Due numeri cinque per Beethoven con Federico Colli in luce nell’“Imperatore”

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Serata interamente beethoveniana per la NWD Philharmonie, guidata da Jonathan Bloxham, con Federico Colli (1988) come solista nel Concerto n. 5 in mi bemolle maggiore op. 73 Imperatore” (1809).

Un programma per la Società dei Concerti emblematico già dal titolo, “Gimme Five”, che accostava il capolavoro concertante e la celebre Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 (1808): due volti di un Beethoven (1770-1827) eroico e febbrile, entrambi affidati alla sensibilità di interpreti giovani ma ormai affermati. Colli ha offerto una lettura limpida e concentrata, di notevole eleganza. Il suo Beethoven evita ogni compiacimento virtuosistico, preferendo una visione chiara, quasi classica, dove l’energia nasce dal controllo e dalla tensione interna del discorso. Il pianista bresciano ha saputo fondere un suono luminoso e dettagliato con un fraseggio duttile, capace di restituire tanto la solennità dei grandi accordi iniziali quanto la delicatezza dei passaggi più lirici.
L’intesa con Bloxham (1987) è apparsa adeguata: il direttore inglese ha accompagnato con gesto elastico e preciso, mantenendo la compagine orchestrale tersa e reattiva, senza mai coprire il solista ma anzi dialogando con lui con sensibilità spesso cameristica. Applausi generosi hanno accolto Colli, che ha risposto con due bis di grande finezza, entrambi dedicati a J.S.Bach (1685-1750): prima la celebre Aria sulla quarta corda nella trascrizione di Siloti (1863-1945), cantata con un tocco morbido e di profonda introspezione; poi ancora Bach, in una virtuosistica Badinerie, che ha conquistato il numeroso pubblico intervenuto in Sala Verdi.
Dopo l’intervallo, Bloxham ha guidato la Sinfonia n. 5 (1808) con gesto sicuro, piuttosto spedito, ma complessivamente di buon equilibrio. La sua è stata una lettura lucida, restituita dalla compagine orchestrale con sicurezza nelle dinamiche calibrate e con ritmo interno appariscente. Un concerto ben costruito, che ha confermato la maturità di Colli e la crescita della NWD Philharmonie sotto la direzione attenta e musicale di Jonathan Bloxham. Ottimo il bis orchestrale con il Finale. Vivace della Sinfonia n. 101 “L’Orologio” (1794) di Joseph Haydn (1732-1809).