sabato, Maggio 24, 2025
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UN GIOVANE TALENTO PIANISTICO AL PIANOVARA FESTIVAL

Alla ribalta dell’Auditorium del Conservatorio Cantelli di Novara, ieri 23 maggio, per un concerto del Festival Pianovara si è presentato il ventenne Lorenzo Meo, diplomando del triennio accademico di pianoforte presso lo stesso Cantelli, allievo del Maestro Coppola, ma con un percorso di studi anche con Lucchesini, Baglini, Pedroni. Meo presentava un programma monograficamente dedicato a Sciostakovic e introdotto dai 24 Preludi op.34. Di scrittura pianistica abbastanza ricca ed elaborata, ma non particolarmente ‘difficile’, i Preludi di Sciostakovic, composti nel 1933, seguono pari pari lo schema chopiniano, cioè con partenza dal Do maggiore, successione per quinte ascendenti e alternanza di maggiore e minore. Ma le analogie con Chopin finiscono qui, perché con il grande romantico polacco, e la linea musicale russa da lui derivante e culminante in Skrjabin, Sciostakovic proprio ‘non ci azzecca’. La caratteristica di questi Preludi è stata ben definita da P. Rattalino, che li considera “un campionario della musica per dilettanti del periodo che precede la Prima guerra mondiale” insomma ‘musica da salotto in uso vent’anni prima. Vi si trovano infatti pezzi quali walzer, polke, tarantelle, gavotte, pezzi di un lirismo ‘facile’ e ‘popolare’, accanto a pezzi eccentrici, come il Preludio n.8, etc. Di fronte a questo strano e variopinto mondo musicale la scelta interpretativa di Meo ne dimostra la maturità: nel suo modo di suonare e di fraseggiare si avvertiva un’ambivalenza di sottile ironia e di un vago velo di nostalgia per un mondo scomparso per sempre. Questa interpretazione, di volta in volta adeguata alla varietà di generi e toni dei pezzi, era poi supportata da una sicura tecnica ed abilità manuale, con note e accordi sempre precisi, una sicura agilità nei passi veloci, la scelta dei ritmi, sempre appropriata (essenziale in un pezzo come questo), accompagnata da una fine sensibilità per le sfumature sonore. Ci pare che Meo abbia già pienamente imboccato la strada di un suo personale modo di suonare il pianoforte, espresso anche dalla sua sicurezza imperturbabile, come di un solista che avesse già alle spalle una solida esperienza concertistica. Da Chopin a Bach, riferimento per i Preludi e Fughe op.87 (1951), naturalmente un Bach riletto da un compositore dell’avanguardia musicale novecentesca: Meo ha proposto il Preludio e Fuga n.4 in Mi minore.
Pezzo di scrittura più complessa rispetto al precedente, è stato ben interpretato dal giovane solista soprattutto nella sezione della fuga, dominata nei suoi vari intrecci contrappuntistici, anche nelle parti di più spinta agogica, con precisione e bella trasparenza di suono. Nell’esecuzione del Preludio ci è parso un po’ carente il gioco delle dinamiche, con un suono un po’ monotono e appiattito, privo di quelle delicate penombre che lo avvolgono nelle migliori interpretazioni di riferimento. Meo ha chiuso il suo concerto con La danza delle bambole, una serie di sette pezzi che Sciostakovic venne componendo tra 1952 e 1962, su temi tratti da balletti e musiche da film da lui composti nel corso di tutta una vita. Nella storia della musica del grande Maestro russo, questa strana composizione tarda si ricollega allo spirito di una delle opere scritte in età adolescenziale, tra le sue primissime, dunque: le Tre Danze fantastiche op.5 (1920), dal tono leggero, caricaturale e al tempo stesso affettuoso. Tutto questo mondo sonoro e psicologico torna nella Danza delle bambole e trova ancora un bravissimo interprete in Meo, che ha evidentemente, lui che l’adolescenza l’ha appena congedata, una spiccata sensibilità per questa particolare atmosfera musicale. Un concerto ben riuscito, che porta all’attenzione del pubblico un pianista di cui certamente sentiremo parlare in futuro. Nonostante gli applausi del pubblico, non è stato concesso nessun bis
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