Nella splendida cornice di Sala Alessi a Palazzo Marino, il concerto mattutino “Che si può fare? La Venezia di Barbara Strozzi” ha riportato alla luce l’universo sensuale e intellettuale di una delle figure più affascinanti del Seicento veneziano.
Protagonista il soprano Giulia Bolcato, affiancata dal Remer Ensemble – André Lislevand alla viola da gamba e Alberto Maron al clavicembalo – che hanno intrecciato con eleganza la voce egli strumenti in un dialogo continuo di affetti, chiaroscuri e libertà espressive.
Il programma, costruito intorno alle Arie per voce sola op. 8 di Barbara Strozzi, si è aperto con Cieli, stelle, pagina di intimo stupore, e si è sviluppato alternando le composizioni della cantatrice veneziana ai brani strumentali di Biagio Marini e Johann Hieronymus Kapsberger, che hanno restituito il fervore creativo della Serenissima barocca. Dal Capriccio per sonare il violino con tre corde di Marini al brano per tiorba di Kapsberger, in ottime trascrizioni le sezioni strumentali hanno offerto pause di respiro e di luce tra le accensioni emotive della voce. Bolcato ha messo in luce la finezza teatrale e la modernità di Strozzi, passando dall’ironia civettuola di Donne belle e poi di Ferma il piede, arrivando alla vertigine appassionata di È pazzo il mio core e L’astratto, fino alla più popolare e attualissima Che si può fare?, eseguito con un fraseggio misurato e intenso, nella timbrica chiara e precisa del soprano. Il Remer Ensemble ha accompagnato con sensibilità, valorizzando il timbro pastoso della viola da gamba e la brillantezza del clavicembalo. Il concerto, ultimo della stagione di Palazzo Marino in Musica, ha così tracciato un ritratto vivido di Barbara Strozzi, restituendole quella voce di donna e d’artista che, nel silenzio di molti secoli, suona oggi più attuale che mai. Applausi meritatissimi nella sala al completo e splendido il bis con Damigella tutta bella di Claudio Monteverdi.