È tornato Mikhail Pletnev in Conservatorio per le Serate Musicali.
Atteso, come sempre, da un numeroso pubblico di affezionati, ieri sera il grande pianista russo ha trovato una Sala Verdi fittamente gremita da oltre un migliaio di appassionati, accorsi per ascoltarlo. I presenti, tra cui molti musicisti e anche il fondatore della storica società concertistica Hans Fazzari ( 94 anni), hanno seguito un impaginato tutto dedicato a tre mondi diversi ma sorprendentemente coerenti nella visione interpretativa di Pletnev: quattro Preludi e Fughe dal Clavicembalo ben temperato di J.S. Bach, la Kreisleriana di Schumann, e una lunga, affascinante antologia dai Pezzi lirici di Edvard Grieg. Premesso che il pianista russo, classe 1957 di Arkhangelsk (Arcangelo), sia uno dei massimi interpreti viventi, sappiamo anche che analizzarlo nel repertorio di Bach, Schumann e Grieg non è cosa facile. In ciascuno di questi autori i grandi del passato, ognuno per vie diverse, hanno dato risultati sorprendenti entrati nella storia dell’interpretazione. Lo stile di Pletnev probabilmente non è molto vicino al territorio “ortodosso” bachiano, né sempre perfettamente allineato con la tradizione schumanniana, ma indubbiamente ha una carica vitale ed espressiva unica, molto personale, con situazioni diffuse di eccellenze inarrivabili.
Come detto gli anni scorsi, “tutto concentrato nell’interpretazione, con la postura ferma, il volto severo e immobile plasticamente, Pletnev è puro pensiero musicale. Ogni difficoltà tecnica è superata dalla sua formidabile capacità d’introiezione del materiale sonoro, ed il suo unico problema risulta essere il controllo del peso delle note o delle pause, nelle più semplici o complesse frasi musicali. La sua escursione dinamica, dai quasi impercettibili pianissimo ai fortissimo – questi mai eccessivi – presenta un’infinità di gradazioni. Solo un ascolto attento ci può fare cogliere in profondità molti dei particolari presenti nelle sue chiare e poetiche esternazioni”. L’apertura con i Preludi e Fughe BWV 874, 861, 884 e 867 è stata esemplare per nitore e per chiarezza architettonica, mai però irrigidita in un astratto contrappunto. Nel Preludio e Fuga BWV 874, già luminoso nella sua esplicazione, si è colta subito la capacità di Pletnev di elaborare sfumature sottili su molteplici piani sonori ben evidenziati. Il BWV 861, più raccolto e severo, ha trovato in lui un interprete di singolare concentrazione, mentre il BWV 884 ha brillato per leggerezza e fluidità, con un gioco di voci interno di rara naturalezza. Il BWV 867, conclusivo, è apparso come un punto d’arrivo meditato, quasi un sigillo.
Dopo Bach, la Kreisleriana di Schumann ci è piaciuta soprattutto per l’esternazione originale di moltissimi dettagli che rientrano nelle modalità di ricerca coloristica di Pletnev. Lontana da alcune interpretazioni entrate nella storia, la sua lettura è però indubbiamente di enorme interesse per personalizzazione: inquieta, scattante, improvvisamente lirica, ma sempre pensata con coerenza interna.
La vasta sequenza dei Pezzi lirici di Grieg ha raggiunto alcuni dei momenti più alti della serata. Fin dal Fedrelandssang, Pletnev ha modulato un colore morbido e levigato; la Berceuse è stata un esempio perfetto di equilibrio fra semplicità e raffinatezza; Sommerfugl una miniatura di trasparenze impalpabili; l’Elegie un momento sospeso, quasi doloroso. La Melodia ha mostrato un canto nobile e interiorizzato, mentre lo Smagfugl e il Baekken hanno rivelato un virtuosismo mai esibito, sempre al servizio di un’idea poetica. Hjemve, con la sua nostalgia raccolta, e il Valse impromptu, con la sua eleganza danzante, hanno confermato l’ampiezza della gamma espressiva del pianista. Delizioso il Bestemorsmenuett, struggente Svunne dager, contemplativa Sommeraften, brillante lo Scherzo, meditativo Ensom vandrer, intensamente cantabile il Notturno, e scintillante Småtrold, chiuso con un guizzo di ironia quasi diabolica. Applausi calorosissimi da un pubblico entusiasta e standing ovation finale dopo i due bis concessi: prima un Grieg più raro con l’opera.19 n.3Carnival scene; poi uno strepitoso Chopin con il celebre Notturno op.9 n.2 eseguito come solo Pletnev può. Memorabile!