Alexandra Dovgan per la “Società dei Concerti”

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Dopo il memorabile debutto milanese dello scorso anno di Alexandra Dovgan per la “Società dei Concerti”, quando aveva interpretato con sorprendente maturità Beethoven, Schumann, Rachmaninov e Skrjabin, il nuovo appuntamento ha proseguito quel dialogo fra rigore tecnico e profondità espressiva che già aveva conquistato il pubblico.

Ha da poco compiuto diciotto anni Alexandra, che ricordiamo essere nata in un ambiente musicale dove, all’età di quattro anni, ha iniziato lo studio del pianoforte distinguendosi non tanto per la precocità, quanto per le sue qualità interpretative, che già pochi anni dopo suscitavano grande ammirazione. I primi importanti concorsi internazionali li ha vinti all’età di undici anni.
Ieri sera, in Sala Verdi, ha rinnovato il successo ottenuto lo scorso anno, presentando un programma maturo e di grande impegno per il grado di espressività che richiedeva. La Sonata n. 19 D 958 composta da Franz Schubert nell’ultimo anno di vita, il Preludio, Corale e Fuga di César Franck e la Sonata n. 2 in re minore op.14 di Sergej Prokof’ev, brano di travolgente virtuosismo, si sono succeduti rivelando ancor più la maturità della giovane interprete nel penetrare con intensità il materiale sonoro. La prima parte del concerto era dedicata alla Sonata D 958 del compositore viennese, un brano in quattro movimenti – Allegro, Adagio, Menuetto, Allegro – che la pianista ha affrontato con sicurezza e rigore tecnico. La resa complessiva, di alto livello, ha trovato andamenti a volte rapidi, dove il rigore tecnico non sempre era supportato da una riflessione adeguata a uno Schubert profondamente maturo. Nella seconda parte del concerto, prima con lo splendido César Franck del geniale Preludio, Corale e Fuga e poi, soprattutto, con il Prokof’ev della Sonata op. 14, la Dovgan ha potuto accostarsi a un territorio più vicino alla sua attuale sensibilità.
L’ottima resa del compositore belga ha trovato una prestigiosa prosecuzione nell’interpretazione del russo: un Prokof’ev di alto livello espressivo, nella ricca tavolozza timbrica e dinamica, favorita da un virtuosismo ormai maturo per espressività.Applausi calorosissimi in Sala Verdi e ben tre bis: prima un valido Schubert con l’Improvviso n. 3 op. 90, poi un eccellente Chopin con la Fantasia-Improvviso op. 66 e infine un ottimo Rachmaninov con il Preludio op. 23 n. 5. Ancora applausi sostenuti per una diciottenne proiettata verso un concertismo sempre più ricco di soddisfazioni.