È tornato Roberto Prosseda al MaMu per un appuntamento molto atteso dagli appassionati di pianoforte.
Il celebre interprete ha presentato un programma concepito come un viaggio attraverso due secoli di musica pianistica italiana, dalle pagine scintillanti di Rossini alle ricerche sonore più recenti, includendo anche una prima assoluta del giovane compositore Nicola Rigato. Il concerto rientra nel progetto triennale “Piano Italiano”, ideato e diretto dallo stesso Prosseda sotto l’egida dell’Associazione Mendelssohn: la prima stagione interamente dedicata al vasto, e spesso sorprendente, repertorio pianistico del nostro Paese, un patrimonio meno battuto rispetto a quello tedesco o francese ma fitto di voci originali e percorsi inattesi. L’intento è quello di offrire al pubblico un’immersione ampia, sfumata, capace di tenere insieme le radici storiche del pianoforte italiano e le sue espressioni più contemporanee.
Nell’ampio spazio del MaMu, ieri sera, Prosseda ha intrecciato nomi celebri e figure meno frequentate, aprendo con la grazia salottiera di Rossini attraverso due brani intrisi di quel lirismo tutto italiano, Petite Polka Chinoise e Un petit valse de boudoir, resi con rigore e con una naturale eleganza di fraseggio. Prosseda ha poi introdotto la musica di Alfonso Rendano, autore vissuto a cavallo fra Otto e Novecento e legato a un lirismo dalla vena ancora romantica: il Notturno in mi maggiore ha trovato nel pianista colori tenui e sfumature espressive di fine delicatezza. Il salto nel pieno Novecento è giunto con Goffredo Petrassi e la sua celebre Toccata, con la Sonatina canonica di Luigi Dallapiccola, fino alle invenzioni di Sergio Cafaro nelle 3 Bagatelle per L.v.B. e ai 6 Ländler in memoria di Serapione di Boris Porena. In tutti questi lavori, pur diversi per grana e temperamento, affiorava un chiaro dialogo con la tradizione, anche la più remota, filtrata da sensibilità modernissime.
Il riferimento al passato e a Mendelssohn tornava poi nei tre brani di compositori viventi – Marcello Panni, Luca Lombardi e Carlo Boccadoro – scritti su invito di Prosseda. Ognuno di essi, a suo modo, metteva in luce un tratto della poetica dell’autore e, al tempo stesso, la flessibilità interpretativa del pianista: dalle 5 Variazioni su un Tema di Mendelssohn di Panni, rese con limpida perizia, al pregnante Mendelssohn im Jüdischen Museum Berlin di Lombardi, fino alla delicata filigrana del Wiegenlied su un frammento di Mendelssohn di Boccadoro, ricreato con un tocco tenue ed elegante.
Molto riuscita anche la prima esecuzione assoluta del trentiquattrenne Nicola Rigato: il suo Chopin is prying (2025) si è rivelato un brano costruito con notevole consapevolezza, solido nella varietà del tessuto armonico e nell’equilibrio tra memoria della tradizione e gesto innovativo.
Applausi meritati a un Prosseda in stato di grazia. Raffinato anche il bis mendelssohniano, la Gondoliera veneziana op. 30 n. 6, interpretata con un tocco pregnante e una tavolozza coloristica di grande finezza.