DUSE di Pietro Marcello

0
84

È nelle sale il film “Duse”, per la regia di Pietro Marcello, dedicato alla divina Eleonora Duse (1858 – 1924) colta negli ultimi anni della sua vita. Affascinante, considerata la più grande attrice teatrale di tutti i tempi per la capacità di recitare con incredibile naturalezza, ammaliava gli spettatori e sapeva creare sul palcoscenico, con la sua bellissima voce e la gestualità delicata e quasi ipnotica, un’atmosfera unica.

Recitava sempre in italiano, ed ebbe enorme successo in tutta Europa, negli Stati Uniti, in Sudamerica. Rinunciò al palcoscenico nel 1909, ritornandovi però nel 1921, sia per problemi economici che per dedicarsi a un teatro rinnovato, ricco di energie, simbolo di una ripresa e di un riscatto umano e culturale dopo gli orrori della Prima Guerra Mondiale.

Il film è “attraversato” costantemente da un treno pieno di fiori, con un sarcofago su un vagone, omaggiato da folle commosse lungo il percorso: gli spezzoni documentaristici mostrano il convoglio che, partito da Aquileia il 29 ottobre 1921, portava a Roma la salma del Milite Ignoto, ossia i resti di un soldato senza nome scelto tra undici caduti sul fronte italiano, tutti non identificati. Giunse a Roma Termini il 2 novembre, e il 4 novembre, terzo anniversario dalla fine della guerra, la salma fu traslata al Vittoriano, con un lunghissimo corteo e in presenza del re Vittorio Emanuele III, della famiglia reale, di tutte le massime autorità civili e militari.

L’evento, altamente simbolico e di enorme importanza per l’epoca, è stato scelto dal regista come trait d’union delle diverse scene del film, che vedono la Duse muoversi, all’inizio, in cruenti scenari bellici (visitò in effetti il fronte più volte, recandosi negli ospedali da campo e portando sostegno ai soldati), e poi, nell’immediato dopoguerra, riprendere a calcare la scena con un lavoro di Ibsen (La donna del mare). Segue la scelta del testo di un dilettante, da lei chiamato con affetto Giacomino, tale Giacomo Rossetti Dubois (personaggio di fantasia), ossia Ecuba delle trincee (opera inesistente), che si rivela un fiasco clamoroso.

In tutte le vicende narrate– per lo più veritiere e coerenti con la biografia della Duse – il regista sottolinea il rapporto difficile con la figlia Enrichetta (sposata a un inglese), che l’attrice ebbe nel 1882 dall’infelice matrimonio con l’attore Tebaldo Marchetti. Ambigua resta la presenza incombente di una dama di compagnia, Désirée von Wertheimstein: ex compagna di scuola di Enrichetta, restò accanto alla Duse per vent’anni, fino alla sua morte. Il regista la espone in numerosi primi piani, forse eccessivi per il suo ruolo.

Emergono anche figure come Ermete Zacconi (1857 – 1948), che aveva recitato con la Duse nel 1899 e l’aiutò nel suo rientro a teatro, nel 1922, e la grande Sarah Bernhardt, francese, (1844- 1923) sua storica rivale, che nel film compare come spettatrice: è zoppicante, avendo subìto nel 1915 l’amputazione di una gamba per tubercolosi ossea. Rimprovera alla Duse di non considerare i grandi cambiamenti avvenuti dopo la guerra. Non poteva certo mancare Gabriele D’Annunzio (1863 – 1938), con cui Eleonora ebbe una relazione sentimentale e intellettuale, tanto importante quanto difficile, che, iniziata nel 1894, s’interruppe dieci anni dopo.

Nel film, D’Annunzio discute anche di politica (si è all’inizio del Ventennio fascista) e biasima la Duse per aver incontrato Mussolini, credendo alle sue promesse, senza riconoscere in lui un vero attore…Tra un colpo di tosse e l’altro dovuti alla tubercolosi, data per moribonda e poi quasi miracolosamente “resuscitata”, la protagonista mostra continuamente momenti di euforia alternati ad altri di sconforto; alla fine, l’ennesimo contrasto con Enrichetta, causato da un suo comportamento improvvisamente alterato nei confronti dei due nipotini, la porta ad allontanarsi, insieme all’onnipresente Desirée. Il film dunque non si conclude in modo scontato, con la morte della divina (morì a Pittsburgh, in una camera d’albergo): si lascia volutamente lo spettatore un po’ interdetto.

Valeria Bruni Tedeschi, per quanto bravissima e in grado di dare un’ottima interpretazione del personaggio della Duse, non riesce tuttavia ad uscire da modalità espressive e recitative già viste in film precedenti (in particolare ne L’arte della gioia) e diventate quindi un po’ ripetitive: inoltre gli occhi azzurri, anche se davvero splendidi, non ricordano per nulla quelli castani, vellutati e profondi, della divina. Nel cast, emergono Noémie Merlant, un’Enrichetta credibile e infelice, Fanni Wrochna (Désirée), di poche parole ed enigmatica, Fausto Russo Alesi (Gabriele D’Annunzio), Mimmo Borrelli (Ermete Zacconi), Vincenzo Pirrotta (Benito Mussolini), Vincenzo Nemolato (Memo Benassi), Edoardo Sorgente (Giacomo Rossetti Dubois), Noémie Lvovsky (Sarah Bernhardt). In un cameo, compare un irriconoscibile Giordano Bruno Guerri nella parte dell’attendente di D’Annunzio.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui