Settimanale fondato nel 2002
w/p>
k
k
F
<
|
ARCHIVIO MUSICA 2012
DICEMBRE La pianista Martyna Jatkauskaite per la Società dei Concerti E' una brava pianista la lituana Martyna Jatkauskaite, interprete ascoltata ieri sera in Conservatorio per la Società dei Concerti. Un programma difficile e virtuosistico comprendeva musiche di Prokof'ev, Rachmaninov, Debussy e Schubert. La giovane solista ha certamente eccellenti abilità tecniche e una sicurezza interpretativa evidente. In Prokof'ev con i cinque brani di Sarcasmes op.17 e la più eseguita Sonata n.7 op.83 ha maggiormente evidenziato le sue qualità musicali e la sua particolare vicinanza con la scuola novecentesca russa. Il celebre Precipitato conclusivo della sonata è stato forse il punto di forza del ricco concerto. Ottimo il brano di Debussy con Reflets dans l'eau da Images e soddisfacente l'esecuzione della Sonata n.2 op.36 di Rachmaninov anche se le timbriche e le dinamiche dei differenti piani sonori venivano a volte nebulizzate da un eccessivo uso del pedale di risonanza. Schubert, con gli Improvvisi n.3 e n.4 dall' op.142, ha mostrato il lato più melodico dell'interprete con colori luminosi ed espressivi nell'enunciazione dei temi. Rimane qualche incertezza sull'unità stilistica complessiva. Successo di pubblico ed eccellente il bis concesso con una Sonata di Scarlatti. Ricordiamo l'appuntamento di domani 21 dicembre sempre in Sala Verdi per la Società dei Concerti con Uto Ughi e i Filarmonici di Roma. Da non perdere. Per informazioni WWW.Soconcerti.it 20-12-2012 Cesare Guzzardella La Wuerttembergische Philarmonie Reutlingen al Coccia di Novara Il compito di concludere la stagione sinfonica 2012 di Novara è toccato ieri sera 19 dicembre, al Teatro Coccia, ad una collaudata formazione orchestrale tedesca, la Wuerttembergische Philarmonie Reutlingen, nata nell’ormai lontano 1945 e considerata oggi tra le più autorevoli formazioni musicali in Germania. A dirigerla nell’occasione è stato chiamato un giovane direttore, italiano di nascita e formazione, ma ormai da anni residente e attivo in Germania, dove si è fatto apprezzare sul podio di numerose e prestigiose orchestre: parliamo di Francesco Angelico, allievo del compianto Maestro ticinese Giorgio Bernasconi. Al Coccia Angelico e la Reutlingen hanno proposto due monumenti del sinfonismo ottocentesco: la Sinfonia n.7 in re min. op. 70 di Dvorak e la Sinfonia n.4 in fa min. op.36 di Ciajkovskij. Notiamo di passaggio che gli appassionati novaresi hanno avuto occasione di ascoltare la settimana scorsa la sesta sinfonia di Dvorak, potendo così cogliere in tutta la sua evidenza lo spettacolare progresso della tecnica compositiva del musicista boemo, in pochi anni, specie nell’ispirazione dei singoli temi e nella conduzione degli sviluppi: da una prova ancora molto acerba e poco appagante per l’ascoltatore (la sesta) a un gioiello di melodismo e di struttura (la settima). L’esecuzione di entrambe le opere ascoltata ieri al Coccia è stata decisamente di ottimo livello. Angelico ha sfruttato al meglio le solide risorse professionali della Reutlingen dando risalto adeguato ai colori timbrici di cui entrambe le partiture sono ricche, con cura sottile del dettaglio: citiamo solo ad esempio, uno dei passaggi più delicati ed esteticamente validi dell’intero impaginato, l’attacco del Poco Adagio della settima di Dvorak: Angelico ha fatto suonare i legni in un tempo leggermente più lento del consueto, con un suono dolcemente velato, trasformando la forma di corale in una sorta di struggente preghiera, per scioglierla poi nel meraviglioso cromatismo del successivo passaggio ai violini, anche questo smorzato in un’aura di sottile mistero: abbiamo sentito di rado un Dvorak così bello, poco epico, molto lirico! Ottimo Angelico anche nella lettura della quarta cjaikovskijana, proposta in tutta la gamma dei suoi livelli espressivi, ciascuno nel suo esatto rilievo ritmico e timbrico, dal più tragico pathos alla canzonetta triviale. In questa esecuzione, tuttavia, hanno lasciato talora a desiderare gli ottoni (il che è piuttosto strano per un’orchestra tedesca!): nell’assolo della tuba che precede la veloce coda finale del tempo conclusivo si è distintamente udita una stecca da brivido…Perdoniamo comunque volentieri qualche umano errore a una formazione di professionisti seri e generosi, che ha offerto ai numerosi novaresi presenti una serata di ottima musica. 20 dicembre Bruno Busca San Silvestro
a Vercelli con la Camerata Ducale e il
soprano Fadime Deniz Uyar 20 dicembre dalla redazione Un raffinato Louis Lortie per le Serate Musicali Il pianista canadese Louis Lortie torna tutti gli anni in Conservatorio per le Serate Musicali. Questa volta ha voluto dedicare il concerto pianistico a Chopin e a Liszt impaginando un bellissimo programma nel quale si alternavano alcuni tra i più noti Notturni e le più note Ballate di Chopin, unitamente a tre rari Studi introduttivi, ad altrettanto noti brani lisztiani da Wagner e Mozart. Chopin è forse il musicista più eseguito dai dilettanti e dai professionisti del pianoforte, e anche il più difficile da interpretare in quanto facilmente lo si banalizza rendendolo poco poetico. Pochissimi sanno entrare nello spirito del grande polacco con il giusto tocco, l'equilibrato e nitido fraseggio e il giusto rapporto tra i contrastati piani sonori. Pochi sono stati i grandissimi interpreti. Molti invece sono ottimi interpreti ed alcuni di questi con momenti di spessore artistico di alto livello. Tra questi ultimi Lortie rappresenta l'esecutore che pur non evidenziando una timbrica polacca, trova momenti di raffinata poesia soprattutto quando lo spartito segna maggiormente la linea melodica e quando la sovrapposizione dei piani sonori è delicata e non voluminosa. Modalità interpretative eleganti sono emerse nei notturni e nelle ballate con una timbrica calda ben espressa dal pianoforte Fazioli. Energici e più virtuosistici i brani di Liszt , rivisitazioni di Wagner dal Tristano e Isotta e dal Tannhauser e di Mozart con le Reminiscenze dal Don Giovanni. Tre i bis concessi con un ottimo Mozart e due Studi di Chopin. Lunghi applausi in una Sala Verdi con non pochi posti liberi. 17 dicembre 2012 Cesare Guzzardella L' Orchestra Filarmonica Janacek al Coccia di Novara Il concerto in programma al Teatro Coccia di Novara, il 13 dicembre, per la stagione sinfonica 2012, ha visto protagonisti la boema Orchestra Filarmonica Janacek di Ostrava, diretta dall’americano, ma ucraino d’origine, Theodore Kuchar e il pianista italiano Vittorio Bresciani. Rigorosamente mitteleuropeo, sull’asse Vienna-Praga, l’impaginato: l’Incompiuta di Schubert, la parafrasi lisztiana per pianoforte e orchestra della Wanderer Fantasie di Schubert e, nel secondo tempo, la Sinfonia n.6 in re maggiore di Dvorak. La Janacek è attualmente considerata, per valore e fama, la seconda compagine orchestrale della repubblica ceca, dopo la gloriosa Filarmonica di Praga, e ieri a Novara, di fronte ad un pubblico accorso numeroso e interessato, non ha deluso le aspettative. La Janacek è apparsa custode fedele di una tecnica interpretativa e di un suono che diremmo tipicamente boemi: una tessitura timbrica capace di valorizzare le mezze tinte, le più vellutate ed elegiache sfumature della partitura (indimenticabile, nell’esecuzione degli interpreti di Ostrava, il secondo tema dell’Allegro moderato dell’Incompiuta, reso con una sognante tenerezza di straordinaria intensità ) e al tempo stesso dotata di un’inconfondibile anima slava, nella brillante, quasi sensuale energia con cui dà vita a certe pagine di travolgente sonorità, come lo Scherzo della Sesta di Dvorak, in ritmo di folklorica danza furiant. Ottima la direzione di Kuchar, che ha tenuto perfettamente compatta l’orchestra nelle varie linee strumentali e ha staccato i tempi con sapienza, con una cura meticolosa del dettaglio sonoro. Il nostro giudizio sull’esecuzione della Wanderer di Schubert-Liszt è inevitabilmente condizionato dalla diffidenza che da sempre nutriamo per questa composizione, in cui, a nostro opinabile parere, la trascrizione non aggiunge nulla alla partitura originale per solo pianoforte, ma anzi distrugge quelle meravigliose sfumature che il tocco di grandissimi interpreti, come Pollini, ha saputo esprimerne. Bresciani ha eseguito il brano in chiave coerentemente lisztiana, portando in primo piano il virtuosismo della partitura, con un suono peraltro piuttosto freddo e piatto e non sempre in perfetta sintonia con l’orchestra, forse a causa di prove un po’ frettolose (pratica oggi, ahimé, sempre più diffusa). Il caldo applauso degli appassionati ha meritatamente congedato un’orchestra che, ne siamo certi, sarà a lungo ricordata a Novara come una delle migliori ascoltate negli ultimi tempi. 15 dicembre Bruno Busca
Il pianista Alexander Gavriliuk e il direttore Vladimir
Fedoseyev per la
Società
dei Concerti
Il pianista Alexander Gavriliuk e il direttore
d’orchestra Vladimir Fedoseyev, unitamente alla
Stuttgarter Philharmoniker, hanno tenuto un
concerto in Conservatorio particolarmente
interessante in una riuscita serata organizzata
dalla
Società
dei Concerti. Il celebre
Concerto
n.3 in re min. op.30 per pf. e orch. di S.
Rachmaninov ha occupato la prima parte del
corposo impaginato che comprendeva anche brani
orchestrali di Dukas, La Péri, e di Ravel, il
Bolero. Il lungo brano del russo,
particolarmente impegnativo per via del
virtuosismo trascendentale richiesto al pianista
in un contesto melodico di apparente facilità,
ha trovato un eccellente Gavriliuk dotato sia di
tecnica trascendentale che di adeguate e
profonde qualità espressive. La sicurezza del
giovane interprete, il sapiente dosaggio delle
dinamiche e la chiarezza espressiva, sia
melodica che armonica, hanno avuto ottime
sinergie nei colori orchestrali dell’orchestra
di Stoccarda e nella direzione di Fedoseyev.
Gavriliuk, vincitore in passato di un importante
Concorso Internazionale “A.Rubinstein”, non è
molto noto in Italia ma per le qualità
dimostrate auspichiamo di ascoltarlo in futuro
in un concerto solistico. Bellissimi i due bis
con un brano ancora di Rachmaninov e un
virtuosistico
Volo del calabrone di Korsakov nell’arrangiamento di Cziffra. Di
elevata interpretazione i brani successivi con
un applauditissimo Bolero. Ricordiamo i prossimi
concerti della Società dei Concerti: il 19
dicembre la pianista Martyna Jatkauskaite e il
21 dicembre il Concerto di Natale con il
violinista Uto Ughi e i Filarmonici di Roma.
14 dicembre Cesare
Guzzardella
Prossimamente a Vercelli
l’Orchestra Filarmonica Janacek
Grande chiusura della Stagione 2012 della Società del Quartetto di
Vercelli per il Concerto di Natale con
l’Orchestra Filarmonica Janacek, domenica 16
dicembre al Teatro Civico di Vercelli, ore 21.
La compagine ceca, composta da più di 70
professori d’orchestra, sarà diretta dal Maestro
Tomas Brauner e con Alexei Lebedev nella parte
del pianoforte solista. In breve tempo, dalla
sua nascita nel 1954, l’Orchestra Filarmonica
Janacek, che quest’anno ha inaugurato il
Festival di Bergamo e Brescia, è divenuta tra le
più importanti orchestre sinfoniche ceche e una
delle più significative realtà musicali europee.
Dal 1958, quando ha tenuto il suo primo tour
internazionale, ha più volte visitato quasi
tutta l'Europa, gli Stati Uniti, il Giappone, la
Sud Corea, Taiwan e l'Australia. Biglietti in
prevendita presso la Società del Quartetto. Tel
0161. 255. 575. Prezzi da 6 a 25 euro.
10
dicembre
la redazione
Enrico Pace e la Camerata
Ducale a Vercelli L’orchestra inizia a suonare
da sola, mentre
dal buio della platea s’ode la grave
melodia di un violino che s’avanza verso il
palcoscenico: è il direttore dell’orchestra, che
lento e solenne, , sempre suonando, sale sul
podio…E’ questo, inusuale e suggestivo, l’inizio
del concerto che la XV stagione concertistica
della Camerata Ducale ha offerto ieri, sabato 1
dicembre, al pubblico musicofilo di Vercelli
che,
come
sempre, è accorso numeroso e fedele al nuovo
appuntamento con la ‘sua’ orchestra, per
l’occasione piena di volti nuovi.. E
l’appuntamento era davvero di quelli da non
perdere, consacrato alle vette del classicismo
viennese: in ordine di esecuzione Haydn (Ouverture
in Re magg.), Beethoven ( Concerto per
pianoforte e orchestra n.5 in Mi bem. magg.
Imperatore), Mozart ( Sinfonia n. 38 in
Re magg. Praga), Pianista ospite, per il
capolavoro beethoveniano, Enrico Pace. E’
davvero con gioia che abbiamo riascoltato questo
maestro italiano della tastiera, che da sempre
apprezziamo non solo per le sue solide virtù
tecniche, ma anche per la sua sottile ed
elegante duttilità interpretativa, con cui
riesce a dare voce sempre persuasiva e
coinvolgente ai più diversi mondi musicali,
specie della grande stagione classico-romantica.
L’Imperatore di Pace è un concerto in cui
le eccellenti capacità virtuosistiche del
pianista sono sempre al servizio di una resa
interpretativa
che indaga la profondità della pagina. :I
momenti più ‘marziali’, da musica di
‘battaglia’, sono proposti con un tocco che non
ha nulla di esteriormente trionfalistico, ma
suonano gravi, nella loro giusta funzione di
contrappeso timbrico e agogico alle zone più
liriche e sfumate, interpretate da Pace con resa
a nostro avviso perfetta dei piani sonori e dei
tempi. Buono in genere il dialogo con
l’orchestra, particolarmente intenso in questo
capolavoro del Maestro di Bonn, anche se, in
qualche passaggio, non tutti i settori della
Camerata sono entrati coi tempi giusti. Di alta
qualità, come sempre, l’interpretazione che la
Camerata Ducale ha proposto degli altri due
brani in programma. Dell’Ouverture
haydniana, strutturata come un primo tempo di
sinfonia, con una forma sonata preceduta da
un’introduzione in tempo lento, abbiamo
apprezzato in particolare la vivacità
trascinante della seconda sezione, eseguita al
meglio, nel rilievo, ben dosato dalla sapiente
bacchetta di Guido Rimonda, dei raffinati
intarsi motivici che compongono la tessitura del
pezzo. Nella Praga, di ottima qualità esecutiva
in generale, la Camerata ha dato il
meglio nel Rondò
finale,
dando perfetta realizzazione musicale
sia alla
trascinante rapidità dell’impulso ritmico
di fondo, col ritorno incalzante della figura di
quattro note della testa del primo tema, sia
all’incantevole disegno melodico, che, pur nel
vortice di un ritmo non meno rapido,
caratterizza il
secondo tema.Un lungo e grato applauso,
strameritato, ha salutato la conclusione di
questa bella festa della musica.
NOVEMBRE Maurizio Baglini per la Società dei Concerti La serata musicale di ieri sera in Conservatorio trovava due valide ragioni per essere presenti: il programma incentrato su un unico brano con la trascrizione pianistica di Liszt della monumentale Nona Sinfonia di Beethoven, e la presenza di un valido pianista quale Maurizio Baglini, esperto in Liszt e virtuoso di raffinata espressività. E' forse la prima volta in questi ultimi decenni, che viene eseguita la difficile ed impervia trascrizione lisztiana della Nona e a mio avviso la serata, imperdibile, rimarrà nei ricordi di molti. Ricostruire con il pianoforte un brano scritto per grande orchestra, coro e voci soliste è stata un'impresa per lo stesso Liszt: allora, intorno al 1860, trovò grande difficoltà nella resa del quarto movimento per la quantità di voci che si sovrapponevano. Dimentichiamo i colori orchestrali resi celebri dalle massime bacchette e teniamo presente che solo la fantasia di un valente interprete può rendere efficace quest'impresa. Baglini c'è riuscito pienamente mostrando una completa interiorizzazione delle timbriche orchestrali e restituendo con il pianoforte sonorità chiare, piene di colori ed attraverso uno stile unitario. Sessantatre minuti e 30 secondi di musica "visionaria" e lunghissimi applausi al termine. Eccellenti i bis di Bach-Busoni e di Schumann. Da ricordare29 novembre Cesare Guzzardella Il russo Danil Trifonov per le Serate Musicali E'giovane ed affermato Danil Trifonov, il pianista ascoltato ieri sera in Conservatorio per Serate Musicali. Ventunenne, russo, con studi a Mosca, si è imposto vincendo premi importanti tra il 2010 e il 2011 nei più prestigiosi concorsi internazionali: un premio speciale Chopin a Varsavia, un primo premio Rubinstein a Tel Aviv e un primo premio al Concorso Ciaikovski di Mosca. L'interesse per il concerto è stato testimoniato da un'elevata affluenza di pubblico e il successo della serata, a conclusione della ottima performance, da lunghi e fragorosi applausi sdebitati dal pianista con tre eccellenti bis: uno Schumann-Liszt con Widmung , un Bach-Rachmaninov con Gavotta e uno Stravinskij pianistico da L'uccello di fuoco. Il programma ufficiale è stato impegnativo e corposo. Dalla Sonata -Fantasia n.2 di Scriabin iniziale alla celebre e scultorea Sonata in si minore di Liszt e dopo l'intervallo, i noti 24 Preludi di Chopin. Le qualità virtuosistiche di Trifonov non si discutono, la facilità con cui supera ogni difficoltà tecnica si riscontra in modo evidente nell'approccio meditativo di un pianista concentrato solo sull'aspetto interpretativo. La qualità esecutiva di alto livello ha evidenziato i momenti migliori nelle sequenze più intime e melodiche. Bene Scriabin, interessante e ricca di significati la celebre Sonata lisztiana e valido Chopin nei frangenti di più pacata riflessività. I Preludi del polacco sono un banco di prova per i migliori pianisti e l'apparente non virtuosistica successione dei 24 brani trova motivo di difficoltà interpretativa nell'equilibrio complessivo e nei contrasti armonici e melodici che i brani impongono. Trifonov ha ben evidenziato gli aspetti melodici con sonorità di altissimo livello e di efficace espressività nei preludi di più immediata giovanile pacatezza. In quelli di maggior pregnanza estetica dove gli elementi drammatici o eroici emergono, creando maggior contrasto con i più "romantici" brani, ha bisogno di una auspicabile futura maggiore incisività. Grande apprezzamento del pubblico per un importante pianista ed eccellenti i bis sopracitati. Da ricordare 27 novembre 2012 Cesare Guzzardella Il duo Cabassi-Larionova allo SpazioTeatro 89 di Milano C'è a Milano, in una zona non centrale vicino a Baggio, un piccolo ma elegante auditorium-teatro denominato SpazioTeatro89 che ospita periodicamente concerti cameristici di sorprendente qualità. La capienza di circa 250 posti non è molta ma spesso la sala è al completo. Ieri pomeriggio insieme ad un numeroso pubblico di appassionati, abbiamo ascoltato il giovane duo pianistico formato dal milanese Davide Cabassi e dalla russa Tiziana Larionova. Non sono personaggi nuovi nel panorama pianistico ma concertisti piuttosto affermati internazionalmente che da alcuni anni suonano in duo essendo anche coppia nella vita. Il programma, di particolare interesse e variegato, è stato intelligentemente presentato da Luca Schieppati, pianista e organizzatore musicale dello SpazioTeatro89. Mozart, Brahms Debussy e Rachmaninov si sono succeduti con brani noti quali la Sonata per 2 pianoforti K448 del primo e le Variazioni Haydn op 56b del secondo per poi proseguire, dopo l'intervallo, con i meno frequentati, nella versione per due pianoforte, Prelude à l'apres-midi d'un faune del terzo e la Suite n.2 op.17 del russo. Rilevanti le sonorità ascoltate con un Mozart spontaneo e luminoso e qualche sbavatura di troppo, un ottimo e pregnante Brahms nella riuscitissima versione pianistica della più celebre scrittura orchestrale, un interessante e colorito Debussy, anche se le colorazioni strumentali ed orchestrali del celebre Prelude rimangono ineguagliabili, e una sicura ed energica Suite di Rachmaninov che negli anni '40 sembra essere stata eseguita dal grande musicista pianista-compositore russo e dall'insuperabile Vladimir Horowitz.Un bis dal Concerto di Shostakovich. Bravissimi sia Davide che Tatiana. Successo di pubblico e sul palco oltre che i due ottimi pianisti anche il piccolo e splendido figlio in braccio al padre. Prossimo appuntamento per lo Spazio89 il 16 dicembre con il Quintetto di fiati Hermes. www.spazioteatro89.org26 novembre Cesare Guzzardella Prossimamente a Vercelli il pianista Enrico Pace Sabato 1 dicembre al Teatro Civico di Vercelli, ore 21:00, spetterà ad Enrico Pace inaugurare gli appuntamenti pianistici inseriti nel nuovo cartellone del Viotti Festival. Il noto artista italiano, ospite per la prima volta alla stagione concertistica della Camerata Ducale, sarà impegnato nell’esecuzione del Concerto n. 5 «Imperatore» in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra op. 73 di Ludwig van Beethoven, mentre la sola Ducale, diretta dal maestro Guido Rimonda, eseguirà la Sinfonia n. 38 «Praga» in re maggiore KV 504 di Wolfgang Amadeus Mozart. La serata inizierà proprio con l’autore salisburghese e proseguirà con il capolavoro beethoveniano, che metterà in luce la bravura esecutiva del maestro Pace e dell’Orchestra. Enrico Pace ha studiato pianoforte con Franco Scala, prima al Conservatorio Rossini di Pesaro e, successivamente, all'Accademia Pianistica di Imola. La sua carriera ha avuto una svolta decisiva nel 1989 con la vittoria del Primo Premio al Concorso Internazionale Franz Liszt di Utrecht. Da allora Enrico Pace si è esibito regolarmente in recital in tutta Europa. 24 novembre dalla redazione Rudolf Buchbinder per la Società dei Concerti Il pianista viennese Rudolf Buchbinder è tornato in Conservatorio per il consueto concerto organizzato della Società dei Concerti e dedicato all'integrale sonatistica di L.v.Beethoven. Tra le 32 Sonate per pianoforte del grande musicista di Bonn quelle ascoltate ieri sera erano l'Op.2 n.3 in do maggiore, l'Op.49 n.1 in sol minore, l'Op.81a in mi bem maggiore , l'Op 10.n.3 in re maggiore ed infine l'Op.101 in la maggiore . Buchbinder è un eccellente interprete beethoveniano, l'abbiamo detto recensendo il concerto di maggio e lo ribadiamo ancora una volta. Il suo Beethoven è elegante e dal sapore "viennese". La facilità con cui interpreta la non semplice scrittura pianistica sostenuta da andamenti spesso eseguiti rapidamente - a volte forse con eccessiva disinvoltura - è un supporto ideale per un'interpretazione collaudata ma sempre efficace e toccante. Lo si nota anche nei movimenti centrali di più pacata andatura nei quali il pianista mostra una profonda capacità di riflessione del materiale sonoro. La convincente interpretazione che Buchbinder ha elargito ci dà un’idea certa di quello che la musica di Beethoven sia stata veramente. Aspettiamo con grande interesse le prossime sonate nei futuri appuntamenti per la Società dei Concerti. Grande successo di pubblico in una Sala Verdi con numerosissimo pubblico e un breve bis con ancora Beethoven.15 novembre Cesare Guzzardella
Andras Schiff interpreta Beethoven per la "Società
del Quartetto"
Ieri sera in Conservatorio abbiamo ascoltato il
pianista ungherese Andras Schiff in un programma
tutto beethoveniano. Le prime quattro delle
trentadue Sonate di L.v.Beethoven, iniziano un'
integrale già eseguita dal pianista alcuni anni
orsono e questa replica, dedicata ai 150 anni
della milanese Società del Quartetto, desta
comunque
grande interesse per la valenza musicale
espressa del Sommo Tedesco.
L'esecuzione delle
Sonate inizia in concomitanza della
presentazione di un
libro di
Schiff edito da "Il Saggiatore" - viene
presentato oggi alle Gallerie d'Italia in Piazza
Scale 6-
interamente dedicato alle
32 Sonate. Schiff è un pianista
impeccabile nella tecnica
e prodigioso per quel che concerne la
memorizzazione degli elementi musicali e la sua
coerente restituzione.
Il suo Beethoven è preciso e dettagliato
con momenti di intensa penetrazione estetica.
Certamente coerente e ricco di contenuti. Schiff
ha
eseguito le tre sonate dell' Op.2 e quella
dell'Op.7 alternando l'uso di due pianoforti: un
luminoso Bechstein, maggiormente incisivo
nei dettagli melodici tipicamente
settecenteschi,
e un corposo
ed "armonico" Bosendorfer. Conosciamo
bene l'alta valenza estetica dello Schiff
bachiano
e mozartiano
ed apprezziamo anche il versante
romantico schubertiano o schumanniano. Lo sforzo
di Schiff di modificare ed approfondire il "suo
stile” beethoveniano è meritevole di lodi e
attendiamo in questa integrale dedicata al
"Quartetto" risultati complessivi importanti.
Grande affluenza di pubblico e due splendidi bis
bachiani con Preludi e fughe. Lunghi applausi.
14 novembre
Cesare Guzzardella
Il Rigoletto alla Scala
Continuano le repliche al Teatro alla Scala del
verdiano Rigoletto.
È dal 1853, per 42 volte e per oltre
300
rappresentazioni che il Rigoletto torna alla
Scala. Dal 1994
per la regia di Gilbert Deflo,
le scene di Ezio Frigerio e i costumi di Franca
Squarciapino, tradizionali ma di collaudata
riuscita. Nella messinscena di questi giorni, con repliche previste per il 15 e 17 novembre , la direzione è
affidata a Gustavo Dudamel.
Nella quarta
rappresentazione di giovedì scorso la direzione
ci è apparsa di tutto rispetto. Dudamel esprime
energia discorsiva e mette bene in luce ogni
dettaglio musicale della celebre opera verdiana
dando anche molto risalto alle voci che nel
secondo cast ci sono sembrate valide ma non
entusiasmanti. Ottima
la presenza scenica e la timbrica del baritono
Zelico Lucic,
Rigoletto;
valida l’emissione vocale di Piero Pretti,
Duca di
Mantova, debole complessivamente la voce di
Valentina Nafornità in
Gilda,
anche se
il soprano presenta momenti di originale e
riuscita qualità timbrica. Bene gli altri.
Mirabile, come sempre, il Coro di Bruno Casoni.
Successo di pubblico.
http://www.teatroallascala.org/it/stagione/opera-balletto/2011-2012/Rigoletto.html
13 novembre 2012 Cesare Guzzardella
Un duo di qualità per la Società dei Concerti:
Vilde Frang e Michael Lifits
Un duo di straordinaria freschezza quello ascoltato
ieri sera in Conservatorio per la Società dei
Concerti. La violinista norvegese Vilde
Frang e il pianista dell'Uzbekistan Michail
Lifits hanno mostrato qualità di primo livello
affrontando pagine note di Mozart, la Sonata
in fa magg. K.377, e di Brahms, la Sonata
n.3
op.108
e meno frequenti come la Sonata n.3 in fa
magg. di Mendellsohn e il Notturno e
Tarantella op.28 di Szimanovski. Il deciso
ed intonato fraseggio della giovane Frang,
sostenuta
da un violino purtroppo poco voluminoso, ha
trovato un tocco preciso, chiaro e con ottima
dinamica, nelle mani di Lifits, pianista
eccellente per quanto riguarda i colori e
l'espressività.
Il duo ha trovato in tutti i compositori del
variegato impaginato motivo di frizzante
musicalità, espressa con grande classicità ma
nello stesso tempo con una gioia di fare musica
quasi improvvisata. Elegante Mozart, energico e
dettagliato Brahms nella straordinaria Sonata
n.3 e particolarmente riuscito il raro ma
efficace Mendellsohn. Il brano conclusivo del
polacco Szymanovski
ha visto una Frang, classe 1986, di
grande
virtuosismo sostenuta sinergicamente dal
trentenne
Lifits. Splendido il bis con un brano
leggero ma intensamente elegante di Manuel Ponce
nella trascrizione del grandissimo violinista
Jascha Heifetz: Estrellita . (
http://www.youtube.com/watch?v=rOIL8mGeOio
) Un concerto da ricordare. Il prossimo concerto
per la Serie Smeraldo della
Società
dei concerti sarà mercoledì 14 novembre con
il pianista viennese Rudolf Buchbinder. Da non
perdere.
8 novembre
2012
Cesare Guzzardella Lonquich interpreta Debussy alle Serate Musicali Ieri sera in Conservatorio per Serate Musicali abbiamo ascoltato un programma di rara frequentazione dal pianista Alexander Lonquich: i Preludi di Debussy eseguiti integralmente nelle due serie Libro 1 e Libro 2. Il pianista tedesco , da alcuni anni residente in Italia ha mostrato coraggio e stile interpretativo eseguendo i capolavori debussyani con valida espressività. Questi capolavori dell'Impressionismo musicale francese sono in genere frequentati da soli specialisti di Debussy, spesso francesi,e trovano difficoltà esecutiva non tanto per la tecnica non trascendentale ma per le capacità coloristiche di tocco e di pedale. Lonquich ha mostrato di possedere un ottimo livello di approfondimento interpretativo fornendo una esecuzione intensa e misurata. Il pubblico presente in Sala Verdi ha apprezzato il non facile programma elargendo lunghi applausi. Un bis concesso con una giga di Mozart. 6 novembre Cesare Guzzardella Lucia di Lammermoor al Teatro Coccia di Novara Il secondo appuntamento della stagione lirica 2012/13 di Novara ha visto approdare al Teatro Coccia , venerdì 2 e oggi, domenica 4 novembre, una delle opere più universalmente celebri del repertorio ottocentesco, la donizettiana Lucia di Lammermoor. Il principale motivo d’attrazione di questa Lucia novarese è rappresentato dall’allestimento scenico, piuttosto datato, è vero (risale a circa vent’anni fa), ma di indubbio interesse ‘storico’ e di ancor buona ‘tenuta’ teatrale: si tratta infatti di una creazione del celebre scenografo/costumista boemo Josef Svoboda , tra i primissimi ad introdurre le videoproiezioni nella scenografia teatrale e, fra l’altro, inventore nel 1959 dei ‘proiettori Svoboda’ per spettacolari effetti di controluce. Scomparso Svoboda nel 2002, l’allestimento è stato rivisitato con poche modifiche da Benito Leonori. Elementi portanti ne sono un’ampia scalinata e un grande sipario di trasparente stoffa argentea, increspata in modo da simulare una roccia, che, incombendo minacciosa sull’intera vicenda, con un continuo, suggestivo moto ondeggiante, costituisce lo schermo su cui vengono proiettate inquietanti immagini di significato simbolico, tra le quali era riconoscibile, nel finale, una svastica, simbolo atroce di quel potere dispotico, che è una delle chiavi di lettura proposte per il dramma di cui è vittima Lucia. Secondo un’abitudine ormai ampiamente invalsa in tutti i teatri del mondo, i personaggi vestono costumi moderni, novecenteschi per i personaggi femminili e il coro, più retrodatati quelli maschili. La regia, dovuta alla firma celebre del tedesco Henning Brockhaus, ha rispettato sostanzialmente con fedeltà le indicazioni del libretto, con alcune invenzioni decisamente interessanti, come quella di far accompagnare Lucia, al di là del sipario, da una coppia di damigelle, che le infilano con forza l’abito da sposa, dopo averla sottoposta a gesti che simulano crudeli sevizie; decisamente bella, poi, la scena delle nozze, con Lord Arturo che, grottesca maschera da avanspettacolo o da circo, sembra abbracciare con vero trasporto amoroso il baule dei tesori, frutto dell’accordo nuziale, mentre canta la frase “Ti piaccia i voti accogliere del tenero amor mio” Ci pare invece degenerare in un effetto di grand guignol non richiesto, nella scena della follia, il cadavere cruento di Arturo, che rotola rumorosamente lungo la scalinata fino al palcoscenico. Sotto il profilo musicale è stata una buona Lucia, sostenuta da una valida orchestra, quella milanese de I pomeriggi musicali ben diretta da un collaudato Marco Beltrami, sicuro nello stacco dei tempi e limpido nella evidenza dei piani sonori. .La novità più clamorosa della sua interpretazione consiste nella revisione della parte strumentale della cadenza della celeberrima scena della pazzia, con la sostituzione dell’arpa al flauto tradizionale, conferendo un timbro più patetico e al tempo stesso più solenne alla scena. Fra i cantanti bene su tutti la bravissima inglese Jessica Pratt (convocata per sostituire la russa Ekaterina Bakanova, che ha dato forfait per indisposizione), dall’eccellente agilità sugli acuti e i sovracuti e davvero efficace nell’interpretazione drammaturgica, che tocca naturalmente il suo culmine nella grande scena della pazzia, ripetuta come bis su richiesta di un pubblico entusiasta e commosso.Ottimo anche l’Enrico del romeno Serban Vasile bravo sia a cantare, con timbro vigoroso e compatto, sia a recitare, con il giusto piglio del torvo tiranno, al servizio di una cinica e spietata logica di potere. Ha sbrigato bravamente la sua parte, nonostante le precarie condizioni fisiche, anche Francisco Corujo (Edgardo), di estensione non ampia, ma di linea aggraziata, benché non sempre a suo agio sui passaggi più impervi, specie nel finale. .Valide le parti minori, dal Raimondo di G. B. Parodi all’Arturo di Alessandro Scotto di Luzio. Non sempre impeccabile il Coro del Circuito Lirico Lombardo. Un lunghissimo applauso del numeroso pubblico presente ha salutato la fine di uno spettacolo che sembra indicare un deciso miglioramento di qualità della stagione lirica novarese. 4 novembre Bruno Busca A Vercelli prossimamente il duo Chiavacci - Tancredi Venerdì 9 novembre, per la Stagione della Società del Quartetto, è in programma il concerto del duo violino e pianoforte composto da Paolo Chiavacci e Simonetta Tancredi, Museo Borgogna, ore 21. Il programma musicale offre, nella prima parte, la celebre Sonata op. 24 N. 5 (La Primavera) di Ludwig van Beethoven. Una finestra sulla musica contemporanea apre la seconda parte del concerto con la Fantasia per violino e pianoforte op. 10 di Teresa Procaccini. La conclusione è affidata alla Sonata in La minore op. 105 di Robert Schumann. Ingressi 10 e 8 euro. Prenotazioni e informazioni: Società del Quartetto, tel. 0161. 255. 575 4 novembre la redazione
La violinista Viktoria Mullova per la Società
del Quartetto
Indubbiamente tra le migliori violiniste della
sua generazione, Viktoria Mullova ha tenuto un
concerto in Conservatorio martedì 30
ottobre
per la Società del Quartetto
impaginando un
programma tutto bachiano eseguito senza il
classico intervallo. La
Sonata n.1
in sol minore, le
Partita
n.3 in mi maggiore e la
Partita
n.2 in re minore sono i tre brani
proposti
in modo impeccabile dalla violinista. L’ultima
Partita in programma con la celebre Ciaccona è
tra i pezzi favoriti dei maggiori virtuosi dello
strumento ad arco. La Mullova ha mostrato oltre
alla perfetta intonazione dello strumento e
all’impeccabile approccio tecnico, una maturità
espressiva eccellente
che ha
entusiasmato il numeroso pubblico intervenuto in
Sala Verdi. Il prossimo concerto del “Quartetto”
avrà luogo in Sala Verdi con il grande Andràs
Schiff che inizierà l’integrale delle Sonate di
L.v.Beethoven eseguendole
in ordine cronologico. Da non perdere.
2
Novembre
Cesare Guzzardella
Prossimamente a Vercelli il Quartetto Lyskamm
Domenica 4 novembre per la Stagione 2012 della
Società del Quartetto, al Museo Borgogna, ore
18, è in programma il concerto del Quartetto
Lyskamm.Composto da
Annedore Oberborbeck, violino, Clara Franziska
Schotensack, violino, Francesca Piccioni, viola,
Giorgio Casati, violoncello, il complesso è da
due anni Ensemble in residence della
Società del Quartetto. Fra i migliori giovani
quartetti d’archi italiani, il Lyskamm eseguirà
musiche di Joseph Haydn, con il Quartetto in Do
maggiore op.20 n.2, il Quartetto n. 4 di Bela
Bartok, l’Adagio e Fuga in Do minore K 546 di
Wolfgang Amadeus Mozart e il Quartetto in Fa
minore op. 95 di Ludwig van Beethoven. Il
concerto si inserisce nel progetto “l’Arte si fa
sentire” del Museo Borgogna. Ha inaugurato per
la Società del Quartetto di Milano la rassegna
Brera Musica 2010 e, a Torino, la stagione
Lingotto Giovani 2011-2012. Infine, il Quartetto
Lyskamm è in residence dal 2010 presso la
Società del Quartetto di Vercelli. Nei prossimi
gioni, il quartetto si esibirà per gli Amici
della Musica di Trapani, l’Associazione Etnea di
Catania e la Filarmonica Laudamo di Messina.
Ingressi 10 e 8 euro. Prenotazioni e informazioni
tel. 0161. 255. 575.
1
novembre
la redazione OTTOBRE Ci ha lasciato Luciana Abbado Pestalozza Ci ha lasciato Luciana Abbado Pestalozza (1929-2012), fondatrice dell'associazione per la musica contemporanea "Milano Musica" e infaticabile organizzatrice. Sorella maggiore di Claudio Abbado e seconda dei quattro figli di Michelangelo Abbado, Luciana oltre ad essere figura di spicco nella cultura musicale milanese, è stata per anni direttrice di produzione di Casa Ricordi. "Con la morte di Luciana Abbado Pestalozza -ha detto l'Assessore Stefano Boeri- Milano perde una figura di grande intelligenza e sensibilita', una protagonista del mondo musicale del nostro Paese. Milano sapra' conservare e rilanciare il patrimonio di idee e generosita' che Luciana Abbado Pestalozza ci ha lasciato". 29 ottobre 2012 dalla redazione Kissin per la Società dei Concerti Da quando aveva diciassette anni il pianista russo Evgenij Kissin è ospite della Società dei Concerti, anzi è stata proprio questa Fondazione che ha introdotto e fatto conoscere, alla fine degli anni '80, il grande concertista. Ieri in Conservatorio, in una Sala Verdi stracolma di pubblico abbiamo ascoltato il virtuosismo del quarantenne pianista che per l'occasione ha impaginato un programma vario, ben strutturato e in ordine temporale per scelta dei brani. Partendo dal classicissimo Haydn con la Sonata n.59 in mi bem. maggiore , si è passati quindi al tardo Beethoven della Sonata n.32 in do minore per poi procedere con Schubert e Quattro dei suoi Improvvisi dalle opere 142 (1-3)e 90 (3-4) per approdare, a conclusione ufficiale, al Liszt della Rapsodia Ungherese n.12 in do diesis minore. Alto il livello interpretativo di Kissin con una tendenza alla perfezione razionale e controllata in Haydn e Beethoven eseguiti con timbriche marcate e formalmente equilibrate. Suoni più dolci e grande cantabilità per gli Improvvisi schubertiani specie nel n.3 dell'Op.142, eseguito con musicalità ineguagliabile per chiarezza espressiva. Il virtuosismo di Kissin è emerso maggiormente nella Rapsodia lisztiana, lavoro meno noto di altre rapsodie, ma di esemplare caratterizzazione virtuosistica. Tre i bis concessi: un leggero, profondo e celebre Gluck-Sgambati dall'Orfeo e Euridice eseguito con evidente cantabilità e quindi due brani ricchi di virtuosismo tecnico che hanno messo in risalto le straordinarie doti virtuosistiche del pianista: uno Studio Trascendentale (n.10) di Liszt che Kissin ha voluto dedicare al dott. Mormone, fondatore della Società concertistica e non presente in sala perchè indisposto. A conclusione uno Schubert-Liszt con "Die Forelle" . Interminabili applausi. 27 ottobre 2012 Cesare Guzzardella
I Concerti di
Barenboim alla Scala
Il ciclo
straordinario di concerti
che in questi giorni si succedono al
Teatro alla Scala vede importanti protagonisti
impegnati nell'esecuzione di numerosi
brani per pianoforte ed orchestra. Innanzitutto
Daniel Barenboim che nella veste di
pianista viene festeggiato per i suoi 70 anni
d'età. Ma le maggiori attese vanno per Claudio
Abbado
che martedì 30 ottobre tornerà sul podio
scaligero dopo un esilio durato troppi anni. Il
direttore Gustavo Dudamel, ascoltato ieri sera,
e l'inglese Daniel Harding, in scena il 7
novembre, sono gli altri protagonisti di queste
serate. Ieri,
in un teatro al completo, l'impegno di
Barenboim alla tastiera è stato intenso. Il
programma prevedeva due importanti e difficili
concerti quali il primo di Johannes Brahms e il
primo di Béla Bartók inframezzati da una recente
breve
composizione che il centenario
statunitense Elliott Carter(1908) ha dedicato a
Barenboim e che è stata ieri eseguita in prima
esecuzione assoluta:
Dialogues
II per pianoforte e orchestra da camera. Il
Concerto
n.1 in re min. Op 15
del compositore amburghese ha trovato
ottime scelte di tempo con una direzione
energica ed incisiva di Dudamel ed un pianoforte
solista portato a rendere più liriche e cupe le
parti solistiche specie nell'Adagio
centrale.
Particolarmente riuscito il breve brano - dura
circa cinque minuti- di Carter nel quale il
pianoforte ha dialogato con gli ottimi solisti
della Filarmonica
creando atmosfere suggestive ed
espressive. La scrittura di Carter in questo
frangente di pochi minuti,
riassume in modo essenziale le esperienze
di decine di anni d'intensa attività
compositiva. Il
Concerto n.1 di Bartók, brano che ha nella percussività e ritmicità
gli elementi più evidenti, ha concluso con
efficacia la serata. L'esecuzione pianistica di
Barenboim,
con una presenza fisica quasi
"direttoriale", in sincronia con la precisa
direzione di Dudamel, ha evidenziato tutte le
originali e "contemporanee" caratteristiche
della geniale musica dell'ungherese. Lunghi
applausi al termine per tutti i protagonisti e
due bis, quasi improvvisati, di Barenboim al
pianoforte: un Improvviso (n.2 D935) di Schubert
e un Verdi-Liszt dal Rigoletto. Interminabili
applausi. Martedì prossimo con Abbado, in
programma il Primo concerto di Chopin e la
Sesta di Mahler. Il teatro è naturalmente tutto esaurito.
26 ottobre 2012
Cesare Guzzardella
I giovani
dell'Accademia scaligera con il grande Yuri
Temirkanov
Non poteva iniziare
meglio la stagione della
Società
del Quartetto milanese con un concerto
d'esordio che ha visto
giovani
strumentisti
sul palcoscenico di Sala Verdi in
Conservatorio. L'Orchestra dell'Accademia del
Teatro alla Scala è formata infatti da
strumentisti mediamente sotto i trent'anni e per
questa importante occasione
hanno
avuto il privilegio d'essere diretti da un
grandissimo direttore
quale Yuri Temirkanov, forse il massimo
interprete vivente del repertorio russo. In
programma due classici di fine Ottocento quali
la Suite dallo Schiaccianoci di Čaikovskij e i
celeberrimi Quadri di una esposizione di
Musorgskij nella nota orchestrazione di Ravel.
La direzione di Temirkanov è stata come sempre
ineccepibile: la sua
gestualità, essenziale e diretta,
trasmette costantemente agli orchestrali
le sue profonde e particolareggiate intenzioni
musicali. La risposta dei giovani dell'Accademia
scaligera è stata ottima per resa coloristica,
considerando le potenzialità di musicisti che
mirano ad entrare in un prossimo futuro o
nell'orchestra principale della Scala o in
qualche altra prestigiosa compagine.
L'attenzione ai gesti di Temirkanov potenziati
anche da una divertita ed intelligente mimica
facciale, ha determinato momenti di grande
efficacia timbrico-espressiva e spesso sono
risultati evidenti i colori russi delle celebri
pagine. Il numeroso pubblico, al termine del
bellissimo concerto, ha rivolto
sia agli ottimi strumentisti che
all'eccellente direttore lunghi e calorosi
applausi. Prossimo appuntamento del
Quartetto
per martedì 30 ottobre con la violinista
Viktoria Mullova per un tutto Bach solistico
(Sonata
n.1 e Partita n.2 e 3). Da non perdere.
24 ottobre
Cesare Guzzardella
Prossimamente per la
Società
dei Concerti il pianista russo
Evgenij
Kissin
Venerdì
26 ottobre ritorna nella
Sala
Verdi del Conservatorio il grande pianista russo
Evgenij
Kissin per un concerto organizzato dalla
Fondazione Società dei Concerti. Il programma vedrà l’artista
impegnato in musiche di Haydn, |Beethoven,
Schubert e Liszt unitamente a sicuri bis. Kissin
è particolarmente legato alla città di Milano e
all’ importante fondazione concertistica
milanese per
la quale ha tenuto in passato memorabili
concerti. Ricordiamo anche il concerto di questa
sera per la serie Rubino della Società dei
Concerti con il pianista Behzod Abduraimov
che interpreterà musiche di
Beethoven, Schubert e Liszt.
24 ottobre
C.G. Il pianista Boris Iliev agli Incontri Musicali del Pirellone Nella Stagione concertistica 2012/2013 della Fondazione Società dei Concerti ricordiamo oltre ai concerti importanti di Sala Verdi in Conservatorio anche gli Incontri Musicali con giovani interpreti che si propongono di fare ascoltare al pubblico talenti di sicuro interesse, alcuni anche con avviata carriera concertistica. Questo ciclo di concerti si svolge presso l'Auditorium Gaber del Grattacielo Pirelli in P.azza Duca d'Aosta 3. Lunedì 22 ottobre alle ore 21 avremo l'occasione di ascoltare il pianista Boris Iliev con un programma particolarmente interessante che prevede di F.Chopin il Notturno in do min. op.48 n.1, di F.Liszt la Ballata n.2 in si min. e Vallée d’Obermann ed infine di M.Musorgskij i celebri Quadri di una esposizione. L'ingresso è libero. Vi aspettiamo numerosi. www.soconcerti.it 18 ottobre C.G. A Vercelli il Concorso di Musica Viotti LA 63esima edizione del Concorso di Musica Viotti per cantanti lirici si svolgerà al Teatro Civico di Vercelli dal 20 al 27 ottobre 2012 . Il Concorso di Musica Viotti di Vercelli è una competizione musicale riconosciuta in tutto il mondo. La prima edizione, frutto dell’intuizione del musicista vercellese Joseph Robbone, ha avuto luogo a Vercelli nel 1950.Dedicato a pianisti e cantanti lirici, due discipline che si alternano ciclicamente di anno in anno, è un evento fra i più attesi nel calendario culturale della città.Punto di riferimento per i giovani artisti di tutto il mondo che intendano intraprendere la carriera musicale, il Concorso di Canto lirico ha premiato in passato alcune fra le più belle voci della nostra epoca: da Mirella Freni a Raina Kabaivanska, da Renato Bruson a Piero Cappuccilli a Sumi Jo. Senza dimenticare Luciano Pavarotti, giovanissimo finalista a Vercelli nel 1958. E al grande tenore modenese è dedicata la seconda edizione del Premio Luciano Pavarotti Giovani, che intende premiare con sei borse di studio i talenti più promettenti. All’ultima edizione el Concorso Viotti di Canto, nel 2010, il primo premio del Concorso Viotti fu assegnato al tenore coreano Jaesig Lee mentre vincitrice della borsa di studio principale del Premio Pavarotti Giovani è stata il soprano nigeriano Omo Bello.Novità assoluta nella storia della manifestazione, giovedì 25 ottobre, al Museo Borgogna, ore 21, i finalisti e i premiati con le borse di studio saranno presentati al pubblico nel corso di una serata condotta da Roberta Martini e Enrico Demaria e in collaborazione con La Stampa, aperta da un ricordo di Luciano Pavarotti a cura di Aldo Ottavis con inedite testimonianze in audio e in video.Al termine della serata, a cui sono invitati tutti gli appassionati, una degustazione offerta da Donne & Riso. L’ingresso è libero con prenotazione (tel. 0161.255.575). Sabato 27 ottobre, al Teatro Civico, ore 20,30 la Finale con orchestra che prende la forma di un grande concerto lirico sinfonico in cui prevale il senso e l’emozione della scoperta di giovani, straordinari talenti musicali. Condotta dal Maestro di cerimonia Paolo Pomati, la serata Finale vedrà la partecipazione dell’Orchestra Sinfonica Carlo Coccia diretta dal Maestro Alessandro Ferrari.Domenica 28 ottobre, alle ore 17, al Museo Borgogna, il Concerto dei Laureati. I biglietti per tutti gli eventi sono ora disponibili in prevendita presso la Società del Quartetto. Per prenotazioni telefoniche e informazioni tel. 0161.255.575. 18 ottobre dalla redazione
Milano Musica ancora al Teatro alla Scala
Il terzo appuntamento per il Festival di musica
contemporanea di
Milano Musica si è svolto ieri sera ancora
al Teatro alla Scala con una compagine di
strumentisti eccellenti, quelli del
Klangforum Wien per la direzione del
direttore-compositore Beat Furrer.
In
programma musiche di Paul Hindemith, Beat Furrer
e Salvatore Sciarrino. Del primo tedesco abbiamo
ascoltato un brano del 1921, la nota
Kammermusik
n.1 per dodici strumenti. Hindemith è un
compositore "classico" del Novecento, importante
per il recupero della tradizione soprattutto
barocca in un contesto innovativo del
linguaggio. Il richiamo alla musica del
Settecento, della tradizione da “cabaret”
tedesca è presente anche nella sua prima
Kammermusik,
brano
che ha trovato, nell’interpretazione ascoltata,
una resa espressiva smagliante, luminosa e
particolarmente energica. Il secondo brano in
programma del direttore/compositore Furrer,
denominato Spur
(Traccia),
ha ridotto la compagine cameristica in cinque
strumentisti: un pianoforte ed un quartetto
d’archi. Le modalità di scrittura inconsuete per
il quartetto, hanno mostrato un’agile e
convincente capacità costruttiva fatta di
timbriche essenziali, sottili ed articolate,
in
un rapporto dialettico tra i quattro archi ed il
pianoforte ricco di dinamicità e particolarmente
suggestivo. Il terzo brano di Sciarrino,
Quaderno di strada per baritono e strumenti,
è un lavoro del 2003 che per l’occasione ha
visto come solista la voce di Otto Katzameier. I
dodici canti su brevi versi elaborati dal
compositore hanno messo in risalto le qualità
vocali del bravissimo baritono, giocate su
modalità raffinate di emissione vocale e
sostenute dai bravissimi strumentisti viennesi
che spesso in un complesso gioco di imitazione
della parte solistica hanno reso l’originale e
personale lavoro di Sciarrino particolarmente
espressivo e convincente. Al termine della
serata i lunghi applausi hanno anche accolto sul
palcoscenico il musicista siciliano. Prossimo
concerto del Festival per il 17 ottobre
all’Auditorium San Fedele con il pianista
Massimiliano Damerini. In programma musiche di
Castiglioni, Webern e Schubert.
15
ottobre
Cesare Guzzardella Il Festival Milano Musica al Teatro alla Scala con i Scharoun Ensemble Berliner diretti da Andrea Pestalozza Grande affluenza di pubblico ieri sera al Teatro alla Scala per l'inaugurazione del 21° Festival di Milano Musica. Quest'anno la dedica del Festival è per il compositore milanese Niccolò Castiglioni (1932-1996), figura d'artista singolare per raffinatezza e qualità espressiva. Sul palcoscenico del gremito teatro, con moltissimi giovani presenti in sala, abbiamo ascoltato le interpretazioni del celebre Scharoun Ensemble Berliner con alcuni solisti dei prestigiosi Berliner Philharmoniker. Sul podio un direttore specialista di musica contemporanea quale Andrea Pestalozza ha diretto con precisione millimetrica brani di Dallapiccola, Castiglioni, Sciarrino mentre a conclusione di serata i solisti del gruppo cameristico tedesco hanno interpretato, naturalmente senza direzione, il noto Ottetto in fa maggiore D803 di F.Schubert. La Piccola musica notturna di Dallapiccola, nella versione cameristica del 1961, è un brano per otto strumenti dove oltre ai tre principali archi troviamo anche un'arpa, il flauto, l'oboe, il clarinetto e la celesta. L'essenzialità del trasparente tessuto strumentale è emersa con evidenza nella chiara direzione di Pestalozza e nelle bellissime timbriche dei solisti che hanno definito un clima lunare, disteso e pieno d'inquietudine. Dopo il breve brano di Dallapiccola ancora due brevi brani di Castiglioni: Tropi del 1959 e Momenti Musicali, eseguiti per la prima volta nel 1991. Un complesso da camera simile al brano precedente ma senza l'arpa e con il pianoforte, ha definito il primo lavoro del milanese, una composizione particolarmente riuscita dove il tempo viene scandito con ritmi diversi ma con timbriche sempre chiare e trasparenti. Il secondo lavoro di Castiglioni trae spunto, almeno nel titolo, dai celeberrimi Momenti di Schubert, ma il riferimento non trova una corrispondenza estetica rilevante. Quelli del milanese sono sei brevissimi momenti musicali collegati tra loro in modo unitario dai setti strumenti presenti in palcoscenico tra cui l'arpa e il pianoforte. Il tessuto timbrico è quasi sempre molto discreto e soffuso e la raffinatezza della scrittura di Castiglioni risulta evidente. L'ultimo brano del Novecento presente era Introduzione all'oscuro (1981) di Salvatore Sciarrino. Un lavoro particolarmente difficile all'ascolto in una sala forse troppo vasta per le timbriche poco voluminose ascoltate, in un contesto dove il "silenzio" è il reale protagonista. Gli effetti di efficace diffuso lieve stridore dei dodici strumenti del complesso cameristico si evolvono con volumi sonori non sempre intellegibili e la scansione dell'effetto "battito cardiaco" generato dagli strumentisti, è stato disturbato spesso dai colpi di tosse del pubblico presente. Ottima l'interpretazione di Pestalozza per un lavoro che andrebbe ascoltato dalla posizione direttoriale o in un ambiente più piccolo. Di grande equilibrio e ottimamente interpretato il brano di Schubert che ha concluso la bellissima serata. Lunghi applausi a tutti i protagonisti. Prossimo appuntamento per Milano Musica il 10 ottobre all'Auditorium San Fedele con musiche di Dall'Ongaro, Webern , Castiglioni e Bartòk eseguiti dall'eccellente Quartetto di Cremona. Da non perdere. Informazioni: Milano Musica tel. 02.20403478 - informazioni@milanomusica www.milanomusica.org
8 ottobre Cesare Guzzardella Il Matrimonio segreto al Coccia di Novara E’ toccato al Matrimonio segreto di D. Cimarosa inaugurare, nel fine settimana appena trascorso, al Teatro Coccia di Novara, la locale stagione lirica 2012: due le recite, a cast invariato, sabato 6 e domenica 7. Per una volta, un evento musicale novarese ha suscitato una certa curiosità mediatica, con relativa presenza di vip in sala: motivo di questo interesse l’esordio alla regia nel teatro per musica di un noto personaggio del mondo dello spettacolo, il cantautore Morgan, che si è voluto anche ritagliare una particina nell’opera, un breve recitativo (ci permettiamo di consigliargli, per il bene suo e della musica, di non ripetere l’esperienza…). Questa circostanza ha sicuramente prodotto almeno un benefico effetto: in entrambi i turni la platea e le gallerie del Coccia si sono riempite di un entusiasta pubblico giovanile, altrimenti inimmaginabile, di solito, per questo tipo di rappresentazioni, almeno qui a Novara…Morgan, nell’assoluto rispetto del libretto, ha concepito come elemento dominante della messa in scena una struttura stilizzata, fuori da un tempo/spazio precisi, una sorta di “casa delle bambole”, dai colori lividi, in contrasto con la vivacità cromatica delle poltrone del proscenio, degli abiti e delle chiome alla Tim Burton dei protagonisti: la struttura funge da ‘campo lungo’ , ove si muovono silhouette che animano quadretti di vita famigliare. Sulla casa di bambole, come in un film in bianco e nero, vengono proiettati i titoli di testa e il libretto dell’opera. L’idea di fondo che intende suggerirci il regista, è quella di una vicenda famigliare ‘senza tempo’, in cui siamo chiamati a rispecchiarci tutti noi spettatori, come in uno spettacolo cinematografico e che ha il suo messaggio centrale nel contrasto fra l’amore e il cinico interesse economico, qui rappresentato dalle ambizioni di affermazione sociale di Geronimo. Dobbiamo confessare che, forse anche per un effetto- saturazione per anni di regie ultra tradizionali e senza un briciolo di oroginalità ,che abbiamo visto sfilare a Novara, le scelte registiche di Morgan non ci sono dispiaciute, anche se qualche dettaglio ci è parso discutibile, come l’ostentata allusione all’amplesso sessuale nella prima scena, con il povero tenore costretto a cantare in mutande, o la scelta di far mimare un duello ‘rusticano-mafioso’ ,con tanto di accento siciliano, tra Geronimo e il Conte, nella scena prima del secondo atto, quando quest’ultimo annuncia il proprio rifiuto di sposare Elisetta, secondo i patti. Più che accettabile la qualità musicale di questo Matrimonio novarese: ben guidati da una collaudata Filarmonica italiana, diretta dalla bacchetta sicura di Carlo Goldstein, i cantanti hanno offerto una più che decorosa interpretazione di questo gioiello dell’opera buffa napoletana. Ci sono piaciuti sopra tutti gli altri, Stefania Bonfadelli, buon soprano di coloratura, adatta alla parte di Carolina, e con ottime risorse di recitazione, sapientemente sospesa fra tenera sensibiltà e ironia; e Bruno Praticò, eccellente basso buffo, nella parte di Geronimo. Generalmente ineccepibili gli altri cantanti del cast: Edgardo Rocha (Paolino), Irene Molinari (Fidalma), Filippo Fontana (il Conte), Maria C. Nocentini, un’Elisetta dal timbro vocale un po’ chiuso nei registri centrali. Scroscianti applausi di rito e diverse chiamate per cantanti, direttore e regista alla fine dello spettacolo. 8 ottobre Bruno Busca Prossimamente in Conservatorio per la Società dei Concerti Mercoledì 10 ottobre 2012 – ore 21 NORDWESTDEUTSCHE PHILHARMONIE Direttore SIMON GAUDENZ -Pianista IGOR LEVIT Programma: P.I.Čajkovskij Concerto n.2 in sol magg. op.44 per pf. e orch. L.van Beethoven Sinfonia n.5 in do min. op.67. Giovedì 11 ottobre 2012 – ore 21 NORDWESTDEUTSCHE PHILHARMONIE - Direttore SIMON GAUDENZ Pianista IGOR LEVIT Programma: P.I.Čajkovskij Concerto n.1 in si bem. min. op.23 per pf. e orch. L.van Beethoven Sinfonia n.3 in mi bem. magg. op.55 "Eroica" 8 ottobre dalla redazione Inizia alla Scala il 21° Festival di Milano Musica
Il 21° Festival di Milano Musica, dedicato al compositore milanese Niccolò Castiglioni, si apre domenica 7 ottobre 2012 (ore 20) al Teatro alla Scala, protagonista il celebre Scharoun Ensemble dei Berliner Philharmoniker, diretto da Andrea Pestalozza; in programma, musiche di Dallapiccola, Castiglioni, Sciarrino e l’ Ottetto in fa magg. D803 di Schubert. Il concerto è realizzato in collaborazione con il Teatro alla Scala, Intesa Sanpaolo e Goethe Institut Mailand.Apre il concerto Piccola musica notturna (1961) di Luigi Dallapiccola (1904-1975), brano per otto strumenti in cui il compositore esplora le soglie del serialismo costruendo trame chiare, ispirate da una poesia di Antonio Machado, “Noche de verano” (Notte d’estate), che lasciano trasparire sonorità rarefatte, evocando la luce lunare. Di Niccolò Castiglioni (1932-1996), protagonista del Festival 2012, verranno interpretati due brani composti a quasi trent’anni di distanza. Tropi (1959) riporta ai primi anni di attività compositiva dell’autore che, con questo titolo, evoca l’antica tecnica medievale di aggiungere elementi melodici al testo liturgico e alla forma musicale per creare un canto più ricco e innovativo. I Momenti musicali (1991) sono invece un chiaro rimando ai sei omonimi pezzi pianistici di Schubert, il compositore del passato più vicino a Castiglioni. Con Introduzione all’oscuro (1981), Salvatore Sciarrino (1947) lascia riaffiorare dal silenzio “reminescenze di canzoni, disfatti brandelli di realtà” in una musica densa di inquietudini. Strumenti a fiato senz’ancia o bocchino simulano un irregolare battito cardiaco che si dissolve nel gesto melanconico di una vecchia canzone appena udibile come attraverso una stazione radio disturbata.Infine, nel segno del dialogo con il passato, chiude il concerto l’esecuzione dell’Ottetto in fa magg. D 803 (1824), di Franz Schubert (1797-1828) , in cui lo spirito del Divertimento settecentesco si permea della nuova sensibilità romantica. Unicum dell’opera del compositore per l’organico scelto, fa parte dei capisaldi del repertorio dello Scharoun Ensemble Berlin. Biglietti: in vendita durante tutto il Festival, tutti i giorni, dal lunedì al sabato, dalle ore 12 alle 18 (domenica solo nei giorni dei concerti). Prezzi: Intero € 20 Ridotto (under 30, over 60 e Soci Milano Musica) € 13 Convenzionati/La Scala Under30 € 10 Info Biglietteria 02 861 147, ore 12-18 (nei periodi di apertura) e.mail biglietteria@milanomusica.org Informazioni: Milano Musica tel. 02.20403478 - informazioni@milanomusica www.milanomusica.org6 ottobre dalla redazione
La
Bohème
alla Scala Da quasi cinquant'anni la Bohème di Puccini- Zeffirelli viene replicata alla Scala e dall'anno duemila con i costumi di Piero Tosi. L'efficacia della regia e della scenografia zeffirelliana non si discute e anche per queste ragioni quest'opera è tra i migliori successi del Teatro milanese. Le repliche di questi giorni prevedono l'alternanza di ottimi protagonisti quali la Gheorghiu, la Netrebko , l'Agresta e la Hartig nel ruolo di Mimì e di Beczala e Grigolo in Rodolfo. Nella replica di ieri sera- terza rappresentazione- Anita Hartig ha sostituito all'ultimo momento Angela Gheorghiu indisposta e devo dire che l'annuncio in sala del cambiamento ha destato un'amarezza poi compłetamente assorbita dall'eccellente interpretazione del soprano. La Hartig ha mostrato di essere pienamente in sintonia con il ruolo di Mimì, sia attorialmente che vocalmente. Il timbro se non molto voluminoso ha una bellezza di colore perfetta e ricca di dettagli . Anche il suo minuto aspetto fisico ha contribuito alla resa del personaggio. È stata la migliore tra le voci. Valido anche Piotr Beczala, un tenore con colori tenui e adatto a Rodolfo anche se avremmo voluto le sue ultime parole - Mimì!.. Mimì..- più singhiozzanti. Ottima la sinergia di Rodolfo con Mimì. Bravi gli altri interpreti con Ellie Dehn in Musetta, Fabio Capitanucci in Marcello, Massimo Cavalletti in Schaunard, Marco Spotti in Colline e Domenico Colaianni in Benoît. Un'eccellente rivelazione la direzione orchestrale del giovane -ha ventotto anni - Daniele Rustioni. Il suo modo di dirigere pienamente italiano ha colto l'anima di Puccini definendo ogni dettaglio con maestria ed eleganza e sottolineando in modo perfetto gli interventi vocali e corali. Bravissimo. Ottime come sempre le voci di Casoni. Prossime repliche per il 4-8-10-12-19-22-24-26 ottobre. Da non perdere.2
ottobre 2012
Cesare Guzzardella
Peter Eötvös dirige la Filarmonica scaligera Ieri sera al Teatro alla Scala per la Stagione 2011-12 dei concerti organizzati dalla Filarmonica scaligera abbiamo ascoltato un nome di prestigio internazionale nel campo della musica contemporanea. L'ungherese Peter Eötvös è infatti compositore, direttore e didatta di fama. Il programma di sala prevedeva autori del Novecento quali Charles Ives, Béla Bartòk ed Edgard Varèse e un brano dello stesso Eötvös datato 1999 ed intitolato zeroPoints. Eötvös insieme a pochi altri, prima di tutto il francese Pierre Boulez, eccelle sia nella direzione orchestrale che in ambito compositivo. The Unanswered Question di Ives- brano del 1906- ha introdotto il concerto mentre con il Concerto n.2 di Bartòk, datato 1930-31 si è passati dal pacato clima introduttivo di Ives ad un'atmosfera ben più accesa e vivace con un'orchestra dove l'elemento percussivo era determinante. Al pianoforte solista un pianista di grande levatura quale il francese Pierre-Laurent Aimard ha contribuito ha rendere il concerto impeccabile con un'i nterpretazione suggestiva ma anche melodicamente rasserenante ed espressiva nell'Adagio centrale. Il brano di Eötvös zeroPoints, giocato su una variegata sequenza di effetti timbrici di ogni settore orchestrale, è finemente costruito architettonicamente, ed ha anticipato l'ultimo lavoro in programma e precisamente Ameriqués di Varèse. Il brano del francese data 1920-21 è musicalmente anticipa il percorso musicale del Secondo Novecento tanto da apparire ancora oggi un brano contemporaneo. L'ottima interpretazione fornita da Eötvös e dai Filarmonici ha portato ad un grande entusiasmo del numeroso pubblico intervenuto alla Scala che ha elargito, al termine, lunghi applausi. Ricordiamo che la Stagione 2012-13 della Filarmonica inizierà il 3 dicembre con la direzione di Daniel Barenboim e il mezzosoprano Cecilia Bartoli. Per ulteriori informazioni si può consultare: http://www.filarmonica.it/ Associazione Orchestra Filarmonica della Scala Piazza Armando Diaz, 6 - 20123 Milano - Telefono 02 720236711 ottobre 2012 Cesare Guzzardella
SETTEMBRE
CONVEGNO E CONCORSO INTERNAZIONALE DI CHITARRA
CLASSICA “MICHELE PITTALUGA” – CITTÁ DI
ALESSANDRIA EDIZIONE 2012
Sabato 29 settembre ’12 si
è tenuto presso l’Auditorium “Michele Pittaluga”
del Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria la
17a edizione
del Convegno Internazionale di Chitarra, che è
affiancato al noto Concorso “Pittaluga”, giunto
quest’anno alla 45a edizione. La manifestazione
è stata perfettamente organizzata con la
direzione artistica di Giovanni Podera.
Argomento principale della giornata è stato
l’omaggio ad Andrés Segovia nel 25° anniversario
della sua morte, per il quale sono intervenuti
Piero Bonaguri, Aldo Minella e Alvaro Company,
ex allievi del grande Maestro spagnolo. Bonaguri
ribadisce il concetto che Segovia ebbe il merito
di avere sollecitato molti grandi compositori
della sua epoca a scrivere per chitarra dando
inizio a un vero repertorio di ampio respiro
culturale e non più limitato ai seppure validi
chitarristi
- compositori. Minella conobbe Segovia nel 1956
all'Accademia Chigiana di Siena e frequentò con
il Maestro sei corsi di perfezionamento a Siena,
Santiago de Compostela e alla University of
California di Berkeley nell’arco di 10 anni; ciò
che più lo colpì del Maestro fu la magia del
suono, la grande interpretazione artistica;
conclude che al di là delle diverse concezioni
chitarristiche (relativamente alla tecnica e al
suono) che di recente si sono sviluppate,
nell’insegnamento di Segovia vi sono radici
comuni a tutti i chitarristi classici di oggi.
Per Alvaro Company l’avvicinamento a Segovia gli
consentì di ampliare notevolmente la sua
concezione musicale e chitarristica; ricorda
come Segovia paragonasse la chitarra a una
piccola orchestra, al punto che giravano tra gli
allievi disegni della chitarra con indicati su
ogni corda lo strumento musicale al quale doveva
“assomigliare”: una corda per il violino, una
per la tromba, un'altra per l’oboe e così via.
Nell’idea musicale del Maestro spagnolo era
fondamentale la valorizzazione del suono e del
timbro, che potevano cambiare in base al
fraseggio. Infine nel pomeriggio Angelo
Gilardino ha presentato il suo nuovo libro “Andrés
Segovia, l’uomo e l’artista”, commentando
insieme a Filippo Michelangeli i punti salienti
del testo: in particolare le strategie di
Segovia nella sua carriera artistica: suonare
nelle grandi sale da concerto, suonare un
repertorio adeguato melodico e gradevole per il
pubblico; l’intenso carteggio con i compositori
per la richiesta continua di nuovi brani,
soprattutto con Manuel Ponce, che scrisse molti
pezzi per chitarra; Segovia inviò lettere anche
al compositore russo Igor' Fëdorovič Stravinskij
per convincerlo a scrivere qualche brano, ma
pare che questi non scrisse nulla per una
questione economica (voleva essere pagato in
anticipo). Un altro intervento interessante è
stato quello di Thomas Heck, docente di chitarra
negli USA e musicologo, che ha illustrato la
nascita del GFA, Guitar Fondation of America,
alla cui nascita egli contribuì nel 1973.
Patrimonio del GFA è un’immenso archivio di
spartiti per chitarra sola e insieme ad altri
strumenti in formazioni cameristiche e
orchestra. Si ricorda la pubblicazione
dell’opera integrale di Mauro Giuliani curata da
T. Heck. Dal 1982 è attivo il GFA International
Guitar Competition, uno dei più prestigiosi
concorsi per chitarra esistenti; al vincitore
viene offerta (oltre al premio in denaro) la
possibilità di svolgere circa 50 concerti in
diversi paesi. Da segnalare ancora è
l’intervento, a cui forse sarebbe stato
conveniente dare più tempo al relatore, verso la
fine del convegno, di Stefano Viola con il suo
lavoro su l’”Analisi posturale e biomeccanica
funzionale del musicista – chitarrista” svolto
in collaborazione con medici specialisti
ortopedici e con altri docenti di Conservatori.
Dall’analisi emerge che la postura più corretta
viene ottenuta con l’ausilio di supporti
alternativi al poggiapiede come l’Ergoplay o il
Gitano che consentono di mantenere i piedi
appoggiati entrambi a terra e la colonna
vertebrale diritta. Tutto questo potrebbe
evitare tensioni muscolari eccessivamente
concentrate in alcune zone e distribuirle invece
uniformemente e in modo più equilibrato nel
corpo. Vengono consigliati inoltre esercizi
compensativi per contrastare la postura a lungo
tenuta durante lo studio. Durante il Convegno vi
sono stati anche
intermezzi musicali
gradevoli: Pietro Locatto ha suonato molto bene
sia il capriccio 18 "El sueño de la razòn
produce monstruos" dai “24 Caprichos de Goya” di
Castelnuovo-Tedesco , che "Invocación y danza"
di Joaquín Rodrigo. Piero Bonaguri ha eseguito
brani inediti come il preludio e gavotta di Fra’
Cassio da Velletri, un Canto arabo di Anonimo
armonizzato da Teresa de Rogatis e “Scherzo
studio” di Ferrari Trecate. Cecilo Perera,
vincitore della precedente edizione del concorso
Pittaluga, ha invece suonato musica
folcloristica del messico, e il terzo movimento
della sonata di Leo Brouwer. Era assente invece
il duo Mela-Micheli, sostituito all’ultimo
momento dal duo Montes-Kircher. Al termine del
Convegno ci sono state le premiazioni per le
“Chitarre d’oro”: il premio “una vita per la
chitarra” a Thomas Heck, per la Didattica
a
Vito Nicola Paradiso, per la composizione a
Gilberto Cappelli, per il miglior CD a Frèdèric
Zigante, per la promozione a Bernard Maillot,
premio giovane promessa a Cecilo Perera e per la
ricerca musicologica a Thomas Heck. Alla ore 21
si è svolta presso il Duomo di Alessandria
l'attesa finale della 45a edizione del concorso
di chitarra “Michele Pittaluga”. A differenza
delle precedenti edizioni, nelle quali la finale
avveniva sempre con l’esecuzione di un brano per
chitarra e orchestra, questa volta era prevista
l’esecuzione a scelta del candidato di uno dei
seguenti quintetti: “Quintetto per chitarra e
quartetto d’archi” di Leo Brouwer, “Quintetto
per chitarra e quartetto d’archi” op. 143 di
Mario Castelnuovo Tedesco e il “Quintetto IV in
Re magg. G448” di Luigi
Boccherini. Due dei tre finalisti hanno suonato
il quintetto di Brouwer e il terzo il quintetto
di Boccherini. La giuria, che cambia tutti gli
anni, era formata dai chitarristi Alfonso Montes,
Thomas Heck, Erik Stein Olsen, Frèdèric Zigante;
Bernard Maillot, presidente della Savarez
Company, Paolo Ferrara, compositore e direttore
d’orchestra, Micaela Pittaluga, figlia del
fondatore del concorso. Primo classificato è
stato
il francese Cherouana Lazhar con il Quintetto di
Boccherini suonato con molto trasporto e
musicalità, secondo classificato Jerakul Ekachai
dalla Thailandia e terzo Kukhta Pavel dalla
Bielorussia entrambi con il brano di Brouwer,
molto impegnativo e ben eseguito da Ekachai.
Nella serata è anche stato assegnato il premio
per il concorso di composizione per chitarra
classica a Ochoa Graterol Luis Orlando del
Venezuela con il brano “Path of History” che è
stato preferito rispetto a "Little Giant" di
Raseta Janco e a “Macumba” di Gutierrez Faxas
Angel. Diversa è stata l’opinione del pubblico
chiamato a votare il brano ritenuto migliore: la
maggioranza ha votato per "Little Giant" di
Raseta Janco.
30 settembre 2012
Alberto Cipriani Museo del ‘900: I bambini fanno musica con il Divertimento Ensemble Nasce un laboratorio musicale per bambini da 8 a 10 anni. I bambini saranno preparati e guidati nell'esecuzione di due brani di musica contemporanea commissionati da Divertimento Ensemble ai compositori Marco Momi e Clara Iannotta. Durante ogni incontro i bambini svilupperanno le capacità musicali e di coordinamento che permetteranno loro di eseguire le composizioni insieme ai musicisti di Divertimento Ensemble nel corso del concerto finale, che si terrà a Milano presso l’Auditorium del Sole 24 ORE, all’interno della stagione Rondò 2013.La partecipazione al laboratorio è completamente gratuita . Per maggiori informazioni http://www.divertimentoensemble.org/cpmc/giocare-con-la-musica.phpProssimamente i LONDON BRASS a Vercelli Straordinaria serata di musica, sabato 6 ottobre al Teatro Civico, ore 21, per i concerti della Società del Quartetto con il leggendario gruppo di ottoni inglesi London Brass. Capitanati da John Barclay e nella formazione completa in cui figurano Gareth Small, Daniel Newell e Andrew Crowley alle trombe, Richard Bissill al corno, Linsdsay Shilling e Richard Edwards ai tromboni, David Stewart al trombone basso e Oren Marshall alla tuba, i London Brass sono in grado di entusiasmare con la loro capacità di spaziare dagli spartiti cinquecenteschi ai medley dei Queen, passando per la musica di De Falla, Dvorak e Paganini. Grandi qualità tecniche si accompagnano a duttilità espressiva per quello che è considerato dalla critica uno dei gruppi brass più importanti del panorama mondiale. Tra l’altro, con la propria vocazione aperta alla sperimentazione e alla rielaborazione, il London Brass ha collezionato collaborazioni con artisti come Michael Nyman, Mark Anthony Turnage e poi, ancora, con un artista ritenuto un “leggendario sperimentatore” come Moondog. E’ un ensemble, quello dei London Brass, che si affaccia al jazz quando incontra personalità come John Surman o Jack De Johnette. In scaletta nel concerto a Vercelli «Abdelazar Suite» di Henry Purcell, «Old English Music», «Ciaccona in Re minore» di J.S. Bach, «Rapsodia Ungherese» di Liszt, «Norvegian Wood» e «Blackbird» dei Beatles, e una medley di famose canzoni dei Queen, per finire con una Surprise Variations per uno spettacolo che sfiora le due ore di musica. I London Brass nascono nel1986 con l’intento di scandagliare a fondo il repertorio per ottoni e sfruttare le risorse espressive di tale famiglia di elementi. Biglietti a partire da 6 euro fino a 25 euro.
Una grande bacchetta alla Scala: Christoph von Dohnányi
Ieri sera
al Teatro alla Scala
l'ultima replica del concerto sinfonico è
terminata con lunghi e calorosi applausi per
l'anziano direttore d'orchestra tedesco
Christoph von Dohnányi e per l'eccellente
Filarmonica scaligera. L'intelligente programma
prevedeva
la Quarta Sinfonia di Robert Schumann e la Prima
di Johannes Brahms, due lavori particolarmente
importanti nel panorama sinfonico del
romanticismo tedesco. L'ultima sinfonia di
Schumann conclude il breve ma intenso percorso
sinfonico del primo compositore, mentre la Prima
sinfonia dell'amburghese, composta da Brahms in
"tarda" età - Johannes aveva oltre quarant'anni-
è agli inizi di una folgorante carriera
sinfonica. Entrambi i lavori sono tra i più
eseguiti del repertorio tedesco e non potevano
trovare miglior valorizzazione nel gesto
essenziale e decisivo di
Dohnányi. Il bravissimo direttore ha
colto perfettamente lo spirito musicale
brahmsiano attraverso un'interpretazione che ha
evidenziato ogni elemento costruttivo dei
complessi lavori definiti con asciutta ed
essenziale armonia, priva di enfasi ma
profondamente espressiva. Specie nella più
architettonicamente complessa
Prima
Sinfonia Dohnányi ha rivelato la sua
eccellente padronanza gestuale plasmando con
abilità i bravissimi strumentisti in ogni
sezione orchestrale.
Un concerto da ricordare.
26 settembre
2012
Cesare Guzzardella
La Camerata Ducale a
Vercelli
Un lieto appuntamento
con la musica è stato offerto ieri, sabato 22
settembre, a Vercelli dalla Camerata Ducale:
l’orchestra fondata e diretta dal violinista
Guido Rimonda e “gestita” con impareggiabile
sagacia organizzativa dalla
pianista/clavicembalista Cristina Canziani,
festeggiava ieri sera il suo ventesimo
“compleanno”
con l’offerta gratuita (!) di un concerto nella
consueta sede del Teatro Civico. E di
festeggiare la
Camerata ha più di un motivo. Nata a
Torino con lo scopo di far conoscere al pubblico
delle sale da concerto la vasta opera del grande
violinista e compositore vercellese G.B. Viotti,
in questi vent’anni l’orchestra ha ampliato
considerevolmente il proprio repertorio, sino
alle soglie del ‘900, affinando le proprie
qualità esecutive, grazie anche al confronto con
grandi solisti del firmamento internazionale, da
Accardo a Ughi, da Mintz a Lonquich a Isabelle
Faust, per citare solo alcuni dei più famosi
solisti che in questi ultimi anni hanno suonato
a Vercelli. Questo brillante percorso di
“maturazione”, reso possibile anche
dall’appassionato sostegno di un’amministrazione
comunale sensibile ai valori della cultura
musicale, è stato coronato proprio quest’anno
dal contratto con la prestigiosa casa
discografica Decca per l’incisione dell’opera
omnia di Viotti, di cui è in uscita il primo CD
proprio in questi giorni: tangibile e
meritatissimo riconoscimento della qualità di
una gruppo orchestrale cha dal Piemonte ha
saputo conquistarsi una risonanza ormai europea.
L’impaginato della serata è stato
intelligentemente pensato per consentire ad
alcuni membri dell’orchestra. di esibirsi per la
prima volta in qualità di solisti. Ecco allora
aprire la serata il Concerto brandeburghese
n. 3 in Sol maggiore, che ha visto impegnati
(oltre alle viole, al violoncello e al
contrabbasso, col clavicembalo del basso
continuo) sei violini della Camerata, tre per
ciascuno dei due tempi estremi (com’è noto il
tempo centrale non esiste, avendo Bach scritto
solo i due accordi della cadenza frigia):
esecuzione impeccabile, anche se al nostro
orecchio forse un po’ troppo ‘frenata’ sul
versante del dominio razionale
della materia sonora, senza quella
‘scintilla interiore’ che l’ascoltatore si
aspetta dalla musica bachiana. A seguire due
pezzi ‘minori’, il primo tempo, Allegro
moderato, dal
Concerto n. 2 in Mi bemolle maggiore
per contrabbasso e orchestra di C. D. von
Dittersdorf
(!739-99) e la Romanza in Fa maggiore
per viola e orchestra di Bruch. Nel
primo, un pezzo in stile ‘italiano’
settecentesco, con limitato sviluppo
sonatistico, ci è sembrato francamente un po’
troppo esile il suono del contrabbassso di
Francesco Violato, mentre ci è piaciuta molto la
suadente e morbida viola, dal timbro caldo e
appassionato, di Enzo Salzano nel brano di Bruch,
tipico pezzo di un tardo romanticismo un po’
estenuato. La parte migliore del concerto è
venuta dopo il breve intervallo, con due pezzi
di Mozart di non frequentissimo ascolto la
Serenata notturna in re maggiore per archi e
timpani K 239 (1776) e la Sinfonia
concertante in Mi bem. maggiore per fiati,
peraltro oggi ritenuta di dubbia attribuzione,
tanto da essere relegata nel Kochel Verzeichnis
tra i supplementi (App. C 14.01). In
questi brani, di un settecento tenero e
argutamente galante, a nostro modesto avviso la
Camerata dà il meglio di sé: ottimo lo stacco
dei tempi della bacchetta di Rimonda, perfetto
il dialogo tra le voci soliste e l’orchestra,
eccellente la cura dei dettagli e dei piani
sonori. A tutti va dunque il nostro plauso, ma
in particolare al primo violino di Marina
Martianova che ha guidato con bella cavata il
‘concertino’ d’archi della Serenata e all’oboe
di Ezio Rizzon, dalla voce calda e intensa nella
Sinfonia. Dopo la festa delle orecchie, quella
del…palato: al termine del concerto gli
orchestrali hanno offerto nel foyer agli
ascoltatori una sontuosa e squisita torta,
simpatica conclusione di una gradevolissima
serata di buona musica.
23
settembre
Bruno Busca
Calendario della XV Stagione del Viotti Festival di
Vercelli
Guido Rimonda violino
sabato 10 novembe 2012;
Enrico Pace pianoforte sabato 1 dicembre
2012; Andrea Bacchetti pianoforte sabato 12
gennaio 2013; Richard Galliano bandoneon
domenica 17 febbraio 2013; Giuliano Carmignola
violino sabato 9 marzo 2013; Avi Avital
mandolino sabato 23 marzo 2013; La cambiale di
matrimonio di G. Rossini
regia di Giovanni Dispenza sabato 13
aprile 2013; Cantabile The London Quartet sabato
11 maggio 2013; Uto Ughi violino sabato 8 giugno
2013;
FUORI ABBONAMENTO Recital "A Gershwin night"
Massimo Viazzo &
Massimiliano Génot pianoforte venerdì 24
maggio 2013; EVENTI SPECIALI AD INGRESSO LIBERO
Camerata Ducale Guido Rimonda direttore sabato
22 settembre 2012 ; Concerto di San Silvestro*
Camerata Ducale Guido Rimonda direttore lunedì
31 dicembre 2012 ore 19:30 Progetto giovani
musicisti** In collaborazione con il
Conservatorio G. Verdi di Torino. I appuntamento
Orchestra giovanile del Conservatorio G. Verdi
di Torino Giuseppe Ratti direttore sabato 15
dicembre 2012;
II appuntamento Le giovani promesse del
Conservatorio G. Verdi di Torino Camerata
Ducale Mario Lamberto direttore sabato 26 gennao
2013.
23
settembre
dalla redazione
Il balletto Onegin al Teatro alla Scala Ultima replica questa sera al Teatro alla Scala per il balletto Onegin su musica di Cajkovskij e per la coreografia di John Cranko. Anche questa rappresentazione trova sul palcoscenico il brasiliano Thiago Soares nel ruolo di Onegin, Emanuela Montanari in Tat'jana, Alessandra Vassallo in Ol'ga e Marco Agostino in Lenskij. La serata di ieri è stata un successo per tutto il cast, dai ballerini all'ottima Orchestra dell'Accademia del Teatro alla Scala splendidamente diretta da Mikhail Tatarnikov. L'avvincente coreografia di Cranko è presente alla Scala dal 1993 e da allora per ben sei cicli di rappresentazioni ha ottenuto sempre un meritato successo per la classicità della messinscena - costruita sulle scene di Pierluigi Samaritani e con i costumi di Samaritani e Roberta Guidi di Bagno - che trova sempre una rinnovata freschezza di stile. Tra i protagonisti, tutti bravi, segnaliamo oltre che l'artista ospite Thiagos Soares in splendida forma, anche una perfetta Emanuela Montanari dotata di grazia, leggerezza e padronanza attoriale. Lunghissimi applausi al termine per una balletto che non bisogna perdere. 18 settembre 2012 C.G.
Francesca Dego e la Sinfonica Verdi inaugurano la nuova
Stagione dell'Auditorium
E' iniziata la
Stagione 2012-2013 dell'Orchestra Sinfonica
G.Verdi con un bellissimo concerto che ha visto
come protagonista una giovane violinista
italiana di superbe qualità musicali: Francesca
Dego. Francesca (foto di Nora Roitberg) è nota
al
pubblico
musicale milanese per essersi esibita in questi
anni nel repertorio classico di Beethoven,
Caikovskij e Sibelius, nei rispettivi
concerti violinistici.
Meno
eseguito ma di grande rilevanza musicale, il
concerto ascoltato oggi pomeriggio in replica,
quello n.2
in Sol minore per violino e orchestra di
S.Prokof'ev. Doveva esserci sul podio della
Verdi
Zhang Xian, direttore musicale della
prestigiosa sinfonica, ma è nato il
secondogenito Riccardo inaspettatamente sui
tempi previsti ed è quindi salito sul podio il
bravo Jader Bignamini. Dopo una efficace e
frizzante
Ouverture da
Ruslan e
Ludmila di Glinka, abbiamo ascoltato il
tocco sicuro di Francesca. Il Secondo Concerto
del russo data 1935. E' uno dei lavori più
melodici ed armoniosi di Prokof'ev e presenta
riferimenti romantici e neoclassici tipici del
grande musicista russo. Le sonorità glaciali del
concerto e il “cubismo” dei piani sonori si
alternano a momenti di grande passionalità come
nell'intenso movimento centrale
Andante
assai, di una bellezza trascendentale. La
bella Dego ha centrato l'obiettivo fornendo
un'interpretazione intensamente espressiva
giocata intorno ad un fraseggio ricco di
sfumature, particolarmente chiaro e fluido e
perfettamente intonato anche nelle timbriche più
alte. Bellissimo ed intensamente espressivo il
movimento centrale. Due i bis proposti: prima
Bach e poi in duo con la bravissima spalla della
Verdi Luca Santaniello il primo movimento della
sonata per due violini di Prokof'ev. Lunghi
applausi. Nella seconda parte ottima
l’interpretazione della Suite n.1 dal Romeo e
Giulietta sempre di Prokof’ev. Lunghi ed intensi
applausi finali. Il 20 settembre con repliche il
21 e il 24 insieme alla Verdi ancora un’altra
violinista: Karen Gomyo.
16
settembre
Cesare Guzzardella
Prossimamente al Teatro Civico di Vercelli
il Requiem di Cherubini Più di ottanta musicisti, i Cantores Mundi con
elementi di Un Coro per Milano, venerdì 28
settembre 2012, sul palco del Teatro Civico di
Vercelli eseguiranno una delle più maestose
pagine della musica sacra dell’800, la Messa da
Requiem in Do minore di Luigi Cherubini. In
programma anche il breve Stabat Mater di Franz
Schubert.La Messa da Requiem è la
composizione che più di ogni altra ha
assicurato la celebrità del musicista
fiorentino. Commissionato per l’anniversario
della morte di Luigi XVI fu eseguito per la
prima volta nella Cattedrale di Saint-Denis il
21 gennaio del 1817.Il Coro sarà diretto dal
Maestro Franco Caccia. Al pianoforte Camilla
Marone Bianco.La serata sarà anche l’occasione
per onorare la memoria di un grande personaggio
della musica del ‘900, Mino Bordignon
(Viotti d’oro 1959) scomparso nel
2009.Cantores Mundi nasce negli anni ‘60 come
coro a sezioni esclusivamente maschili. Dal
1981, con l’inserimento delle voci femminili,
i Cantores ampliano il loro repertorio
con nuove grandi pagine della letteratura
polifonica. Hanno tenuto concerti alla Sala
Grande del Conservatorio di Milano, al Piccolo
Teatro di Milano, alle basiliche di San Ambrogio
e San Fedele a Milano, al Teatro Regio di
Torino, per il festival “Settembre Musica”,
l’Unione Musicale di Torino e i Pomeriggi
Musicali di Milano. Dal 2004 coordinano la
propria attività con l’Associazione “Un Coro per
Milano”, con il quale hanno eseguito i Lieder di
Brahms nell’ambito dei festeggiamenti legati
alla riapertura del Teatro alla Scala di Milano.
Grazie all’intervento della Camera di Commercio
di Vercelli, il biglietto è a prezzi più che
popolari: ingresso unico 7 euro. Si raccomanda
la prenotazione.La serata è realizzata con la
collaborazione del Comune di
Vercelli-Assessorato alla Cultura e di Vercelli
e i suoi Eventi.
16
settembre
Dalla redazione LUGLIO
Ultime
repliche per il Don Pasquale alla Scala
Successo di pubblico al Teatro alla Scala per il Don Pasquale di Gaetano
Donizetti. Fino al 14 luglio la celebre opera,
che
mancava dalla Scala da diciotto anni, vedrà
impegnati
i solisti dell’Accademia scaligera e alcuni
protagonisti di affermato prestigio
quali Michele Pertusi o Celso Albelo. La
messinscena del regista Jonathan Miller e le
scene e i costumi di Isabella Bywater nella
replica del 9 luglio ci sono sembrate validi e
nel complesso del lavoro, esaustiva anche la
direzione musicale di Enrique Mazzola alla testa
dell’Orchestra dell’Accademia della Scala. Degli
allievi dell’accademia la voce più convincente
ci è sembrata quella di Pretty Yende (foto
Archivio Scala), una
Norina
con bel timbro e ottima tecnica e con valide
qualità attoriali .
Christian Senn in
Malatesta, ha fornito una buona prestazione vocale e attoriale. Le
prossime repliche sono previste per il 12-13-14
luglio. Da non perdere.
11 luglio
C.G.
La Baccalini in Auditorium per "Un' estate
con la Musica 2012"
Continua la rassegna
di concerti "Un' estate con la Musica
2012" organizzata in Auditorium. Dopo il
concerto del pianista Roberto Cominati,
ieri sera
abbiamo trovato sul palcoscenico
della grande Sala milanese
la giovane pianista milanese Alice
Baccalini alle prese con un impaginato
impegnativo che prevedeva musiche di
Beethoven,
Liszt e Schumann. Del musicista tedesco ha
interpretato due Sonate, quella giovanile N.2
Op.2 in La maggiore e la celebre N.8 in
Do minore Op.13 "Patetica".
Del grande musicista e virtuoso
ungherese abbiamo ascoltato Après una lecture
de Dante: Fantasia quasi Sonata, mentre di
Robert Schumann gli Studi Sinfonici op.13.
Alice non ha ancora vent'anni e recentemente ha
vinto il primo premio all'XI Concorso
Internazionale organizzato dalla Società
Umanitaria di Milano
intraprendendo poi una serie di concerti
in numerose città europee. Il Beethoven
ascoltato ieri ha messo in rilievo il suo ottimo
approccio stilistico definito da una brillante
tecnica virtuosistica resa particolarmente
espressiva dai calibrati volumi sonori.
L'andamento particolarmente veloce
delle sonate ha trovato una maggiore resa
espressiva nei movimenti laterali, mentre
l'Adagio cantabile della celebre "Patetica"
avrebbe forse richiesto un andamento più lento e
meditato. Valida anche l'interpretazione
della complessa e virtuosistica "Dante Sonata"
di Franz Liszt eseguita con
equilibrio
nei difficili contrasti dinamici e con
momenti di elevato nitore espressivo. I
bellissimi Studi Sinfonici schumanniani,
nella versione originale senza le variazioni
postume, hanno ancora una volta rivelato la
spiccata attitudine della pianista per la musica
romantica. Ottima l'interpretazione del brano,
forgiato con sicurezza e rigore stilistico.
Grande successo di pubblico ed
eccellente il bis di Rachmaninov. Brava
Alice! Prossimo concerto della rassegna il 12
luglio alle ore 20.30 con
la pianista Leonora Armellini che
eseguirà Mendelssohn, Debussy, Liszt e Chopin.
9 luglio
2012
Cesare Guzzardella
Manon di Massenet alla Scala
Continuano al Teatro alla Scala le repliche di
Manon, opera in cinque atti di Jules
Massenet su libretto di Henri Meilhac e Philippe
Gille.
Jules Massenet compose Manon, una delle opere
più rappresentate nei teatri lirici di ogni
parte del mondo, tra il 1881 e il 1883 e la
“prima” ebbe luogo all’Opéra-Comique di Parigi
il 19 gennaio del 1884. Si tratta di una
rivisitazione del romanzo che Antoine-Franςoise
Prévost scrisse nel 1731: Histoire du Chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut. L’ultima messinscena scaligera risale al 2006.
Nella sempre
documentata pubblicazione scaligera riguardante Manon, Claudio
Toscani sottolinea in modo corretto e chiaro che …in Manon si alternano stili e
linguaggi disparati che vanno dal comico al
serio, dalle citazioni neoclassiche alle
aperture neoromantiche..i personaggi sono
chiamati a pronunciare i dialoghi parlati, a
cantare in recitativi, in ariosi, in arie
liriche virtuosistiche nel più puro stile dell’ opéra-comique…tutto ciò determina un’architettura frammentaria
che trae dal contrasto stilistico la sua forza…Un’opera, quindi di non facile interpretazione, che
richiede competenze musicali stilisticamente
complete. Il buon successo rivelato ieri sera nella sesta
rappresentazione lo si deve certamente alla
valida direzione orchestrale di Fabio Luisi e
alla equilibrata compagnia di canto che ha
trovato il miglior apporto vocale ed attoriale
nella brava Ermonela Jaho (foto
M.Brescia-R.Amisano-Archivio Scala), una
Manon particolarmente adatta a delineare i
numerosi stati d'animo che il suo non facile
ruolo scenico comporta.
La regie e i costumi di Laurent Pelly e
le cinque scene di Chantal Thomas, variegate
nello stile come variegata è la musica del
francese Massenet, sono risultate più che
accettabili. Luisi è stato molto attento a
mettere in risalto la vocalità dei protagonisti
attraverso una direzione equilibrata nei volumi
sonori ma nello stesso tempo energica. Il cast
ha visto un valido Matthew Polenzani nel ruolo
del Cavaliere
Des Grieux, anche se con poca
incisività attoriale. Di buon livello Russel
Braun in Lescaut, Christophe Mortagne in
Guillot de Morfontaine, Jean-Philippe
Lafont il Conte Des
Grieux, William Shimell DeBrétigny,
tutti validi attorialmente. Valide le voci
femminili di
Simona Mihai, Louise Innes
e Brenda Patterson rispettivamente in
Poussette,
Javotte e
Rosette.
L'ultima replica
è domani, 7 luglio. 6 luglio 2012 Cesare Guzzardella
GIUGNO Premio per il giovane pianista Luca Buratto al Concorso Internazionale "Robert Schumann" di Zwickau Il pianista milanese Luca Buratto ha vinto il terzo premio al prestigioso 16th International Robert Schumann Competition di Zwickau ed il premio relativo al giudizio del pubblico. Complimenti dalla redazione di corrierebit.com. http://www.youtube.com/watch?v=ibv1401AtNA http://www.schumannzwickau.de/rsw_klavier_gesang_bish_preistraeger.asp 19 giugno la redazione
Il talento del violinista russo Sergey Dogadin
in Auditorium con la Sinfonica Verdi
E' per la prima volta a
Milano il giovane violinista di San Pietroburgo
Sergey Dogadin, talentuoso solista che nel
prestigioso Concorso Tchaikovsky del 2011
si è piazzato in prima posizione tra
le decine di partecipanti
vincendo il secondo
premio
se si considera che il primo non è stato
assegnato. In un programma tutto dedicato
al più popolare compositore russo, il
violinista insieme alla Sinfonica Verdi diretta
ottimamente da Zhang Xian ha eseguito il più
celebre dei concerti per violino e orchestra
quello in Re Maggiore Op.35. Tre
movimenti che mettono in evidenza la bellezza
timbrica
del violino
e la melodicità
legata alla cultura occidentale e
anche italiana. L'ottima interpretazione fornita
da Dogadin ci è apparsa di maggior statura
espressiva nel primo movimento, Allegro
moderato. La cavata morbida ed elegante del
solista e la luminosità delle sequenze melodiche
hanno rilevato un eccellente vibrato in un
andatura che metteva in maggior rilievo la
cantabilità della composizione piuttosto che
l'elemento virtuosistico.
La minore incisività delle prime note del
bellissimo
Andante centrale ha trovato una
maggiore valenza estetica nel proseguo del
canto. Il movimento finale, Allegro
vivacissimo, di minor valenza compositiva
rispetto i primi due movimenti, è stato eseguito
con sicurezza ed espressività anche nei
difficili sopracuti.
Applausi prolungati al termine
dell'esecuzione in una sala colma di pubblico.
Bis di eccellenza espressiva e grande tecnica
virtuosistica con Paganini -Paisiello La
Molinara op.38.
Nella seconda parte della serata valida
l'interpretazione della Sinfonica Verdi nella
Sinfonia
n.5.
Interminabili applausi. Ultima replica
domenica 17 giugno alle ore 16.00. Da non
perdere.
http://www.youtube.com/watch?v=k4HtiiJCxS8
16 giugno
Cesare Guzzardella Prossimamente a Vercelli il Coro CANTORES MUNDI Una preziosa e riconosciuta realtà musicale della provincia di Vercelli, il coro Cantores Mundi, sarà protagonista di un concerto al Teatro Civico di Vercelli per la Società del Quartetto, giovedì 28 giugno, ore 21. La serata, realizzata con la collaborazione del Comune di Vercelli-Assessorato alla Cultura e di Vercelli e i suoi Eventi ed il contributo della Camera di Commercio di Vercelli, è dedicata al Maestro Mino Bordignon (Viotti d’oro 1959), direttore di Cantores Mundi dal 1963 al 2009, e si svolge in occasione del 150° anniversario dell’istituzione della Camera di Commercio di Vercelli. Il Coro valsesiano, visto il ricco programma musicale, sarà affiancato da elementi di “Un Coro Per Milano”. Cantores Mundi nasce negli anni ‘60 come coro a sezioni esclusivamente maschili. Dal 1981, con l’inserimento delle voci femminili, i Cantores ampliano il loro repertorio con nuove grandi pagine della letteratura polifonica: dal periodo rinascimentale e barocco al periodo neoclassico e romantico, sino ad arrivare alle letterature moderne e contemporanee. Vincitori ai V Recontres Chorales Internationales de Montreux, hanno tenuto concerti alla Sala Grande del Conservatorio di Milano, al Piccolo Teatro di Milano, alle basiliche di San Ambrogio e San Fedele a Milano, al Teatro Regio di Torino; sono stati protagonisti di programmi per la RAI e per la Televisione Italiana e Svizzera. Presenti, su invito del Ministero francese della Cultura, ai “Rencontres Internationales” di Tolosa in rappresentanza dell’Italia, e nelle stagioni musicali di “Settembre Musica” per l’Unione Musicale di Torino e dei Pomeriggi Musicali di Milano, i Cantores Mundi hanno perseguito un ideale di rigorosa professionalità permettendo nello stesso tempo a tutti coloro che lo desiderassero di avvicinarsi all’arte del canto corale. Dal 2004 coordinano la propria attività con l’Associazione “Un Coro per Milano”, con il quale hanno eseguito i Lieder di Brahms nell’ambito dei festeggiamenti legati alla riapertura del Teatro alla Scala di Milano. Il concerto a Vercelli sarà diretto dal Maestro Franco Caccia. In programma il celebre Requiem di Luigi Cherubini e lo Stabat Mater di Franz Schubert. Ingresso unico € 7. I biglietti sono disponibili in prevendita presso la Società del Quartetto. Per prenotazioni telefoniche: 0161 255575. 16 giugno la redazione
La pianista russa Olga Kern e la SÜdwestdeutsche Philharmonie per la Società dei Concerti La pianista russa Olga Kern è tornata in Conservatorio per il secondo concerto stagionale della Società dei Concerti, questa volta con una compagine orchestrale particolarmente significativa quale la SÜdwestdeutsche Philharmonie diretta da Vassilis Christopoulos. L'impaginato vedeva due importanti composizioni di Sergej Rachmaninov quali la Rapsodia su un Tema di Paganini op.43 per pf. e orch. e la Sinfonia n.2 in mi min. op.27 anticipate dalla nota Ouverture “Il Franco Cacciatore” (Der Freischutz) di C.M. von Weber. La luminosa introduzione orchestrale con la nota Ouverture sinfonica di Weber ha rivelato da subito le ottime qualità della formazione orchestrale tedesca, confermate dalla valida interpretazione della rara op.27 eseguita nella seconda parte della serata. Le timbriche terse e dettagliate delle sezioni orchestrali e la composta ed articolata direzione di Christopoulos hanno fatto emergere interpretazioni di alto livello. Il momento clou della serata si è avuto con l'ingresso della brava e bella pianista che ricordiamo essere stata vincitrice di un rilevante Concorso pianistico Internazionale quale il Van Cliburn nel 2001. La Rapsodia su un Tema di Paganini op.43 è uno dei più noti lavori del pianista-compositore russo Rachmaninov, caratterizzato da un virtuosismo trascendentale che trova nella bellezza delle variazioni costruite sulle celebri note paganiniane il punto di forza. La versione orchestrale - in passato la Kern aveva eseguito anche quella pianistica- tende a sottolineare maggiormente le varianti melodiche e armoniche del pianoforte. La pianista russa ha ancora una volta dimostrato la sua predisposizione ed il suo amore per questo compositore con una esecuzione sicura, energica, incisiva nei dettagli e luminosa. La sinergia creata con l'ottima orchestra ha prodotto un'esecuzione di alto livello particolarmente apprezzata dal numerosissimo pubblico presente in Sala Verdi che ha tributato alla pianista e all'orchestra di Costanza fragorosi applausi. Tre i bis proposti al termine del brano: un Momento Musicale (op.16 n. 4) ancora di Rachmaninov, il noto Flight of the bumble ( Volo del calabrone )di Korsakoff-Rachmaninov e un classico, anche per la Kern, quale Moszkowski Étincelles Op. 36 No. 6 reso celebre dal grandissimo ed ineguagliabile Vladimir Horowitz.( http://www.youtube.com/watch?v=75ZAOwgzoAE ) Bravissimi!.14 giugno Cesare Guzzardella
Un altro successo alla Scala con la verdiana
Luisa Miller diretta da Gianandrea Noseda Finalmente la Scala ha fatto centro
nell’operistica italiana con un’ottima
messinscena della Luisa Miller di Verdi. Il
successo delle prime rappresentazioni e di
quella vista ed ascoltata ieri sera lo si deve a
tutte le componenti artistiche: l’ottimo cast
vocale, la valida direzione di G. Noseda, la
riuscita regia di
Martone unitamente alle scene
di Sergio Tramonti e i costumi di
Ursula Patzak, il magnifico coro di Casoni. La
direzione di Gianandrea Noseda, energica e
sicura a partire dalla sinfonica Ouverture
introduttiva, ha unito i principali “attori”
scenici con risoluta coerenza.
L’unico
appunto che si sottolinea nella pur valida
direzione, è forse una certa prevaricazione
della componente strumentale - esteticamente
rilevante anche se con timbriche dal sapore
mitteleuropeo o statunitense e non sempre
verdiane-italiane- da quella vocale. La
voluminosa incisività strumentale ha impedito,
in alcuni frangenti, la migliore resa di alcune
voci ma la trasparenza coloristica delle
timbriche orchestrali sapientemente dosate ha
ben compensato questi squilibri. Tutte valide le
voci presenti con eccellenze nelle timbriche di
Elena Mosuc,
Luisa
M., e
di Leo Nucci,
Miller
(foto Archivio Scala).
Sul podio, un gradino sotto, Marcelo Alvarez,
Rodolfo
e Daniela Barcellona,
Federica.
Bravi
Vitalij Kowaljow, il
Conte
Walter
e
Kwangchul Youn,
Wurm
e gli altri.
Mario Martone ancora una volta si è rivelato un
ottimo regista ben organizzando l’avvincente
resa attoriale dei protagonisti. Le scene tra
l’antico e il moderno, e i recenti costumi,
hanno dato carica innovativa alla messinscena.
Dopo l’ottimo Britten e adesso con un importante
Verdi torna la luce alla Scala. Successo
caloroso in un teatro al completo. Prossime
repliche il 15-18-21-23 giugno. Da ricordare.
13 giugno
Cesare Guzzardella
Prossimamente il violinista
Sergey Dogadin per
l’ultimo concerto stagionale della Sinfonica
Verdi e del direttore Zhang Xian Il
Maestro Zhang Xian, direttore musicale
dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe
Verdi, è al suo
quattordicesimo appuntamento
stagionale con
laVerdi,
all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo di
largo Mahler, giovedì 14 (ore 20.30), venerdì 15
(ore 20.00) e domenica 17 (ore 16.00) giugno
2012 (info e prenotazioni: 02.83389401/2/3,
www.laverdi.org), per un “tutto Čajkovskij” che
sfodera un programma scintillante per un
concerto davvero indimenticabile. Accanto
all’esecuzione della
Sinfonia
n. 5 - che conclude così l’esecuzione
integrale della produzione sinfonica
cajkovskijana da parte dell’Orchestra Verdi,
spalmata tra la stagione corrente e quella
passata – ascolteremo infatti anche il
Concerto
per violino e orchestra
in Re
maggiore del compositore russo,
universalmente noto – tra l’altro - per essere
il brano portante della colonna sonora del film
Le
concert (Il
concerto, 2009), del regista romeno-francese
Radu Mihaileanu. E lo ascolteremo nella
interpretazione di
Sergey Dogadin, freschissimo vincitore
dell’ultima edizione del Premio Čajkovskij
(2011), uno dei più prestigiosi concorsi per
musicisti classici al mondo, che esordisce con
l’ensemble
di largo Mahler. Con questa direzione, il
conductor
Zhang Xian dà l’appuntamento al pubblico
milanese al concerto inaugurale della XX
stagione de
laVerdi,
il prossimo 9 settembre, al Teatro alla
Scala.
13 giugno
dalla redazione
A Vercelli l'ultimo concerto stagionale del Viotti Festival. Tempo di bilanci per la Camerata ducale, giunta ieri sera, 9 giugno, alla conclusione della XIV stagione concertistica vercellese Viotti Festival. A vent’anni esatti dalla fondazione, ad opera di Guido Rimonda e Cristina Canziani, la compagine piemontese può vantare traguardi entusiasmanti: un pubblico (non solo locale) in costante crescita, con le diecimila presenze superate quest’anno e una significativa partecipazione di giovani, tournée in Italia e all’estero, un solido apprezzamento degli ‘addetti ai lavori’, consacrato dal prestigioso contratto firmato poche settimane or sono con la casa discografica Decca per la registrazione dell’Opera omnia di G. B. Viotti…dati che giustificano pienamente, tanto più negli attuali chiari di luna, la radiosa soddisfazione stampata sui volti di Rimonda e Canziani, compagni nella vita e nell’arte, nel rivolgere il loro saluto al pubblico e comunicare i prossimi impegni dell’orchestra. Ricordiamo che la Camerata ducale nacque con lo scopo di esplorare e valorizzare l’opera, in gran parte sconosciuta,di Viotti, e appunto all’insegna del compositore di Fontanetto Po (Vc) era impaginato il programma del concerto di ieri sera, nella consueta sede del Teatro civico. Tre i pezzi eseguiti: la prima Sinfonia concertante in Fa maggiore (1787), nella trascrizione per pianoforte e violino da una originaria versione per due violini, uno dei ventinove concerti per violino e orchestra, il n.20 in Re maggiore (1795) che inaugura la serie dei concerti londinesi del Maestro vercellese e infine il Rondò dal concerto per violino n.. 25. I due solisti, naturalmente, G. Rimonda al violino, oltre alla direzione, e C. Canziani al pianoforte. Confessiamo di conoscere ben poco, purtroppo, della vasta produzione del grande violinista piemontese, apprezzato da Beethoven e da Brahms, ma l’ascolto di ieri ci conferma una volta di più nell’impressione che ce ne siamo fatta sin dal primo incontro con la sua musica: la musica di Viotti, specie quella tarda, presenta due qualità e un limite. La prima qualità, spesso davvero notevole, è .il lirismo intenso e struggente, già di pretto sapore romantico, che trova particolare espressione, com’è ovvio, nei tempi lenti, centrali delle composizioni, e che ieri era rappresentato degnamente dal magnifico Adagio in tonalità minore della sinfonia concertante, una pennellata di oscuro Weltschmerz, insinuata a sorpresa tra due tempi veloci in maggiore di serena cantabilità tutta italiana. La seconda (but not least) qualità delle partiture viottiane è la inesauribile vena inventiva, da cui scaturisce un continuo fluire di temi, motivi idee, elaborati anche con qualche arditezza armonica e capaci, talvolta, di attingere una limpidezza quasi mozartiana. Quello che a noi sembra un limite dello stile compositivo di Viotti (e che ci ha fatto sempre apparire singolare il caloroso giudizio di Brahms) è la sostanziale debolezza nella costruzione formale, visibile soprattutto nei primi tempi, dove lo sviluppo della forma sonata è di fatto assente, a vantaggio di una struttura piuttosto ripetitiva e ridondante, a’ritornello’, che rende talvolta un po’ pletorica la pagina di questo autore. Naturalmente non si può dimenticare l’aspetto per cui Viotti fu ai suoi tempi più ammirato, vale a dire il virtuosismo della scrittura per violino, ieri evidente soprattutto nei Rondò finali e in particolare in quello dal concerto 25: qui Rimonda ha potuto ancora una volta dare sfoggio della padronanza tecnica del suo Stradivari ‘Noir’, dal bel suono brillante e caldo. Sicura anche l’esecuzione al pianoforte di C. Canziani, in una delle sue sempre meno frequenti apparizioni in veste di concertista e inappuntabile la Camerata ducale, anche nella sezione fiati, che, specie nella sinfonia concertante, acquista un rilievo inusuale. Ancora all’insegna di G. B. Viotti il bis, uno dei trentadue Souvenirs de violon per violino solo. Caloroso come sempre l’applauso del pubblico, un arrivederci alla prossima stagione, che avrà un succulento antipasto già la prossima estate. 10 giugno Bruno Busca Un brano di Flavio Testi all'Auditorium per la Sinfonica Verdi L'ultima replica di questo pomeriggio in Auditorium con la Sinfonica Verdi ci ha permesso di ascoltare un lavoro di Flavio Testi, musicista nato a Firenze nel 1923 e conosciuto soprattutto dal ristretto pubblico della musica contemporanea. Testi ha composto questo rilevante lavoro sinfonico-corale denominato Sacrae Symphoniae nel 1987: quasi venti minuti di musica per soli, coro e orchestra. L'impatto "forte" iniziale di questa composizione è un incipit incisivo destinato a dare un'impronta personale e autentica a tutto il brano. L'ottima direzione era affidata al giovane direttore di Singapore Darrell Ang, conosciuto soprattutto per la sua passione per i contemporanei. Splendidi i timbri della Sinfonica Verdi che unitamente al luminoso e per l'occasione virtuosistico Coro preparato dalla bravissima Erina Gambarini ed alle tre chiarissime voci soliste - in ordine d'ingresso : il tenore Gianluca Bocchino, il soprano Anna Carbonera ed il basso Abramo Rosalen- hanno dato prova di qualità nel trovare il giusto equilibrio interpretativo. Il brano di Testi presenta una modernità che probabilmente trova relazioni con autori meno "provocatori" del Novecento quali Stravinskij, gli inglesi Britten o Tippett, il polacco Lutoslawski. L'impronta forte data dal Coro o dagli Ottoni -splendidi quelli della Verdi- rendono suggestivo anche al primo ascolto un brano che da subito rivela l'avvincente cifra stilistica del compositore. Il Coro spesso ha quasi una funzione solistica ed entra in relazione con gli orchestrali quale fosse uno strumento privilegiato. Le grandi sinergie dei settori orchestrali, il coro e le levigate voci soliste hanno trovato al termine un grande apprezzamento da parte del numeroso pubblico presente in sala. Lunghi applausi al termine anche all'anziano ma giovanile compositore Testi salito sul palco per ringraziare tutti. Valida la direzione di Darrell Ang nei brani mendelssohniani ascoltati nel corso del concerto: prima alcuni movimenti da Sogno di una notte di mezza estate e dopo l'intervallo la Sinfonia n.4 "Italiana". 3 giugno Cesare Guzzardella
Meritato successo per
Peter Grimes alla
Scala
Meritatissimo il successo ottenuto al Teatro alla Scala
dall'opera di Benjamin Britten Peter Grimes.
Si tratta di una delle migliori messinscena
della Stagione 2011-12. In passato in
solo tre altre
occasioni (1947,1976,2000)
il palco della Scala aveva ospitato il
capolavoro del grande musicista inglese, uno
dei
massimi compositori del '900. Prima opera di
Britten, se non contiamo l'operetta Paul Bunyan
(1941), Peter Grimes data 1945 ed è nata
negli Stati Uniti per commissione del grande
direttore d'orchestra Serge Koussevitsky. Un
prologo e
tre atti, intervallati
da quattro Interludi Marini e una
Passacaglia - quest'ultimi notissimi in campo
sinfonico - sono un esempio
di
grande teatro costruito sulle raffinate
timbriche musicali britteniane. Sul palco un
eccellente cast vocale di cui ricordiamo almeno
John Graham-Hall, Peter Grimes, Susan
Gritton, Ellen, Christopher Purves in
Balstrode, Daniel Okulitch, Swallow,
Christopher Gillett, Rev. Adams,
ecc, ha trovato una direzione teatrale
adeguata nella regia di Richerd Jones e le
ottime scene e i costumi di Stewart Laing. La
dettagliata ed espressiva direzione del giovane
Robin Ticciati e la splendida parte corale
preparata da Bruno Casoni hanno contribuito, in
sinergia, a rendere il lavoro avvincente sotto
ogni profilo. Il grande Britten con un
linguaggio musicale unico e riconoscibile in
ogni particolare ha rivelato nella sua prima e
forse migliore opera di avere grande teatralità
qui espressa con una coralità non solo
strumentale e vocale ma anche scenica. Sembra
quasi che sia la musica nelle sue molteplici ed
infinite sfumature a creare gli eventi scenici e
drammaturgici in un pensiero unitario che solo
geniali compositori come Britten hanno potuto
creare. Grandissimo successo. Prossime repliche
il 5 e il 7 giugno. Da non perdere.
MAGGIO Prossimamente la Camerata Ducale a Vercelli Sabato 9 giugno alle ore 21.00 si chiuderà la quattordicesima edizione del Viotti Festival, con la Camerata Ducale, Cristina Canziani al pianoforte e Guido Rimonda, nel doppio ruolo di direttore e violino solista. Per questo speciale appuntamento gli spettatori del Civico potranno ascoltare un programma dedicato interamente a Giovanni Battista Viotti, attraverso l’esecuzione della Sinfonia concertante in fa maggiore per violino, pianoforte e orchestra e il bellissimo Concerto n.17 in re minore per violino e orchestra W I-17. Un concerto che suggella una stagione eccezionale, soprattutto per l’alta affluenza di giovani che ha gremito la platea del Civico, confermando l’andamento positivo riscontrato l’anno precedente. Lo spettacolo che archivierà la stagione concertistica viottiana sarà un momento di grande festa per gli amanti della musica, ma non solo. Infatti il comune di Vercelli ha previsto una grande cerimonia di chiusura per gli eventi della città, tra cui spiccheranno il concerto del 9 giugno e molti appuntamenti correlati alla conclusione della mostra I giganti dell’Avanguardia Guggenheim, con sede all’Arca.Vademecum prenotazione biglietti* Per prenotare i biglietti per il concerto del 9 giugno contattare fino alle ore 12:00 di venerdì 8 giugno l’Associazione Camerata Ducale allo 011 755791 o via mail a info@viottifestival.it oppure gli uffici del Comune di Vercelli allo 0161 596277-596. I biglietti si ritireranno direttamente al box office del Teatro Civico di Vercelli venerdì 8 giugno dalle 17:00 alle 19:30, oppure sabato 9 giugno, un’ora prima del concerto. 31 maggio la redazione I Solisti Veneti di Claudio Scimone per la "Società dei Concerti" Mercoledì 30 maggio 2012 –alle ore 21 I SOLISTI VENETI diretti da CLAUDIO SCIMONE terranno un concerto in Conservatorio per la Società dei Concerti. Il programma variegato prevede melodie e virtuosismo della musica italiana: T.Albinoni Concerto in fa magg. op. 5 n. 2 ; A.Vivaldi Concerto in la min. per vlc. e archi e il Concerto in si min. n.10 per 4 vl., vlc. e archi; A.Ponchielli "Capriccio" per ob. e archi; G.Bottesini Fantasia sulla "Sonnambula" per cb. e archi; F.Chopin Variazioni su un tema della "Cenerentola" di Rossini per ottavino e archi; G.Rossini Variazioni in mi bem. magg. per cl. e archi su temi di "Mosè in Egitto" e "La Donna del Lago; P.de Sarasate Fantasia sulla "Carmen" per vl. e archi. Biglietti: Interi Eur. 30,00 – Ridotti Eur. 25,00. 29 maggio la redazione David Garrett diretto da Axelrod in Auditorium Il violinista tedesco-statunitense David Garrett è conosciuto maggiormente dal pubblico della musica rock essendo un'interprete trasversale impegnato sia nel repertorio classico che in quello pop. Le sue elevate qualità virtuosistiche gli permettono di eseguire ogni genere di brani e ieri, nella replica domenicale, ha mostrato di essere un eccellente violinista classico interpretando con rigore stilistico e con raffinata cifra melodica il noto Concerto in Sol minore op.26 di Max Bruch. Ricordiamo che Bruch è un compositore tedesco vissuto per tutto il secondo Ottocento e nel primo ventennio del Novecento. E' autore di numerosi lavori sinfonici e cameristici ma è divenuto celebre quasi esclusivamente per questo romantico concerto che gode di una felice e orecchiabile invenzione melodica. Il direttore John Axerold in perfetta sintonia con Garrett ha diretto con energia l'Orchestra Verdi è ha trovato modi ideali per sottolineare le melodie del virtuoso che oltre ad un'intonazione perfetta, anche nei difficili sopracuti, mostra un'agilità e una fluidità musicale sorprendenti. Il pubblico, con moltissimi giovani venuti per sentire ma anche vedere il violinista vestito da rockettaro con stivali, geans bassi, maglietta e anelli soprattutto nella mano destra, ha tributato applausi interminabili e discutibili omaggi floreali. Nei bis concessi dopo un valido breve arrangiamento su pizzicati degli archi del celebre paganiniano Carnevale di Venezia e un ottimo movimento dalla Partita n.2 di J.S.Bach, anche un brevissimo arrangiamento di un brano reso celebre da Michael Jackson. Il concerto di Bruch era stato preceduto da un lavoro orchestrale della compositrice polacca Grazina Bacewicz (1909-1969). Il Concerto per orchestra d'archi (1950), quasi una serenata dai toni cupi in stile neoclassico, ha trovato un'ottima esecuzione con gli archi della Verdi e con la direzione di Axelrod. Dopo l'intervallo una valida interpretazione del Concerto per orchestra di Béla Bartok ha portato al termine l'ottimo pomeriggio musicale. 28 maggio Cesare Guzzardella
Uto Ughi al Teatro Civico di Vercelli
Il pubblico
vercellese che stipava sino al ‘tutto esaurito’
il Teatro Civico, ieri sera , 26 maggio, alla
fine del concerto si è alzato in piedi per
tributare una trionfale ovazione al violinista
Uto Ughi, ospite della penultima serata della
stagione del Festival Viotti:
un gesto di ammirazione, di riconoscenza,
di affetto, dovuto a uno dei più generosi e
straordinari protagonisti della vita musicale
italiana dell’ultimo mezzo secolo, che, ormai
vicino alla settantina, conserva ancora
l’invidiabile freschezza e l’entusiasmo di un
giovane
nel pieno vigore degli anni. Accompagnato dalla
Camerata ducale, Ughi ha
suonato, nell’ordine e senza intervallo,
il Concerto in la minore per due violini e
orchestra n°8 RV 522, tratto dall’estro
armonico op.3 di Antonio Vivaldi
(con Guido Rimonda nella veste di secondo
violino concertante), il Concerto per violino
n° 5 in la maggiore KV 219 di Wolfgang
Amadeus Mozart, e infine
Zigeunerweisen op. 20 n° 1 per violino
e orchestra di Pablo de Sarasate:
una puntuale rassegna dai vertici del
concertismo barocco alla nascita del concerto
classico-romantico, al virtuosismo tardo
ottocentesco. A proposito del K219 mozartiano va
precisato che, con scelta inusuale, e per questo
stimolante, l’Adagio originale è stato
sostituito dall’Adagio in Mi maggiore K261,
che quasi certamente Mozart compose su
richiesta del violinista della corte
salisburghese, tal Brunetti, alquanto
perplesso circa il secondo tempo del
concerto, giudicato ‘troppo studiato’: questo
nuovo Adagio è sicuramente pezzo di meravigliosa
cantabilità, tuttavia confessiamo di aver
rimpianto la varietà di toni e le note di
profonda desolazione del brano originale. Che
dire di Ughi che ormai non sia risaputo? Ancora
una volta il Maestro ci ha affascinati con la
pura vena della sua cavata, precisa e
appassionata a un tempo, capace di dare voce
perfetta a tutte le possibili modalità
espressive cui vengono chiamate le quattro
corde: dal più limpido lirismo del ‘canto
italiano’ di Vivaldi, alla grazia ineffabile
delle melodie mozartiane, al patetismo
larmoyant dei canti d’amore e di morte degli
zigani di Sarasate, al più acrobatico
virtuosismo, vera e propria sfida alle
possibilità umane di diteggiatura con la mano
sinistra
(la Csarda finale della
“zingaresca” di Sarasate). Il tutto avvolto
dall’inconfondibile suono di Ughi, unico,
davvero, nel saper fondere il particolare
calore, non ‘pastoso’, ma sottile, del timbro,
alla profondità emotivamente coinvolgente di
un’espressione, sempre sorretta dalla giusta
intonazione. Siamo grati al Maestro anche per il
bis, che ci ha permesso di fare la conoscenza
con la musica di Gaetano Pugnani (Torino
1731-1798), a torto semisconosciuto esponente di
quella gloriosa scuola di violinisti piemontesi
prodigiosamente
fiorita nel sec. XVIII, che ha in G. B.
Viotti, allievo di Pugnani, il suo più celebre
rappresentante: veramente bello dal punto di
vista stilistico e armonico, il brano proposto,
una sorta di tema con variazioni. Il recital di
Ughi è stato preceduto da due composizioni,
entrambe di F. J. Haydn. Dapprima la Sinfonia
n. 59 “Feuer”
(il
fuoco) in La maggiore, opera senz’altro
‘minore’ del grande austriaco, ma alquanto
estrosa per il suo primo tempo, un inusuale
Presto in 4/4, con energico inizio seguito
da un salto di ottava, e da un subitaneo
allentamento agogico, oltre che per i legami
melodici e tonali tra i due tempi centrali,
tecnica quasi mai sfruttata da Haydn; carino il
Finale, col suo dialogo fra tromba in fanfara,
oboe e archi. A seguire, un Ouverture,
dalla strana introduzione stile ‘concertino’
barocco, un sommesso canto del violino (G.
Rimonda), accompagnato dalla viola e dal
violoncello, in tempo lento, cui succede, con
bel contrasto, una vorticosa cavalcata degli
archi. Impeccabile, come sempre, l’esecuzione
della Camerata Ducale.
27 maggio
Bruno Busca
Kavakos in Sestetto per
Serate Musicali
Conosciamo bene la cifra stilistica del violinista
greco Leonidas Kavakos, spesso in Conservatorio
e quest'anno più volte in duo
con
l'ottimo pianista Enrico Pace. Lo apprezziamo
ancora di più dopo averlo ascoltato nei noti
Sestetti per archi di Johannes Brahms. Nella prossima Stagione di
Serate
Musicali avremo modo di risentirlo nel
"Progetto
Brahms", rassegna di concerti da lui ideati e
dedicati
all'opera
cameristica del grande compositore amburghese.
Senza dubbio l'impaginato di ieri sera è stato,
dal punto di vista interpretativo, tra i
migliori di tutte le stagioni concertistiche.
Citiamo i nomi dei bravissimi strumentisti che
oltre Kavakos, componevano questa splendida
formazione: Alexander Hohenthal, secondo
violino,
Diemut
Poppen e e Hariolf Schlichtig alle viole,
Giovanni Gnocchi e Patrick Demenga ai
violoncelli. I due sestetti per archi di Brahms
sono eccellenze musicali nella diffusa
cameristica dell'Ottocento europeo. Brahms è
maestro di architettura costruttiva e di ricerca
sia intellettuale che popolare. All’interno dei
due capolavori troviamo infatti costruzioni
melodiche e armoniche complesse, momenti di
pacato ed evocativo lirismo come il noto
Andante
moderato dell'op.18 ed efficaci riferimenti alla tradizione popolare
viennese o ungherese come lo
Sherzo dell'op.18 o ll movimento finale
dell'op.36.
Sia nella più nota op.18 che nell'op.36
il sestetto di Kavakos ha dato prova di elevato
valore interpretativo
con eccellenze evidenti nel violino del
greco e nel corposo e timbricamente imbattibile
cello di Patrik Demenga.
Un concerto da ricordare.
26 maggio Cesare
Guzzardella Il pianista Eugene Skovorodnikov al castello di Galliate Si è concluso ieri sera, 24 maggio, nel bel castello sforzesco di Galliate, cittadina alle porte di Novara, l’VIII Festival pianistico internazionale, con un recital del pianista Eugene Skovorodnikov, ucraino d’origine, ma da più di vent’anni residente in Canada. Il suo nome, non molto noto da noi, è legato soprattutto all’attività cameristica, che svolge ormai stabilmente in un trio che conta M. Maisky al violoncello e V. Kuleshov al violino. Avevamo già ascoltato Skovorodnikov due anni fa, sempre al festival galliatese, in un programma tutto “russo” e ne avevamo apprezzato l’interpretazione, in particolare di alcune composizioni di Rachmaninov, piene di vigore e di colori. Su questa esibizione di Skovorodnikov dobbiamo invece avanzare le più ampie riserve. Ieri il solista ucraino-canadese presentava un impaginato “occidentale”, piuttosto vario, che comprendeva due Sonate di D. Scarlatti, la K213 e la K1, la Sonata in la minore op. 164 e la Wanderer Phantasie di Schubert e infine due composizioni di Liszt, Funerailles e il Sonetto del Petrarca n. 104. Non male l’esecuzione delle sonate scarlattiane, interpretate con timbrica efficace, di brillante smalto clavicembalistico, e dell’op. 164 di Schubert, apprezzabile soprattutto nelle dinamiche dei due tempi estremi, equilibrate fra impeto “beethoveniano” e grazia elegiaca che già reca l’impronta dello Schubert maturo. Decisamente imbarazzante, invece, l’esecuzione della Wanderer, infarcita di incredibili errori: addirittura, qualche battuta prima del fugato finale, Skovorodnikov ha palesemente avuto un vuoto di memoria, rabberciando con fatica un fraseggio poco credibile per chi conosca il capolavoro di Schubert. Errori si sono, ahimé, ascoltati anche nell’esecuzione di Funerailles, peraltro non priva di qualche merito, specie nella resa suggestiva dell’atmosfera livida di desolazione e di morte che avvolge le battute iniziali di questa composizione, scritta a commemorazione dei patrioti ungheresi caduti nei moti per l’indipendenza del 1848-49. Accettabile, infine, il Sonetto n. 104, soprattutto nei suoi momenti di più intenso lirismo. Per risentire uno Skovorodnikov finalmente all’altezza, abbiamo dovuto aspettare il secondo bis (dopo un Impromptus di Schubert abbastanza anonimo): un Rachmaninov (forse uno dei Preludi) suonato in scioltezza, con tocco brillante, e ottima gestione delle dinamiche e dei piani sonori. Insomma, si conferma uno Skorovodnikov… propheta in patria, cioè a suo agio sulle partiture della tradizione russa, da lui evidentemente a lungo meditata, mentre, per avventurarsi in altri territori musicali, dovrebbe prepararsi con più cura. 25 maggio Bruno Busca
Steven Hough alle
Serate Musicali
Il pianista e compositore inglese Steven Hough
è da alcuni anni ospite delle Serate
Musicali. Impagina programmi variegati
accostando la tradizione classica dei grandi del
passato ad autori contemporanei. Nel riuscito
concerto di ieri sera in Conservatorio la novità
era una sua composizione in prima assoluta per
l'Italia: la Sonata per pianoforte "Broken
Brances" (rami spezzati). Il brano
rivela
una scrittura tonale chiara e senza eccessi
virtuosistici che anche ad un primo ascolto
risulta convincente. Il legame con la musica del
Novecento, di certa tradizione russa o di quella
francese, di Debussy o Messiaen per la
luminosità e la trasparenza timbrica e armonica,
risultano evidenti. I quasi diciassette minuti
ininterrotti della sonata vedono accostati 16
brevi quadri musicali che trovano unità e
coerenza stilistica rendendo decisamente
piacevole l'ascolto. Il lato meditativo e
contemplativo è una caratteristica della sonata.
Pienamente meritati i lunghi applausi tributati
al termine da un pubblico purtroppo poco
numeroso. Le ottime qualità interpretative del
pianista sono emerse anche nei brani che
componevano il resto del programma: prima una
valida interpretazione della Sonata "Chiaro
di luna" di Beethoven quindi, dopo Broken
Branches,
una più convincente Sonata n.5 op.53
di Scriabin e dopo l'intervallo un'ottima
Sonata in mi minore di Liszt con momenti di
eccellenza nei frangenti più melodici. Ma il
concerto non è finito perché Hough ha dato prova
di eccellenza e di creatività interpretativa
proponendo, nei tre bis concessi, brani di
Chopin: prima un valzer, poi la Ballata n.1 e
quindi un Notturno. Non uno Chopin “polacco” ma
sicuramente un'interpretazione che attraverso i
sottili e raffinati contrasti dei piani sonori e
le accurate e discrete accentuazioni di elementi
melodici ha dato prova di profondità estetica.
L'avvincente interpretazione dei tre
capolavori chopiniani ci ha fatto venire voglia
di un concerto tutto dedicato al grande polacco.
Chissà se prossimamente...! Bravo Hough!
22
maggio
Cesare Guzzardella Emanuele Segre all'Abbazia di Chiaravalle Nell’ambito della stagione concertistica organizzata dall’Associazione Musicale “Canone Inverso”, domenica 20 maggio 2012 alle ore 15,30 si è tenuto nel transetto della chiesa dell’abbazia di Chiaravalle il concerto del noto chitarrista milanese Emanuele Segre. Una splendida cornice architettonica per un concertista d’eccezione che ha eseguito un repertorio di grande virtuosismo e al tempo stesso gratificante all’ascolto anche per coloro che conoscono meno la chitarra classica. I brani eseguiti appartengono prevalentemente alla letteratura chitarristica della prima metà del Novecento e alla musica contemporanea: dalla “Danza del Molinero” di De Falla al notissimo studio nr 11 di Villa-Lobos fino a “Fuoco” di Dyens e “Elogio de la danza “ di Brouwer; sono tutti brani di notevole pregio artistico e di grande effetto. Particolarmente ben riuscita l’esecuzione dell’arpeggio nella parte centrale dello studio di Villa-Lobos e interessante l’interpretazione nel Lento e successivo Ostinato dell’”Elogio de la Danza” di Brouwer. A completare la panoramica sul primo Novecento non poteva mancare l’esemplare esecuzione, nel bis, del Preludio nr 1 di Villa-Lobos, il più famoso dei 5 Preludi. All’800 Segre dedica invece due brani di Giuliani, uno dei quali suonato nel bis, l’altro come conclusione del programma del concerto; particolarmente brillante è stata l’esecuzione della Rossiniana nr 1 , ricca di citazioni delle opere del grande compositore pesarese. Un’altra particolarità del repertorio del concerto è che tutti i brani, ad eccezione della “Danza del Molinero” tratta dal El sombrero de tres picos, un balletto composto da De Falla, sono composizioni originali per chitarra; evento non così frequente nei concerti per tale strumento. Un’ultima considerazione sul programma: dato il particolare contesto architettonico, si poteva anche inserire un brano di musica antica o di Bach, che evidenziasse la versatilità della chitarra e la sua stretta parentela col liuto. 21 maggio Alberto Cipriani
Marguerite and Armand
e
Concerto DSCH alla Scala Oggi, domenica, abbiamo assistito alla replica pomeridiana del balletto scaligero che prevedeva un dittico particolarmente interessante: Marguerite and Armande coreografato da Frederick Ashton e Concerto DSCH con coreografie di Alexei Ratmansky. L'orchestra scaligera era diretta da un noto esperto di musiche per balletti quale David Coleman e al pianoforte solista il milanese Davide Cabassi ha ottimamente interpretato la Sonata in si minore di F.Liszt nell'arrangiamento con orchestra di Dudley Simpson e quindi il Concerto per piano e orchestra n.2 op. 102 di D. Šostakovič. Il lavoro di Ashton è rimasto nella storia perché ebbe quali protagonisti la celeberrima coppia Fontayn-Nureyev nel 1962-63. Nelle rappresentazioni di questi giorni il ruolo primario ha visto alternarsi le coppie Zakharova-Bolle, Conti-Nezha e oggi, Emanuela Montanari e Massimo Murru (foto Archivio Teatro alla Scala). Lo splendido balletto di Ashton prevede oltre alle più evidenti qualità coreutiche dei danzatori anche eccellenti qualità attoriali. I protagonisti di oggi, unitamente all' ottimo corpo di ballo, hanno reso al meglio la vicenda tratta dalla nota novella di Dumas. Ricordiamo che fu il grande coreografo Ashton (1904-88) ha trovare nella bellissima Sonata pianistica di Liszt fonte di ispirazione e ascoltando attentamente la musica, capolavoro ottocentesco di indiscussa levatura anche nell'ottima orchestrazione di Simpson, possiamo rilevare come la complessa struttura ciclica dell'opera sia fondamentale per la costruzione coreografica. Eccellente la resa della Montanari e di Murru e bravissimo il pianista milanese Cabassi al pianoforte. Il secondo lavoro, il Concerto DSCH ( dalle iniziali di Šostakovič) del russo Ratmansky è un ottimo affresco neoclassico fedele alla musica del compositore russo, con momenti di geometrica simmetria nei divertenti movimenti laterali, e con accorata partecipazione dei protagonisti nel più pacato e riflessivo movimento centrale. Bravissimi Francesca Podini, Gabriele Corrado, Stefania Ballone, Antonino Sutera, Federico Fresi e il giovane Corpo di Ballo. L'ultima replica con il medesimo cast è prevista per mercoledì 23 c.m. Da non perdere. 20 maggio Cesare Guzzardella Il pianista Gesualdo Coggi a Vercelli Gesualdo Coggi è un ventisettenne pianista frusinate, con un curriculum che vanta, fra l’altro, studi con Roberto Cappello e un terzo premio all’edizione 2009 del Busoni. Lo abbiamo ascoltato in occasione del concerto conclusivo del Maggio Piano Festival, domenica 20 maggio a Palazzo Borgogna, a Vercelli, sotto il patrocinio della locale Società del Quartetto. Coggi si presentava al pubblico con un programma alquanto eterogeneo, svariante dall’intensa drammaticità della mozartiana Sonata K475 in do minore a tre brani dalla parafrasi di Liszt dello schubertiano Schwanengesang nella prima parte del recital, per proseguire dopo l’intervallo con un’altra celeberrima parafrasi lisztiana, le Reminescences de Norma, seguita dalla Sonatina n.6 “Super Carmen” di F. Busoni e infine dalla Toccata, pezzo composto da G. Petrassi nel 1933. Coggi è un pianista che inquadriamo senz’altro nella categoria del “virtuoso spettacolare”: dominio assoluto della tastiera, agilità straordinaria di fraseggio e diteggiatura, di sovrana scioltezza anche di fronte alle pagine più impervie, tocco potente e preciso sono le qualità che subito spiccano nelle esecuzioni di questo giovane interprete. Per questo le pagine più congeniali a Coggi sono, appunto, quelle più ‘acrobatiche’, che offrono al pianista l’occasione per fare sfoggio delle sue scintillanti doti di mago della tastiera: nell’impaginato proposto, l’eccellenza dei risultati esecutivi va in assoluto alle Reminiscences di Bellini- Liszt e alla Sonatina di Busoni, una partitura chiaramente concepita nello spirito delle parafrasi lisztiane, pur con aperture a inedite e precorritrici soluzioni fuori dall’impianto tonale ottocentesco, che abbiamo riascoltato infatti nel pezzo di Petrassi.Che dire invece della K 457? Coggi ne propone un’interpretazione in chiave decisamente beethoveniana, con tempi particolarmente veloci nel Molto allegro iniziale e, in generale, una gestione delle dinamiche e del fraseggio che tendono a sottolineare la ‘compressione esplosiva’, come. Einstein definiva il carattere essenziale di questo gioiello mozartiano. L’interpretazione è di per sé assolutamente legittima e plausibile, ma nella lettura che ne dà Coggi finisce col sacrificare eccessivamente, a nostro avviso, l’”anima mozartiana” della partitura, che impronta soprattutto l’Adagio centrale, uno dei più sublimi Mi bem. mai creati da Mozart, dove la timbrica, ricca di sfumature delicate e dell’inconfondibile grazia del genio salisburghese, risulta un po’ sacrificata dal pur bravissimo interprete. A parte questi rilievi, crediamo che quello di Coggi sia un altro nome di cui si sentirà presto parlare nelle sale da concerto italiane, come promette il successo ottenuto a Vercelli, ove il pubblico lo ha applaudito a lungo e con convinto entusiasmo. 20 maggio Bruno Busca
Mustonen, Wang e Buchbinder al Conservatorio milanese
Non mancano certo i concerti pianistici a Milano. La Sala Verdi del
Conservatorio, grazie alle numerose ed
importanti società concertistiche che da decenni
organizzano eventi musicali, invitano spesso
ottimi pianisti, a volte eccellenti. Il più noto
degli strumenti a tastiera, il pianoforte, in
uso da oltre duecentocinquant'anni, trova quasi
sempre un pubblico attento ed interessato al suo
ascolto. Le
scorse
settimane un concentrato di grandi virtuosi ha
riempito Sala Verdi: Sokolov e Lupu sono stati
i
migliori tra i virtuosi del pianoforte e hanno
ottenuto meritati successi. Questa settimana è
stato il turno del finlandese Olli Mustonen per
Serate Musicali, della cinese Yuja Wang per
la Società del Quartetto e di Rudolf
Buchbinder per la Società dei Concerti .
Tre pianisti molto diversi nel modo di
rapportarsi con la tastiera. Il finlandese
Mustonen, anche direttore e compositore, ha un
modo personale di suonare lo strumento giocato
sul tocco rapido e saettante e l’uso continuo
degli “staccati” Suona con lo spartito, e le sue
modalità interpretative trovano nella sintesi
espressiva l'elemento dominante. Le timbriche
armoniche non sono sempre
chiare
e i piani sonori non sempre percepibili
separatamente. Nei momenti più concitati come in
alcuni
Preludi
op.32 di Rachmaninov- ascoltati
lunedì- il complessivo sonoro non è stato sempre
chiaro.
L'originalità di alcune interpretazioni è
comunque indubbia, come quella della Sonata
n.2 in si minore op.61 di Shostakovich.
La gestualità eccessiva e l’agitazione
nervosa della mano destra, manifestate alla fine
di ogni frase musicale, risultano purtroppo
sgradevoli alla vista.
Yuja Wang
appartiene a quella generazione di pianisti
cinesi ed internazionali, - avendo studiato
soprattutto in Europa o negli Stati Uniti- che
stanno ripopolando le sale da concerto mondiali
grazie anche alla maggiore propaganda dei media.
Lang Lang rappresenta il personaggio di maggior
notorietà ma
la bella e brava Wang segue a ruota. La tecnica
trascendentale emerge da un facile e sicuro
modo di
appropriarsi della tastiera che fa esultare
grande parte del pubblico. L'ovazione al termine
del concerto di martedì sera lo ha dimostrato.
Ma è solo tecnica l'interpretazione
musicale? Certo che no!
Interpretare significa penetrare nello
spirito del compositore ed avvicinarsi a quelle
che sono le caratteristiche musicali di chi ha
composto il brano. Significa soprattutto entrare
nello spirito di un'epoca. Musicisti come
Rachmaninov, Brahms, Debussy, ecc., hanno una
schiera numerosa
d'interpreti
storici che trasmettono agli ascoltatori
le giuste
sonorità. L'immensa produzione discografica e
l’ottima qualità reperibile dagli anni '50 in
poi
ci permette di verificare questo. Chopin o
Brahms devono essere eseguiti, almeno nelle
linee fondamentali, come li abbiamo ascoltati da
Cortot, Rubinstein, Magaloff, ecc. Horowitz è un
caso a sè. Ha unito il genio del compositore al
genio
dell'interprete producendo lavori che
identificano immediatamente entrambi. Poteva
permetterselo. La Wang stupisce per la grande
manualità, per
l'incredibile capacità esecutiva resa con
tranquilla e pacata gestualità. In alcuni brani
è particolarmente espressiva. Ma Faurè della
Ballade in
fa d. magg. op.19,
Brahms delle
7 Fantasie op.116, Debussy de
La Doirée
dans Grenade
( da Estampes) e Horowitz delle
Variazioni
su temi dalla Carmen sono proprio Faurè,
Brahms,Debussy e l'inimitabile Horowitz?
Buchbinder è invece un classico: il
Beethoven ascoltato ieri sera in una Sala Verdi
colma di pubblico è veramente Beethoven. Le
cinque Sonate in programma, precisamente l’op.10
n.1, l’op.26,
l’op.54,
l’op.7 e la celebre op.27 n.2
“Al chiaro di luna” hanno rivelato un
Beethoven
robusto ma nello stesso tempo pieno di
grazia, elegante e dal sapore “viennese”.
L’eccellente interpretazione che Buchbinder ha
elargito ci dà un’idea chiara
di quello
che la musica di Beethoven sia stata
veramente.
E’ altamente consigliabile seguire
l’integrale delle sonate beethoveniane
che verranno ancora proposte
nella
prossima Stagione musicale della
Società
dei concerti.
17 maggio
Cesare Guzzardella
Rudolf
Buchbinder al Coccia di
Novara
L’ottava edizione del
festival pianistico internazionale di Galliate
(No) è stata inaugurata ieri sera 15 maggio nel
modo più solenne, con un concerto al Coccia di
Novara che ha avuto protagonista il
grande pianista austriaco Rudolf
Buchbinder.
Nella per lui inusuale veste di
solista
e direttore
alla guida dell’orchestra C. Coccia,
Buchbinder ha eseguito il terzo e il quinto
concerto per pianoforte e
orchestra
di Beethoven, di fronte ad un pubblico da tutto
esaurito, entusiasta e quasi incredulo di poter
ascoltare a Novara una stella di prima grandezza
del firmamento musicale mondiale, oltretutto
gratis (!); moltissimi i giovani, persino
bambini, a prova del fatto che, se proposta a
certe condizioni, la musica ‘forte’ suscita
interesse non solo in chi ha i capelli
bianchi…Le attese dei novaresi sono state
ampiamente soddisfatte da un’esecuzione di alta
qualità tecnica e interpretativa. D’accordo,
l’orchestra Coccia (nata nel 1994) non è
precisamente fra le compagini più prestigiose
d’Europa, però sotto la guida del Maestro
austriaco, e con una buona sezione di violini
primi, ha saputo dialogare dignitosamente, senza
grosse sbavature, con il pianoforte, con entrate
abbastanza precise delle varie linee strumentali
e una dignitosa gestione delle timbriche della
partitura: l’incommensurabile dialogo, sommesso
e ricco di pathos, tra i legni e il pianoforte
nello stupendo Largo del terzo concerto,
o l’estatica melodia da corale degli archi dell’Adagio
del
quinto nell’esecuzione della Coccia non diremmo
abbiano sfigurato troppo rispetto a
interpretazioni di organici più blasonati.
Quanto a Buchbinder, che dire che già non sia
risaputo, di uno dei più grandi pianisti
viventi? Il ‘suo ‘ Beethoven è un Beethoven di
inconfondibile colore viennese, in cui la
vigorosa plasticità dei temi e degli sviluppi
armonico-melodici si accompagna sempre a quel
non so che di fascinosa grazia che discende in
linea diretta da Mozart e che Buchbinder rende
al meglio con un fraseggio di straordinaria
limpidezza e leggerezza. Limpidezza e leggerezza
non ignare peraltro di una ‘verve’ esuberante,
come quella richiesta al pianista dal frenetico
Rondò finale dell’Imperatore, dove
la
trasparente perlatura del tocco del solista ha
intrecciato con rara finezza il ritmo binario
della mano destra a quello ternario della
sinistra. Un applauso lunghissimo e travolgente
ha salutato Buchbinder e l’orchestra, al termine
di una serata di musica che i novaresi non
dimenticheranno presto.
16
maggio
Bruno Busca Ultime repliche per la Tosca alla Scala Ieri sera successo alla Scala per l’ottava e penultima rappresentazione della Tosca pucciniana. La messinscena è quella vista lo scorso anno per la regia di Luc Bondy - ripresa da Lorenza Contini- , le scene di Richard Peduzzi , i costumi di Milena Canonero e le luci di Michael Bauer. Particolarmente apprezzabile la voce del protagonista Cavaradossi - Marcelo Alvarez e anche quella di Martina Serafin nel ruolo di Floria Tosca. La direzione molto sinfonica di Nicola Luisotti lascia perplessi anche se le timbriche, estrapolate dal contesto vocale e scenografico, hanno una loro coerenza musicale lontana però dalla prassi esecutiva pucciniana. Di buon livello George Gagnidze nel barone Scarpia. Accettabili le altre voci. Ultima replica per il 15 maggio. 13 maggio C.G. Il pianista Artem Jasynskji a Vercelli Al genere di pianista ‘virtuosistico-muscolare’ appartiene Artem Jasynskji, ventiquattrenne ucraino, vincitore del terzo premio al Viotti 2011 e tornato a Vercelli ieri sera 12 maggio, per il terzo recital del Maggio Piano festival. Per queste sue caratteristiche Jasynskji ha dato, a nostro modesto avviso, il meglio di sé nell’esecuzione di quelle pagine, del programma da lui presentato, improntate a scrittura scintillante e dinamica travolgente, in particolare la Sonata n.7 di Prokofiev, ultimo pezzo in programma, il cui percussivismo estremo è stato reso al meglio dal fraseggio impetuoso, ma preciso nella sua sonorità ben tornita, del giovane ucraino. Decisamente valida, anche nel controllo dei registri timbrici, pure l’interpretazione dell’Holiday Diary di B. Britten (opera peraltro un po’ banale nel suo sottolineato descrittivismo, salvo lo stupendo notturno finale), che Jasynskji ha suonato con tempi giusti e intelligente impostazione agogica. Se questi sono stati i momenti migliori del concerto, abbiamo qualche riserva invece sull’esecuzione dei quattro Klavierstucke op. 119, il capolavoro assoluto che chiude la produzione pianistica di J. Brahms. Per quel che abbiamo ascoltato ieri sera, il pur bravo Jasinskji non è ancora in possesso di quella raffinata maturità espressiva che consente di dare voce sulla tastiera al calibratissimo gioco di modulazioni armoniche, fatto di sottilissimi equilibri e impalpabili sfumature, che è la cifra stilistica dell’ultimo Brahms, e a proposito del quale Clara Schumann parlava di “perla opalescente”: nell’interpretazione del’ucraino, ad esempio, si è perso l’incantesimo dell’Intermezzo n. 1, in cui le note dell’arpeggio, che forma il tema del pezzo, nel fraseggio di Jasynskji sono state secondo noi un po’ troppo ‘tenute’, rompendo l’ ambiguo equilibrio tra ‘staccato’ e ‘legato’ che è il segreto del timbro sfuggente e inafferrabile di pagine come queste. Precisa, di sicura padronanza tecnica di scuola russa l’esecuzione degli altri brani in programma: le tre Sonate K105, K426, K30 (la celebre Fuga del gatto) di D. Scarlatti, la Sonata in do maggiore Hob. XVI/50 di F. J. Haydn (forse eseguita con tempi un po’ forzati) e la Sonatine di Ravel, di cui abbiamo apprezzato l’interpretazione, ben giocata su un suono freddo e metallico, quasi clavicembalistico. Il pubblico presente ha mostrato con un prolungato applauso il suo gradimento per il concerto e il pianista, con gesto simpatico e inusuale, ha salutato personalmente gli spettatori all’uscita della sala, con una vigorosa stretta di mano a ciascuno di loro. 13 maggio Bruno Busca Il violino di Gil Shaham alle Serate Musicali Ascoltare uno Stradivari "Contessa di Polignac" del 1699 in mano a Gil Shaham è un'esperienza affascinante. A dire la verità nel primo brano in programma, la Sonatina n.2 in la min. D.385 di F.Schubert eseguita in modo egregio ma non entusiasmante dal virtuoso e dall'ottimo pianista Akira Eguchi, le potenzialità del prezioso violino non sono emerse e il robusto timbro del pianoforte ha nascosto in parte la melodia violinistica, perlomeno dalla mia centrale e ravvicinata angolazione. Con la splendida Sonata n.3 in do magg. BWV 1005 per violino solo di J.S.Bach la corposa e tagliente sonorità dello Stradivari è emersa in tutta la sua eloquenza e Shaham ha elargito il suo tocco magico rivelando le sue eccellenti qualità timbriche e la sua capacità di sovrapporre in modo molto distinto gli elementi melodici ed armonici dei diversi piani sonori che in modo facilmente riconoscibile determinano questo capolavoro datato 1720. Shaham è un virtuoso molto richiesto dai grandi direttori d'orchestra e anche da compositori che spesso gli dedicano nuove composizioni. E' il caso dei due lavori ascoltati successivamente: il primo dell'israeliano Avner Dorman (1975) e il secondo di Julian Milone (1958). La Sonata "Niggunim" del primo e la Sonata "In the Country of Lost Thins" del secondo compositore sono molto recenti ed entrambe scritte per violino e pianoforte. Di non facile esecuzione e ispirate sia da elementi folclorici locali che dal repertorio migliore del Novecento, queste due composizioni hanno trovato un'eccellente interpretazione anche nel pianoforte di Eguchi. Finale in salita con la celebre rivisitazione di Sarasate della Carmen di Bizet. Lunghi applausi nella sala con i molti posti liberi del venerdì .. ed è davvero un peccato!! Dolcissimo il bis con il Chiaro di luna di G. Faurè. Da ricordare . 12 maggio Cesare Guzzardella Costanza Principe a Vercelli Immaginate, in questi calamitosi tempi di vergognoso scempio della cultura, cioè della civiltà, di questo Paese, di trovarvi ad ascoltare, eseguite da una brava pianista di angelici sembianti, pagine di musica tra le più seducenti, in una sala da concerto tappezzata di capolavori della pittura rinascimentale: non stiamo descrivendo un sogno, né una pagina di un romanzo dannunziano, ma un’esperienza reale, da noi vissuta ieri sera, 10 maggio, in quel di Vercelli.Nella sala della musica del Palazzo-Museo Borgogna s’inaugurava infatti la prima edizione del ‘Maggio Piano Festival’ (10-20 maggio), organizzato dalla gloriosa e benemerita Società del Quartetto, promotrice dello storico Concorso Viotti. Secondo le parole degli stessi organizzatori, il Festival intende far conoscere al pubblico vercellese e del Piemonte orientale giovani pianisti italiani e stranieri, meritevoli di essere valorizzati nella vita musicale nazionale. L’onore della prima serata è toccato alla giovanissima (diciannove anni compiuti il mese scorso!) Costanza Principe, il cui cognome, per gli amanti della musica ‘forte’, evoca immediatamente la figura di uno dei protagonisti assoluti della cultura musicale (e non solo) italiana degli ultimi decenni, il musicologo Quirino Principe, nonno della pianista. Costanza Principe presentava un impegnativo programma centrato su tre monumenti della letteratura pianistica ottocentesca: l’ultima sonata di Beethoven, l’op. 111 in do min., la Ballata in fa min.n. 4 di Chopin e infine la schumanniana Sonata in fa diesis min. op.11 c.d. ‘Florestano ed Eusebio’. L’esecuzione della Principe è stata decisamente quella di una pianista che è già più di una semplice promessa, in cui la tecnica eccellente, sostenuta da una forza del suono che non esita a farsi ‘muscolare’ quando lo richieda la tensione della partitura, si unisce ad una intensa espressività, efficace nella valorizzazione dei timbri e, soprattutto, nell’organizzazione delle dinamiche. Un banco di prova di queste virtù, che scegliamo qui come esempio, è già subito proposto dall’esposizione del tema principale dell’Allegro con brio dell’op.111, col suo tessuto fonico estremamente vario e lievi cambiamenti nella misura del tempo, che sollecitano l’interprete a tipi diversi di tocco, dallo staccato al legato e al portamento, che hanno trovato efficace soluzione nell’esecuzione della giovane solista, convincente anche nella lucidità strutturale e timbrica con cui ha abbordato la difficile scrittura fugata di questa pagina, come nelle scelte dinamiche dell’Arietta, valide nel dare risalto alla progressiva accelerazione delle variazioni e poi nel finale pianissimo, suonato bene, con suono trasparente e raffinato. L’intelligente ed espressiva duttilità di fraseggio della Principe ha trovato piena conferma nei due brani seguenti, esaltando i chiaroscuri della ballata chopiniana, così come le straordinarie invenzioni armoniche e la coerenza delle linee architettoniche della Sonata di Schumann. Pieno il successo di pubblico, che ha a lungo applaudito una pianista che speriamo di riascoltare presto. 11 maggio 2012 Bruno Busca Prossimamente Uto Ughi al Viotti di Vercelli Si accendono i riflettori su uno degli appuntamenti più attesi di questa edizione del Viotti Festival. Sabato 26 maggio alle ore 21:00 tornerà ad esibirsi sul palco del Teatro Civico l'artista che più di ogni altro ha visto nascere e crescere la stagione concertistica di Vercelli: il violinista Uto Ughi. Il maestro, accompagnato dalla Camerata Ducale sotto la direzione di Guido Rimonda, II° violino concertante della serata, eseguirà il Concerto per violino n° 5 in la maggiore KV 219 di Wolfgang Amadeus Mozart, Zigeunerweisen op. 20 n° 1 per violino e orchestra di Pablo de Sarasate e i Concerti per due violini dall’Estro armonico di Antonio Vivaldi. Come nelle precedenti edizioni, anche per questo concerto il maestro Ughi regalerà a tutti i presenti una serata indimenticabile. Vademecum prenotazione biglietti: Concerto 26 maggio 2012 di Uto Ughi: da lunedì 7 maggio a venerdì 25 maggio contattare l'Associazione Camerata Ducale allo 011 755791 o via mail a info@viottifestival.it oppure gli uffici del Comune di Vercelli allo 0161 596277 | 0161 596596. Le prenotazioni telefoniche o via mail si accetteranno fino alle ore 14:00 del primo giorno di apertura del Box Office del Teatro Civico. I biglietti prenotati telefonicamente o via mail si potranno ritirare al botteghino del Civico venerdì 25 maggio dalle 17:00 alle 19:30, oppure sabato 26 maggio, un'ora prima del concerto. 11 maggio dalla redazione
L'arte di Radu Lupo per la
Società dei Concerti
Radu Lupu, probabilmente il massimo pianista
vivente, ha suonato ieri in Conservatorio per la
Società dei Concerti presentando un programma
che oltre al suo amatissimo Schubert con i
quattro Impromptus D.935 e la Sonata
in la min D.845 (op.42) prevedeva
centralmente il raro Prelude, Choral e Fugue
di César Franck.
Come ho già scritto in passato spiegare a
parole il modo
interpretativo
di Lupu è impossibile per la raffinatezza e la
varietà emozionale di quello che si ascolta.
Lupu, come i sempre più rari grandi interpreti
della sua levatura mostra nel corso della sua
esibizione un lato timbrico-sonoro immediato
e un
pensiero poetico profondo, quello che s'intende
penetrando
con attenzione
dettagli
interpretativi quali i volumi sonori, il
fraseggio e le
pause che nelle timbriche di Lupu sono
essenziali per comprendere il suo modo
riflessivo di fare musica. Il suo Schubert,
forse non troppo viennese, ha una forza
espressiva derivante da marcati contrasti ma
anche da momenti di raffinata dolcezza. A
rendere memorabile l'evento di ieri sera, in una
Sala Verdi del Conservatorio al completo, è
stata anche l'interpretazione scultorea del
Prelude, Choral e Fugue di Franck. Lo
splendido lavoro dell'artista
belga naturalizzato
francese data 1885 ma recupera il passato
barocco di Bach nella sua complessa costruzione
architettonica. E’ un mondo sonoro ricco di
sfaccettature
definite da molteplici piani sonori che
Lupu ha evidenziato con una chiarezza e
un’intensità espressiva ineguagliabile.
Memorabili anche i due bis concessi con
Momenti
musicali di Schubert. Ovazione per un
concerto indimenticabile.
10 maggio 2012
Cesare Guzzardella
Un giovanissimo solista alla Basilica di San Lorenzo Una magnifica cornice ha accolto ieri sera l'Orchestra Sinfonica del Conservatorio milanese: la Basilica di San Lorenzo alle Colonne è un luogo architettonicamente splendido, con la sua pianta centrale e l'altissima cupola. Peccato però che l'acustica risulti molto riverberata, il che purtroppo non ha consentito di gustare pienamente le ottime qualità della giovanissima compagine strumentale, diretta per l'occasione da Amedeo Monetti. Il programma prevedeva musiche di Mozart e di Mendelssohn particolarmente conosciute, come spiegato nella lucida introduzione dal musicologo Ettore Napoli, seguita poi da un breve intervento di Monsignor Sergio Lanza. L'Ouverture dalle Nozze di Figaro e il Concerto per pianoforte e orchestra n.27 K 595 sono infatti lavori del salisburghese molto eseguiti e la Sinfonia n.4 op.90 "Italiana" del tedesco è tra quelle più celebri, per l'incalzante attacco iniziale molto orecchiabile. Rivelazione della splendida serata, seguita da un pubblico numerosissimo, è stato il solista di appena tredici anni Francesco Granata. Conosco personalmente Francesco e quando lo ascoltai non ancora undicenne notai le sue sorprendenti qualità musicali pianistiche. Frequenta anche il corso di composizione in Conservatorio avendo una visione musicale davvero a 360 gradi e privilegia, oltre al repertorio pianistico classico di Mozart o Beethoven, anche quello sinfonico del quale è attento ascoltatore. Coadiuvato dall'ottima direzione di Monetti, Francesco ha eseguito Mozart con sicura e leggera classicità, rivelando equilibrio ed espressività rilevanti. Sicuri e chiarissimi gli abbellimenti. Valido il bis solistico con un il Notturno in si b. min. op.9 n.1 di F.Chopin. Bene Mendelssohn nella seconda parte della serata e un plauso ai giovanissimi quindici-ventenni della Sinfonica del Conservatorio. 9 maggio 2012 Cesare Guzzardella
Hilary Hahn per le
Serate Musicali
Torna tutti gli anni a Milano la violinista
statunitense Hilary Hahn, talentuosa
strumentista sempre alla ricerca di programmi
originali che fanno incontrare la musica del
passato con quella
contemporanea a dimostrazione di come
giovani
e affermati interpreti come la Hahn siano
più propensi a scelte di repertorio recenti
spesso troppo poco diffuse.
Programma particolarmente interessante
quello
espresso
ieri sera in Conservatorio di fronte ad un
numeroso e più giovane pubblico.
La virtuosa era accompagnato dall'ottimo
pianista Cory
Smythe e nell'impaginato
oltre alle note
musiche di Beethoven, di Bach e di
Brahms, eseguite con rigore formale e rilevante
espressività, abbiamo ascoltato brani di otto
compositori contemporanei, alcuni statunitensi
altri di altre nazioni. I brani recenti sono
stati dedicati dai compositori alla nota
violinista ed appartengono ad una raccolta di 27
Encore
composti per essere eseguiti come bis al
termine dei concerti. Citiamo almeno i musicisti
e i rispettivi brani eseguiti: il giapponese
Somei Satoh con il meditato brano
Bifu
(brezza), la compositrice neozelandese Gillian
Whitehead con
Torua,
il compositore Paul Moravec, forse il più noto
in Italia, con l’armonioso e ritmico
Blue
Fiddle, l’artista Jennifer Higdon con
Echo
Dash, Tina Davidson con
Blue
Curve of the Earth, Avner Dorman con
Memory
Games, Bun-Ching Lam con
Solitude
d’automne ed infine il più “anziano”
Einojuhani Rautavaara con
Whispering. Eccellente la sinergia dei due
interpreti con un solismo avvincente e ricco di
incisività per la Hahn ed un pianoforte attento
ad ogni dettaglio tecnico
specie
nei brani contemporanei dove Smythe ha dato il
meglio. Molto pregnante il brano di Bach, la
Sonata
n.2 in la minore per violino solo,
interpretato dalla violinista con intensa e
suggestiva espressione. Da ricordare.
8
maggio
Cesare Guzzardella Un'arpa al Viotti Festival a Vercelli Un’altra deliziosa serata di musica è stata offerta agli appassionati ieri sera 5 maggio a Vercelli dal Viotti Festival. Protagonisti, con la Camerata ducale diretta da G. Rimonda, l’arpista Letizia Belmondo, torinese del 1981, vincitrice di una ormai ricca messe di premi internazionali, e il flautista Maurizio Saletti, primo flauto della Camerata e di un gran numero di altre orchestre italiane (fra cui ricordiamo quella dei Pomeriggi musicali di Milano). Tutto all’insegna del più soave melodismo sette-ottocentesco il programma: il concerto è stato introdotto da un pezzo di non frequente ascolto, ma di notevole interesse e qualità musicale, una di quelle gradevoli chicche che G. Rimonda e la sua orchestra sogliono dispensare da anni al loro pubblico e che ci rendono cari gli appuntamenti con il Viotti Festival. Parliamo dell’ Ouverture dall’opera “L’isola disabitata” di F. J. Haydn, un brano di inusitato respiro sinfonico, in quattro tempi, ricco di contrasti agogici e dinamici, secondo un’ispirazione già preromantica, di cui ci è parso bellissimo l’Adagio introduttivo, nel suo colore grave e sospeso in un’atmosfera di cupa attesa, densa di quel sentimento che l’estetica settecentesca definì “sublime”. Eccellente l’esecuzione della Camerata, nello stacco dei tempi e nel risalto delle linee timbriche e melodiche. Molto valida anche la proposta interpretativa della Sinfonia in sol magg. Kv 124, la n. 15 del corpus sinfonico mozartiano, di cui la sapiente direzione di Rimonda ha saputo dare giusto rilievo alla qualità principale, la ricchezza del materiale melodico, quella limpida grazia ‘italiana’ che è una delle cifre stilistiche del sinfonismo mozartiano nel periodo (1772) delle nove sinfonie salisburghesi, alle quali la n. 15 appartiene. Ma il clou della serata erano naturalmente i due pezzi da concerto, con la partecipazione dei due solisti. Il programma prevedeva dapprima un brano universalmente noto, il Concerto in mi min. per flauto e orchestra d’archi di S.Mercadante: è un’opera ottocentesca solo per ‘anagrafe’, essendo stata composta nel 1819, ma di spirito e impostazione ancora tutti settecenteschi, nel suo effuso melodismo senza complicazioni, in cui la tonalità minore è piegata a un tenero patetismo del tutto ignaro di qualsiasi inquietudine romantica e l’orchestra si limita ad una funzione di accompagnamento per lo strumento solista. Saletti, che ascoltavamo per la prima volta in veste, appunto, di solista, ci è parso perfettamente all’altezza del compito: ha sfoggiato un fraseggio vigoroso e sicuro, duttile nell’aderire alle pieghe dell’andamento melodico, limpido in tutti i registri e di padronanza tecnica assoluta nelle parti più virtuosistiche del brano, concentrate prevalentemente nel finale del celeberrimo Rondò russo, dal travolgente ritmo sincopato. Un vero gioiello della storia musicale ha chiuso la serata: il mozartiano Concerto in do maggiore per flauto, arpa e orchestra KV 299. E’ un pezzo che non ascoltiamo di frequente, ma l’esecuzione di ieri sera a Vercelli ci è parsa tra le migliori di quelle a noi note: il flauto di Saletti e l’arpa della Belmondo, accortamente guidati dai tempi staccati da Rimonda, hanno creato un mondo sonoro di incantevole leggerezza e dolcezza, che ha toccato momenti di sognante estasi musicale nell’Andantino centrale, una delle pagine più soavemente melodiche che il genio del Salisburghese abbia creato. Eccellente solista è stata la Belmondo, chiamata ad affrontare una partitura non facile, in cui all’arpa è affidata una parte tutt’altro che secondaria: la giovane arpista ha avuto così modo di mostrare tutta le sue qualità, non solo quelle strettamente tecniche, superlative, ma anche quelle espressive, grazie alle quali ha saputo penetrare perfettamente le sfumature più preziose di questo capolavoro. Risuonano ancore nelle nostre orecchie i meravigliosi suoni armonici arpeggiati nel secondo movimento. Il caloroso applauso del pubblico (accorso numeroso come sempre), gratificato di due bis, fra cui la ripetizione delle battute finali del terzo tempo del concerto per arpa e flauto, ha salutato orchestra e solisti, al termine di una serata da ricordare. 6 maggio Bruno Busca Prossimamente giovani pianisti alla Società del Quartetto di Vercelli Prenderà il via giovedì 10 maggio con il concerto di Costanza Principe la prima edizione del Maggio Piano Festival, una rassegna internazionale dedicata al pianoforte e ai pianisti organizzata e promossa dalla Società del Quartetto. Il festival, in collaborazione con il Comune di Vercelli - Vercelli e i suoi eventi e il Museo Borgogna, si svolge sotto l’egida della Città di Vercelli, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Piemonte e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, della Camera di Commercio di Vercelli. All’interno della magnifica scenografia del salone dei concerti del Museo Borgogna, sei pianisti si avvicenderanno nel corso di sei serate per dare vita a una rassegna che trova le sue peculiarità nell’entusiasmo e nella bravura dei giovani interpreti, nella tavolozza musicale quanto mai ricca di colori, nella bellezza dei capolavori esposti e degli ambienti unici della Pinacoteca vercellese. Il primo concerto, giovedì 10 maggio, ore 21, vedrà impegnata Costanza Principe. Alla pianista marchigiana, nipote del grande saggista e musicologo Quirino Principe, l’onore di inaugurare il festival con pagine di Beethoven, Chopin e Schumann. Il secondo appuntamento, venerdì 11 maggio, è con la pianista tedesca Marlena Maciejkowicz. Brillante musicista, formatasi al Mozarteum di Salisburgo con il Maestro Hans Leygraf, propone musiche di Mozart, Prokofiev, Ravel e Beethoven. Ultimo concerto della settimana, sabato 12 maggio, con Artem Yasynskyy, premiato alla scorsa edizione del Concorso Internazionale di Pianoforte Gian Battista Viotti di Vercelli. Nel suo programma musiche di Scarlatti, Haydn, Brahms, Ravel, Britten e Prokofiev. La seconda settimana si apre con il concerto della pianista georgiana Keti Sharumashvili, giovedì 17 maggio, cui seguiranno Maria Masycheva, russa, il 19 maggio, nell’ambito della Notte nei Musei, e Gesualdo Coggi, domenica 20 maggio. Tutti i concerti sono alle ore 21 ad eccezione del concerto del 20 maggio che è fissato per le ore 17. Agli appassionati, la Società del Quartetto offre la possibilità di abbonarsi a tutti e sei i concerti. Abbonamenti: Carnet di 6 concerti: € 48. Ridotto giovani fino a 21 anni: € 30 Biglietti: Intero € 15, Ridotto € 12. Per informazioni: Società del Quartetto tel. 0161 255 575. http://www.concorsoviotti.it5 maggio dalla redazione Un grande Sokolov per la Società dei Concerti E' certamente uno dei maggiori pianisti viventi il russo, di Leningrado, Grigory Sokolov. Ieri sera in una Sala Verdi stracolma di pubblico ha espresso alte qualità interpretative eseguendo brani di Rameau, Mozart e Brahms. Questo è il programma che da alcune settimane incanta le platee di molte sale europee: la Suite in re di Jean-Philippe Rameau (1683-1764), la Sonata in la min. K 310 di W.A.Mozart, le Handel variazioni op.24 di J.Brahms e, sempre dell'amburghese, i profondi Tre intermezzi op.117. Impressiona la capacità di Sokolov di esprimere i contenuti musicali con tecnica trascendentale precisa, sicura ed incisiva. La lunga Suite del francese Rameau, oltre trenta minuti di durata, suddivisa in dodici parti, ha interessato la prima parte del concerto e ha rivelato la passione di Sokolov per la musica barocca di primo Settecento, quella che ha in Francois Couperin (1668-1733), altro grande francese molto amato dal pianista, il primo importante riferimento. E' musica clavicembalistica interpretata con il moderno pianoforte e il russo spesso fa rivivere il più antico strumento attraverso modalità ricche di staccati, trilli e altri abbellimenti molto efficaci. Il senso dell'antico in Sokolov si è rivelato anche nei brani successivi: prima in Mozart con la celebre Sonata K 310 e poi nelle meno eseguite Handel variazioni. Entrambi i brani hanno trovato un' esecuzione legata al Settecento piuttosto che modalità interpretative, oggi più diffuse, classiche per Mozart e romantiche per Brahms. Evidente il cambio di registro per gli ultimi brani in programma, i Tre intermezzi op.117, eseguiti romanticamente da Sokolov con colori sfumati ricchi di contrasti e con andamenti riflessivi. Applausi interminabili al termine e ben sei bis con brani di Schumann, Rameau, Scriabin e un eccellente Bach-Siloti. Da ricordare. Ricordiamo il concerto Straordinario di domani 4 maggio in Conservatorio per presentare la Stagione 2012-2013 della Società dei Concerti. La giovane pianista Katalin Falvai eseguirà brani di Liszt e Musorgskij. Per informazioni t.02-66986956. www.soconcerti.it 3 maggio 2012 Cesare Guzzardella
Conclusa la Stagione musicale al Coccia
di Novara
Si è conclusa degnamente ieri sera, 2 maggio, al
Coccia la Stagione concertistica da Camera di
Novara 2012, all’insegna del buon livello di
qualità che l’ha contraddistinta, sia nella
scelta dei programmi, sia nel valore degli
interpreti: Di scena ieri sera un ottimo duo
violoncello/pianoforte , quello formato da
Enrico Bronzi (violoncellista del Trio di Parma)
e da Filippo Gamba, pianista affermato
soprattutto nei circuiti musicali
svizzero-tedeschi, con un primo premio al
concorso Geza Anda di Zurigo nel 2000 e una
collaborazione ormai consolidata coi Berliner
Sinfoniker. Intenso e
stimolante
l’impaginato, centrato su quattro pagine tra le
più affascinanti
della letteratura per questa formazione:
le due Sonate op.102 di Beethoven, la
meravigliosa Sonata op. 38 in mi min. di
Brahms e infine la Sonata in do maggiore
op.119 di S, Prokofiev.. L’esecuzione
offerta al numeroso pubblico dai due interpreti
è stata di notevole livello sotto tutti i
riguardi: il perfetto affiatamento, l’equilibrio
delle parti strumentali, la bravura tecnica di
fronte alle difficoltà talvolta vertiginose
delle partiture (si rammenti che il fugato che
chiude
la seconda sonata 102 di Beethoven fu ai
tempi ritenuto unanimemente ‘ineseguibile’). Il
momento più alto del concerto, sotto il profilo
esecutivo, è stato a nostro avviso rappresentato
proprio dalla seconda delle due
sonate
beethoveniane, in Re maggiore:
Bronzi e Gamba ne hanno dato una lettura
esemplare, scegliendo di portarne in primo
piano, fino ala brutalità, lo stile ruvido e
freddo, con una timbrica spettrale,
stupendamente secca e rarefatta , tipica del
‘tardo stile’ del grande di Bonn, ormai alle
porte e che ha il suo apice nel cupo canto, da
inno al dolore umano, del tempo lento centrale.
Addiritura esaltante, poi, Bronzi, nella
violenza selvaggia di certe entrate dell’Allegro
iniziale e nei passaggi acrobatici di ottava
o di decima, disseminati nell’ardua scrittura di
questo capolavoro.
Ci ha convinto meno il ‘colore’ della
sonata brahmsiana, soprattutto per quanto
riguarda il violoncello, che per questo gioiello
musicale avremmo gradito più caldo e morbido, di
quella pastoxità brunita che è tipica del
violoncello
di Brahms e che ci è parsa un po’
soffocata dal timbro un po’ troppo freddo e
secco delle quattro corde di Bronzi, eccellente
nel canto spiegato, ma non sempre sensibile alle
magiche mezze tinte in cui il Maestro di Amburgo
avvolge i tre stupendi temi dell’Allegro non
troppo iniziale. Torniamo poi all’eccellenza
con il Prokofiev conclusivo, reso superbamente
nel’alternarsi di arcate melodiche ‘popolari’ e
trascinanti ritmi percussivi. Una prolungata
ovazione ha accolto la fine del concerto,
siglata da due brevi bis, la Sonata triste
di Schostakovic e una Melodia popolare
di R. Schumann. Serata da ricordare.
3 maggio
Bruno Busca APRILE Il pianista Libor Novacek al Coccia di Novara Trentaquattro anni, praghese, poco noto in Italia, ma una fama consolidata nei Paesi del Centroeuropa e in Gran Bretagna come ottimo esecutore di Brahms e di Liszt: stiamo parlando del pianista Libor Novacek, protagonista ieri sera 24 aprile al Coccia di Novara di un recital per la corrente Stagione concertistica da camera. Novacek ha presentato un programma piuttosto sobrio, ma intelligentemente incardinato su tre pagine altamente rappresentative della storia della musica per pianoforte ottocentesca: la Sonata in do magg. op. 2 n.3 di Beethoven, cioè le origini del pianismo beethoveniano e dunque dell’800 musicale, le sette Phantasien op.116 di Brahms (l’esito estremo dell’opera pianistica brahmsiana, che nei principi costruttivi e timbrici prepara il ‘900 di Debussy, Ravel e Bartok) e infine la Sonata in si min. di Liszt, cioè la dissoluzione della forma.sonata ottocentesca, che con le sue innovazioni armoniche e strutturali preannuncia anch’essa la nascita di un nuovo linguaggio musicale. Sotto le dita di Novacek queste pagine di storia della musica sono diventate meravigliosa esperienza di ascolto per i non molti presenti ieri sera nella platea del teatro novarese: il giovane praghese è davvero interprete di razza e ci auguriamo di avere presto altre occasioni per ascoltarlo. Di Novacek ci sono piaciute la straordinaria pulizia di tocco, la limpidezza del fraseggio, anche nei passaggi più veloci, e l’intelligenza interpretativa con cui ha saputo penetrare il disegno e il contenuto espressivo delle partiture. L’evidenza dei piani sonori e la scelta delle dinamiche rappresentano il punto di forza della strategia espressiva del pianista boemo, che ha raggiunto i suoi momenti più alti, a nostro avviso, nell’Adagio della sonata beethoveniana, stupendamente reso nel suo alternarsi di colore terso e brillante, che richiama certe sonorità alla Clementi, e di pennellate fosche e drammatiche; nell’assorta meditazione dell’Intermezzo n. 6 delle Fantasie brahmsiane, in cui il fraseggio intimistico di Novacek esplora con rara finezza la tessitura armonica e l’indefinita atmosfera fantastica ondeggiante nelle sue continue ambiguità ritmiche; infine, nella sontuosa sonata lisztiana, in cui l’interpretazione agogica con i suoi stacchi di tempo sempre diversi è stata tra le più valide fra quelle da noi ascoltate di recente. Concerto da ricordare, salutato da un prolungato applauso del pubblico. 25 aprile Bruno Busca Prossimamente a Vercelli la Camerata Ducale e Uto Ughi Il maggio viottiano propone due appuntamenti musicali con tre grandi solisti italiani. Sabato 5 maggio, a fianco della Camerata Ducale diretta dal maestro Guido Rimonda, saliranno sul palco del Civico di Vercelli l'arpista Letizia Belmondo e il flautista Maurizio Saletti. Mentre sabato 26 maggio, sempre al Civico con la Ducale, l'atteso appuntamento con l’artista che più di ogni altro ha visto nascere e crescere il Viotti Festival: il violinista Uto Ughi. Per prenotare il biglietto per la serata del 5 maggio contattare l'Associazione Camerata Ducale allo 011 755791 o via mail a info@viottifestival.it oppure gli uffici del Comune di Vercelli allo 0161 596277-596. I biglietti si potranno ritirare direttamente al box office del Teatro Civico di Vercelli venerdì 4 maggio dalle 17:00 alle 19:30, oppure sabato 5 maggio, un’ora prima del concerto. I prezzi partono da 10 € fino a 22 €. I possessori della Pyou Card, i CRAL e gli Over 65 hanno diritto al biglietto ridotto. Il prossimo appuntamento del Viotti Festival è per sabato 26 maggio con l’attesissimo ritorno del violinista Uto Ughi. Maggiori info su www.viottifestival.it o www.camerataducale.it 25 aprile la redazione Rimonda e la Camerata Ducale a Vercelli Spettacolare mattatore della serata di ieri, 21 aprile, al Civico di Vercelli, per il XIV Viotti Festival, è stato Guido Rimonda, nella duplice veste di direttore dell’orchestra Camerata Ducale e di violino solista: ne conoscevamo e apprezzavamo da tempo le risorse tecniche e interpretative, ma il concerto di ieri ci ha rivelato un Rimonda quale non avevamo mai ascoltato, sovrano padrone delle quattro corde. Procediamo con ordine. Il programma del concerto, nutritissimo di titoli, era nettamente diviso in due parti, separate opportunamente dall’intervallo. La prima era interamente dedicata a Schubert, con il Concertstuck D 345 per violino e orchestra e la Sinfonia n. 5 in si bem. maggiore D 485. Il primo è un pezzo decisamente minore della produzione del sommo viennese, il cui punto di forza sta nella delicata grazia biedermeier della seconda sezione in tempo di Allegro, resa ottimamente, sia per intonazione, sia per colore, caldo e leggermente velato, dallo Stradivarius “Noir” di Rimonda. Il nostro convinto consenso va anche all’interpretazione della Quinta schubertiana, in cui i tempi e il trattamento dei piani sonori imposti dalla direzione (senza bacchetta) di Rimonda hanno realizzato al meglio le tre qualità più affascinanti di questo gioiello musicale: il limpido equilibrio della struttura, di stampo mozartiano, l’inventiva melodica, che permea tutto il tessuto della partitura e infine e soprattutto quel gioco chiaroscurale, fatto di sottilissime modulazioni o di finissimi giochi contrappuntistici che è la cifra della musicalità schubertiana: molto bravi sono stati Rimonda e la Camerata nel colorire il bellissimo gioco di modulazioni della seconda sezione dell’Andante con moto con la sua malinconia, intenerita dall’inconfondibile Sol bemolle schubertiano, e nel condurre con grazia leggera e brillante la trama di contrappunti fra archi e fiati nello sviluppo delì’Allegro finale. Tutt’altro mondo sonoro quello offerto dalla seconda parte del concerto, impaginata su pezzi più o meno celebri di compositori e virtuosi del violino dell’età romantica e del tardo romanticismo: per il lungo elenco dei pezzi (undici) rimandiamo l’eventuale lettore di queste note al programma pubblicato una decina di giorni fa su questo giornale. Qui basti dire che si tratta di musica “minore” nel senso che essa non ha come scopo la ricerca, propria della grande musica, di nuove soluzioni espressive e di nuove strade del linguaggio musicale, ma si propone di ‘colpire’ l’ascoltatore con il fascino della melodia e i numeri di un virtuosismo acrobatico, di chiara origine paganiniana. Per numero di brani eseguiti (sette), Rimonda ha privilegiato Henri Wieniawski (!835-1880), considerato il fondatore della scuola violinistica polacca, presente nel programma anche con Roman Statkowski (1859-1925), autore di una scintillante Alla Cracovienne, dal trascinante ritmo sincopato. Accanto a loro, il grande violinista ungherese Ferenc Vecsey (1893-1935), amico di Bartok e Sibelius, di cui abbiamo ascoltato un toccante Valse triste (che, sia chiaro, non ha nulla di bartokiano) ed Edward Elgar col suo celeberrimo Salut d’amour. Su tutto questo vasto elenco di brani spicca, per qualità musicali, quello che è forse il brano più celebre di Wieniawski, la Legende ,intrisa di un lirismo efficacemente espressivo. Ma, come si diceva, il protagonista assoluto è stato Rimonda, bravissimo sia nell’interpretare col giusto pathos la struggente intensità melodica di queste pagine, sia nel superare con disinvoltura e perfetta padronanza tecnica i più impervi passaggi virtuosistici presenti in quasi tutti i brani: doppi armonici, pizzicati superveloci con la mano sinistra , scale rapide in doppie corde, salti da trapezista, ricami di note iperacute, insomma tutte le più acrobatiche difficoltà che un violinista deve affrontare sono state superate con olimpica sicurezza da un Rimonda semplicemente strepitoso, dalle cui dita prodigiose si sono rovesciati torrenti di musica che hanno ammaliato il numeroso pubblico: Meritatissimi i lunghi, cadenzati applausi, che hanno salutato la fine di un concerto che ricorderemo a lungo. 22 aprile Bruno Busca Riccardo Chailly e Stefano Bollani in diretta dalla Scala nei cinema Sabato 21 aprile Riccardo Chailly e Stefano Bollani con la Filarmonica della Scala saranno protagonisti di un concerto interamente dedicato a musiche di Gershwin, tra i più attesi della stagione. L’evento, tutto esaurito in teatro, sarà trasmesso – grazie a UniCredit - in diretta in alta definizione in oltre 100 sale cinematografiche collegate via satellite da tutta Italia e dal mondo anche in sette città della Lombardia: Brescia, Erbusco, Mantova, Melzo, Milano, Treviglio e Vimercate. Il nuovo CD di Chailly e Bollani, “Sounds of the 30s” (Decca), è uscito da pochi giorni ma è già entrato al 20° posto nella classifica del pop. Il progetto, realizzato grazie a UniCredit, Main Partner della Filarmonica, è prodotto da Musicom.it, che progetta e realizza tutte le riprese in HD della Filarmonica, ed è distribuita da Nexo Digital, la società che ha già portato con successo nelle sale italiane Lang Lang, il Metropolitan e il Bol’šoj. Andando al cinema tutti gli appassionati di musica e i semplici curiosi, avranno l’occasione di vivere questo straordinario concerto in contemporanea con il pubblico della Scala, grazie alle riprese in alta definizione realizzate dal regista Pietro Tagliaferri. Uno spettacolo nello spettacolo, perché l’esperienza sarà resa ancora più emozionante dall’opportunità di osservare da vicino i gesti e le espressioni del direttore, Bollani al pianoforte, l’orchestra e i passaggi solistici. Francesco Micheli, conduttore d’eccezione, guiderà gli spettatori dei cinema dietro le quinte e nei foyer del Teatro alla Scala raccogliendo le emozioni del concerto con interviste ai protagonisti dello spettacolo. Un’occasione straordinaria di seguire insieme spettacolo e backstage, da un punto di vista inedito che nulla avrà da invidiare al pubblico della Scala. : Sabato 21 aprile 2012, ore 19.45 Direttore Riccardo Chailly, Pianoforte Stefano Bollani. In programma: George Gershwin Catfish Row , An American in Paris, Concerto in fa. Cinema aderenti su www.nexodigital.i t Info e biglietti: Prezzo consigliato 15 euro Clienti UniCredit e accompagnatori ridotto a 10 euro Tutte le convenzioni e apertura prevendite su www.nexodigital.it
20 aprile dalla redazione
Il duo Kavakos- Pace per la
Società del Quartetto
E' terminato ieri il ciclo di concerti
organizzati dalla
Società
del Quartetto che ha visto l'ottimo duo
cameristico formato dal violinista greco
Leonidas Kavakos e dal pianista riminese Enrico
Pace interpretare Beethoven. Il programma delle
tre serate prevedeva l'integrale delle Sonate
per violino e
pianoforte
e ieri in
Sala Verdi abbiamo ascoltato tre delle
dieci sonate complessive tra cui la celebre "A
Kreutzer". Rilevanti le qualità dei due
interpreti. Pace ha sottolineato con precisione
calligrafica ogni particolare timbrico-dinamico
delle partiture mostrando una visione
complessiva di elevata unità
espressiva
e stilistica. Ricordiamo che in queste sonate
beethoveniane il ruolo del pianoforte spesso
diventa ancor più rilevante di quello
violinistico ed ogni elemento strutturale
armonico sostenuto dalla tastiera mette in
risalto la componente melodica sia del violino
che del pianoforte stesso. L'ottima sinergia dei
due interpreti e l'equilibrato approccio
stilistico di Kavakos hanno reso queste
interpretazioni di elevata qualità espressiva.
Ottime le interpretazioni sia dell'
op.12
n.1, sia dell'op.30
n.3 che della
op.47 “A
Kreutzer” con un'eccellenza nei movimenti
finali. Meritatissimo il successo ottenuto.
18 aprile
Cesare Guzzardella
Riccardo Chailly e Stefano Bollani alla Scala Grande successo scaligero per l'affiatata coppia di artisti quali il direttore d'orchestra Riccardo Chailly e il pianista-compositore Stefano Bollani. Cosa hanno in comun i due interpreti? Molte cose. Sicuramente un innato senso dell ritmo e quindi una visone timbrica ricca di contrasti, di sfumature e di dissonanze tipica del jazz o della musica più affine al jazz appartenete al repertorio "classico" come quella di George Gershwin e di certo Maurice Ravel. Il legame con il blues e il jazz di questi celebri autori incontratisi a New York nel 1928 emerge in alcune note composizioni quali la Rapsodie in Blue o Porgy and Bess del primo o nel Concerto in sol o nel Concerto per la mano sinistra del secondo, solo per citarne alcune. Bollani, pianista con studi classici è tra i migliori jazzisti mondiali della sua generazione e sebbene abituato all'improvvisazione che sovente il jazz impone, ha calzato perfettamente il repertorio più "classico" interpretando con rilevante qualità il Concerto in Sol . Il Concerto del francese composto nel 1931 è in tre movimenti e trova ispirazione certamente in Gershwin, nella musica popolare statunitense ma anche in certo Strawinskij, dai neo-classici e anche in Mozart per la strepitosa raffinatezza e per l'impeccabile equilibrio d'insieme. Esemplare la direzione del milanese Chailly che aveva anticipato il concerto della splendida Filarmonica della Scala eseguendo il brano Albaroda del Gracioso sempre di Ravel. Stupisce sempre la sapiente qualità d'orchestrazione del compositore francese e il suo senso del colore. Bollani ha letto la partitura del Concerto mantenendo un perfetto equilibrio tra il carattere improvvisatorio del lavoro definito da una struttura molto ritmica nell'Allegramente inizale e nel Presto del finale e quello estremamente melodico che trova nell'Adagio assai la sua più valida realizzazione. L'interpretazione di altissimo livello estetico è stata salutata dal pubblico con intensi applausi e Bollani ha ringraziato gli ascoltatori eseguendo due raffinati bis di jazz evidenziati da sonorità tenui, sottili e luminose. Lunghissimi gli applausi. Dopo l'intervallo la Filarmonica scaligera e il direttore milanese hanno stupito il pubblico con due eccellenti interpretazioni: Catfish Row Suite, suite in cinque parti tratta da Porgy and Bess e il poema coreografico raveliano La valse. Il brano di Gershwin è uno dei massimi esempi del sinfonismo di Gershwin applicato alla sua innata concezione musicale melodica e il primo movimento del lavoro che contiene la celebre Summertine ne è il miglior esempio. La valse, un brano di grande circolarità timbrica e sonora è espressione di grande sapienza coloristica in Ravel. Interminabili gli applausi. Ultima replica mercoledì 18. Da non perdere 17 aprile Cesare Guzzardella
Quadri di un'esposizione all'Auditorium E' stato particolarmente interessante il concerto ascoltato in Auditorium nella replica domenicale di ieri pomeriggio. Il programma prevedeva musiche di Modest Musorgskij. Il brano più celebre del russo, Quadri di un'esposizione, è stato eseguito nelle due versioni, entrambe note e spesso eseguite, per pianoforte e per orchestra. Tra i due Quadri, il secondo nella splendida orchestrazione di Maurice Ravel, era inserito un altro lavoro di Musorgskij: Una notte sul Monte Calvo. Un motivo di maggior riuscita del concerto è dovuta all'idea dell'ottimo pianista franco-russo Mikhail Rudy - interprete del brano pianistico - di proiettare su uno schermo un film d'animazione tratto dalla versione teatrale che il pittore Vassily Kandinsky fece nel 1928 utilizzando sue pitture ispirate ai Quadri musorgskijani. La sincronia delle immagini proiettate con i movimenti della celebre partitura è un'operazione che mette in risalto il rapporto tra musica ed immagine e le notevoli similitudini tra i differenti linguaggi. La valida performance di Kandinsky rivive oggi grazie all'avvincente idea di Rudy. Il pianista ha eseguito il brano con rilevante qualità espressiva mostrando un non indifferente grado di approfondimento estetico della complessa partitura. Molto equilibrata la successione dei movimenti e molto chiari i dettagli melodici ed armonici. Attraverso un piccolo schermo inserito sopra la testiera dell'ottimo Steinway, Rudy ha ottenuto una perfetta sincronia tra le timbriche sonore e le immagini proiettate. Lunghi gli applausi tributati al termine della sua esecuzione e due i brevi bis concessi estrapolati dal brano. Il giovane e valido direttore Jader Bignamini ha quindi diretto la Sinfonica Verdi prima in Una notte sul Monte Calvo e poi nella versione raveliana dei Quadri. Valide entrambe le interpretazioni con momenti di intense e scintillanti timbriche nel secondo lavoro. Grandissimo il successo tributato al termine in un Auditorium al completo. Da ricordare. 16 aprile Cesare Guzzardella Orchestra Barocca a Novara Nella raccolta intimità della secentesca chiesetta di S. Giovanni Decollato, a Novara, ieri sera 14 aprile i solisti dell’Orchestra Barocca “Città di Novara” hanno offerto agli appassionati un concerto impaginato su due giganti della storia musicale, quali J. S. Bach e Mozart. L’orchestra “Città di Novara”, fondata nel 2004 da strumentisti docenti presso vari istituti musicali piemontesi, fra i quali soprattutto la “Civica scuola musicale Brera” di Novara, è venuta conquistando in questi ultimi anni una certa risonanza a livello regionale e non solo, facendosi apprezzare in alcune tournée in Italia. Di Mozart il programma proponeva due “Sinfonie”, la Kv 138 in fa maggiore e la Kv 136 in re maggiore: si tratta in verità di composizioni che nel catalogo mozartiano recano propriamente il titolo di Divertimenti, concepiti a Salisburgo nel 1772 per un organico ridotto di soli archi, con l’eventuale aggiunta del clavicembalo, presente in effetti nell’esecuzione offerta dalla compagine novarese e più che precorrere la futura sinfonia classica sembrano essere la premessa del quartetto d’archi, in quegli anni ancora alla ricerca di una struttura formale definitiva. Opere chiaramente di ‘transizione’ fra due civiltà musicali diverse, quella barocca (con la divisione in tre movimenti e, soprattutto, l’uso del basso continuo) e quella ‘classico-romantica’ (con il ricorso alla forma sonata e il ricorso al modo minore negli sviluppi, secondo una tipica sensiblerie preromantica), spiccano per un melodismo caldo e dolce e per soluzioni armoniche che ricordano il miglior Haydn. Tutte queste qualità,. evidenti soprattutto nel Kv 136, sono valorizzate dal’esecuzione dei Solisti novaresi, molto attenti alla resa dei piani sonori delle partiture e brillanti nelle dinamiche, benché non sempre precisi nell’intesa fra i vari strumenti, in particolare il primo violino e i due secondi (abbiamo sentito qualche nota fuori posto di troppo). . Buona l’interpretazione del celebre Concerto in la minore per violino e orchestra BWV 1041 di Bach, in cui il primo violino (del quale ignoriamo il nome) ha fatto sfoggio di tecnica agguerrita e valida capacità espressiva, specie nello stupendo Adagio, eseguito in maniera convincente nel suo lirismo sensuale e doloroso. Applauditissimi dal numeroso pubblico, i solisti hanno concesso, prima di congedarsi due bis: il Presto dal Divertimento mozartiano Kv 137 e una replica del Presto del Kv 136. 15 aprile Bruno Busca Le Variazioni Goldberg di Pedroni a Novara Ieri sera, 13 aprile, sotto
l’imponente cupola antonelliana di s. Gaudenzio,
a Novara, un folto pubblico ha potuto ascoltare
una delle pagine più alte della musica di tutti
i tempi, le
Variazioni Goldberg
BWV 988
di J..
S. Bach. A eseguirle al pianoforte, nella
chiesa-simbolo della cittadina piemontese,
l’affermato
pianista novarese Simone Pedroni, classe 1969,
“prodotto” della scuderia Rattalino e primo
premio (Gold medal) al Van Cliburn 1993, attuale
pianista “in residence” alla Verdi di Milano. Il
concerto, offerto gratuitamente alla città,
rientrava nell’ambito del progetto “Passio”,
promosso dalla diocesi di Novara e dalla locale
associazione di cultura religiosa “La Nuova
Regaldi” , collegato alle celebrazioni del
periodo pasquale. Questa premessa è necessaria
per chiarire il significato religioso che
l’interprete (molto legato agli ambienti
religiosi di Novara) e gli organizzatori della
serata hanno attribuito al capolavoro bachiano,
proponendolo, come si legge nel foglietto del’
programma di sala’ come un “inno alla santissima
Trinità”: questo significato sarebbe dimostrato
non solo dalla profonda religiosità di Bach, ma
anche dalla struttura stessa delle Variazioni,
‘trinitaria’, in quando fondata sul ricorso
costante del numero tre: 30 variazioni, a 10
gruppi di tre ciascuno…Insomma un’intepretazione
teologica del linguaggio musicale bachiano,
applicata anche ad un’opera apparentemente del
tutto ‘profana’ come le Goldberg variationen:
l’esecuzione è stata accompagnata dalla
proiezione di diapositive con formule liturgiche
di lode della Trinità, a ‘commento’ di
ogni variazione, più l’Aria che le apre e
le conclude. Non entriamo qui nel merito di
questa ‘lettura’ teologica dell’opera, che
a noi personalmente
lascia
più di una perplessità,
e ci limitiamo ad un giudizio
sull’interpretazione musicale. Premesso che
l’acustica della chiesa di s. Gaudenzio, con la
altissima verticalità della
cupola, non è certo propizia alla musica
strumentale, disperdendo il suono e alterando
sensibilmente gli armonici, specie nelle zone
estreme della tastiera, dobbiamo dire che
l’esecuzione di Pedroni ci è piaciuta
molto. Di essa abbiamo apprezzato (facendo
ovviamente la tara delle difficoltà acustiche di
cui sopra), la leggerezza e trasparenza di
suono, che ha conferito davvero un’aura mistica
ad alcuni passaggi straordinari, come l’Aria,
o il lungo meraviglioso
Adagio
della
Variatio
25.
Questa trasparenza e delicatezza di tocco, che è
una delle virtù riconosciute al pianista
novarese, è riuscita nel miracolo di vincere le
difficoltà poste dalla ‘location’ del concerto,
rendendo con limpidezza l’intreccio delle linee
musicali nei dieci pezzi a canone che concludono
ogni terna delle variazioni e nella splendida
Fughetta
della variazione 10. Ma pregevole,
l’intrepretazione di Pedroni, anche sotto il
profilo delle dinamiche nei pezzi più mossi e
tecnicamente ardui,
dove ha dato grande prova di sé il maturo
possesso tecnico della tastiera del pianista di
razza Al
termine del concerto un interminabile, commosso
(e strameritato) applauso ha testimoniato
l’ammirazione e l’affetto di Novara per il ‘suo’
pianista.
E' un frequente appuntamento scaligero quello de
Le nozze di Figaro mozartiane per la
regia di Giorgio Strehler, le scene di Enzo
Frigerio e i costumi
di
Franca Squarciapino. Era il 1981 l’anno della
prima rappresentazione scaligera del grande
regista, poi in altre otto Stagioni abbiamo
ritrovato l’avvincente messinscena. Ieri sera
sul podio dell’Orchestra del Teatro alla Scala
il giovane direttore Andrea
Battistoni
ha ben diretto l’opera cominciando con
un’Ouverture estremamente rapida. Le timbriche
molto italiane, chiare e precise hanno trovato
in certi frangenti una mancanza di contrasti
dinamici. Il cast vocale di buon livello ha
visto nelle voci di Pietro Spagnoli ,
Conte
d’Amaviva, di Nicola Ulivieri,
Figaro
e di Katija Dragojevic,
Cherubino, il miglior apporto vocale. Teatro
al completo, grande successo e ultime repliche
per il 14 e per il 17 aprile.
13 aprile
Cesare
Guzzardella
Si
preannuncia una serata carica di emozioni quella
in programmazione per sabato 21 aprile alle ore
21:00 al Viotti Festival di Vercelli, con il
maestro Guido Rimonda impegnato in un vorticoso
programma violinistico incentrato sul periodo
romantico. Il direttore musicale del Festival,
nel doppio ruolo di violino solista e alla
conduzione della Camerata Ducale, presenterà
alla platea del Civico musiche
di
Franz Schubert, Henri Wieniawski, Jean Baptiste
Charles Dancla, Roman Statkowski, Sir Edward
William Elgar e Franz Von Vecsey. Il concerto al
Teatro Civico di Vercelli si aprirà con la
Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore D 485 e
il Koncertstück in re maggiore per violino e
orchestra D 345 di Schubert, mentre la
conclusione del primo tempo spetterà alla
Romanza in sol maggiore per violino e orchestra
di Dancla. La seconda parte della serata sarà un
vero e proprio tributo alla scuola violinistica
polacca, rappresentata da diverse partiture di
Wieniawski. Si potranno ascoltare pagine
sontuosamente virtuosistiche, in cui la
difficoltà tecnica toccherà livelli estremi con
il Rondò élégant per violino e orchestra op.
9 e lo Scherzo-Tarantelle in sol minore
per violino e orchestra op. 17. Sempre di
Wieniawski, Rimonda e la Ducale proporranno
Obertas (Mazurka) in sol maggiore per violino e
orchestra op. 19 n. 1, Chanson Polonaise
in sol minore per violino e orchestra op. 12 n.
2 e la mazurka Kuiawiak in la minore per
violino e orchestra. Tre composizioni
costruite sullo schema delle danze folkloriche
del luogo, portate in auge proprio nel XIX
Secolo. L’omaggio al grande compositore polacco
volgerà al termine con brani dalla tessitura più
romantica, attraverso l’esecuzione della
Légende in sol minore per violino e orchestra
op. 17 e il Capriccio-Valse in mi
maggiore per violino e orchestra op. 7. Il
leitmotiv lirico della serata troverà un
suo proseguo con il Salut d’Amour
(Liebesgruss) in mi maggiore per violino e
orchestra op. 12 di Elgar, Alla
Cracovienne in re maggiore per violino e
orchestra op. 7 di Statkowski e il Valse
Triste in mi bemolle maggiore per violino e
orchestra di Vecsey. Un concerto mozzafiato,
che per corposità del programma è sicuramente
tra i più impegnativi presentati in questa
edizione del Festival.
Le prenotazioni per il
concerto del 21 aprile
si potranno effettuare contattando
l'Associazione Camerata Ducale allo 011 755791 o
via mail a
info@viottifestival.it oppure chiamando gli
uffici del Comune di Vercelli allo 0161
596277-596. I biglietti si ritireranno
direttamente al box office del Teatro Civico di
Vercelli venerdì 20 aprile dalle 17:00 alle
19:30, oppure sabato 21 aprile, un’ora prima del
concerto. I prezzi partono da 10 € fino a 22 €.
I possessori della Pyou Card, i CRAL e gli Over
65 hanno diritto al biglietto ridotto. Il
prossimo appuntamento del Viotti Festival è per
sabato 5 maggio con Letizia Belmondo e Maurizio
Saletti. Maggiori info su
www.viottifestival.it o
www.camerataducale.it
L'altra metà del cielo alla Scala Continuano le rappresentazioni scaligere del balletto di Martha Clarke "L'altra metà del cielo". La nuova produzione coreografica del Teatro alla Scala è nata da un'idea di Vasco Rossi, autore ed interprete di tutti i brani che compongono la messinscena coreografica. Nella replica di ieri sera (foto M.Brescia- Archivio Scala) davanti un pubblico finalmente molto giovane, specie nelle gallerie, il Corpo di ballo della Scala ha dimostrato di trovarsi perfettamente a proprio agio nel repertorio della musica popolare esprimendosi con sentimento e autenticità in tutte le quattro parti del balletto: L'adolescenza, La maturità, La crescita e L'abbandono. I sei protagonisti - Albachiara Sabrina Brazzo, Claudio Andrea Volpintesta, Susanna Beatrice Carbone, Mario Antonino Sutera Silvia Stefania Ballone, Fabio Matteo Gavazzi- e tutto i bravissimi ballerini in scena hanno ottenuto un grande successo di pubblico. Le musiche arrangiate da Celso Valli erano tra le migliori e tra quelle più "romantiche" del copioso repertorio di Vasco. Unica pecca dell'ottimo lavoro è stata la riproduzione sonora registrata . Una splendida orchestra ed esecuzione live avrebbe reso lo spettacolo di maggior valore espressivo. Validi le scene di Robert Israel e i costumi di Nanà Cecchi. Lunghi applausi. Prossime repliche il 5-6-7-11-13 aprile. Da non perdere. 5 aprile Cesare Guzzardella
Eduard Kunz
per
Serate Musicali
Devo essere sincero: il pianista trentenne russo
Eduard Kunz,
per la prima volta a Milano per
Serate
Musicali, non mi è piaciuto. Ha eseguito 10
Sonate
di
Domenico
Scarlatti, la celebre
Ciaccona
di Bach e l'altrettanto nota
Sonata in
la magg. Op.120 D664 di F. Schubert. E' un
tecnico, ha buone qualità dinamiche ma non
esprime il carattere dei compositori scelti:
meglio Scarlatti, peggio Bach e Schubert.
Quest'ultimo quasi irriconoscibile. In alcune
Sonate scarlattiane ha trovato momenti di valida
espressività e meditazione specie quando il
tessuto armonico diventa più semplice e
l'elemento melodico ha maggior rilevanza. Nel
più difficile Bach della nota trascrizione di
Ferruccio Busoni, dove la struttura armonica
diventa più complessa, la mancanza di chiarezza
e di equilibrio tra i piani sonori e una
tendenza all'enfasi espressiva risultano
evidenti. La delicata poeitica schubertiana al
quale ci hanno abituati i grandi interpreti
(Brendel, Lupu, ecc.) non viene neanche sfiorata
da Kunz. Al termine poco entusiasmo da parte del
pubblico in una sala con molti posti liberi.
3 aprile
Cesare Guzzardella
3° CONCORSO PIANISTICO INTERNAZIONALE “SPAZIO TEATRO 89 - ENCORE! SHURA CHERKASSKY" Con la finale di domenica 1° aprile si è concluso presso lo Spazio Teatro 89 di Milano il 3° Concorso Pianistico Internazionale “SPAZIO TEATRO 89 - PREMIO ENCORE! SHURA CHERKASSKY” I quattro finalisti, accompagnati dal Quintetto d’Archi delle Cameriste Ambrosiane, hanno eseguito concerti di Mozart, Mendelssohn e Chopin nella versione da camera originale degli Autori. Al termine della serata, in presenza di un folto pubblico che ha atteso con emozione di conoscere il risultato del concorso, la Giuria, presieduta da Hans Fazzari e composta da Philip Fowke, Alexander Korsantia, Anna Kravtchenko, Francesco Nicolosi e dal direttore artistico del concorso, Luca Schieppati, ha comunicato i vincitori: 1° Premio: Aljoša Jurinic (Croazia, 1989- nella foto) 2° Premio: Pietro Gatto (Italia, 1986) 3° Premio: Leonardo Colafelice (Italia, 1995) Premio speciale “Acerbi” (alla memoria di Claudio Acerbi, per un candidato al di sotto dei 22 anni particolarmente distintosi): Luca Buratto (Italia, 1992) Premio speciale per la miglior interpretazione di un bis di Shura Cherkassky: ex-aequo Konstantin Alexeev (Russia, 1989) e Yuta Yano (Giappone, 1992) 2 aprile 2012 dalla redazione Carmen al Teatro Coccia di Novara Si è conclusa domenica 1
aprile con la Carmen la Stagione lirica
novarese 2011-12., in un allestimento prodotto
dalla Fondazione Teatro Coccia di Novara, che
come di consueto affidava l’esecuzione
orchestrale alla Filarmonica italiana,
nell’occasione diretta dal giovane Valerio
Galli, mentre la regia e le scene
recavano
la firma piuttosto nota di Beppe De Tomasi. La
versione del capolavoro di Bizet presentata al
pubblico novarese non è quella originale in
forma di opéra comìque, cioè con dialoghi
parlati, ma quella modificata da Guiraud subito
dopo la morte dell’autore, per l’esecuzione
viennese del 1875, con la sostituzione dei
recitativi ai parlati, sul modello del
melodramma italiano (dunque, non più
opéra-comique, ma opéra senz’altro):
è la versione più universalmente nota della
Carmen, che la prudenza consiglia di
continuare a seguire, dato che i tentativi di
“restauro” dell’opera, a cominciare da quello
famigerato di Fritz Oeser, sono piuttosto
controversi. La messinscena di De Tomasi,
piuttosto scontata con i suoi scenari
spagnoleggianti (nel primo quadro spicca sullo
sfondo la Giralda di Siviglia) e con scelte
talora non ben comprensibili, come i grandi
cartelli, stile stazione ferroviaria, con i nomi
dei luoghi dell’azione (Siviglia, taverna di
Lillas Pastìa etc.: ma lo spettatore non li
conosce già dal riassunto del libretto?),
propone un finale abbastanza singolare, in cui
don José uccide Carmen con un coltello che egli
estrae da una statua della Madonna dei sette
dolori collocata in un’edicola votiva, dopo che
l’eroina, avvolta nel suo manto rosso fiammante,
ha trascorso buona
parte del quarto quadro inginocchiata ad
una sorta di piccolo altare. Se l’intenzione è
quella di suggerire un’immagine di Carmen come
vittima sacrificale, martire dell’Amore o
piuttosto del desiderio maschile – idea
senz’altro interessante- essa è però incoerente
con la figura della protagonista
delineata nella parte precedente dell’opera, da
cui affiora una “Carmencita” di prorompente e
provocatoria sensualità. Di indiscutibile valore
è invece la regia nel movimento dei cantanti e
dei gruppi sulla scena, efficace e ben diretto:
bella la scena della seduzione di don José ad
opera di Carmen nel primo quadro, con la donna
che, dopo aver conquistato l’uomo con il suo
fascino irresistibile , lo lega con la stessa
corda con cui
lui la stava trascinando in prigione. La
parte vocale e musicale dello spettacolo ci è
sembrata nel complesso dignitosa. All’altezza
del ruolo della protagonista la mezzosoprano
Tiziana Carraro, sia musicalmente, con la sua
voce calda e morbida, sensualmente brunita nei
registri medi, con un buon vibrato, sia sul
piano della recitazione, efficacemente sostenuta
da una ‘fisicità’
molto adatta alla parte (insomma: è una
gran bella donna!): ricorderemo il suo Près
des remparts de Séville, alla fine del primo
quadro. Se la cava anche Elena Rossi, una
valida Micaela, convincente nella parte di pura
e devota innamorata di José, con la sua vocalità
sopranile di non grande proiezione, ma limpida
ed esatta nel fraseggio, che però tende un po’
troppo all’urlo nei registri acuti.
Per le parti maschili daremmo la
sufficienza all’Escamillo del giovane albanese
Gezim Myshketa, voce baritonale di bel timbro,
pastosa e pulita, ma un po’ incerta sulle note
basse, con sicura presenza scenica. Parte
maluccio, invece, il tenore spagnolo Enrique
Ferrer (don José), scenicamente goffo e
piuttosto inespressivo, con una vocalità scialba
e incolore, ma si scalda via via, acquistando
anche maggiore efficacia di canto. Fra le parti
minori segnaliamo un’ottima Frasquita, cui
presta la sua bella voce soprano
la simpatica e brava Esther Andaloro. Una
citazione di merito va anche ai due cori, quello
del Teatro Coccia, diretto da G.M. Cavallaro e
quello delle Voci Bianche “M. Langhi” sotto la
direzione di A. Veggiotti. . Diligente e
collaudata la guida della bacchetta di Valerio
Galli, con valida scelta dei tempi e buon
coordinamento buca-palcoscenico. Il lungo
applauso del folto pubblico ha salutato la
conclusione dello spettacolo e della stagione
lirica novarese. 2-aprile Bruno Busca
Andrea Lucchesini per la Società dei
Concerti
La compagine orchestrale
Südwestdeutsche Philharmonie diretta da
Vassilis Christopoulos ha tenuto ieri un
concerto in Conservatorio impaginando un
programma che prevedeva musiche di Brahms,
Beethoven e Cajkovskij. Nel celebre
Concerto
per pianoforte e orchestra n.3 op.37 di L.v.
Beethoven,
eseguito
nella parte centrale della serata, il solista
Andrea Lucchesini ha ottenuto uno straordinario
e meritato successo personale. . Il suo
Beethoven, molto razionale e costruito in ogni
dettaglio, rivela un lavoro minuzioso di
cesellatura evidenziato dal perfetto equilibrio
delle parti in gioco e dalla profondità
d’espressione.
Splendidi i bis concessi
con un
Improvviso di Schubert e una
Sonata
di D.Scarlatti particolarmente incisivi e
luminosi. L’Ouverture
Tragica op.
81 di J.Brahms e la
Sinfonia
n.4
op.36 di Cajkovskij hanno completato il
programma. Valida la direzione di Christopoulos
ed adeguate le timbriche orchestrali. Prossimo
concerto per mercoledì 11 aprilealle
ore 21.00 con la Bron Chamber
Orchestra. In programma musiche di Bach,
Mozart, Barber, Sarasate e Sinding. 29 marzo C.G. Il virtuoso Freddy Kempf per Serate Musicali in Conservatorio Il pianista londinese Freddy Kempf viene ogni anno invitato a Milano da Serate Musicali. Ieri sera ha impaginato un programma impegnativo con un raro Liszt nella prima parte, quello delle Harmonies Poétiques et Religieuses, 10 brani composti tra il 1834 e il 1852 dai quali ne sono stati estrapolati cinque. Nella seconda parte del concerto abbiamo ascoltato prima Schumann con le Fantasiestuke op. 12 e due parafrasi di Liszt da Verdi tra cui quella celebre da Rigoletto. Tutti i brani eseguiti richiedono grande virtuosimo e padronanza tecniche. Kempf ha rivelato una linea interpretativa di qualità e molto "pianistica". Eredita dal grande Horowitz il bisogno di dominare la tastiera cercando spesso una timbrica giocata sull’effetto e sui contrasti dinamici, sovente molto accentuati. Il suo difficile Liszt - pochi pianisti scelgono l'ungherese per le difficoltà tecniche imposte dalla partitura- è spettacolare sotto il profilo dei contrasti timbrici che spesso sconfinano con la percussività. Kempf lo esegue in modo originale dando prova di profondità espressiva e di grande assimilazione estetica. Ottimo il suo Schumann anche se non sempre raffinato. Splendida l'esecuzione della parafrasi dal Rigoletto e originali i brani di Chopin proposti come bis. Insomma un pianista di classe A che bisogna continuare a seguire. Grande successo di pubblico in una sala purtroppo non al completo. 27 marzo Cesare Guzzardella Gianluca Cascioli e Ildiko Komlosi in Audtorium con la Sinfonica Verdi Sono passati diciotto anni da quando il pianista Gianluca Cascioli si impose al Concorso "Micheli", concorso per giovani pianisti dove sedevano in giuria nientemeno che Maurizio Pollini, Luciano Berio, Charles Rosen ed Eliot Carter. Essere giudicato da questi grandi artisti deve essere stato, per l'allora quindicenne interprete, motivo di grande soddisfazione. Ieri il pianista era presente in Auditorium accompagnato dalla Verdi e dal direttore stabile Zhang Xian per l'esecuzione del Concerto n.1 op. 15 di L.v. Beethovenn. Ottima l'interpretazione. Casciole è di scuola particolarmente classica con timbriche delicate e grande capacità riflessiva. In Beethoven eccelle. Valido il bis solistico proposto: una Ballata di J.Brahms. Il concerto era stato anticipato da una energica ad efficace interpretazione dell'Ouverture da Rienzi di R.Wagner ed è terminato con Mahler: cinque lieder dai Sieben Lieder aus Letzter Zeit per la voce solista della bravissima mezzosoprano Ildiko Komlosi. Grande successo di pubblico. 26 marzo C.G. Alexander Kagan ai Pomeriggi Musicali del Dal Verme Ieri sera al Dal Verme l'Orchestra de I Pomeriggi Musicali diretta dal russo Stanislav Kochanovsky ha eseguito brani di Dvorak e Prokof'ev. Il noto Concerto per violino n.2 op.63 di S.Prokof'ev ha trovato nel violinista Alexander Kagan un valente interprete. Classe 1984, nato a Mosca e figlio di due grandi musicisti quali Natalia Gutman e Oleg Kagan, Alexander ha ereditato dalla famiglia un indubbio talento musicale. Il brano per violino e orchestra era incastonato tra due Serenate di Antonin Dvorak, l'op.22- la celebre Serenata per archi - e la meno nota op.44 composizione per fiati, cello e contrabbasso ed eseguita all'inizio del concerto. Particolarmente pregnante l'esecuzione di Kagan nel concerto violinistico con intonazione precisa e delicata per un violino ricco di espressività. Anche la direzione del giovane ma affermato Kochanovsky, classe 1981, ha trovato un'ottima risposta nell'orchestra dei Pomeriggi. Validi ma di minor valenza complessiva le due Serenate del musicista ceco con momenti di elevato nitore estetico specie nel Tempo di Valse dell'op.22. Grande successo di pubblico. Replica sabato alle ore 17.00. Da non perdere. 23 marzo Cesare Guzzardella Prossimamente Pietro De Maria a Vercelli Per il nuovo appuntamento viottiano, in programmazione per venerdì 30 marzo, è in arrivo un altro grande interprete della musica classica. Alle ore 21:00 salirà sul palco del Teatro Civico di Vercelli il pianista Pietro De Maria, ospite per la seconda volta al Festival e reduce da un strepitoso successo discografico ottenuto recentemente con il CD The Mazurkas che completa l'integrale chopiniana per pianoforte solo. Affiancato dall’Orchestra Camerata Ducale diretta dal maestro Guido Rimonda, il virtuoso veneziano eseguirà di Wolfgang Amadeus Mozart il Concerto per pianoforte e orchestra n. 21 in Do maggiore KV 467 e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 27 in Si bemolle maggiore KV 595. Sempre all’insegna del genio salisburghese, la serata volgerà al termine con la Camerata Ducale e il suo direttore impegnati nella celeberrima Ouverture da Le nozze di Figaro KV 492.Le prenotazioni per il concerto del 30 marzo possono essere effettuate contattando l'Associazione Camerata Ducale allo 011 755791 o via mail a info@viottifestival.it oppure chiamando gli uffici del Comune di Vercelli allo 0161 596277-596. 23 marzo dalla redazione
Die Frau ohne Schatten
al Teatro alla Scala E' tornata alla Scala per la quarta volta l'opera di Richard Strauss Die Frau ohne Schatten. L'ultima volta nel 1999 era stata diretta da Giuseppe Sinopoli. Bychkov indisposto, all'ultimo momento è stato sostituito dal tedesco Marc Albrecht. Ieri sera in un teatro quasi al completo abbiamo assistito ad un’ottima messinscena nella quale ha primeggiato la coraggiosa e scintillante direzione musicale di Albrecht. Die Frau ohne Schatten - La donna senz’ombra - musicata da Strauss nel 1917 su libretto di Hugo von Hofmannsthal – storico collaboratore del compositore e direttore tedesco- completato nel 1915, non è un’opera facile e trova nella componente musicale molto virtuosistica un adattamento perfetto alla tematica fiabesca e simbolica del testo che si ispira al Zauberflöte mozartiano. Ieri sera il successo decretato dal pubblico presente in teatro è dipeso anche dall’ottimo cast vocale che vedeva in scena Johan Botha nel ruolo dell’Imperatore , Emily Magee nell’ Imperatrice, Falk Struckmann in Barak il Tintore, Elena Pankratova la Moglie Tintora e Michaela Schuster nella Nutrice. Tra questi, tutti bravi, ci sono piaciuti maggiormente Struckmann, la Pankratova e la Schuster. Naturalmente rilevanti anche le altre voci ed eccellente la componente vocale preparata da Bruno Casoni. Valida la regia di Claus Guth, soddisfacenti le scene e i costumi di Christian Schmidt unitamente alle luci di Olaf Winter e la parte video di Andi A. Müller. Le prossime repliche saranno il 24 e il 27 marzo con il medesimo cast vocale. Da non perdere. 21 marzo Cesare Guzzardella Shlomo Mintz a Vercelli per il Viotti Festival Ieri sabato 17 marzo, a
Vercelli, la XIV Stagione concertistica Viotti
Festival ha proposto nella consueta sala del
Teatro Civico un appuntamento imperdibile con
uno dei più grandi violinisti del momento,
Shlomo Mintz, nella duplice veste di solista e
direttore, alla testa della Camerata Ducale.
Tutto beethoveniano il programma: nel primo
tempo il Concerto in re maggiore per violino
e orchestra op.61, dopo l’intervallo la
Sinfonia n.2 in re maggiore op.36.
Com’è
noto, il concerto per violino di Beethoven non
presenta, in genere, trascendentali difficoltà
esecutive sotto un profilo squisitamente tecnico
(pochi o inesistenti arpeggi o doppie corde, pur
non mancando, specie nel primo tempo, qualche
concessione al virtuosismo): la sua difficoltà
sta, per dirla con le parole di Buscaroli, nella
“sfingea impenetrabilità della sua perfezione”,
una perfezione che consiste in una forma
musicale di olimpica grazia e di invisibili
sfumature, che solo il grande interprete sa
cogliere ed esprimere adeguatamente; e
sicuramente interprete grandissimo di questo
capolavoro può oggi dirsi Shlomo Mintz. Il
violinista russo-israeliano ha ‘il suono giusto’
per dare voce alla abbandonata tenerezza e alla
incantata dolcezza di questa meravigliosa pagina
di musica: una cavata di pura bellezza, nella
sua limpida sobrietà, una grazia dell’arco e una
soave delicatezza di espressione che conquistano
e rapiscono l’ascoltatore fin dalle prime note.
Dalle quattro corde di Mintz le note si staccano
sempre nitide e luminose come perle, ma con
quella sfumatura indefinibile di canto
‘assoluto’ e quella fluidità che, unite ad una
intonazione perfetta, fanno dell’interpretazione
di Mintz un’esperienza indimenticabile. Il
vertice ‘emozionale’ è stato per noi il
Larghetto centrale, dove il fraseggio
dell’interprete ha dato voce celestiale alle
svaporate e rarefatte linee della melodia da
romanza, in un dialogo intensissimo con
l’orchestra, una Camerata ducale che pare
‘crescere’ in precisione e bellezza di suono di
concerto in concerto. Di ottimo livello anche
l’esecuzione della seconda sinfonia: Mintz ha
guidato al meglio l’orchestra, con
un’apprezzabile cura del dettaglio, in
particolare nello Scherzo , che è tutto
un rincorrersi di frammenti di temi, in un
continuo variare di sfumature di colore da uno
strumento all’altro. Molto valida anche la
dinamica, con i duri contrasti del Larghetto,
da cui Mintz ottiene il massimo dell’effetto
espressivo. L’unico’neo’, a nostro avviso,
riguarda il primo tempo, dove il bellissimo
motivo di fanfara che spunta improvviso a
delineare il secondo tema, affidato ai fiati, ci
è suonato un po’ troppo fioco, lontano da
quell’empito eroico che annuncia l’imminente
Terza. E’ solo un dettaglio, in una serata di
musica bellissima che ricorderemo e che il
pubblico, da tutto esaurito, ha salutato con un
lunghissimo applauso.
Olga Kern in Conservatorio per la
Società dei Concerti
Da alcuni anni la pianista russa Olga Kern torna
in Conservatorio per la
Società
dei Concerti.
Vincitrice del prestigioso Van Cliburn
International nel 2001, ieri sera ha impaginato
un programma diversificato eseguendo brani di
Beethoven, Chopin e Liszt. Del genio di Bonn ha
eseguito una rarità come le 10 Variazioni sul
duetto "La stessa, la stessissima" dal Falstaff
di A.Salieri WoO 73
mostrando
una solida tecnica virtuosistica definita da
sicurezza e qualità coloristica.
Il
celebre Carnaval op.9 di Robert Schumann
era il secondo brano in programma. Lo stile
virtuosistico della sua interpretazione ha
trovato una valida resa coloristica in tutti i
ventidue momenti che compongono lo straordinario
lavoro. La seconda parte del concerto ha visto
prima F. Chopin con la Polonaise op 53
"Eroica" e una selezione di cinque Studi
- l'ultimo di questi, il n.10 Op.25,
con una inserzione di Rachmaninov -, quindi
le
Rapsiodie Ungheresi n.10 e n.2 di F.
Liszt hanno concluso il programma ufficiale del
bel concerto. Il
talento e la sicurezza stilistica della pianista
sono emersi con maggior evidenza nei bellissimi
bis di
Rachmaninov, Prokof'ev e Moszkowski.
Grandissimo successo in una Sala Verdi colma di
pubblico. 15 marzo 2012 Cesare Guzzardella Il pianista Herbert Schuh al Coccia di Novara La nuova serata della Stagione
concertistica da camera, ieri sera 13 marzo al
Teatro Coccia di Novara, ha offerto un recital
del pianista
Herbert Schuh, trentaduenne originario
della minoranza germanofona della Romania, ma
fin dall’infanzia cresciuto in Germania, ove ha
compiuto la propria formazione
musicale,
che annovera un periodo di studi sotto la guida
dell’indimenticabile Alfred Brendel. Schuh si è
presentato al pubblico novarese con un programma
molto vario e ricco: Scrjabin, con
Enigme op.52 n.2, Schonberg
(i
Sechs kleine Klavierstucke op. 19, mai
ascoltati perlomeno negli ultimi trent’anni, a
Novara!), la Fantasia in do min. K475 di
Mozart, due pezzi di Liszt: Orage, dagli
Année de pèlerinage e il raro
Variazioni su un tema della
Cantata bachiana n. 12 Weinen, Klagen,
Sorgen, Zagen,. La seconda parte del
concerto, dopo l’intervallo è stata interamente
dedicata
a Schubert, tra gli autori prediletti del
“brendeliano” Schuh, con due capolavori quali la
Sonata in la mag. D664 op.120 e la
Wanderer-Fantasie. Un curioso vezzo di Schuh
è quello di suonare tutti i pezzi del programma
senza la minima pausa (salvo, s’intende, quella
dell’intervallo), uno di seguito all’altro, come
‘tempi’ di un’unica composizione: la cosa
produce sull’ascoltatore un effetto talvolta un
po’ straniante, di singolare ‘baraonda’
musicale, specie nel brusco accostamento di
mondi sonori così diversi come quelli di
Schonberg, Mozart, Liszt. Quanto al resto, di
Schuh non si può dire che bene: è un pianista
che mette una tecnica formidabile al servizio di
un tocco sempre nitido ed esatto e di un
fraseggio energico, ma duttile e molto
espressivo, che aderisce perfettamente alla
dinamica delle partiture. Esemplari al riguardo
l’esecuzione di Enigme, ove i sapienti
silenzi e l’uso accorto del pedale di risonanza
hanno restituito uno Scrjabin arcano e allusivo,
avvolto nell’indefinita atmosfera di sottili
cromatismi, e dei sei pezzi di Schonberg,
suggestivamente scandagliati nella ricerca
espressiva di una realtà segreta, secondo una
linea interpretativa che diremmo ‘weberniana’,
tesa a distillare il singolo suono in una
dimensione di purezza assoluta, in cui
l’atematismo ritrova un nuovo rigore formale
(meraviglioso il terzo pezzo
Sehr
Langsam
proposto da Schuh). Se i due brani lisztiani
hanno dato al pianista romeno-tedesco la
possibilità di fare sfoggio di tutta la sua
straordinaria tecnica e le due sonate
schubertiane non sono andate, a nostro avviso,
oltre un’interpretazione impeccabilmente
corretta, senza particolare originalità
interpretativa, il momento migliore del concerto
è stata l’esecuzione della
Fantasia
di
Mozart,
sapientemente esplorata da Schuh in tutta
la ricchezza delle sue contrastanti linee
tematiche, dalla più sognante tenerezza, alla
cupa tragicità che domina il primo e ultimo
tempo. Dopo i due bis, da Czerny e Bach, Schuh
si è congedato da un pubblico abbastanza
numeroso e giustamente soddisfatto. 14 marzo Bruno Busca
Yuri Bashmet e
I
Solisti di Mosca alle
Serate Musicali
Vent'anni orsono il russo Yuri Bashmet, violista
e direttore d'orchestra, fondava una formazione
cameristica,
I Solisti
di Mosca, che impegnava strumentisti di
elevato rango interpretativo. Da allora questa
sorprendente compagine di virtuosi
ha
tenuto migliaia di concerti in tutto il mondo.
Attualmente è una delle poche formazioni
musicali che, con risultati eccellenti, copre un
repertorio che spazia dalla musica antica a
quella contemporanea. Nel bellissimo concerto
organizzato ieri sera da Serate Musicali
abbiamo ascoltato brani di Telemann, Bach,
Brahms e un brano cameristico per viola,
clavicembalo e archi del russo Edison Denisov
(1929-1996) dedicato allo stesso Bashmet.
Stupisce la qualità superlativa del gruppo
d’archi per nitore timbrico sia individuale che
complessivo. Bashmet con la sua dolce viola
costruita dal liutaio milanese Paolo Testore nel
1758, ha
un ruolo centrale nelle esecuzioni proposte ma
quello che rimane
maggiormente impresso è l’efficacia sonora di
ogni dettaglio coloristico d’insieme che fa
sembrare l’orchestra d’archi un unico strumento.
Valida
sotto ogni profilo anche la trascrizione per
viola ed archi del noto
Quintetto
in si minore di J.Brahms. Due i bis proposti
con un celebre
valzer
di Caikovskij e un
largo
di Antonio Vivaldi. Da ricordare.
13 marzo
Cesare Guzzardella Ultima replica per Giselle alla Scala Ultima rappresentazione domani sera per il balletto di Jean Coralli - Jules Perrot Giselle. La musica del francese Adolphe Adam, composta nel 1841, accompagneranno i passi leggeri della sfortunata fanciulla interpretata da Olesia Novikova mentre il Principe Albrecht sarà sostenuto da Leonid Sarafanov. Il balletto è suddiviso in due parti: la prima, solare, dai colori accesi, è la festa dell’amore, dove Giselle, bella contadina di un villaggio della valle del Reno, s’innamora dell’affascinante principe Albrecht, che si dichiara senza rivelarle la sua identità. E’ il periodo della vendemmia e si intrecciano danze gioiose. Ma la gelosia del guardacaccia Hilarion (ruolo affidato ad Alessandro Grillo) sarà nefasta: riconoscendo il principe, fa in modo che Giselle scopra che Albrecht le ha mentito, nascondendole inoltre di essere promesso sposo della gentile Bathilde (Raffaella Benaglia), figlia del Duca. Giselle, disperata, impazzisce e cade a terra morta. Nel secondo atto l’atmosfera è notturna, la luce lunare; tutto ricorda la morte: è forse la parte migliore del balletto. Tra gli alberi, ecco la tomba di Giselle, Una leggenda vuole che le fidanzate morte, le Willi -foto Archivio Scala- (Antonella Albano e Daniela Cavalleri), danzino ogni notte fino all’alba: e la regina delle Willi, Mirtha (Sofia Rosolini), accoglie Giselle e la porta a ballare con le altre fanciulle, in un turbinio di veli bianchi, un’incantevole danza magica. Qui il corpo di ballo dà il meglio di sé. Quando Albrecht, inconsolabile, giunge a chiedere perdono sulla tomba, Mirtha lo condanna a ballare col fantasma di Giselle, fino ad un mortale sfinimento. Ma l’amore di Giselle è più forte di qualunque pena: sostiene Albrecht nella danza e gli dà forza fino all’alba, quando l’incantesimo svanisce. E con la fine della notte, anche gli spiriti inquieti delle Willi tornano nei loro sepolcri. Il binomio amore-morte, tema fondamentale del romanticismo, si fa qui sublime e indimenticabile e ancora in grado di suscitare consenso ed entusiasmo nel pubblico. La suggestiva scenografia è di A.Benois. La direzione orchestrale è di Paul Connelly. Da non perdere.12 marzo Anna Busca
Wayne Marshall e Emanuele Arciuli in
Auditorium
L'ultima replica del concerto domenicale
pomeridiano della Sinfonica Verdi ha visto sul
podio il direttore-pianista Wayne Marshall in un
programma tutto statunitense che prevedeva
musiche di Leonard Bernstein, nella prima parte,
e di
George
Gershwin nella seconda. The Age of Anxiety,
la Sinfonia n.2 del grande direttore,
compositore e pianista americano
è un brano di straordinario interesse
scritto da Bernstein nel 1949 e rivisto nella
parte pianistica nel 1965. La presenza del
pianoforte solista, nell'interpretazione
dell'ottimo Emanuele
Arciuli, rende questo
lavoro unico nel suo genere.
L'immensa cultura musicale di Bernstein
si ritrova in questo imponente brano di circa
trentasei minuti. La cultura europea del primo
Novecento è mediata da un'impronta squisitamente
jazz e il linguaggio personale e molto
riconoscibile di Bernstein che fonde modalità
compositive spesso
diverse
tra loro si rivela in toto in questa sinfonia.
La passione di Lenny per il jazz è ben
rilevabile nella
seconda parte del lavoro denominata
The Masque. Marshall, valido direttore, si
esprime ottimamente nel repertorio statunitense
e soprattutto in
questo primo brano ha dato la prova
migliore. Anche il pianista Arciuli,
esperto nel repertorio statunitense -
recente è l'uscita di un suo libro edito Edt
intitolato Musica per pianoforte negli Stati
Uniti-, ha fornito un'interpretazione
chiara, dettagliata e sinergica con la rilevante
parte orchestrale. Due i bis dell'ottimo
pianista: una rivisitazione interessante e
suggestiva di un brano del noto gruppo rock
Radiohead e un breve pezzo lirico del
norvegese Edvard Grieg. Bravissimo.
La musica di Gershwin, vicina allo
spirito Jazz ma legata alla tradizione colta
europea, è nelle corde di Marshall. La celebre
Rapsody in Blue è stata eseguita con
piglio jazzistico, soprattutto nei numerosi a
solo pianistici di Marshall, per l'occasione
solista, ricchi d'improvvisazione. Bravissimi
gli strumentisti della Verdi a cominciare dal
clarinettista con il noto glissando iniziale.
Più tradizionale e ben definita nei dettagli sia
timbrici che ritmici il secondo lavoro proposto:
il poema sinfonico American in Paris.
Ottima interpretazione e interminabili e
meritati applausi in una sala stracolma di
pubblico. 12 marzo 2012 Cesare Guzzardella
Da Verdi a Strauss al Teatro alla Scala
Die Frau ohne Schatten
di Richard Strauss sarà sul palcoscenico del
Teatro alla Scala questa sera a conclusione
delle dieci rappresentazioni della storica Aida
tenuta a battesimo da Franco Zeffirelli nel
1963. Ieri sera l’ultima replica dell’opera
verdiana ha
ottenuto un ottimo successo di pubblico con le
solite contestazioni –
vergogna
o Aida
via- di due personaggi del pubblico che
farebbero
bene frequentare il terzo anello di San Siro
invece di venire in un teatro che per qualità
culturale esige almeno rispetto. Per dissentire
dalle prestazioni artistiche ci sono certamente
modi più civili ed educati! Premesso che il
teatro era al completo, a significare che
i grandi titoli sono l’unico modo per
riempire la sala in tutte le rappresentazioni,
la scelta di questa edizione ha
festeggiato il grande Zeffirelli con la sua
migliore messinscena di Aida. E vero, la qualità
complessiva delle voci non è stata sempre
all’altezza, la direzione dell’israeliano
Wellber poco verdiana e molto sinfonica, il
personaggio Aida di Oksana Dyka scarsino, la
ripresa registica di Gandini non era certo
quella del Maestro. Le scene e i costumi di Lila
De Nobili, le coreografie di Vladimir Vasiliev ,
le luci di Filibeck e l’eccellente qualità del
superlativo coro preparato da Bruno Casoni
invece bastavano almeno per ricordare l’Aida
zeffirelliana. I giovani direttori come Wellber,
bravissimi nel repertorio tardo ottocentesco,
novecentesco o contemporaneo trovano spesso
difficoltà nei repertori storicizzati come
quelli di Verdi che hanno già dato il meglio
dalle direzioni delle grandi bacchette del
passato. Una maggiore specializzazione per
questo repertorio è d’obbligo. Ricordiamo che
l’opera di R.Strauss di questa sera è una nuova
produzione del Teatro alla Scala in coproduzione
con Royal Opera House e Coven Garden di Londra.
La regia è di Claus Guth, le scene e i costumi
sono di Christian Schmidt e la direzione
musicale di Semyon Bychkov.
11 febbraio Cesare Guzzardella Prossimamente Shlomo Mintz a Vercelli per il Viotti Festival
10 marzo dalla redazione
Aleksandar Madzar per La Società dei
Concerti
Il concerto pianistico ascoltato ieri sera in
Sala Verdi nel Conservatorio milanese è da
annoverarsi tra i migliori di questi ultimi anni
per qualità interpretativa. L'interprete,
Aleksandar Madzar nato a Belgrado nel 1968, non
è tra quelli più conosciuti dal vasto pubblico
della classica, ma certamente nel panorama
pianistico
internazionale tra i migliori. La scelta
accattivante di eseguire le
6 Partite
di J. S. Bach in un'unica serata - oltre due ore
e venti minuti di musica più un breve
intervallo- ci ha permesso di conoscere un
grande interprete. Sono molti i pianisti
affermati nel repertorio del grande tedesco, da
Schiff alla
Hawitt, al nostro Bacchetti e pochi altri.
Madzar ci ha stupito per la profondità di
pensiero resa in modo mirabile da una
espressione musicale caratterizzata da acuta
riflessività e da un colore timbrico luminoso e
ricco di sfumature. La varietà di colori, il
sapiente uso dei pedali hanno trovato stile e
valori differenziati
in ogni
brano ma sempre di grande caratura . Ha eseguito
il programma al contrario partendo dalla
Partita
n. 6 in mi minore sino alla più celebre
Partita
n. 1 in si bem. maggiore. Eccellente la
tenuta del pianista che non ha mai trovato un
momento d'incertezza eseguendo dalla prima
all'ultima nota, naturalmente tutto a memoria,
con tensione emotiva priva di
cedimenti. I tempi dilatati dei movimenti
più pacati hanno raggiunto vette altissime. Uno
splendido concerto terminato con lunghi applausi
di un pubblico entusiasta rimasto numeroso -
alcuni avevano lasciato Sala Verdi prima- sino
quasi mezzanotte.
Naturalmente da ricordare a lungo. 8 marzo 2012 Cesare Guzzardella Il polacco Rafal Blechacz per la Società del Quartetto Ieri sera è stato ospite per la seconda volta della Società del Quartetto il pianista polacco Rafal Blechacz. Il concerto ascoltato nella Sala Verdi del Conservatorio milanese, tra i migliori di questi ultimi mesi, ha visto il vincitore del prestigioso Concorso Internazionale Chopin di Varsavia (anno 2005) interpretare Bach, Beethoven, Chopin e Szimanovsky. Legato alla scuola classica che prevede equilibrio, rigore formale e penetrazione musicale in sintonia con i dettami dei compositori, Blechacz ha proposto pagine di J.S.Bach con la Partita n. 3 in la minore BWV 827825, di L. van Beethoven con la Sonata n. 7 in re maggiore op. 10 n. 3, di F. Chopin con la Ballata n. 1 in sol minore op. 23 e le Polacche op.26 e di K. Szymanowski la Sonata n. 1 in do minore op.8. Trasparente e di grande equilibrio formale il Bach proposto , di ottima fattura Beethoven, avvincente il suo Chopin specie nella nota Ballata e particolarmente interessante la sonata di Szymanowski, brano di raro ascolto e ricco di arditezze tecnico-stilistiche rese con ricchezza espressiva dal valente interprete. Due i bis: ancora Chopin con un Valzer e una Mazurca. Successo di pubblico. 7 giugno Cesare Guzzardella Il Quartetto Bernini a Novara La Stagione concertistica da
camera di Novara ha offerto ieri sera 6 marzo,
nella consueta sede del Teatro Coccia, un
recital del Quartetto Bernini. Formazione
romana, nata nell’ormai lontano 1992 sotto gli
auspici di Piero Farulli,
viola dell’indimenticabile Quartetto
italiano, e perfezionatasi con giganti del
calibro del
Quartetto
Berg e del Tokio, si è specializzata da anni nel
repertorio sette-ottocentesco, con un intento di
rigorosa fedeltà “filologica” alla prassi
esecutiva e alle sonorità “d’epoca”: strumenti
rigorosamente originali (bellissimo in
particolare il Guarneri del 1734, suonato dal
secondo violino, la giapponese Yoko Ichihara,
dal timbro caldo e profondo), corde in budello,
sofisticata accordatura a 430 Hz.
Pur confessando la nostra istintiva
diffidenza per questo genere di operazioni, che
corrono il rischio di proporre timbriche e piani
sonori troppo lontani dal gusto moderno e
arretrati rispetto alle più ricche
possibilità esecutive offerte dagli strumenti
d’oggi, dobbiamo ammettere che il suono del
Quartetto Bernini non ci ha disturbato più di
tanto: perde un po’ in brillantezza nel vibrato,
forse con qualche “acidità”di troppo, ma è bello
compatto, intenso e con una sottile velatura che
lo brunisce gradevolmente. Intelligente
l’impaginato, monograficamente concentrato su
Mozart:, la cui integrale per quartetto d’archi
il Bernini sta eseguendo in Italia e all’estero:
i primi tre ‘quartetti italiani ‘, K 155 in
re maggiore, K 156 in sol maggiore, K 157 in do
maggiore e, dopo l’intervallo, il primo dei
sei quartetti dedicati ad Haydn, il K 387 in
sol maggiore. Si propone dunque
all’ascoltatore un ben preciso percorso che
disegna con chiarezza la prodigiosa evoluzione
della forma-quartetto mozartiana, dai primi
esempi, ancora tripartiti e a limitato sviluppo
tematico, ma già ricchi di novità espressive,
alla piena maturità di un linguaggio musicale di
straordinaria complessità e arditezza
costruttiva del ciclo ‘haydniano’ Ottima
l’esecuzione del Bernini, che nei primi tre
quartetti ha saputo ben valorizzarne la parte
più ‘innovativa’ e interessante, vale a dire i
tempi lenti centrali, autentici gioielli di
cantabilità e di espressione sentimentale, nei
quali Mozart sa già sfruttare al meglio gli
effetti di tristezza e di inquietudine patetica
delle tonalità in minore. Ricorderemo a lungo l’Andante
del K 157, dove il primo violino di Marco Serino
trova il fraseggio perfetto per dare voce al
canto intenso e malinconico del primo tema,
mentre le voci scure della viola (Gianluca
Saggini) e del violoncello (Valeriano Taddeo)
sembrano rispondergli da misteriose profondità
con un sommesso e sublime tono di corale.
Convincente anche l’interpretazione del K 387,
sia nel limpido risalto dato ai valori
costruttivi dell’opera, grazie alla chiarezza
delle linee melodiche espressa dai quattro
strumenti, sia, ancora una volta , nella
intensità espressiva con cui il Bernini sa
raggiungere le fonti più pure della musica
mozartiana: vogliamo qui ricordare, per citare
un solo esempio, la profonda intimità del
fraseggio con cui il secondo violino evoca il
secondo tema dell’
Andante,
con un colore sentimentale straordinario, che
anticipa il Brahms più crepuscolare.. Un solo
rilievo ci sentiremmo di muovere all’esecuzione
del Quartetto Bernini: in particolare nei
‘quartetti italiani’ Mozart affida una funzione
espressiva importante agli sbalzi continui e
drammatici dal
Forte
al
Piano,
che
non sempre abbiamo ascoltato con quel vigore e
quella nettezza che la partitura prescrive. Si
tratta però di un dettaglio che non mette in
discussione un’interpretazione comunque molto
bella, salutata dagli applausi prolungati di un
pubblico accorso numeroso (finalmente!), con
molti giovani (evviva!). Tra i bis, da segnalare
lo
Scherzo
da
La
morte e la fanciulla
di
Schubert, a chiusura di una bella serata di
musica. 7 marzo Bruno Busca
Il pianoforte di Sofya Gulyak alla Scala
per la “Fondazione Francesca Rava”
La pianista russa Sofya Gulyak ha tenuto un
recital
al Teatro alla Scala a favore della
Fondazione Francesca Rava- N.P.H. Italia
Onlus.Ieri la serata si preannunciava
importante, sia per il principale scopo benefico
dell'avvenimento musicale che servirà a
finanziare l'Ospedale Pediatrico N.P.H. Saint
Damien di Haiti -centro di riferimento per i
soccorsi nel terremoto del 2010 che ha sconvolto
l'intera regione- , sia per il livello artistico
preannunciato dalla pianista vincitrice nel 2009
del rilevante Concorso Internazionale
di
Leeds. L'impaginato era incentrato sui grandi
compositori romantici F.Schubert e F.Liszt e la
Gulyak ha saputo esternare il suo talento
musicale con
interpretazioni di elevato livello
virtuosistico-espressivo. Dotata di tecnica
trascendentale giocata su una forza manuale che
ricorda grandi pianisti russi come Richter o
Sokolov, la trentaduenne ha rivelato grande
sicurezza nell'interpretare di Schubert-Liszt
Der Wanderer, Liebesbotschaft e
Standchen, di Schubert la "Wanderer
Fantasie". di Wagner-Liszt la Morte di
Isotta dal Tristano ed infine di Liszt la
celebre Sonata in si minore. Il suo modo
energico e riflessivo
di melodiare ed armonizzare hanno reso
alti molti frangenti dei brani proposti. La
celebre
Serenata schubertiana rivisitata dal
compositore ungherese è stato uno dei momenti
magici del concerto nel quale è emerso
l'approccio delicato e luminoso della bravissima
pianistica. Tre i bis concessi con brani di
Beethoven, Rachmaninov e il noto
Adagio
di Benedetto Marcello. Lunghi applausi al
termine. Ricordiamo inoltre che :
la Fondazione Francesca Rava rappresenta in
Italia l’organizzazione umanitaria
internazionale NPH, presente in 9 paesi
dell’America Latina e da 25 anni operativa in
Haiti sotto la guida del medico in prima linea
Padre Rick Frechette con numerosi progetti in
aiuto all’infanzia, in campo sanitario (4
ospedali, 2 centri per i bambini disabili),
education (28 Scuole di strada, il centro di
formazione professionale per giovani
Francisville –città dei mestieri), accoglienza
ai bambini soli o in disperato bisogno (3
orfanotrofi), programmi di distribuzione
alimentare.
Per informazioni e donazioni: Fondazione
Francesca Rava – N.P.H Italia Onlus, Tel:
0254122917 eventi@nph-italia.org www.nph-italia.org
Musiche di Béla Bartòk per I Pomeriggi Musicali al Dal VermeUn programma interamente dedicato al compositore ungherese Béla Bartòk è stato sostenuto giovedì sera dall'orchestra de I Pomeriggi Musicali sotto la direzione di Tito Ceccarini. Protagonista della serata, in replica sabato 3 marzo alle ore 17.00, il violinista Marco Rizzi. L'impaginato particolarmente interessante ha visto l'esecuzione delle Due Rapsodie per violino e orchestra trascritte intorno al 1928 dai brani originali per violino e pianoforte dello stesso periodo. La musica del grande ungherese trova sempre una valida scrittura orchestrale imperniata soprattutto nel sapiente utilizzo degli archi e, nei due brani citati, attraverso una scrittura solistica particolarmente incisiva e virtuosistica. Le due composizioni dedicate all'epoca a due grandi violinisti quali Joseph Szigeti e Zoltàn Székely hanno visto un' interpretazione precisa, raffinata ed incisiva da parte di Rizzi che si conferma tra i migliori violinisti della sua generazione. Ricordiamo che l'eccellente solista (1967) è stato premiato in passato nei tre grandi concorsi internazionali quali il Čaikovskij di Mosca, il Reine Elisabeth di Bruxelles e l’Indianapolis Violin Competition . Splendido il bis concesso. Incorniciavano le due rapsodie tre brani orchestrali di Bartòk che rivelano la passione dell'ungherese per la musica folcloristica legata alle sue terre d'origine: i Canti popolari ungheresi, gli Schizzi e la Suite di Danze. I lavori collocabili tra il 1910 e il 1935, sono stati ottimamente interpretati dall'orchestra de I Pomeriggi e certamente valida è stata la direzione analitica e chiara di Ceccarini. Da non perdere la replica di sabato.2 giugno Cesare Guzzardella
Il pianista cinese Haochen Zhang al Coccia di Novara
Un nuovo prodotto di quell’inesauribile vivaio di pianisti che è la Cina d’oggi (40.000.000 di studenti di pianoforte!) si è presentato per la prima volta al pubblico novarese ieri sera 29 febbraio, al teatro Coccia, in occasione del quarto concerto della Stagione cameristica 2012. Parliamo del giovanissimo (1990) Haochen Zhang, ancora poco noto, crediamo, in Italia, ma vincitore della medaglia d’oro al concorso Van Cliburn del 2009 (primo cinese nella storia della prestigiosa competizione) e con una solida serie di tournée nei sacri templi della musica tedesca e statunitense. Haochen presentava un programma breve e piuttosto eterogeneo, senza un apparente “filo conduttore” fra i pezzi: l’Appassionata di Beethoven, un brano del musicista contemporaneo americano Mason Bates White lies for Lomax, i Liebestraume n. 2 e n. 3 di Liszt, per concludere con Islamey di Balakirev. Fin dalle prime battute dell’Appassionata Haochen ci è apparso un cinese “diverso” da quelli finora da noi ascoltati, Lang Lang compreso:.la sua è un’interpretazione meditata, che l’ascoltatore avverte essere il frutto non solo di una padronanza tecnica già straordinaria, ma anche di un sapiente sforzo di penetrazione nelle ‘radici spirituali’ dell’opera. Esemplari la sonorità e la duttilità già matura di tocco con cui il giovane pianista di Shangaj ha eseguito l’inizio del capolavoro beethoveniano: sobrio, asciutto fino alla secchezza. nel pianissimo d’apertura, con un fraseggio che dava il giusto rilievo agli staccati, di calibrata energia nel fortissimo della controesposizione; delicato e limpido nel dolce del nuovo tema e infine scatenato, ma di suono sempre esatto e preciso, nella selvaggia sezione finale dell’esposizione. Insomma una lettura esemplare dell’Appassionata come opera ‘tragica’, fondata su contrasti emotivi estremi, che ha coerentemente .sostenuto tutta l’esecuzione di Haochen, sorretta anche da un uso accorto del pedale, sempre molto attento a evitare di ‘coprire’ le note in piano. Molto valida ci è apparsa anche l’interpretazione dei due Liebestraume lisztiani, in particolare il celeberrimo n.3, reso con equilibrata e morbida dolcezza ,senza svenevolezze ultraromantiche, con una timbrica piena e calda, a testimoniare la già matura varietà delle risorse espressive di questo giovane. Qualche informazione sul brano di Bates: si tratta della trascrizione per pianoforte solo della sinfonia dallo stesso titolo, caratterizzata dalla reiterazione, di taglio postminimalista, di un nucleo ritmico-motivico jazz, uno stile musicale che ha molto influenzato il compositore statunitense. Dopo lo scintillante, ma un po’ vacuo virtuosismo dell’Islamey di Balakirev, Haozchen si è congedato dal numeroso pubblico con tre bis, fra cui una singolare composizione popolare cinese, dagli impasti timbrici e armonici talora quasi debussyani. Grandi applausi alla fine, per un giovane di cui sentiremo certamente riparlare.
1 Marzo Bruno Busca
Prossimamente la pianista Sofya Gulyak
alla Scala per la Fondazione Francesca Rava
Lunedì, 5 marzo alle ore 20.00 al Teatro alla
Scala si terrà una Serata
Straordinaria per i bambini di Haiti a due
anni dal terremoto, a favore della Fondazione
Francesca Rava- N.P.H. ITALIA ONLUS. Il concerto
pianistico vede il talento della pianista russa
SOFYA GULYAK.
, acclamata a livello internazionale per la
capacità di armonizzare una grande forza e
passione
espressiva
ad una spiccata sensibilità e delicatezza
esecutiva. .
Grazie
al sostegno di Banca Mediolanum e Coeclerici
l’intero ricavato sarà devoluto all’Ospedale
Pediatrico N.P.H. Saint Damien, centro di
riferimento dei soccorsi internazionali nel
terremoto del 2010, per i reparti di Maternità
e
Neonatologia, nati nell’emergenza e negli
ultimi 2 anni dotati di arredi e attrezzature
all’avanguardia e di uno staff di 70 haitiani
adeguatamente formati, per fornire a oltre 5.000
neonati e le loro mamme,
in un paese in cui il tasso di mortalità materno
e neonatale è tra i più alti al mondo, le
migliori cure possibili, attraverso il lavoro
degli stessi haitiani. I reparti sono gemellati
per la formazione dello staff (con strutture
specializzate italiane: l’Ospedale Buzzi di
Milano (con il coordinamento del Prof. Enrico
Ferrazzi), del Bambin Gesù di Roma (Prof. Andrea
Dotta) e dell’Ospedale dal Ponte di Varese
(prof. Massimo Agosti).
L’ospedale pediatrico NPH Saint Damien è una
struttura d’eccellenza operativa dal 2006
a Tabarre (Port au Prince). Nel 2011 ha
assistito 80.000 bambini ed è stato
nell’emergenza terremoto base della Protezione
Civile Italiana e della Portaerei Cavour. E’
dotato di 150 posti letto, 2 sale operatorie
pediatriche, cancer centre, pronto soccorso,
terapia intensiva, laboratorio analisi e
farmacia,
un
programma di recupero dei bambini malnutriti
sostenuto da Danone, che partecipa alla serata
del 5 marzo al fianco della Fondazione. Padre
Rick Frechette, da 25 anni direttore dei
progetti NPH sull’isola, sostenuti dalla
Fondazione Francesca Rava -
NPH Italia Onlus, verrà da Haiti per rinnovare
un appello di aiuto per i bambini di Haiti e in
particolare per
l’Ospedale Saint Damien dove la maggior parte
dei piccoli pazienti sono in terapia intensiva:
con soli 10 euro si
assicura un mese di ossigeno.
Sofya
Gulyak, prima donna ad aver vinto la
prestigiosa Leeds Competition, è la prima volta
che suona alla Scala, presentando
un
suggestivo programma: Schubert – Liszt:
Der Wanderer, Liebesbotschaft, Ständchen;
Schubert: Fantasia in do magg. “Wanderer –
Fantasie”; Wagner – Liszt: Morte d’Isotta
(da Tristan und Isolde); Liszt: Sonata in
si minore. Per il suo alto valore artistico
ed umano l’evento gode del
Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, dell’Ambasciata d’Italia a Mosca,
dell’Ambasciata della Federazione Russa nella
Repubblica Italiana, della Provincia e del
Comune di Milano.
La Fondazione Francesca Rava rappresenta in
Italia l’organizzazione umanitaria
internazionale NPH, presente in 9 paesi
dell’America Latina e da 25 anni operativa in
Haiti sotto la guida del medico in prima linea
Padre Rick Frechette con numerosi progetti in
aiuto all’infanzia, in campo sanitario (4
ospedali, 2 centri per i bambini disabili),
education (28 Scuole di strada, il centro di
formazione professionale per giovani
Francisville –città dei mestieri), accoglienza
ai bambini soli o in disperato bisogno (3
orfanotrofi), programmi di distribuzione
alimentare.
Per informazioni e prenotazione biglietti:
Fondazione Francesca Rava – N.P.H Italia Onlus,
Tel: 0254122917 eventi@nph-italia.org
www.nph-italia.org
La Kremerata Baltica per il Comitato Negri-Weizmann alla Scala Grazie all’impegno a sostegno della ricerca contro l’Alzheimer, il Comitato Negri Weizmann è riuscito a programmare il 27 febbraio un Concerto Straordinario al Teatro alla Scala. L’evento ha contribuito alla raccolta fondi per lo studio e la ricerca di terapie per combattere la Malattia di Alzheimer. In Italia si stimano, attualmente, circa 800.000 casi di Alzheimer, patologia neurogenerativa irreversibile. Ieri sera in una sala colma di pubblico abbiamo assistito al concerto della splendida formazione cameristica Kremerata Baltica. Ospiti della serata il pianista Alexander Lonquich, il violoncellista Mischa Maisky e naturalmente il violinista Gidon Kremer, fondatore e direttore della celebre formazione. Il programma prevedeva musiche di J.S.Bach, Debussy, Verdi, Boccherini, Auerbach e Piazzolla. La qualità musicale espressa dalla compagine cameristica si è rivelata di altissimo livello. Basta ricordare il momento rappresentato dal brano di Piazzolla Oblivion per violino ed archi dove gli elementi dinamici sono stati sostenuti dal solista Kremer e dalla formazione con nitore ed intensità espressiva di profonda rilevanza estetica. Avvincente e molto interessante il brano della giovane compositrice russa Lera Auerbach (foto) denominato Sogno di Stabat Mater che partendo dal recupero dell'antico e della musica di Bach trova una modalità espressiva moderna e poetica molto personale e ricca di suggestiva creatività .Il sapore e la raffinatezza della musica italiana sono state evidenziate dal Concerto in re maggiore per violoncello e orchestra di Luigi Boccherini nel quale il noto cellista Maisky ha rivelato tutta la sua intensa e dolce musicalità in sinergia con l'orchestra. Ottimo anche il pianista Lonquich con il Concerto in fa minore di Bach e in solitaria alcuni preludi di Debussy. Nella sola Lombardia, sono circa 48.000 le persone con Malattia di Alzheimer e questo numero è destinato ad aumentare del 40% nei prossimi 15 anni. L’organizzazione del Concerto Straordinario rientra nel progetto “Musica per la mia mente”, lanciato dal Comitato Negri Weizmann nel 2010 con lo scopo di sostenere la ricerca scientifica sull’Alzheimer attraverso iniziative legate alla musica e rivolte sia agli appassionati sia a chi desidera contribuire in modo concreto a supportare le attività di ricerca.“Grazie ai fondi finora raccolti dal Comitato Negri Weizmann, l’Istituto Mario Negri e l’Istituto Weizmann hanno avviato uno studio per identificare possibili terapie per contrastare la demenza – afferma la Sig.ra Jeanne Nissim, Presidente del Comitato Negri Weizmann - Abbiamo fatto tutto il possibile per riprogrammare il concerto così da non far venire meno il supporto che anche questa iniziativa potrà dare all’avanzamento del progetto di ricerca”. E grandi passi sono già stati fatti, come conferma il Professor Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto Mario Negri: “La ricerca ha individuato infatti un trattamento che, somministrato in una fase conclamata della malattia, ha portato alla cura della patologia e al completo annullamento dei deficit cognitivi, come la perdita della memoria, in modelli animali della Malattia di Alzheimer”. “Stiamo studiando il cattivo funzionamento del sistema immunitario cerebrale che sarebbe alla base del processo di invecchiamento – afferma Daniel Zajfman, Presidente dell’Istituto Weizmann – in questo modo potremo agire per rallentare l’evoluzione della malattia”. Per approfondimenti e donazioni si può consultare il sito www.negriweizmann.org 28 febbraio C.G. Il
violino
di Rachel Kolly D'Alba e la
Sinfonica Verdi in Auditorium
Ieri pomeriggio abbiamo ascoltato
in Auditorium
l'ultima replica del concerto della Verdi
guidata da John Axelrod. Il programma prevedeva
come brano centrale e di raro ascolto il
Concerto per violino e orchestra di Karol
K. Szymanowski, valente compositore polacco
vissuto tra il 1882 e il 1937.
Al violino solista la virtuosa svizzera
Rachel Kolly D'Alba ha centrato pienamente il
bersaglio fornendo un'interpretazione di elevato
spessore espressivo e
dimostrando
di annoverarsi tra le migliori interpreti della
sua generazione. Il brano del polacco, in un
unico movimento della durata di circa ventisette
minuti e composto intorno al 1916, è un
capolavoro di sintesi compositiva che trova
riferimenti sia nel tardo romanticismo di certo
Berg, nell'impressionismo di Debussy e Ravel e
nelle vibranti sonorità di R.Strauss. Insomma
una fusione di stili e riferimenti che dimostrano
l'assimilazione musicale di un musicista di
grande cultura che anticipa una modernità
stilistica innovativa per i suoi tempi.
L'eccellente direzione di Axelrod e le chiare ed
espressive sonorità della Sinfonica Verdi hanno
trovato sinergia col preciso tocco dellla
violinista caratterizzato da un eccellente
vibrato, anche nei suoni più acuti, e da
un'intonazione perfetta anche nei difficili
sopracuti. Sebbene il concerto abbia molte
caratteristiche "sinfoniche" la centralità del
solista
risulta evidente
e il suo
modo di melodiare berghiano
è
spesso intensamente espressionista. Splendida
l'interpretazione complessiva. Eccellente il bis
della violinista con il movimento Aurora
dalla Sonata n.5 di
Ysaye.
Il concerto era stato introdotto da un'ottima
interpretazione del Prèlude á l'Apres-midi
d'un faune (1894) di Debussy mentre
l'ultima parte del concerto ha visto un'altrettanta
ottima esecuzione di Cajkovskij con le Suites da
La bella addormentata
nel bosco op.66a e
il Lago dei cigni op.20a. Grandissimo
successo di pubblico. 27 febbraio Cesare Guzzardella
Le tre Grazie dell’antica
mitologia greco-latina sono scese ieri sera 25
febbraio dall’Olimpo e si sono presentate a noi
mortali a Vercelli, nelle vesti delle tre
strumentiste che nel 2005 hanno fondato
l’Estrio: Laura Gorna (violino), Cecilia Radic
(violoncello) e Laura Manzini (pianoforte). Il
dono da loro portato agli uomini è stata
l’esecuzione, accompagnata dalla Camerata Ducale
diretta da
Guido
Rimonda, del Triplo concerto per violino,
violoncello e pianoforte op.56 in Do maggiore
di Beethoven, in occasione del secondo concerto
dell’edizione 2012 del Viotti Festival.
Quest’opera del genio di Bonn, svalutata da
molta critica musicale per una sua presunta
‘fragilità’ compositiva, offre in realtà agli
esecutori due punti di forza: la squisita
nobiltà delle idee e l’energia espressiva, e un
problema interpretativo di non facile soluzione:
l’indubbio squilibrio fra le tre parti
strumentali, che vede un netto prevalere del
violoncello, soprattutto rispetto alla scrittura
per pianoforte, tra le più ‘timide ‘ dell’intero
corpus beethoveniano.L’esecuzione dell’Estrio è
stata esemplare sotto ogni profilo:
perfettamente affiatate e tecnicamente
ineccepibili, le tre interpreti hanno dato vita
ad un sapiente intreccio delle voci strumentali,
in cui il vigore del Maggini della Gorna (dal
bel suono nitido, compatto, talvolta un po’
aspro) e la calda, densa fluidità del Bernardel
della Radic non hanno mai sopraffatto il suono
esatto e pieno del pianoforte. Per noi il più
alto risultato espressivo è stato raggiunto nel
Largo centrale, con il tema melodico
d’apertura suonato meravigliosamente dal
violoncello, capace di restituire al meglio
l’incantevole dolcezza del La bemolle d’impianto
e svolgendo l’intero movimento in un’atmosfera
trasognata di intimo lirismo. Qualche riserva ci
sentiamo di avanzare invece sull’attacco del
Rondò finale (sempre affidato al violoncello),
che avremmo voluto sentir vibrare con più
risoluta energia: ma è solo un istante di
stanchezza, subito superato dal ritmo
trascinante della Polonaise, eseguito con vigore
e brillantezza di suono da tutti e tre gli
strumenti, sempre accompagnati efficacemente
dalla Camerata ducale. Nel congedarsi dal
pubblico, L’Estrio ha offerto un bellissimo bis,
il Terzo tempo del Trio di Clara
Wieck Schumann, di palpitante tenerezza e
struggente malinconia (perché lo si sente
eseguire così di rado?) che ha strappato ai
numerosissimi presenti un lungo, riconoscente
applauso. E applausi, convinti, vanno tributati
anche alla Camerata Ducale e a G. Rimonda per
l’interpretazione del secondo e ultimo brano in
programma, la
Jupiter
di
Mozart. Ammiriamo la capacità di Rimonda di
ricavare da un organico orchestrale limitato
(appunto: una Camerata), un suono che per
energia e potenza è da grande orchestra :
ebbene, ieri sera questa prodigiosa abilità ha
dato nuova prova di sé scolpendo con plastica
grandiosità la monumentale architettura
dell’ultimo capolavoro sinfonico mozartiano.
Grazie a questa sapiente esecuzione il pubblico
vercellese ha potuto cogliere e ammirare le
linee maestre e i dettagli più minuti della
straordinaria costruzione armonica e
contrappuntistica di questa
cattedrale della musica, in un vorticoso
crescendo di potenza e di ritmo che ha toccato
il suo vertice nello splendido ultimo tempo,
reso al meglio da Rimonda con trascinante stacco
dei tempi negli stretti di fuga e nei fugati che
si succedono incalzanti. Ma non vogliamo qui
tacere anche l’esecuzione dell’ Andante
cantabile, davvero valida nel dare
voce alla raffinata timbrica e all’affiorare di
momenti di cupa tragicità, che sono le cifre
musicali di questo pezzo straordinario. Un
ottimo concerto, di gran classe, meritatamente
salutato dai prolungati applausi del pubblico,
sempre numerosissimo, sempre fedele a un
appuntamento ormai imperdibile: le serate del
Viotti Festival.
Boris Berezovsky per la
Società dei Concerti
Il pianista moscovita Boris Berezovsky ha tenuto
ieri un concerto in Conservatorio per la
Società
dei Concerti impaginando un programma di
raro ascolto che prevedeva nella prima parte
musiche del russo Nikolaj Karlovič
Medtner
(1880-1950). I 14 brani selezionati dalla
raccolta
Skakzi-Racconti fiabeschi- hanno rivelato le
caratteristiche di questo poco conosciuto
compositore contemporaneo di Rachmaninov,
Prokof'ev e Shostakovič. Da questi tre grandi
russi Medtner ha ereditato uno stile personale e
riconoscibile nel quale elementi del tardo
romanticismo sono uniti ad altri neoclassici. I
brani ascoltati e ottimamente interpretati da
Berezovsky, rivelano riferimenti con la musica
di folclore caratterizzata
da timbriche e ritmiche molto marcate che
ricordano anche Bartok. Il virtuosismo
pianistico del moscovita ha messo in luce ogni
dettaglio con efficace espressività. La seconda
parte del concerto era dedicata prevalentemente
a Chopin con otto
Studi
dall'op.10
e quindi cinque
Preludi
di Rachmaninov. Bene il polacco e
benissimo il russo con un modo di
interpretare all'insegna del virtuosismo di
elevato valore espressivo. Al termine della
serata tre brani rivisitati dal
pianista-compositore Godowsky e precisamente di
Saint-Saens Il cigno, di G.B.Lully
Sarabanda e un Valzer di Chopin.
Avvincenti le interpretazioni. Grande successo
di pubblico. 24 febbraio Cesare Guzzardella
Un grandissimo Pollini alla Scala
Teatro alla Scala al completo per Maurizio Pollini, il celebre pianista che ieri abbiamo avuto la fortuna di ascoltare in un concerto che prevedeva musiche di Chopin e di Liszt. Del polacco in programma la Fantasia op.49, i due Notturni op.62, la Polonaise-Fantaisie op.61 e lo Scherzo op.20, mentre dell'ungherese i quattro tardi lavori R 78-80-81-82 e la celebre Sonata in si minore. Interpretazioni di alto livello quella di ieri, soprattutto nei brani di Liszt eseguiti con penetrazione estetica e grande valore espressivo. L'ascetismo timbrico dei primi quattro brani, Nuages gris, Unstern, La ligubre gondola e Wagner-Venezia è lontano dal virtuosismo brillante del Liszt più noto e richiede una profondità di pensiero e di riflessione che Pollini ha colto restituendo un'interpretazione splendida e dettagliata. Anche nella celebre Sonata in si minore Pollini ha dato il meglio e il pubblico ha colto in toto il momento magico del celebre pianista tributando al termine interminabili applausi. Due i magistrali bis concessi uno di Liszt, Trascendental Etude n.10 e la Berceuse op.57 di Chopin. Da ricordare. Il Requiem di Mozart all'Auditorium milanese John Axelrod, direttore principale della Sinfonica Verdi, ha diretto ieri l'ottima orchestra milanese in un programma che aveva come "pezzo forte" il noto Requiem di W.A. Mozart. L'energica interpretazione del direttore Axelrod ha trovato sinergia sia nell 'ottima orchestra, sia nell'eccellente coro preparato dalla bravissima Erina Gambarini. Di qualità il quartetto solistico formato dal soprano Teodora Gheorghiu, dal mezzosoprano Rinat Shaham, dal tenore Jesus Leon e dal basso Martin Snell. L'esecuzione ha rivelato equilibrio e nitore nei diversi piani sonori che culminano espressivamente nella parte corale. Il pubblico che domenica gremiva la capiente sala - non c'era un posto libero- ha tributato interminabili applausi al simpatico direttore d'orchestra che ricordiamo essere stato in passato assistente del grande Leonard Bernstein. Nella prima parte della replica domenicale abbiamo ascoltato anche il Concerto n.3 in Mi bem. Maggiore per Corno ed Orchestra sempre di Mozart con il bravissimo solista Radovan Vlatkovic, forse il massimo cornista vivente e come brano introduttivo un importante lavoro orchestrale di Giorgio Battistelli (1953) denominato Afterhought e composto nel 2005. I 38 violenti accordi ribattuti dall'orchestra introducono una composizione caratterizzata da una ottima scrittura orchestrale nella quale i contrasti tra elementi di suggestiva e roboante presenza sonora si alternano a momenti di più pacata riflessione. Un'atmosfera di mistero e di grande tensione timbrica permea questa riuscita composizione. Successo di pubblico.20 febbraio Cesare Guzzardella
Angelin Preljocaj al Teatro Arcimboldi Questa sera al Teatro Arcimboldi alle ore 21.00 replica del recente balletto del francese Angelin Preljocaj "Suivront Mille ans De Calme". Ieri sera grande il successo tributato in un teatro al completo per un lavoro che ha il merito di coniugare una ottima coreografia ed una valida scenografia in sinergie con la musica techno-elettronica del compositore parigino Laurant Garnier. La coreografia per i 21 ballerini presenti in scena del Ballet Preljocaj trova una suggestiva ed efficace resa nelle strutture simmetriche del corpo di ballo ma anche nei lunghi momenti di a solo dei bravissimi ballerini. L'impatto musicale è notevole per via degli alti volumi che scandiscono in modo spesso ossessivo le sequenze ritmiche musicali ma non mancano momenti di pacata riflessività sottolineata anche dal celebre Chiaro di luna beethoveniano rimaneggiato dal compositore francese. Valide le scene di Subodh Gupta e i costumi di Igor Chapurin. Da non perdere. 18 febbraio Cesare Guzzardella Prossimamente il Viotti
Festival di Vercelli in rosa con
l’ensemble Ēstrio Elisso Virsaladze alle Serate Musicali E' tornata in Conservatorio per Serate Musicali la pianista georgiana Elisso Virsaladze. Il recente successo scaligero dove la virtuosa ha eseguito splendidamente il celebre concerto schumanniano - l'innarrivabile Orchestra di San Pietroburgo era diretta da Temirkanov- trova continuità con il programma ascoltato ieri sera e dedicato integralmente a Robert Schumann . Novellette op. 21 nn.1,7, l'Humoreske op.20 e i Davidsbündlertänze op.6 formavano l'impaginato del concerto. La Virsaladze viene considerata una delle migliori interpreti di Schumann. Ieri ha infatti rivelato la sua particolare affinità col tedesco eseguendo ottimamente l'Humoreske, specie nei momenti di più pacata riflessività. La bellezza e la nitidezza della linea melodica, quando emerge dal tessuto armonico delle geniali e non facili composizioni schumanniane, è fuori discussione. Di maggior equilibrio formale l'interpretazione dei deliziosi 18 brani che compongono l'op.6 e di alto valore i movimenti più lenti e melodici. Quattro i bis concessi al termine: due brani ancora di Schumann e di F. Chopin un Notturno e un Valzer. Bis strepitosi e interminabili applausi. 14 febbraio Cesare Guzzardella Ivo Pogorelich e Shlomo Mintz all'Auditorium milanese per Vidas Tutto esaurito ieri sera l'Auditorium milanese per il concerto benefico in ricordo di Alberto Falk a favore di Vidas. L'Orchestra Sinfonica Verdi ieri sera era diretta da uno dei protagonisti del concerto: il violinista Shlomo Mintz. Solista al pianoforte Ivo Pogorelich. In programma due tra i più noti concerti per solista e orchestra: il Concerto per pianoforte n.1 in mi minore op. 11 di F.Chopin e il Concerto per Violino e Orchestra in re maggiore di L.v.Beethoven. La direzione orchestrale del celebre violinista è stata di ottimo livello in entrambi i concerti. Pogorelich ha fornito una valida esecuzione del noto concerto chopiniano con modalità espressive giocate sull'accentuazione delle timbriche e delle dinamiche in una costruzione armonica coadiuvata da una direzione particolarmente sinfonica. Valida la resa complessiva. Lunghi gli applausi del numeroso pubblico intervenuto. Dopo l'intervallo il violinista-direttore Mintz ha elargito un'ottima interpretazione del concerto beethoveniano. Sottile e raffinato il modo di melodiare con il violino e robuste ed incisive le timbriche della Sinfonica Verdi che ancora una volta ha dimostrato di essere una duttile ed ottima compagine orchestrale. Valido il bis eseguito da Mintz con un Capriccio di Paganini. Numerosi i noti personaggi venuti per l'occasione tra cui il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Grande successo. Chi volesse aiutare l'attività di Vidas puó prendere contatto con Roberta Bortolli: tel: 02.72511211 e-mail: info@vidas.it . Ricordiamo per ulteriori informazioni il sito Vidas: http://www.vidas.it/ 13 febbraio Cesare Guzzardella La Bohème al Coccia di Novara La stagione lirica novarese 2011-12 ha proposto quest’oggi, domenica 12 febbraio, la pucciniana Bohème, per la regia di Vittorio Borrelli e nello “storico”allestimento scenico del Teatro Regio di Torino, prodotto nel 1984. Lo presentiamo con le parole del programma di sala, condivisibili, chiare ed esaurienti: . “l’impianto consta di una pedana girevole, sulla quale sono montati gli elementi che caratterizzano i 3 ambienti dell’opera, quali la soffitta del 1° e 4° quadro, il caffè Momus del 2° e la barriera d’Enfer del 3°. A questo elemento principale si aggiungono una serie di fianchi carrellati che simboleggiano ora i tetti di Parigi, ora le via del quartiere latino, ora case imbiancate e capanni coperti di neve, il tutto trattato pittoricamente e spesso sintetizzato da semplici ma suggestive pennellate, cosicchè ogni singolo quadro diventi all’occhio dello spettatore un grande tableau nel quale le arti del primo novecento si intrecciano ludicamente. L’agilità dell’impianto scenico permette un rapido passaggio dal 1° al 2° quadro dell’opera, tale da mantenere una continuità temporale tra le due scene: Mimì e Rodolfo effettivamente arrivano al quartiere latino nel tempo necessario a scendere le scale di casa. I costumi, semplici e commoventi, parlano di vita quotidiana, di inverni rigidi e di nobili miserie, ed armonizzano con le scene quasi ad aggiungervi il profumo, tratteggiando le caratteristiche dei personaggi in modo garbato e sempre funzionale.”. Aggiungiamo da parte nostra che tra gli elementi più riusciti dello spettacolo, sotto il profilo scenico, sono i movimenti d’insieme nel secondo quadro, molto ben coordinati con la musica e di efficace suggestione scenografica. Sotto il profilo strettamente musicale il nostro giudizio si fa un po’ meno convinto. Se quella di Elena Rossi (soprano ormai di casa a Novara) è una Mimì più che discreta, con buona estensione vocale ed efficace interpretazione drammatica, anche se un po’ debole quanto a volume di voce, ci sono parse francamente limitate le risorse del tenore danese Niels J. Riis, nella parte di Rodolfo, dalla voce legnosa, senza agilità, di timbro anonimo: senza un fremito la sua Gelida manina. Decisamente migliori il Marcello di Domenico Balzani, buon baritono di timbro caldo e potente e la Musetta della russa Maja Daschuk, deliziosa presenza scenica ed efficace duttilità interpretativa, dalla vocalità limpida, ma un po’ fragile. Sufficienti le parti minori. Il maestro Giuseppe Acquaviva ha diretto diligentemente ( ma coprendo talora le voci dei cantanti) una Filarmonica italiana collaudata su un’opera di repertorio, ma non sempre inappuntabile in alcune sezioni, in particolare i legni, un po’ scoloriti.Un cordiale applauso di un pubblico da tutto esaurito ha chiuso questo appuntamento musicale novarese. 12 febbraio Bruno Busca
La violinista Anna Tifu all'Auditorium
con Ceccato e la Sinfonica Verdi
E' decisamente un'eccellente violinista la
venticinquenne cagliaritana Anna Tifu. Nella
rassegna diretta da Aldo Ceccato e dedicata al
musicista ceco Antonin Dvorák, la Tifo ha
eseguito una pagina violinistica di raro ascolto
quale il Concerto
per
violino e orchestra in la minore op. 53, ma
di grande valenza estetica. Composto e
rimaneggiato più volte tra il 1879 e il 1883, il
concerto è dedicato al grande virtuoso Joseph
Joachim. E' strutturato nei classici
tre movimenti e presenta una inusuale
varietà espositiva dei temi e una straordinaria
scrittura virtuosistica. La Tifo ha mostrato di
possedere grande incisività nell'esporre le
sequenze melodiche, e di avere splendida
intonazione timbrica anche nei sopracuti. Le
sonorità espresse con grande sicurezza rivelano
un'accentuata maturità musicale per
un'interprete ancora giovane. Ottima la
direzione di Ceccato che si è espresso
altrettanto bene sia nell'Ouverture introduttiva
Karneval op.92 che nella rara
Sinfonia n.7 in re minore op.70 eseguita
dopo l'intervallo. Repliche: questa sera alle
ore 20,00 e domenica alle ore 16,00. Da non
perdere.
10 febbraio Cesare Guzzardella Il duo Perenyi-Schiff in Conservatorio per Serate Musicali Un duo di alto livello quello ascoltato lunedì 6 c.m. in Conservatorio per Serate Musicali. Il pianista Andras Schiff è una presenza costante per la nota società concertistica mentre il violoncellista Miklos Perenyi viene più raramente a Milano ed è un peccato essendo il secondo ungherese uno dei massimi cellisti viventi. Raramente si ha l'occasione di trovare un equilibrio sinergico di eccellente fattura come quello al quale abbiamo assistito. Beethoven, Schubert, Webern e Mozart i compositori ascoltati. Molti i brani con variazione, specialità del più giovane pianista, come le 12 Variazioni op.66 dal Flauto magico mozartiano, le 7 Variazioni in mi b. maggiore sempre dalla medesima opera e anche nel primo rilevante bis per la terza volta Beethoven con le splendide 12 variazioni su Tema di Haendel "Juda Baccabeus". Le qualità musicali di Schiff le conosciamo bene: il suono cesellato e raffinato di un Beethoven più settecentesco ben si addice al pianista. La perfezione timbrica giocata su una espressività discreta ma di grande equilibrio emotivo è quella fornita da Perenyi e dal suo morbido e poetico tocco. Le maggiori preziosità del violoncello le abbiamo ascoltate nella celebre Sonata in la min. "Arpeggione" D821 di F. Schubert, brano in tre movimenti tra i più orecchiabili del grande viennese. Splendido l'equilibrio timbrico tra i due interpreti. In solitaria Schiff ha eseguito il Rondò K 511, il Minuetto K 355 e la Piccola Giga K 574 senza soluzione di continuità, volendo essere come una sorta di suite. Ottima l'interpretazione. Motivo di grande interesse l'ascolto del sintetici ma altamente espressivi 3 Piccoli pezzi per cello e pianoforte op.11 di Anton Webern, circa tre minuti di musica ripetuti due volte per l'eccessiva tosse di alcuni irrequieti spettatori. Grande successo di pubblica in una Sala Verdi affollata malgrado il freddo polare di questi giorni. Come secondo bis una Romanza senza parole di F. Mendelssohn per violoncello e pianoforte. Da ricordare 8 febbraio Cesare Guzzardella Il ballo Excelsior alla Scala Al Teatro alla Scala ultime repliche il 4 e il 9 febbraio per la celebre azione coreografica Excelsior. Nel gennaio 1881alla Scala andò in scena per la prima volta questo ballo creato da Luigi Manzotti. Voleva celebrare attraverso una coreografia fantastica, storica e allegorica, le conquiste della scienza e della tecnica. Il grandissimo successo di allora portò a più di cento il numero di recite effettuate in un solo anno. La semplicità dell'azione scenica, unitamente alle sontuose coreografie piene di colori e con numerosi ballerini in scena, trovano l'accompagnamento delle musiche di ottima fattura timbrica e orchestrale di Romualdo Marenco riviste in anni più recenti da Fiorenzo Carpi e da Bruno Nicolai. Questa messinscena trova infatti un punto di forza nell'unità coreografico-musicale. Ieri sera l'orchestra scaligera è stata ottimamente diretta da David Coleman e la resa del cast dei ballerini, dopo le prime serate con Bolle e la Somova, è stata eccellente sotto ogni profilo. Ricordiamo tra i numerosi solisti almeno due nomi quali Marta Romagna (foto Archivio Scala) nel ruolo di La luce e Riccardo Massimi L'Oscurantismo. Grandissimo il successo tributato in una sala al completo. Da non perdere. 3 febbraio C.G. Il pianista Evgeni
Bozhanov al Conservatorio per il "Quartetto" Era per la prima volta a
Milano ospite della Società del Quartetto
il pianista bulgaro Evgeni
Bozhanov.Ventisettenne virtuoso della tastiera
Evgeni, uno dei favoriti al Concorso Chopin di
Varsavia, nel 2010 non vinse ma si piazzò "solo"
al
quarto
posto. Martedì scorso ha interpretato il
compositore polacco nella prima parte del
concerto eseguendo la Barcarola op.60, la
Sonata n.3 op.58 e due Valzer op.42
e op.18. Originale la sua
interpretazione. Uno Chopin quasi
irriconoscibile se confrontato con le prassi
interpretative storicizzate dai grandi
interpreti del passato o nel presente da un
Pollini o uno Zimerman ma con spunti
interessanti. Le sonorità sono contrastanti e
ricche di accenti e le andature irregolari. Uno
Chopin più armonico che melodico, con timbriche
intense nelle zone centrali della tastiera.
Anche Schubert con le 12 Deutsche Landler D
790,è stato interpretato con questa
modalità. Di maggiore valenza interpretativa, a
nostro avviso per la chiarezza
analitico-espositiva, i brani eseguiti al
termine: di C. Debussy La Plus que Lente
e L'Isle Joyeuse e a conclusione il
celebre Mephisto-Waltzer di
F.Liszt.
Un bis con ancora un valzer di Chopin e
lunghi applausi.
2 febbraio Cesare Guzzardella GENNAIO
Il chitarrista cubano Manuel Barrueco
in Conservatorio per le
Serate Musicali Milano, 31 gennaio 2012 Alberto Cipriani Temirkanov e l’Orchestra Filarmonica di Pietroburgo per Progetto Itaca Ieri sera grandissimo successo al Teatro alla Scala per il concerto benefico organizzato in collaborazione con Serate Musicali a favore di Progetto Itaca- Associazione volontari per la salute mentale. In palcoscenico il grande direttore Yuri Temirkanov e la straordinaria formazione orchestrale Filarmonica di San Pietroburgo. Al pianoforte una delle massime interpreti schumanniane quale Elisso Virsaladze. Il programma prevedeva un'Ouverture introduttiva di Rossini dal Barbiere di Siviglia, il Concerto per pianoforte e orchestra in la min. op.54 di R.Schumann e la rara Suite n.3 op.55 di P.I.Caikovskij. L’eccellente qualità dei colori orchestrali, plasmati dalla essenziale e discreta direzione di Temirkanov, non ha uguali, specie nel repertorio russo. Il tocco della Virsaladze, in perfetta sinergia con l’orchestra, ha espresso con chiarezza e in modo brillante ogni frangente del celebre concerto. Molto interessante la rara Suite n.3 del compositore russo soprattutto nel movimento finale con variazioni. Teatro al completo per una serata splendida. Per sostenere Progetto Itaca: Via Alessandro Volta, 7/a 20121 Milano - tel. 02 62 695235 - Fax: (+39) 02.6552205 segreteria@clubitaca.org - www.progettoitaca.org 30 gennaio 2012 Cesare Guzzardella
La Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov a favore di Progetto Itaca Domenica, 29 gennaio alle ore 20.00 al Teatro alla Scala si terrà un Concerto Straordinario in favore di Progetto Itaca. Ospite della serata l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo e il Direttore Yuri Temirkanov. Solista al pianoforte Elisso Virsaladze. In programma di Robert Schumann il celebre Concerto per pianoforte e orchestra in la min. op.54 e di Pëtr Il'ic Cajkovskij la Suite n. 3 op. 55. Club Itaca è un centro nato a Milano nel maggio 2005 per l’autonomia socio-lavorativa di persone che soffrono di disturbi psichiatrici. È una struttura diurna gestita con la formula del club dove le persone trascorrono la giornata organizzate in unità di lavoro: accoglienza, lavori d’ufficio, comunicazione, cultura e tempo libero, studio e formazione, gestione del club, tutte attività finalizzate a recuperare ritmo di vita e sicurezza, oltre a capacità sociali e abilità specifiche. Club Itaca è una palestra per una vita autonoma. L’obiettivo finale è, dopo questa esercitazione al lavoro, l’inserimento lavorativo in Aziende competitive esterne. Club Itaca applica per la prima volta in Italia il modello americano di Fountain House, sperimentato e apprezzato in tutto il mondo, con più di 300 centri attivi in cinque continenti. Per sostenere Progetto Itaca: Via Alessandro Volta, 7/a 20121 Milano - tel. 02 62 695235 - Fax: (+39) 02.6552205 segreteria@clubitaca.org - www.progettoitaca.org 28 gennaio 2012 La redazione
Il duo Bacchetti-Nordio a Novara Con gioia abbiamo ritrovato al Coccia di Novara, a pochi giorni dal concerto vercellese con la Camerata ducale, il bravo e simpatico pianista Andrea Bacchetti, impegnato questa volta in duo col violinista/violista Domenico Nordio (Primo Premio Viotti 1987 con Y. Menuhin presidente della giuria). I due solisti hanno presentato ieri sera, 25 gennaio, un bel programma che si snodava dal Beethoven ancora ‘viennese’ della Sonata op. 12 n.1 in re maggiore al giovanissimo Mendelssohn della Sonata in fa minore op. 4 per violino e pianoforte (scritta nel 1823, a soli quattordici anni!), attraverso una serie di pezzi “minori”, ma pregevolissimi di Hausmusik tipicamente ottocentesca, quali il Notturno per viola e pianoforte in re maggiore op. 42 di Beethoven (ma trascrizione di una originale Serenata op. 8 per violino, viola e violoncello) e due gioielli schumanniani: le tre Romanze per violino e pianoforte op.94 e i Marchenbilder per viola e pianoforte. Crediamo che il duo Bacchetti-Nordio sia attualmente fra i migliori oggi in Italia e di questa eccellenza ha dato piena conferma nella serata novarese, entusiasmando il pubblico presente con la perfetta intesa fra i due strumenti e con l’interpretazione dei brani proposti. La tecnica assoluta dei due maestri non sfocia mai in virtuosismo ad effetto (peraltro raramente sollecitato dalle pagine eseguite), ma penetra nelle profonde nervature della partitura, per offrirne l’intima essenza del pensiero musicale, con una straordinaria limpidezza di suono, in cui non va perduta una nota, sia nella struttura armonica, sia nel fraseggio della melodia, sostenuta da una timbrica sempre raffinatissima, mirabile addirittura nei Marchenbilder di Schumann, ove l’ impasto di viola e pianoforte creava un’atmosfera di lirismo struggente e malinconico davvero incantevole. La prova dell’intelligenza interpretativa di Bacchetti e Nordio è per noi costituita da un pezzo come la sonata beethoveniana, che richiede grande delicatezza e finezza per renderne adeguatamente la mutevole alternanza di sfumature, specie nell’Andante con variazioni centrale e nel Rondò finale: di assoluta bellezza l’esecuzione del duo, capace di trascorrere dalla limpida cantabilità del tempo lento, alle asprezze di certi passaggi del Rondò, al drammatico La minore della terza variazione. Degno di particolare menzione ci pare il violino di Nordio nel Notturno di Beethoven, di cui ha saputo restituire stupendamente i raffinati ricami sul registro acuto delle quattro corde, e nelle Romanze di Schumann, la cui effusa e patetica cantabilità la bella cavata di Nordio ha espresso nel modo più suadente. In chiave di pura, tenuissima musicalità viennese la lettura che Nordio e Bacchetti hanno dato del precoce lavoro di Mendelssohn. Ben tre bis, lo splendido Milstein notturno di Chopin, Per Caterina di Maderna (inaudito ‘900 avanzato per le abitudini d’ascolto dei novaresi…) e l’Adagio da una sonata di Bach, hanno concluso un concerto che a Novara si ricorderà a lungo. 26 gennaio Bruno Busca Les contes d'Hoffmann di Offenbach alla Scala Grande successo scaligero per l'opera fantastica di Jacques Offenbach "Les contes d'Hoffmann", un prologo, tre atti e un epilogo su libretto di Julies Barbier. La quinta rappresentazione di ieri ha trovato la presenza del primo cast vocale di ottima e omogenea qualità e la direzione musicale equilibrata e pregnante dello sloveno Marko Letonja. Di spessore la messinscena del regista Robert Carsen che, in sinergia con le riuscite scenografie e i costumi di Michael Levine, è riuscito a organizzare uno spettacolo in perfetta sintonia con i propositi del grande compositore germanico-francese. Ricordiamo che questo imponente lavoro andò in scena per la prima volta a Parigi nel febbraio del 1881, alcuni mesi dopo il decesso del compositore che non riuscì a completare l'opera. La conclusione venne affidata a Guiraud che dovette intervenire anche sull'orchestrazione e completare i recitativi. La prima grande opera di Offenbach, dopo l'immensa produzione di operette scritte comunque con grande maestria e spontanea musicalità, è dedicata al celebre poeta e drammaturgo romantico tedesco E.T.A.Hoffmann, passione letteraria del musicista. Musicalmente è un lavoro di grande pregio estetico che rivela l'immensa capacità di Offenbach di produrre con facilità un'infinità di splendide melodie. Anche le modalità di armonizzazione e di orchestrazione, nella migliore tradizione germanico-francese e l'intelligente costruzione della complessa vicenda sono indicativi di valore per un autore che meriterebbe una maggiore attenzione. I personaggi femminili, quattro i principali, sono centrali nel definire lo svolgimento della trama. La Musa Nicklausse, Olympia, Antonia e Giulietta sono state ottimamente rese rispettivamente da Ekaterina Gubanova, Rachele Gilmore, Genia Kuhmeier e Veronica Simeoni. Nel ruolo di Hoffmann un avvincente Ramon Vargas (foto Archivio Scala) e nei molteplici ruoli di Lindorf, Coppélius, Dapertutto e Docteur Miracle un ottimo Laurent Naouri. Bravi anche Rodolphe Briand, Spalanzani, Cyrille Dubois in Nathanael e gli altri. Le prossime repliche saranno il 27 gennaio e il 1-3-5- febbraio. Da non perdere. 25 gennaio Cesare Guzzardella Uto Ughi in duo alle Serate Musicali Non capita spesso di vedere in Conservatorio una Sala Verdi stracolma di pubblico come quella osservata ieri sera nel concerto del violinista Uto Ughi. Accompagnato dall'ottimo pianista Giovanni Bellucci, Ughi ha impaginato un programma che prevedeva nella prima parte la celebre Sonata in la maggiore per violino e pianoforte di César Frank e quindi quella n.3 in re minore op. 108 di J. Brahms. A conclusione Tzigane di M. Ravel. Iniziamo dall'ultimo brano, l'arcinota Tzigane in stile zingaresco scritta dal musicista francese nel 1924. In questo lavoro Ughi ha mostrato le sue migliori qualità elargendo un'interpretazione particolarmente fluida dove il virtuosismo d'effetto e le infinite sfumature timbriche risultano evidenziate con grande espressività. Anche l'importante parte pianistica ha trovato ottime timbriche nelle mani di Bellucci. Le due note sonate ci sono apparse meno rilevanti nell'interpretazione complessiva. Imperfezioni d'intonazione del violinista e un certo squilibrio tra i volumi sonori dei due strumenti con un pianoforte spesso "coprente" non hanno permesso di soddisfarci completamente anche se molti frangenti sono risultati di ottima qualità estetica. Validi i bis concessi: una Danza da La vita breve di E. De Falla, la Fantasia da Rigoletto di Verdi-Liszt suonata in solitaria da Bellucci e una trascrizione di temi dalla "Carmen" di Bizet. Grande successo di pubblico. 24 gennaio Cesare Guzzardella La Camerata Ducale e Andrea Bacchetti a Vercelli Si va sempre con piacere a Vercelli, ad ascoltare la Camerata Ducale (giunta quest’anno alla sua XIV stagione), certi di godere di proposte musicali sempre intelligenti e stimolanti, spesso curiose “chicche” attinte per lo più a quel tesoro non sempre noto al c.d. ‘grosso pubblico’ che è il nostro ‘700 sinfonico e concertistico, che la compagine guidata da G. Rimonda da tempo va esplorando e valorizzando. Il successo e la fama crescenti della Camerata sono confermati dalla costante crescita degli abbonati, fra i quali sottolineiamo con gioia il considerevole numero di giovani, soprattutto studenti dei Conservatori di Torino e Milano. Il programma proposto ieri sera, domenica 23 gennaio, era ricco e ghiotto: attorno ai due clou, per pianoforte e orchestra, vale a dire i Concerti in sol minore BWV 1058 di J. S. Bach e KV 453 in sol maggiore di Mozart, affidati alle mani sapienti di Andrea Bacchetti, l’impaginato prevedeva due pezzi di Boccherini, la rara Sinfonia dalla Cantata La confederazione dei Sabini con Roma G 543 e la Sinfonia in re maggiore op. 12 n.1 G 503 (1771), seguita, infine da una composizione non della più note di F. J. Haydn. la Sinfonia n. 70 in re maggiore Hob I: 70 (1779). Non scopriamo certo oggi le doti pianistiche di Bacchetti, di cui da anni ammiriamo la meditata eleganza delle esecuzioni, specie in ambito bachiano-mozartiano, ma dopo l’ascolto di ieri sera dobbiamo tesserne ancora una volta l’elogio: il Bach del giovane Maestro genovese è semplicemente perfetto, nella limpidezza sempre esatta del fraseggio, capace di restituire con luminosa trasparenza la struttura del pensiero musicale bachiano, grazie ad una timbrica asciuttamente clavicembalistica, ma non ignara di intense aperture liriche nel tempo lento. Eccellente anche l’interpretazione del Concerto di Mozart: brano di non impervie difficoltà tecniche (salvo qualche passaggio nel finale), si caratterizza per un tono raccolto e discreto, (implicito nella tonalità di sol maggiore, poco frequentata da Mozart proprio per il suo carattere ‘imperturbabile’) che rischierebbe di sfociare nella monotonia, se affidato a un esecutore senza personalità. Bacchetti ha vinto da par suo la sfida, con un’interpretazione che è riuscita a far affiorare le bellezze riposte della composizione, soprattutto la profonda tensione lirica dell’Andante centrale e la vena di comicità, lontano preludio del Don Giovanni, del Finale. Bacchetti è stato sostenuto efficacemente da una Camerata guidata, come sempre, dalla sapiente direzione di Rimonda: ricordiamo inoltre con particolare piacere la sinfonia haydniana, con una raffinata esecuzione delle parti tecnicamente più interessanti per la costruzione armonica, come il canone dell’Andante e la complessa Fuga a tre soggetti del Finale. Segnaliamo infine, tra le ‘scoperte’ di questa serata, la Sinfonia dalla cantata La confederazione di Boccherini, dall’intenso e già ‘mozartiano’ Andante grazioso centrale. Dopo i bis di Bacchetti , tra cui di rara delicatezza e grazia la Fantasia per pianoforte KV 397 in re minore di Mozart, prolungati e scroscianti gli applausi del pubblico che ha riempito la platea del Civico. 23 gennaio Bruno Busca Sollima-Andaloro, un duo moderno alle Serate Musicali Sono stati accolti da un pubblico più giovane del consueto i due validi interpreti ascoltati ieri sera in un originale concerto organizzato in Conservatorio da Serate Musicali. Il violoncellista-compositore Giovanni Sollima ed il pianista Giuseppe Andaloro, siciliani entrambi, hanno molte cose in comune: la più evidente è il bisogno di esprimersi con grande libertà uscendo dagli schemi consueti. Anche la scelta dei programmi esce da questi schemi e spazia dal miglior classicismo, alla musica antica, dal contemporaneo al jazz. La sequenza di brani, scelta per il concerto di ieri, infatti proponeva musiche di Dowland, Beethoven, Webern, Eliodoro Sollima, padre di Giovanni, Piatti, G. Sollima e Kapustin. Autori noti, poco noti e alcuni sconosciuti al grande pubblico. Come Again, dell'inglese John Dowland - compositore, liutista e cantante vissuto a cavallo tra il ' 500 e il ' 600 - è stato trascritto da Sollima e Andaloro e ci è sembrato di grande valenza estetica per quanto concerne il recupero di modalità interpretative antiche dove un ruolo essenziale è l'elemento improvvisatorio nelle ornamentazioni e in questo frangente- a volte sembrava free jazz- i due valenti interpreti sono stati molto bravi. La celebre Sonata in la maggiore op. 69 di Beethoven è stata eseguita con grande rilevanza di accenti è rigore melodico del solista, ma quello che può sembrare un sacrilegio per alcuni ed un esempio di grande creatività per altri, è l'averla inframezzata dai raffinati e profondi Drei Kleine Stuke op.11 di Anton Webern. Dopo il bellissimo Scherzo della sonata e prima dell'Adagio cantabile sono infatti comparsi improvvisamente confondendo molti ascoltatori, come le mie vicine di posto. Sonata 1948 di Eliodoro Sollima (1926-2000) è un brano ricco di significato espressivo e certamente un eccellente lavoro che rappresenta una rilevante scoperta. Splendida l'interpretazione fornita dal figlio Giovanni e da Andaloro. La Sonata n.2 in re maggiore di Alfredo Piatti è particolarmente romantica e di stampo mendelssohniano con un profondo Adagio lento. Il Tema III da Il bel Antonio di Giovanni Sollima rileva le tipiche caratteristiche del compositore, molto riconoscibile nello stile e ricco di luminosa vena melodica nella quale l'influsso della musica mediterranea e orientale è spesso evidente. Ottimo lavoro. L'autore scelto nell'ultima parte del concerto, Nicolaj G. Kapustin ci rivela l'amore del versatile e virtuoso pianista Andaloro per la musica jazz. Kapustin, pianista e compositore ucraino, ha dato molto spazio nella sua vasta produzione agli stilemi jazzistici con una preferenza ad un forma d'improvvisazione annotata poi in ogni sua sequenza. Il Walzer op.98, l'Elegia op.96 e la Burlesca op.97 sono stati eseguiti dando molto spazio all'elemento improvvisatorio, specie nella parte violoncellistica dove Sollima ha mostrato di amare in toto la timbrica del suo strumento utilizzando ogni modalità tecnico-espressiva. Due i bis concessi: per ultimo un divertente brano di Sollima dal sapore bartokiano ancora senza titolo. Fragorosi applausi al termine dal numeroso pubblico intervenuto. Da ricordare. 21 gennaio Cesare Guzzardella Il violinista cinese Ray Chen in Conservatorio per la Società del Quartetto Il violinista cinese Ray Chen insieme al pianista francese Julien Quentin hanno suonato ieri sera in Conservatorio per la Società del Quartetto di Milano. Chen viene considerato dalla critica uno dei migliori solisti della sua generazione. Ha ventitre anni ed è apprezzato in tutto il mondo per la sua straboccante musicalità e per le sue doti virtuosistiche. Ieri ha impaginato un nutrito programma: Mozart e Brahms nella prima parte e Ysaye e Saint-Saens dopo l'intervallo. La Sonata per violino e pianoforte in si bem.Magg.K.454 del salisburghese è stata ottimamente sostenuta anche dalle limpide sonorità di Quentin e l'equilibrio sinergico del duo ha trovato un'ottima espressività. Anche la Sonata per violino e piano in re min. n.3 op.108 di J. Brahms è stata ben interpretata. A nostro giudizio il momento migliore del concerto è iniziato dopo l'intervallo con il violino solista di Chen che con mirabile virtuosismo ha eseguito l'efficace Sonata per violino solo in la min. op.27 n.2 del belga Eugène Ysaye, leggenda del violino è autore di raffinati brani. Con un tocco sicuro ed energico Chen ha superato ogni difficoltà tecnica imposta dai quattro movimenti della Sonata. Del francese Camille Saint-Saens, compositore, grande pianista e amante del violino, abbiamo ascoltato due classici della letteratura violinistica quali l'Havanaise in mi magg. op.83 e l'Introduzione e Rondò Capriccioso in la min. op.28. Chen, ottimamente accompagnato da Quentin, ha ancora una volta mostrato le sue qualità eseguendo con fluidità e perfetta intonazione i lavori. Lunghi e fragorosi applausi e due ottimi bis tra cui il celebre brano di John Williams dal film Schindler's list . 18 gennaio Cesare Guzzardella Prossimamente il pianista Andrea Bacchetti al Viotti Festival di Vercelli Domenica 22 gennaio al Teatro Civico sarà il pianoforte di Andrea Bacchetti ad aprire la seconda parte della stagione concertistica del Viotti Festival di Vercelli. Affiancato dall'Orchestra Camerata Ducale, diretta dal M° Guido Rimonda, il virtuoso genovese proporrà di Johann Sebastian Bach il Concerto sol minore per pianoforte e orchestra, archi e b.c. BWV 1058 e di Wolfgang Amadeus Mozart il Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra KV 453, mentre toccherà alla Ducale l’esecuzione di due pagine sinfoniche di Luigi Boccherini – Sinfonia dalla cantata La confederazione dei Sabini con Roma G 543 e la Sinfonia in re maggiore op. 12 n. 1 G 503 – e di Franz Joseph Haydn la Sinfonia n. 70 in re maggiore Hob I: 70. Un concerto che merita un'attenzione particolare sia per il programma sia per il protagonista che fin da giovanissimo ha ricevuto consensi dal mondo musicale. A soli 11 anni Bacchetti esordisce con i Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone. In breve tempo diventa protagonista dei più importanti festivals internazionali e di tournée mondiali con direttori e orchestre prestigiose. Oltre l'intensa attività concertistica, Andrea Bacchetti vanta anche un ragguardevole numero di incisioni. Molte di queste sono state premiate dalle maggiori riviste europee tra cui spiccano i nomi di BBC Music Magazine, Amadeus e Musica; la raccomandazione di Gramophone, International Record Review, il premio di Classics Today France, American Record Guide, Fanfare, Japan Record Gejiutsu, Piano News, International Piano, Piano Magazine, oltre la nomination al premio della critica italiana 2008 della rivista Classic Voice. Nel 2011 il mensile Suonare News ha dedicato la copertina di novembre a Bacchetti con un'intervista dal titolo evocativo "non chiamatemi enfant prodige". I biglietti per la serata del 22 gennaio si possono prenotare telefonando al Comune di Vercelli ai numeri 0161 596369 – 0161 596277, oppure contattando direttamente l'Associazione Camerata Ducale allo 011 755791 o inviando una mail a info@viottifestival.it. 18 gennaio la redazione Angela Hewitt in Conservatorio per le Serate Musicali Un'interprete che ha fatto di Bach il suo principale e forse migliore riferimento è la pianista canadese Angela Hewitt. Ieri in Conservatorio ha impaginato un programma tutto bachiano. La Hewitt ha dedicato la maggior parte dei suoi studi alla conoscenza del grande tedesco di Eisenach, approfondendo ogni aspetto inerente la tecnica d'esecuzione e producendo una serie di complete incisioni discografiche. Nel bellissimo concerto organizzato da "Serate musicali" in Conservatorio, ha eseguito le prime tre Suite francesi intervallandole con la Toccata in re maggiore BWV 912 e le bellissime 15 Invenzioni a due voci. L'approccio pianistico della canadese è sostenuto da una tecnica impeccabile che trova una concentrazione evidente utile al raggiungimento di livelli interpretativi di spessore. Le sonorità molto controllate ci mostrano un Bach classico, ricco di sfumature, reso efficace da un suono luminoso ed elegante. L'eccellente Fazioli utilizzato è caratterizzato da timbri asciutti molto ben delineati nei toni bassi e la resa di Bach con questo strumento è ottima. Grande il successo tributato per una pianista tra le migliori nel repertorio bachiano. Due bis concessi, sempre di Bach con l'ultimo movimento del celebre Concerto italiano. Da ricordare. 17 gennaio Cesare Guzzardella
Il pianista macedone Simon Trpceski al
Coccia di Novara
Un grande concerto di Roberto Cappello per
pochi fortunati alle Serate Musicali
|