Matthias Goerne e David Fray in Schubert alla Scala

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È tornato il baritono tedesco Matthias Goerne al Teatro alla Scala per uno dei cicli liederistici più celebri e frequentati di Franz Schubert: Winterreise.

Terminato dal compositore austriaco nel 1827, è considerato uno dei capolavori assoluti del genere. Si tratta di un ciclo di 24 Lieder per voce e pianoforte su poesie di Wilhelm Müller, che raccontano il viaggio invernale di un uomo solo, deluso dall’amore e dalla vita, immerso in un paesaggio di gelo, silenzio e morte. Schubert compose il ciclo negli ultimi anni di vita, in un periodo di profonda malinconia e malattia, e la musica riflette un’intensità emotiva quasi disperata. Rispetto al precedente Die schöne Müllerin, Winterreise è più introspettivo e visionario: il paesaggio invernale diventa lo specchio di una condizione interiore, dove la natura si trasforma in simbolo di desolazione e di ricerca metafisica. Dal punto di vista musicale, il ciclo si distingue per l’essenzialità del linguaggio e per la straordinaria fusione tra parola e suono. Il pianoforte non accompagna semplicemente la voce, ma ne amplia il significato, traducendo in suono il vento, la neve, il passo errante del viandante. A sostenere la fondamentale componente pianistica, che è un tutt’uno con la voce, c’era David Fray, un interprete noto, oltre che per l’elevato livello interpretativo, per le scelte di repertorio che lo portano a spaziare dalla musica settecentesca a quella contemporanea. Nella corposa serie, durata settantaquattro minuti, brani come Gute Nacht, Der Lindenbaum o Der Leiermann mostrano la capacità di Schubert di rendere universale il dolore individuale attraverso un canto semplice nella melodiosità ricca di pause, ma di una profondità espressiva coinvolgente, che pone l’ascoltatore di fronte alla pura riflessione di un viaggio poetico che raggiunge l’assoluto. Goerne, in perfetta sinergia con le armonizzazioni di Fray, ha rivelato il suo caldo timbro, voluminoso all’occorrenza nei sottili contrasti dinamici, regolati anche dalla sua tipica gestualità, perfettamente controllata e funzionale alle precise emissioni vocali. Eseguiti in continuità, i 24 canti si concludono con quello forse più celebre e definitivo nella conclusione del ciclo: Der Leiermann, “l’uomo dell’organetto”. Applausi calorosi, con numerose uscite in palcoscenico dei protagonisti. Il prossimo recital di canto è previsto per il 19 ottobre, con il soprano Asmik Grigorian e il baritono Karl-Magnus Fredriksson, e Hyung-Ki Joo al pianoforte. (Foto Archivio Teatro alla Scala)