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LE RIBELLI di Nando Dalla Chiesa, Teatro-Lezione al Parenti

Tratto dal suo saggio Le ribelli. Storie di donne che hanno sfidato la mafia per amore,

pubblicato per la prima volta nel 2006 e poi aggiornato con vicende recenti (riedito nel 2024), il lavoro che Nando Dalla Chiesa ha presentato ieri sera, nella Sala Grande del Teatro Parenti, ha ricordato figure femminili straordinarie, di fondamentale importanza nella lotta contro il fenomeno mafioso. Una vera, emozionante, “lezione universitaria aperta” – su prenotazione, a ingresso libero – del suo corso di Scienze Politiche, in una forma molto coinvolgente.
In quattro “scene”, partendo da Francesca Serio, madre del sindacalista-contadino Salvatore Carnevale ucciso nel 1955 a Sciara dagli uomini della principessa Notarbartolo, da lei accusati con fermezza ma assolti poi per insufficienza di prove, si è passati a Felicia Impastato, madre di Peppino, fatto assassinare da Tano Badalamenti a Cinisi nel 1978; poi a Michela Buscemi, coraggiosa testimone al maxiprocesso di Palermo (1986-87) voluto dai giudici Falcone e Borsellino, e infine a Lea Garofalo, giunta a Milano da Petilia di Policastro con la figlia Denise, e ammazzata dalla ‘ndrangheta nel 2009 dopo essere caduta nella trappola tesale dall’ex compagno, boss coinvolto nel traffico di droga che lei aveva denunciato. I suoi resti carbonizzati furono ritrovati nel 2012.
Fu Denise a indicare nel padre il mandante dell’omicidio e a cercare giustizia, nonostante le gravissime minacce. E al processo assistettero molte studentesse, in silenzio: durante le udienze si tenevano per mano, come segno di solidarietà e sostegno collettivo, comportamento davvero unico e di grande valore non solo simbolico. Le condanne all’ergastolo dei colpevoli sono state confermate nel 2014.
Frasi, lettere, fotografie, testimonianze sono state lette e commentate dallo stesso Dalla Chiesa e dalla dottoranda in Studi sulla criminalità organizzata Annaclara De Tuglie, con l’accompagnamento musicale del violoncello di Daniela Savoldi e della chitarra (e canto) di Alessandro Sipolo.

Nando Dalla Chiesa ha voluto cancellare un infelice stereotipo, ossia che l’antimafia sia stata sempre costituita da uomini, e che le donne abbiano avuto ruoli poco importanti. Invece le denunce che sono riuscite a spezzare l’omertà e la connivenza sono arrivate molto spesso da madri, sorelle, figlie, che hanno poi pagato prezzi altissimi per il loro coraggio: a volte anche punite con una morte atroce.
Una “quinta scena” – inaspettata – ha dato voce a tre donne coraggiose, di altrettanti continenti ma accomunate dal dolore, dalla sofferenza patita per violenze e lutti, ma anche da una fortissima resilienza: ha parlato per prima la giornalista messicana Marcela Turati, che si occupa da anni delle sparizioni forzate in Messico, ossia delle vittime di sequestri legati soprattutto ai narcotrafficanti, coperti da funzionari corrotti; favorisce e sostiene con fermezza la bùsqueda, la triste ricerca dei desaparecidos da parte dei famigliari, soprattutto le madri, nelle campagne e nelle fosse comuni.
Ha poi preso la parola Sadaf Baghbani, bellissima attrice iraniana trentenne che nel 2022, a Teheran, fu ferita gravemente dalla polizia durante una manifestazione per “Donna Vita Libertà”: porta ancora nel corpo quasi 150 pallini di piombo. Ha affermato che per gli iraniani la mafia, con la sua violenza crudele, la sua repressione dei diritti, la negazione della libertà, è di fatto al governo; solo se si lotterà tutti insieme si riuscirà a vincerla.
Infine, il pubblico ha ascoltato la toccante testimonianza di Margherita Asta, che quarant’anni fa, il 2 aprile 1985, quando aveva solo dieci anni, seppe di aver perso per sempre la madre Barbara Rizzo e i fratellini gemelli Giuseppe e Salvatore, di sei anni. L’auto guidata da Barbara, che stava accompagnando a scuola i figli, era stata sorpassata, in una strada di Pizzolungo, nel trapanese, da quella blindata su cui viaggiava il giudice Carlo Palermo. Proprio in quel momento esplose un’autobomba imbottita di tritolo, collocata da Cosa Nostra per uccidere il magistrato – che stava indagando su una raffineria di eroina vicino ad Alcamo – ma che finì per fare a brandelli i corpi dei bimbi e della loro madre. Palermo e gli uomini della sua scorta, seppur feriti, si salvarono.
Nel 1993 il padre, Nunzio Asta, morì per un attacco cardiaco, e Margherita, appena diciottenne, restò completamente sola. Coraggiosamente, si è dedicata alla lotta contro la mafia partecipando attivamente all’associazione Libera, in provincia di Trapani. È suo l’appello a tutti a non arrendersi mai, a parlare, a condividere i dolori personali e collettivi, a non cedere all’odio, né a desideri di vendetta. La forza e la speranza sono nella solida unione della comunità sana contro l’illegalità, i soprusi, le oppressioni: e questo vale in tutto il mondo e per ciascuno di noi.
Nando Dalla Chiesa, ringraziando Andrée Ruth Shammah – che conosce da decenni – per aver sostenuto e accolto l’iniziativa al Parenti, ha poi “passato le consegne” a due colleghe dell’università: il prossimo anno, pur mantenendo contatti e collegamenti, non sarà più docente del corso di Sociologia della criminalità organizzata, per Scienze Politiche, all’Università degli Studi di Milano. Chi gli subentra continuerà con sicura sensibilità e competenza il suo lavoro, che coinvolge e rende consapevoli molti giovani, come quelli presenti nel numeroso pubblico.
Andree Ruth Shammah,. (Photo by Alessandro Bremec/NurPhoto via Getty Images)
Lunghi applausi commossi e partecipati di tutti, per un’eccellente lezione-teatro di grande valore civico.

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