venerdì, Maggio 9, 2025
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LEZIONE D’AMORE – Sinfonia di un incontro

Un’anziana insegnante di pianoforte riceve un giovane, mandato dalla madre affinché prenda lezioni di musica che valgano come incontri di psicoterapia. Il ragazzo infatti manifesta un disagio profondo, una forma di autismo: non vuole essere toccato, ha gravi problemi relazionali, dichiara la volontà di non collaborare, convinto dell’impossibilità di uscire dal suo stato. Ha certo un’intelligenza notevole e una sensibilità spiccata. La donna cerca subito di instaurare con lui un rapporto che consenta di andare oltre le barriere che ha alzato tra sé e il mondo, utilizzando la musica – in particolare brani di Schubert, Debussy, Beethoven, ma emerge anche Il flauto magico mozartiano- e la poesia – soprattutto Les Fleurs du Mal di Baudelaire – come strumenti di comunicazione. Gli ricorda l’importanza del silenzio, che è parte integrante della musica, anche se sembra il contrario. Lo invita fin da subito a comportamenti particolari che lo possano portare a una migliore conoscenza del suo corpo, delle sue mani, dei suoi sensi. La scena, a volte schermata da un velo che la separa della platea, è il salotto di una casa parigina, con un pianoforte in un angolo e una scala a chiocciola che porta a una libreria su un soppalco. Qualche filmato e qualche proiezione d’effetto – per esempio la pioggia – rendono l’ambientazione a tratti meno statica.
La vicenda è introdotta e narrata da un personaggio – Andrea Soffiantini – che interviene sul palcoscenico leggendo un quaderno: si tratta degli appunti che prendeva il giovane durante gli incontri (una trentina, nel corso di diversi mesi) e si scopre presto che il narratore è proprio lui, diventato scrittore, parecchi anni dopo.
La protagonista, un’eccellente Milena Vukotic, viene chiamata “Madame A.”; anche il suo allievo – denominato “Il Giovane Svogliato”, interpretato con tono monocorde dal bravo Federico De Giacomo – non ha un nome, o meglio, a un certo punto lei decide di chiamarlo “Antoine”. La lettera A, non a caso, è l’iniziale della parola “Amore”: di fatto, quelle che vengono impartite sono più che altro lezioni di educazione sentimentale. È tuttavia anche l’iniziale di “Auschwitz”: internata nel terribile campo di concentramento durante la guerra, Madame A. è riuscita a sopravvivere e a superare il dolore. Dal confronto tra i due personaggi emerge dunque la forza di carattere della donna, e sembra che il ragazzo in effetti tragga beneficio dalla sua positività e dal suo modo speciale di concepire la vita. Succede però un fatto inaspettato che porterà a un brusco cambiamento della situazione.
Diretto da Andrée Ruth Shammah, che ha scritto il testo insieme a Federica Di Rosa, è un atto unico che dura circa 70 minuti. Si replica al Teatro Parenti fino al 18 maggio.
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