Una serata cinematografico-musicale al Conservatorio                                                                          di Giovanni Saccarello                                         

La sera del 22 marzo scorso la sala Puccini del Conservatorio di Milano è stata promossa a cinematografo. Sono stati proiettati tre film del pioniere Georges Méliès (1861-1938) con accompagnamento musicale dal vivo del pianista Alfonso Alberti ed una presentazione di Luca Scarlini.

Abbiamo potuto vedere: La lune à un mètre, del 1898, il celeberrimo Voyage dans la lune del 1902, e Voyage à travers l'impossible del 1904. La brevità di ciascuna opera ha permesso di riunirle tutte in un'unica serata. L'occasione era il 50° dello sbarco sulla luna, a dire il vero un po' anticipato; ma a luglio la cosa forse sarebbe stata problematica. La parte musicale dello spettacolo è già stata trattata nella sezione musica di questo giornale: www.corrierebit.com/musica.htm#albertimarzo2019

È stato un doveroso omaggio a Méliès perché era un genio, il vero padre del cinema; i fratelli Lumière, appena prima, hanno inventato (e brevettato) lo strumento; lui ha inventato l'arte di fare film, di catturare e guidare lo spettatore dove vuole il regista. Gli si riconosce la paternità degli effetti speciali e di una quantità di trucchi ed invenzioni -basti pensare alla dissolvenza incrociata- poi usati a piene mani da tantissimi suoi successori. Ed i suoi effetti sono speciali per davvero, altro che gli attuali che servono solo ad indurre emozioni a comando e sollevare lo spettatore da qualsiasi sforzo di fantasia. Nelle sue opere non c'è alcuna verosimiglianza scientifica: un cannone basta a sparare la gente sulla luna, dove si respira benissimo, c'è vegetazione e ci sono i Seleniti che hanno un aspetto del tutto umano. Ed infine si torna sulla Terra per semplice caduta. Ma è proprio questo il bello: una rigorosa esattezza avrebbe rovinato tutto; invece così la fantasia viaggia in completa libertà e la storia è immediatamente comprensibile a tutti, a cominciare dai bambini e da chi non ha alcuna preparazione scientifica (pensiamo poi alle conoscenze di allora), che si possono così godere una favola assoluta. E mettiamoci pure l'universalità del cinema muto, dove chiunque può seguire la storia senza barriere di lingua e di doppiaggio, come con un mimo.

 

La luna ad un metro, o Il sogno dell'astronomo, ha un'unica scena, ripresa da due angolazioni. Magnifico il faccione animato della luna, con occhi, naso e bocca che prima ingoia e poi sputa il protagonista, che è lo stesso Méliès; la parte più divertente sono le grandi ciglia mobili che le fanno comicamente mutare espressione.

 

Il viaggio nella luna ha fatto giustamente il giro del mondo, almeno limitatamente a quei pochi posti che allora erano attrezzati per le proiezioni: non esistevano ancora i cinematografi come li conosciamo oggi; si usavano baracconi di fiere ed in qualche caso i teatri. Tratto dai romanzi di Verne, è forse più distaccato nei confronti della scienza e della tecnologia. Non si poteva ancora pensare al razzo come mezzo di trasporto spaziale ed il cannone serve allo scopo. L'immagine della luna col proiettile nell'occhio è un'icona del cinema.

 

Il viaggio attraverso l'impossibile è stato da subito colorato a mano. Magnifica l'idea dell'Istituto di Geografia Incoerente, i cui soci vanno ad esplorare il sole e gli abissi marini. Tutto avviene su fondali fantasiosi animati con autobus, treni fumanti e improbabili veicoli volanti e sommergibili. Méliès guarda anche con ironia alla scienza. Originale la scena dei viaggiatori ripresi dentro tre distinti vagoni del treno, senza pareti per  mostrarne l'interno riprendendoli tutti assieme da fuori.

 

 

Non siamo più nei primissimi anni del cinema, quando la gente scappava dal baraccone vedendosi arrivare un treno addosso; ma ci si deve lo stesso immaginare la meraviglia degli spettatori di allora di fronte a quei trucchi, rudimentali eppure geniali, che funzionano ancora oggi. Certo c'erano limiti tecnologici non da poco: era ancora impossibile spostare la macchina da presa per seguire le scene in movimento, e tutta l'azione doveva svolgersi in uno spazio ristrettissimo; in effetti qualche scena è decisamente fuori centro e in certi momenti qualche personaggio esce perfino dall'inquadratura. Ma sono cose che vanno perdonate.

È un vero peccato che Méliès abbia avuto tanti guai finanziari, che lo hanno ben presto costretto a chiudere bottega. Fra le varie rogne ci si è messo pure Edison, un vero gangster nel mondo del cinema, che gli ha letteralmente rapinato il Voyage dans la lune. Così è finito a vendere giocattoli alla stazione parigina di Montparnasse. Martin Scorsese gli ha reso omaggio mettendolo fra i personaggi del suo Hugo Cabret.

 

 

Un solo rammarico: la serata era unica e forse neanche abbastanza pubblicizzata. È un vero peccato che uno spettacolo del genere non venga replicato; speriamo solo che qualcuno si dia da fare per far tornare queste opere qualche altra volta. L'occasione, come si è detto, quest'anno non manca.

 

25  marzo 2019        Giovanni Saccarello