giovedì, Maggio 1, 2025
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BUCAREST last minute

Si può decidere all’ultimo momento, la sera della domenica di Pasqua, di partire il giorno dopo per visitare una capitale europea? Ebbene, nulla di più facile: la scelta per noi – dopo aver consultato anche le previsioni meteo – è caduta su Bucarest. Abbiamo prenotato su Booking sia voli che hotel: due biglietti A/R con Wizz Air Malta e quattro notti al Moxy Bucharest Old Town, in camera doppia (senza colazione), ci sono costati 370 euro a testa, una cifra decisamente ragionevole. Partiti dalla Malpensa alle 15:30, siamo giunti puntualissimi all’aeroporto di Bucharest Henri Coanda Otopeni verso le 19 ora locale (18 ora italiana). Il volo dura infatti poco più di 2 ore e un quarto. Abbiamo cambiato valuta in un punto ATM all’uscita, per avere un po’ di contanti: 100 euro corrispondono a 495 RON o lei, la moneta rumena. I prezzi che abbiamo trovato, per ristoranti, caffè, musei, mezzi di trasporto, sono davvero molto convenienti. La carta è accettata praticamente ovunque, e autobus e metrò possono essere pagati direttamente col metodo contactless. La linea 100 sosta davanti all’uscita degli arrivi (Sosiri, invece Plecări sono le partenze) e porta comodamente in circa 40 minuti, traffico permettendo, nel centro della città.

La corsa costa 3 lei, circa 61 centesimi. Siamo dunque scesi alla fermata Universitate, a due passi dal nostro hotel: un albergo moderno, colorato e allegro, in una via tranquilla (Strada Doamnei) del famoso quartiere Lipscani. Per la cena abbiamo scelto il vicino Caru’ cu bere (“Il carro con la birra”), il più antico dei ristoranti storici. Si trova in un palazzo monumentale (uno dei tanti!), con un incredibile salone riccamente decorato in stile neogotico. Il nostro primo assaggio di cucina tipica rumena ci ha pienamente soddisfatto: squisita la polenta con salsicce (mămăligă cu cârnaţi), accompagnata da una birra eccellente.

La visita di Bucarest, nei giorni successivi, è stata piacevolissima: abbiamo potuto ammirare edifici dall’architettura straordinaria, splendidi parchi, monumenti, musei, boulevard alberati, piazze con fontane grandiose, suggestive chiese ortodosse, teatri, che fanno della città, spesso ingiustamente sottovalutata, una delle più interessanti capitali europee [vedi anche https://www.corrierebit.com/la-romania-del-nord-in-soli-8-giorni/].

Dopo la visita al gigantesco e stupefacente Palazzo del Parlamento (1984-1997), necessariamente guidata (in italiano), ci siamo dedicati a un lungo giro – sempre a piedi – che ha toccato edifici religiosi, teatri, sale da concerti, giardini. Rimarchevole la grande Cattedrale Patriarcale dei Santi Costantino ed Elena, inserita in un complesso architettonico risalente al XVII secolo, più volte restaurato.

Siamo rimasti all’interno della chiesa per quasi un’ora, nell’inutile attesa che terminasse l’affollato rito ortodosso che si stava svolgendo, per poter osservare meglio gli affreschi e l’iconostasi: purtroppo la cerimonia, tra canti, preghiere, ripetuti baci ad icone da parte dei fedeli, e altri rituali, si è rivelata davvero infinita. Ci siamo dunque spostati nella zona dietro il Parlamento, dove si sta completando la bellissima Cattedrale della Salvezza del Popolo, che dovrebbe essere inaugurata il prossimo 26 ottobre.

Alta 120 m, lunga altrettanto, larga 70 m, ha una superficie di 7200 mq; potrà ospitare 5000 persone. Più di 200 pittori e mosaicisti stanno decorando l’interno, che avrà l’iconostasi più grande del mondo (di oltre 400 mq!). Magnifiche le numerose cupole dorate, di diverse dimensioni. Gli ortodossi, in Romania, rappresentano circa l’86% della popolazione e sono quindi predominanti i loro luoghi di culto.

Molto interessante il Monastero Antim, risalente all’inizio del ‘700; fu utilizzato anche come fortezza difensiva. La chiesa è circondata dalle celle dei monaci.

Da non perdere la Biserica Creţulescu, dello stesso periodo, restaurata nel XIX secolo in forme neoclassiche e poi riportata negli anni ‘30 alle forme originarie, in stile Brâncoveanu, che mescolava elementi di architettura islamica dell’impero ottomano con quelli tipici delle chiese ortodosse. Il monastero più famoso in questo stile è lo Stavropoleos, nel centro storico, un vero capolavoro. La piccola chiesa, magnificamente affrescata, è sopravvissuta sia ai terremoti – il più grave quello del 4 marzo 1977, di magnitudo 7,4 – che alle dissennate distruzioni volute da Ceauşescu.

Da visitare anche la vicina chiesa russa di San Nicola, dell’inizio del Novecento.

In altra zona, ma sempre centrale, non è da trascurare la Nuova Chiesa di San Giorgio (Biserica Sfântul Gheorghe Nou), dagli splendidi interni, costruita tra il 2001 e il 2005 in sostituzione dell’omonima antica, coinvolta nelle distruzioni in epoca comunista.

Al nostro tour “religioso” si è affiancato quello dei palazzi monumentali, soprattutto di banche e istituzioni. Molti sono perfettamente ristrutturati, altri invece necessitano di lavori di restauro. Lo stile è prevalentemente francese, tanto che Bucarest ha meritato l’appellativo di “Piccola Parigi” o “Parigi dell’Est”.

Abbiamo attraversato il bellissimo Parcul Grădina Cişmigiu, di ben 17 ettari, risalente al 1860 e molto curato, ricco di alberi secolari e aiuole fiorite, con ampi specchi d’acqua solcati da barche a remi: d’inverno, ghiacciati, si trasformano in piste da pattinaggio. Siamo quindi entrati nell’Ateneul Român, stupendo edificio in stile neoclassico: inaugurata nel 1888, è la principale sala da concerti di Bucarest, sede della Filarmonica George Enescu, dedicata al più famoso compositore rumeno, nonché violinista e pianista (1881-1955). Dal bellissimo vestibolo con dodici colonne doriche partono quattro scalinate a spirale che conducono alla platea, a forma di anfiteatro, con 794 posti. Sulle pareti, un grande affresco del pittore Costin Petrescu (1939), rappresentante, in ventiquattro scene, la storia del popolo rumeno.

La vasta Piazza della Rivoluzione, ricca di storia, è vicinissima: spicca al centro il monumento del Memoriale della Rinascita, che ricorda le vittime della rivoluzione del dicembre 1989, che rovesciò il comunismo. Lapidi di marmo e granito riportano incisi i nomi dei caduti, intorno a un alto pilastro bianco, un obelisco di 25 m, con una sorta di corona metallica verso la cima. Da una balconata dell’adiacente palazzo del Comitato Centrale del Partito Comunista parlava il dittatore Nicolae Ceauşescu alla folla, e da qui tenne anche l’ultimo discorso prima di tentare un’inutile fuga, con la moglie Elena, il 21 dicembre 1989. Quattro giorni dopo furono processati sommariamente da un tribunale militare per crimini contro lo Stato, genocidio, distruzione dell’economia nazionale; condannati a morte, furono immediatamente fucilati. Nella piazza si trovano anche le statue in bronzo di Iuliu Maniu (1873-1953), primo ministro rumeno negli anni ‘30, e di re Carlo I (1839-1914), celebrativa dell’indipendenza della Romania dall’impero ottomano, nel 1877.

Da percorrere il particolare Pasajul Villacrosse-Macca e il Pasajul Victoria, sull’arteria principale di Bucarest, la Calea Victoriei: il primo passaggio è un’alta galleria monumentale (1891), a forcella, con una cupola e un soffitto a vetrate, in cui si trovano numerosi negozi, ristoranti e bistrot; il secondo ha una caratteristica copertura di ombrelli colorati.

La grandissima piazza Unirii, dalla quale è visibile il Parlamento nello sfondo, è senz’altro una meta da raggiungere: incredibili fontane sincronizzate, progettate nel 1960 e restaurate recentemente, creano giochi d’acqua che si colorano, di notte, di azzurro, rosa e arancione. Estese per 1,4 km, le 44 fontane diventano “danzanti” in uno spettacolo che, da maggio a ottobre, attrae centinaia di turisti. Da non mancare anche, nei pressi di piazza Universitate, la Sala Ion Caramitru, da 917 posti, appartenente al Teatro Nazionale di Bucarest insieme ad altre cinque sale: nel grande atrio sono collocate statue, fotografie, teste di bronzo che rievocano grandi interpreti del passato, come Edouard de Max (“leggenda del teatro”) o Marin Moraru, e importanti drammaturghi, come Ion Luca Caragiale (1852-1912), cui è dedicato il teatro. In un’aiuola vicina, ecco un grande monumento di bronzo, la Caragealiana, (2010) di Ioan Bolborea.

Per quanto riguarda i musei (aperti da mercoledì a domenica), abbiamo scelto di visitare per primo l’interessantissimo Museo Nazionale di Storia della Romania, all’interno dell’imponente ex Palazzo delle Poste, per ammirare, oltre ai numerosi reperti e tesori conservati, l’eccezionale ricostruzione, tramite calchi in gesso, dei bassorilievi della colonna traiana. I calchi risalgono agli anni ‘40, opera di artigiani romani, su richiesta dell’allora direttore dell’accademia di Romania a Roma, Emil Panaitescu. Furono però consegnati solo nel 1967. L’esposizione occupa una grande sala ed è corredata da validi pannelli esplicativi.

L’imperatore Traiano (53 – 117 d.C.), successore di Nerva e primo imperatore romano di origine ispanica, aveva combattuto i Daci – gli odierni Rumeni – sconfiggendoli in due guerre, nel 101-102 e nel 105-106. Decebalo, il loro re, si suicidò. La Dacia divenne provincia dell’Impero e fu colonizzata velocemente (per questo il rumeno è una lingua neolatina!). Le sue miniere d’oro e di salgemma divennero un bottino preziosissimo.

Nel 113 fu innalzata a Roma, nel Foro di Traiano, come monumento celebrativo, una colonna alta quasi 40 m, dal diametro di circa 4 m, cava all’interno, con una scala a chiocciola che portava in cima, rivestita di splendidi fregi marmorei a spirale che ripercorrevano le fasi salienti delle guerre daciche e i lavori compiuti dai Romani. Una sorta di “libro di pietra”! Originariamente i bassorilievi erano pitturati a colori vivaci. Assumeva anche funzione sepolcrale: alla base della colonna, un’urna d’oro conservava le ceneri di Traiano e della moglie Plotina. Sia l’urna che la gigantesca statua di bronzo dorato di Traiano collocata sulla sommità sono andate perdute (nel 1587, sotto papa Sisto V, fu issata sulla sommità una statua di san Pietro!). Il lavoro fu diretto dall’architetto Apollodoro di Damasco.

Qui il link per la puntata di “Ulisse – Il piacere della scoperta” condotta da Alberto Angela (2017, Rai) e dedicata alla Colonna traiana https://www.youtube.com/watch?v=35jjcLE5LEY

Al Museo Nazionale di Arte Rumena, nell’ex Palazzo Reale, abbiamo dedicato circa tre ore di visita. È suddiviso in tre sezioni, con altrettanti ingressi: a sinistra per l’arte europea, a destra per quella rumena, al centro per l’arte orientale. Molto interessanti tutte le ricche collezioni.

Magnifica anche l’ultima tappa che abbiamo effettuato, all’ottocentesco Palazzo Cotroceni, sede della Presidenza della Repubblica dal 1990, circondato da un vasto parco. Ha riaperto al pubblico dal marzo 2025: al suo interno si trova anche il prezioso Museo Nazionale Cotroceni, che conserva arredi, statue e dipinti appartenuti al re Ferdinando I (1865-1927) della stirpe degli Hohenzollern e alla regina Maria, sua moglie (1875-1938).

Vicino al Palazzo si può entrare nello storico Giardino Botanico Dimitrie Brândză, con ben 10.000 specie di piante.

Siamo poi riusciti, in un’intera giornata e utilizzando sempre Booking per la prenotazione, a compiere un’escursione in pullman di notevole interesse – con simpatica e competente guida in italiano – ai castelli di Bran e Peleş e alla storica città di Braşov, attrazioni tra le più famose della Romania.

Il Castello di Bran, a circa 180 km da Bucarest, si trova ai piedi dei Carpazi, in Transilvania, e risale al XIII secolo; vi visse nel ‘400 il sanguinario principe di Valacchia Vlad “l’Impalatore” e fu scelto dallo scrittore inglese Bran Stoker, nel 1897, per ambientare il suo romanzo gotico Dracula. Per questo, nell’immaginario collettivo, le storie di vampiri vengono associate a tale luogo!

Tornati a Bucarest in serata, ci siamo recati per la cena ad Hanu’ lui Manuc (“La Locanda di Manuc”), ristorante-albergo davvero caratteristico, sede anche di importanti eventi storici fin dall’inizio dell’800.

Qui, in un grande cortile alberato illuminato da piccole luci, abbiamo gustato piatti tipici (squisiti la ciorbă de fasole, una zuppa dentro una ciotola di pane, e i sarmale, involtini di cavolo farciti). Una piccola orchestra suonava musiche folcloristiche e molti ballavano allegramente. In questo luogo la probabile etimologia della parola Bucuresti dal vocabolo bucurie (gioia, felicità)) ci è parsa davvero molto suggestiva!

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