mercoledì, Maggio 21, 2025
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LA STRANA COPPIA: ALL’AUDITORIUM DI NOVARA IL DUO PIANOFORTE E ORGANO CON PANTERA ROSA

Due Maestri di prestigio internazionale hanno dato vita ieri, 20 maggio, al secondo concerto previsto dal programma del Festival Pianovara: si tratta di Paolo Oreni, organista e Alessandro Marangoni, pianista, che attualmente insegna al Conservatorio Cantelli di Novara, promotore del Festival. Oreni abbandonato per l’occasione il suo strumento abituale, l’organo elettronico modulare Wanderer, ha suonato sull’organo a canne dell’Auditorium, uno Zanin di circa vent’anni, di ottima fattura. Il Duo pianoforte-organo è un accoppiamento piuttosto raro e al limite della bizzarria. Eppure ha un suo, sia pur esiguo, corpus di opere, di cui alcuni esempi sono stati presentati ieri al pubblico dell’Auditorium del Cantelli. Il concerto aveva inizio con quello che si può considerare uno dei pezzi apicali e più conosciuti della letteratura per questo Duo, il Concerto n.1 in Re minore BWV 1052 di Bach/Busoni per organo e pianoforte. Si tratta di una trascrizione del 1899 di Busoni, da un originale concerto per cembalo di J.S. Bach.

La coppia Oreni-Marangoni ha dato prova, già con questo primo pezzo, di una solidità d’intesa e di una integrazione dei rispettivi strumenti davvero perfette, che, unite ad una tecnica solistica superba, hanno dato come risultato un’esecuzione di grande effetto e di notevole interesse. L’aspetto più caratteristicamente ‘busoniano’, riguarda naturalmente il pianoforte, che Busoni sfrutta in tutte le sue potenzialità concertistiche, rielaborando l’originale partitura clavicembalistica nel segno di un virtuosismo, che Marangoni domina non solo sotto il profilo squisitamente tecnico, ma anche con un tocco di intensa espressività, soprattutto nell’Adagio centrale. In questo l’organo svolge a sua volta una funzione orchestrale nel pieno senso della parola. Il programma di sala, citando una recensione di un giornale tedesco, definisce Paolo Oreni “un miracolo di tecnica, con una precisione fenomenale”: in effetti, la gestione dei registri e della pedaliera, il controllo delle dinamiche e dell’ampia tavolozza timbrica dell’organo, intrecciandosi e fondendosi con i miracoli virtuosistici e l’intensità espressiva del pianoforte di Marangoni hanno fatto di questo iniziale pezzo un gioiello musicale.   Di Charles Marie Widor (1844-1937), organista e compositore, tra gli esponenti di maggior spicco, tra ‘800 e ‘900 della scuola organistica francese, sviluppatasi a partire dal XVII sec., il secondo pezzo in programma: il Duo op.6 n.1. È un pezzo breve, tripartito, in cui sul tappeto sonoro creato dal pianoforte di Marangoni, con una linea melodica ondeggiante su ritmo di danza, Oreni si sbizzarriva a creare i registri organistici più vari e coloriti: una cosina piacevolissima e festosa, suonata con eleganza e finezza. Decisamente maggior impegno esecutivo richiedeva il successivo pezzo dell’impaginato, il Duo op. 8 n.1 Fantasia e fuga di Saint Saens (1858). Si tratta di un pezzo che definire ‘ sontuoso’ non è troppo, scritto con grande attenzione all’equilibrio e alla perfetta integrazione dei due strumenti, quale solo un eccellente pianista ed organista, quale fu Saint Saens, poteva ottenere. Se la Fantasia è un calibratissimo intreccio di arpeggi del pianoforte e di parti accordali dell’organo, con un gioco straordinario di dinamiche e di timbri, mirabilmente interpretato da Marangoni e Oreni, la Fuga, il cui soggetto è introdotto dal pianoforte, è un’autentica fantasmagoria sonora in cui l’intreccio contrappuntistico di soggetti e contrassoggetti, col loro denso sviluppo, evoca un mondo sonoro quasi magico, ove le ottave, gli arpeggi, le scale ascendenti e discendenti del pianoforte dialogano con i più vari registri dell’organo, dilatando il duo a una dimensione sinfonica. Il tutto con un suono pulito, e una gestione delle dinamiche senza pari per precisione e carica espressiva. Di nitida trasparenza e limpida melodiosità l’esecuzione della Pastorale di Alexandre Guilmant (!833-1911), organista francese di una certa fama al suo tempo, oggi noto, pensiamo, solo ad una ristretta cerchia di esperti dello strumento; suonato magistralmente il suggestivo brano dell’organista e compositore francese Jean Langlais  (1907-1991) “Dyptique”,

in due brevi tempi, un Allegro moderato: dialogo misterioso, improntato ad una sonorità cupa e oscura, prevalentemente accordale, tra i due strumenti e un Allegro ove una sorta di scatenato moto perpetuo del pianoforte, dal vago sapore di ‘dance macàbre’, prova ideale per la bravura tecnica di Marangoni, si accompagna al vario gioco dei registri organistici. Eccellente la sensibilità espressiva dei due interpreti. Langlais era famoso come improvvisatore, forse uno degli ultimi cultori di una pratica musicale assai diffusa in un più lontano passato. Ispirandosi a Langlais, anche Oreni ha improvvisato su temi indicati dal pubblico, scatenandosi in un vortice sonoro di straordinario virtuosismo, componendo lì per lì, dai temi indicati dal pubblico, cinque in tutto, un Preludio, Toccata e Fuga da lasciare a bocca aperta per lo sbalordimento. Semplicemente spettacolare! Altrettanto spettacolare il fuori programma offerto ad un pubblico tripudiante da Marangoni e Oreni: un’altra improvvisazione strepitosa sul tema…della ‘Pantera rosa’.  Il Cantelli di Novara ha offerto al suo pubblico l’opportunità per accostarsi ad un mondo musicale di notevole interesse e a due solisti di grande bravura, confermandosi ormai come il miglior Conservatorio del Piemonte, dopo il Verdi di Torino, naturalmente.

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