Due pianisti di altissimo profilo per un programma interamente dedicato a Schubert, con qualche incursione solistica, quelli ascoltati ieri sera in una serata organizzata dalla Società del Quartetto di Milano. Il norvegese Leif Ove Andsnes (1966) e il francese Bertrand Chamayou (1981) sono arrivati a Milano con un repertorio che rappresenta il cuore della loro collaborazione: Schubert a quattro mani. La loro recente esibizione al Festival di Edimburgo ha raccolto entusiastici consensi. Il programma milanese comprendeva alcuni dei capolavori per pianoforte a quattro mani del compositore viennese: il Rondò in la maggiore op. 107 D 951, l’Allegro “Lebensstürme” op. 144 D 947, la Fuga D 952 e la celebre Fantasia in fa minore op. 103 D 940, pagina tra le più commoventi e di maggiore equilibrio compositivo dell’intera produzione romantica. Noti in tutto il mondo, i due artisti hanno rivelato un’intesa cameristica di altissimo livello, con una suddivisione delle parti nei brani schubertiani ottimale per creare una timbrica complessiva perfettamente unitaria.
Non sono mancati momenti solistici: Chamayou ha introdotto la serata con le raffinate Valses nobles et sentimentales di Maurice Ravel, offrendo un’interpretazione di pregnante discorsività, dove i brevi valzer, eseguiti con rapida sintesi coloristica, hanno delineato un senso improvvisatorio molto impressionistico. Andsnes, invece, ha proposto l’Impromptu op. 142 n. 1, un omaggio alla malinconia di Schubert, con un’esecuzione di alto valore estetico. Splendidi i contrasti dinamici, nella tessitura precisa e delicata. Applausi calorosi da parte di un pubblico entusiasta e due bis concessi a quattro mani: due Corali di J.S. Bach, Das alte Jahr vergangen ist, BWV 614 e Actus tragicus BWV 106.