Simone Pedroni “alla ricerca delle emozioni perdute” all’Auditorium Di Vittorio

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La rassegna 2025-26 di Atelier Musicale è proseguita con il pianista novarese Simone Pedroni, virtuoso della tastiera che spesso si avventura nella ricerca di rarità compositive poco frequentate.

Così è accaduto oggi all’Auditorium “Di Vittorio” della Camera del lavoro milanese, dove l’interessante programma intitolato Alla ricerca di emozioni perdute alternava autori celebri e pagine rare, con uno sguardo anche al contemporaneo. Un viaggio tra i secoli che attraversa epoche e stili diversi, con l’intento di tracciare una mappa personale del pianoforte, tra leggerezza, virtuosismo e lirismo. L’apertura è stata affidata a Preludi da viaggio del compositore torinese Nicola Campogrande (1969), pagine recentissime, del 2021, che, con colori dal sapore impressionistico, giocano sull’immediatezza del gesto pianistico e sulla suggestione narrativa dei titoli –Appello urgente, L’arte di prendere posto, Elogio della discrezione– , quasi piccoli ritratti sonori in forma aforistica.
Un salto indietro di circa tre secoli ha condotto a J.S. Bach, riletto attraverso la sensibilità romantica di Rachmaninov: la Gavotta dalla Sonata in mi BWV 1006 ha trovato un nuovo colore, sospeso tra la nitidezza barocca e la profondità armonica ottocentesca. Con Louis-Claude Daquin e il suo Le Coucou (1735) ci si è immersi nel gusto ornamentale dell’epoca, mentre con la celebre Melodia da Orfeo ed Euridice di Gluck-Sgambati è emersa una cantabilità nobile e raffinata. Già in questi brani Pedroni ha rivelato una sorprendente leggerezza e una capacità di “pesare” i suoni con finezza, donando agli intrecci melodici un alto spessore interpretativo.
Il Rondò alla turca di Mozart, tanto noto quanto insidioso nella sua apparente semplicità, ha dimostrato come una nuova interpretazione possa rivelarsi avvincente: contrasti dinamici, accelerazioni e rallentamenti hanno restituito freschezza e brillantezza. Con il raro e melodico The Dying Poet di Louis Moreau Gottschalk, meditazione intrisa di malinconia ottocentesca, si è aperta una parentesi di intensa riflessione. Lo slancio lirico e danzante ha trovato compimento nei famosi Valzer op. 64 n. 2 e n. 3 di Chopin, miniature perfette in cui virtuosismo e canto si sono intrecciati con naturalezza, grazie alla delicatezza timbrica di Pedroni. Splendido anche Lotus Land assoluta rarità del compositore inglese Cyril Scott, reso con cura nella sua atmosfera orientaleggiante e sospesa. Il brano conclusivo, più corposo, è stata la Sonata n. 2 op. 36 di Rachmaninov, capolavoro virtuosistico che fonde impeto drammatico, densità armonica e lirismo tipico del compositore russo. Pedroni l’ha affrontata con intensa espressività, offrendo una restituzione particolareggiata e ricca di sfumature. Eccellente il Non allegro, movimento centrale della Sonata, interpretato con grande profondità emotiva. Il bis ha offerto un momento prezioso: una rielaborazione del grande Sergio Fiorentino della celebre melodia napoletana Chiove (Bovio-Nardella), eseguita ancora con intensa espressione. Un concerto di grande raffinatezza interpretativa, quello di Pedroni, per un pianista di primissimo livello, accolto con vivo apprezzamento dal pubblico presente in Auditorium. Da ricordare.