Il giovane pianista turco Can Saraç, nato a Istanbul nel 2007, si è presentato al pubblico del Teatro Rosetum con un programma che abbracciava oltre due secoli di musica. Ammesso giovanissimo alla Hochschule für Musik und Tanz di Colonia nella sezione riservata ai talenti eccezionali, ha studiato sotto la guida di Marcus Schäfer, attirando l’attenzione internazionale grazie alla vittoria del Discovery Award 2025 degli International Classical Music Awards (ICMA), oltre che a numerosi altri riconoscimenti, tra cui il premio Arturo Benedetti Michelangeli presso la Eppan Academy. Il recital, realizzato in collaborazione con il Consolato Generale di Turchia, è stato introdotto dal Console turco, che ha ringraziato la Società dei Concerti di Milano. Successivamente, Enrica Ciccarelli, presidente della Società, ha presentato l’impaginato del diciassettenne pianista. Il tardo pomeriggio si è aperto con una delle vette assolute del repertorio pianistico: la Sonata n. 23 in fa minore Op. 57“Appassionata”, di Ludwig van Beethoven. Composta in un periodo di tormento creativo, la sonata si articola in tre movimenti, attraversando tensione drammatica, malinconia e una conclusione travolgente. Saraç l’ha affrontata con solida tensione emotiva, evidenziando i contrasti dinamici con chiarezza timbrica e un buon equilibrio tra i movimenti.
A seguire, due tra i più suggestivi Études-Tableaux di Sergej Rachmaninoff (Op. 39 n. 2 e n. 5), autentiche “pitture sonore” dense di narrazione e potenza espressiva. Particolarmente riuscita l’interpretazione della n. 2, con una linea melodica pacata ma intensa. Il programma ha poi virato verso territori contemporanei con Black Earth del noto compositore e pianista turco Fazıl Say. Scritto nel 1997 e ispirato a una canzone popolare anatolica, il brano prevede l’interazione diretta con le corde del pianoforte, creando un paesaggio sonoro profondamente evocativo. Ottima la resa di Saraç, che ha offerto un’interpretazione analitica, luminosa e di autentica melodicità.
Il concerto si è concluso con due capolavori di Frédéric Chopin: la Ballata n. 3 in la bemolle maggiore Op. 47, lirica e brillante, e la Ballata n. 4 in fa minore Op. 52, tra i vertici della musica romantica per complessità formale e forza poetica. Saraç ha restituito momenti d’ntensa espressività. Applauditissimi anche i bis: prima uno Studio di Liszt intriso di virtuosismo, poi la celebre variante jazzata di Fazıl Say sull’Alla Turca dalla Sonata K. 331 di Mozart.
Un recital che ha messo in luce un pianista giovanissimo ma già dotato di solide qualità tecniche e artistiche, con ampi margini di crescita verso una carriera promettente.