Hind Rajab era una bimba palestinese di quasi sei anni, nata il 3 maggio 2018: frequentava la scuola materna, nella “classe delle farfalle” dell’istituto “Felicità dell’infanzia” di Gaza. Con lunghi capelli scuri riccioluti, occhi ridenti e profondi, sorrideva, chiacchierava, saltellava, amava il mare e i giochi sulla spiaggia. Una foto la ritrae allegra, serena, tra i fiori, con una coroncina in testa, davanti a una parete rosa; anche la sua maglietta è rosa.

In un’altra istantanea, indossa un giubbottino jeans, ha un’aria scanzonata, con occhiali da sole giganti dalla montatura a forma di margherita. Ma Hind non c’è più dal 29 gennaio 2024. La sua brevissima vita è stata interrotta brutalmente da criminali assassini vestiti da soldati che, nascosti dentro carri armati o dietro muri in rovina, da ormai due anni sparano nelle strade di Gaza e uccidono con ferocia disumana persone disarmate e indifese, senza nessuna pietà, neppure per i bambini. Il corpo della piccola Hind è stato ritrovato quasi due settimane dopo quel lunedì di fine gennaio, all’indomani del ritiro delle truppe israeliane dalla zona, in un’automobile crivellata di colpi, tra i cadaveri degli zii e di tre cuginetti. A breve distanza, un’ambulanza della Mezzaluna Rossa, o meglio quello che ne restava dopo essere stata barbaramente colpita dalla cannonata di un carro armato: i suoi occupanti – entrambi fatti a pezzi – erano due paramedici che cercavano di raggiungere Hind per salvarla.

La bimba, dopo un primo attacco che aveva sterminato i suoi parenti, era riuscita a parlare al telefono con i soccorritori, per più di 70 minuti, mentre questi cercavano di coordinare l’invio di aiuti assicurandosi un corridoio di protezione e aspettando il via libera dalle autorità israeliane. Probabilmente era ferita, e forse è morta dissanguata, o è stata colpita in un secondo spietato attacco all’automobile, successivo a quello all’ambulanza. La sua voce si interruppe alle 19:30, ma è rimasta nelle registrazioni audio degli operatori. Queste costituiscono una spaventosa testimonianza dell’orrore vissuto da Hind, e il film (in arabo, sottotitolato), scritto e diretto dall’ottima regista e sceneggiatrice tunisina Kawthar ibn Haniyya, le incorpora, ricostruendo con un altissimo livello di drammaticità tutta la terribile vicenda.

La regista, inizialmente, non era certa di voler usare la voce vera della bimba nel film, ma poi – come ha affermato in un’intervista – ha sentito, ascoltando gli audio, che era a lei (e a ognuno di noi) che Hind diceva “Salvami, salvami!”. E ha quindi deciso di onorare la sua voce e quella di tutti coloro che come lei non ci sono più, che hanno avuto il suo stesso destino. Una forte e chiara denuncia di quanto sta avvenendo a Gaza, sotto i nostri occhi, ossia un raccapricciante genocidio.

Vincitore del Leone d’argento – Gran premio della giuria alla 82^ Mostra del Cinema di Venezia e candidato come miglior film straniero all’Oscar 2026. Da vedere assolutamente.