduttivo non previsto di Schumann, e comprendente composizioni del Novecento e anche una recentissima. Il momento più corposo e pregnante d’espressione è stato il Trio n. 2 op. 67 di Šostakovič, composto nel 1944, che riassume tutta la geniale poetica del grande autore russo. La perfezione d’insieme e il livello espressivo del giovane Trio Chimera hanno raggiunto una vetta interpretativa per profondità di penetrazione del linguaggio di Šostakovič. Si è rivelata una formazione cameristica tra le migliori del panorama italiano e non solo.
Anche gli altri brani, tutti presentati come sempre con chiarezza e competenza da Luca Schieppati, si sono collocati su un livello esecutivo altrettanto alto. Il romanticismo schumanniano ha trovato una valida trascrizione per trio nel noto brano pianistico Grillen (“Chimere”), il quarto dei Fantasiestücke op. 12, rivelando da subito la cifra stilistica del gruppo cameristico.
A seguire, L’ingresso del clown (2023) del giovanissimo compositore bielorusso Andrei Yakushau (1990) ha cambiato direzione al concerto, offrendo un lavoro non solo divertente ma anche sapientemente costruito e debitore del Novecento storico. Il raro Vitebsk (1928) del compositore statunitense Aaron Copland (1900-1960) si è rivelato di particolare interesse per il clima “alla Šostakovič”, ricco di contrasti tra elementi ritmici, sonorità pregnanti e talvolta aspre, in una sapiente costruzione armonica. Un’interpretazione di alto livello che ha preceduto il Trio di Šostakovič. Dopo il capolavoro del maestro russo, il programma si è concluso con un breve e raffinato Café Music n. 1 (1987) di Paul Schoenfield (1947-2024): un Allegro brillante e divertente, ricco di contrasti ritmici vicini al jazz, che nella sua leggerezza discorsiva ha creato un momento di distensione al termine di un concerto bellissimo. Di qualità anche il bis concesso: il movimento centrale (Andante con moto) dal celebre Trio op. 100 di Franz Schubert. Bravissimi! Applausi calorosissimi.