LA RIUNIONE DI CONDOMINIO

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Con il titolo originale Votemos, il regista spagnolo Santiago Requejo, quarantenne, al suo terzo film, ha voluto rappresentare uno spaccato della società contemporanea, da cui emergono paure, pregiudizi, ipocrisie, sofferenze nascoste, non appena le circostanze, anche molto banali, obbligano i singoli individui a smascherarsi.

L’intera vicenda si svolge in un’unica scena, quasi teatrale, ossia nel salotto – disordinato e malmesso, come tutta la casa, dove neppure l’impianto elettrico funziona – di Alberto (Raùl Fernandéz de Pablo), che da qualche tempo si è trasferito fuori città. La moglie lo ha lasciato, insieme ai bambini, e lui è in difficoltà economiche, come svelerà in seguito.

Nella stanza si svolge una piccola assemblea condominiale (sette in tutto i partecipanti) per votare una delibera riguardante il rifacimento dell’ascensore: e si vota subito a favore, all’unanimità, per la spesa indicata dal preventivo. Dunque la riunione, brevissima, si scioglie; si stanno salutando tutti amichevolmente, quando Alberto annuncia, a sorpresa, di star aspettando quello che sarà il nuovo inquilino del suo appartamento: ha trovato infatti, dopo mesi, un affittuario. Si tratta di un suo collega, Joaquìn, che è stato assunto in azienda grazie ad un programma di reinserimento sociale.

Questa informazione solleva immediatamente dubbi e interrogativi nei condòmini: Alberto è costretto a chiarire che Joaquìn soffre di una malattia mentale, ma è in cura e sta bene. Non soddisfatti delle rassicurazioni di Alberto, i vicini non se ne vanno più: si siedono nuovamente in salotto e riprendono la riunione per discutere la questione. Addirittura alcuni propongono di mettere ai voti se accettare o meno la presenza di Joaquìn, che neppure conoscono ma che temono come figura disturbante o pericolosa; l’alternativa possibile è che il condominio affitti l’appartamento di Alberto, rinunciando alla spesa dell’ascensore.

Ed ecco che la riunione diventa un confronto/scontro tra diverse vite e personalità, per lo più accomunate dalla paura del “diverso”: e si scopre presto che in realtà i rapporti tra l’anziana Lola (Charo Reina), presidente dell’assemblea, l’ex taxista Fernando (Tito Valverde), Ricardo (Gonzalo de Castro), professore in pensione, Lucas (Christian Checa), universitario “figlio di papà”, Maite (Neus Sanz), madre divorziata con figlia adolescente, e la trentacinquenne single Nuria (Clara Lago), non sono affatto improntati all’amicizia e al rispetto reciproco.

Nuria, incredula, appoggia Alberto, costernato per quanto sta accadendo (ma in realtà solo preoccupato di perdere l’affitto): la donna rivela ai vicini di avere da anni una diagnosi di schizofrenia paranoide, curata con l’Olanzapina; sta bene, non ha mai dato problemi, quindi neppure l’arrivo di Joaquìn dovrebbe suscitare timori. Ma sentimenti negativi, invidie, egoismi, gelosie, diffidenze, in un mix di solitudine e mancanza di amore per ogni partecipante, hanno il sopravvento e trasformano il salotto in una sorta di ring (non solo verbale), dove sembra emergere la vera follia. L’arrivo di Joaquìn (Pepe Carrasco), alla fine, risolve paradossalmente la situazione…

Al di là della scarsa corrispondenza della vicenda narrata con la realtà – affermazioni e comportamenti simili a quelli mostrati sarebbero inaccettabili e anche perseguibili penalmente – il film è una commedia amara, che ha il merito di sollevare una questione delicata, ossia il tema del pregiudizio, più comune di quanto si pensi, fondato sull’ignoranza, che porta a un insopportabile stigma sociale nei confronti di chi soffre di patologie psichiatriche.

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