domenica, Maggio 11, 2025
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Musica da camera al Teatro alla Scala per Milano Musica


Nell’ambito della rassegna di musica contemporanea del Festival Milano Musica – quest’anno dedicato al compositore bergamasco Francesco Filidei – abbiamo assistito ad un eccellente pomeriggio musicale presso il Ridotto “A. Toscanini” del Teatro alla Scala. Il programma includeva due opere di Filidei, Una rosa e Corde vuote, insieme a brani di Daniele Ghisi, Vito Žuraj, Mikel Urquiza, Toshio Hosokawa e Silvia Borzelli.Protagonisti della serata sono stati il violoncellista Francesco Dillon, il pianista Emanuele Torquati e, in due brani, la violinista Nurit Stark. Diverse le prime esecuzioni assolute o italiane.
Ha aperto il concerto Chansons (2012) di Daniele Ghisi per violoncello, pianoforte ed elettronica. Ghisi, classe 1984 e anche matematico, ha saputo articolare tre movimenti contrastanti, in cui la parte elettronica fungeva da estensione risonante, arricchendo le timbriche pianistiche e l’impasto sonoro complessivo.
In netto contrasto, Una rosa per violoncello e pianoforte (2025) di Filidei, (prima esecuzione assoluta) ha puntato su un linguaggio apparentemente semplice ma denso di raffinatezza: poche note tonali nel registro acuto del violoncello, arricchite da effetti sonori, si alternavano a ripetizioni ritmiche nel registro grave del pianoforte. Un brano riuscitissimo, interpretato con intensità da Dillon e Torquati.
Ben diverso il secondo pezzo di Filidei, Corde vuote (2010), per violino, violoncello e pianoforte, eseguito in chiusura del concerto. Basato su una gestualità raffinata, il brano parte da suoni sottili e minimali, che acquisiscono progressivamente corpo con l’intervento misurato del pianoforte. Bravissima anche in questo caso la violinista Nurit Stark.
Di grande impatto il breve e virtuosistico Ai marmi per violoncello solo (2019) dello sloveno Vito Žuraj (1979), che ha messo in luce l’ampia gamma timbrica dello strumento e l’abilità espressiva del solista
Molto apprezzato anche Passage à l’acte per violoncello e pianoforte (2022) di Mikel Urquiza (1988), in prima esecuzione italiana: dieci minuti di musica in tre movimenti, con accenti e ritmi che evocano atmosfere bartokiane, in particolare nell’ultimo, brillante episodio.
Il Duo per violino e violoncello (1988) di Toshio Hosokawa (1955) si è rivelato un ottimo esempio di dialogo strumentale, mentre Further In per violoncello e pianoforte della compositrice romana Silvia Borzelli (1978) ha offerto un momento di rarefatta intimità, con semplici note ripetute del violoncello armonizzate con sobrietà dal pianoforte.
Tutti gli interpreti si sono distinti per altissima qualità esecutiva, ricevendo meritatissimi applausi. Presenti in sala anche i compositori, accolti calorosamente dal pubblico al momento del saluto in palcoscenico.

Foto di C.G.


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