Un titolo dato allo splendido concerto ascoltato ieri sera in Conservatorio, all’inaugurazione delle Serate Musicali, era Il tempo sospeso.
Una denominazione che sembra evocare immediatamente la dimensione impalpabile dell’impressionismo; e infatti il programma univa due mondi apparentemente distanti, ma in realtà accomunati da una simile poetica del ricordo e della visione interiore: Claude Debussy ed Enrique Granados. A definire con passione, riflessione e spesso virtuosistica restituzione coloristica, il pianista Roberto Cappello, interprete di fama internazionale che da decenni torna nella Sala Verdi per i concerti organizzati da Serate Musicali.
L’impaginato, corposo e ricco di colori, evocava anche il mondo delle immagini: prima Claude Debussy (1862–1918), con un’ampia selezione di Préludes tratti dal Libro I (1910) e dal Libro II (1913), poi una scelta da Goyescas (1911) e l’Allegro de Concierto (1903) di Enrique Granados (1867–1916). Tutti i brani, come evidenziato dalle date di composizione, appartengono al medesimo periodo storico, e anche i due grandi compositori vissero quasi nello stesso arco di tempo.I dodici brani del francese e i cinque dello spagnolo, entrambi compositori-pianisti, hanno trovato in Cappello un fine interprete, che unisce alla padronanza tecnica assoluta la capacità di restituire le timbriche di questi capolavori, penetrando in ogni particolare coloristico delle enunciazioni melodiche e armoniche, definite con trasparenza ed equilibrio nei riconoscibili piani sonori.Dopo il forse più celebre Debussy di Feuilles mortes, La Puerta del vino,La fille aux cheveux de lin, La Cathédrale engloutie e Minstrels, solo per citarne alcuni, il virtuosistico Granados di Goyescas con Los Requiebros o El Amor y la Muerte — per finire con il celebre Allegro de Concierto — ha rivelato ancora le notevoli qualità dell’interprete, che a memoria ha interiorizzato ogni elemento utile per definire un equilibrio sonoro perfetto, capace di arrivare in profondità a ogni ascoltatore attento e disponibile ad accogliere la musica più alta.
Un concerto splendido, concluso da due bis finali: prima l’estroverso Seguidillas di Albéniz, e poi il celeberrimo Clair de lune di Debussy, reso con una profondità espressiva sorprendente. Da ricordare a lungo.