giovedì, Giugno 12, 2025
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Alla Scala successo per il Siegfried wagneriano di Simone Young e David McVicar


Successo meritatissimo al Teatro alla Scala per il Siegfried di Richard Wagner, sotto la direzione di Simone Young e con la regia e le scene di David McVicar (scene curate anche da Hannah Postlethwaite).

La seconda rappresentazione, vista ieri sera in un teatro gremito, ha riscosso un consenso unanime grazie alla sinergia di un valido cast vocale, alla direzione musicale e a un allestimento scenico e registico di ottima qualità. Il terzo capitolo del ciclo Der Ring des Nibelungen, dopo il Prologo (Das Rheingold) e Die Walküre, rappresenta un ulteriore sviluppo nel percorso interpretativo di McVicar e nella direzione di Simone Young, che si alterna con Alexander Soddy — quest’ultimo presente nelle ultime due repliche ed egualmente protagonista nei primi due capitoli del ciclo.
I tre atti, ciascuno della durata di circa ottanta minuti, presentano ambientazioni diverse, contrastanti ma sempre coerenti con i contenuti espressivi. In tutte le scene — tra caverne, boschi e simbolismi inquietanti come anatomie umane, teschi e un mappamondo — è costantemente presente l’eroe protagonista Siegfried, interpretato in modo eccellente da Klaus Florian Vogt: una voce tenorile chiara, trasparente, più lirica che eroica, ma sempre ben impostata in tutti i registri.
Il racconto fiabesco si sviluppa nel testo wagneriano ed è seguito magistralmente dalla musica del grande compositore tedesco, interpretata con chiarezza, trasparenza e attenzione per le voci da Simone Young — una direttrice che ha interiorizzato ogni sfumatura timbrica e teatrale di Wagner, restituendone una lettura sempre analiticamente limpida. Tra le altre voci di rilievo spicca Camilla Nylund, una Brünnhilde eccellente per controllo del fiato, espressività e forza emotiva nel rendere umana la dea decaduta. Wolfgang Ablinger-Sperrhacke è un Mime grottesco e perfettamente caratterizzato, anche vocalmente. Michael Volle, scenicamente molto efficace, è un Wanderer ancora in grado di restituire un Wotan ironico e carico di significati. Ólafur Sigurdarson è un Alberich avido, che incarna la corruzione umana con una voce intensa. Il basso estone Ain Anger è un Fafner con note gravi e profondamente incisive. Ottime anche Christa Mayer (Erda) e Francesca Aspromonte (Stimme des Waldvogels).

Eccellente l’integrazione visiva complessiva, con luci molto efficaci. Applausi fragorosi al termine da parte di un pubblico entusiasta.
Prossime recite: 10, 13, 16 e 19 giugno 2025. (Foto in alto di Brescia e Amisano , Archivio del Teatro alla Scala)

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