Al Mudec M.C.ESCHER, Tra Arte e Scienza

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Davvero affascinante la mostra che il Mudec, il Museo delle Culture di via Tortona, dedica, fino all’8 febbraio 2026, a Maurits Cornelis Escher (1898 – 1972). L’artista olandese creò opere straordinarie, dove matematica, geometria, biologia, architettura e antica arte islamica diedero forma alle sue idee geniali, ad opere incredibili basate su ripetizioni modulari, incastri e fusioni di linee e disegni, in piani divisi regolarmente, “tassellati” in una fantastica armonia.

Il percorso di visita – in otto sezioni – porta a ricostruire, dal punto di vista storico e biografico, le tappe culturali e personali che portarono Escher a studiare, con razionalità e massima attenzione ai dettagli, figure e simmetrie, rielaborate e rappresentate anche col filtro di concetti e teorie scientifico-matematiche.

La natura diventa arte, l’architettura si fa “impossibile”, le illusioni ottiche svelano realtà parallele e invisibili. Il contrasto bianco-nero, prediletto da Escher, non è altro che espressione grafica del principio dualistico del pensiero universale, che si rifà al contrasto giorno-notte, bene-male, dio-demone.

Gli animali raffigurati – soprattutto uccelli e pesci, ma anche rettili e insetti – richiamano i cicli vitali, i processi di metamorfosi, l’evoluzione dei viventi, la biosfera stessa.

Fu un incisore, non un pittore: le tecniche privilegiate sono infatti la xilografia e la litografia. Era in ogni caso un eccellente disegnatore.

Partendo dall’Art Nouveau e vincendo critiche e bocciature, ben consapevole del proprio talento, il giovane Escher, dopo aver seguito con soddisfazione ad Haarlem il corso di arti grafiche del grande Samuel Jessurun de Mesquita, da lui considerato suo maestro, compie viaggi fondamentali per la sua formazione. Si reca in Italia – dove conoscerà e sposerà nel 1924 Giulietta (Jetta) Umiker, di padre svizzero-tedesco e madre italiana – e poi in Spagna, dove l’incontro con l’arte islamica che impreziosisce l’Alhambra di Granada e la Mezquita di Cordova sarà di enorme importanza.

Il periodo italiano – restò a Roma con la famiglia fino al 1935, poi si trasferì in Svizzera, e ancora in Belgio nel 1937, per tornare in Olanda nel 1941 – consentì a Escher non solo di ammirare di persona paesaggi e città di grande bellezza, fonti d’ispirazione, ma anche di approfondire le tecniche dell’incisione e di studiare l’architettura di Piranesi, nonché le creazioni artistiche del tardo Divisionismo e del Futurismo.

Articoli specialistici pubblicati su riviste di cristallografia, quali i lavori di matematici come l’ungherese György Pólia sulle suddivisioni regolari del piano euclideo e sulle classificazioni dei gruppi di simmetria, furono oggetto di grande interesse e studio da parte di Escher. Le sue produzioni grafiche, sbalorditive, lo fecero conoscere in Europa e negli Stati Uniti.

Nel 1954, in occasione di un Congresso internazionale di matematici ad Amsterdam, gli viene dedicata una grande retrospettiva da parte dello Stedelijk Museum, e da quel momento il legame tra l’artista e la comunità dei matematici si fa più stretto; nello stesso anno una mostra a Washington accresce la sua fama sia nel mondo scientifico che presso il grande pubblico. “La cosa divertente è che mi sembra di toccare con mano le teorie matematiche senza nemmeno rendermene conto…” afferma Escher, che approfondisce le geometrie iperboliche e produce opere di sempre maggior successo: il suo prestigio negli anni ‘60 è ormai mondiale.

Il regista Stanley Kubrick e il cantante Mick Jagger gli chiedono una collaborazione, rispettivamente per una scena di 2001 Odissea nello spazio e per la copertina di un album. Escher rifiuta entrambe le proposte, forse anche per le cattive condizioni di salute: dopo un lungo ricovero in ospedale, morirà a 74 anni.

Il percorso espositivo si avvale di un interessante video introduttivo, di una collezione di ceramiche e reperti dal X al XVII secolo provenienti soprattutto da Iran e Iraq, utili per valutare l’influsso dell’arte islamica, e di una sala “immersiva” dove, con giochi di specchi e di proiezioni, “si entra” nelle opere di Escher.

Mostra da non perdere.

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