Fino al 15 febbraio 2026 si potranno ammirare, al Museo Diocesano di Milano, le splendide fotografie in bianco e nero del friulano Elio Ciol, classe 1929, esposte nella mostra Elio Ciol. Sguardi e silenzi.

Il paesaggio naturale e umano del Friuli è il soggetto privilegiato soprattutto agli inizi della sua carriera, che dura da più di settantacinque anni.

In undici sezioni, il percorso espositivo spazia dalle fotografie del periodo del Neorealismo (“Il tempo della vita”), in cui l’attenzione di Ciol è mirata all’infanzia, alla vecchiaia, al mondo contadino, alla vita quotidiana, fino a paesaggi e persone incontrate nella sua lunga esistenza (“Il tempo delle amicizie”), da don Giussani a padre Turoldo, dal pittore William Congdom a Pier Paolo Pasolini, la cui famiglia, da parte di madre, era originaria di Casarsa, paese natale di Ciol.


“Il tempo della crescita” raccoglie fotografie di bimbi e adolescenti, colti nelle fasi di un gioco o di un raduno, in vicoli di paesi o in mezzo ai prati, e ancora in quartieri periferici di città. Gli scatti risalgono per lo più agli anni ‘50 e ‘60.


Una sezione (“Il tempo del dolore”) è dedicata al disastro del Vajont (1963), con immagini dei soccorritori tra il fango e i detriti, dei sopravvissuti ripresi con pudore di schiena o in lontananza, delle croci bianche sopra le sepolture improvvisate. Furono quasi 2000 le vittime, e la pietas di Ciol emerge da ogni inquadratura.

Un’altra sezione comprende fotografie di Assisi, della sua basilica e della sua rocca, dove la scelta sapiente dei momenti in cui luci e ombre si intrecciano a nebbie e nubi rende con grande efficacia un senso di profonda spiritualità, che permea tutti i lavori di Ciol. Alcune fotografie richiamano quadri di pittori simbolisti, altre ricordano soggetti di Fattori e di De Chirico.

Già a sedici anni Ciol, nel laboratorio fotografico del padre, si cimentava con pellicole all’infrarosso e filtri che gli consentivano di accentuare i contrasti delle immagini; e le sperimentazioni lo portarono a un linguaggio assolutamente originale.



Scrive Ciol: A 96 anni mi trovo a constatare che nella mia attività di fotografo ho ricevuto una notevole quantità di doni, di realtà che si sono presentate ai miei occhi e che fortunatamente, grazie al mio mestiere, ho potuto fissare in immagini per conservare nel tempo la bellezza e l’armonia che mi si sono palesate davanti.

E dunque, come si legge in un testo illustrativo, il fotografo è un pescatore di perle nascoste nelle conchiglie del tempo.

Mostra da non perdere.



