L’ULTIMO TURNO di Petra Volpe

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La bravissima attrice amburghese Leonie Benesch, già ammirata in La sala professori, interpreta con grande partecipazione emotiva la figura di un’infermiera di un ospedale cantonale di lingua tedesca, in Svizzera, durante il suo turno di notte in corsia. Il film, di genere drammatico, è quasi documentaristico, tanto è riuscito a calarsi nella realtà di un lavoro così importante e difficile, che richiede doti non comuni di umanità, pazienza, attenzione e professionalità.
Lo spettatore trascorre quindi circa un’ora e mezza a fianco della giovane Floria Lind, che si ritrova a gestire con una sola altra collega i numerosi pazienti ricoverati.
I medici sono pressoché invisibili, essendo tutti impegnati in sala operatoria o in urgenze. Solo un’allieva tirocinante può dar loro una mano, ma per logica inesperienza non sempre riesce ad aiutare in modo efficace. Si assiste a una sorta di vorticoso turbinio di incombenze ed emergenze, mescolate a richieste di pazienti o di famigliari spesso inopportune o assurde, e in tale vortice anche una persona equilibrata e gentile come Floria, sempre disponibile a un sorriso e a una parola di conforto per chi soffre, tra una flebo e l’altra, finisce per perdere concentrazione, calma, serenità.
La scena finale è simbolica e commovente. Nei titoli di coda, si sottolinea che negli ospedali svizzeri si ha una grave carenza di personale infermieristico, destinata ad aumentare nel futuro. Purtroppo anche in altri Paesi la situazione è analoga: una professione così ardua, faticosa, piena di responsabilità (ma indispensabile!) è usualmente poco riconosciuta e valorizzata, sia in senso generale che dal punto di vista retributivo. Il numero di chi s’impegna nello studio per conseguire i titoli necessari e diventare infermiere è in costante diminuzione; in Italia ormai mancano circa 175.000 figure professionali di questo tipo, e ogni anno se ne perdono 10.000, per abbandoni, trasferimenti e pensionamenti. La regista de L’ultimo turno (titolo originale Heldin, ossia Eroina), la cinquantacinquenne svizzera Petra Volpe, ha così voluto denunciare con sensibilità, forza e grande impatto sul pubblico un problema gravissimo, che ci coinvolge tutti. Il film, del 2025, è candidato all’Oscar 2026 per miglior film straniero. Da vedere.

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