Katia e Marielle Labèque in Auditorium dirette da Emmanuel Tjeknavorian

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L’impaginato scelto dai protagonisti del concerto sinfonico di ieri in Auditorium, diretto da Emmanuel Tjeknavorian, ha trovato il suo fulcro nel brano centrale di Philip Glass (n. 1937), interpretato dalle due sorelle Katia e Marielle Labèque in Auditorium dirette da Tjeknavorian, impegnate da alcuni decenni in una ricerca musicale in cui il repertorio novecentesco e contemporaneo ha un ruolo essenziale. La scelta del loro intervento è caduta sul compositore statunitense, figura legata al minimalismo americano e tra i suoi più prolifici fautori, con un linguaggio sempre riconoscibile e in costante perfezionamento. Il Doppio Concerto per due pianoforti e orchestra (2014-2015) era incastonato tra il breve e introduttivo Ludwig van Beethoven (1770-1827) con l’Ouverture Le creature di Prometeo op. 43 (1801), e la celebre Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98 (1884-1885) di Johannes Brahms (1833-1897).
Si trattava dunque di un contrasto netto tra i lavori importantissimi di due geni del repertorio classico-romantico e un brano recente, interessante e piacevole, ben costruito, che ha riscosso un successo sorprendente. Glass, anche in questa composizione articolata in tre movimenti (senza indicazione di tempo), impiega le sue strategie tipiche del minimalismo: una ripetizione tematica insistita, con variazioni sottili e articolate in un contesto armonico e ritmico in continuo mutamento. La linearità dei temi, pur entro una struttura stratificata e complessa, ha saputo coinvolgere il pubblico. Katia e Marielle Labèque, forti della loro lunga esperienza in questo repertorio, hanno mostrato un’ottima intesa reciproca e con l’orchestra, ben coordinata dal direttore. Molto apprezzato anche il bis concesso per due pianoforti, ancora di Glass — da Four Movements (2018) la parte finale.
L’Ouverture iniziale ha trovato un contrappeso più corposo nella Sinfonia n. 4 di Brahms, capolavoro in quattro classici movimenti, resa con ottima coesione e brillantezza dall’Orchestra Sinfonica di Milano. La direzione di Tjeknavorian, estroversa e comunicativa, sostenuta da una gestualità precisa, ha raggiunto nei momenti più concitati un alto calore espressivo. Un successo meritatissimo, che certamente si ripeterà nella replica domenicale.