È tornata in Sala Verdi a Milano, ospite delle serate organizzate dal “Quartetto”, la pianista canadese Angela Hewitt. La ricordiamo con piacere nei suoi memorabili concerti in Conservatorio , dedicati principalmente a Johann Sebastian Bach, punto di riferimento centrale del suo repertorio. Nel 2008 fu protagonista con il primo volume del Clavicembalo ben temperato, nel 2012 con le prime tre Suite francesi e le 15 Invenzioni a due voci, nel 2013 con L’Arte della fuga, nel 2017 con le celebri Variazioni Goldberg, e ancora nel 2019 con le Toccate e la Fantasia cromatica, oltre ad altre esibizioni successive. Anche ieri sera Bach non è mancato: la Hewitt ha infatti incluso nel programma la Suite francese n. 6 BWV 817.
Particolarmente valida la scelta di aprire la serata con Händel, eseguendo in apertura la Suite n. 2 HWV 427 e, a inizio della seconda parte del concerto, la rara e suggestiva Chaconne in Sol maggiore HWV 435. In questi brani tardo-barocchi, la pianista ha ribadito le sue qualità interpretative, mostrando una discorsività limpida unita a un’elegante raffinatezza nell’esplorare ogni passaggio dei numerosi movimenti. A completare il programma, due brani di epoche diverse: la Sonata in mi bemolle maggiore Hob. XVI:52 di Haydn, eseguita con lucidità e perfetto equilibrio espressivo, e, a chiusura della serata, le splendide Variazioni e Fuga su un tema di Händel op. 24 di Johannes Brahms. La Hewitt ha saputo modulare con intelligenza il tema attraverso le 25 variazioni e la grandiosa fuga finale, raggiungendo un ottimo equilibrio complessivo ed eccellendo in molte delle sezioni ascoltate. Il pubblico numeroso, presente in Sala Verdi, ha tributato calorosi e meritati applausi. La serata si è conclusa con due bis: la Romanza senza parole op. 19 di Mendelssohn, interpretata con finezza, e un nuovo omaggio a Bach, con la celebre Aria dalle Variazioni Goldberg.
