A VERCELLI SI È APERTA UFFICIALMENTE LA NUOVA STAGIONE DEL VIOTTI FESTIVAL CON IL VIOLINO DI GIULIA RIMONDA

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Ieri, 22 novembre, ricorreva la festa di s. Cecilia, la santa della musica. Per gli amanti della musica che abitano nel Piemonte orientale e dintorni, nessun modo più bello per celebrare tale ricorrenza, che andare a Vercelli, al Teatro Civico, tutto esaurito per l’occasione, ad ascoltare il concerto inaugurale della XXVIII Stagione del Viotti Festival.

Un Festival che, da ventotto anni guidato dall’infaticabile operosità del suo Direttore artistico, la pianista Cristina Canziani e del Maestro Guido Rimonda, violinista, musicologo e Direttore dell’Orchestra Camerata Ducale, propone ad un pubblico, sempre più numeroso e fedele, concerti di qualità assai alta, con musicisti di fama internazionale o giovani di indiscutibile valore avviati ormai ad una carriera di successo. È, quest’ultimo, il caso della protagonista del concerto di ieri, la violinista Giulia Rimonda (figlia dei due succitati fondatori del Festival, compagni nell’arte e nella vita) che a ventitré anni, con un’intensa attività di concerti, concorsi e studi di altissimo livello in Italia e all’estero, sta ormai conquistando una sua ben precisa personalità d’interprete e una fama meritata. Sui sei pezzi in programma, a Giulia Rimonda ne erano affidati ben tre, nella seconda parte del concerto: le due Romanze per violino e orchestra  in Fa maggiore op.50 e in Sol maggiore op.40 di L. van Beethoven e il Concerto per violino e orchestra n.3 in Sol maggiore KV 216 di W. A. Mozart, che chiudeva la serata. Le due Romanze beethoveniane, di scrittura non particolarmente difficile, salvo alcuni passaggi in doppia corda, soprattutto nell’op.40, presentano notoriamente come loro caratteristica una cantabilità di classica bellezza. Come dà voce a tale cantabilità la giovane violinista?  Sin dall’attacco della Romanza op.50, affidato al solo violino solista, emergono alcune delle qualità espressive ormai acquisite da Giulia Rimonda: una chiarezza e dolcezza di suono, una eleganza e misura nel fraseggio, una cura finissima delle dinamiche, che denotano una ormai precisa cifra espressiva del violinismo di Giulia Rimonda.
Accompagnata da una Camerata Ducale anch’essa esemplare, nella direzione di Guido Rimonda, per eleganza e trasparenza di suono, il violino di Giulia Rimonda interpreta con magistrale delicatezza di suono l’incantevole cantabile della Romanza op.50, dando prova di un lirismo mai stucchevole, ma sempre contenuto entro una misura di luminosa limpidezza, appena increspata da un delicato vibrato: un incanto per gli ascoltatori. Le quattro corde di Giulia Rimonda disegnano con compiuta trasparenza e fluidità il limpido  primo tema della Romanza op.40, per poi incidere con cristallina precisione nelle arcate e nello stacco dei tempi il tema centrale. La bravura e la maturità interpretativa di Giulia Rimonda hanno agio di esprimersi in una forma più ampia e più varia, per temi, ritmi e situazioni musicali, quale il Concerto KV 216 di Mozart. Non mancano certo i momenti del più puro lirismo mozartiano, concentrati naturalmente nel magico Adagio centrale, in cui il violino di Giulia Rimonda fa del tema principale un che di estatico e trasognato, con un suono di finezza e limpidezza fuor del comune. Non mancano peraltro neppure i momenti virtuosistici, che affiorano qua e là nell’Allegro di apertura, chiuso, come di consuetudine, da una cadenza che impegna il solista in colpi d’arco difficili e non sono assenti neppure nel singolare Rondò finale, dove tuttavia le capacità interpretative della solista sono sollecitate da tutt’altri temi e ritmi, di fresca e gaia impronta popolaresca, in particolare nell’ultimo couplet, noto come la Musette di Strasburgo, cui il violino di Giulia Rimonda dà voce suggestiva con la freschezza briosa e l’energia del suo fraseggio. Bellissima esecuzione, la sua, frutto anche di un dialogo perfetto con l’orchestra, guidata alla grande dal Maestro Rimonda, sempre accurato nell’incidere il dettaglio timbrico o dinamico, raffinatissimo nel delicato impasto di violini e viole in sordino e flauti che apre l’Adagio, vera “musica che sembra venir dal cielo” come la commentava il grande critico mozartiano Alfred Einstein. Un recital, questo di Giulia Rimonda, coronato da grande e meritato successo, sottolineato dagli applausi calorosi del pubblico da sold out che ha riconosciuto in lei una delle migliori violiniste italiane della sua generazione. Dopo avere espresso la propria gioia per aver suonato diretta dal padre, Giulia Rimonda ha concesso un fuori programma, con il Recitativo e Scherzo op.6 di Fritz Kreisler, pezzo di impervio virtuosismo, in cui la ventitreenne violinista ha sfoggiato tutta la sua bravura ‘tecnica’ riscuotendo un’ultima ondata di entusiastici applausi. La prima parte del concerto aveva proposto anch’essa tre pezzi, due di F.J. Haydn, l’Ouverture in RE Maggiore Hob La:7 dall’opera L’anima del Filosofoe la Sinfonia n.49 in fa minore “La passione” e uno di Giorgio Ferrari (1925-2010), violinista, compositore, Direttore d’orchestra, nonché decano del Conservatorio G. Verdi di Torino, prima come insegnante di composizione, poi come Direttore. A ricordare questa figura, tra gli anni’60 e ’90 tra i personaggi di rilievo della vita musicale italiana, in occasione del centenario della nascita, Guido Rimonda e la Camerata Ducale hanno proposto la Fantasia dei capricci (1996). La camerata Ducale, pur cambiando spesso gli elementi dell’organico, per far posto di volta in volta ai migliori giovani talenti usciti dai Conservatori piemontesi e non solo, compie il miracolo di conservare sempre un perfetto amalgama tra i singoli e tra le diverse linee strumentali, mantenendo costante nel tempo, sotto l’ottima direzione di Guido Rimonda, il suo inconfondibile suono, elegante, leggero, di preziosa tavolozza timbrica, di classica trasparenza. È con queste qualità di suono che Rimonda e la Camerata Ducale rendono al meglio il carattere brillante e vivace, di esuberanza tipicamente haydniana del tema asseverativo dell’inizio e dell’incalzante impulso rimico che domina gran parte dell’Ouverture in Re maggiore di Haydn.. Con questo eccellente suono d’insieme la Camerata Ducale ha anche proposto un’ottima esecuzione della Sinfonia n.49 di Haydn. Che il titolo “La Passione” abbia un significato religioso o alluda invece ad una forte tensione sentimentale di un io in preda all’angoscia (su questo gli studiosi non hanno mai raggiunto un accordo), certo è che si tratta di uno degli esiti migliori dello Sturm und Drang giovanile di Haydn, per la sua forte carica espressiva, virata decisamente su ritmi affannosi e cupe atmosfere. A questo mondo sonoro dà piena voce l’interpretazione di Guido Rimonda e della Camerata Ducale, plasmando, con una pregevole gestione delle dinamiche e della timbrica, soprattutto degli archi, il registro intensamente patetico dell’Adagio iniziale, l’affannoso e impetuoso incalzare della densa trama strumentale dell’Allegro, con un suono ricco di energia e di pathos, il registro di effusa malinconia, quasi lamentoso, del Minuetto, e il rinnovato affanno dell’Allegro Finale, Un’interpretazione convincente e coinvolgente, che ha conquistato lo straripante pubblico del Civico, strappandogli prolungati applausi.
La Fantasia dei capricci di G. Ferrari è una breve composizione che attira l’interesse dell’ascoltatore. Si tratta di un pezzo di impianto sostanzialmente tonale, con qualche libertà armonica, cromatismi audaci e qualche passaggio, ci è parso, politonale. Il pezzo non presenta una precisa struttura architettonica, è un libero succedersi di atmosfere musicali diverse, segnate da forti pause, che frammentano il pezzo, spalancando momenti di sospeso silenzio. Il momento più bello e coinvolgente è stato per noi quella sezione del pezzo, in cui il ritmo quasi affannoso dell’inizio si placava in una rarefatta ed evanescente calma, con gli archi in sordino, avvolta da un velo di mestizia, spezzato dalle suggestive pennellate timbriche degli interventi solistici, affidati ora al primo violino (l’ottimo Edoardo Grieco),ora al primo violoncello (merita elogi anche Leonardo Notarangelo) ora al gruppo delle tre viole. Molto apprezzabile l’esecuzione di questo bel pezzo da parte di una Camerata Ducale davvero in gran spolvero sotto la guida del suo Direttore.  Un concerto brillante e pieno di bella musica, eseguita benissimo e che ha appagato appieno il gran pubblico del Civico. Ma quando si tratta di un concerto della camerata Ducale non è una sorpresa. (Foto dall’Ufficio Stampa di Vercelli)