Nel 1957 Elsa Morante scrisse uno dei suoi capolavori di narrativa, che vinse il Premio Strega: L’isola di Arturo, un testo affascinante, ambientato a Procida, dove mito e realtà, sogni e sentimenti opposti si sovrappongono continuamente nella vita del giovanissimo protagonista.

Nel 1994 furono girate nell’isola alcune scene del film Il postino, con la regia di Michael Radford: ricordiamo tutti la splendida musica del compositore argentino Luis Bacalov, vincitore del Premio Oscar per la migliore colonna sonora, e l’indimenticabile interpretazione di Massimo Troisi, Philippe Noiret, Maria Grazia Cucinotta. Il lavoro era tratto dal romanzo Il postino di Neruda del cileno Antonio Skàrmeta.

L’isola, di neppure 4 kmq di superficie, percorribile tutta a piedi, è davvero incantevole, suggestiva, magica, anche se spesso i turisti le preferiscono la vicina Ischia, dieci volte più estesa. Il collegamento con Napoli è garantito da numerosi traghetti e aliscafi. Noi abbiamo prenotato due posti su un treno ad alta velocità (Italo) da Milano, impiegando circa quattro ore e mezza per arrivare a Napoli Centrale, e su un aliscafo della Caremar (partenza dal Molo Beverello), che in quaranta minuti ci ha portato a Marina Grande di Procida. Qui un pulmino della linea L1 – fermata dietro la biglietteria del porto – ci ha consentito di raggiungere rapidamente il nostro hotel, Il Leone di Mare, prenotato con Booking per sei notti: un indirizzo consigliabile, in posizione strategica, nei pressi di Chiaiolella, con una bellissima piscina in mezzo ad un giardino molto curato. La nostra stanza, la numero 1, curiosamente era proprio intitolata al romanzo della Morante!

L’esplorazione dell’isola ci ha portato, nei giorni seguenti, a scoprire spiagge stupende e angoli molto caratteristici. L’unico problema, camminando lungo le stradine spesso molto strette e tortuose, prive di marciapiedi o corsie pedonali, è stato rappresentato dal traffico intenso di auto, camioncini, moto, bici elettriche, guidati in modo abbastanza spericolato sia da giovani che da anziani: un flusso continuo di veicoli, inaspettato e quasi incomprensibile, che obbliga i pedoni alla massima prudenza. Allontanandosi dalle vie principali, si ritrova comunque tranquillità e silenzio.

Le spiagge sono sabbiose, molto pulite, con una sabbia scura di origine vulcanica: è bellissima Chiaia, a est, tra Punta Pizzaco e Punta dei Monaci, raggiungibile scendendo scale piuttosto lunghe (e un po’ faticose da risalire). Vi si trova solo una piccola parte occupata da sdraio e ombrelloni, accanto al bar-ristorante La Conchiglia, dove si può gustare ottimo pesce seduti in veranda, di fronte al mare; tutto il resto è spiaggia libera.


Tra un bagno e l’altro in acque trasparenti, dai fondali bassi pur avanzando per decine di metri – caratteristica comune a tutte le spiagge dell’isola – dove si nuota tra saraghi e spigole, si può godere da qui di uno splendido panorama sulla magnifica Corricella, dalle case colorate, simbolo di Procida, sormontata dall’imponente Terra Murata.

Una visita in questa parte dell’isola, di notevole importanza storica, raggiungibile facilmente sia da Marina Grande che da Corricella, è d’obbligo. Sono due i luoghi imperdibili: Palazzo d’Avalos, iniziato nel 1560 dall’allora feudatario di Procida, il cardinale Innico d’Avalos, e l’Abbazia di san Michele. Il primo, una vera fortezza a picco sul mare, orientata a nord-est, divenne residenza reale dei Borboni nel 1734, ed ebbe il massimo splendore fino ai moti del 1799 e alla Rivoluzione Partenopea; fu quindi spogliato dei suoi arredi e trasformato in scuola militare e poi in carcere, dal 1830 fino al 1988, anno della sua chiusura definitiva.

Il noto presentatore Enzo Tortora venne più volte, negli anni ‘60, a visitare i detenuti, per lo più ergastolani, inaugurando all’interno del penitenziario un piccolo cinema-teatro. In parte restaurato, il palazzo è dal 2012 aperto alle visite (tutti i giorni, 10:30-13) e ospita mostre d’arte (per informazioni si può contattare l’Associazione Palazzo d’Avalos, cell.3333510701).

La chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, patrono dell’isola, presenta ricche decorazioni: si può ammirare un magnifico soffitto a cassettoni in legno dorato, del XVII sec., con al centro il dipinto di Luigi Garzi “San Michele che sconfigge gli angeli ribelli” (1699). Curiosamente, la sigla del pittore romano “L.G.” apposta come firma ha suggerito per molto tempo l’attribuzione dell’opera, poi rivelatasi errata, a Luca Giordano. Preziose cappelle, statue e dipinti ornano l’interno, a tre navate. I sotterranei sono accessibili solo tramite visite guidate.


Da Terra Murata il panorama su Corricella, vista dall’alto, è incredibile.

Non può mancare, nel giro di Procida, una tappa alla cosiddetta Spiaggia del Postino, ossia del Pozzo Vecchio, a ovest, una baia tra Punta Serra e Punta Ottimo, sotto il cimitero. Qui furono girate alcune scene del film.

Un’altra visita assolutamente consigliabile è d’interesse prettamente naturalistico: si tratta di un’escursione di circa due ore, in mezzo alla vegetazione tipica della macchia mediterranea, nell’isolotto di Vivara, a sud, di proprietà privata, disabitato e collegato a Procida da un lungo ponte pedonale, costruito nel 1957 per fungere da supporto all’acquedotto diretto verso Ischia. Fino a quel periodo, infatti, nessuna delle due isole aveva le condutture di acqua potabile; e anche la rete stradale procidana era scarsa, tanto che Procida – e quindi la sua popolazione – era praticamente divisa in due (la zona meridionale più collegata ad Ischia, quella settentrionale a Napoli). La visita di Vivara, dal costo di 10 euro a testa, deve essere prenotata e pagata online sul sito della Riserva Naturale Statale Isola di Vivara (https://www.vivarariservanaturalestatale.it/ ); è a numero chiuso, obbligatoriamente accompagnata da guide, in due fasce orarie giornaliere, ossia alle 9:30 e alle 17.

La forma dell’isolotto è semicircolare: è infatti quanto resta della parete craterica di un vulcano appartenente ai Campi Flegrei, ora in quiescenza ma in attività eruttiva circa 15000 anni fa. A Vivara sono stati trovati interessanti reperti dell’Età del bronzo; si incontrano anche i ruderi del casino di caccia dei Borboni. Magnifici gli scorci panoramici visibili dalle terrazze naturali che s’incontrano durante la visita, su un itinerario ad anello.

Il ponte di Vivara si raggiunge in pochi minuti da Marina di Chiaiolella, che ha una bella baia-porticciolo e una spiaggia molto lunga, per lo più attrezzata, cui si accede dal lungomare Colombo. Spingendosi nella zona più settentrionale si superano due faraglioni e si giunge al Ciraccio.

L’acqua è sempre cristallina, spesso però, a causa del vento, si alzano onde che rendono più difficile nuotare: il bagno è in ogni caso molto tonificante, e anche qui sono garantite talassoterapia ed elioterapia… Numerosi i locali e i ristoranti a pochi metri dalla battigia: cenare da Girone o da Vivara, o ancora a L’Agave, significa immergersi nei profumi e nei sapori dell’isola davanti a un tramonto meraviglioso, con lo sfondo del suono della risacca e delle grida dei gabbiani.

La frittura di paranza, l’insalata di limoni, gli spaghetti alle alici e pecorino sono solo alcuni dei piatti che ci hanno davvero deliziato. Anche gli altri ristoranti di Chiaiolella, davanti al porto (Galeone, da Mariano) non ci hanno deluso: la gastronomia procidana è sicuramente un altro punto di forza dell’isola!

Siamo ripartiti a malincuore, non senza un ultimo giro a Marina Grande, che vanta un bel centro storico con negozi di artigianato e locali caratteristici; molti i caffè e i ristoranti davanti al porto. La si può ammirare anche percorrendo il lungo molo, che finisce con un piccolo faro metallico, dipinto di verde. Il nome Procida forse deriva dal verbo greco “prokeimai” che significa “essere posto davanti”, “giacere”: e sembra proprio che l’isola si distenda sul mare, invitando al riposo e ai piaceri di una bellissima vacanza.

Anna Busca, 13 agosto 2025