ARCHIVIO MUSICA 2010
Dicembre 2010
La coppia Somova
e Sarafanov alla Scala per il Lago dei Cigni
Mancava
dal 2001 alla Scala la coreografia di Rudolf Nureyev
del “Lago dei cigni” di Ciaikovski e la ripresa curata
da Charles Jude è stata accolta con entusiasmo dal pubblico scaligero.
Si tratta di un titolo importante,
uno di quelli che tradizionalmente riempie i teatri in tutto il mondo e
la Sala del Piermarini ancora una volta al completo, testimonia come il
balletto con le musiche del
grande russo, le coreografie di un altro russo, Nureyev, e la presenza
di due stelle danzanti quali Leonid Saranov, Sigfrido, e Alina
Somova, Odette-Odile ( foto Brescia-Amisano, archivio Scala) sia tra gli spettacoli
più amati. Ieri sera non c’era Daniel Barenboim alla direzione
orchestrale – la differenza si sente- ma il solo bravo Julien Salemkour. Nel ruolo di
Rothbart un eccellente Antonino Sutera da poco primo ballerino
scaligero. Ma è la coppia formata dalla russa Somova, di San
Pietroburgo, e dall’ucraino Saranov, di Kiev, quella che ha
entusiasmato il pubblico per classe, rigore stilistico e presenza
scenica. Certo, la faccia da bambino del giovane Saranov non è molto
romantica, ma le movenze eleganti e piene di grazia sono al top. Alina
Somova è insuperabile. Bravissimo Sutera, molto applaudito e nel pieno
della sua maturità artistica e tecnica. Nelle prossime repliche il cast
principale si alternerà con quello formato da Antonino Sutera e
Mariafrancesca Garritano, Francesca Podini, Gabriele Corrado e Eris
Nezha e da Marta Romagna, Eiris Nezha e Alessandro Grillo. Da non
perdere, ma trovare un posto libero è quasi impossibile. Repliche il 31
dicembre, 4-5-7-gennaio.
30 dicembre Cesare Guzzardella
Continuano le
repliche de Il Lago
dei cigni
Dopo la pausa natalizia riprendono alla Scala le repliche di Il
lago dei cigni che accompagnerà gli appassionati di balletto fino
al Nuovo Anno: le recite infatti - tutte esaurite - proseguiranno fino
al 7 gennaio.
Le prime repliche (29 e 30 dicembre) vedranno ancora in scena, nei
ruoli principali, gli artisti a cui è stata affidata
l’apertura delle rappresentazioni: Alina Somova, Leonid
Sarafanov e Antonino Sutera, sul podio sarà Julien
Salemkour, stretto collaboratore di Daniel Barenboim. Ma le
repliche del Lago sono anche l’occasione per
applaudire, nei ruoli principali, molti noti artisti
scaligeri: la recita del 31 dicembre (poi anche il 7 gennaio) , vedrà
protagonista Marta Romagna, che saluterà l’anno
nuovo accanto a Eris Nezha in debutto nel ruolo di
Siegfried, e Alessandro Grillo nel ruolo di Rothbart.
Il 4 gennaio, nuovamente in scena Francesca Podini, Gabriele
Corrado e Eris Nezha (nel ruolo di Rothbarth)
mentre il 5 gennaio sarà la volta di Mariafrancesca Garritano(
foto archivio Scala), Antonino Sutera e Massimo
Garon: già impegnati in ruoli importanti nelle rappresentazioni
di dicembre, per loro è il momento di un nuovo debutto, questa
volta nei ruoli di Odette/Odile (Garritano) , Siegfried (Sutera)
e Rothbart (Garon).
29 dicembre
dalla redazione
András Schiff e le Variazioni Goldberg per la Societá del Quartetto
Il celebre pianista ungherese, spesso presente ai concerti milanesi, è
tornato martedí in Conservatorio per la Societá del Quartetto.
In programma le note Variazioni Goldberg di J.S. Bach, monumento
d'intelligenza musicale. Schiff ha interpretato con equilibrio, garbo ed
espressività le trenta variazione sulla semplice aria iniziale. La
composizione, tra le più amate ed eseguite, è stata scritta dal grande
Maestro tedesco nel 1741 e ancor oggi appare una valida e insuperata
architettura polifonica moderna. Schiff ha restituito un'eccellente
interpretazione sottolineando con chiarezza le linee polifoniche pur non
eccedendo nei contrasti dinamici. L'interprete ungherese non usa mai i
pedali (eccezione per la sordina nella variazione n.26) e utilizza il
pianoforte in modo quasi clavicembalistico anche se le sonorità
dell'ottimo Steinway hanno evidenziato una luminosità timbrica che la più
antica tastiera non può avere. Splendido l'equilibrio formale
complessivo e ben evidenziato ogni dettaglio. Grande
il successo tributato al termine dei settantacinque minuti di musica
ininterrotta in una Sala Verdi al completo. Nessun bis, ma dopo le
Goldberg è comprensibile.
23 dicembre Cesare Guzzardella
Continuano con successo le repliche alla Scala dell'opera di Richard Wagner Die Walküre, prima giornata del Ring. La quarta rappresentazione di ieri sera ha ancora trovato un teatro al completo e un pubblico particolarmente soddisfatto. Il Maestro Daniel Barenboim, esperto nel repertorio wagneriano, è stato meritatamente tra i più applauditi ma anche l'ottimo cast vocale ha entusiasmato la sala soprattutto per le avvincenti voci di Nina Stemme, una solida e sicura Brünnhilde ( foto dall'Archivio Scala), e per quella della fuoriclasse Waltraud Meier, ottima interprete, anche teatralmente, di Sieglinde. Valida anche Ekaterina Gubanova nel ruolo di Fricka. Nel settore maschile segnaliamo la bella voce di Simon O'Neill, Siegmund, i validi Vitalij Kowaliow e JohnTomlinson, rispettivamente Wotan e Hunding. Compllessivamente positive ła regia e le scene di Guy Cassiers, coadiuvato per le scene da Enrico bagnoli, anche autore delle importanti luci. Adeguati i costumi di Tim Van Steenberger. L' impatto scenico che introduce il primo atto gioca sulla semplicità geometrica e sull'inserzione di elementi luminosi che rimandano ad una modernità ancora molto indietro rispetto alle esperienze cinematografiche di questi ultimi anni. Anche il secondo e il terzo atto hanno ingegnose ma forse datate trovate luminose nel quale la proiezione di immagini in movimento integra la semplice ma efficace scena. L'unico elemento scenico poco riuscito è nel finale: Brünnhilde viene raggiunta dalle fiamme rappresentate da pessime lampadine rosse che come un'astronave scendono verso una Stemme che nel frattempo in posizione sdraiata sale verso l'alto. Prossime repliche il 21 e 28 dicembre e il 2 gennaio. Da non peredere.
18 dicembre Cesare
Guzzardella
L’Autunno
musicale al Coccia di Novara
La quarta
e ultima serata dell’Autunno musicale Cantelli 2010, al Coccia di
Novara, ieri 14 dicembre, aveva in cartellone due gemme della musica di
ogni tempo: il Concerto per violino in Re magg. op.35 di
P. I. Cjaikovskij e la Sinfonia n. 7 in La magg. di L. van
Beethoven. A eseguire questi due monumenti la Stuttgarter Philarmoniker,
una di quelle realtà orchestrali ‘minori’, ma di solida e antica
esperienza (fu fondata nel 1894), che costituiscono il tessuto vitale di
quell’inimitabile patrimonio dell’umanità che è la cultura
musicale del mondo germanico. A dirigerla Muhai Tang, cinese, ma di
formazione tedesca, ‘pupillo’ di Karajan, formatosi nell’ambiente
dei Berliner, coi quali ha esordito nel 1982, attuale direttore stabile
della Finnish National Opera. A raccogliere come solista la sfida della
temibile partitura cjaikovskijana
era chiamato il ventenne milanese Edoardo Zosi, allievo di Krylov e,
attualmente, di Accardo. Zosi ha mostrato i pregi e i limiti abbastanza
tipici dei migliori giovani musicisti italiani di oggi: una padronanza
tecnica delle quattro corde da applauso, che gli ha consentito di
superare in scioltezza le difficoltà trascendentali del concerto in Re
maggiore, specie nel terzo tempo, sfoggiando una cavata di sostenuta
sonorità, di buon volume e di trasparente esattezza. Dove però si
richieda intensità di espressione, cioè nell’idea melodica della Canzonetta
del secondo tempo, il suono di Zosi si mostra ancora
alquanto “immaturo”, piuttosto piatto e anonimo, freddamente
metallico, poco consonante con l’impasto delicato
dell’accompagnamento orchestrale. Impressione confermata dal bis, uno
dei più ‘misteriosi’ Capricci di Paganini, il
n.6, che al nostro orecchio è risultato povero di quelle ipnotiche
suggestioni oniriche che ne formano il segreto fascino. Il giudizio è invece positivo senza riserve per la Stuttgarter e la
direzione di Tang: confessiamo che l’esecuzione della Settima ci ha
entusiasmato. Tang ha sfruttato al meglio, “alla Karajan”, le ottime
qualità dell’orchestra, per esaltare le componenti più affascinanti
di questo capolavoro: dal ritmo rimbalzante
e puntato del primo movimento, all’incalzante vortice sonoro
degli ultimi due tempi. Su tutti svetta l’incantevole Allegretto
in La min: ricorderemo a
lungo l’attacco degli archi bassi, di trascendentale dolcezza e
pulizia di suono, che Tang conduce superbamente nel suo moto incessante
fino a farlo sfumare magicamente nell’elegia
dei flauti. Di rado abbiamo sentito applausi così
prolungati e calorosi al
Coccia di Novara, meritatissimi da un direttore e da un’orchestra che
hanno offerto un bella serata di grande musica.
15 dicembre
Bruno Busca
Mehta e Zukerman per il Comitato Negri-Weizmann alla Scala
E' da vent'anni che il Comitato Negri-Weizmann organizza concerti nella
prestigiosa sede scaligera per finanziare la sua importante attività di
ricerca nel campo delle malattie neurodegenerative come l'Alzheimer, dei
trapianti d'organo e dei tumori. Il concerto di ieri sera, tenuto in una
teatro stracolmo di pubblico, prevedeva l'impiego di due formazioni:
l'Israel Philharmonic Orchestra e la Filarmonica della Scala. Sul podio
il direttore indiano Zubin Mehta ha prima diretto l'orchestra israeliana
nel noto Concerto in re maggiore Op.61 di L.v.Beethoven,
violino solista
l'israeliano Pinkas Zukerman, e poi le due compagini orchestrali
nell'altrettanto celebre Sinfonia n.1 in re maggiore
"Titano" di Gustav Mahler. Interpretazione di alto livello
quella di Zukerman, definita da sonorità precise, raffinate ed
espressive. La novità della Prima Sinfonia di Mahler consistevà
nell'inserimento di un movimento - cinque invece dei noti quattro - che
il compositore e direttore austriaco aveva previsto inizialmente come
secondo e che poi aveva tolto dalla composizione. Valida
l'interpretazione di Mehta. Grande successo di pubblico. Per sostenere
l'attività del Comitato Negri-Weizmann e per
informazioni si può telefonare al numero 02-6775409 o consultare il
sito: www.negriweizmann.org
14 dicembre Cesare Guzzardella
Aldo Ceccato e Luca Buratto per il Festival
Chopin-Schumann
E' stata la serata più importante tra quelle organizzate dal Conservatorio
milanese quella di sabato 11 dicembre in Sala Verdi per il Festival
Chopin-Schumann 200 anni. L'Orchestra Sinfonica del Conservatorio
“G.Verdi”, compagine formata da giovanissimi degli ultimi anni di
corso o neodiplomati, era diretta dal noto Aldo Ceccato in un programma
schumanniano nel quale spiccavano il Concerto in la min. Op.54
per pianoforte e orchestra, tra le più note pagine del romanticismo
tedesco e la Sinfonia n.4 in re minore. Dopo l'Ouverture,
Scherzo e Finale op.52 che ha introdotto il concerto, è salito sul
palcoscenico il diciottenne pianista Luca Buratto, giovane promessa del
concertismo milanese. Eccellente
l'interpretazione dell'op. 52. Buratto ha espresso una tecnica precisa,
sicura e soprattutto un livello espressivo di alto valore musicale
coadiuvato dall'ottima direzione di Ceccato e da una giovanile orchestra
con splendide potenzialità. Scroscianti applausi al termine
dell'esibizione pianistica. Nella seconda parte del concerto sinfonico,
dopo il breve e originale Intermezzo per orchestra del
compositore Seeichi Schimura (1919), Ceccato ha forgiato l'orchestra del
Conservatorio con una ottima interpretazione della Quarta Sinfonia di
Schumann. Ricordiamo che il concerto benefico era a favore
dell'associazione di Don Gino Rigoldi “Bambini in Romania”,
iniziativa operante dal 1999 che ha come obiettivo il miglioramento
delle condizioni di vita dei bambini romeni orfani e abbandonati. Per
donazioni e informazioni www.bambiniinromania.it
14 dicembre Cesare Guzzardella
Composizioni romantiche con Maurizio Zanini al Teatro Coccia di Novara
Tre composizioni tra le più rappresentative del Romanticismo musicale europeo nel programma proposto ieri, 2 dicembre, al Teatro Coccia di Novara, nella terza serata dell’Autunno musicale Guido Cantelli 2010: il Concerto n. 2 in Fa min. per pianoforte e orchestra di F. Chopin, l’Ouverture op. 32 ‘La favola della bella Melusina’ di F. Mendelssohn-Bartholdy e infine di R. Schumann la Sinfonia n. 4 in Re min.op.120. Ad eseguire il tutto erano chiamati la "Sinfonica " Orchestra giovanile della Valle d’Aosta e, nella veste, ormai sempre più diffusa, di direttore e solista, il pianista milanese (ma con significativa esperienza direttoriale) Maurizio Zanini, premio Ciani 1986 e con un curriculum di formazione che vanta studi con M. Pollini.Dobbiamo confessare sinceramente che Zanini ci è piaciuto di più come direttore che come solista: il suo tocco è certo tecnicamente impeccabile, di suono esatto e limpido, di perlacea trasparenza (e qui si sente indubbiamente il magistero polliniano), ma ci pare che gli sia mancata la tensione espressiva indispensabile per affrontare una scrittura pianistica come quella chopiniana. Per fare solo un esempio, lo stupendo episodio a recitativo del pianoforte nel Larghetto centrale del Concerto ha perso irrimediabilmente quel carattere"appassionato" che prescrive l’autore stesso nell’interpretazione di Zanini, troppo asciutta nella timbrica e algida nella dinamica.Molto più convincente, si diceva, lo Zanini sul podio, cui va il merito di aver valorizzato al meglio le risorse della "Sinfonica", un organico giovanile, nato nel 2000, ma già sufficientemente maturo, ben affiatato nelle varie sezioni strumentali, con una personalità di rilievo negli archi, dal suono robusto ed intenso. Zanini ha sapientemente guidato i giovani ‘valdostani’ in un efficace percorso interpretativo, capace di misurarsi validamente con un capolavoro come la "quarta" di Schumann: davvero ottimi il primo tempo nel suo fremente slancio romantico e la Romanza successiva, resa benissimo nella sua nobile cantabilità. Bene anche il brano di Mendelssohn, di cui l’interpretazione di Zanini ha messo adeguatamente in rilievo sia la fiabesca atmosfera pastorale, sia i momenti drammatici dell’episodio in Fa minore, rappresentativo del doloroso destino di Melusina, la donna-serpente. Una piccola curiosità: Zanini, nella disposizione dei gruppi strumentali, ha invertito la posizione consueta di viole e violoncelli, ottenendo un bell’impasto sonoro, nel chiaroscuro violini-violoncelli. Prolungato e convinto l’applauso del numeroso (con qualche vuoto in platea) pubblico presente.
3 dicembre Bruno Busca
Presentato a Vercelli il XIII Viotti Festival - Stagione 2011-2012
"Un Viotti Festival sempre più ricco". E’ quello che promette per la nuova stagione concertistica Cristina Canziani, direttore artistico e motore infaticabile del festival vercellese che ogni anno conquista un maggior numero di pubblico e di critica. Gli undici appuntamenti dell’edizione precedente hanno registrato un afflusso di oltre 7000 presenze, con la platea del Teatro Civico quasi sempre esaurita. Per questo motivo gli organizzatori del Viotti Festival nella veste dell’Associazione Camerata Ducale, l’Assessorato alla cultura di Vercelli e l’Istituzione Vercelli e i suoi Eventi aumentano l’offerta, incrementando il cartellone con un numero maggiore di concerti e proponendo una nuova iniziativa extra-festival. Un impegno in crescita, nonostante i tagli che da quest’anno colpiscono nel vivo anche questa manifestazione che contribuisce non poco a far sempre più grande la città di Vercelli e il Piemonte. Comunque, tralasciando gli investimenti economici più esigui, la direzione artistica va contro corrente, presentando un’edizione tra le più significative per qualità del repertorio e per i nomi che impreziosiscono la stagione concertistica. Una scelta che sicuramente sarà premiata dal pubblico, grazie anche ad una serie di serate che affiancano ai tradizionali concerti autentici ‘spettacoli musicali’, creati appositamente per l’Orchestra Camerata Ducale e i solisti ospiti. Inoltre una ventata di novità dettata dalla presenza di artisti più giovani e un maggior spazio dedicato a strumenti solitamente relegati ad un ruolo marginale, come il corno francese, la fisarmonica e le percussioni. Una stagione avvincente sotto ogni aspetto, che svela la complessità artistica soprattutto attraverso il programma musicale e i suoi illustri interpreti. La tredicesima edizione riserva un’attenzione particolare al repertorio violinistico dei secoli XVIII e XIX. Scorrendo idealmente l’elenco delle composizioni per violino ed orchestra che saranno eseguite nel corso della stagione, appare chiaro come siano presenti tutti i maggiori autori di musica violinistica di quel periodo. Se a Uto Ughi spetterà il compito di far rivivere la spettacolarità e la spregiudicatezza della letteratura violinistica degli anni centrali del XVIII secolo (Tartini, Haydn), a Salvatore Accardo sarà riservato il ruolo di autentico protagonista in un concerto che accosterà la pagina più celebre di Giovanni Battista Viotti (il Concerto n. 22 in la minore per violino ed orchestra) alle due Romanze beethoveniane. Un’occasione unica per confrontare da vicino gli straordinari talenti di questi due grandi autori. Non mancherà quindi un omaggio all’immortale ed imprescindibile produzione violinistica mozartiana (Concerti per violino ed orchestra KV 216 e 219), affidato allo straordinario talento musicale e all’estroversa personalità di Isabelle Faust. La conclusione di questo ‘viaggio musicale’ nella letteratura violinistica sette-ottocentesca sarà affidata a Guido Rimonda che proporrà al pubblico vercellese un concerto che metterà a confronto l’opera e il talento di due fra i maggiori violinisti-compositori dell’Ottocento italiano: Nicolò Paganini e Alessandro Rolla. Accanto ai quattro appuntamenti dedicati al violino, il Viotti continuerà nel solco della sua più che decennale tradizione, riservando due concerti all’approfondimento e alla scoperta dei repertori non violinistici. Il 2011 sarà così dedicato al pianoforte ed al corno francese. Per far rivivere a Vercelli il mito del grande pianista di fine Settecento, la direzione artistica del Festival ha scelto la cinese Sa Chen, che sarà impegnata in una tra le pagine meno note ma più impervie del repertorio concertistico classico: il Concerto n. 2 in si bemolle maggiore di Ludwig van Beethoven. Ad un altrettanto importante solista, Radovan Vlatkovic, spetterà invece il compito di far conoscere la dolcezza e la nobiltà del corno francese, strumento che fin dall’epoca barocca ha affascinato i maggiori compositori di tutti i tempi. Al fianco dell’Orchestra Camerata Ducale, Radovan Vlatkovic affronterà un programma che accosterà al mozartiano Concerto in mi bemolle maggiore KV 417 il Concertino op. 45 n°5 del norvegese Lars-Erik Larsson, pietra miliare del repertorio per corno del XX secolo…..Ulteriori informazioni sui siti
www.viottifestival.it e www.camerataducale.it.3 dicembre dalla redazione
La pianista cinese Yaja Wang per la Societá del
Quartetto
Per la prima volta a Milano, la pianista cinese Yuja Wang è particolarmente
affermata all'estero ed è un esempio, come il connazionale Lang Lang,
di virtuosismo spettacolare a volte utile per restituire ottime
interpretazioni,
a volte non sufficiente alla
definizione della poetica del compositore. Il programma sostenuto nel
concerto di martedì sera in Sala Vardi per la Società del Quartetto
prevedeva nella prima parte Rachmaninov con le Variazioni Corelli
Op.42 e Schubert con la Sonata in do min. D958 e, dopo
l'intervallo, con un cambiamento di programma, brani di Skrjabin,
Musorgskij, Mendelssohn e Saint-Saëns. Si rimane a volte stupiti delle
sorprendenti qualità tecniche esplicitate che superano con facilità i
passaggi più impervi, a volte delusi per la linea interpretativa
adottata o per l'insufficienza di contrasti dinamici e di espressività.
Il brano che ci è apparso di eccellente livello è lo Scherzo
dal Sogno di una notte di mezza estate di F. Mendelssohon nella
stupenda trascrizione di Rachmaninov. Ottime le Variazioni op.42. di
Rachmaninov. Lontana dalle vette dei grandi interpreti ( Brendel, Lupu),
la celebre sonata di Schubert è stata eseguita con brillantezza tecnica
ma con espressività relativa. Validi i tre bis concessi, soprattutto Etincelles op.36 n.6 di
Moszkowski.Ovazioni dal pubblico presente in sala.
2 dicembre Cesare Guzzardella
NOVEMBRE
Zimerman e Kremer per le Serate Musicali
Era particolarmente atteso il concerto tenuto ieri sera in Sala Verdi dal
violinista lettone Gidon Kremer e dal pianista polacco Krystian Zimerman.
Una Sala Verdi al completo ha accolto con entusiasmo il duo e un
inaspettato cambiamento di programma - dovevano esserci le tre ultime
sonate per violino e pianoforte di Beethoven - è stato ben accettato:
sono stati eseguiti oltre alla prevista Kreutzer beethoveniana,
introdotta da un breve brano del compositore lettone Alvo Part,
la Sonata per violino e pianoforte op. 100 di Johannes Brahms e
quella in la maggiore di César Franck. L’eccellente livello
interpretativo del duo si è subito delineato con il breve ed intenso
brano di Part, ma è emerso con chiarezza nella celebre Sonata op. 47
in la magg "Kreutzer".
L'intesa stupefacente tra il
violino Amati di Kremer e il pianoforte di Zimerman si è rivelata in
tutto il suo splendore sia nell'Adagio introduttivo e il Presto
del primo movimento eseguito con determinazione e marcata
espressività, che nelle bellissime variazioni dell'Andante
centrale e nel virtuosistico Presto finale. Rimarrà a lungo
nella memoria di ogni attento ascoltatore la bellezza del luminoso e
delicato tocco di Zimerman nelle splendide variazioni. Dopo l'intervallo
abbiamo ascoltato un ottimo Brahms e ancor più un coinvolgente Franck.
La nota Sonata in la maggiore (1886), l'unica composta dal
francese , è in forma ciclica con un tema principale che ritorna in
modo variato e più incisivo nel corso del brano. Ci ha stupito la
chiarezza espositiva del violino di Kremer e la sicurezza espressiva del
pianoforte di Zimerman e soprattutto l'eccellente intesa del duo nel
definire il capolavoro di Franck. Scroscianti gli applausi tributati ai
due protagonisti al termine e un pacato bis: il movimento centrale di
una sonata beethoveniana. Indimenticabile.
29 Novembre Cesare Guzzardella
Juana Zayas alle Serate
Musicali
Torna tutti gli anni alle Serate
Musicali la pianista di origine cubana Juana Zayas, un'interprete di
alto livello che meriterebbe una maggiore attenzione da parte delle
organizzazioni concertistiche italiane, Serate Musicali a
parte. Giovedì 25 in Sala
Verdi ha impaginato un programma romantico incentrato su Schumann e
Chopin. Del primo sono stati eseguiti una selezione dai 12 pezzi
dell'Op.85 per pianoforte a quattro
mani - al pianoforte anche Hans Fazzari- e la Phantasiestücke op.12.
Del polacco dopo i notturni Op.15 n.1 e op.48 n.1, la Sonata
in si min. Op. 58. E' molto preciso, luminoso e controllato il tocco
della pianista. Specie in Schumann e nella sua nota Phatasiestücke ha
mostrato di penetrare con grande efficacia la poetica del grande
romantico in tutti gli otto movimenti che compongono il bellissimo
lavoro, non eccedendo mai nelle contrastate sequenze musicali ma
trovando un equilibrio perfetto tra le linee melodiche, armoniche e
ritmiche. Impeccabili i movimenti riflessivi come Des Abends o Warum?
o quelli movimentati come In der Nacht o Traumes Wirren.
Eccellente l'Arabesque eseguita come bis. Di rilievo anche i
cinque brani tratti dalla rara Op. 85 con un Fazzari in gran forma ed in ottima
sintonia con la Zayas. Ci è piaciuto anche Chopin, specie nella non
facile Sonata op.58 eseguita con sicurezza ed espressività. Tre i bis
concessi: l'Arabesque già citata e, di F.Chopin, lo Studio
rivoluzionario e il Valzer Op.34 n.2 di toccante resa
espressiva. Peccato che la sala avesse moltissimi posti liberi!! La
Zayas certamente meritava una Sala Verdi al completo. Da ricordare.
Prossimo appuntamento domenica 28 c.m. con i grandi Zimerman e Kremer
per un tutto Beethoven, anche la "Kreutzer".
27
novembre
Cesare
Guzzardella
L’Orchestra
Filarmonica Italiana al Teatro Coccia di Novara
Una sinfonia di immensa
popolarità, la n. 5 in do min. di Beethoven e un concerto meno noto presso il c.d. “grande
pubblico”, pur essendo uno dei capolavori nel suo genere, il Concerto
per violoncello e orchestra in la min. op. 129 di Schumann: questo
il programma proposto ieri, 25 novembre, al Teatro Coccia di Novara, in
occasione del secondo appuntamento con l’ Autunno musicale G. Cantelli..
A misurarsi con questo non ampio, ma intenso impaginato erano chiamati
l’Orchestra Filarmonica Italiana, diretta per l’occasione dal
Maestro Giancarlo De Lorenzo (attuale
Direttore Artistico e Principale dell’Orchestra dell’Olimpico di
Vicenza) e il solista Sandro Laffranchini, Primo violoncello
dell’Orchestra Filarmonica della Scala e già noto al pubblico
novarese. Il concerto schumanniano, che ha aperto la serata, è tra le
pagine tecnicamente più ardue nell’intera letteratura
violoncellistica, tanto che all’epoca della sua prima esecuzione
(postuma, nel 1860), si faticò a trovare uno strumentista che
accettasse di eseguirlo! La scrittura armonicamente molto densa con
soluzioni accordali talvolta sorprendenti, i continui salti di ottava,
le intense accelerazioni ritmiche della dinamica, impongono
all’esecutore vere acrobazie nella diteggiatura. Alle prese con una
pagina così difficile Laffranchini ha dato, se mai ce ne fosse bisogno,
una prova ulteriore della sua ottima tecnica, dominando con
la scioltezza del virtuoso i passaggi più impervi, salvo un
breve istante di stanchezza in una delle battute finali. Di questa
esecuzione ci resterà però soprattutto il ricordo del primo tempo, il Nicht
zu schnell, con le sue appassionate idee melodiche, che il pregevole
Francesco Ruggeri del 1690 di Laffranchini ha espresso con
limpida cantabilità, dal bel suono morbido, ben cesellato e
sapientemente chiaroscurato. Molto valida anche l’interpretazione del
pezzo proposto come bis, la Sarabanda dalla Suite n. 6 per
violoncello di J. S. Bach, salutata dagli scroscianti applausi del
pubblico. Il banco di prova per la Filarmonica e il Direttore, più che
il concerto di Schumann, in cui l’orchestra svolge una funzione
prevalentemente di accompagnamento, era naturalmente il capolavoro
beethoveniano. L’interpretazione ascoltata ieri sera ci ha un po’
sorpreso: dopo un inizio piuttosto “sottotono”, con il famosissimo Sol-Sol-Sol-Mi
di attacco mai sentito così
timido e
sommesso, uno Scherzo francamente fiacco, finalmente
orchestra e bacchetta hanno avuto il giusto scatto di energia con l’Allegro
finale, suonato con intensità e dinamica degni delle migliori
esecuzioni. Nel complesso l’OFI ci è parsa. un buon organico, con
archi e legni dal suono pulito ed esatto, da registrare nella sezione
degli ottoni, non sempre, a nostro avviso, all’altezza dei compiti
loro richiesti. Il prolungato applauso finale ha espresso il pieno
gradimento del folto pubblico novarese.
26 Novembre Bruno Busca
Una Guida
alla musica sinfonica presentata
alla Scala
Lunedì 29 novembre
2010 - ore 18.00 presso La Scala Shop - Teatro alla Scala Paolo Petazzi presenterà la GUIDA
ALLA MUSICA SINFONICA a cura di Ettore Napoli. Il volume è
edito dalla Zecchini Editore. Da
Bach a Beethoven, da Mahler ai contemporanei: una Guida all’ascolto
attivo e critico delle
pagine sinfoniche che hanno fatto, e fanno, la storia della musica,
inquadrate nella loro epoca e presentate da un punto di vista stilistico
e formale. Inoltre, in questa Guida, organizzata in ordine alfabetico
per autore, trovano posto il Poema sinfonico, gli Intermezzi
orchestrali, le ouverture d’opera e le suite di balletti spesso
eseguiti in concerto come brani autonomi (si pensi all’ouverture de Il
barbiere di Siviglia di Rossini, al preludio della Traviata
di Verdi, allIntermezzo di Manon Lescaut di Puccini, alle suite
di Romeo e Giulietta di Prokof’ev).
Dei
musicisti più importanti (settanta) ci sono le composizioni che
concorrono a formare il repertorio orchestrale internazionale; di ognuna
c’è una scheda con organico, divisione in tempi, genesi compositiva,
caratteristiche artistiche e incisioni di riferimento. Completano la Guida
le schede sulla produzione sinfonica di altri centodue compositori. Ogni
scheda è corredata da consigli discografici, frutto di oltre un
trentennio di esperienza critica dell’autorevole rivista MUSICA
26 novembre dalla redazione
Daniel Barenboim dirige la Filarmonica e il Coro della
Scala
Questa sera ultima replica alla Scala del concerto della Filarmonica diretta
da Daniel Barenboim. In programma
due lavori corali, il primo di F. Schubert, Gesang der Geister über
den Wasser, il secondo di A. Bruckner, Te Deum,
e tra i due brani il Concerto
per pianoforte e orchestra in do min. K 491 di W.A. Mozart.
Ieri sera il numeroso pubblico presente nella sala del Piermarini ha
tributato un caloroso applauso a Barenboim e all'orchestra scaligera per
l'alto livello interpretativo. Dopo uno struggente Schubert di austera
bellezza nel quale le voci maschili del Coro si sono perfettamente
integrate all'orchestra d'archi definendo sonorità equilibrate e ricche
di sfumature, Barenboim ha
interpretato al pianoforte il celebre concerto mozartiano dirigendo in
modo accurato l'orchestra. Il Maestro scaligero è tra i pochi a
sostenere ottimamente il doppio ruolo di solista e direttore e nel
concerto ha diretto con pregnante gestualità sottolineando
maggiormente la drammaticità delle timbriche orchestrali ed
interpretando la parte pianistica con solare leggerezza.
Dopo l’intervallo, ottima l’esecuzione del Te Deum
per soli, coro e orchestra: valide le quattro voci soliste con il
soprano Dorothea Roschmann, il mezzosoprano Ekaterina Gubanova, il
tenore Joseph Kaiser e il basso Kwangchul Youn. Un plauso al Coro
preparato da Bruno Casoni. Da non perdere.
24 novembre Cesare Guzzardella
“Autunno
musicale G. Cantelli” 2010 al Coccia di Novara
Al Coccia
di Novara ha preso avvio, ieri 18 Novembre, l”Autunno musicale G.
Cantelli” 2010, l’annuale appuntamento della città piemontese con
la musica sinfonica otto-novecentesca.
Il bel programma prevedeva due “pezzi forti”: il Concerto per
pianoforte n. 3 in do maggiore di Prokofiev e la celeberrima Incompiuta
schubertiana, accanto a due brani minori, ma di vasta notorietà,
quali le due Ouverture
Oberon di Weber e Ruslan e Ljudmila di Glinka. A
interpretare il ricco impaginato l’orchestra Sinfonietta di Losanna
guidata dal suo direttore stabile, Jean Marc Grob e al pianoforte un
giovanissimo (1991) virgulto di quella inesauribile fucina di talenti
che continua ad essere la scuola pianistica russa, Daniil Trifonov.
Trifonov è pianista dotato di un bagaglio tecnico agguerritissimo, che
lo mette già in condizione di scalare
con scioltezza le vette impervie di una scrittura pianistica come
quella prokofieviana o listziana ( la famosa Campanella è stata
il suo primo bis). La sua esecuzione è stata pienamente convincente, a
tratti trascinante, nelle sezioni più tipicamente percussive del brano,
dove la forza impetuosa ed elettrizzante del ritmo, esaltata dal timbro
secco della tastiera, è stata resa ottimamente dall’interprete. Al
nostro orecchio Trifonov è parso leggermente inferiore
nell’evocazione delle atmosfere liriche e quasi sognanti, da Amore
delle tre melarance,
presenti in questo concerto, soprattutto nella quinta variazione del
movimento centrale, il fiabesco Andante
meditativo. Molto valida
anche la prova dell’orchestra, perfettamente registrata nelle diverse
sezioni strumentali, in particolare gli archi, di rara pulizia, con una
lode particolare ai primi violini e ai primi violoncelli: da brivido la
melodia d’attacco dell’Incompiuta, che i
violoncelli della Sinfonietta sembrano evocare da qualche misteriosa,
insondabile lontananza. Ottima davvero la direzione di Grob, che a
questa orchestra ha dedicato gran parte della sua vita professionale:
capace di penetrare nelle sfumature più profonde del testo musicale,
scavandone le zone d’ombra, come nel capolavoro di Schubert, ma anche
di farne sentire i colori timbrici in tutta la loro smagliante
ricchezza, come nel Ruslan
e Ljudmila, o la limpida purezza della linea melodica, come nell’Oberon weberiano, interpretato in chiave molto ‘viennese’. Il
pubblico, molto numeroso, ha tributato al Maestro, al solista e agli
orchestrali un applauso di durata superiore al consueto per le abitudini
dei frequentatori del Coccia, a riprova dell’alta qualità del
concerto.
19 novembre Bruno Busca
Questa sera ultima replica per il concerto sinfonico della Filarmonica della
Scala diretta da Gustavo Dudamel (foto Archivio Scala). Il giovane ed affermato direttore
venezuelano ha impaginato un programma particolarmente impegnativo nel
quale all'ultimo concerto pianistico di L.v.Beethoven, il n.5 in mi
bem. Maggiore Op. 73 "Imperatore", ha opposto la
munumentale Sinfonia n.7 in mi.maggiore di Anton Bruckner. Due lavori che
rappresentano, in modi per alcuni versi simili, due vette compositive.
L'eroicità dell'"Imperatore" costruita attorno alla
sublime estasi dal sapore romantico dell'Adagio centrale trova
una corrispondenza con i movimenti ridondanti costruiti attorno al
grande Adagio della Settima. Nel concerto beethoveniano di
ieri sera la presenza di un eccellente solista quale Pierre-Laurent
Aimard, tra i massimi pianisti della sua generazione, ha reso di alta
qualità l'interpretazione ascoltata in una sala colma di pubblico.
Aimard, rilevante specialista anche del repertorio contemporaneo, ha
mostrata una elevata penetrazione dei canoni estetici beethoveniani
esprimendo un fraseggio limpido e impeccabile. Peccato, nessun bis
pianistico! Valida, dopo l'intervallo, la resa orchestrale della nota
sinfonia bruckneriana, la più eseguita insieme alla Quarta la “Romantica”
Grande successo. Ricordiamo il concerto sinfonico scaligero del 21
novembre con repliche per il 23 e il 24: la Filarmonica della Scala
diretta da Daniel Barenboim eseguirà musiche di Schubert, Mozart e
Bruckner. Da non perdere.
17 Ottobre Cesare Guzzardella
Una
deliziosa chicca per ogni appassionato di musica, quella offerta ieri
sera 13 novembre nella Sala Dugentesca
di Vercelli dal Viotti Festival, nell’ambito del (purtroppo !) breve
ciclo di concerti cameristici: le
sei Sonate di N. Paganini
per violino e chitarra del III Volume del famoso Centone, composto
negli anni più sfolgoranti della carriera concertistica del sommo
genovese. Si tratta di pezzi piuttosto brevi, di impianto diverso
rispetto alla tipica sonata romantica: generalmente di struttura
bipartita, in qualche caso (la I e la III sonata) con brevissima Introduzione
Maestoso, presentano sempre, dopo un primo tempo Cantabile,
di affabile melodicità, un secondo movimento conclusivo di danza, in
genere in forma di Rondò, adatta a
dar voce allo slancio spumeggiante e alla
ricchezza inventiva dello stile compositivo
di Paganini. Tra i due strumenti non c’è dialogo o contrasto
di sorta: protagonista assoluto di queste composizioni è il violino,
mentre alla chitarra è riservato un ruolo di puro accompagnamento, di
tipo “clavicembalistico”, sia pure con qualche audacia ritmica e
armonica, che richiede tecnica scaltrita. Mattatore della serata è
stato dunque il violino di Guido Rimonda (Direttore, primo violino e
solista della Camerata Ducale di Torino, da quest’anno riconosciuta
ufficialmente come “Orchestra d’eccellenza” a livello
nazionale), accompagnato dal chitarrista Maurizio Preda.
L’interpretazione di Rimonda è stata bellissima, trascinante: il suo
magnifico Stradivari, con una cavata sempre esatta e potente, di calda e
morbida sonorità, ha espresso al meglio i due momenti essenziali della
musicalità paganiniana, la chiara ed equilibrata cantabilità
“italiana” e l’acrobatico virtuosismo tecnico. Semplicemente
perfetti il Minuetto a Valtz che chiude
la IV Sonata, con le sue divertenti acciaccature in dissonanza, e l’ Andante
Cantabile (ripetuto
nell’unico bis) della V, di solare limpidezza “vocale”. Le sei
corde di Preda hanno
accompagnato i voli del violino con un suono discreto, quasi sommesso,
ma sempre rigoroso e preciso.Il trionfale applauso del folto pubblico ha salutato il pieno successo
di questa bella serata di musica a Vercelli, che si viene sempre più
affermando in questi anni come uno dei centri vitali della cultura
musicale piemontese.
14 novembre Bruno Busca
Il quartetto d’archi di Salvatore Accardo per un nuovo lavoro di Fabio Vacchi
Ieri sera nella Sala Verdi del Conservatorio milanese per la Società del
Quartetto di fronte ad una numerosa platea il quartetto d’archi
del violinista Salvatore Accardo, completato da Laura Gorna, secondo
violino, Francesco Fiore alla viola e Rocco Filippini al violoncello, ha
tenuto un concerto con musiche
di Mendelssohn, Vacchi e Schubert. Dopo il Capriccio dall’Op.81
di Mendelssohn si è passati ad un lavoro importante commissionato dalla
Società del Quartetto al noto compositore bolognese Fabio Vacchi
eseguito in prima esecuzione assoluta.
Il Quartetto per archi n.5 rappresenta quindi il più
recente lavoro del genere del compositore e quello più complesso ed
impegnativo per dimensione (dura circa 40 minuti) con
cinque movimenti separati e strutturati simmetricamente intorno all’Adagio
centrale, l’unico
con titolazione espressiva. L’eccellente
equilibrio formale è ben ripartito in tutti i movimenti del
quartetto e una introduzione pacata sostenuta da linee musicali che
sembrano sorgere da lontano in una visione quasi cosmica del materiale
sonoro, rivela una cultura
molto attenta al mondo medio-orientale, non priva però di riferimenti a
compositori come Messiaen, per citarne uno. Il secondo e il quarto
movimento presentano una situazione ritmicamente più contrastante: due
scherzi che mostrano ancor più la visione unitaria dell'organico
quartettistico con un incalzare anche virtuosistico. Nel quarto
movimento, lo scherzo è diviso in più sezioni e certi modi compositivi
ricordano non solo il medio-oriente ma anche certa musica legata alla
cultura del migliore rock-jazz degli anni ’70. L’Adagio
centrale di profonda pacatezza riflessiva, è una coerente ricerca di
melodiche e timbriche dal sapore mistico nelle quali sembra di scorgere
un passato lontano. Molto bella la voce del violoncello immersa nei
glissandi degli altri archi. L’ultimo movimento conclude il quartetto
egregiamente con elementi armonici unitari dei quattro archi. I
riferimenti alla seconda scuola di Vienna non mancano ma il linguaggio
musicale di Vacchi, molto
personale, rimane tra i migliori nella produzione di questi ultimi due
decenni. Di grande rilevanza estetica l’interpretazione del gruppo
cameristico. Dopo l’intervallo ottima l’esecuzione del celebre
quartetto in re minore di
F.Schubert La morte e la fanciulla. Un bis: un Adagio da un altro
quartetto di Mendelssohn. Grande successo in una sala con molti
compositore venuti ad ascoltare il brano di Vacchi ed un pubblico
mediamente più giovane.
10 novembre Cesare Guzzardella
Ilya
Gringolts alle Serate Musicali
Vincendo il Concorso Internazionale Paganini nel 1998 il violinista Ilya
Gringolts, allora giovanissimo, ha iniziato una carriera solistica di
elevato livello artistico che lo ha portato nelle maggiori sale da
concerto mondiali. Ieri lo abbiamo ascoltato in Sala Verdi, ospite delle
Serate Musicali, in un programma non facile che prevedeva di
J.S.Bach la Sonata n.1 e la Partita n.3 e, di Eugène
Ysaye, le Sonate n. 1-2-3 op.27. La perfezione tecnica di
Gringolts ha trovato modo di esprimersi nelle musiche dei due
compositori definendo espressività
melodica, polifonica e timbrica. Specie nelle Sonate di Ysaye, grande
violinista e compositore belga, Gringolts ha dato prova di grande
spessore interpretativo. Le tre Sonate, parte del corpus di sei, sono un
alto esempio di come si possa sviluppare gli insegnamenti del passato,
Bach prima di tutti, per procedere in un linguaggio ancora più evoluto
e complesso. Le Sei Sonate op.27 di Ysaye sono dedicate a grandi
violinisti quali Szigeti, Thibaud, Enescu, ecc., e trovano soprattutto
in Bach, ma anche in Paganini i principali riferimenti. Splendide le
letture fornite da Gringolts. Successo di pubblico in una sala
purtroppo non completa.
9 novembre
Cesare Guzzardella
Il
Don Giovanni al Teatro Coccia di Novara
Inaugurata
sabato 6 novembre, con replica oggi, domenica 7, la Stagione lirica di
Novara, 2010-11, presso la consueta sede del cittadino Teatro Coccia. Il
cartellone proponeva al folto pubblico di affezionati, affluiti da tutta
la provincia, uno dei capolavori più affascinanti del teatro musicale,
il Don Giovanni mozartiano, in un allestimento coprodotto dalla
Fondazione Coccia, dalla Fondazione Donizetti di
Bergamo e dal Teatro del Giglio di Lucca . Nella buca la ORT Orchestra
della Toscana, duttile formazione d’impianto cameristico, di solido
mestiere, diretta per
l’occasione da Jari Hämäläinen (nella foto), giovane, ma già
collaudata bacchetta finlandese, specializzato nel repertorio
operistico, nel quale svaria da Mozart a Hindemith. Già affermato in
area tedesca, ci risulta abbia cominciato solo quest’anno a dirigere
in Italia (Genova e Roma): nell’esecuzione
del 7/11, cui abbiamo assistito,ci è piaciuta la sciolta sicurezza del
gesto, sempre esatto negli stacchi e attento alle sfumature, come ha
subito rivelato fin dal primo tema dell’Allegro
dell’ Ouverture,
banco di prova della sensibilità dell’interprete con le sue sensuali
salite cromatiche e i suoi vitali scatti sincopati, in cui è
l’essenza musicale del personaggio di Don Giovanni. Naturalmente,
un’opera di teatro per
musica nasce dall’incontro tra una ‘regia musicale’ e una ‘regia
teatrale’, affidata, quest’ultima, a Bruno Berger-Gorskj, viennese
con all’attivo già un’ottantina di titoli d’opera. Ci è parso
che del Don Giovanni Berger-Gorskj abbia dato un’interpretazione tesa
a far prevalere sugli elementi giocosi il tema “tragico” della
condanna e del misterioso destino di morte che incombe sul sensuale eroe
libertino, sottolineato da una scenografia sobria, firmata dal ceco
Daniel Dvorak, che alternava uno sfondo di palazzo, da tragedia
rinascimentale, a fondali astratti, “metafisici”, avvolti da una
tenebra dal chiaro significato simbolico, con tocchi di realismo
“cinematografico”, come la macchia di sangue sul cadavere del
Commendatore nella scena iniziale e
nel finale le immancabili, nubi svaporanti e fiamme d’inferno che inghiottono il protagonista,. Per quanto
riguarda il libretto, la scelta (che condividiamo) è stata quella di
attenersi alla versione praghese del testo, tagliando quasi tutte le
scene ed arie aggiunte per la ‘prima’ viennese, salvo l’aria di
don Ottavio Dalla sua pace dell’Atto I., con l’effetto di più
serrata concentrazione d’intreccio. Infine, i cantanti: nella
rappresentazione del 7 il ruolo di Don Giovanni era ricoperto dal russo
Abdrazakov, baritono di duttile e solido impasto vocale, ma che a nostro
avviso non è andato oltre una diligente interpretazione della parte,
senza dare voce alla insondabile ambiguità dell’eroe mozartiano, tra
sensualità pura e luciferina sfida al trascendente. Non ci è
dispiaciuta la romena Nicoleta Ardelean, nella parte di Donna Anna,
patetica senza eccessi, da applausi nell’aria Or sai chi l’onore,
mentre ci pare ancora bisognosa di maturare la giovane soprano
armena Arpine Rahdjian, una Donna Elvira un po’ impacciata, specie nei
registri più bassi. Apprezzabile, infine, la prestazione di Pietro
Toscano, a suo agio nel ruolo di “buffo” con Leporello e quella dei
personaggi “minori”, da L. Ferrando (don Ottavio) a L. Leoni (Masetto)
ed Ewa Majcherczyk, simpatica e briosa Zerlina.Un prolungato applauso ha
salutato cantanti e orchestra alla fine dello spettacolo, a prova del
suo pieno successo.
8 novembre Bruno Busca
Musiche di Paganini al XIII
Viotti Festival di Vercelli
Con lo spettacolo Niccolò
Paganini volge al suo termine la rassegna dedicata alla musica
cameristica I
tre concerti fuori abbonamento
del XIII Viotti Festival. Una manifestazione extra festival che ha avuto un seguito
inaspettato, soprattutto tra i giovani che hanno risposto solerti a
questo nuovo progetto ideato e organizzato dall’Associazione Camerata
Ducale e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Vercelli.
L’ultimo appuntamento è previsto per
sabato 13 novembre 2010 alle ore 21.00 presso il Salone Dugentesco di
Vercelli, con Guido Rimonda/violino
e Maurizio Preda/chitarra
impegnati nelle sei composizioni che costituiscono il terzo volume del Centone di Sonate di Paganini. Una serata incentrata sul genio
musicale del maestro genovese e sugli strumenti che più amava. Infatti,
non tutti sanno che Paganini, oltre ad essere un grande violinista, era
anche un eccelso chitarrista. Da
non perdere
8 novembre dalla redazione
Continua la rassegna cameristica all'Auditorium di l.go Mahler con la
presenza di ottimi pianisti. Ieri Maurizio Baglini ha ottenuto grande
successo di pubblico eseguendo i 12 Studi di esecuzione trascendentale
di Franz Liszt. I bellissimi studi lisztiani noti per la difficile
possibilità di esecuzione prerogativa
dei pianisti più coraggiosi, raramente vengono eseguiti integralmente e
solo pochi interpreti riescono a rendere tangibile la poetica
dell'ungherese. Baglini è uno di questi. La sua mirabile capacità
tecnica è superata dai modi espressivi equilibrati che mettono in
risalto le linee melodiche, le armonie e i continui contrasti di questi
incredibili studi.Il pianista trentacinquenne, dopo avere avuto
importanti riscontri al Concorso Chopin di Varsavia e al Busoni di
Bolzano, ha vinto il Word Music Piano Master di Montecarlo. Da oltre
dieci anni è ospite delle più prestigiose sale da concerto
internazionali. Ieri i 12 Studi sono stati anticipati da quattro Sonate
di Scarlatti e da due brani di Chopin: la Barcarola op.60 e la Ballata
n.1 in sol minore. Bellissimo Scarlatti eseguito in modo vellutato e
trasparente, bene Chopin. Ricordiamo l'ultima incisione per la Decca di
Baglini con i 12 Studi di Liszt. Lunghi applausi anche per il bis: di
Rossini-Liszt la celebre cavalcata
dal Guglielmo Tell del pesarese. Da ricordare.
7
novembre Cesare Guzzardella
Il balletto Onegin alla Scala
Ultima replica il 13 novembre alla Scala per Onegin, il balletto in tre atti
ispirato al poema di Puškin su musiche
di Caikovskij. La rappresentazione di ieri ha ottenuto un meritato
successo in una sala colma di pubblico. Le romantiche coreografie di
John Cranko nella ripresa di Agneta e Victor Valcu e le scene e i
costumi di Pierluigi Sammaritani (i costumi anche di R.Guidi di Bagno)
splendidamente illuminati da Steen Bjarke lasciano un segno indelebile
nel panorama del balletto più classico. Ieri abbiamo trovato il
protagonista Onegin nell'interpretazione di Massimo Murru, Tat'jana
splendidamente danzante con Emanuela Montanari, Ol'ga nelle
movenze di Deborah Gismondi, Lenskij con Eris Nezha, la Vedova
Larin con Sabina Galasso e il Principe Gremin nella
persona di Matteo Buongiorno. Corpo di ballo (foto Archivio Scala)
eccellente e ottima la direzione musicale di Ermanno Florio. Un
bellissimo balletto all'insegna della grande tradizione classica. Da non
perdere.
6 novembre C G.
Grande successo di Carmen alla Scala
E'
tornata alla Scala Carmen, l’opera di
Georges Bizet più rappresentata al mondo. E’ tornata nella riuscita
regia di Emma Dante, autrice anche dei bellissimi costumi. Dopo
l’ottima direzione di Barenboim del dicembre scorso troviamo ora un
grande della bacchetta quale Gustavo Dudamel, la giovane “scoperta”
di Abbado che ci ha stupito ieri sera in un teatro al completo per la
sua musicalità stravolgente: una direzione energica, ricca
d’espressività in ogni dettaglio e attenta alle voci soliste.
L’opera del francese,
su libretto di Meilhac e Halévy, è splendida anche per la grande
teatralità che impone un notevole grado di abilità recitativa degli
interpreti e anche in questo i protagonisti della seconda recita di ieri
sera sono stati all’altezza. La
musica di Bizet costruisce l'azione scenica nella forma e nella sostanza
dei contenuti. Ottime le voci con Don José nella morbida
voce - bellissima nei toni alti - di Bryan Hymel, Carmen nella
sensuale voce di Elena Maximova, Escamillo nella corposa e
lucente voce del bravissimo Alexander Vinogradov( foto). Bravi anche Alexia
Voulgaridou in Micaela, Adriana Kucerova in Mércèdes,
Tara Venditti in Frasquita e gli altri. Un plauso al coro
preparato da Bruno Casoni. Valide le scene di Bruno Pedruzzi illuminate
da Dominique Bruguière. Le
scene, essenziali e geometriche, sono completate dai numerosi personaggi
che entrano di continuo in scena creando un movimento coreografico vario
e in sintonia con l'incredibile varietà musicale. Dei quattro atti,
solo il terzo trova un calo espressivo nella scelta scenografica.
Grandissimo successo. Da non perdere. Prossime recite il
2-4-6-9-14-18-novembre. Nelle recite del 2-6-9-18 n. il ruolo
di Carmen sarà sostenuto da Anita Rachvelishvil (nella foto- Archivio
Scala)
1 novembre Cesare Guzzardella
XXV
Concorso Lirico Internazionale “Iris Adami Corradetti”
E’ croato il vincitore della XXV Concorso Lirico Internazionale
Iris Adami Corradetti.
Goran
Juric, basso, ha vinto il primo premio per il
“Corradetti” di Padova.Era ormai mezzanotte passata quando la giuria
del XXV Concorso Lirico Internazionale Iris Adami Corradetti presieduta
da Mara Zampieri comunicava le sue decisioni - dopo
l’esibizione in concerto dei dodici finalisti al Teatro Verdi
di Padova - dei tre candidati giunti in finale.Per i
cantanti si è trattata di una prova pubblica in concerto accompagnati
dall’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta diretta da Francesco Rosa
presentando due arie scelte dalla Commissione.
La giuria ha scelto la voce del basso Goran Juric ( foto)croato,
27 anni che ha già ottenuto un riconoscimento dell’Opera
Nazionale di Bratislava e di Praga. Il concorso “ Iris Adami
Corradetti” è sostenuto dall’amministrazione comunale di
Padova ed il numero di giovani artisti che vi partecipano é
notevolmente cresciuto (una media di 150 ogni anno), alimentando di
conseguenza le aspettative di una futura carriera. Altri classificati il
soprano Elisabeth Stevens e Romina Tomasoni , mezzosoprano.(foto).
1 novembre dalla redazione
OTTOBRE
Cristiano
Burato alle Serate Musicali
Il
pianista Cristiano Burato ha tenuto venerdì scorso un concerto al Dal
Verme per le Serate Musicali. Il programma prevedeva una
“Maratona Chopin” nella quale del celebre polacco sono state
eseguite tutte le
Polacche, compreso l’Andante spianato e Grande Polacca brillante
op.22 e 4 Notturni. Due ore di musica ininterrotta per una
eccellente interpretazione. Burato, affermato pianista, vincitore tra i
tanti del prestigioso Premio Ciani nel 1996 (giuria presieduta da
Riccardo Muti) ha un modo molto personale di intendere il grande
polacco. I tempi, a volte dilatati, sono ricchi di contrasti dinamici e
ci rivelano uno Chopin introspettivo, espressivo anche nei dettagli ben
rilevati dal pianista. La completa interiorizzazione di ogni elemento
strutturale pone l’interprete nella completa restituzione di ogni
frase sempre ricca di chiarezza melodica in un contesto di elevata
coerenza formale. Tra i Notturni e le Polacche abbiamo ascoltato una
valida e originale reinterpretazione di Hans Fazzari di uno dei Canti
polacchi chopiniani e precisamente Wiosna- La primavera.
Grande successo di pubblico. Prossimo concerto lunedì 8 novembre con il
violinista Ilya Gringolts. Da non perdere.
31 ottobre C. Guzzardella
Prossimamente
Don Giovanni
al Coccia di Novara
Sabato 6 novembre 2010 alle ore 20.30 e domenica 7 novembre 2010 alle ore 16.00 per la Stagione Lirica 2010-2011 presso il Teatro Coccia di Novara avverrà la messinscena di Don Giovanni di W.A.Mozart. Maestro Concertatore e Direttore Jari Hämäläinen, regia di Bruno Berger-Gorski e scene-costumi di Daniel Dvorák. Orchestra e Coro ORT Orchestra della Toscana.
30 ottobre dalla redazione
Mirco
Ceci per La
Società dei Concerti
La Società dei Concerti ha
ospitato ieri in Conservatorio il giovane pianista Mirco Ceci. Ha
ventidue anni
e ha vinto numerosi conconcorsi internazionali
e tra questi il Premio
Venezia nel 2007. Sostenuto da una solida tecnica pianistica, Ceci
ha mostrato equilibrio formale e chiarezza espressiva nei brani
eseguiti. Ottimo l'Haydn della Sonata
in mi bem. Maggiore Hob.XVI/52, brano che ha introdotto il concerto.
Molto bene Chopin nello Scherzo
n.2. Ha conclusione della serata abbiamo ascoltato ancora Chopin con
l'impegnativa Sonata n.3 in si minore Op.58. Ceci ha fornito una buona
interpretazione ma ancora lontana dai livelli che un lavoro di grande
difficoltà espressiva e di difficile equilibrio formale come la terza
sonata chopiniana impone. Validi i tre bis, soprattutto i due Studi di Chopin.
28 ottobre C.G.
Michail Lifits per la Società del Quartetto
E' nato in Uzbekistan e ha
ventotto anni il pianista Michail Lifits. Ha suonato ieri in
Conservatorio per la Società
del Quartetto dando prova di virtuosismo e musicalità. Tra i
numerosi concorsi internazionali vinti certamente il Busoni di Bolzano
è quello più prestigioso e anche il più recente. Interessante il
programma presentato in Sala Verdi con Schumann nella prima parte del
recital e Liszt nella seconda. Dopo le brevi e virtuosistiche Variazioni
sul nome Abegg op.1
abbiamo ascoltato Carnaval op.9 lavoro di Schumann tra i più
celebri e significativi. Ottima l'interpretazione fornita: grande
virtuosismo con una tecnica sicura ed estroversa che a volte si fa
notare più della poesia schumanniana. Più intensamente espressivo il
capolavoro di Liszt ascoltato dopo l'intervallo. Nella
Sonata in si minore Lifits ha centrato la poesia lisztiana
specie nei momenti più pacati e riflessivi del brano. Ottimo il
rapporto tra i differenti e contrastanti piani sonori e spessore
interpretativo di alto livello. Due i bis e tra questi un Notturno di
Chopin particolarmente meditato e genuino. Grande successo di pubblico.
27 ottobre Cesare
Guzzardella
Simon Trpceski alle Serate Musicali
Per la seconda volta presente alle Stagioni delle Serate
Musicali, il pianista macedone Simon
Trpceski ha
tenuto ieri sera un concerto in Conservatorio impaginando un programma
incentrato su Chopin e presentando anche un brano in prima esecuzione
italiana di Pande Shahov intitolato Songs
and Whispers (Canzoni e sussurri). Suona bene Chopin Trpceski, con
andamenti lenti e meditati che mettono in risalto il suo suono luminoso
e riflessivo. In programma le 4
Mazurche op. 24, la celebre
Mazurca op. 17 n.4 e 4 Notturni
(op.32 n.1 e 2 e op. 48 n.1
e 2) del grande polacco. Dopo il breve brano dalle Stagioni op.37 -ottobre-
di Ciaikovski, Trpceski ha presentato la Suite
in 6 movimenti del macedone Pande
Shahov. Il lavoro trae spunto da alcuni frammenti di brani di Chopin e
da motivi tradizionali del folclore macedone. Ben scritto, il lavoro
trova riferimenti in Bartòk, certo minimalismo e il jazz. Ottima
l'interpretazione di Trpceski. A conclusione della serata abbiamo
ascoltato una eccellente esecuzione della Toccata
di S. Prokof’ev che ha rivelato tutte le doti virtuosistiche del
pianista. Grande successo di pubblico e due bis: ancora Chopin e una romanza
senza parole di F.Mendelsshon.
26 ottobre
Cesare Guzzardella
Prossimo appuntamento al Viotti Festival di Vercelli
Dopo il bel riscontro di pubblico avuto al concerto dei Pentabrass, continuano gli appuntamenti dedicati ai gruppi cameristici inseriti nella rassegna I tre concerti fuori abbonamento del XIII Viotti Festival. Sabato 30 Ottobre alle ore 21.00, presso il Salone Dugentesco di Vercelli, il quartetto di percussioni Catubam presenterà lo spettacolo Otium et negotium. Il titolo, tratto dal detto latino “tempo libero e lavoro”, pone l’accento su i due momenti opposti ma integranti della vita. Ma non solo, perché il concerto dei Catubam è un viaggio nei continenti e i loro ritmi più segreti, attraverso l’utilizzo di strumenti dalle varie coloriture e provenienze come la marimba, vibrafono, xilofono, congas, bongos, timbales, glockenspiel e batteria jazz. Per ulteriori informazioni: Da lunedì a venerdì orario ufficio Comune di Vercelli: 0161 596277 – 0161 596369 Associazione Camerata Ducale: 011 755791 www.viottifestival.it www.camerataducale.it
Grande
successo per L'elisir d'amore
scaligero
Ultime due repliche alla Scala per l'opera di
Gaetano Donizetti L'elisir d'amore.
Grandissimo il successo tributato
dal pubblico che ha affollato la sala del Piermarini sino alla replica
di ieri sera. Le ragioni sono evidenti. Come primo elemento troviamo la
bellezza dell'opera donizettiana, tra le più gradevoli, divertenti e
ricche di arie della lirica ottocentesca. Il genio
bergamasco in pochissimo tempo, qualche settimana, ha costruito
sul libretto di Felice Romani, dal francese Eugène Scribe, una musica
che spesso ricordando Rossini contiene una serie di bellissime arie e
qualche capolavoro come
la celebre Una furtiva lacrima. La valida regia di
Laurent Pelly, anche costumista, e le garbate scene nella
tradizione di Chantal Thomas costituiscono un secondo fattore sinergico.
L'elemento forse più rilevante è la qualtà del cast vocale che trova
in Rolando Villanzon ( foto di M. Brescia-Archivio Scala) e il suo Nemorino
il punto di forza: una voce splendida e una recitazione perfetta anche
nella sua divertente mimica. Ma anche gli altri sono stati all'altezza:
bravissima Irina Lungu, Adina,
il superlativo Ambrogio Maestri, il dottore
Dulcamara, bravo Gabriele Viviani, Belcore
e anche Barbara Bargnesi, Gianneta.
Non dimentichiamo il meraviglioso coro, importantissimo in Donizetti,
preparato da Bruno Casoni. Direzione ottima quella di Donato Renzetti.
Ultime repliche il 25 e il
27 ottobre.
23 ottobre
Cesare Guzzardella
Il
XII° Concorso Internazionale di Violino"Città di
Brescia"
I nuovi paganini: oggi violinisti sconosciuti, saranno forse i grandi di
domani. In scena a Brescia il violino torna protagonista fino al 30
ottobre prossimi. Porte aperte alla città dalle 18 di giovedì 21 all’
AuditoriumSan
Barnaba di Brescia fino a domenica 24 per le prove eliminatorie dei
migliori giovani talentuosi strumentisti provenienti da tutto il mondo:
64 violinisti da 25 paesi, tra cui: Stati Uniti, Giappone, Australia,
Cina, Corea del Sud, Russia e numerosi paesi europei. Giovedì infatti
dopo il saluto dell'Assessore alla Cultura del Comune Avv. Arcai e del
Direttore Artistico Domenico Nordio seguirà l'appello dei candidati e
l'estrazione della lettera che segnerà l'ordine di esecuzione per tutte
le prove.
I giovani strumentisti saranno esaminati da una giuria internazionale di
grande prestigio, formata da famosi violinisti, quali Suna Kan
violinista turca (insignita dal governo francese dell’onorificenza “Chevalier
dans l’ordre National du Merit), Sonig Tchakerian violinista italiana
di origini armene, vincitrice del Concorso Internazionale di Musica da
Camera "Gui" di Firenze, Mihaela Martin violinista rumena
(vincitrice del primo premio di indianapolis USA), Marco Rizzi
violinista italiano (su segnalazione di Claudio Abbado ha ricevuto l’Europaische
Musickforderpreis come uno dei più interessanti violinisti della sua
generazione), Dora Schwarzberg (vincitrice della prima edizione del
Concorso “Città di Brescia”), Kyoko Takezawa una delle più
straordinarie e ricercate violiniste del nostro tempo (ha recentemente
ricevuto il prestigioso Idemitsu Award), e da Filippo Juvarra, direttore
artistico dell’Orchestra di Padova e del Veneto. Il concorso Città di
Brescia nasce nel 1979, per volontà di Mario Conter, con lo scopo di
valorizzare i grandi talenti e dare loro la possibilità di entrare nel
mondo concertistico. Organizzato dalla Fondazione Romano Romanini, con
la direzione artistica di Domenico Nordio, il concorso “Città di
Brescia” dal 2005 è stato ammesso alla Federation Mondiale des
Concours di Ginevra che riunisce le massime competizioni musicali
mondiali, un riconoscimento di altissimo prestigio che lo ha reso ancora
più ambito. Membro della WFIMC di Ginevra e patrocinato dall'Unesco, ha
ricevuto nel 2009 il Premio di rappresentanza del Presidente della
Repubblica Italiana.
Quattro le selezioni in programma: prova eliminatoria, semifinale,
finale I (recital) finale II (concerto con l’Orchestra dell’Accademia
di Musica di Schio, diretta dal M. Carlo Boccadoro), che si svolgeranno
all’Auditorium San Barnaba e al Teatro Sociale.
21 ottobre dalla redazione
Szczepan Konczal alle Serate Musicali
Ha venticinque anni il pianista polacco Szczepan Konczal e quest'anno è risultato vincitore del Concorso pianistico internazionale milanese SpazioTeatro89 , manifestazione rivolta alle giovani promesse del pianoforte. Suona bene il polacco e ieri al Dal Verme, davanti ad un folto pubblico, ha impaginato un programma incentrato su Chopin ma con un inizio di rarissima esecuzione: quattro brani di Ignacy Jan Paderewski, valente pianista, ottimo compositore ed affermato politico polacco vissuto tra il 1860 e il 1941. Diventato celebre per il Minuetto op. 14 n.2, eseguito molto bene da Konczal, Paderewski è autore anche di parecchia musica sinfonica e cameristica dimenticata. Valido ed eseguito benissimo il suo Notturno op.16 n.4 . Espressivo, meditato e trasparente anche il Chopin interpretato da Konczal, soprattutto nelle brevi ed intense Mazurche Op. 24 e nell'Andante spianato e Grande polacca op.22 eseguito con grinta e chiarezza timbrica. Unica pecca, imperdonabile!!, il pianoforte utilizzato: mancava l'accordatura e il timbro era di bassa qualità. Un bis di Chopin. Successo di pubblico.
20 ottobre. Cesare Guzzardella
Inaugurata a Vercelli la Stagione “2010-11” del Viotti Festival
All’insegna della gradevole estrosità l’inaugurazione, ieri sera 16 ottobre, della stagione 2010/11 (la tredicesima) del vercellese Viotti Festival, nel bel Salone dugentesco, per l’occasione restaurato in una parte della decorazione ad affresco. Come ha spiegato nel breve discorso introduttivo Cristina Canziani, infaticabile ed efficientissima responsabile organizzativa del Festival, nonché ottima pianista della Camerata Ducale, il clou sinfonico-concertistico della stagione, che “decollerà” a Dicembre, è preceduto, fra Ottobre e Novembre, da un breve ciclo cameristico, che intende offrire programmi capaci di unire qualità esecutiva e proposte inconsuete di ascolto. Il programma della serata ha visto protagonista una formazione che crediamo unica in Italia, il Pentabrass, un quintetto di ottoni, costituito nell’ormai lontano 1998 dalle prime parti dell’Orchestra del Regio e della Camerata Ducale di Torino: I. Buat e M. Rigoletti (tromba), Vincent Lepape (trombone), U. Favaro (corno), R. Colusso (basso tuba). L’impaginato, presentato con simpaticissima verve dal cornista Favaro, svariava dalla trascrizione di brani “classici”, come la Fuga in sol minore BWV 578 di J. S. Bach, o pot-pourri tratti dai balletti di Ciajkovskij o dalla Carmen di Bizet , fino a composizioni originali, come una Polka e un Tango di David Short (trombettista americano, da anni residente in Italia), dal divertente andamento parodistico, o Dances d’ailleurs dello svedese Anders Soldh (n. 1955). Naturalmente il rischio di un simile programma, per un tale insieme strumentale, è quello di scadere nel ‘bandistico’ (sia detto con tutto il rispetto per le bande musicali!), ma , altrettanto naturalmente, da questo rischio professionisti del calibro di un Buat e compagni si sono tenuti ben lontani: guidati dalle due magnifiche trombe, cui spetta la guida melodica dei brani, impeccabilmente sostenute negli intrecci accordali dalle altre voci strumentali, i musicisti del Pentabrass hanno fornito un’esecuzione di eccellente livello qualitativo, per pulizia di suono (davvero ammirevole la sontuosità ‘barocca’ della tromba di Buat), esattezza tecnica dei tempi e dei ritmi, dosaggio delle sfumature timbriche, nei limiti consentiti da questo tipo di strumenti. Tra tutti i brani in programma ci hanno particolarmente colpito la fuga di Bach, per la limpida resa nel fluire dei soggetti e dei controsoggetti, e lo scintillante bis, il famoso Harlem rag (1897), di T.Turpin. Scroscianti applausi da parte del folto pubblico presente hanno salutato la formazione al termine del concerto. Ci piace qui segnalare la durissima polemica contro le recenti battute sulla “cultura-panino” del ministro Tremonti, da parte dell’Assessore dott. Fossale, che, pur appartenendo allo stesso schieramento politico del ministro, in un intervento prima del concerto ha espresso con toni veementi la propria indignazione di ‘liberale e moderato’ per una “politica economica” dissennata e miope, che rischia di soffocare la più prestigiosa risorsa del nostro Paese, la cultura. Grazie, Assessore!
18 ottobre Bruno Busca
Il pianista polacco P. Anderszewski da alcuni anni è ospite delle Serate Musicali, spesso come solista, a volte in formazioni cameristiche o orchestrali. Particolarmente noto anche all'estero, merita pienamente il successo che sta ottenendo dimostrando ogni volta, e ieri sera ancor di più, di essere tra i migliori pianisti quarantenni. L'impaginato diviso tra Bach e Schumann è stato scelto con intelligenza in quanto di quest'ultimo sono state scelte opere molto vicine al grande di Eisenach e in prima italiana abbiamo avuto il piacere di ascoltare una efficace trascrizione pianistica dello stesso Anderszewski dei Sei Studi in forma di canone op.56. Brevi brani che certamente rimandano ai modi costruttivi di Bach. Conoscevamo bene il Bach preciso, trasparente e scorrevole di Anderszewski e nei due splendidi brani scelti, le Suite inglesi n. 5 e n.6 abbiamo trovato una resa musicale ancora più espressiva. Di Schumann, oltre il brano citato, è stata eseguita l'op. 133, Gesaenge der Frühe (Canti del mattino), lavoro tardo del musicista particolarmente suggestivo. Valida sotto ogni profilo l'interpretazione dei brani di Schumann, fecondo autore che ci auguriamo ancora di ascoltare presto dal polacco. Bellissimo il bis di Bela Bartòk. Da ricordare.
16 ottobre Cesare Guzzardella
Natalia Gutman ed Elisso Virsaladze inaugurano le Serate Musicali
E' iniziata alla grande la Stagione concertistica delle Serate musicali. Una programmazione con cadenza settimanale (alcune settimane con due concerti) che prevede la presenza di grandi solisti e di alcune fra le migliori formazioni cameristiche. Ieri sera in una Sala Verdi colma di pubblico - abbonati e non e una certa componente di giovani - Natalia Gutman ed Elisso Virsalazde hanno entusiasmato gli ascoltatori con tre brani per violoncello e pianoforte: i Phantasiestuke op.73 di R. Schumann, la Sonata n.2 op.99 di J. Brahms e la meno frequente Sonata op. 65 i F. Chopin. Senza ombra di dubbio ci siamo trovati davanti ad una coppia di interpreti russi eccellenti, provenienti da scuole musicali legate ai grandissimi Rostropovich e Neuhaus. I colori tersi del Guarneri del Gesù datato 1731della Gutman e le armonie precise e delicate della Virsalazde hanno sinergicamente trasmesso grande espressività alle tre fantasie di Schumann e alla celebre, incisiva e profonda sonata di Brhams. Meno pregnante, ma non per colpa del duo, la Sonata di Chopin che trova comunque splendida interpretazione nel pacato e luminoso Largo. Da manuale i bis con delle bellissime variazioni di L.v.Beethoven. Da ricordare.
12 Ottobre Cesare Guzzardella
Appuntamenti del Festival Viotti di Vercelli
Sabato 16 Ottobre alle ore 21.00 presso il Salone Dugentesco di Vercelli prende il via la rassegna I tre concerti fuori abbonamento del XIII Viotti Festival. Tre appuntamenti previsti tra ottobre e novembre dedicati alla musica cameristica, in cui si esibiranno gruppi dalle caratteristiche veramente singolari. Il primo concerto vede protagonista il quintetto d’ottoni Pentabrass, fondato in Italia nel 1998 con l’intento di far conoscere al grande pubblico, nazionale ed internazionale, le potenzialità degli strumenti a fiato. Il cartellone dei tre concerti prosegue con i Catubam in Otium et Negotium – sabato 30 ottobre 2010 / ore 21.00 – e con Guido Rimonda e Maurizio Preda in Niccolò Paganini – sabato 13 novembre 2010 / ore 21.00 –. La sede dei concerti e il costo dei biglietti rimane invariato rispetto al primo appuntamento in programmazione. Posto unico 8.00 euro
La redazione
Ramin Bahrami inaugura la Stagione da Camera dell'Auditorium di Milano
E' iniziata la Stagione da camera all'Auditorium di l.go Mahler che prevede la presenza di giovani interpreti, soprattutto pianisti, esibirsi il primo sabato di ogni mese alle ore 18.00. Alcuni di questi come l'iraniano Ramin Bahrami -ascoltato ieri in una sala con un pubblico inaspettatamente giovane- sono già affermati a livello internazionale. Esperto di J.S.Bach, Bahrami ha in attivo una sua notevole produzione discografica : dalle Suite Francesi alle Partite, dall'Arte della fuga alle Variazioni Goldberg e alle Sonate. E' bravo Bahrami, e il suo Bach certamente eccelle per equilibrio formale, coerenza e soprattutto per stile facilmente riconoscibile. Ieri nell'impaginato le monumentali Variazioni Goldberg sono state precedute dalla Suite Francese n. 5 in sol maggiore. Stupisce Barhami per la velocizzazione di alcune variazioni che lo portano a rendere accordi alcune repentine successioni di note, ma la qualità timbrica nei movimenti più pacati è sostenuta da una eccellente espressività. Splendido il concerto d'inaugurazione e nei bis ancora Bach. Prossimo appuntamento: sabato 6 novembre, alle ore 18.00 con il pianista Maurizio Baglini.
10 settembre Cesare Guzzardella
Rudolf Buchbinder inaugura la Stagione della Società dei Concerti
Inizio di Stagione brillante per La Società dei Concerti con un pianista di classe quale il viennese Rudolf Buchbindere e l'Orchestra della Svizzera italiana. Buchbinder, in veste anche di direttore, ha interpretato tre concerti pianistici. Il primo è tra i più celebri di Haydn, quello in re maggiore, il secondo una rarità quale il Konzertstück in fa min. Op.79 di Carl Maria von Weber e il terzo è il celeberrimo Concerto n.1 in mi min. Op.11 di Chopin. La vena classica interpretativa del pianista è stata evidenziata nel bellissimo concerto haydniano. La parte solistica, sempre sostenuta con eleganza, leggerezza e nitore coloristico, ha sottolineato le sorprendenti qualità interpretative di Buchbinder per i classici. Anche il romanticismo di Weber e soprattutto del grande polacco ha avuto un notevole risalto nei due concerti successivi. L'ottima intesa con l'orchestra svizzera, una formazione che da molti anni è apprezzata in tutta Europa, ha sinergicamente fatto risaltare i brani, specie quello di Chopin eseguito con una incisiva energia musicale nel primo e terzo movimento e con soave leggerezza nella celebre Romance centrale. Grande successo di pubblico in una Sala Verdi al completo.
7 ottobre Cesare Guzzardella
Il 19° Festival di Milano Musica è dedicato quest’anno al compositore francese Hugues Dufourt. La personalità poliedrica di Dufourt, anche filosofo, saggista e amante delle arti fugurative, verrà inquadrata presentando numerosi suoi lavori in ben sei concerti dei dieci previsti dalla rassegna Percorsi di musica d’oggi 2010. Nel corso della rassegna si terranno incontri, dibattiti, presentazioni di libri, e in quattro incontri - il 18, il 20 e il 27 ottobre al Centre culturel francais e il 23 ottobre al Teatro dell’arte- interverrà il musicista per proporre relazioni della musica con il mondo scientifico, filosofico e pittorico. Ieri sera al Teatro alla Scala, alla presenza di numerose personalità delle istituzioni e della cultura - nel teatro presenti molti musicisti- si è tenuto il concerto d’inaugurazione (in diretta su radio3). L’impaginato prevedeva tre brani: del norvegese Fartein Valen Le cimitière marin op.20 (1934), di Dufourt, in prima esecuzione italiana un brano del 2004, Le cyprès blanc per viola solista e grande orchestra; ultimo brano in programma la Sinfonia n.5 in mi bem. maggiore( 1915) del finlandese Jean Sibelius. Sul podio il parigino Frédéric Chaslin ha diretto con determinazione la Filarmonica della Scala mentre nel brano di Dufourt alla viola solista c’era il francese Gérard Caussé. Valido il brano di Valen eseguito con nitore coloristico dalla Filarmonica scaligera. Il brano di Dufourt, di non facile esecuzione anche per il contrasto netto tra le dinamiche aspre e voluminose dell’orchestra e il più tenue melodiare della viola solista (l’amplificazione utilizzata per l’occasione non era gran cosa!), al primo ascolto ci è apparso di poca trasparenza espressiva. Andrebbe riascoltato. Successo di pubblico e applausi al compositore salito sul palco. Avvincente l’interpretazione della Quinta sinfonia di Sibelius con eccellenti sezioni di fiati e archi sempre all’altezza. Peccato, nessun bis!
Prossimo appuntamento per mercoledì 6 ottobre con il Quintetto Bibiena (Conservatorio, Sala Puccini ore 20,30) che eseguirà musiche di Cassinelli, Corrado, Ligeti, Francesconi e Berio.4 ottobre Cesare Guzzardella
Buchbinder inaugura la Stagione 2010-11 della Società dei Concerti
Mercoledì 6 ottobre serata di inaugurazione della Stagione 2010-2011 per La Società dei Concerti. In programma musiche di Haydn, Weber e Chopin. Direttore dell’Orchestra della Svizzera italiana e solista al pianoforte Rudolf Buchbinder. Per informazioni:
tel. 02 - 66986956 - 66984134 www.soconcerti.it4 ottobre dalla redazione
CONVEGNO E CONCORSO INTERNAZIONALE DI CHITARRA CLASSICA “MICHELE PITTALUGA” – CITTÁ DI ALESSANDRIA
Sabato 2 ottobre ’10 si è tenuto presso l’Auditorium “Michele Pittaluga” del Conservatorio di Alessandria la 15a edizione del Convegno Internazionale di Chitarra. Come nelle precedenti edizioni del Convegno, anche quest’anno vi sono stati contributi da parte di musicologi e docenti di conservatori riguardanti il mondo della chitarra classica; tra gli altri è intervenuto il Mo Angelo Gilardino, con un’interessante relazione sul suo lavoro di ricostruzione e ricomposizione di un concerto per chitarra e orchestra di Alexandre Tansman, l’”Hommage a Manuel de Falla” , scoperto nel 2001. La partitura era stata scritta originariamente per chitarra e pianoforte ed è stata necessaria una sapiente trascrizione per orchestra, con chitarra concertante, come era nelle intenzioni del compositore. Tansman aveva proposto la sua composizione a Segovia, ma per vari motivi il grande chitarrista spagnolo non eseguì mai il concerto. Il risultato di tale lavoro, svolto in collaborazione con Frédéric Zigante, è un concerto che abbiamo potuto ascoltare in una versione eseguita dal computer, composto da cinque movimenti di carattere diverso, contenenti riferimenti al cante Jondo, ad alcuni elementi stilistici tipici del de Falla di “El Amor Brujo” e “El sombrero de tres picos”; nel quinto movimento si possono riscontrare anche chiari riferimenti a Stravinskij e persino a Gerschwin. Un altro grande compositore al centro della relazione del musicologo Danilo Prefumo, Direttore artistico della casa discografica “Dynamic”, è Nicolò Paganini, noto al grande pubblico soprattutto per il suo talento di virtuoso del violino. Prefumo ha posto il problema della scarsa conoscenza da parte degli interpreti chitarristi e dei musicisti relativamente alle composizioni per chitarra di Paganini. Per quasi due secoli di Paganini si conoscevano solamente le “26 composizioni per chitarra” e la “Grande sonata per chitarra con accompagnamento di violino”. Solo verso la fine degli anni ’70 Ruggero Chiesa curò un’edizione delle numerose Sonate e Ghiribizzi pubblicati con la casa editrice Suvini Zerboni. Nonostante ciò, ancora molto rimane da fare per riscoprire tutto il repertorio paganiniano per chitarra sola, e cameristico in quartetto con violino, viola e violoncello, e in trio con viola e violoncello. Molto appassionato è stato invece l’intervento di Gianni Nuti, Docente universitario, per la presentazione del nuovo Manuale di storia moderna della chitarra, ed. Berben 2009, che andrà ad integrare il già esistente volume primo relativo alla storia dello strumento dalle origini fino alla fine del 1800. Al di là dei criteri scelti per elaborare un manuale di storia moderna della chitarra dal ‘900 ai giorni nostri, che portano inevitabilmente a discriminare un compositore contemporaneo rispetto ad un altro, o addirittura a tralasciarne alcuni, Nuti pone l’accento sulla necessità che il nuovo manuale sia “aperto” a continue integrazioni, con contributi da parte di tutto il mondo chitarristico. Termina l’intervento con una apologia dell’insegnamento della chitarra classica alle nuove generazioni, frequentemente sviate dall’apprendimento dello strumento a causa delle nuove tecnologie.Vi sono poi stati nel corso della giornata brevi interventi musicali: Isabel Siewers, chitarrista argentina, membro della giuria 2010 del Concorso di Alessandria, ha eseguito brani di compositori del suo paese; Martha Masters, chitarrista americana, General Manager della Guitar Foundation of America (GFA), altro membro della giuria 2010, ha interpretato con un bel suono brani di Scarlatti, Piazzolla e Ponce. Anche András Csáki, vincitore della precedente edizione del concorso (2009), ha suonato impeccabilmente il preludio della suite per liuto in Mi maggiore di J.S. Bach e una roboante Rossiniana nr 3 di M. Giuliani. Al termine del convegno sono avvenute le premiazioni; il premio per la didattica è andato a Paola Coppi (docente di chitarra all’Accademia Internazionale di Musica di Milano); il premio per miglior CD a Tilman Hoppstock, chitarrista tedesco; il premio per la promozione dello strumento nel mondo alla già citata Martha Masters; premio per la “giovane promessa” a Riccardo Calogiuri; premio per la ricerca musicologica a Michael Macmeeken; infine il premio “una vita per la chitarra” al Maestro Alvaro Company.
Alla sera si è svolta presso il Duomo di Alessandria (invece che al Teatro Comunale, a causa di problemi di inagibilità), la finale della 43° edizione del concorso di chitarra “Michele Pittaluga”.Due dei tre finalisti hanno suonato il concerto nr. 1 op.99 per chitarra e orchestra di Mario Castelnuovo Tedesco; il terzo finalista ha invece eseguito il concerto di H. Villa Lobos. Il primo premio (13.000 euro) è andato alla chitarrista spagnola Anabel Montesinos (foto), con il concerto nr. 1 di Castelnuovo Tedesco, eseguito con molta attenzione per il fraseggio, l’agogica e in buona sintonia con l’orchestra. Molto bene anche il suono.Ha avuto il secondo premio il chitarrista croato Bulat Srdjan (foto a destra), che ha suonato ancora il concerto nr. 1 di Castelnuovo Tedesco; tecnica impeccabile, un bel suono, ma meno presente per l’aspetto musicale.Infine il terzo premio alla chitarrista coreana Park Kyuhee (foto), che si è cimentata col concerto di Villa Lobos, totalmente diverso dal punto di vista stilistico da quello di Castelnuovo Tedesco, ma l’idea musicale si è un po’ persa per strada nella complessità dell’esecuzione.4 ottobre Alberto Cipriani
SETTEMBRE
L'occasione fa il ladro
alla ScalaContinuano le repliche al Teatro alla Scala dell'opera buffa di Gioachino Rossini “L'occasione fa il ladro”. La farsa in un unico atto, una delle numerose composte dal pesarese, andò in scena per la prima volta nel 1812 al Teatro San Moisè di Venezia ottenendo un immediato successo sia per la freschezza e l'immediatezza delle musiche - alcune arie sono autentici capolavori melodici- sia per la divertente vicenda a lieto fine narrata dal librettista Luigi Prividali. La divertente piece teatrale, vista nella quinta rappresentazione di ieri, si è avvalsa di un valido cast vocale composto da alcuni solisti dell'Accademia di perfezionamento del teatro e precisamente di Jaeheui Kwon nel ruolo di Don Eusebio, Marika Gulordava in Berenice, Ji Han Shin nel Conte Alberto, Filippo Polinelli in Don Parmenione, Evis Mula in Ernestina e Valeri Turmanov in Martino. L'allestimento storico di Jean-Pierre Ponnelle, ripreso per la regia da Sonja Frisell, è stato sostenuto dall'ottima direzione musicale del giovane Daniele Rustioni ( foto Archivio Teatro alla Scala) che ha con efficacia diretto l'orchestra dell'Accademia del Teatro mostrando sensibilità artistica e affinità con la musica rossiniana. Meritato il successo ottenuto per un lavoro divertente e di ottima fattura. Prossime repliche il 27-28 settembre e l'1-4-7 ottobre.
27 settembre Cesare Guzzardella
Un grande Kissin conclude il ciclo Chopin-Schumann alla Scala
Non poteva concludersi meglio il ciclo di concerti organizzati dal Teatro alla Scala per commemorare i duecento anni dalla nascita dei due grandi romantici Fryderyk Chopin e Robert Schumann. Ieri sera infatti un grande pianista quale Evgenij Kissin e uno splendido direttore come il polacco Antoni Wit hanno terminato la rassegna che ha avuto anche come protagonisti nei mesi scorsi Zimerman, Pollini, Barenboim e Lang Lang. Nella prima parte della serata Kissin accompagnato dalla Filarmonica scaligera ha eseguito il Concerto n.2 in fa minore op. 21 del polacco, composizione meno presente nelle sale da concerto rispetto al più celebre primo concerto e caratterizzato da un Larghetto centrale da considerarsi tra le pagine più felici di Chopin. La parte pianistica, quasi sempre in primo piano, è stata interpretata con grande intensità emotiva dal russo. Il tocco energico, luminoso e ricco di sfumature ha fatto risaltare ogni dettaglio discorsivo. I meritatissimi e scroscianti applausi conclusivi hanno indotto Kissin ha ben tre bis - ma se gli orchestrali non si alzavano ne avrebbe fatti altri- e precisamente lo Scherzo n. 2 op.31 e i Valzer op. 64 n.1 e 2. Con questi celebri brani Kissin ha reso evidente la cifra eccellente del suo pianismo che lo pongono tra i pochissimi trenta-quarantenni grandi interpreti. Nella seconda parte del concerto un’ottima esecuzione della Sinfonia n.4 in re min. op.120 di Schumann diretta con profondità espressiva da Wit ha concluso con successo la splendida serata. Da ricordare.
26 settembre Cesare
Guzzardella
Federico Colli alla Galleria d’Arte Moderna
Continuano i concerti pianistici di MiTo con giovani interpreti dedicati a Chopin e Schumann. Nella bella cornice di Villa Reale in via Palestro ieri è stata la volta del ventiduenne bresciano Federico Colli. L’estroso pianista ha proposto di Schumann il Carnaval op.9 e di Chopin la Fantasia op. 49, la Ballata n.2 op.38 e lo Scherzo n.3 op. 39. Sostenuto da una tecnica solida e brillante, Colli ha dato il meglio nel bellissimo Carnaval schumanniano, composizione particolarmente articolata che trova nei spiccati contrasti tra i brevi movimenti -circa venti e ognuno con un sottotitolo - la sua originalità. Il bresciano è riuscito a cogliere lo spirito della composizione ottenendo una unità discorsiva di altissimo livello espressivo. Validi ma non allo stesso livello interpretativo, i brani di Chopin. Grande successo di pubblico.
22 settembre Cesare Guzzardella
Il giovane pianista Antonio Di Dedda per MITO
E' nato Milano nel 1992 Antonio Di Dedda e si è diplomato a soli 16 anni. Vive in provincia di Foggia. La vittoria del Premio Venezia 2009 sta dando una certa notorietà al giovane che ieri si è presentato nella Sala da ballo di Villa Reale, in via Palestro, presentando un impaginato che prevedeva la celebre Sonata op.35 di F.Chopin, la nota Fantasia op.17 e la Toccata op.7 di R. Schumann. Dotato di una sicura tecnica pianistica, Di Dedda ha affrontato con sorprendente facilità i brani proposti mostrando di penetrare maggiormente lo spirito romantico nella Fantasia schumanniana. Un ottimo pianista che certamente troverà nei prossimi anni una linea interpretativa più autentica. Successo di pubblico e un bel bis di Schumann con la prima delle Scene fanciullesche op.15.
19 settembre Cesare Guzzardella
Ultime repliche per Serata Forsythe, tre balletti ideati da William Forsythe, coreografo statunitense ma anche scenografo, costumista e autore delle luci. Meritato il successo di pubblico ottenuto nelle otto rappresentazioni già effettuate ( le prossime sono il 21 e il 23 settembre), segno che la danza moderna, quando è valida e ottimamente interpretata, arriva con immediatezza al pubblico. Artifact Suite è un omaggio alla danza classica rivisitata in modo molto personale da Forsythe. Dalle magnifiche note della Ciaccona per violino solo di J.S. Bach si dipana il geometrico balletto che ritorna con efficacia sulle note delle musiche per pianoforte di Eva Crossmann-Hecht. Le geometrie ben cadenzata del corpo di ballo scaligero trovano sostegno dalla valida ricerca musicale della Crossmann sospesa tra minimalismo e neoclassicismo dal sapore strawinskijano. Herman Schmerman, il secondo balletto visto, è ancora strutturato in due parti. Nella prima, Quintetto, un gruppo di cinque ballerini si alternano o danzano assieme definendo con chiarezza espressiva le graffianti note e le taglienti sonorità della musica di Thom Willems. Il successivo Passo a due, sempre su musiche di Willems, ha visto sulla scena due protagonisti quali Roberto Bolle e Marta Romagna (foto di M.Brescia -Archivio Scala). Si rimane stupiti della incredibile creatività gestuale impiegata dai due splendidi ballerini: lo statuario Bolle è perfetto nella danza moderna, ma anche la Romagna ha mostrato qualità coreutiche degne dei massimi interpreti elargendo una leggerezza gestuale senza uguali. Grandissimo successo. L'ultima parte della serata prevedeva In the middle, somewhat elevated, coreografia ripresa da Laura Graham. La musica di Willems, questa volta dal sapore ambient, è stata espressa con coralità e forte personalità dai nove ballerini presenti sulla scena. Al termine lunghi e fragorosi applausi. Da non perdere.
16 settembre Cesare Guzzardella
Tra i validi pianisti impegnati in questi giorni nelle serate dedicate a Chopin e Schumann segnaliamo certamente il trentunenne Alberto Nosé, pianista spesso presente sulle scene concertistiche internazionali e valente interprete dei romantici. L'impaginato presentato ieri nella bella Sala da Ballo della Galleria d'Arte Moderna era sicuramente impegnativo e di grande interesse: i 24 Preludi op.28 di F.Chopin e i 12 Studi Sinfonici op. 13 di R. Schumann. Stupisce la gestualità composta e riflessiva di Nosé che ci ha restituito uno Chopin di alto livello interpretativo. Il grado emotivo ed estetico di ogni preludio, quasi tutti suonati senza soluzione di continuità, è emerso in ogni dettaglio discorsivo e il dominio razionale dei brani ha reso l'esecuzione unitaria pur nei variegati contrasti che i brevi capolavori ci offrono. Splendido il risultato complessivo potenziato anche dallo strepitoso bis regalato al termine: un’intensa mazurca chopiniana. Ottima l'esecuzione delle Variazioni Sinfoniche di Schumann eseguite nella versione completa con le cinque variazioni postume: sonorità particolarmente orchestrali arricchite dall'eccessivo riverbero della sala. Splendido concerto e grandissimo successo di pubblico.
16 settembre Cesare Guzzardella
Romain Descharmes alla Galleria d'Arte Moderna
Continua per MITO la rassegna pianistica dedicata a Chopin e Schumann e questa volta con un trentenne pianista francese: Romain Descharmes. E' veramente bravo Descharmes, soprattutto perché ha rivelato una genuina personalità nel suo modo di affrontare i due grandi romantici. Le interpretazioni, iniziate con quattro notissimi Valzer chopiniani eseguiti in modo riflessivo e con una timbrica calda ben sostenuta dall'ottimo pianoforte Fazioli, sono proseguite con due Ballate, l'op.23 e l'op.38. Anche in questi celebri brani i tempi meditati e dilatati, hanno riempito l'elegante Sala da Ballo della Villa Reale con altrettanto eleganti sonorità ben evidenziate dal tocco personale ed espressivo del pianista. Anche con Schumann e precisamente con il Carnaval op.9, Descharmes ha mostrato intelligenza nel riempire di contrasti i numerosi movimenti del brano. Grande successo per un pianista che speriamo risentire al più presto a Milano. Prezioso il bis con un eccellente Scarlatti.
13 settembre Cesare Guzzardella
Continua la rassegna pianistica che MITO Settembremusica ha voluto dedicare a F.Chopin e R.Schumann e che vede giovani pianisti, alcuni già molto affermati, interpretare l’opera pianistica dei due grandi compositori. Nella Sala da Ballo di Villa Reale, alla Galleria d’Arte Moderna di via Palestro, ieri abbiamo ascoltato una delle più validi interpreti presenti sulla scena concertistica italiana. La ventottenne napoletana Mariangela Vacatello infatti è già nota al pubblico di appassionati per le sue invidiabili qualità interpretative che le hanno permesso di vincere alcuni noti concorsi internazionali ed ottenere piazzamenti importanti al Van Cliburn nel 2009 ed al Busoni nel 2005.(secondo posto) Tecnicamente impeccabile, ha dominato la tastiera con grintosa maestria eseguendo con espressività e sicurezza la Sonata n.2 in sol min. op.22 di Schumann, il Rondo’ op.16, la Polacca op.53 e l’Andante spianato e Grande polacca brillante op.22 di F. Chopin e trascrizioni lisztiane su lieder di Schumann tra cui il noto Widmung. Un programma che ha esaltato la musicalità della Vacatello e il suo tocco raffinato. Unico neo della serata era la pessima acustica della bellissima Sala da Ballo che certo non favorisce l’artista e non esalta tutti i dettagli timbrici espressi. Peccato! Questa sera alle 18.00 un’altra interprete: Albertina Dalla Chiara.
10 settembre Cesare Guzzardella
LUGLIO
Il Trio Albatros Ensemble e l’Associazione Musica Viva sono lieti di presentare la prossima edizione della Masterclass LeAltreNote che si svolgerà a Bormio dal 27 agosto al 5 settembre 2010 negli spazi gentilmente concessi dall’amministrazione comunale. Si tratta di un’iniziativa di formazione musicale tenuta da docenti di fama internazionale con una solida carriera sia come solisti che in formazioni da camera, una visibilità costante nei media e una discografia numerosa. Parallelamente alla masterclass e come naturale complemento del corso si realizza un Festival di concerti gratuiti aperti al pubblico con l'obiettivo di creare un'offerta d'intrattenimento culturale per la cittadinanza e i turisti dell'Alta Valtellina: un evento diffuso che si lega al territorio e avvicina l'emozione della musica ai paesaggi delle montagne lombarde.
Tutta la manifestazione sarà supportata da un'adeguata visibilità attraverso brochuere informative, articoli su riviste di musica, di turismo culturale e generaliste, quotidiani locali e nazionale, segnalazioni radiofoniche e servizi televisivi; parte della promozione avverrà inoltre via web con un sito dedicato e un blog-forum di discussione. Il 31 agosto e il 6 settembre ci saranno due concerti saranno all'Auditorium delle Terme di Bormio, importante realtà di sostegno al Festival che oltre ad ospitare le esibizioni trasmetterà i concerti in streaming. Speaker di tutte le serate darà Silvio Mevio. Per informazioni: Associazione Musicale LeAltreNote Milano tel. 347449168627 luglio dalla redazione
Quarta rappresentazione ieri sera alla Scala, con una prima mancante per lo sciopero contro i tagli governativi. Grandissimo successo quello tributato dal folto pubblico presente in sala. Abiti leggeri e chiari, camice spesso senza cravatta e pubblico mediamente più giovane hanno accolto il Barbiere di Siviglia, capolavoro di Gioachino Rossini e opera tra le più eseguite nella sala del Piermarini (foto Archivio Scala) e in tutti i teatri del mondo. La messinscena, per la regia, le scene e i costumi di Jean-Pierre Ponnelle -ripresa da Lorenza Cantini- è quella classica, sul palcoscenico scaligero dal 1969 ed è ancora la migliore. Valida la direzione rossiniana del giovane pesarese Michele Mariotti, maestro con già all'attivo un vasto repertorio lirico italiano. Cast vocale decisamente di alto livello: eccellente la voce di Joyce Didonato, Rosina, ottime quelle di Lawrence Brownlee, Conte di Almaviva, Giorgio Caoduro, Figaro, Bruno De Simone, Bartolo, Gabor Bretz, Basilio, Giovanna Donadini, Berta. Segnaliamo al fortepiano il bravissimo James Vaughan. Ancora sei le repliche: il 15, 17, 19, 20 ( con J.D. Flòrez) , 23 (J.D. Flòrez) e 24 luglio. Da non perdere.
14 luglio C. G.
Sette le rappresentazioni programmate alla Scala per il Faust di Gounod e ben tre quelle saltate per colpa dei tagli alla cultura che hanno trovato nelle rappresentanze sindacali del teatro scaligero i più agguerriti oppositori. Ieri si è svolta senza particolari stravolgimenti - un comunicato e un lieve ritardo d'inizio del quinto atto- la penultima replica del capolavoro del francese. Alla testa dell'Orchestra del Teatro il parigino Stéphane Denève ha diretto con dovizia di dettagli e timbrica francese l'eterogenea musica del Faust che alterna dolcissime melodie spesso sottolineate dal prezioso coro preparato da Casoni, a momenti d' intense e sonore dinamiche orchestrali. Valido complessivamente il cast vocale cha ha nella chiara ed espressiva voce, anche se non voluminosa, di Irina Lungu, Marguerite, il punto di forza (foto di M.Brescia- Archivio Scala). Altrettanto intenso Roberto Scandiuzzi, Méphistophélès: voce luminosa e voluminosa, e scenicamente molto presente. Bravi gli altri: Marcello Giordani, un Faust dalla bella timbrica, Dalibor Jenis, Valentin, Nino Surguladze, Siébel, Sylvie Brunet, Marthe e Olivier Lallouette in Wagner. Originale per leggerezza e prospettica profonda la scenografia studiata da Marius Nekrošius e sostenuta dalle riuscite luci di Marco Filibeck e dagli efficaci costumi di Nadezda Gultiajeva. La regia di Eimuntas Nekrošius convince quasi completamente trovando però momenti di stentata presenza scenica dei numerosi partecipanti alle luminose scene: pessima l'idea di togliere manualmente i libri aperti del filosofo Faust, ben disposti sulla scena del primo atto, accatastandoli uno sopra l'atro ed eliminandoli in modo impacciato. Veramente brutta quella culla sostenuta malamente in alto dal lungo e traballante palo. Avvincenti tutte le parti corali ben disposte nelle bellissime scene: si pensi, nella musica, a quel capolavoro assoluto di equilibrio formale orchestrale-vocale rappresentato dal celebre valzer nel finale del secondo atto. Complessivamente un buon Faust purtroppo mancante di tre repliche. Ultima replica il 5 luglio
3 luglio Cesare Guzzardella
GIUGNO
Grande
successo per il Paulus di Mendelssohn all’Auditorium
Ieri in
Auditorium l’ultima replica dell’Oratorio Paulus di
F.Mendelssohn-Bartoldy ha ottenuto un meritato successo. Sul podio una
bacchetta di valore quale Helmuth Rilling ha trovato l’eccellente Coro
Verdi
preparato dalla Gambarini e un’ Orchestra Verdi duttile e
all’altezza nel delineare le splendide armonie del complesso Oratorio.
L’equilibrio delle parti orchestrali e corali è stato favorito anche
dalla presenza di un ottimo cast di voci soliste: il soprano Simone
Schneider, il mezzo-soprano Bettina Ranch, il tenore Corby Welch e il
baritono-basso Kostantin Wolff. La grandiosità dell’opera espressa
con vigore ed incisività dall'orchestra e dal coro ha trovato momenti
di sublime interiorità ed intimità con l’intervento delle voci
soliste. Grandissimo successo. Da ricordare.
21 giugno C.G.
Non ha
ancora 18 anni la milanese Alice Baccalini, pianista diplomata in
Conservatorio all’età di quindici anni. Ieri sera ha tenuto un recital
in Sala Verdi per la Società dei Concerti
impaginando un programma prevalentemente
romantico: Chopin, Schumann e al termine, Prokof’ev. Conosco bene
Alice e nel gennaio 2006 recensivo un bellissimo concerto tenuto in Sala
Puccini nel quale l’allora tredicenne suonava con grinta Mendellssohn,
Debussy, Shostakovich, Messiaen e, di Schumann, la medesima sonata
ascoltata ieri, la n.2 in Sol min. op.22. Bene, da allora Alice,
già bravissima, ha fatto molta strada e adesso è una pianista matura,
anche se ancora molto giovane d’età, con uno stile definito e una
predilezione per le sonorità dei grandi romantici.
La Ballata n.1 op. 23, la Ballata n.4 op.52, l’Andante
spianato e Grande Polacca brillante op.22 del grande polacco
sembrano proprio essere stati composti per
interpreti con la sensibilità di Alice. Nei noti brani emergono
le peculiarità stilistiche ed espressive di Chopin e l'interpretazione
evidenzia una luminosità timbrica definita da un suono tondo e perlato.
A
parte l’invidiabile tecnica priva di ogni incertezza, è anche nei
contrasti dinamici sottolineati da un andamento sostenuto che Alice
mostra maturità interpretativa. Anche la bellissima Sonata
n.2 di Schumann, un brano di raro ascolto che meriterebbe una
maggiore frequentazione, è emersa con grande sicurezza e rigore
stilistico. Bravissima Alice nel rilevare le parti sottolineando
con efficacia gli elementi melodici anche quando l’andamento è molto
rapido. Virtuosismo ricco di espressività quello del
brano che concludeva ufficialmente il concerto, la Sonata n.2 in Re
min. op.14 di S. Prokof’ev. Due i bis tra cui il verdiano Bella
figlia dell’amore dalla notissima Parafrasi da Rigoletto di
F.Liszt. Grande successo in
una sala colma di pubblico.
19 giugno Cesare Guzzardella
Till
Fellner alle Serate
Musicali
È viennese il pianista Till Fellner. Allievo di
Brendel, Maisenberg e Schuster, nel 1993 ha vinto il primo premio al
prestigioso Concorso
Internazionale "Clara Haskil". Ha collaborato con i
massimi direttori d'orchestra.
Ieri sera, in
Conservatorio, ha tenuto un ottimo concerto con un tutto Beethoven
interpretando le ultime tre sonate pianistiche, le opere 109-110 e 111. Summa
della produzione pianistica di Beethoven, è molto interessante sentirle
insieme per rendersi conto delle rinnovate modalità compositive del
grande tedesco. Tecnica curata, priva di imprecisioni, suono chiaro e
luminoso, Fellner ha una timbrica tipicamente viennese che privilegia
l'equilibrio delle parti ottenuto senza eccessi e con smagliante fluidità.
Un Beethoven pieno di grazia che piace per la chiarezza espositiva e la
riduzione al semplice delle situazioni più complesse;
un'interpretazione priva di quei contrasti dinamici quali siamo abituati
e tipici del Maestro di Bonn, che ci rivela una cifra diversa da quella
storicizzata dai grandi interpreti. Ma è molto piacevole. Sala Verdi
con molti posti liberi: ai mondiali calcistici giocava l'Italia ma dei
risultati, 1 a 1 quello calcistico, siamo più soddisfatti noi
ascoltatori di musica che il popolo dei tifosi. Peccato, nessun bis.
15 giugno
Cesare Guzzardella
Concerto
in memoria di Carlo Maria Giulini all’Auditorium
Era
dedicato a Carlo Maria Giulini nel quinto anniversario della sua
scomparsa, il concerto tenuto dalla Sinfonica Verdi all’Auditorium e
condotto da Xian Zhang. L’ultima replica ascoltata ieri ha rivelato una
ottima direzione ed una valida interpretazione sia del Concerto in Re
magg. per violino e orchestra op.61
di L.v. Beethoven, sia della Sinfonia n. 1 in Re magg. di Gustav
Mahler. Al violino solista nel concerto beethoveniano c’era Jennifer
Koh. Virtuosa dello strumento, la Koh, statunitense ma figlia di
coreani, ha vinto nel 1994 la Tchaikovsky Competition ed è
particolarmente nota come interprete del repertorio contemporaneo. Ha
eseguito infatti nelle più importanti sale da concerto americane ed
europee brani di Higdon,
Lieberson, Ligeti, Tan Dun, Harrison, ecc. Rilevante la sua
interpretazione del più celebre concerto solistico. La sua cavata
sicura, estroversa ed energica ha evidenziato ogni peculiarità del
brano che, anche nel profondo Larghetto è stato ottimamente
interpretato dalla Zhang e dalla Verdi. Splendido l’energico Bach
donato dalla Koh come bis. Grandissimo successo di pubblico. Prossimi
concerti il 17-18-20 giugno con Mendelssohn e l’Oratorio Paulus per
soli coro ed orchestra diretto da Xian Zhang.
13 giugno Cesare Guzzardella
Il Trittico Novecento alla
Scala
Continuano le repliche del Trittico Novecento al Teatro alla Scala,
due coreografie di George Balanchine, precisamente Balletto Imperiale e Il
figliol prodigo e una recente di Francesco Ventriglia, Immemoria.
Nell'ottava rappresentazione di ieri sera il “Balletto Imperiale”
costruito sul raro Concerto per
pianoforte e orchestra n.2 di P. I. Čaikovskij ha dato inizio
alle danze con una scenografia altamente classica nelle
quale i protagonisti, i bravissimi Marta Romagna - sempre elegante nel
suo inconfondibile stile- ed
Eris Nezha, unitamente ad Antonella Albano e tutti gli altri eccellenti
ballerini, hanno sottolineato in modo pregnante le squisitezze musicali
del concerto di Čaikovskij, splendidamente diretto da Alexander
Titov e interpretato con rigore ed
espressività dal pianista Vladimir Shakin. Dopo il primo intervallo
siamo passati alle musiche geometriche di S. Prokof'ev per la seconda
coreografia di Balanchine (foto di M.Brescia- archivio Scala) sulle
suggestive scenografie e con i costumi del pittore Georges Rouault. Un
quadro completamente diverso, per un complesso di movimenti spesso
asimmetrici e di intensa espressività sonora e visiva, ha accompagnato
gli eccellenti protagonisti nelle movenze di Maurizio
Licitra e Gilda Gelati. Bravissimi tutti e ottima la direzione
orchestrale. Finale fortemente segnato dalle note della Sinfonia n. 7
"Leningrado" di Šostakovič e dalla coreografia
appositamente costruita da Francesco Ventriglia, danzatore
del Teatro alla Scala con all’attivo diverse produzioni coreografiche
ma per la prima volta con una sua coreografia alla Scala. Avvincente il
lavoro con un gruppo numeroso di ballerini della scuola scaligera e con
le belle scene di Angelo Sala. Grandissimo successo. Prossime
repliche l’11 e il 12
giugno. Da non perdere.
11 giugno
Cesare Guzzardella
Luca Buratto per gli Incontri
musicali in Conservatorio
Non ha ancora 18 anni il pianista milanese Luca Buratto. Lo abbiamo
ascoltato ieri sera in Conservatorio in un concerto organizzato dalla Società dei Concerti per la
rassegna Incontri
musicali, importante iniziativa
che si rivolge ai giovani concertisti con l'intenzione di evidenziarne
le qualità musicali anche per un
eventuale inserimento nei circuiti
concertistici maggiori. Luca è molto
bravo. Ha impaginato un programma impegnativo dove le difficoltà
tecniche se non superate da una solida qualità virtuosistica possono
far traballare ogni pianista. Le bellissime Variazioni e fuga su un tema
di Haendel op.24 di J. Brahms, la matura Sonata op.109 di L.v. Beethoven e in conclusione, il coloratissimo e scultoreo Quadri di un' esposizione di M. Musorgskij hanno deliziato il
numeroso pubblico presente in Sala Puccini. Pianista equilibrato e di
solida tecnica, Buratto ha un suono preciso, sicuro e robusto, ma è
anche capace di momenti di delicata esplicitazione lirica. In tutti i
noti brani presentati ha rivelato una cifra espressiva riconoscibile per
efficacia timbrica, rigore ed equilibrio dinamico e la sua sicurezza
interpretativa rivela qualità già mature che verranno consolidate
artisticamente nel corso di una carriera pianistica che si annuncia
molto promettente. Al termine due avvincenti bis di Chopin e di Schumann.
Grandissimo successo.
8 giugno
Cesare Guzzardella
Louis Lortie interpreta Chopin alle Serate Musicali
Torna tutti gli anni in Conservatorio il pianista canadese Louis Lortie per
le
Serate Musicali. Questa volta ha voluto dedicare l'intero
concerto pianistico a Chopin impaginando un bellissimo programma nel quale
si alternavano alcuni tra i più noti
Notturni
alle quattro Ballate,
alla Berceuse
Op 57 e alla Barcarola
Op.60. Chopin, forse il musicista più eseguito dai
dilettanti e dai professionisti del
pianoforte, è anche il più
difficile da interpretare in quanto facilmente lo si banalizza rendendolo poco poetico. Pochissimi sanno entrare nello
spirito chopiniano con il giusto tocco, l'equilibrato e nitido fraseggio
e il giusto rapporto tra i contrastati piani sonori che spesso
determinano l'unità delle brevi o a volte lunghe composizioni. Pochi
sono stati i grandissimi interpreti: i Rubinstein, i Cortot, i Lipatti,
i Malcuzynski del passato trovano nel presente i grandissimi Pollini o
Zimerman e qualche giovane polacco adeguati successori. Molti invece
sono "solo" ottimi interpreti con momenti di spessore
artistico di livello. Tra questi ultimi Lortie rappresenta l'esecutore
che pur non evidenziando una timbrica polacca, trova momenti di
raffinata poesia soprattutto quando lo spartito segna maggiormente la
linea melodica e quando la sovrapposizione dei piani sonori è delicata
e non voluminosa. Modalità interpretative alla chansonnier francese
sono emerse nei notturni con una timbrica calda ben espressa dall'ottimo
pianoforte Fazioli. Molto
bene i notturni, la prima ballata, la berceuse. Splendidi i due Studi
proposti come bis. Grandissimo il successo di pubblico in una Sala Verdi
stracolma.
1 Giugno Cesare Guzzardella
MAGGIO
Rudolf Buchbinder per la Società
dei Concerti
Un programma romantico per il pianista viennese
Rudolf Buchbinder quello proposto mercoledì sera in Conservatorio.
Grandissimo interprete dei classici Mozart, Haydn e Beethoven,
Buchbinder ha proposto per la Società dei Concerti brani
notissimi di Schumann e Chopin. La Fantasia in do magg. Op.17
del tedesco, lo Scherzo n.2 op.31 e la Sonata n. 3
op.58 del polacco. Il pianista austriaco, tra i massimi interpreti
viventi, è dotato di una sorprendente tecnica definita una timbrica
luminosa e da un uso della dinamica sempre leggero ed equilibrato. Il
riferimento a Vienna nel suo modo interpretativo, città privilegiata
dei grandi pianisti Brendel o Radura-Skoda, è anche per Buchbinder evidente.
Questa volta proponendo solo i romantici, ha spostato il suo
privilegiato campo musicale, dove è eccelso maestro, in una direzione
diversa, dove grandissimi interpreti si sono cimentati
e dove l’idea compositiva dei due prodigiosi "romantici" è stata
assimilata nel corso di questi ultimi decenni da studiosi ed
appassionati. La musicalità del pianista e soprattutto la
sua lunga esperienza ci hanno rivelato ottime interpretazioni sia
per la celebre Fantasia schumanniana che per i noto brani di Chopin.
Chiarissimo il suo modo di far risaltare la parte melodica e ben evidenziati i piani sonori sostenuti anche da una mano
sinistra misurata ed equilibrata. Più genuino Schumann che Chopin, ma
l’interpretazione è di alto livello espressivo ed ha entusiasmato il
numerosissimo pubblico presente in Sala Verdi. Due i bis concessi con due
Studi di Chopin.
27 maggio C.G.
La chitarra di Bandini al Coccia di Novara
Ieri 26 maggio, a conclusione della Stagione cameristica 2010 di Novara,
presso il Teatro Coccia si è esibito come solista uno dei migliori
chitarristi italiani del momento, Giampaolo Bandini. Come si sa, la letteratura
per le sei corde, nell’ambito della musica cosiddetta “colta”,
comprende, accanto a partiture concepite originariamente per tale
strumento, una ricca messe di trascrizioni più o meno libere di pezzi o
temi pensati per altri
strumenti o per l’orchestra. Esempi di entrambi i tipi di composizione
erano dunque proposti dal ricco programma di sala: accanto a pezzi per
chitarra (Homenaje pour le Tombeau de C. Debussy di De Falla e Recuerdos
de la Alhambra e Fantasia sul Carnevale di Venezia del
compositore spagnolo tardottocentesco Francisco Tàrrega), trascrizioni
da D. Scarlatti (Sonate K1, K208, K27), da Debussy (Clair
de Lune dalla Suite Bergamasque), da Ravel (Pavane
pour une infante defunte), da Verdi
(Fantasia sul Trovatore di J.K. Mertz e Fantasia sullla
Traviata di J. Arcas). Bandini è chitarrista dalle inesauribili
risorse tecniche, capace di far suonare la sua Scandurra come un
pianoforte o un clavicembalo, affrontando i passaggi
musicali più ardui, eseguendo le più vertiginose grandinate di note, i
più sfumati effetti sonori, i più densi e perfetti armonici:
spettacolari, sotto questo profilo le due Fantasie verdiane, in cui il
virtuosismo diventa sfida ai limiti delle estreme possibilità delle sei
corde A noi Bandini è apparso davvero grande nella morbidezza e
nell’incredibile duttilità del tocco, che gli permette di creare pianissimi
di delicatezza addirittura commovente, fino all’estrema rarefazione
del suono, ridotto a un filo sottile sull’orlo del silenzio, come in
certi passaggi veramente coinvolgenti del Clair de Lune e della Pavane,
dove il pensiero musicale, grazie all’eleganza espressiva del solista,
si traduce in pura emozione spirituale.
Un vero spettacolo sonoro, dunque, quello offerto ieri sera a Novara da
Bandini, sottolineato anche dalla gestualità fisica del solista,
efficace nell’accompagnare lo sviluppo dei suoni, ora esaltandoli, ora
smorzandoli con accorti movimenti delle
gambe, delle spalle, della testa, quasi a guidare
l’ascoltatore-spettatore attraverso il percorso sonoro dello
strumento.Dopo i tre bellissimi bis , da Schubert , da Mertz e un tango
forse di Piazzolla, Bandini ha salutato il pubblico, numeroso e
plaudente.
27 maggio Bruno Busca
Evgenij Skovorodnikov al Castello di Galliate
Ieri sera, 22 maggio,
nella superba mole del Castello visconteo-sforzesco di Galliate (No), si è concluso il 6° Festival pianistico
internazionale organizzato
dalla cittadina piemontese, che si propone, con crescente successo, di
far conoscere al pubblico italiano pianisti stranieri poco noti da noi,
o perché giovani e agli
inizi della “carriera,”,o perché, per i meccanismi spesso
misteriosi della vita musicale internazionale (e nazionale), trovano
scarse occasioni per esibirsi nelle nostre sale. E’, quest’ultimo,
il caso di Evgenij Skovorodnikov, quasi cinquantenne pianista di solida
fama nel continente nordamericano e nell’Europa dell’Est,
soprattutto come interprete della musica pianistica russa dell’8’-‘900,
ma in Italia più presente in qualità di membro di giurie di concorsi
che come concertista. Ucraino di origine, formatosi nel conservatorio di
S. Pietroburgo, dove ha svolto anche attività di insegnamento,
vincitore del concorso “N. Lisenko”, uno dei più prestigiosi
dell’ex URSS, dal 1991 risiede a Vancouver. Il programma eseguito ieri
sera proponeva,
naturalmente, una scelta di composizioni di autori russi, tra i più
noti e amati dal grande pubblico: Ciajkovskij ( Dumka op. 59; Tema e
variazioni op. 19; Due ‘Stagioni’ Op. 37b: Ottobre/Dicembre; Scherzo
russo op. 1), Rachmaninov (Momenti musicali op. 16 n. 3 –4;
Etude-Tableaux op. 33 e op. 39) e Sciostakovich (Otto Preludi op.
34). L’interpretazione di Skovorodnikov ha esibito le doti più
caratteristiche di un pianista di scuola russa: superbo controllo
tecnico della tastiera, anche nei passaggi più veloci, agilità
stupefacente nella diteggiatura e nell’incrocio delle mani,
scintillante virtuosismo e particolare cura per l’effetto espressivo
del colore timbrico, soprattutto nella Dumka e nello Scherzo ciajkovskijani.
Ma il meglio della serata, a nostro avviso, sono state le esecuzioni dei
brani di Rachmaninov, in cui la ricerca dell’effetto timbrico si è
unita ad una finezza squisita nella resa del dettaglio più sfuggente e
ad una sofferta meditazione delle risonanze interiori del suono, anche
grazie ad un uso molto accorto del pedale del forte: assolutamente
memorabile il Momento musicale n. 3 in Si min., che ha
portato il pubblico a esplorare profondità sconosciute della musica del
compositore russo, accostandolo a certe atmosfere dell’ultimo Brahms.
Valida anche l’interpretazione dei Preludi di Sciostakovich,
che Skovorodnikov ha eseguito con una sonorità metallica e quasi
clavicembalistica, a suggerire la matrice “bachiana” dei pezzi del
Maestro di S. Pietroburgo. Ben
quattro bis , tutti da Chopin (nei quali peraltro è afiorata un po’
di comprensibile stanchezza del solista) hanno chiuso questa bella
serata di musica, davanti a un pubblico entusiasta, ma non numeroso: la
finale di Champions League dell’Inter era una concorrente troppo
difficile da battere.
24 maggio
Bruno Busca
Grande successo scaligero per Das Rheingold (L'oro del Reno-foto di
M.Brescia-Archivio Scala),
prologo in un atto della tetralogia wagneriana. Nella quarta
rappresentazione di ieri sera la Sala del Piermarini al completo ha
tributato calorosi applausi al termine della riuscita messinscena. Due
ore e trenta la durata dell'atto che senza soluzione
di continuità definiva le quattro scene affidate alla regia di Guy
Cassiers, anche scenografo. Ottima la scelta di non interrompere il
flusso tematico e musicale. Spesso i troppi, lunghi e
a volte inutili intervalli danneggiano la qualità dell'evento
artistico. Fondamentali le luci di Enrico Bagnoli, anch'esso scenografo,
validi i costumi di Tim Van Steenberger, gli interventi video di Klerkx
e D'Haeseleer e le coreografie di Sidi Larbi Cherkaoui. Ottimo il cast
vocale, ma il punto di forza della rappresentazione è la direzione di
Daniel Barenboim,
bacchetta wagneriana che con una mirabile capacità di sintesi musicale
trasforma la bravissima orchestra
scaligera in una compagine tedesca per timbrica ed espressività
nordica. Complessivamente valida e ben
inserita nel tessuto musicale, questa messinscena trova nella
ricerca luminosa, nelle proiezioni di immagini
su semplici elementi scenografici, a volte con sola funzione di schermo,
e nella rappresentazione coreografica gli elementi di novità. Una certa
freddezza stilistica del contesto scenografico e alcune scelte
contraddittorie - i giganti Fasolt e Fafner, il primo sulla scena nella
splendida voce di Kwangchul Youn, di bassa statura e magro e il secondo,
robusto, nella valida voce di Timo Riihonen, avevano proiettate le loro
ombre in verticale per
renderli giganti, ma le figure apparivano spesso decisamente snelle -
non sminuisce più di tanto l'efficacia del lavoro. Prossime repliche il
26 e il 29 maggio.
23 maggio 2010
Cesare Guzzardella
Per il terzo anno Viktoria Mullova, interprete di fama internazionale, offre
le sue eccelse abilità violinistiche a favore di Vidas. Nel bellissimo
concerto benefico di ieri sera in Auditorium,
in ricordo anche del compianto Alberto Malliani, l'abbiamo
ascoltata insieme al violoncellista
Matthew Barley(nella foto in basso) ed
al suo ensemble.
L'impaginato inconsueto prevedeva lavori di Bartók
e Kodaly ma anche di musicisti lontani
dal mondo musicale classico quali il gruppo
jazz-zigano francese Bratsch, il noto jazzista John Lewis e i Weather
Report. La Mullova, insieme a una ristretta cerchia di noti
interpreti quali ad esempio le
sorelle Labeque, il Kronos Quartett, Mario Brunello ecc.,
propone da non molti anni un accostamento di generi
musicali o di fusioni di genere, in questo caso
il jazz di Lewis, il jazz-rock
dei Weather Report e il
jazz folcloristico dei Bratsh. Punto
comune è l'elemento popolare che partendo dal folclore magiaro degli
ungheresi Bartok e Kodaly arriva alle
esperienze più raffinate del jazz e del folk. Validi i brani proposti:
da alcuni duetti per violino e cello di Bartok intervallati da brevi
improvvisazioni degli altri solisti, alla poco nota ma pregnante Sonata
per violino e cello di Kodaly eseguita in modo esemplare dai due
solisti. Particolarmente interessanti le rivisitazioni per Ensemble
- che vedeva anche il pianista jazz Julian Joseph e i percussionisti
Paul Clarvis e Sam Walton - di
alcuni brani del celebre gruppo jazz-rock degli anni '70 Weather Report.
La resa coloristica e musicale complessiva, accentuata dai virtuosismi
della Mullova, di Barley e dalla bravura degli altri protagonisti
è piaciuta molto al numeroso pubblico
presente in sala. Ricordiamo che chi volesse sostenere Vidas può
telefonare al numero 02-72511.1 o consultare il sito www.vidas.it.
20 maggio Cesare Guzzardella
Un
gradito ritorno, ieri al Coccia di Novara per la Stagione concertistica
da camera, del giovane pianista calabrese Giuseppe Albanese, con un
programma che proponeva l’Appassionata op. 57 in fa min. di
Beethoven, la Fantasia in fa min.op.49 di Chopin e infine la Fantasia
in do magg. op.17 di Schumann:
un impaginato intelligente, disegnato come una sorta di storia esemplare
delle forme pianistiche
ottocentesche, dalla forma-sonata, portata al suo grado estremo di
tensione da Beethoven, alla sua dissoluzione ad opera della cultura
musicale romantica. E un programma, aggiungiamo, particolarmente adatto
ad esaltare le doti di Albanese, che già avevamo avuto modo di
apprezzare: la lucidità e nitidezza di fraseggio davvero impressionante
e la gamma dinamica di un’ampiezza e potenza alla Richter . Il
completo dominio tecnico della tastiera, nelle parti più dense e
concitate delle tre partiture, come gli sviluppi dei movimenti in
forma-sonata nell’Appassionata e nella Fantasia schumanniana, si
accompagna ad una sensibilità matura per le zone più liriche e
interiori del testo musicale, come certi passaggi delle variazioni
dell’Andante con moto dell’op. 57 del Maestro di Bonn o lo
stupendo, sognante Lento conclusivo dell’ampio brano di
Schumann. Allo stesso modo, nell’esecuzione della Fantasia di Chopin,
Albanese si è tenuto lontano da un’interpretazione puramente
muscolare dei momenti più “trionfali” del Tempo di marcia, ponendo
il suo acrobatico virtuosismo al servizio di una partecipazione emotiva
‘viscerale’. In tutti e tre i brani, insomma, Albanese ha confermato
di essere ormai ben più che una promessa del panorama musicale
nazionale di questi anni, grazie ad un suono sempre intenso, rotondo e
brillante, forse da approfondire ancora nelle zone più sfumate del
colore. Travolgente il successo di pubblico dopo i bis, Debussy (Giardino
sotto la pioggia) e Mendelssohn (Una romanza senza parole).
19 maggio 2010 Bruno Busca
Brunello
e Afanassiev per le
Serate Musicali
Mario Brunello è tornato in Conservatorio per le Serate Musicali accompagnato dal
pianista russo Valery Afanassiev. Il
programma eterogeneo prevedeva due Sonate per violoncello e pianoforte
di J. Brahms, l'op.38 e l'op.99,
la Sonata per violoncello solo di G. Ligeti e il Klavierdtücke D946 n.2 per
pianoforte di F. Schubert.
L'impaginato, ben calibrato, ci ha permesso di avere una dimensione cameristica
dei due strumentisti in sinergia e di ascoltarli anche in solitaria. Nel
bellissimo brano di Ligeti appartenente al primo periodo del compositore
ungherese, Brunello ha evidenziato le sue qualità di eccelso cellista,
dal timbro caldamente morbido ed estremamente melodico. Il brano
terminato nel 1953 è in due movimenti e nell'Adagio iniziale
mostra una cantabilità bachiana per chiarezza strutturale sostenuta da
numerosi effetti timbrici di glissando. Il Perpetuo mobile
conclusivo, particolarmente virtuosistico, rivela l'influenze dei grandi
ungheresi Bartok e Kodaly. Bravissimo Brunello nel superare ogni
difficoltà tecnica a favore di una chiarezza espressiva di autentica
bellezza. Nel noto Klavierstücke di Schubert Afanassiev ha mostrato una
tecnica particolare, produttrice di colori chiari ed espressivi, usando
però a volte in modo eccessivo il pedale di risonanza. Ottima
l'interpretazione fornita. Valida l'esecuzione dei due capolavori
brahmsiani con un Brunello intensamente romantico. Il bis proposto e
impeccabilmente eseguito era un lied di Brahms tradotto per cello e
pianoforte. Successo di pubblico in una sala gremita. Prossimo
appuntamento lunedì 24 maggio con i fratelli Anderszewski (pianoforte e
violino) ed il soprano Iwona Sobotka).
18 maggio
Cesare Guzzardella
Il
duo Ughi-Specchi per le
Serate Musicali
Abituale frequentatore delle Serate Musicali
milanesi, Uto Ughi è tornato ieri sera in Conservatorio con il suo accompagnatore
prediletto, il pianista Alessandro Specchi. Il programma come sempre variegato,
ha mostrato al numeroso pubblico presente in Sala Verdi - anche i posti
del Coro erano al completo- la cifra
interpretativa di altissimo livello del
duo. Händel, Beethoven Wieniawski, Ravel,
questi i compositori dell'impaginato
particolarmente congeniali ella tipologia interpretativa di Ughi.
La Sonata per violino e pianoforte
in re magg. Op.1 n. 13 di G.F. Händel ci ha rivelato un violinista
altamente melodico, con un fraseggio tipicamente italiano. La splendida
sonata händeliana è infatti un esempio classico di come la grande
musica strumentale italiana, Arcangelo Corelli prima di tutti, abbia
influenzato i compositori anglosassoni.
Perfetto l'equilibrio dei due strumenti in tutti i movimenti del brano.
Salto di
registro con la celeberrima Sonata
op.47 in la magg. "Kreutzer" di L.v. Beethoven. Capolavoro dell'Ottocento musicale
tedesco, questa sonata (1803) è caratterizzata da una ricchezza di
contrasti ritmici e melodici specie nel movimento iniziale e nel Finale-Presto, mentre le bellissime variazioni dell'Andante
centrale ritrovano un sapore più antico. Dopo una partenza forse non al
meglio, Ughi e l'altrettanto eccellente Specchi che in questa sonata è
spesso protagonista, hanno trovato valide sinergie per esprimersi con
grinta e qualità donandoci un ottimo Beethoven. Con la
Fantasia su
temi del Faust
di Gounod del violinista-compositore polacco H.Wieniawski e con
la più nota Tzigane di
M.Ravel, Ughi ha dato sfoggio delle sue migliori qualità virtuosistiche
e del suo estro. Il lungo iniziale assolo violinistico che introduce
Tzigane, eseguito nei toni caldi e bassi dello strumento, è già
indicativo di modalità interpretative riservate a pochi interpreti.
Splendidi i bis con La ridda dei
folletti di Bazzini e l'Introduzione
e tarantella di Sarasate: classici del repertorio di Uto Ughi. Ricordiamo che il Maestro Ughi al
termine del concerto ha informato il pubblico sulla precarietà della
situazione musicale e culturale italiana gravata dalle ultime misure
legislative (decreto Bondi):
"La situazione musicale italiana è molto precaria, molto
difficile anche per i noti problemi finanziari. Una recente disposizione
governativa vuole porre un altro taglio al settore. Questo, se da un lato
renderebbe la vita molto difficile ai teatri, farebbe eliminare decine e
decine di società concertistiche italiane che formano la spina dorsale
della musica e della cultura italiana. A questo riguardo si sono
pronunciati grandi direttori quali Zubin Mehta e io auspico che i grandi
luminare della musica italiana dicano una parola di una qualche utilità.
Se vogliamo che la musica abbia un futuro non possiamo permettere che
metà delle società di concerto italiane non abbia finanziamenti: la
spina dorsale della musica italiana è in provincia. Vi inviterei a
creare un movimento di opinione. Che non succeda quello che è successo
quando hanno eliminato quattro orchestre della Rai senza che nessuno
protestasse. Sapete quello che significa un paese di sessanta milioni di
abitanti con una sola orchestra della Rai. Significa impoverire
completamente il patrimonio musicale dell’Italia che un tempo insieme
alla Germania deteneva il primato nella musica. Andando a casa
pensateci: queste parole mi premono molto di più che fare un altro bis".
Applausi del pubblico. Serata da ricordare.
11 maggio 2010 Cesare Guzzardella
All’Auditorium
Concerto Straordinario con la Sinfonia “Leningrado”
Concerto
Straordinario quello tenuto ieri sera in Auditorium dall’Orchestra
Sinfonica Verdi. Per celebrare il 65° Anniversario della vittoria nella
grande guerra patriottica 1941-1945 e della conquista della
pace europea, la Verdi diretta dal valente direttore russo Evgeny
Bushkov ha eseguito la celebre Sinfonia n.7 in do magg. Op.60
“Leningrado” di Dmitrij Šostakovič. Il bellissimo concerto
promosso dal Console Generale della Federazione Russa a Milano Alexey
Paramonov, dall’Ambasciatore della Federazione Russa della repubblica
italiana Alexey Meshkov e naturalmente dalla Fondazione dell’Orchestra
Sinfonica Verdi ha trovato l’Auditorium gremito di pubblico data
l’importanza dell’evento con tanto di inno della Federazione
Russa e di inno di Mameli iniziali. Prima dell’imponente sinfonia è
stata eseguita la bellissima canzone russa per coro e orchestra La
guerra Sacra su musica di A. Aleksandrov. Splendido il Coro della
Verdi preparato da Erina Gambarini. La Sinfonica Verdi ha mostrato
eccellenti qualità coloristiche e d’insieme nell’eseguire la
Sinfonia “Leningrado”. Queste qualità sono maturate nel tempo
grazie anche alla maestria del direttore Oleg Caeani che in questi
ultimi anni ha eseguito e inciso con la Verdi
tutte le sinfonie di Šostakovič. Particolarmente
trasparenti le sonorità ascoltate nella direzione di Bushkov in una
composizione che rimane unica per ricchezza di dinamica espressiva e
forza sconvolgente di coralità strumentale. Ricordiamo che la prima
esecuzione della sinfonia avvenne al Palazzo della Cultura il 15 marzo
del 1942 a Kuibišev con l’Orchestra del Teatro Bolšoi diretta da
Samuel Samosud e questo lavoro rimane forse l’esempio più alto di
musica descrittivo-simbolica legata alla guerra come evidenziato
soprattutto nell’Allegretto iniziale. Grande successo.
Da ricordare.
10 maggio Cesare Guzzardella
Uto
Ughi
conclude il XII Viotti Festival di Vercelli
Il XII Viotti Festival di Vercelli si è concluso
trionfalmente ieri sera, sabato 8 maggio, davanti ad un pubblico
straripante, raccolto nel meraviglioso ambiente architettonico di una
delle chiese medievali più belle d’Italia, S. Andrea (ricordiamo che
da qualche settimana il locale Teatro Civico è stato chiuso per lavori
di restauro). Ad assicurare il successo, oltre alla consueta
professionalità dell’orchestra stabile del festival, la Camerata ducale diretta da Guido Rimonda, la
presenza di uno dei più celebri e talentosi solisti del nostro tempo,
il violinista Uto Ughi, ormai ‘di casa’ al festival Viotti. Si
aggiunga, come ulteriore motivo di curiosità, l’esecuzione di un’
opera recente di un compositore vercellese contemporaneo, Federico
Gozzelino (n.1935) “Corona di spine”, a confermare
l’interesse della Camerata ducale per la musica di autori
piemontesi, da Viotti ai contemporanei. Si tratta di una composizione
per orchestra di solido impianto tonale e dal suggestivo tessuto
timbrico, in un alternarsi di rarefatte linee melodiche e di atmosfere
più mosse ed inquiete. Giustamente il programma di sala parla di
“neoromanticismo”, cui aggiungeremmo da parte nostra l’aggettivo
“postmoderno”, per il continuo riferimento a tutta la vasta
produzione musicale tardoromantica di fine XIX sec, da Bruckner a Saint
Saens. Il programma
prevedeva inoltre l’Ouverture dall’opera L’anima del filosofo di
Haydn (1791), su uno schema di Ouverture francese, bipartita in
un’introduzione lenta affidata al violino solista con accompagnamento
orchestrale e una seconda sezione in tempo veloce, un Presto a piena
orchestra. Ottima l’esecuzione del brano, con Rimonda al violino e
alla direzione e una Camerata ducale perfettamente collaudata, per
tecnica e ‘colore’ strumentale, nell’interpretazione della musica
del classicismo settecentesco. A seguire, senza intervallo, la seconda
parte della serata, con Ughi mattatore, nella duplice veste di solista
e direttore, chiamato a interpretare lo Strassburger- Konzert in
re magg. K 218 (1775) e il non frequente Concerto in re min. per violino
e orchestra d’archi n.1, di un Mendelssohn fanciullo prodigio, a soli
tredici anni già incredibilmente maturo compositore.
E’ sempre un’emozione e un’esperienza spirituale intensa
ascoltare il suono di un Maestro come Ughi, sempre esatto e vigoroso e
al tempo stesso caldo e sensuale, sia sui registri sopracuti, sia su
quelli più gravi : la cavata potente e armonica del suo Guarneri del
Gesù, librandosi nelle maestose arcate gotiche di S. Andrea, infondeva
una profondità e una passionalità straordinarie al gaio spirito
salottiero del concerto
mozartiano (impagabile la delicata freschezza con cui Ughi propone il
tema di Musette contenuto nell’ultimo tempo). Perfetto nel dare voce
all’energia tematica e alla limpida grazia melodica presenti nel
concerto di Mendelssohn, Ughi ha ancora una volta colpito gli
ascoltatori per le sue eccezionali qualità di virtuoso del violino, che
riesce a far sembrare facili anche i passaggi tecnicamente più ardui,
come quello a doppie corde
presente nel concerto mozartiano. Completa l’intesa con l’orchestra,
nonostante il numero limitato di prove. Un bis bachiano ha concluso
questa indimenticabile serata vercellese di musica, salutata da una
standing ovation degli ascoltatori.
9 maggio
Bruno Busca
Dopo l'annullamento della replica del 4 maggio,
ieri sera è tornato in scena al Teatro alla Scala per l'ottava e ultima
replica Simon Boccanegra,
l'opera verdiana vedeva come protagonista il tenore, ma in
quest’opera baritono, Placido Domingo (foto M.Brescia-Archivio Scala). Spettacolo evidenziato dalla
dignitosa e discreta protesta iniziale dove sul palcoscenico tra le
maestranze, gli orchestrali, i coristi e molti del cast vocale è stato
letto un comunicato, anche in inglese, contro le recenti misure del
decreto Bondi varate dal governo. Nel corso della recita si è lasciato
aperto il sipario durante i cambi dei tre atti. Dopo le critiche anche
negative lette nelle prime recite rivolte sia
alla direzione di
Barenboim sia
al cast vocale, Domingo compreso per il ruolo baritonale, un buon
successo ha concluso le messinscene con l’ultima replica. Valida ci è
sembrata l'interpretazione del cast vocale con un Domingo-Boccanegra
di grande professionalità che con le sue
ottime qualità recitative ha compensato il non facile ruolo da
baritono. Validi anche Anja Harteros, Amelia, Ferruccio
Furlanetto, Jacopo Fiesco e Fabio Sartori, Adorno. Splendida
la coralità di Bruno Casoni. Positive la regia di Federico Tizzi e le
scene e i costumi tradizionali rispettivamente di Pier Paolo Bisleri e
Giovanna Buzzi. Energica e attenta la direzione di Barenboim. Ricordiamo
il prossimo lavoro lirico per le date del 13-16-19-22-26-29 maggio con Wagner e
Das Rheingold per la direzione di Daniel Barenboim e la regia di
Guy Cassiers.
8 maggio C.G.
Olga Kern per la Società dei Concerti
Torna tutti gli anni la bravissima Olga Kern in
Conservatorio. La pianista russa, vincitrice del prestigioso Van
Cliburn International nel 2001, ha impaginato un programma a
lei congeniale eseguendo Chopin, Rachmaninov
e Balakirev. La Ballata n.1 op.23 e la Sonata
n.2 op.35 del grande polacco
hanno occupato la prima parte della serata mentre la Sonata
n.2 op. 36 del primo russo e Islamey-
Fantasia orientale del secondo hanno completato l'impaginato
ufficiale. Una tecnica trascendentale da
grande virtuosa, molto pianistica e con una accurata capacità di pesare
le dinamiche, ha definito i diversi brani. Elegante la Ballata di Chopin,
ricche di contrasti le due sonate, chiarissimo il virtuosismo di Islamey.
Il grande talento della pianista è emerso ancora con maggior esuberanza
nei bellissimi bis, ben quattro e tra questi due brani di Rachmaninov e
uno di Moszkowski. Grandissimo successo
in una Sala Verdi colma di pubblico.
6
maggio
Cesare Guzzardella
Il
duo Baglini - Chiesa al Coccia di Novara
Ieri
sera 5 maggio al Teatro Coccia di Novara, per la Stagione concertistica
da Camera 2010, si è esibito un duo violoncello-pianoforte tra i più
collaudati attualmente in Italia, quello costituito
nel 2005 dalla violoncellista milanese Silvia Chiesa e dal
giovane pianista pisano Maurizio Baglini. Il programma proposto si
presentava articolato in modo intelligente e accattivante, impaginato su
due brani ‘classici’ della
letteratura per questo genere cameristico, quali la Sonata n.1 op. 38
in mi minore di J. Brahms (1865) e la Sonata di C. Debussy
(1915), alternati con due brevi pezzi brillanti: le Variazioni
concertanti op. 17 (1829) di F. Mendelssohn e la rara Introduction
et polonaise brillante op. 3, opera giovanile di F. Chopin, composta nel 1830. L’esecuzione ha messo in
bella evidenza le qualità principali del duo Chiesa-Baglini, che
consistono a nostro avviso in un sicuro dominio tecnico delle partiture,
nella sobria precisione del fraseggio e nella solida accuratezza esibita
nella resa delle strutture architettoniche dei pezzi, oltre che,
naturalmente, in una completa intesa fra i due strumenti, sempre
perfettamente sincronizzati nelle entrate e
nello stacco dei tempi. Per
questo motivo il duo ci è piaciuto molto nei due brevi brani di
Mendelssohn e di Chopin, ove i passaggi più virtuosistici, presenti in
gran numero soprattutto nel pezzo del compositore polacco, sono stati
superati con scintillante agilità, e il suono caldo e brillante del
violoncello ha dato voce ai momenti romanticamente più lirici di
entrambe le partiture. Convincente anche l’interpretazione della
sonata di Debussy, un pezzo tardo del Maestro francese, improntato al
recupero dei valori ‘classici’ della scrittura musicale, con una
grande economia di mezzi espressivi , melodie e armonie, tendenti al
diatonismo, piuttosto semplici e lontane dai raffinati cromatismi delle
sue più famose composizioni ; uno spirito che rimanda alla stagione di
Couperin e Rameau, chiaramente evocata dalla frase iniziale del primo
tempo : Chiesa e Baglini hanno saggiamente scelto un’interpretazione
che metteva in risalto la struttura razionale, le limpide nervature del
disegno compositivo, pur non rinunciando a sfumare le melodie di un velo
di delicata malinconia, che è certo una delle cifre del pezzo. Dobbiamo
invece confessare che non ci ha persuaso appieno il Brahms proposto dal
duo: alla assoluta precisione tecnica
(soprattutto nel difficile terzo tempo finale, un fugato a tre
soggetti, inquadrato nello schema della forma sonata), non ha a nostro
parere corrisposto un’ adeguata calibratura timbrica e del peso sonoro
delle due voci strumentali: un po’ spento il pianoforte, specie nel
primo tempo, con un violoncello che non suonava come il violoncello “di
Brahms”, che vuole una sonorità profonda, densa e ‘brunita’, a
confronto della quale quella
della Chiesa ci è sembrata un po’ troppo ‘leggera’. Due
bei bis, di R. Schumann il Pezzo
popolare n.2 op. 102, dall’incantevole melodia, e di C.
Saint Saens il finale in tempo di tarantella
della Sonata n. 1, hanno concluso il concerto, molto
apprezzato dal pubblico che ha salutato i due bravi musicisti con un
caloroso applauso.
6 maggio Bruno Busca
Il prodigioso Vladislav Kern in
Conservatorio per la Societá dei Concerti
Gli Incontri musicali della Società dei Concerti hanno visto
la presenza di un giovanissimo pianista russo, Vladislav Kern di undici
anni. La Sala Puccini era
stracolma in Conservatorio ed
ha accolto con curiosità il piccolo,
disinvolto, simpatico ed elegante ragazzino che per
l'occasione ha impaginato un programma
di brani particolarmente conosciuti di Bach, Haydn, Mozart, Schumann e
Chopin. È difficile essere obiettivi nel giudizio critico,
peraltro inopportuno, quando
si hanno di fronte bambini
prodigiosi e ricchi di talento come
Vladislav. Ascoltandolo si rimane certamente
meravigliati per la sicurezza mostrata nell'interpretare due Preludi
e Fughe (BWV 851-868) di J.S.Bach, la non facile Sonata in re
magg. Hob.37 di J.
Haydn, la Fantasia in re min. K397 di W.A.Mozart e nella seconda
parte Arabesque op. 18 di Schumann e di Chopin la virtuosistica Fantasia
Improvviso op. 66 e due Valzer(op.69 n.1 e op.18).
Certamente Vadislav, vincitore di Concorsi internazionali dalla età di
otto e nove anni,
soprattutto in Russa ma anche in Danimarca e Sudafrica, ha qualità
tecniche ottimamente impostate e soprattutto una musicalità
sorprendente definita da una luminosa chiarezza timbrica. Tutti i brani
sono stati ottimamente interpretati e alcuni di essi con momenti di non
indifferente valore estetico come la sonata haydniana o l’improvviso
chopiniano il che farebbe pensare ad una prossima carriera
internazionale che probabilmente lo vedrà tra non molti anni tra le
fila dei grandi del pianoforte. Figlio di musicisti - la mamma è
l'affermata Olga Kern che mercoledì 5 maggio suonerà in Conservatorio-
ha ieri sera ottenuto
un grandissimo e meritato successo concedendo due brevi e spassosi
bis prima con un Tango e
poi con il noto Pulcinella di Villa-Lobos interpretato con una
determinazione stupefacente. Bravo Vladislav!!
4 maggio
Cesare Guzzardella
Juraj
Vacuha e Radovan
Vlatkovic all’Auditorium
Juraj Vacuha ha diretto l'Orchestra Sinfonica G.Verdi in uno
splendido impaginato che prevedeva musiche di P. Dukas, K.Penderecki e
S.Rachmaninov con brani accomunati da una rilevante qualità coloristica.
L'apprendista stregone, scherzo notissimo di Dukas del 1897 ha
introdotto il concerto mentre un recente lavoro del compositore polacco
Krzysztof Penderecki, il Concerto
per Corno e Orchestra ha continuato la serata. Al corno solista il
più noto strumentista internazionale quale Radovan Vlatkovic ha
incantato il pubblico per qualità timbrica e ricchezza espressiva.
L'interessante composizione del polacco appartiene all'ultimo periodo
dell'artista che dopo un periodo legato alle avanguardie
sperimentali degli anni '50-'60, è tornano alla tonalità e alla
tradizione concertistica classica ispirandosi nel brano a compositori
quali Bruckner,
Shostakovich, ecc. Il concerto, eseguito per la prima volta a Brema nel
2008 sotto la guida del compositore e con Vlatckovic solista, è
costruito sulla timbrica espressiva e ricca d'inventiva del corno il
quale impone con la sua costante presenza le armonie orchestrali.
Momenti di intenso lirismo e di forza corale d'insieme si alternano nei
circa 18 minuti della composizione. Bellissimo il bis concesso da
Vlatckovic con un brano di O. Messiaen per corno. Dopo l'intervallo le Danze sinfoniche op.45 di Rachmaninov nella versione orchestrale
-nota è anche la versione per due pianoforti-
hanno concluso il concerto. Il brano in tre movimenti datato 1940
è una delle ultime composizioni del russo e presenta luminosità
espressiva ben delineata dall'ottima
direzione di Valcuha e dalla resa coloristica della Verdi. Ultima
replica domenica 2 maggio alle ore 16.00. Ricordiamo il Concerto
Straordinario che si terrà il 9 maggio alle ore 19.30 in Auditorium
in occasione del 65° anniversario della vittoria nella Grande
Guerra patriottica (1941-1945) e della conquista della pace in
Europa. La Sinfonica Verdi eseguirà la Sinfonia
n. 7 "Leningrado" di Dmitrij Shostakovich con
la direzione di Evgeny Bushkov.
1 maggio 2010 Cesare Guzzardella
APRILE
L'arte
di Radu Lupo per la Società del
Quartetto
Radu Lupu, uno dei massimi pianisti viventi, ha
suonato ieri in Conservatorio per la Società
del Quartetto presentando un programma tradizionale reso
unico dalla sua interpretazione. Dopo Nella nebbia, quattro movimenti
di Leos Janáčk di rara esecuzione,
abbiamo ascoltato due capolavori della letteratura
pianistica quali la Sonata n.23
op.57 "Appassionata "di L.v.Beethoven e la Sonata
n.22 D959 di F.Schubert. Spiegare a parole il modo interpretativo di
Lupu è impossibile per la raffinatezza e la varietà emozionale di
quello che si ascolta. Lupu, come i pochissimi grandi interpreti della
sua levatura, una quindicina in questi ultimi cinquant'anni, mostra nel
corso della sua esibizione un lato timbrico-sonoro, quello più
immediato, e uno di pensiero poetico, quello che s'intende penetrando con
attenzione il maggior numero di
dettagli interpretativi, dai volumi sonori, al fraseggio, alle pause più
o meno marcate che nei colori di Lupu sono essenziali. Il grado di
concentrazione dell'artista e l'interiorizzazione totale del materiale
musicale trovano nel silenzio totale degli spettatori - la Sala Verdi
era stipata in ogni angolo, con persone che hanno dovuto rinunciare al
concerto- la conferma di come Lupu possa trasmettere la sua profonda
poetica musicale. Il Beethoven ascoltato, quasi scultoreo per forza
materica, si è contrapposto allo Schubert di cui il grande pianista
rumeno è maestro assoluto di bellezza. Meditate, morbide ed espressive
le infinite gradazioni del suo Schubert che ogni volta che si ascolta fa
riscoprire nuovi universi sonori. A rendere memorabile l'evento anche
due splendidi bis brahmsiani con due Intermezzi. Strepitoso successo. Da
ricordare come uno dei migliori concerti della Stagione musicale
milanese.
28
aprile Cesare Guzzardella
Prossimamente alla Basilica di S.Andrea di Vercelli Uto Ughi
Sabato 8 maggio 2010 (ore 21.00), presso la Basilica di S. Andrea in Vercelli, è in programma l’undicesimo ed ultimo appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. L’ultimo concerto del XII Viotti Festival 2009-2010 segnerà il gradito ritorno a Vercelli di Uto Ughi, artista che ha instaurato un profondo e fruttuoso rapporto di collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e che con grande piacere ritorna a Vercelli per impreziosire con il suo immenso talento e la sua straordinaria personalità musicale il cartellone della stagione concertistica vercellese. Per quest’ultima serata del XII Viotti Festival Uto Ughi al fianco dell’Orchestra Camerata Ducale, con Guido Rimonda nel ruolo di primo violino e direttore, interpreterà due pietre miliari del repertorio violinistico sette-ottocentesco: il Concerto in re maggiore per violino e orchestra KV 218 di Wolfgang Amadeus Mozart, composto nel 1775 a Salisburgo e tra le opere più complete e mature dedicate al violino dal genio salisburghese, e il Concerto in re minore per violino e orchestra d’archi di Felix Mendelssohn Bartholdy, pagina giovanile che già prefigura i futuri approdi autenticamente romantici del grande compositore tedesco. A conferma dell’interesse della Camerata Ducale per la produzione musicale contemporanea piemontese il programma del concerto sarà completato da Corona di Spine, pagina orchestrale tra le ultime fatiche del compositore vercellese Federico Gozzelino. Come è noto questo concerto si terrà all’interno della Basilica di S. Andrea e non presso il Teatro Civico, chiuso per improrogabili e necessari lavori di restauro. Se questo forzato trasferimento garantirà una capienza adeguata alle richieste del pubblico, non sarà però possibile numerare i posti all’interno della Basilica.L’ingresso alla Basilica sarà consentito a partire dalle ore 20.00. I biglietti per il concerto (10 euro, posto unico) sono prenotabili telefonicamente ai seguenti recapiti: 011/755791 (Associazione Camerata Ducale) e 0161/596277 (Comune di Vercelli).
28-4-2010 dalla redazione
Il Trio siciliano al Coccia di Novara
Piuttosto
insolito, perlomeno per Novara, il programma eseguito ieri
27 aprile al teatro Coccia per la Stagione concertistica da
Camera dal Trio siciliano: a due ‘classici’ come il Sonatensatz
D.929 in mi bem.maggiore
(1827) di F. Schubert e lo splendido Trio in do min. op.101 (1886)
di J. Brahms, ha fatto
seguito un ampio brano in quattro movimenti di Astor Piazzolla, dal
titolo vivaldiano Le quattro stagioni, composto tra il
1965 e il 1970. Il trio siciliano, che vanta ormai un quarto di secolo
di attività, è costituito dal violinista Silviu Dima, romeno di
origine e formazione e attualmente anche primo violino dell’orchestra
del Massimo di Palermo, dal violoncellista Giorgio Gasbarro, primo
violoncello al Massimo, e dal pianista Fabio Piazza. Il ‘banco di
prova’ della serata era
naturalmente il pezzo brahmsiano, la cui complessità non sta tanto
nell’architettura degli sviluppi tematici, che sono anzi concisi
all’estremo come in genere accade nel’ultimo Brahms, ma piuttosto
nell’atmosfera creata dalle straordinarie armonie e dai
suggestivi cromatismi di cui è continuamente intessuto questo
capolavoro. Nell’esecuzione del Trio siciliano ci è parso che il
centro di gravità del pezzo poggiasse sul bellissimo violino di Dima,
che col suo suono caldo e intenso, sempre esatto e nitido, ha dato voce
sia ai momenti più incisivi e ‘virili’, come il tema dominante del
primo tempo, sia a quelli più raccolti e avvolti in ombre misteriose,
come il tema principale del finale. Precisi e sicuri nelle entrate il
pianoforte e il violoncello, ma non sempre all’altezza del violino
quanto a personalità e vigore di suono. Brillante l’interpretazione
del Sonatensatz schubertiano, di cui gli esecutori hanno dato
risalto alla lieve e brillante grazia viennese e decisamente
accattivante il brano di Piazzolla, la cui cospicua produzione per Trio
è stata registrata dal Trio siciliano in un recente CD per la casa
discografica Undici07. Si tratta di un’opera di impianto tonale, che
ha il suo centro ispiratore nel tango, su cui si innestano motivi e
atmosfere di altre tradizioni musicali popolari sudamericane, africane
ed europee, in particolare ispaniche,
oltre a citazioni dalla tradizione della musica ‘colta’, il
tutto scandito lungo il ciclo delle stagioni in un alternarsi incessante
di ritmi incalzanti e di pause più liriche e malinconiche, che sfrutta
con sapienza la timbrica specifica di ciascuno dei tre strumenti. Il bis
ha proposto due brani molto lirici e melodici: La muerte del angel
ancora di Piazzolla e Il vento e le rose di Maurizio Bignone,
violista, polistrumentista e compositore contemporaneo (nato nel 1968),
aperto ad una varietà di influenze diverse, dalla musica colta al jazz,
al rock, alla tradizione araba.Il non folto pubblico in sala ha salutato
la fine del concerto con un convinto e prolungato applauso.
28 aprile Bruno Busca
Alexander
Lonquich per le
Serate Musicali
Particolarmente interessante il programma pianistico ascoltato
ieri sera in Conservatorio. Alexander Lonquich, pianista tra i più
originali ed affermati internazionalmente, ha intervallato
musiche dei primi decenni del Novecento eseguendo Scriabin, Webern e
Berg con note composizioni di Robert Schumann
quali i Davidsbündletänze op.6
e l'Humoresque op.20. Introducendo
il concerto da lui intitolato "Innere Stimmen"- Voci
interiori, ha voluto evidenziare come i diversi linguaggi utilizzati
dai compositori considerati, partendo dal romanticismo di Schumann trovano particolari punti di unione nella più profonda ed interiore
sensibilità di ogni interprete o ascoltatore.
Il pianista ha ottimamente
espresso i diversi linguaggi musicali interpretando con efficacia sia i Due
Poemi op.63 di Scriabin che la Sonata n 1 di Alban Berg,
entrambi i lavori intrisi di un evidente romanticismo portato alle estreme
conseguenze. Anche le Variazioni op. 27 di A. Webern, composte
dal viennese nel 1936, pur utilizzando modalità dodecafoniche hanno
evidenziato una relazione con gli altri brani in programma.
Quello che maggiormente è emerso dalla proposta di Lonquich
è l'originale linea musicale giocata su tenui e sicuri contrasti
dinamici. La chiarezza linguistica nei brani moderni e le modalità altrettanto moderne in
Schumann sono state sottolineate dall'interprete attraverso una lettura originale e
ricca di sintesi espressiva. Il numeroso pubblico presente in Sala Verdi
ha apprezzato la musicalità di Lonquich che ha concluso il
concerto con un omaggio a Chopin eseguendo un intenso Preludio op.45
27 aprile 2010 Cesare Guzzardella
Sono in corso le ultime repliche dell'ultima opera di Alban Berg: Lulu.
La messinscena per la regia di Peter Stein e la direzione
musicale di Daniele Gatti è quella completa del terzo atto, rimasto
incompiuto per la sopraggiunta morte di Berg nel 1935 e completato sugli
abbozzi dell’autore da Friedrich Cerha, compositore viennese. La prima
messinscena in tre atti di Lulu avvenne nel febbraio del 1979 all'Opéra
di Parigi con la direzione di Pierre Boulez il quale relativamente al
terzo atto ebbe a dire nello stesso anno: " Si tratta di rendere
giustizia a un'opera sino ad oggi mutilata. Non ci si deve perciò
attendere sensazionali rivelazioni a proposito del terzo atto:
collocandosi cronologicamente tra opere ben note, esso non arreca alcun
sconvolgimento al paesaggio berghiano, così come lo conosciamo; ma dà
finalmente compiutezza a un'opera che ha sofferto per oltre quarant'anni
di una presentazione incompleta...v'è ragione per pensare che Lulu
fosse assai più snaturata da una presentazione mutilata che dalla
strumentazione della musica esistente...Friedrich Cerha ha svolto con
cura, competenza e autorevolezza il suo lavoro."
Penso che siano sufficienti le autorevoli parole di Boulez per rendere
giustizia ad un'opera fondamentale di Berg che finalmente è tornata a
Milano nella sua versione completa. L'ottimo lavoro svolto da Daniele
Gatti, direttore esperto nel repertorio austro-germanico è stato
stimolato anche dalla presenza di un valente cast vocale che con l'avvincente regia di Stein ha reso l'opera di ottimo livello anche dal
punto di vista attoriale. Bravissima Laura
Aikin (foto M. Brescia - Archivio Scala) nel ruolo della bella e sensuale Lulu ed efficaci
tutti gli altri interpreti. Valide le scene di Ferdinand Wögerbauer
e i costumi di Moidele Bickel in stile decò. Successo di pubblico alla
quinta rappresentazione. Ultima replica venerdì 30 aprile. Da non
perdere.
24 aprile Cesare Guzzardella
Mariangela Vacatello al
Coccia di Novara
Il
nuovo appuntamento della Stagione
concertistica da camera, ieri sera
21 aprile, ha permesso al pubblico novarese di
fare la conoscenza con la giovane pianista napoletana Mariangela
Vacatello: ventotto
anni, studi a Imola con Rattalino e a Milano, si è affermata in
numerosi concorsi italiani e internazionali, fra i quali ci limitiamo a
menzionare il Busoni 2005 (secondo premio) e il Prize della Queen
Elisabeth Competition 2007 a Bruxelles. Il programma proposto presentava
partiture tra le più impervie della letteratura per pianoforte
dell’8-900: la Sonata
in si min. di F. Liszt nella
prima parte del concerto, il Rondò op. 16 di
F. Chopin e Tre Movimenti da Petruscka di
I. Stravinskij nella seconda. Sollecitata dalle difficoltà tecniche
delle composizioni, l’esecuzione della Vacatello
ha esibito una padronanza della tastiera e una manualità davvero
di prim’ordine, con una energia e dinamica di suono che si possono
definire spettacolari. Questo straripante virtuosismo, grazie anche ad
un uso sobrio del forte, non è
mai andato a danno di una esatta pulizia e precisione tecnica, che è
l’altra caratteristica del suono della solista napoletana, ammirevole
in particolare nei trilli di cui abbondano i pezzi in programma di Liszt
e di Chopin. La Vacatello non è però ‘soltanto’ una straordinaria
virtuosa dello strumento, ma ha espresso anche una ormai raggiunta
maturità interpretativa, evidente, ad esempio nella capacità di
esplorare in modo personale le zone più liriche e interiori della
complessa sonata lisztiana, come la sezione del Notturno: non dimenticheremo
facilmente l’atmosfera d’intenso mistero, evocata con una sognante e
cupa vibrazione degli accordi, con cui l’interprete ha suonato il Lento
assai che apre e chiude il capolavoro
del Maestro di Raiding. A nostro avviso, comunque, il momento più
coinvolgente del concerto è stata la stratosferica esecuzione dei tre
pezzi stravinskijani, di cui la Vacatello ha saputo rendere al meglio
sia il travolgente empito del ritmo,sia quella nota di sottile ironia un
po’ malinconica, che il grande compositore russo ha insinuato nella
bitonalità presente nel secondo episodio, Da Petruschka. I
non molti presenti in sala, gratificati da tre generosi, magnifici bis (
lo Studio trascendentale n. 10 di
Liszt, il Notturno per la mano sinistra di
Skrjabin e la popolarissima “Eroica”
di Chopin), hanno salutato la pianista con uno degli applausi più
lunghi e appassionati mai sentiti al Coccia, giusto tributo di
riconoscenza per una serata di splendida musica.
22 aprile Bruno Busca
Andrea
Bacchetti per le Serate
Musicali
Torna spesso a Milano Andrea Bacchetti per i concerti organizzati da Serate
Musicali. Ieri al Dal Verme ha eseguito brani di J.S.Bach, il
suo compositore prediletto. La sua già cospicua produzione discografica
bachiana
testimonia il suo
sconfinato interesse per l'autore.
Ottima la scelta dei brani ascoltati ieri con circa un'ora di musica ininterrotta, per
volontà dell'interprete senza applausi intermedi per non
interrompere il flusso costante di grande e profonda musica. La Suite
inglese n.6, i Corali
BWV 691 e
846- 1,
i due splendidi Corali
rivisti da Busoni "Nun
kommt der Haiden Heiland" e "Ich
ruf zu dir, Herr" , la Toccata
in mi min. BWV 914 e la Suite
Francese n. 5 sono stati interpretati con rigore stilistico ed
estetico. E' bello il suono di Bacchetti, austero, pulito è definito da
sottili contrasti dinamici. La
partenza piana e forse poco contrastata della suite cha ha introdotto il
concerto non ha escluso elevate preziosità interpretative soprattutto
nei movimenti finali della stessa, nei due Corali busoniani e nella
deliziosa Suite Francese, accurata in ogni dettaglio. Un grande Bach per
uno dei massimi interpreti italiani. Tre i bis: Pulcinella di Villa
Lobos, un Preludio di Rachmaninov e il finale delle notissime Goldberg
bachiane. Grande successo in una Sala con poco pubblico. Peccato per
l'esigua affluenza, Bacchetti meritava molto... molto di più.
22 aprile Cesare Guzzardella
James Galway il più popolare flautista internazionale, ha suonato ieri sera in Conservatorio accompagnato dalla European Union Chamber Orchestra (EUCO). Il programma classico prevedeva musiche di Mozart, Haydn e Cimarosa. L'orchestra diretta da Matthias Wollong, anche primo violino, ha introdotto la serata con due rarità mozartiane: la Sinfonia n.1 K.16 composta dal grande salisburghese all'età di otto anni e l'Adagio per quintetto di fiati K 411 nella trascrizione per archi di F.Beyer. Con il napoletano Domenico Cimarosa, fecondo compositore lirico ma anche autore di musica strumentale, siamo arrivati al Concerto per due flauti e orchestra. James Galway e la moglie Jeanne hanno dato sfoggio di ottime qualità virtuosistiche. Il bellissimo brano di Cimarosa è in tre movimenti, ha modalità compositive tipicamente haydniane o mozartiane ma trova un modo di melodiare tipicamente italiano. Bellissimi i colori tenui e delicati espressi dai due solisti che al termine del brano hanno eseguito un primo bis con una riuscita ed efficace trascrizione del celebre Alla turca di Mozart. Nella seconda parte della serata ,dopo una penetrante interpretazione della Sinfonia n.49 "La Passione" di J. Haydn, J. Galway è tornato al flauto solista per il più noto Concerto per flauto e orchestra K 314 di Mozart. Splendide le sonorità solistiche e l'interpretazione fornita del gruppo cameristico. Due i bis. Grande successo di pubblico in una Sala Verdi colma.
20 aprile Cesare Guzzardella
Ivo Pogorelich alla Casa di Riposo per Musicisti
“G. Verdi”
Inaspettato il concerto tenuto dal pianista Ivo
Pogorelich presso la Casa di Riposo per Musicisti “G.Verdi” di
Milano. Il noto pianista croato ha iniziato a Milano un tour musicale di
100 tappe che prevede concerti in
importanti istituzioni storico-artistiche italiane. Il concerto,
avvenuto con un ritardo di alcune
ore rispetto il previsto, ha visto Pogorelich cimentarsi con un sonoro
Bechstein nel Salone dei Concerti
dell'importante istituzione milanese. Il programma musicale ha subito
sostanziali modifiche, anche per ragioni di orario, ma il celebre
pianista ha suonato per circa un'ora
e trenta presentando la parte
centrale e il finale dalla Sonata
n.32 op.111, (Arietta, adagio
molto e cantabile) di Beethoven, l'Intermezzo n.2 op.118 di
Brahms, un Notturno di F. Chopin, il
Valzer triste di Sibelius, da Gaspard de
la nuit di Ravel "Ondine"
e il movimento centrale dalla Sonata
n.2 op.36 di Rachmaninov.
Intense e particolari le
interpretazioni ascoltate. Pogorelich ha in questi ultimi anni
trasformato le sue modalità estetiche privilegiando un deflusso
musicale molto lento e ricco di accentuazioni timbriche.
I tempi dilatati dell'Arietta dell'ultima sonata beethoveniana -
oltre venticinque minuti la durata rispetto i circa 15 di altre
importanti interpretazioni- l'intenso e analitico Intermezzo brahmsiano o Ondine
di Ravel rivelano un modo di interpretare la musica nel quale gli
elementi evocativi e meditativi sembrano sovrastare le reali intenzioni
dei compositori. La ricerca timbrica e di effetto trova comunque una
valida giustificazione nel complesso equilibrio
espressivo fornito dalla sua meditata interpretazione, dalle
intenzioni quasi sperimentali, che avrebbe però meritato un luogo più
idoneo di ascolto. La mancanza di isolamento acustico nella bella sala
da concerti e i numerosi rumori percepiti in sottofondo non hanno
permesso la giusta concentrazione
che l'esecuzioni imponevano. Alto il livello interpretativo generale con
un Intermezzo brahmsiano di oltre 13 minuti di durata ma di perfetto
equilibrio formale e di scultorea valenza estetica. Un concerto da
ricordare.
16 aprile Cesare Guzzardella
Franco
Mezzena e Stefano Giavazzi a Novara
La
Stagione concertistica da camera di Novara ha visto protagonista, ieri
sera 14 aprile al Teatro
Coccia, il duo formato da Franco Mezzena al violino
e Stefano Giavazzi al pianoforte, impegnato in un programma tutto
beethoveniano: le Sonate per
pianoforte e violino op.12 n. 3 in Mi bem. maggiore (1797),
op. 30 n.1 in La magg. e
n.2 in Do min. (1802).
Il pubblico novarese ha dunque potuto avere un
saggio ‘live’ di una delle “imprese” musicali più accattivanti
del momento in Italia: ricordiamo infatti che Mezzena e Giavazzi hanno
appena concluso per Wide Classic l’integrale dell’opera per violino
e pianoforte del Maestro di Bonn, unica registrazione sinora realizzata
da due strumentisti italiani. L’intento dei due esecutori è quello di
offrire una lettura rigorosamente aderente al testo, già da un punto di
vista strettamente filologico, utilizzando l’”Urtext” (testo
originario) delle partiture. Ma tale fedeltà ispira anche lo stile
esecutivo del duo, che colpisce l’ascoltatore per la sua
tecnica d’impeccabile esattezza, sobria e di un’eleganza
intima, che poco o nulla
concede allo sfarzo virtuosistico, presente ad esempio in numerosi
passaggi dell’op.12. Diremmo che, nel complesso, l’interpretazione
proposta da Mezzena e Giavazzi sia assolutamente perfetta laddove si
tratti di cesellare il dettaglio melodico-armonico o di dare risalto
alla plasticità e fluidità della linea melodica, come
nell’incantevole Adagio
cantabile dell’Op. 30
n.2. Invece tale espressività misurata e aristocratica, soprattutto del
violino di Mezzena (molto vicino al suo maestro S. Accardo), appare meno
incisiva, quando è necessario dare voce o all’espansione delle
sonorità connesse a momenti di pathos eroico, come nei due tempi
estremi dell’Op.30 n. 2, o alla traboccante dolcezza del secondo tema
dell’Allegro dell’Op. 12 n. 3.
Si tratta di rilievi che, comunque, non mettono in discussione
l’altissimo livello tecnico dell’esecuzione ascoltata, salutata dal
pubblico, dopo il bis (Variazioni sul tema “Se vuol ballare”
dalle Nozze di Figaro di Mozart, ancora di Beethoven) con un
appassionato applauso.
15 aprile Bruno Busca
La
violinista Mayuko
Kamio per la
Società del Quartetto
È stata per la prima volta ospite della
Società del Quartetto la violinista giapponese Mayuko Kamio.
Ventiquattro anni, vincitrice di importanti concorsi internazionali
come il Menuhin
nel 1998 - aveva solo 12 anni - e il
Čajkovskij di Mosca nel 2007, Mayuco Kamio è affermata all'estero
e poco conosciuta in Italia.
Nel concerto di ieri sera in Conservatorio l'abbiamo ascoltata insieme
all'ottimo pianista russo Dmitri Demiashkin in un programma di raro
ascolto che prevedeva centralmente due corposi brani, la
Sonata n.1 in re min. Op 75 di Camille Saint-Saëns
e la Sonata in mi min.
Op.36a di Ferruccio Busoni, introdotti dal più noto Scherzo
in do min dalla Sonata F.A.E. di J. Brahms. Al termine grande
virtuosismo con la Fantasia brillante op.20 sul Faust di Gounod di Henryk Wieniawski.
Lo scherzo introduttivo, movimento estremamente virtuosistico, ha messo
subito in luce la preziosa tecnica della violinista, precisa nel
delineare sonorità definite da un vibrato luminoso. La Sonata di
Saint-Saëns, brano tardo romantico dal sapore germanico, è un lavoro
del 1885 scritto dal compositore-pianista francese per il violinista
belga Marsick (maestro di Thibaud e Enescu). La parte pianistica, più
complessa, è stata ben sostenuta dal solista che ha mostrato tecnica
smagliante che andrebbe addolcita nelle sonorità. Bravissima la Kamio
nel definire la linea melodica nell'espressivo Adagio
centrale. La lunga Sonata di Busoni( 1898), un unico movimento di circa
35 minuti, è divisa in molti episodi
ed è legata più al virtuosismo pianistico che a quello
violinistico. L'influenza che Bach
ha esercitato su Busoni è emersa nelle molte variazioni ben
delineate dal sicuro Demiashkin. La Fantasia brillante (1865) del
polacco Wieniawski, brano violinistico di un compositore virtuoso
dello strumento, ha messo in risalto le
straordinarie qualità della Kamio e l'ottima intesa del duo. Il
tocco brillante e la perfetta intonazione anche nei sopracuti hanno
evidenziato i noti motivi di Gounod. Al termine due splendidi bis che
hanno strappato lunghi applausi. Grande successo in una Sala Verdi
purtroppo a metà.
14 aprile Cesare Guzzardella
Si
è concluso ieri sera , domenica 11 aprile, nella suggestiva atmosfera
dell’abbazia romanica di S. Nazzaro della Costa, a Novara, il ciclo
2009-10 delle Stagioni del Barocco. Protagonista dell’appuntamento,
ancora una volta, l’Orchestra barocca Città di Novara, per
l’occasione diretta da una delle bacchette più affermate oggi in Italia nel campo
della musica “antica”: Riccardo Martinini, violoncellista,
fondatore e direttore stabile della prestigiosa
Orchestra Barocca italiana e presidente attuale del Cima (Centro
italiana musica antica). L’impaginato della serata proponeva una serie
di brani strumentali e vocali accomunati, salvo
la Sinfonia dall’opera Il Giustino RV717 di
Vivaldi, dal tema della Pasqua, del
Mistero della morte e Resurrezione del Signore (ricordiamo che per il
calendario liturgico cattolico siamo ancora in periodo pasquale): due
mottetti di A. Vivaldi (In furore justissimae irae RV 626 e Vestro
Principi divino RV633) e il maestoso capolavoro di Pergolesi, lo Stabat
Mater. Le parti vocali di soprano e contralto, secondo una ormai
consolidata tradizione novarese, erano affidate a due controtenori,
Angelo Manzotti (sopranista) e Angelo
Galeano, già noto ai’ fedelissimi’ delle Stagioni del Barocco.
L’attenzione del pubblico era concentrata soprattutto su Manzotti,
cantante di fama nazionale, alla sua prima esibizione a Novara..Il
giovane interprete mantovano ha perfezionato una tecnica di canto che lo
differenzia nettamente dai comuni controtenori e che riferiamo secondo
la descrizione fornitaci dallo stesso Manzotti: invece di adottare il
meccanismo del falsetto per reinventare la voce bianca che fu dei
castrati, ha sperimentato su se stesso un metodo per far vibrare
all’occorrenza soltanto la porzione anteriore delle corde vocali,
riducendone così la lunghezza allo standard femminile, naturalmente più
corto di quello maschile. In tal modo, grazie all’uso dello “STOP
CLOSURE DAMPING” (o “stop closure falsetto”) egli può servirsi di
tutta l’estensione, la duttilità ed il volume sonoro tipici della
voce di un soprano, superando così i tradizionali limiti del falsetto
maschile, ed esibendo una gamma vocale continuativa e omogenea dagli
estremi sopracuti (Re5) fino alle più gravi note baritonali.
All’ascolto la voce è apparsa di splendido vigore sonoro, ovviamente
di timbro un po’ più
scuro rispetto alla normale voce di soprano, capace di una espressività
molto intensa, specie nelle parti più toccanti dello Stabat Mater
(tuttavia, a causa di un’acustica non felicissima, non sempre si
udivano distintamente le parole). Ci è piaciuto molto, questa volta,
anche Galeano, a suo agio con parti che danno molto spazio ai registri
medio-alti della voce di contralto, e anche lui di efficaci risorse
espressive. Ottima l’esecuzione strumentale, grazie alla sapiente
direzione di Martinini, impeccabile nello stacco dei tempi e nel dare il
giusto peso ai vari registri timbrici degli archi. Il pubblico novarese,
accorso numeroso, ha salutato l’Orchestra Barocca della sua città con
un applauso scrosciante e prolungato, testimoniando la propria convinta
adesione ad un’iniziativa culturale che sta crescendo di anno in anno
in qualità di contenuti e di interpretazione.
12 aprile Bruno Busca
Maxim
Rysanov al Festival Viotti di Vercelli
Il
programma del concerto del XII Festival Viotti, tenutosi ieri sera,
Sabato 10 Aprile, presso il Teatro Civico di Vercelli, ha avuto come
protagonista uno strumento ad archi usualmente confinato al ruolo di
parte
del ripieno orchestrale o di accompagnamento armonico cameristico, con
scarsa (ma splendida!) letteratura solistica: parliamo della viola, da
sempre considerata parente povera del violino, per il suono meno
brillante e la cavata meno estesa ( fino a non molto tempo fa il
violista era considerato poco più che un…violinista fallito!). La
serata vercellese ha dunque offerto ai musicofili l’occasione per
conoscere quali straordinarie
possibilità esecutive offra uno strumento ingiustamente trascurato,
quando sia affidato ad un interprete d’eccezione, come il
giovane, ma già carismatico violista, ucraino d’origine, ormai
stabilmente trapiantato a Londra, Maxim Rysanov, (allievo ed erede/emulo
di Yurij Bashmet), che ha assunto anche la direzione dell’orchestra,
la Camerata Ducale.. Un secondo, ma non secondario, motivo
d’interesse della serata era la prima assoluta in Italia di un brano
strumentale della trentenne compositrice bulgara (ma anche lei inglese
di adozione) Dobrinka Tabakova, una delle figure oggi ‘emergenti’
nella schiera non più esigua delle compositrici di musica
contemporanea. Della Tabakova abbiamo ascoltato la Suite
in old Style “The Court Jester Amareu”,
per viola, orchestra (o quartetto) d’archi e clavicembalo, scritta nel
2006 ed eseguita per la prima volta a Mosca nel gennaio 2007, dedicata a
Rysanov, con cui la Tabakova ha instaurato da anni un fecondo sodalizio.
Si tratta di una breve (17 minuti)
composizione ispirata alla suite barocca del XVII sec., come già
segnala il nome Amareu, che altro non è che l’anagramma di Rameau,
articolata in cinque movimenti, che corrispondono ciascuno ad
altrettanti ‘quadri’ di vita quotidiana in una corte aristocratica
di quel tempo lontano. (dalla caccia, alle feste danzanti, ai diporti in
giardino etc.). Musicalmente,
definiremmo il pezzo un tipico esempio di musica ‘postmoderna’, in
cui, superato ogni sperimentalismo avanguardistico, si attinge
liberamente alla tradizione, col gusto di una citazione disincantata e
sottilmente ironica. Tecnicamente si tratta di una musica che tende a
una costruzione melodica, con
un impianto armonico modale, che si concede rare escursioni ‘post-tonali’,
di effetto gradevole e di immediata presa sul pubblico.Il brano
contemporaneo era incorniciato da due classici della storia musicale
set- te-ottocentesca: la Sonata
in La min. per arpeggione e pianoforte D 821
di Schubert (nella trascrizione per viola e orchestra d’archi della
Tabakova) e la Sinfonia concertante in Mi bem. maggiore KV 364 per
violino, viola e orchestra, di Mozart. Indimenticabile
l’esecuzione di Rysanov: il timbro caldo e rotondo della sua viola
(una Guadagnini
del 1780), la chiarezza meravigliosa del suono, con una cavata
capace di impennarsi nelle note acute fino alla brillantezza di un
violino, e di velarsi con incantevoli sfumature nei registri più bassi,
hanno dato voce meravigliosamente coinvolgente sia all’inquietudine
romantica di Schubert, sia alla palpitante sofferenza di quel capolavoro
assoluto che è l’Andante
della Sinfonia mozartiana (offerto come bis alla fine del concerto).
Perfetta , nel brano mozartiano, l’intesa con il violino di Rimonda:
il caldo abbraccio finale fra i due strumentisti ha suggellato
simpaticamente, tra gli scroscianti applausi del sempre attento e
numeroso pubblico, una serata di musica che non dimenticheremo.
11 aprile 2010 Bruno Busca
Vladimir
Ashkenazy e la EUYO in Conservatorio
Un Concerto Straordinario per una giovanissima e
straordinaria orchestra
quello ascoltato ieri sera in Conservatorio
per Serate Musicali. La European Youth Orchestra è stata fondata
alla fine degli anni '70 e
prevede l'impiego di circa 140 giovanissimi strumentisti di età tra i
14 e i 25 anni. Super selezionati per qualità musicali, provengono da
27 nazioni europee. L'orchestra è stata seguita e diretta in passato da
grandissimi quali Abbado ed Haitink e da alcuni anni la bacchetta del
direttore è passata a Vladimir Ashkenazy, grandissimo pianista che da
circa vent'anni si dedica con prevalenza all'attività direttoriale.
Sorprendente la qualità musicale della EUYO che con la precisa e
attenta direzione di Ashkenazy ha mostrato una coloristica raffinata
nell'esporre i tre bellissimi brani in programma: le Fontane
di Roma di O.Respighi, Till
Eulenspiegels lustige Streiche op.28 di R. Strauss e la Sinfonia
Manfred op.58 di Ciaikovski. I tre pezzi hanno in comune una
splendida e sapiente orchestrazione che tende ad esaltare ogni sezione
orchestrale e anche la bravura di molti solisti. Il virtuosismo
orchestrale, specie nei primi due brani è una caratteristica del nostro
Respighi e dello Strauss dei poemi sinfonici. Le capacità evocative e
descrittive di Respighi e R. Strauss sono emerse con evidenza e sono
state rimarcate da un virtuosismo espresso con un uso sapiente delle
dinamiche; gli orchestrali, con alcuni solisti eccellenti, hanno
dimostrato una padronanza tecnica fuori dal comune e una partecipazione
d'insieme attenta ed approfondita. Grandissimo il successo tributato al
termine ad Ashkenazy ed ai
giovani professori in una splendida serata che verrà a lungo ricordata.
9 aprile
Cesare
Guzzardella
Prossimo concerto a Vercelli
Sabato 10 aprile 2010 (ore 21.00), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma il decimo appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Protagonista della prossima serata del XII Viotti Festival sarà il violista di origini ucraine Maxim Rysanov, fra i giovani strumentisti più interessanti della propria generazione e dalla carriera realmente prestigiosa. Rysanov si esibirà a Vercelli al fianco dell’Orchestra Camerata Ducale in un impegnativo programma: la Sonata in la minore per arpeggione e pianoforte D 821 di F. Schubert ( trascrizione di Dobrinka Tabakova), di Dobrinka Tabakova è la Suite in old Style «The Court Jester Amareu» per viola, orchestra d’archi e clavicembalo ed infine la Sinfonia Concertante in mi bemolle maggiore per violino, viola e orchestra KV 364 (320d) di W. A. Mozart.
MARZO
Il
Quartetto di Cremona al “Coccia” di
Novara
Martedì
30 marzo si è esibito al Coccia di Novara, nell’ambito della Stagione
cameristica di Novara 2009-2010,
uno dei migliori quartetti d’archi del momento in Italia, il Quartetto
di Cremona, nato artisticamente
nel 2000 sotto la guida di Salvatore Accardo e perfezionatosi con Piero
Farulli del Quartetto Italiano e Hatto Beyerle dell’Alban Berg. A
testimonianza del prestigio ormai acquisito da questa giovane
formazione, ricordiamo che essa è attualmente e fino al 2014 “in residence” presso la Società del Quartetto di
Milano. Il programma di sala proponeva all’ascolto tre “perle” della letteratura quartettistica sette-ottocentesca: Crisantemi
di Puccini (un unico tempo, composto nel 1890 per la morte del principe
Amedeo di Savoia), il Quartetto in
do maggiore KV 465 “Le dissonanze” di
Mozart (ultimo della serie di sei quartetti dedicati ad Haydn nel 1785),
e, nel secondo tempo del concerto l’ampio Quartetto
n. 15 in sol maggiore op.161 di
Schubert (1826). Fin dalle
prime battute gli ascoltatori sono stati attratti dalla qualità
principale del Quartetto di Cremona: l’incantevole bellezza del suono,
caldo e straordinariamente musicale, e al tempo stesso di una miracolosa
trasparenza, aderente al minimo dettaglio della partitura, grazie anche
al perfetto equilibrio dei quattro strumenti. Magnifici il primo violino
di Gualco, dalla cavata robusta e dolcissima anche sui registri più
acuti e il violoncello di Scaglione, morbido e di esatta intensità nel
volume del suono. Grazie a queste qualità, che possono richiamare (ci
sentiamo di azzardare il paragone!) il Quartetto italiano di gloriosa
memoria, i giovani strumentisti cremonesi dopo aver interpretato al
meglio le melodie pucciniane, ricche
di malinconici cromatismi, e le sfaccettate atmosfere
timbrico-armoniche del singolare KV 465 mozartiano, hanno toccato la
vetta della bellezza musicale con il brano schubertiano, rendendone in
modo avvincente quella segreta vena di nostalgia romantica che è
l’essenza della grandissima arte del Maestro di Liechtenthal.
Indimenticabili, per soluzioni timbriche ed espressività, l’Andante,
di sublime lirismo, e l’Allegro assai finale, dal
frizzante ritmo di Landler. Brano di scrittura ardua, coi suoi
tremoli , note ribattute, difficoltà armoniche varie, ha offerto agli
strumentisti il banco di prova ideale per misurare le proprie eccellenti
qualità tecniche. Stupendo anche il bis, il terzo tempo del terzo
quartetto di Schumann, di lirismo intenso e patetico. Serata davvero da
ricordare: peccato che il pubblico non fosse numeroso come l’occasione
avrebbe meritato.
31 marzo Bruno Busca
Stagioni
del Barocco a Novara
Il
settimo appuntamento con le Stagioni del Barocco 2009-2010 a Novara,
questa sera 27 marzo, nella cornice della secentesca chiesetta di S.
Giovanni Decollato, ha proposto un bel programma, interamente dedicato
al grande J.Ph. Rameau (1683-1764), clavicembalista, organista, autore
di opere, nonché tra i fondatori del linguaggio armonico che ha
dominato per quasi tre secoli la civiltà musicale occidentale.
L’impaginato prevedeva cinque “concerti” affidati a quattro
solisti dell’Orchestra Barocca città di Novara : Fabio Bellofiore
(Violino), Mario Lacchini (Flauto),
Tiziana Fransosa (Clavicembalo); non siamo riusciti a sapere il
nome della strumentista della viola da gamba, che ha sostituito Claudio
Frigerio, indicato dal programma di sala. Si tratta di composizioni in
cui il clavicembalo non si limita alla funzione del basso continuo
all’italiana, ma intreccia con gli altri strumenti
un fitto e continuo
dialogo, con contrapposizioni armoniche
e ritmiche, di grande duttilità e penetrazione espressiva, spesso
ispirata alla chanson popolare, che già con Couperin costituisce
il sottofondo della musica francese dell’epoca. Ma l’aspetto che più
ci ha colpito in questa musica è l’empito di fresca vitalità
creativa, che traspare da splendidi brani come i due Menuets del Deuxième
Concert, la sbarazzina Lapoplinière
e
i trascinanti Tambourins I et II del Troisième C., piuttosto
che l’incalzante La
Rameau finale del Quatrième C. A ciò si aggiungano le figure ornamentali di straordinaria
inventiva e di squisita grazia poetica,
nel segno di quell’ésprit de finesse caratteristico di
tutta la cultura francese del tempo, e si avrà l’idea di una musica.,
che , pur essendo tutt’altro che di facile ascolto, parla ancora un
linguaggio suadente e di grande forza sia emotiva, sia intellettuale.
L’esecuzione è parsa convincente nell’efficace intesa tra le
diverse voci strumentali, ma nell’impasto timbrico non sempre il
flauto traversiere barocco è riuscito a spiccare con il dovuto rilievo,
risultando un po’ debole nel volume del suono, specie quando la
partitura prevedeva anche l’intervento del violino. Grandi applausi
del folto pubblico presente, dopo il bis (ancora i Tambourins del
Troisième Concert).
28 marzo 2010 Bruno Busca
Andrea
Lucchesini ancora a Milano per la Società
del Quartetto
E' tornato a Milano il pianista toscano Andrea Lucchesini. Dopo il
bellissimo concerto con l'orchestra de I
Pomeriggi Musicali tenuto al Dal Verme il 4 c.m. dove aveva
interpretato due splendidi concerti mozartiani
(K488 e K271), lo abbiamo ascoltato ieri sera, solo al pianoforte, in un
concerto organizzato dalla Società del Quartetto. Il programma è il medesimo presentato
alcuni giorni or sono a Novara e recentemente recensito nelle pagine del
nostro giornale (vedi articolo del 18 marzo
di B.B.). Ancora una volta Lucchesini ha mostrato un livello
interpretativo altissimo affrontando
lo Scherzo n.2, la Sonata
n.3 e i 24 Preludi Op.28 con un un grado di penetrazione espressiva tale da
considerarlo tra i migliori interpreti di Chopin in circolazione. La
perfezione tecnica, senza sbavature o imprecisioni e soprattutto la
chiarezza discorsiva definita da un suono leggero, trasparente e privo
di enfasi, ha entusiasmato il numeroso pubblico presente in Sala Verdi.
La sua completa visione d'insieme ha reso i 24 Preludi, brani tra i più
profondi del grande polacco, un grande affresco sonoro che si rinnova ad
ogni ascolto. Grande regalo al termine del programma prestabilito con la Sonata
"Al
Chiaro di Luna"
di Beethoven eseguita integralmente e l'Improvviso n.
2 op. 90 in Mi bem. di Schubert. Impeccabile e altamente
espressivo il Beethoven proposto. Da ricordare.
24 marzo C.G.
Alcuni appuntamenti milanesi
Domani 24 marzo continuano le repliche alla Scala del Tannhauser di Wagner mentre in Conservatorio per la Società dei Concerti la NWD Philharmonie diretta da I. Meylemans terrà un concerto con musiche di Barber e Dvorak: violino solista il giovane ed affermato Edoardo Zosi (nella foto www.edoardozosi.net). Giovedì 25, ultima replica alla Scala del concerto della Filarmonica diretta da Z. Mehta con musiche di Messiaen, Debussy, Ravel. All’Auditorium l’Orchestra Sinfonica Verdi diretta da W.Marshall eseguirà musiche di Bernstein e Ciaikovskij: violino solista Sergej Krilov; al Dal Verme l’Orchestra de I Pomeriggi Musicali diretta da A. Manacorda terrà un concerto con musiche di Bach e Hindemith: al pianoforte Emanuele Arciuli.
23 marzo la redazione
Andrea Lucchesini al Coccia di Novara
Unite composizioni musicali di eterna bellezza e un interprete di
eccellente valore e avrete una serata concertistica memorabile, come
quella offerta ieri al Coccia di Novara ai numerosi appassionati dall’Associazione
Amici della Musica, per la Stagione cameristica 2010. Il programma:
tutto chopiniano, con lo Scherzo op. 31 in si bem. maggiore, la Sonata
op. 58 n. 3 in Si min. e, a trionfale conclusione, i 24 Préludes
op. 28. L’interprete: uno dei migliori pianisti di questi anni,
Andrea Lucchesini.
18 marzo Bruno Busca
Temirkanov
e l’Orchestra Filarmonica di Pietroburgo per Progetto
Itaca
Grandissimo successo al Teatro alla Scala, lunedì 15 marzo, per il
concerto organizzato in collaborazione con
Serate Musicali a favore di Progetto Itaca- Associazione
volontari per la salute mentale. In palcoscenico il meglio per ascoltare
musica russa: il direttore Yuri Temirkanov, il pianista moscovita
Nicolai Lugansky e la straordinaria formazione orchestrale Filarmonica
di San Pietroburgo. Il programma, tutto russo, prevedeva il Concerto
n.2 in do minore op.18 di S.Rachmaninov e la Sinfonia n.6
“Patetica” op. 74 di Caikovskij. L’eccellente qualità dei
colori orchestrali, plasmati dalla
essenziale e discreta direzione di Temirkanov, non ha uguali, specie nel
repertorio russo. Impeccabile il tocco di Lugansky in perfetta sinergia
con l’orchestra: chiarissimo e molto romantico il fraseggio.
Bellissimo il preludio chopiniano offerto come bis. Mirabile
l’equilibrio delle sezioni orchestrali nella struggente Patetica
con un Adagio lamentoso finale superlativo. Teatro al completo
per una serata memorabile.Per
sostenere Progetto Itaca: Via Magolfa, 15 - 20143 Milano - tel.
02.83242158 - fax: 02.89404801 segreteria@clubitaca.org - www.progettoitaca.org
17 marzo Cesare Guzzardella
Nabucco
al Teatro Coccia di Novara
La
stagione lirica 2009-10 del Teatro Coccia di Novara al suo terzo
appuntamento (12 e 14 Marzo)
aveva in programma uno dei classici più popolari del teatro per musica,
il verdiano Nabucco, il
primo vero successo del Maestro di Busseto
(1842). L’esecuzione è stata affidata a Marcello Rota, alla
guida dell’Orchestra
Sinfonica C. Coccia, accompagnata dal Coro e Corpo di ballo della
Fondazione Teatro Coccia, per la regia di M. Scaglione.
L’interpretazione di Rota (nella foto)ci è parsa convincente
nell’assicurare pieno equilibrio ad entrambe le componenti tematiche e
musicali del testo verdiano: il dramma corale della persecuzione e
dell’esilio del popolo ebraico, che ha nel celeberrimo “Va’
pensiero” il suo fulcro, e
le passioni individuali (l’amore tra Fenena e Ismaele, il
conflitto tra Abigaille e Nabucco, l’amore paterno di Nabucco per
Fenena). Rota ha ottenuto questo risultato grazie
ad una gestione molto curata ed efficace sia delle ampie
masse sonore, legate al tema dello scontro dei popoli, sia dei
momenti più lirici e intimi della partitura, come la morte
di Abigaille alla fine dell’opera, reso con sapiente attenzione
al delicato impasto timbrico (corno inglese, arpa, violoncello e
contrabbasso soli); o il momento cruciale della follia di Nabucco, alla
fine della seconda parte, dove lo spessore emotivo del protagonista ( in
preda alla follia e al terrore) è espresso con un suggestivo
trattamento della strumentazione. La valida direzione di Rota è stata
coadiuvata in modo abbastanza efficace dal cast dei cantanti. Com’è
noto, la parte più difficile è quella di Abigaille, una delle più
ardue composte da Verdi per la voce di soprano: Carmela Apollonio è
stata nel complesso all’altezza del difficile ruolo, nella flessibilità
e agilità della voce, nell’eseguire i frequenti crescendo al
do sopracuto, funzionali a mettere in luce il carattere iracondo della
principessa, nella discreta tenuta del registro grave. Non ha sfigurato
nel ruolo di Fenena Lorena Scarlato Rizzo, dalla voce ben calibrata,
forse bisognosa di maturare ancora in morbidezza. Ci è piaciuto il
baritono Franco Giovine (subentrato a Montresor indisposto), buon
interprete della tormentata figura di Nabucco, mentre non sempre ci ha
convinto il basso Alfredo Zanazzo nel ruolo di Zaccaria, poco limpido
sui registri più gravi. La regia di Scaglione ha dato spazio
soprattutto alla dimensione del drammatico conflitto di potere,
sostenuta anche dalla scenografia giocata su imponenti e massicce
architetture. Il teatro, strapieno,
ha tributato un
lungo applauso agli interpreti e al regista, ottenendo il rituale bis
del coro Va’ pensiero.
15 marzo Bruno Busca
La
Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov
a favore di Progetto Itaca
Lunedì 15 marzo,
alle ore 21.00 al Teatro alla Scala si terrà un Concerto Straordinario
in favore di Progetto Itaca. Ospite della serata l’Orchestra
Filarmonica di San Pietroburgo e il
Direttore Yuri Temirkanov. Solista
al pianoforte Nikolay Luganskij. In programma di
Sergej Rachmaninov il
Concerto
n. 2 per pianoforte e orchestra e di Pëtr Il'ic Cajkovskij la Sinfonia
n. 6 in si minore op. 74 "Patetica”. Contributo proposto: Poltrona
Platea: € 250,00 - Poltrona Platea II: € 200,00 Palchi I e II ordine € 150,00 - Palchi III e IV ordine € 100,00
I Galleria: € 70,00 - II Galleria: € 40,00 - Loggione: € 25,00. Club
Itaca è un centro nato a Milano nel maggio
2005 per l’autonomia socio-lavorativa di persone che soffrono di
disturbi psichiatrici. È
una struttura diurna gestita con la formula del club dove le persone
trascorrono la giornata organizzate in unità di lavoro: accoglienza, lavori
d’ufficio, comunicazione, cultura e tempo libero, studio e formazione,
gestione del club, tutte attività finalizzate a recuperare ritmo di
vita e sicurezza, oltre a capacità sociali e abilità specifiche. Club
Itaca è una palestra per una vita autonoma. L’obiettivo finale è,
dopo questa esercitazione al lavoro, l’inserimento lavorativo
in Aziende competitive esterne. Club Itaca applica per la prima volta in
Italia il modello americano di Fountain House, sperimentato e apprezzato
in tutto il mondo, con più di 300 centri attivi in cinque continenti. Per
sostenere Progetto Itaca: Via Magolfa, 15 - 20143 Milano - tel.
02.83242158 - fax: 02.89404801 segreteria@clubitaca.org - www.progettoitaca.org
11 marzo
La redazione
Stefano Bollani "Piano solo...per Haiti"
Domani, 10 marzo 2010 il noto jazzista Stefano Bollani terrà un concerto straordinario a Varese presso il Teatro Apollonio (ore 21.00) per sostenere la costruzione del reparto di neonatologia dell’Ospedale Saint Damien ad Haiti. L’intero ricavato sarà devoluto alla Fondazione Francesca Rava NPH Onlus. Il geniale pianista proporrà il “piano solo”, forse la più divertente delle sue molteplici proposte. web: www.nphitalia.org www.teatrodivarese.it www.stefanobollani.com tel: 0332 284224/247897 (teatro) BIGLIETTI: POSTO UNICO: 25 EURO + prevendita UNDER 25: 20 EURO + prevendita.
9 marzo dalla redazione
Il
virtuoso Freddy Kempf per le Serate Musicali
E’ da
alcuni anni che il pianista londinese Freddy Kempf viene invitato a
Milano da Serate Musicali. Virtuoso talentuoso, Kempf ha
impaginato un programma impegnativo con Schumann nella prima parte e Liszt
nella seconda. Kempf è certamente un eccellente tecnico, spesso un
grande interprete con una visione molto pianistica della musica. Eredita
dal grande Horowitz il bisogno di dominare la tastiera cercando spesso
una ricerca timbrica giocata sull’effetto e sui contrasti dinamici, sovente
molto accentuati. Avvincente la prima parte del concerto con un Schumann
genuino, delicato, vellutato e ricco di sfumature. I tempi rapidi
ascoltati come quelli della Toccata Op. 7 o della Humoreske
Op.20, interpretazione quest’ultima che spesso ricordava il Sommo
interprete citato, o quelli
più tradizionali dell’Arabeske Op.18 o di Blumenstuck Op.19,
hanno rivelato uno splendido pianista di 33 anni che va seguito nella sua
evoluzione con attenzione. La
Seconda Rapsodia ungherese rivisitata da Horowtz e il celebre Mephisto
Valzer, unitamente a La morte di Isotta dal wagneriano
Tristano nella nota trascrizione di Liszt, quest’ultimo brano eseguito
come bis, ci hanno mostrato un Kempf forse sopra le righe, con
accentuazioni e forzature eccessive, ma con momenti di grandissima
espressività e di grande trasparenza sonora. Ancora un bis con un
delicato Notturno di Chopin per una serata splendida. Successo di
pubblico.
9 marzo Cesare Guzzardella
Alexander
Lonquich al Viotti Festival di Vercelli
Il Viotti
Festival di Vercelli ha regalato agli appassionati un’altra bella
serata di grande musica, ieri sera, sabato 6 marzo, al Teatro Civico:
protagonista assoluto, uno dei personaggi più carismatici del panorama musicale
internazionale, il pianista tedesco (ma ormai italiano di adozione)
Alexander Lonquich, nella doppia veste, a lui abituale, di solista e
direttore, accompagnato dalla Camerata ducale, per l’occasione
robustamente rinforzata con l’apporto di strumentisti dell’Orchestra
della Rai. Assai attraente l’impaginato, consacrato ai due
‘classici’ di cui ricorre quest’anno il bicentenario della
nascita, F. Chopin, con il Concerto in mi minore op.11, e R.
Schumann, con la gloriosa Renana, cioè la
Sinfonia in mi bem. minore op. 97. Premesso
che è sempre difficile dirigere e suonare insieme, diremmo che qui
l’operazione sia riuscita in modo convincente, sia perché, come
sempre in Chopin, il pianoforte è il solo e vero protagonista e
l’orchestra si limita ad esporre i temi e ad accompagnare i voli del
solista, sia perché la Camerata ducale è un’orchestra ormai
collaudata, ben organizzata in tutti i reparti, guidata da
un’eccellente ‘spalla’ come G. Rimonda. Magari è andato perduto
qualche dettaglio strumentale, ma la nostra impressione è che, dopo una
partenza in leggero affanno, orchestra e direttore abbiano trovato una
buona intesa, con un valido risultato d’insieme. Non scopriamo certo
oggi le qualità del pianismo di Lonquich, ma ancora una volta siamo
rimasti incantati dalla sua magnifica fluidità, sostenuta da perfetta
luminosità e precisione di tocco, da vero erede del suo
indimenticabile maestro Badura Skoda.. La virtù più grande di Lonquich,
cioè la sua abilità nel raggiungere vertici di straordinaria intensità
emotiva, tenendola sempre sotto controllo, grazie anche a sapientissime
pause tra una frase e l’altra, ha raggiunto risultati memorabili nelle
parti più distesamente melodiche del primo tempo (soprattutto la
seconda sezione del primo gruppo tematico e la parte iniziale dello s
viluppo) e nell’atmosfera mozartiana della romanza centrale.
Chopiniano il bis, dai Preludi, che ha ancora messo in risalto la
ormai piena maturità espressiva di questo grande solista. Di buon
livello esecutivo ci è parsa anche l’interpretazione
della Renana, in particolare nei suoi momenti più festosi
e ricchi di colori, come il giubilante
primo tempo col suo Vivace sincopato e l’eco wagneriana
dei corni. Diremmo però
che qualche decisiva morbidezza timbrica ci è parsa un po’
trascurata, ad esempio quel meraviglioso impasto dei fiati con il
sottofondo degli archi (per noi, tra le creazioni più suggestive della
musica di tutti tempi), nella sezione centrale dello Scherzo.
Strameritato comunque il travolgente applauso del numerosissimo pubblico
presente, ribadito dopo il bis orchestrale, lo scherzo dalla Renana.
7 marzo Bruno Busca
Andrea
Lucchesini ai Pomeriggi
Musicali
Un programma interamente mozartiano quello presentato ieri sera al Dal Verme
per i concerti de I Pomeriggi musicali. L'Orchestra era
per l'occasione diretta da Nicola Paszkowski e al pianoforte si trovava
uno dei migliori pianisti italiani: Andrea Lucchesini. Bravissimo
Paszkowski nell'orientare l'Orchestra dei Pomeriggi nel primo
brano di Mozart, la Sinfonia K 319, opera giovane dal carattere leggero
e spensierato reso ottimamente dal direttore attraverso un equilibrio
timbrico dal sapore settecentesco ben evidenziato dalla quasi
cameristica orchestra. In contrasto con la Sinfonia introduttiva sono
stati interpretati due capolavori tra i più noti del salisburghese: il Concerto
per pianoforte e orchestra K488 e, dopo l'intervallo, quello più
giovanile K271. Andrea Lucchesini, toscano del 1965, non ha
bisogno di presentazioni ma ricordiamo almeno la vittoria del "Concorso
Internazionale Dino Ciani" avvenuto alla Scala nel 1983, vittoria
che lo ha avviato ad una brillante carriera d'interprete.
Eccellente l'esecuzione dei due concerti. Il pianista ha rivelato un
nitore espressivo caratterizzato da una rara morbidezza timbrica. I
tenui ma espressivi contrasti dinamici hanno sottolineato ogni frase
musicale. Valide le sinergie
con l'ottima direzione di Paszkowski,
anche se una timbrica orchestrale più delicata e meno incisiva avrebbe
ancor più favorito le trasparenti sonorità pianistiche, emerse ancor
di più nelle bellissime cadenze. Grande successo di pubblico e
un bis di Lucchesini con uno splendido Improvviso di Schubert. Da
ricordare. Sabato pomeriggio alle 17.00 la replica.
5
marzo
Cesare Guzzardella
Ha trent'anni il pianista
russo Yevgeny Sudbin
e una carriera d'interprete di tutto rispetto. Lo
abbiamo ascoltato ieri sera in
Conservatorio in un programma per metà chopiniano e per metà
dedicato a Stevenson, Liszt
e Ravel. Del polacco in programma la Fantasia
Op.49 - inaspettatamente eseguita
come bis e sostituita da due note
Sonate scarlattiane -
due
Ballate la n. 3 e la n.4 e
due Mazurche. Nella
seconda parte ancora un omaggio a Chopin con un brano del contemporaneo
inglese Ronald Stevenson, Fuga su
un frammento di Chopin, quindi lo studio trascendentale di
Liszt "Armonie
della sera"
e, di Ravel, la notissima Gaspard
de la Nuit. Notevoli le qualità interpretative di Sudbin con un
Chopin "polacco" con momenti di alto lirismo, anche se
rimangono incertezze nelle scelte dinamiche a volte eccessivamente
voluminose. Interessante la Fuga di Stevenson. Non entusiasmante
il difficile ma geniale Liszt di
"Armonie della sera" mentre il capolavoro raveliano Gaspard
de la Nuit, tre poemi ispirati ad altrettante poesie di Aloysius
Bertrand, rappresenta il
meglio della serata: bellissime le sonorità sia in Ondine
che in Le gibet e Scarbo. Sudbin ha mostrato di calibrare in modo preciso i piani
sonori con timbriche raffinate e gamme di colori differenziate
dimostrando quindi di possedere, come spesso capita alle nuove
generazioni di pianisti, attitudini per il Novecento. Successo di
pubblico.
2 marzo Cesare Guzzardella
FEBBRAIO
“Il
pipistrello” al Teatro
Coccia di Novara
La
stagione dell’operetta del Teatro Coccia di Novara proponeva in
cartellone oggi, domenica 28 febbraio, uno dei titoli più noti del
genere, “Il pipistrello” di J. Strauss jr., rappresentata per
la prima volta
a Vienna nel 1874 e da
allora rimasta nel repertorio come uno dei titoli più apprezzati dagli
amanti di questa forma di teatro musicale, che si distingue dalla più
‘nobile’ opera per la presenza di parti recitate, in alternanza a
quelle cantate, e per il ruolo di primo piano della coreografia, oltre,
naturalmente, per una musica più ‘leggera’ e facilmente godibile e
per trame da vaudeville, ricche di equivoci, travestimenti, colpi
di scena. La vicenda racconta della vendetta freddamente progettata e
realizzata dal notaio Falke ai danni di Gabriel von Eisenstein, che in
occasione di una festa di carnevale di anni prima gli aveva giocato un
crudele scherzo, costringendolo a girare per la città mascherato da
pipistrello. La vendetta consiste
nello spingere Gabriel (atteso da una condanna a otto giorni di carcere
per avere insultato un pubblico ufficiale)
e sua moglie Rosalinde al reciproco tradimento, attraverso un
intrigo, in occasione di una festa organizzata dal libertino e annoiato
conte Orlovskij. Ma alla fine, come da tradizione, tutto si chiarisce e
termina con l’happy end del reciproco perdono fra i due coniugi. Lo
spettacolo era affidato ad una compagnia da vent’anni specializzata
nel genere, la torinese Alfa Folies (Teatro Alfa) per la regia di
Augusto Grilli, che interpreta anche il ruolo di Frank,.il direttore
delle carceri. Il nostro giudizio è negativamente influenzato da una
circostanza che ci ha sorpreso: la musica dell’operetta non era
eseguita dal vivo, da un’orchestra, ma registrata e diffusa da potenti
casse, ad un volume che, all’inizio ha coperto quasi totalmente la
voce dei cantanti, in particolare l’’aria’ di Adele, cameriera di
Rosalinde (per fortuna, all’inconveniente si è poi posto rimedio).
Era la prima volta che assistevamo alla rappresentazione di
un’operetta e ignoriamo se questa sia oggi una normale consuetudine
esecutiva, ma confessiamo che non ci piace per niente: la fresca e
scintillante musica straussiana merita di essere ascoltata
nell’esecuzione di un’orchestra, capace di restituirne, nei timbri e
nel ritmo, lo spirito bell’epoque che la pervade. Per il resto, ci
pare che i cantanti-attori abbiano assolto dignitosamente il loro
compito, in particolare i due protagonisti, il tenore
Riccardo Berruto (Eisenstein) e la soprano Daniela Catalano (Rosalinde),
abili nel tenere la loro interpretazione sempre sul filo di una
sorridente ironia, consona all’ispirazione in fondo parodistica
dell’operetta. Da segnalare la performance di
Massimo Castagno, contraltista in falsetto nella parte di
Orlovskij, prevista nella partitura originale per un contralto. Discreto
il successo riscosso presso un pubblico numeroso.
28 febbraio Bruno
Busca
Patricia
Kopatchinskaia
per i Pomeriggi Musicali
Era stracolma la grande sala del Dal Verme per la replica pomeridiana di
sabato. Numerosi sono gli abbonati ai
Pomeriggi Musicali ma ancora di più gli amanti della musica
venuti per
ascoltare la giovane violinista
Patricia
Kopatchinskaia, nata nel 1977 in Moldavia e vincitrice di importanti
concorsi internazionali come quello del 2000 messicano, dedicato al
grande Szyeryng. Il programma prevedeva una prima parte con il celebre Concerto per violino e orchestra Op.61 di L.v.Beethoven e quindi la
Sinfonia n.2 Op.61 di Robert
Schumann. Particolare l'interpretazione fornita dalla formazione de I
Pomeriggi Musicali e dal suo direttore Antonello Manacorda e
perlomeno stravagante l'interpretazione della Kopatchinskaia che ha
dimostrato una tecnica virtuosistica di altissimo livello con cavate
morbide alternate a
fraseggi accentuati e decisi, definiti da perfette intonazioni anche nei
suoni più alti. In sinergia con la direzione di Manacorda, che
accentuava le sezioni dei fiati restituendoci un Beethoven moderno e per
nulla filologico, la Kopatchinskaia ha fatto la sua parte con le cadenze, specie
quella dell'Allegro ma non troppo
iniziale, nella quale improvvisava in dialogo con il primo violino e sostenuta ritmicamente dai timpani,
spezzando così l'unità compositiva. Ma, dimenticando
la cultura storicizzata e ...quindi Beethoven, possiamo
considerare
l'interpretazione ascoltata come un omaggio alla musica contemporanea.
La creatività interpretativa della
Kopatchinskaia è apprezzata da compositori viventi quali Doderer, Zykan, Resch ed il
pianista-compositore turco Fazil Say, con il quale suona spesso in
duo. Questi hanno dedicato a lei prime esecuzioni di concerti
violinistici. Grandissimo il successo di pubblico e bizzarro il brevissimo
bis con una improvvisazione vocale-violinistica. Buono il successivo
Schumann.
28 febbraio
Cesare Guzzardella
I
gemelli De Stefano
per le Serate
Musicali
“Gemelli
al pianoforte”, questo il titolo del concerto organizzato da Serate
Musicali ieri sera in Conservatorio in collaborazione anche con
Allianz. Francesco e Vincenzo De Stefano sono due gemelli pianisti di
Reggio Calabria nati nel 1986 che suonano insieme da quando avevano nove
anni. Formazione assai rara, sono sostenuti da qualità evidenti che
abbiamo potuto riscontrare nel variegato impaginato presentato
in Sala Verdi. In programma brani
per due pianoforti e a quattro mani di Liszt, Smetana, Corea, Saint-Saëns,
Chopin e Stravinskij. Una sintonia perfetta tra le parti si è ascoltata
nella rarità lizstiana del Concerto
Patetico Op.20, lavoro per due pianoforti che per molti aspetti
ricorda la più celebre Sonata in
si minore. Con un adattamento non troppo felice per pianoforte a
quattro mani della nota La Moldava
di Smetana, capolavoro di colore orchestrale,
è proseguito il concerto. Con due brani dal sapore jazzistico di
Chick Corea da Imagining Contest
n.3, valente composizione del 2008, i due fratelli hanno evidenziato
la loro ottima intesa ritmica. Bellissima la successiva Danza
Macabra Op.40 di Camille Saint-Saëns e particolarmente riuscito il
raro Chopin del Rondò in do magg.
Op.73, dove i De Stefano hanno mostrato tocco raffinato e altamente
melodico. Ma è con la trascrizione per pianoforte a quattro mani de La sagra della primavera di Igor Stravinskij che i due giovani
hanno raggiunto una vetta interpretativa. L'intesa ritmica e percussiva
del notissimo brano, caposaldo del Novecento, ha raggiunto livelli di
raro ascolto. Bravissimmi infatti i De Stefano a ricreare quelle
stupefacenti sonorità orchestrali del genio straninskijano in un unico
strumento, calibrando le poliritmiche sonorità, ricche di contrasti
dinamici, per gli oltre 35 minuti della composizione. Un concerto che,
soprattutto grazie all'ultimo brano, risulta irripetibile. Da ricordare.
26 febbraio Cesare Guzzardella
Sabato 6 marzo 2010 (ore 21.00), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma il nono appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Il nono concerto del XII Viotti Festival vuole essere un omaggio all’arte di Frédéric Chopin e di Robert Schumann in occasione del bicentenario della loro nascita (1810-2010). Il compito di celebrare degnamente la memoria di questi due giganti del romanticismo musicale europeo sarà affidato al pianista tedesco Alexander Lonquich, considerato unanimemente fra i più maturi e completi talenti artistici della propria generazione. Lonquich si esibirà a Vercelli nell’ormai per lui consueta doppia veste di pianista e direttore d’orchestra e guiderà l’Orchestra Camerata Ducale in un programma di grande impegno esecutivo ma dall’indubbio fascino. La serata sarà infatti aperta dal poeticissimo Concerto in mi minore per pianoforte e orchestra op. 11 di Frédéric Chopin, e seguirà quindi una tra le pagine più mature e complesse uscite dalla penna di Robert Schumann: la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore «Rheinische» (Renana) op. 97. Front Office ufficio Cultura Comune di Vercelli Tel. 0161-596369 // 0161-596277 Associazione Camerata Ducale Tel. 011-755791
25 febbraio la redazione
Andrea
Bacchetti alle
Serate Musicali
Torna spesso il pianista Andrea Bacchetti
ai concerti delle
Serate Musicali milanesi. Ieri in Conservatorio ha impaginato
un programma particolarmente intelligente denominato "Tre
secoli di musica italiana"
che vedeva autori del primo Settecento
quali Scarlatti, Marcello e Galuppi, dispiegarsi insieme
ad autori a cavallo tra Sette
e Ottocento
quali Cherubini e Clementi per arrivare al
pieno Ottocento con
Rossini e al Novecento
di Luciano Berio, musicista
amatissimo da Bacchetti come dimostrato dalle ottime incisioni a lui
dedicate. Bacchetti lo conosciamo bene quale splendido interprete di
J.S.Bach avendolo ascoltato numerose volte sia in concerto che in
fortunati dischi vincitori di importanti premi. La sua minuziosa e
limpida tecnica -emersa nel caldo pianoforte Fazioli utilizzato- tende a
chiarire i dettagli musicali più impervi e ben si addice a tutti gli
autori barocchi legati a Bach o ai clavicembalisti-tastieristi italiani
del Settecento. La sua attenta lettura è emersa nella rara Sonata
in si bem. maggiore di Baldassare Galuppi come nella Sonata in re minore di Benedetto Marcello eseguita in prima
esecuzione assoluta nell'edizione critica curata dal pianista stesso e
da Mario Marcarini, curatore del libretto di sala. Ma anche con il
raffinato Cherubini della Sonata
n.4 in sol maggiore o con il più noto Clementi
della Sonata Op. 47 n.2,
Bacchetti ha dimostrato avvincenti qualità interpretative.
Dopo due brevi ma intensi brani di Berio quali la Petite Air II dalla "Petite
Suite pour piano"
e Brin da "Six Ancores", Bacchetti è tornato al suo settore privilegiato con cinque
riflessive Sonate di Domenico
Scarlatti per terminare poi con due rarità di Rossini: Une Caresse à ma Femme e Tarantelle
pur sang. Due i bis
concessi: una sicura ed
efficace Romanza senza parole di
Mendelssohn e l'amatissimo Bach con una Suite
Francese. Successo di pubblico in una Sala Verdi purtroppo non al
completo.
24 febbraio
Cesare Guzzardella
Uno splendido Leif
Ove Andsnes per la Società del Quartetto
in Conservatorio
Ha quarant'anni il pianista norvegese Leif Ove Andsnes,
per il terzo anno ( 1999- 2008- 2010) ospite
della Società del Quartetto e ieri sera in Sala Verdi con un programma
particolarmente intenso definito da alcuni brani di Schumann, di Chopin
e di un contemporaneo quale György Kurtág. Nel concerto del 2008
Andsnes mi era piaciuto, ieri invece mi ha stupito per l'alto
spessore interpretativo. Il norvegese ha come prima qualità il
controllo perfetto delle dinamiche musicali attuato con un perfetto
equilibrio gestuale e timbrico. Il suono, molto raffinato e discreto,
definito da colori luminosi e personali si è evidenziato sia nei
brani più contrastati del primo Schumann, quello delle 3
Romanze Op.28 e di V.Rauschend
und festlich dalle
Novelletten Op.21, che negli otto brevi e deliziosi brani scelti da
Játékok di Kurtág incastonati, in modo intelligente, tra lo
Schumann delle poetiche Kinderscenen Op.15. Sia nelle più complesse armonie dei brani
iniziali che nelle semplici note di Kurtág - perfetto l'uso del pedale
di risonanza- e nelle Scene infantili Andsnes ha stupito. Ma ha mostrato
di essere un eccellente pianista anche nello Chopin della seconda parte
della serata eseguendo sette brani del polacco: 2 Ballate
(Op. 47-23), 4 Valzer, un Notturno (Op.62 n.1). Insieme a quello di Rafal Blechacz
il migliore Chopin
ascoltato ultimamente. Due i bis
concessi: la Toccata di
J.S.Bach e ancora Chopin con un Preludio.
Da non perdere quando tornerà a Milano. Grandissimo successo in una
sala a due terzi.
22 febbraio Cesare Guzzardella
Olli
Mustonen per le
Serate Musicali
Una serata particolarmente interessante quella di ieri sera in Conservatorio con il finlandese Olli Mustonen, conosciuto soprattutto come ottimo pianista, ma per l'occasione alla direzione dell'Orchestra di Padova e del Veneto come interprete sia di una sua recente composizione, La vecchia chiesa a Petäjävesi (2008), che di una del più noto compositore russo Rodion Shchedrin (1932) intitolata Musica per archi, oboi, corni, celesta dal balletto "La signora con il cagnolino". Mustonen era invece al pianoforte dopo il breve intervallo per eseguire il notissimo Concerto n.4 per pianoforte e orchestra Op.58 di L. V. Beethoven. Ottima l'interpretazione. Il brano di Mustonen, ottimamente diretto e ben interpretato dalla formazione veneta, è in cinque parti e trova riferimenti compositivi in autori nordici come Smetana per un certo modo di melodiare o in certa musica alla Stravinskij per l'uso ritmico e percussivo nel generare le sonorità. Musica tonale, ottimamente costruita, dal carattere evocativo. Molto interessante il brano di Shchedrin, musicista ispirato dalla lezione di Shostakovich soprattutto per il modo rarefatto di concepire certe timbriche con gli archi, sezione strumentale determinante del cupo brano composto tra il 1984 e il 1986. Avvincente l'interpretazione e lunghi applausi sia per Mustonen che per Rodion Shchedrin, presente in Sala Verdi.
Cesare
Guzzardella
16
febbraio
Charles
Rosen alla
Palazzina Liberty milanese
Non capita spesso di avere il noto musicologo, docente e pianista
statunitense Charles Rosen a Milano. Studioso di riferimento con libri
quali Lo Stlile classico o La
forma
sonata, testi tradotti in numerose lingue, Rosen è un pianista
eccellente che appartiene a quella ristretta categoria di
pianisti-musicisti che penetrano
la musica dei grandi grazie anche alle approfondite
qualità intellettuali. Rilevante interprete dei classici Haydn, Mozart,
Beethoven e Brahms, come è testimoniato dalla sua imponente
discografia, compagno cameristico di artisti
quali Isaac Stern o Gregor Piatigorsky, l'ottantatreenne
Rosen, ha sempre amato gli autori del Novecento da Schönberg a
Carter. Nello straordinario concerto di domenica mattina, tenuto nella
bellissima sala Liberty della palazzina di Largo Marinai d'Italia
- la manifestazione era
organizzata da Milano
Classica in collaborazione con l'Accademia Internazionale
della Musica e le Fondazione Scuole Civiche di Milano
-, il pianista ha eseguito Beethoven, Chopin e Brahms. La sua
forza di sintesi
interpretativa si è rivelata dalle prime note della Sonata
n.31 in mi bem.magg. Op.110 del Maestro di Bonn. Il grado di
penetrazione espressiva e l'autenticità del Beethoven ascoltato sono la
testimonianza dell'alto livello esecutivo.
Un omaggio a Chopin, con i Notturni
Op.61 n.1 e 2, la Barcarola
Op.60 e la Ballata
n.4 Op. 52 hanno creato una situazione musicale diversa, con
momenti di romantica bellezza specie nella Barcarola e nella Ballata
eseguite con pacata interiorizzazione
poetica. Splendida l'esecuzione dell'ultimo brano in programma:
le Variazioni
e fuga in si bem.
magg. su un tema di Händel di
Brahms. La complessità delle elaborazioni
del bellissimo tema händeliano è
stata sintetizzata dal tocco morbido e sicuro di Rosen che ha rivelato
la sua maestria pianistica malgrado l'acustica molto riverberata della
bellissima sala, per l'occasione colma di pubblico. Due i bis proposti:
ancora Chopin con il Valzer Op.64 n.2 e un Intermezzo
dall'Op.118 di Brahms. Memorabile.
15 febbraio
Cesare Guzzardella
Ian
Bostridge e John Axelrod all'Auditorium con la Verdi
Particolarmente interessante l'impaginato presentato all'Auditorium ieri
sera. L'Orchestra Sinfonica Verdi per l'occasione era diretta da una bacchetta newyorkese
particolarmente energica, quella di John Axelrod, direttore spesso a Milano e sempre alla ricerca di programmi vari ed
intelligenti: Berlioz, Britten e
Lutoslawski i compositori scelti, e
rarità interpretative quali le Paroles
tissées del polacco e le
Quatre chansons françaises dell'inglese.
Per i brani novecenteschi abbiamo ascoltato la voce dell'inglese Ian
Bostridge, tenore particolarmente richiesto nei massimi teatri europei
ed interprete prediletto di molti compositori viventi. I quattro brani
di Lutoslawski risalgono ai primi anni
'60 e
sono su testi del francese Chabrun. La personale, inconfondibile e dettagliata tessitura strumentale del polacco(1913-1994) è
perfettamente in sintonia con le melodie francesi interpretate da
Bostridge con voce chiara e dolcemente
pastosa. I quattro
brani di Britten (1913- 1976) su testi di Hugo e Verlaine sono invece un lavoro
giovanile di un quattordicenne che mostra un talento
incredibile e una passione per la vocalità che lo accompagnerà per
tutta la vita. Bravissimo ancora Bostridge. Protagonista della serata
anche l'Orchestra Verdi, in ottima forma, e il direttore Axerold che dopo
un'anticipazione del concerto con il noto Berlioz dell'ouverture "Il
Carnevale Romano", ha
ancor più convinto il numeroso pubblico presente in sala con una energica Sinfonia Fantastica, la composizione più nota del grande francese.
Il virtuosismo orchestrale dei movimenti finali è stato evidenziato dalla
trasparente direzione di
Axerold. Bravissime le sezioni dei fiati con un calibrato e nitido oboe
solista e degli ottoni fiammeggianti. Splendide le sonorità
complessive. Al termine ovazione per il direttore e la Verdi. Ultima
replica domenica, alle ore 16.00.
13 febbraio
Cesare Guzzardella
Il
pianista Mirco Ceci al Coccia di Novara
Il
terzo appuntamento della novarese Stagione concertistica da camera 2010
ha visto protagonista, ieri sera 10 febbraio al Teatro
Coccia, il giovane pianista barese Mirco Ceci: nato nel 1988,
diplomatosi al conservatorio
della sua città, attualmente iscritto al corso di specializzazione
dell’Alta scuola di Imola, è stato lanciato nel 2007 alla ribalta
della cronaca musicale nazionale dal prestigioso primo posto conseguito
al concorso pianistico internazionale “Premio Venezia” alla Fenice.
Ceci ha proposto un programma intelligente, che ha permesso
all’ascoltatore di seguire l’evoluzione del linguaggio musicale per
pianoforte dalla Vienna di fine ‘700 al maturo Romanticismo
tedesco. Il concerto si è aperto con una delle sonate pianistiche più
enigmatiche di Beethoven, la n.22 op. 54
in Fa maggiore (1804), in soli due tempi, seguita da quell’autentica
chicca haydniana che è la Sonata in Mi bem. maggiore Hob XVI/52 (1794);
dopo l’intervallo le Variations serieuses di Mendellsohn (1841)
e la Sonata n. 2 in sol min. op.22 di Schumann (1838).
L’esecuzione di Ceci ha messo in evidenza una notevole padronanza
tecnica, con una digitalità sicura nei passaggi anche più impervi e un
buon volume di suono, brillante e possente, unita ad una fine capacità
analitica. Già matura e personale a nostro avviso
è stata in particolare l’interpretazione dei primi due brani:
della sonata beethoveniana, il giovane esecutore ha reso perfettamente
sia l’andatura ironica ai confini della bizzarria, sia l’impegno
elaborativo della prodigiosa “toccata” del secondo tempo, di cui il
limpido fraseggio di Ceci sottolinea con trasparenza ‘classica’ le
complesse modulazioni sull’intero giro delle quinte. Di ottima fattura
anche l’interpretazione del brano di Haydn, in cui la nota più
personale e stimolante ci è sembrata la sonorità smaltata, da
fortepiano, adatta a campire con esatto rilievo i sofisticati sviluppi
tonali e la struttura armonica talora già proiettata su orizzonti
ottocenteschi, in particolare nell’Allegro moderato iniziale.
Di impeccabile precisione, ma forse meno personale, l’esecuzione degli
altri due brani. Bellissimo lo Chopin del triplice bis, interpretato al
meglio nel fresco vigore di una Mazurca, nella cullante e
trasognata atmosfera di un Notturno,
nella strenua tensione tecnica di uno Studio. Più che una
semplice promessa, crediamo, questo Ceci, ultimo frutto della ricca
scuola pianistica barese, salutato alla fine dai calorosi applausi di un
pubblico, purtroppo, non molto numeroso.
11 febbraio Bruno Busca
La
perfezione di Murray Perahia per la Società
del Quartetto
Dopo l'avvincente omaggio a Chopin
donatoci dal giovane
pianista polacco Rafal Blechacz le
scorse settimane,
è arrivato ieri sera in Conservatorio un veterano del pianismo
mondiale quale il newyorkese Murray Perahia.
Tutta la seconda parte del concerto è stata incentrata sulle
composizioni del grande polacco
del quale
quest'anno ricorre il bicentenario dalla nascita. Un Ballata,
tre Studi, tre Mazurche, un Notturno e uno Scherzo,
costituivano il variegato impaginato
chopiniano. Ma di rilevante interesse è stata anche la prima parte del
concerto con un imponente Bach, quello della Partita n.6 in mi min.
BWV 830, circa trenta minuti la durata, e un ultimo Beethoven con la
Sonata n.30 in mi magg. Op.109. Il classicismo di Perahia, con la
sua minuziosa ricerca di perfezione timbrica e i perfetti equilibri
dinamici resi chiari e trasparenti dalle sue esperte mani si sono
rivelati in tutti i brani. Benissimo Bach ed anche
Beethoven, autori cari a Perahia tanto da inserirli quasi sempre
in tutti i concerti. L'interprete, nella sua perfetta
ed equilibrata resa di Chopin, ci ha soddisfatto ma non
entusiasmato. Probabilmente è mancata in Perahia quell'affinità
emotiva ed espressiva che solo un pianista polacco o perlomeno di
quell'area geografica può darci. Ci è apparso più uno Chopin
costruito negli anni da una intensa esperienza
esecutiva che da una spontanea e immediata caratterizzazione,
quasi improvvisatoria, tipica dei grandi romantici.Al contrario di Bach
che può trovare infinite differenti e grandi interpretazioni,
Chopin, con il suo inconfondibile stile e i suoi poetici colori è
privilegio solo di pochi grandi. Uno splendido concerto comunque,
all'insegna della perfezione formale, che ha entusiasmato il numeroso
pubblico intervenuto in Sala Verdi. Due i bis: ancora Chopin con un
altro Notturno e un bellissimo Brahms.
10 febbraio Cesare Guzzardella
Cavalleria rusticana e I Pagliacci al Coccia di Novara
La stagione lirica del Teatro Coccia di Novara ha proposto venerdì 5 e domenica 7 febbraio due delle opere più celebri della tradizione: Cavalleria rusticana e I Pagliacci, capolavori del verismo musicale di fine ‘800. Produzione della Fondazione Teatro Coccia, l’allestimento affidava l’esecuzione all’Orchestra e al coro C.Coccia, diretti rispettivamente da Elisabetta Maschio e Gianmario Cavallaro. Mattatore, nel doppio ruolo di Turiddu nella Cavalleria e di Canio/Pagliaccio nei Pagliacci il tenore Alberto Cupido: la sua voce di timbro caldo e scuro, con brillante tessitura acuta, e il fraseggio di chiara dizione, accompagnandosi a un’efficace resa drammatica dei ruoli, gli hanno permesso di realizzare una più che convincente interpretazione dei due personaggi, in particolare di Turiddu, di cui Cupido ha restituito al meglio il carattere patetico che Mascagni gli ha voluto conferire. Ottimo anche il baritono Silvio Zanon (Alfio e Tonio/Taddeo) che si è fatto apprezzare per l’eccellente presenza scenica e la voce potente di baritono drammatico, di notevole duttilità nella sua capacità di adattarsi anche a ruoli comici, come quello di Tonio/Taddeo nel capolavoro di Leoncavallo. Nei ruoli femminili segnaliamo in particolare la soprano Maria Billeri, Santuzza nella Cavalleria, parte in cui è "specializzata" e che interpreta con efficacia, grazie ad una vocalità di solido volume, ma capace anche di accenti di intensa dolcezza emotiva. La Nedda/Colombina dei Pagliacci, la giovane soprano palermitana Esther Andaloro, scenicamente all’altezza, ci è parsa vocalmente ancora da maturare, con un timbro un po’ debole specie nei sopracuti e con una dizione non sempre limpida. Bene le parti minori, che hanno svolto diligentemente il loro compito, su tutti Lorena Scarlata Rizzo, Lola nell’opera di Mascagni, mezzosoprano di promettenti qualità vocali. Sicura e precisa nel gesto la direzione della Maschio, che ha accompagnato i cantanti e il coro (ben diretto da Cavallaro), assicurando un eccellente connubio tra musica e parte cantata e valorizzando al massimo le potenzialità dell’orchestra Coccia.Nel pieno ossequio della tradizione la regia di Emiliana Paoli, salvo il taglio, piuttosto sorprendente in verità, dell’intera scena prima del II atto dei Pagliacci.
Uno spettacolo di qualità, cui è arriso alla fine un meritato successo, sottolineato dalla lunga ovazione tributata dal folto pubblico di appassionati presenti in ogni ordine di posti.8 febbraio Bruno Busca
Ritorna
Don Giovanni al Teatro alla Scala
Il
Don Giovanni di Mozart è tornato alla Scala
nell’allestimento proposto nel 2006. Questa volta sul podio
troviamo l’ottimo direttore Louis Langrée. La novità era
allora rappresentata sia dalla regia che dalle scene molto
semplici ed essenziali di
Peter Mussbach: due
grossi parallelepipedi si muovono
sul palco determinando di volta in volta gli spazi scenici per cantanti
e comparse. In perfetta consonanza i costumi di Andrea Schmidt-Futterer.
Come avevamo ricordato allora, la regia, le scene e i costumi ambientati
ai giorni nostri ci sono apparsi validi: l’allestimento essenziale
sottolinea maggiormente la
capacità recitativa dei cantanti e l’ottima regia di Mussbach pone il
pubblico di fronte all’osservazione interpretativa dei singoli
attori-cantanti, qui particolarmente rilevanti nei recitativi, e annulla
gi effetti scenici di maniera, spesso distraenti o solo di contorno, che
a volte hanno
le scelte tradizionali di ambientazione storica. Situazioni inaspettate
come la moto-vespa con la
quale entra ed esce di scena Donna Elvira sono metafora della rapidità
di conquista di Don Giovanni.Valido il cast vocale ascoltato nella
quarta rappresentazione con la voce corposa e intensa di Erwin Schrott
(foto di M.Brescia-Archivio Scala) in Don Giovanni, quella
particolarmente chiara ed espressiva di Emma Bell, Donna Elvira,
e bravi anche Carmela Remigio in Donna Anna , Juan Francisco
Gatell, voce morbida e
melodiosa, in Don Ottavio e Alex Esposito il divertente Leporello.
Ottimo il coro di Bruno Casoni. Il
pubblico ha apprezzato tributando ai protagonisti calorosi applausi.
Prossime repliche il 10-12-14 febbraio.
8-2-
2010 Cesare Guzzardella
Ottavo appuntamento per il XII° Viotti Festival di Vercelli
Sabato 13 febbraio 2010 (ore 21.00), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma l’ottavo appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Come è ormai tradizione consolidata, anche quest’anno il Viotti Festival dedica una serata del suo cartellone alla «nuove frontiere» della musica classica invitando a collaborare con l’Orchestra Camerata Ducale geniali artisti il cui approccio alla musica classica appare del tutto anticonvenzionale. Dopo i grandi successi delle scorse stagioni con il violinista Gilles Apap e il duo Igudesman&Joo, quest’anno toccherà all’italianissimo – vercellese, per la precisione – gruppo La Banda Osiris il compito di divertire il pubblico del Viotti Festival con le proprie straordinarie trovate. La Banda Osiris, insieme all’Orchestra Camerata Ducale diretta da Antonio Tappero Merlo, interpreterà a Vercelli Diabolus in Musica, divertente e coinvolgente spettacolo musicale che propone uno strampalato viaggio musicale che da Bach e Vivaldi giunge sino ai successi della musica da film americana, non dimenticando però l’opera omnia di Mozart, i balletti di Čajkovskij e i più celebri valzer austriaci e francesi. Sorpresa, parodia, contaminazione; sono queste le parole d’ordine di questo lavoro in cui seri musicisti, trascinati dall’estro dissacratore della Banda Osiris scoprono di poter divertire e divertirsi dando sfogo alle loro più insane fantasie sulla musica. Gli arrangiamenti orchestrali preparati appositamente per lo spettacolo sono opera del maestro Fabio Gurian. Biglietti da 18 a 7 euro.
5 febbraio la redazione
Elisso
Virsaladze per le Serate Musicali in Schumann
La
pianista georgiana Elisso Virsaladze, erede della migliore scuola russa
essendo stata anche allieva di Heinrich Neuhaus, ha mostrato nella
splendida serata di ieri sera in Conservatorio, le sue affinità con Robert
Schumann, affinità interpretative elogiate in passato anche dal grande
Sviatoslav Richter. Ha infatti impaginato un programma dedicato al
grande compositore tedesco nel bicentenario dalla sua nascita che
prevedeva tre “monumenti” della letteratura pianistica: le Kinderzenen
Op.15, la Kreisleriana Op.16 e la Fantasia in do magg.
Op.17. La bellezza di colori espressa dalla Virsaladze rivela la
lunga e tenace esperienza della pianista nell’accostarsi a Schumann.
La sicurezza di tocco e la chiarezza espressiva hanno evidenziato al
meglio la sua capacità di riflessione sul grande romantico e
l’interpretazione fluida e leggera delle Kinderzenen ha trovato
poi maggiori contrasti nelle più complesse opere 16 e 17. Splendidi i fraseggi e i
rapporti tra i molteplici piani
sonori che il genio armonico di Schumann ha saputo creare. Un concerto da non dimenticare conclusosi con due eccellenti bis ancora
schumanniani: il primo "L'uccello profeta" dalle Waldszenen
e il secondo il lied "Widmung" nella sublime
rivisitazione di F.Liszt. Grandissimo successo.
2
febbraio Cesare Guzzardella
GENNAIO
Martha Argerich alle Serate Musicali
E’ particolarmente intensa l’attività concertistica milanese con concerti di qualità che si succedono tutte le sere, spesso in contemporanea. Ieri sera in Conservatorio il concerto era da non perdere per la presenza di Martha Argerich e la presenza di un pubblico che gremiva Sala Verdi al punto dal dover sistemare alcune centinaia di poltrone dietro il pianoforte e nel coro è la dimostrazione dell’interesse per l’evento. Martha era in compagnia del pianista russo Alexander Mogilevsky (1977) per un programma ricco di autori e di alcune rare trascrizioni per due pianoforti. Dopo il notissimo Rondò in la mag. Op. 107 D.951 a quattro mani di F. Schubert interpretato con leggerezza e grande sensibilità, i due pianisti sono passati a S. Prokof’ev con una bellissima trascrizione di Mikhail Pletnev – pianista, direttore e compositore- della Suite dal balletto Op. 87 “Cenerentola”. Nove movimenti molto contrastati che riproducono con eleganza i colori orchestrali del lavoro. Superba l’interpretazione donataci. Dopo l’intervallo un'altra trascrizione, questa volta di una suite da balletto notissima, Lo Schiaccianoci Op.71 di Ciaikovski. Mirabile l’intesa tra i due pianisti e mirabile la trascrizione di Nicolas Economu, valente pianista cipriota scomparso nel 1993 a soli 40 anni. L’impaginato prevedeva come ultimo brano la non facile Suite n.2 per due pianoforti Op.17 di S. Rachmaninov, quattro movimenti che si concludono con una vorticosa Tarantella tutta italiana nella melodia e tutta del grande russo nell’armonizzazione. Grandissimo successo e due bis tra i quali un brano di George Gershwin da Porgy and Bess. Da ricordare. Prossimo appuntamento per le Serate Musicali lunedì 1 febbraio con Elisso Virsaladze in Schumann.
31 gennaio Cesare Guzzardella
Il
controtenore Angelo Galeano a Novara
Sabato
30 gennaio le novaresi Stagioni del
Barocco hanno
offerto, agli amanti delle raffinate e inconsuete sonorità vocali e
strumentali della musica antica, la possibilità di ascoltare
l’interpretazione di un contraltista (o controtenore: cantante maschio
adulto che canta nel registro del contralto), un ruolo vocale
tornato in auge nel teatro musicale della seconda metà del ‘900, con
cantanti come Deller o Oberlin: la parte in questione era affidata ad
uno dei migliori contraltisti del momento in Italia, il giovane Angelo
Galeano, accompagnato da uno degli ensemble italiani più competenti e
raffinati nell’esecuzione di musica barocca, l’Accademia dei
Solinghi, trio diretto al clavicembalo da Rita Peiretti, con Flavio
Cappello al flauto traverso barocco e Margherita Monnet al violoncello.
Il programma proponeva brani vocali da opere di Haendel
( dall’Aci e Galatea, dal
Rinaldo, dal Messia) e di Hasse
(dall’Artaserse), alternati a brani strumentali: la Sonata
in mi bem. maggiore per flauto e cembalo BWV 1031 di Johann
Sebastian Bach e la Sonata in sol maggiore per flauto e cembalo di
Carl Ph. Emmanuel Bach. Nell’interpretazione di Galeano è stato
espresso al meglio uno dei caratteri inconfondibili della vocalità
barocca, quel colore morbido, teneramente patetico che traspare dalle
pieghe più sottili della scrittura musicale, cui il solista ha dato il
giusto timbro, con modulazioni molto gradevoli nei passaggi dalla voce
di petto alle note più basse. Per questo Galeano ci è piaciuto
moltissimo nella stupenda aria haendeliana
Cara sposa, dal Rinaldo, mentre non ci ha sempre
convinto nella note acute,
un po’ povere di risonanza nel falsetto.Ottima la prova dei Solinghi,
esatti nell’esecuzione tecnica e ed efficaci nei timbri, con
l’eccellente flauto di Cappello, bravissimo interprete di quella perla
bachiana che è la Siciliana della sonata 1031, resa con il
giusto equilibrio di razionale limpidezza e tenero abbandono
sentimentale.Un bel bis da Stradella ha concluso la serata, salutata dal
lungo applauso del numeroso pubblico presente nella sala auditorium del
Civico Istituto Musicale Brera.
31 gennaio Bruno Busca
Gidon
Kremer per le Serate Musicali
Concerti importanti quelli organizzati da Serate Musicali in questo
fine settimana. Ieri sera un eccellente concerto di Gidon Kremer con la
sua Kremerata Baltica ha intrattenuto in Conservatorio il numeroso pubblico
milanese presente in Sala Verdi,
mentre questa sera è attesa la carismatica Martha Argerich. Entrambi
gli artisti hanno creato una vera scuola di grande intrattenimento
musicale portando alla ribalta giovani interpreti. Nel concerto di ieri
la ventiduenne pianista di Tbilisi Kathia Buniatishvili (
foto) ha rivelato le sue squisite doti
d'interprete nel Concerto
per pianoforte e orchestra Op.21 di J.Haydn dimostrando
ricchezza timbrica, precisione e leggerezza di tocco.
È stata anche protagonista insieme a Kremer e l'orchestra nel brano di
Giya Kancheli (1935),
compositore georgiano, denominato Valse,
Boston(2000). L'intenso e sospeso lavoro di circa 25 minuti è giocato su
contrasti sonori e di silenzio nei quali il pianoforte, mediante sonorità
aspre e melodiche, svolge un ruolo principale. Nella prima parte della
serata abbiamo invece ascoltato un avvincente brano di una giovane
compositrice bulgara, Dobrinka Tabakova (1980) , denominato Sun
Triptych (2007). Composto per Kremer e la sua Kremerata, il lavoro
per violino, violoncello e orchestra prevalentemente d'archi, è
particolarmente ispirato e rievoca
immagini che i sottotitoli
dei movimenti - alba, giorno e tramonto-fanno intuire. L'influenza, di
Messiaen, di Pärt e di certo minimalismo è facilmente riscontrabile.
Bravissima la violoncellista solista Giedre Dirvanauskaite. A seguire il
più noto dei concerti violinistici di Mozart, quello in la
maggiore Kv 219. Ottima l'interpretazione di Kremer e
dell'eccellente compagine orchestrale. Serata da ricordare
30 gennaio Cesare Guzzardella
Rafal
Blechacz per la Società del
Quartetto
Ieri sera è stato per la prima volta ospite della Società del Quartetto il
pianista polacco Rafal Blechacz. Il concerto ascoltato nella
Sala Verdi del Conservatorio milanese
è certamente uno tra i migliori di questi ultimi mesi in quanto il
giovane interprete, vincitore nel 2005 del prestigioso Concorso Internazionle Chopin
di Varsavia ha mostrato qualità interpretative di altissimo livello.
Fedele alla scuola classica
che prevede
equilibrio, rigore formale e penetrazione musicale in sintonia con i
dettami dei compositori, Blechacz ha proposto pagine
di J.S.Bach con la Partita n.1 BWV 825, di
W.A. Mozart con la Sonata K570 e C.Debussy con Pour
le piano. Dopo l'intervallo tutto Chopin con lo Scherzo
n.1 Op.20, tre Mazurche Op.50 e la Polonaise-Fantasie
Op.61. Il morbido e pesato tocco di Blechacz ha delineato con
un equilibrio formale perfetto sia Bach che Mozart sottolineando ogni
dettaglio tecnico ed espressivo.
Bellissimi i colori di Debussy nei tre movimenti del brano proposto. Avvincente
il suo eccellente Chopin, soprattutto
nelle tre brevi mazurche. La precisione nel rilevare i differenti piani
sonori e l'uso garbato del pedale, unitamente al tocco sempre moderato e
preciso hanno determinano una esecuzione meditata e profonda. Forse,
osando di più, potrebbe migliorare la personalizzazione degli autori
trattati. Due i bis: ancora Chopin con la Mazurca
Op.17 n.4 e un movimento da una sonata di Beethoven. Un concerto
splendido. Grandissimo successo di pubblico.
27 gennaio
Cesare Guzzardella
Hyun-Jung
Lim in Conservatorio per le Serate Musicali
Era al
debutto italiano la pianista coreana Hyun-Jung Lim, ascoltata ieri sera
in Conservatorio. Giovane ma affermata, ha impaginato un programma di
grande virtuosismo con gli Etudes-Tableaux Op.33 e Op.39
di Sergei Rachmaninov e gli Studi Op.10 e Op.25 di Frederich
Chopin. Diplomatasi quindicenne al Conservatorio Nazionale di Rouen, la
Lim possiede qualità virtuosistiche di altissimo livello che le
consentono tempi molto rapidi anche nei brani più difficili e negli
Studi dei compositori interpretati le difficoltà certo non mancavano.
In effetti la prima cosa che si riscontra ascoltandola è la facilità
con la quale supera ogni situazione tecnica. Gli Etudes-Tableaux
ascoltati nella prima parte della serata sono poco frequentati e ci
mostrano un Rachmaninov sovente orientato al puro effetto timbrico più
che alla ricerca di un elevato valore estetico; certamente ha composto
lavori ben più importanti. Gli Studi di Chopin invece sono
conosciuti da ogni appassionato di musica pianistica e abbiamo tutti in
mente le esecuzioni dei massimi interpreti. Hyun-Jung Lim rivela
certamente originalità espressiva ma mostra uno Chopin differente da
quello che la storia interpretativa ci ha consegnato e per la quale
pianisti come Pollini o i giovani De Maria o
Blechacz sono degni continuatori. La coreana esce in modo
eccessivo dall’idea romantica al quale abbiamo il dovere di rimanere
legati, fornendoci, attraverso un gioco di accenti e di sintesi formale
costruita con la sua prodigiosa tecnica, uno Chopin a volte
irriconoscibile. Permangono comunque abilità esecutive non discutibili
che, se impiegate in autori più vicini ai nostri tempi, potrebbero
rendere moltissimo. Grande successo di pubblico.
26 gennaio Cesare Guzzardella
Daniil
Trifonov all'Auditorium
con la Sinfonica
Verdi
Non ha ancora diciannove anni il pianista russo Daniil Trifonov, vincitore
nel 2008 del Concorso Internazionale
Scriabin di Mosca e di quello della
Repubblica di San Marino. Ieri, nella
replica domenicale,
lo abbiamo ascoltato accompagnato dalla Sinfonica Verdi ottimamente
diretta dallo statunitense Gavriel Heine in un programma tutto russo che
prevedeva oltre al Concerto
n.3 in Do magg. Op.26 di Prokof'ev, interpretato dal
pianista, anche I tre miracoli di Rimsky-Korsakov
da "La fiaba dello Zar Saltan" e dopo l'intervallo, la
Suite dal balletto Petruska
di Igor Stravinskij. Ottima la virtuosistica ma dettagliata
interpretazione di Trifonov il quale è riuscito a penetrare ogni angolo
musicale del complesso e sfaccettato concerto, lavoro composto dal
Maestro russo nel 1921 e di non facile interpretazione. Le indubbie
qualità interpretative di Trifonov,
emerse sia nei momenti più concitati e ritmico-percussivi che in quelli
più melodici del movimento centrale, si
sono evidenziate anche nei due bis concessi:
uno Studio di Scriabin e uno di Chopin. Grandissimo successo. Valida
la direzione orchestrale di Heine anche negli altri brani proposti.
Prossimo appuntamento con la Sinfonica Verdi il 28-29-31 gennaio con il
cornista Radovan Vlatkovic e il direttore Wayne Marshall.
25
gennaio Cesare Guzzardella
Concerti
in Re maggiore per il Viotti Festival di Vercelli
Tutto
all’insegna della tonalità più brillante e potente, il re
maggiore, il concerto del Viotti
Festival di Vercelli, tenutosi al Teatro Civico della bella cittadina
piemontese ieri sera, sabato 23 gennaio. In programma il Rondò dalla
Serenata in re magg. Haffner KV 250 (1776) di Mozart, il Concerto n.4 in re magg. per violino e orchestra W1-4 di
G. B. Viotti (1782) e, clou della serata, il beethoveniano Concerto
in re magg. per violino e orchestra op.61 (1806).
Ad eseguire il tutto l’Orchestra stabile
del Civico,cioè la Camerata
Ducale, con Guido Rimonda
vero mattatore della serata, nel doppio ruolo di direttore e di solista,
praticamente in tutti e tre i brani in programma, poiché il Rondò
della serenata mozartiana è una pagina concertante, nella quale il
violino principale ha un ruolo di assoluto rilievo solistico.
L’impaginato proponeva momenti di particolare impegno interpretativo
per il solista, soprattutto dal punto di vista tecnico, più evidenti
nei primi due brani, ma certo presenti anche nell’apparente sobrietà
del capolavoro del maestro di Bonn. Rimonda ha offerto un’esecuzione
brillante e di notevole nitore espressivo, a suo agio sia nel
finale del rondò mozartiano, dalle ardue
tessiture, impennate su registri di altezza vertiginosa, sia sui
numerosi passaggi di arduo virtuosismo del concerto di Viotti,
fittamente tramato di trilli, di sopracuti e di difficoltà
“acrobatiche” per la mano sinistra. Decisamente efficace anche
l’esecuzione del concerto beethoveniano, di cui abbiamo apprezzato la
resa della melodia, l’affabile comunicatività, la tersa luminosità
espressiva, qualità che ci fanno perdonare volentieri a Rimonda una
“stecca” nella cadenza del primo tempo. Alle nostre orecchie di
musicofili la Camerata ducale si conferma di concerto in concerto come
un’eccellente compagine musicale, in grado di reggere benissimo il
confronto con formazioni che magari godono di maggiore notorietà
mediatica: equilibrata negli archi e nei fiati, è capace di passare, al
medesimo livello di efficacia interpretativa e di limpidezza di impasto
timbrico, dalla galanteria settecentesca di Mozart e Viotti
all’intensa espressività romantica di Beethoven. Il Concerto,
concluso da un insolito bis, un brano per violino e orchestra di John
Williams, è stato salutato dagli scroscianti applausi del pubblico,
folto come sempre.
24 gennaio Bruno Busca
Il
Rigoletto alla Scala diretto
da James
Conlon
È dal 1853, per 41 volte e per ben 312 rappresentazioni calcolate a ieri
sera, che il Rigoletto torna alla Scala. Dal 1994 per la
regia di Gilbert Deflo, le scene di Ezio Frigerio e i costumi di Franca
Squarciapino, tradizionali ma di collaudata riuscita. Nella messinscena
di questi giorni, con ultima repliche
prevista
per il 5 febbraio, il fatto nuovo è costituito dalla valida
direzione musicale di James Conlon, direttore statunitense di
vasto repertorio. Nella quarta
rappresentazione vista ieri sera Conlon ha mostrato equilibrio
direttoriale, perfetta intesa con il cast vocale ed il coro ed è
riuscito a penetrare il capolavoro di Verdi con musicalità molto
italiana, esprimendo in modo avvincente tutta la drammaticità degli
eventi e la complessità psicologica dei personaggi. Ottimo il cast
vocale con Alberto Gazale - si alterna con Leo Nucci nel ruolo di Rigoletto-
in stato di grazia con timbro profondo e ricco di morbide sfumature;
bravissima Elena Mosuc ( foto M.Brescia-Archivio Scala), una Gilda
dal timbro leggero, perfettamente intonato e ricco di espressività;
valida l'interpretazione di
Gianluca Terranova, Duca di Mantova con voce non potente ma liricamente avvincente:
splendida la sua voce nella Donna
è mobile e nel successivo Quartetto.
Il collaudato Marco Spotti è uno Sparafucile con voce profonda e
intensamente pura. Bravi gli altri.
Mirabile, come sempre, il Coro di Bruno Casoni. Successo di
pubblico. Repliche il 24-27-29-31 gennaio e il 3 e 5 febbraio.
23 gennaio 2010 Cesare Guzzardella
Il
progetto di musica contemporanea: KOINE’ 2010 al
Dal Verme
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. Una delle vocazioni principali dei Pomeriggi Musicali, fin dalla fondazione nel lontano 1946, è la promozione e la diffusione della musica contemporanea. E’ da questa istanza culturale così profonda e sentita, che nasce il progetto KOINE’ L’idea principale è che la “musica d’arte” abbia, nelle sue molteplici espressioni, un denominatore comune: il pensiero poetico che si fa linguaggio, e linguaggio sempre rinnovato attraverso le generazioni: da Elliot Carter, Pierre Boulez, Franco Donatoni, John Adams e Frank Zappa (i “classici” della seconda metà del XX secolo presenti in questa edizione 2010) ai “giovani” Marco Momi, Christophe Bertrand e Dai Fujikura tra gli altri, passando per la “generazione di mezzo” rappresentata, in questa occasione, da Stefano Gervasoni, Robert Platz, Alessandro Solbiati, Luca Francesconi e Fausto Romitelli. Questa estrema ricchezza e varietà di stili testimonia di una vivacità di pensiero stupefacente che deve essere sostenuta, fatta conoscere e apprezzare, con lo scopo e l’augurio che la contemporaneità possa gradualmente rientrare nelle normali programmazioni a giusto titolo, ovvero come musica “tout-court”. Certamente, la “qualità” è un fattore, come sempre, determinante e in questa direzione i Pomeriggi Musicali hanno profuso uno sforzo ragguardevole. Direttori e solisti di primo piano, l’IRCAM (ovvero il meglio della tecnologia d’oggi) e una selezione d’opere che reputiamo di alto livello. Salutiamo con soddisfazione la rinnovata collaborazione con Radio3 che registrerà il concerto di apertura del 29 gennaio (omaggio a Boulez) e quello del 2 aprile (omaggio a Donatoni). La radio resta sempre uno strumento privilegiato per proposte di questo genere e per la musica in generale e ci auguriamo che quest’occasione sia l’inizio di una collaborazione fruttuosa. Un altro elemento che mi piace sottolineare è che in KOINE’ 2010 saranno alla ribalta musicisti italiani residenti all’estero o che all’estero hanno trovato le condizioni ottimali per la propria maturazione e consacrazione artistica. Riaverli a Milano per questa occasione è un omaggio non solo alla loro bravura ma anche al ruolo di testimoni d’eccellenza della giovane musica italiana nel mondo. E’ il caso di Marino Formenti, per anni pianista dell’ensemble Klangforum Wien, ora direttore d’orchestra di grandi prospettive, come pure di Mario Caroli, ormai francese d’adozione, uno dei flautisti più interessanti per duttilità musicale e virtuosismo intelligente. Ma lo stesso si può dire dei compositori Lara Morciano e Marco Momi, residenti a Parigi da tempo, o dei flautisti Giulio Francesconi e Matteo Cesàri strasburghesi d’adozione. Al tempo stesso il programma evidenzia anche una vocazione “internazionale”. Voci da tre continenti (Europa, Americhe e Asia) si alterneranno e incroceranno, testimoni di un’arte senza confini che scopre la propria forza nella sintesi delle diverse culture di provenienza. Tre prime esecuzioni assolute (Lara Morciano, Alessandro Solbiati, Robert Platz) e otto prime esecuzioni italiane, ma anche la proposta di composizioni che sono ormai dei “classici”. Questo in sintesi il palinsesto della rassegna. KOINè si avvarrà anche della partecipazione del MDI Ensemble, in residenza, che sarà protagonista di due concerti dedicati a giovani autori. Quella della residenza è un’esperienza che sarà rinnovata ad ogni edizione con ensemble italiani che, come l’MDI, si siano messi in luce per le loro qualità ma che abbiano ancora bisogno di un sostegno istituzionale. Noi l'offriamo volentieri.
23
gennaio la redazione
Fazil Say per la
Società dei Concerti
Il pianista turco Fazil Say ha entusiasmato
il numeroso pubblico intervenuto
nella Sala
Verdi del Conservatorio milanese
proponendo oltre che un'ampia scelta di autori classici come Bach, Haydn,
Mozart
e Beethoven anche la sua non indifferente creatività d'interprete e le
sue abilità d'improvvisatore. Il bellissimo concerto
organizzato dalla Società dei Concerti con un
pubblico presente anche in quattro file sul palco, dietro il pianoforte,
dimostra ancora una volta che l'originalità delle interpretazioni viene
sempre premiata con una maggior attenzione e presenza numerica. Fazil
Say, di Ankara, molto noto in Turkia anche come compositore, è un
artista che ricrea i brani proposti superando ogni difficoltà tecnica e
trovando modi interpretativi anche differenti per ogni autore proposto.
La notissima Ciaccona di Bach-Busoni proposta a inizio concerto ha trovato un
robusta esecuzione che cercava sonorità molto organistiche e ricche di
timbriche; le splendide Variazioni
"Ah,
vous dirai-je maman"
K 265 di Mozart, ci hanno rivelato un Say sciolto e divertito in un
genere, quello delle variazioni, nel quale si trova perfettamente a suo
agio. Anche il successivo Andante e Variazioni in fa minore di Haydn ha visto esprimere
leggerezza, pacatezza discorsiva e puro divertimento; particolarmente
efficace la strutturalmente facile
Sonata in do maggiore Hob. XVII/6 ancora di Haydn, eseguita poi, e
caratterizzata da una scorrevolezza timbricamente cristallina. Dopo
l'intervallo, ottima l'interpretazione della più impegnativa Sonata
in do minore Op.111 di L.v. Beethoven, eseguita con profondità di
pensiero e notevole espressività. Quattro
i bis: il finale della Sonata La
Tempesta di Beethoven, ancora uno splendido Bach, una strepitosa improvvisazione di Say su Summertine
di George Gershwin e per finire la sua nota trasformazione in chiave
jazzistica della Marcia turca
di Mozart. Successo meritatissimo. Da ricordare. Prossimo concerto per
la Società dei Concerti, mercoledì 3 febbraio con la
formazione Prague Sinfonia diretta da Christian Benda e la pianista
Adrienne Hauser in Beethoven e Chopin.
21 gennaio Cesare
Guzzardella
Kavakos
e Angelich per le Serate Musicali
Un programma romantico per un duo d'eccezione, quello formato dal violinista
greco Leonidas
Kavakos e
dal pianista statunitense Nicholas Angelich, ha intrattenuto il pubblico
delle Serate Musicali per
circa due ore. Le Sonate
per Violino e Pianoforte N. 1 e 2
Op. 105 e
Op.121 di Robert Schumann e quella N.2
Op.100 di Johannes Brahms sono state interpretate con rigore
stilistico e in perfetta sinergia dai due eccellenti strumentisti. Kavakos,
vincitore dei Concorsi Sibelius e Paganini rispettivamente nel 1985 e
nel 1988 e Angelich primo premio al Concorso internazionale Gina
Bachauer nel 1994 ed allievo di maestri quali Ciccolini e Fleisher,
vengono spesso nelle sale milanesi ottenendo sempre grandi successi come
quello di ieri sera. La perfezione tecnica di entrambi gli interpreti e
l'equilibrio stilistico misurato e privo di eccessi hanno sottolineato
sonorità luminose e meditate. Una serata da ricordare.
19 gennaio
Cesare Guzzardella
Prossimo appuntamento musicale al Teatro Civico di Vercelli
Sabato 23
gennaio 2010 (ore 21.00), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in
programma il settimo appuntamento del XII Viotti
Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata
dal Comune di Vercelli
“Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con
l’Orchestra Camerata Ducale e con
il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo,
Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV.
Il primo appuntamento del Viotti Festival nell’anno solare 2010
coincide con un concerto di indubbio interesse, impaginato con la
consueta maestria del direttore musicale dell’Orchestra Camerata
Ducale Guido Rimonda, impegnato per l’occasione nella doppia veste di
violino solista e direttore d’orchestra. Il concerto si
configura infatti come un omaggio al repertorio violinistico del
classicismo europeo tardo settecentesco e allinea in un ideale confronto
tre importanti e significative opere per violino e orchestra dei tre
autori che hanno maggiormente contribuito alla definizione della moderna
scuola violinistica: Wolfgang Amadeus Mozart, Giovanni Battista Viotti e
Ludwig van Beethoven. Del genio salisburghese Rimonda proporrà il breve
ma virtuosistico Rondeau dalla Serenata in re maggiore
«Haffner» KV 250/248b, arricchito delle cadenze del grande
violinista Fritz Kreisler. Seguirà il giovanile Concerto n. 4 in re
maggiore per violino e orchestra W I-4 di Viotti; come è ormai
tradizione Guido Rimonda proporrà al pubblico del Viotti Festival
questa pagina viottiana nella sua vesta più autentica, eseguendo le
cadenze originali composte dallo stesso
Viotti e ritrovate dallo stesso Rimonda a seguito di anni di
attente e scrupolose ricerche.La seconda parte della serata sarà quindi interamente occupata dal Concerto in re maggiore per
violino e orchestra op. 61 di Ludwig van Beethoven. Front
Office ufficio Cultura Comune di Vercelli Tel. 0161-596369 // 0161-596277
Associazione Camerata Ducale Tel. 011-755791
16 gennaio la redazione
Pietro
De Maria al Coccia di Novara
Ieri,
12 gennaio, al Teatro Coccia di Novara si è inaugurata la Stagione
concertistica da camera 2010
con il pianista Pietro De Maria, impegnato in un programma monografico
chopiniano: la città piemontese ha
inteso così ricordare nel modo più degno il grande compositore
polacco, di cui ricorre quest’anno il bicentenario della nascita. Il concerto novarese ha confermato, se mai ce ne fosse
bisogno, che lo Chopin di De Maria è senz’altro tra i migliori che
sia dato ascoltare attualmente in Italia, grazie a quelli che a nostro
avviso sono i suoi due
punti di forza: la straordinaria capacità di valorizzare i timbri della
scrittura pianistica chopiniana,
mettendone in risalto con splendida ricchezza di sfumature la gamma
ineguagliabile degli armonici e un tocco di cristallina lucidità,
che nulla concede a vaporose svenevolezze romantiche, ma dà pieno
risalto alla rigorosa
architettura della composizione. Banco di prova di questa magistrale
tecnica pianistica sono due componenti caratteristiche
della musica di Chopin: le ‘frasi lunghe’ e i contrasti tra i
momenti epico-narrativi e
quelli di puro e abbandonato lirismo, entrambe presenti nel pezzo più
memorabile della serata, la celeberrima Sonata op.35 in si bem.
minore. Qui ci pare che l’interpretazione di De Maria abbia
toccato il suo punto di maggiore profondità
e intensità, soprattutto nella drammatica tensione del primo
tempo e nel famoso terzo tempo (la Marcia funebre), ove l’ampia
sezione centrale, una sorta di lunghissima frase di puro respiro lirico,
ha incantato per trasparenza e ricchezza di nuances
timbriche e melodiche.
Assolutamente convincente è stata l’esecuzione degli altri brani in
programma: i due Notturni
op.62, i due Valzer op. 64, la Polonaise-Fantasie
op.61 e lo Scherzo op.54. Soprattutto in queste due
ultime composizioni De Maria ha dato prova di una padronanza tecnica
spinta sino ai limiti estremi del virtuosismo, peraltro mai esibito
spettacolarmente come fine a se stesso, ma sempre risolto in ricchezza
di suono, perfettamente funzionale alla linea del canto. I tre
bellissimi bis, da Scarlatti, Liszt, ancora Chopin (un Notturno) hanno concluso fra travolgenti applausi del folto pubblico (finalmente
si sono visti in sala molti volti di giovani e giovanissimi!) un
concerto da ricordare.
13 gennaio Bruno Busca
Il
pianista Vestard Shimkus per le Serate
Musicali
È Lettone il venticinquenne pianista
Vestard Shimkus per la prima volta ospite delle Serate Musicali. Molto conosciuto in patria è una novità per il
pubblico milanese e italiano (pochissimi avevano avuto la fortuna
di ascoltarlo nel novembre dello scorso anno allo Spazio-Teatro 89). È
un virtuoso talentutoso con elevate qualità interpretative e
compositive. Il difficile e variegato impaginato prevedeva come
introduzione la Sonata n. 29
Op.106 "Hammerklavier" di L.v. Beethoven, capolavoro di
varietà, di virtuosismo e di creatività musicale del Maestro di Bonn.
Equilibrata e molto espressiva l'interpretazione di Shimkus espressa con
tocco preciso, morbido e coloristicamente luminoso. Ma Shimkus è anche
compositore e come i grandissimi interpreti del passato, da Liszt a
Horowitz, ama le trasformazioni pianistiche. Il suo brano
EU variations, del 2005, costruito intorno alle celebri note
dell'ultima sinfonia beethoveniana, ci hanno rivelato le eccellenti
qualità compositive del pianista e la sua attitudine alle variazioni.
Ottimo il lavoro. La seconda parte
del concerto è iniziata con le Variazioni
sulla Marcia Nuziale di Mendelssohn-Horowit, brano ricco di
difficoltà trascendentali superate in modo brillane da Shimkus. A
seguire una eccellente trascrizione del pianista stesso delle Rapsodie
Espagnole di Maurice Ravel, brano ben
interpretato. Ancora un lavoro di Shimkus del 2005 ha concluso il
programma ufficiale: Heartbeas of
Astor Piazzolla unisce i bellissimi temi e i ritmi di tango del
grande compositore argentino in un unicum musicale di rilevante spessore
compositivo. Il divertente bis conclusivo con la ninna nanna di Brahms
rielaborata da Shimkus ha chiuso un concerto che ha ottenuto un grande
successo rilevando al pubblico presente in sala un pianista-musicista
che farà molto parlare di se nel prossimo futuro e che speriamo di
rivedere presto.
12 gennaio Cesare Guzzardella