martedì, Maggio 20, 2025
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Il Violino di Enescu incanta Sala Verdi: un viaggio tra Tartini, Brahms ed Enescu


Il celebre “Violino Cattedrale” di Guarneri del Gesù, appartenuto a George Enescu, è stato protagonista di una serata di raro fascino organizzata da Serate Musicali. Un concerto in cui tradizione e invenzione si sono fuse in un programma capace di esaltare la voce profonda e carismatica dello strumento. Tre sonate, tre mondi sonori a confronto, per una narrazione musicale che ha saputo unire tecnica impeccabile e intensa partecipazione emotiva.
Ha aperto il concerto la Sonata in sol minore «Il Trillo del Diavolo» di Giuseppe Tartini, brano intriso di leggenda e mistero. Il celebre trillo ha risuonato con nitidezza e teatralità, tra le pieghe di un linguaggio barocco che si fa narrazione visionaria. A interpretare questo e gli altri brani, un ottimo duo violino-pianoforte. Il violinista rumeno Gabriel Croitoru, poco conosciuto in Italia, è invece un virtuoso di primissimo livello: vincitore nel 1991 di due importanti concorsi internazionali, l’Henryk Wieniawski di Lubiana e il Pablo Sarasate in Spagna; ha ottenuto anche un terzo premio al Paganini di Genova.
Già dal primo brano, l’interprete ha saputo restituire con grande equilibrio la tensione drammatica dell’Allegro centrale e la dolente liricità dell’Andante conclusivo, con un controllo espressivo che ha valorizzato la ricchezza timbrica di un violino straordinario per bellezza e potenza sonora.
Il secondo momento della serata è stato affidato alla Sonata n. 2 in la maggiore op. 100 di Johannes Brahms, pagina intima e riflessiva, spesso considerata la più “cantabile” tra le sue opere cameristiche. L’Allegro amabile, l’Andante tranquillo e l’Allegretto grazioso hanno trovato brillantezza e incisività nei colori violinistici.
Infine, la Sonata n. 3 op. 25 “Dans le caractère populaire roumain” di George Enescu ha rappresentato certamente il culmine espressivo della serata. È qui che lo strumento del compositore ha trovato la sua piena voce: un suono avvolgente, ruvido quando necessario, intonatissimo anche negli armonici, sempre carico di una vibrante autenticità.
Notevole e ben definita, nella splendida fusione con l’eccellente violino, la parte pianistica di Mihai Ungureanu, strumentista rumeno che in questa seconda parte del concerto, insieme ai numerosi bis, ha trovato la sua dimensione ideale nel territorio più “folcloristico”. Il Moderato malinconico della sonata ha introdotto un’atmosfera sospesa, che nel corso del secondo movimento si è fatta onirica, quasi arcana. Nel finale, Allegro con brio, il virtuosismo si è coniugato a una libertà ritmica e timbrica che ha entusiasmato il pubblico — purtroppo non numeroso — portando a un’esecuzione travolgente, densa di colore e di spirito popolare. Un brano dal carattere improvvisatorio, reso in modo eccellente, che ha ancora una volta rivelato un compositore celebre in Romania, che meriterebbe di essere più eseguito nelle sale da concerto italiane.
Il “Violino Cattedrale” non è solo un pezzo da museo: nelle mani giuste, è ancora oggi una voce che commuove e incanta. Tre splendidi bis offerti al fortunato pubblico presente: due brani di Fritz Kreisler, La gitana e La bambola che danza, con un violino di incredibile melodicità, e una profonda ed appassionata Méditation dal Thaïs di Massenet. Un concerto da ricordare a lungo.
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