Fresco di un prestigioso primo premio assoluto al Concorso Internazionale di Stresa, Gabriele Anglani, nato nel 2004 a Pisa, ma formatosi musicalmente in Piemonte, tra i Conservatori di Torino e di Novara, è ora di quest’ultimo uno dei più promettenti virgulti di quel fecondo vivaio che è la scuola del Maestro M. Coppola. Non è la prima volta che ascoltiamo Anglani a Novara, spinti dalla certezza di ascoltare buona musica, eseguita con sapienza tecnica e finezza espressiva. Così è stato anche in questa occasione, il recital che il giovane pianista ha tenuto oggi, Sabato 6 Settembre, nell’Auditorium del Conservatorio Cantelli. Ricco e di notevole interesse l’impaginato che Anglani ha proposto, che si snodava, lungo l’intero arco della civiltà musicale ottocentesca, da Beethoven a Chopin, a Ravel, a un raro Respighi. Nel complesso si è trattato di un concerto che ha visto, rispetto a quelli precedentemente ascoltati di questo giovane talento, un aumento considerevole del ‘tasso di virtuosismo’, sempre peraltro tenuto sotto controllo, legandolo a precise esigenze espressive. La Sonata di Beethoven n.26 Op.81a, nota come “Les Adieux”, il primo brano proposto da Anglani, è un pezzo la cui sobrietà e concisione, prive di quei drammatici contrasti propri del ‘secondo stile’ beethoveniano, invita all’approfondimento espressivo, che Anglani realizza pienamente con quella fine sensibilità nel tocco e nel pedale, con quella trasparenza del legato che gli conosciamo e che conferiscono al suo suono un carattere cantabile di pregevole intensità. Pur non mancando di momenti di espressività inquieta (nell’Allegro del primo tempo) e di brillante estrosità (nel Finale), che Anglani suona con sicurezza e cura dei dettagli ritmici e melodici, “Les Adieux” è una composizione d’ispirazione intimistica che Anglani esprime al meglio con il suo stile esecutivo, in particolare nell’Andante espressivo centrale. Lo Chopin del giovane Maestro ribadisce questa vena di esplorazione nelle sfumature espressive del suono, che non concede nulla, peraltro, al sentimentalismo melenso o al gratuito virtuosismo. L’Improvviso in Fa diesis maggiore op.36, così ‘strano’ nella libertà della sua struttura (per tacere dell’armonia), tocca, nell’interpretazione di Anglani, i suoi momenti più belli nella sezione cantabile con abbellimenti da notturno, torniti con sfumata delicatezza e nei perlacei arabeschi del lungo trillo nel concitato moto perpetuo che precede la coda del brano, disegnati con una trasparenza e un vigore espressivo davvero da applauso. Nello Studio in Mi minore op.25 n.10, Anglani infonde vigore e precisione a un tempo alle figurazioni in ottave parallele delle due sezioni estreme del pezzo rigorosamente tripartito, mentre il suo legato esprime al meglio la dolcezza della melodia della sezione centrale. L’ultimo pezzo di Chopin era la Ballata in sol minore op.23 n.1, composizione di grande complessità formale, che il giovane pianista esegue molto bene, realizzando, con una cura meticolosa dei piani timbrici, delle dinamiche e delle variazioni agogiche, l’identità dei vari temi che si avvicendano nell’incantevole flusso musicale di questo pezzo, che Schumann giudicava tra le cose più “selvagge”, mai scritte da Chopin. Ma è in particolare nei momenti più dolorosi di questo brano che la sensibilità espressiva di Anglani realizza i suoi effetti di maggior suggestione.

L’antologia dei cinque (su otto) Valses nobles et sentimentales di Ravel, abbassa un poco il livello d’intenso virtuosismo raggiunto dalle composizioni chopiniane. Anglani affronta con bravura questi pezzi, con un suono di smagliante chiarezza, unito ad una eleganza raffinata, capace di esprimere le più varie sfumature di malinconia o ironia, e ad una velata dolcezza capace di rendere piacevoli le dissonanze disseminate nella scrittura raveliana. Il carattere allucinatorio che questi frammenti di walzer presentano in molte interpretazioni, ci sembra cedano qui il posto ad una evocazione che sa piuttosto di sogno. Chiudeva il recital un Notturno di Respighi, parte dei “Sei pezzi per pianoforte” del 1903, ancora una volta ottimamente eseguito, con un controllo come sempre minuzioso degli intrecci timbrici e dei chiaroscuri dinamici di questo bel pezzo, meritevole di maggior notorietà. Il concerto di Anglani ha riscosso un grande successo di pubblico, i cui applausi hanno ottenuto un fuori programma, il Preludio in Si minore di J.S. Bach, nella versione pianistica tardo ottocentesca del maestro russo Siloti, un bis che ha concluso più che degnamente un pomeriggio musicale di alto livello.