Un concerto particolare, anche nell’impaginato, quello scelto dalla pianista moscovita Yulianna Avdeeva.
Salita alla ribalta internazionale con la vittoria, nel 2010, del prestigioso Concorso Internazionale Chopin, mancava da Milano da alcuni anni ed è tornata per un recital in Sala Verdi organizzato dalla Società del Quartetto. Straordinario il successo ottenuto al termine della seconda parte del concerto, dedicata interamente – bis compresi – al suo Chopin. L’inizio prevedeva la Fantasia cromatica e fuga in re minore BWV 903 di J. S. Bach, un brano affrontato con maestria da Avdeeva, con chiarezza espositiva, fraseggio asciutto e intrecci melodici sempre riconoscibili nei diversi piani sonori, in un ordine costruttivo tipico del genio tedesco. Dopo l’ottimo Bach, di grande impatto è apparso il raro Liszt, con quattro brani tra i meno eseguiti ma molto interessanti per il clima scuro, visionario e ricco di cromatismi che anticipano di molto il Novecento. Le Bagatelle sans tonalité, Csárdás macabre e Unstern! – Sinistre sembrano arrivare alla dissoluzione del linguaggio stesso, mentre Laleggenda di San Francesco di Paola che cammina sulle onde riporta la materia sonora a una dimensione miracolosa, dove l’impossibile diventa gesto musicale.
Di rilievo il suo Chopin, in un linguaggio estremo per riflessione nei due Notturni op. 62: un Andante e un Lento con note centellinate in un disegno coerente e compiuto. Anche la celebre Fantasia in fa minore op. 49 ha trovato una resa meditata, che delineava con chiara pacatezza il carattere quasi improvvisativo della complessa composizione. Diversi, e più legati alla tradizione interpretativa, sia le Mazurche op. 30 sia il celeberrimo Andante spianato e GrandePolonaise brillante op. 22. La perfezione millimetrica dell’esposizione e l’agilità discorsiva, unite alla chiarezza di ogni dettaglio, hanno messo in risalto l’ottima resa interpretativa. A completare l’estroverso e genuino gran finale, due splendidi bis: prima l’agile Valzer op. 42, poi il Preludio op. 28 n. 15, concluso tra i fragorosi applausi del pubblico e le numerose uscite dell’interprete.