Daniele Gatti e la Sächsische Staatskapelle Dresden alla Scala per la Quinta di Mahler

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Un successo straordinario quello ottenuto alla Scala dalla Sächsische Staatskapelle Dresden diretta da Daniele Gatti. La Sinfonia n. 5 in do diesis minore di Gustav Mahler, forse la più celebre tra le pagine orchestrali del compositore austriaco, è stata preceduta dal breve ma intenso Requiem per archi di Tōru Takemitsu, composto nel 1957 in età giovanile e subito accolto con ammirazione da Igor Stravinskij, che ne sottolineò la qualità inventiva dopo averlo ascoltato in Giappone.
Nell’esecuzione di Gatti, i fili sonori degli archi hanno messo in risalto la limpidezza e la profondità della scrittura, introducendo con rara suggestione l’imponente universo sonoro. Subito dopo, il celebre e fragoroso attacco della Quinta, Gatti ha spalancato le porte a una lettura di grande respiro, in cui i colori delle sezioni orchestrali — dagli ottoni squillanti ai legni, dalle percussioni agli archi — si sono rivelati con precisione e chiarezza straordinarie. Particolarmente memorabile l’Adagietto, reso con una progressione lenta e calibrata che ha messo in luce le sfumature timbriche più sottili, restituendo tutta la trasparenza e l’intensità poetica di questa pagina tanto celebre. L’interpretazione ha poi trovato il suo compimento nel Rondò-Finale. Allegro, dove i motivi iniziali riaffiorano per intrecciarsi fino alla conclusione travolgente e luminosa. Applausi interminabili hanno sigillato la serata, con un pubblico entusiasta che gremiva il Teatro alla Scala. Una serata da ricordare a lungo.

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