Il concerto ascoltato ieri sera, organizzato dalla Società dei Concerti e denominato Winners, ha avuto come protagoniste le vincitrici delle prime due edizioni del Concorso Internazionale dedicato ad Antonio Mormone, storico fondatore della nota società concertistica milanese.
La pianista Ying Li, vincitrice nel 2021, e la violinista olandese Hawijch Elders, vincitrice dell’edizione successiva, hanno suonato insieme ai Solisti Aquilani. L’ottima formazione cameristica d’archi, guidata dal primo violino e Konzertmeister Daniele Orlando, ha introdotto la serata con tre lavori.
Il primo, della giovane compositrice Agatha Bocedi, classe 2000, è una commissione della Società dei Concerti. Gea, breve composizione per orchestra d’archi, ha aperto il programma con un linguaggio tonale e immediato, dove le linee melodiche più riflessive si posano su interventi solistici degli archi, non solo del primo violino. Una musica eterea e meditata, interpretata con grande cura dai Solisti Aquilani. Calorosissimi gli applausi, rivolti anche alla compositrice presente in sala.
È seguito un lavoro non frequente nei programmi, la St. Paul’s Suite in do maggiore op. 29 n. 2 di Gustav Theodor Holst (1874–1934). Conosciuto soprattutto per I Pianeti, Holst quì rivela il suo lato più folcloristico in quattro movimenti per archi dalla scrittura melodica e armonica semplice ma estremamente efficace, radicata nel più antico folclore inglese. La compagine cameristica ne ha restituito con precisione e sensibilità l’immediatezza. Il salto di qualità sul piano compositivo è arrivato con la Kammersymphonie in do minore op. 110a di Dmitrij Šostakovič, trascrizione per orchestra d’archi di Rudolf Barshai del celebre Ottetto, originariamente Quartetto n. 8 op. 110. La versione del 1960, altrettanto celebre, porta con sé la memoria dei bombardamenti di Dresda del 1945. Il carattere tragico e devastante della partitura è stato reso con grande intensità dai Solisti Aquilani, salutati da applausi convinti e anche da riconoscimenti individuali.
Dopo l’intervallo sono entrate le due protagoniste per il corposo Concerto per violino, pianoforte e orchestra d’archi in re minore di Felix Mendelssohn, un lavoro in tre movimenti in cui la presenza dei due solisti tende talvolta ad allontanare l’attenzione dall’orchestra, pur dotata di un ruolo ben definito e funzionale.
Composto nel 1823 da un Mendelssohn quattordicenne, il concerto rivela la precocità straordinaria del musicista, non distante da quella mozartiana, e la felice invenzione di un brano fresco, brillante e piacevolissimo, che valorizza entrambi gli strumenti in un dialogo serrato e coinvolgente.La resa delle due interpreti è stata di altissimo livello: la brillantezza virtuosistica di Ying Li ha trovato nel colore intenso e luminoso del violino della Elders il compagno ideale. Un’intesa perfetta, con momenti all’unisono di grande energia nei due Allegro laterali, e un Adagio centrale particolarmente riuscito. Gli applausi sono stati calorosi e hanno portato a due coinvolgenti bis per violino e pianoforte: il Tamburino cinese di Kreisler eseguito con maestria discorsiva dalla Elders, e il celebre Adagio cantabile di Čajkovskij, restituito con notevole intensità espressiva. Meritatissimi i consensi finali.